NUMERO SPECIALE m ORBANO DELL'UNIONE SOCIALISTA DEI LAVORATORI llfW'tfTt1 lFÌTI111 jpf j 11 Anno VI* • No. 315 É ip, tip I I Wmì 11 ® Mk 111 I m lp p| ■ Ràdutone * Amministrazione CAP0DISTH1A tf{§ SintArlo 2fi • (Al* 128 1 il H11 MI 1 ili ■ ■ 1 lili I * un aulivi ili va * Sabato 10 ottobre 1853 Prezzo: 5 din. - 20 lire ABBONAMENTI: T.L.T. Zona Jugoslava e R.P.P.J. annuo din. 250. semestr. din. 180 Spedizione in c. cn- AL NUOVO PREMIO ALL» AGGRESSORE LA NOSTRA RISPOSTA: HAI! I dimostranti a Capodistria e a Buie chiedono armi per di fendere Trieste.- L'Iniqua decisione anglo-amerleana ò diretta contro la Jugoslavia e ia pace PAROLE CHIARE il comunicato del governi britannico e statunitense, secondo U quale la zona A del Territorio Libero viene ceduta all'Italia, ha destato in Jugoslavia una ondata di malcontento e di sdegno. L’opinione pubblica jugoslava non può e non potrà mai aarsi pace per tale unilaterale imposizione della soluzione del problema triestino che colpisce i sentimenti piò protondi dei popoli jugoslavi. Una cosidetta «soluzione del problema triesLno» come ci viene imposta — si rileva a Belgrado — non può contribuire al miglioramento dei rapporti tra Italia e Jugoslavia, nè a rafforzare la pace in questa parte del mondo. Al contrario, tutto ciò incoraggerà soltanto l’imperialismo italiano e le sue richieste e-spansioiusMihe e farà peggiorare ancor più i rapporti tra i due paesi. La responsabilità di tale situazione ricade soltanto sul governo italiano, sempre piu pervaso ualio spirito del. la politica imperialistica di Mussolini, ma anche sulle potenze occidentali, specie sulla Gran Bretagna e gli Stati finiti, che in questo prò-Incoia hanno incoraggiato ed appoggiato ITtalia ufficiale nelle sue brame espansionistiche verso ia Jugoslavia. La politica del patto di Londra del fuià, con U quaie all'Italia, in premio alla sua partecipazione alla guerra dalla parte deli intesa, vennero promesse numerosissime terre jugoslave, prosegue in altra forma dopo la seconda guerra mondiale, nella quale l'Italia fascista fu 1 aggressore e da cui usci sconfitta. lio e dimostrato — si rileva a Belgrado — anone dai fatti : come la dura lotta della Jugoslavia alla conieremo delia pace nei 1946 a Parigi nella quale venne costituito U Territorio Libero di Trieste. Quella conferenza assoggettò al dominio italiano decine di migliaia di Sloveni. Venne poi la uicmarazione tripart ta del 1948, la prima manilesta violazione del trattato di pace da parte delle potenze occidentali che promettevano all'Uaiia l’intero territorio libero di Trieste. Continuando la loro politica di concessione alle pressioni ed ai ricatti italiani, io scorso anno le potenze occidentali, nella coferenza di Londra, hanno accordato ampi poteri al governo italiano nella zona A. Questa politica che ha pregiudicato a priori la cosidetta soluzione definitiva del problema di Trieste — il ene d altronde il Governo jugoslavo ha sempre latto ruevare alle potenze occidentali — ha condotto all'attuale situazione che altro non rappresenta se non una completa ed unilaterale violazione dei trattato di pace. Questa politica di incoraggiamento dell imperialism« italiano, costituisce un grave ed immeritato colpo inferro ai popoli jugoslavi e crea tutte le condizioni per un ulteriore peggioramento delia situazione in questa parte del mondo. Con quest ultima unilaterale decisione delle potenze occidentali, ali nana viene assegnata ia città di Trieste che è italiana soltanto perchè la maggioranza dei suoi abitanti parla la lingua italiana. In tutto il rimanente territorio della zona, in base ali’incom-pleto censimento del 1945, vivono circa cento mila sloveni, quindi quasi esclusivamente sloveni che sono ora lasciati m piena balia della azione sanzionaiizzatrice italiana che, prima o poi, seguirà certamente, Questa decisione dei governi degli Stati Uniti e della Gran Bretagna rappresenta un nuovo incentivo. per Timperialismo italiano il quale, incoraggiato dalie concessioni ottenute, acutizzerà da prima le sue aspirazioni espansionistiche sul- la zona B e poi su altre parti della Jugoslavia. Ciò è dimostrato dal recente dibattito al parlamento italiano, dalle dichiarazioni di personalità responsabili italiane, da quanto scritto dalla stampa italiana e dalla stessa dichiarazione che il presidente del governo italiano, Pella, ha fatto concludendo il suo discorso alla camera dei deputati a Roma, auspicando che l’Italia di oggi raggiunga la grandezza deU’Itaiia di ieri. E’ chiaro che questa aspirazione è diretta in primo luogo a danne della Jugoslavia. Quest'altana decisione delle potenze occidentali viene ritenuta nei circoli politici belgradesi foriera di una grave situazione economica per Trieste e per la sua popolazione. Trieste viene in tal modo ad essere staccata dal suo rettroterra naturale, il che provocherà ineluttabilmente una grave crisi economica. Inoltre grave danno viene arrecato con questa decisione anche agli stati dell’Europa oentrale, economicamente interessati a Trieste come grande porto mediterraneo. La migliore soluzione del problema triestino nel momento attuale sarebbe anche secondo la loro convinzione l’internazionalizzazione di Trieste, come recentemente proposto dal Governo jugoslavo. Questa soluzione consentirebbe un grande rifiorì, mento economico a Trieste come emporio marittimo e rappresenterebbe non soltanto un ostacolo politico, ma anche naturale all’imperialismo italiano nelle sue aspirazioni aggressive verso i Balcani. Con le decisioni dei governi di Washington e di Londra la popolazione sio. vena nella zona A viene abbandonata all’Italia senza alcuna difesa senza alcun diritto. E’ doveroso ricordare che ITtalia ha assunto formalmente determinati impegni con la firma del trattato di pace, impegni che concernono la difesa della minoranza slovena in Italia. Ma è da ricordare altresì che essa viola grossolamen-te tali impegni. Basta citare le discriminazioni nei confronti della lingua slovena, la cniusura nelle scuole slovene, le ingiustizie economiche e tante, tantissime altre forme di discriminazione. Vista sotto questa luce la sorte degli sloveni che con quesfultima decisione vengono abbandonati all’Italia, si pre. senta oscura e gravida di incertezze. Mai la Jugoslavia potrà tollerare una simile situazione. A Belgrado si suppone e si crede che potranno essere trovati il modo e la possibilità di tutelare i diritti della popolazione jugoslava in Italia. La decisione delle potenze occidentali di cedere all’Italia la zona A de! Territorio Lbero di Trieste ha provocato l’unanime biasimo di tutta l’opinione pubblica jugoslava. I popoli jugoslavi si sentono profondamente offesi nei loro sentimenti e nei loro diritti e mai potranno ac-oonsentire a questa decisione unilaterale. Si ritiene che tra l’altro il Governo jugoslavo si rivolgerà anche all’organizzazione delle Nazioni Unite, chiedendo la tutela dei suoi diritti. L’totip» del Capotistriano Capodistria 8. Nel tardo pomeriggio di oggi se è sparsa con fulminea rapidità nella cittadina di Capodi-sttria e nel resilo della zona la voce die gli alleati avevano deciso di consegnare Trieste all'Italia.^ La lezione popolare a queste notizie, che purtroppo sono state confermate con la lettura dell testo della nota consegnata dalTIughilterra e dagli USA si due paesi interessati, è stata immediata ed energica. La popolazione ha abbandonato i cinema, i locali pubblici, le case scendendo in piazza a manifestare la sua indignazione contro questo Diktat, che suona offesa ed insulto del diritto delle genti. Verso le ore 21 circa si son fermate colonne di dimostranti, ohe hanno percorso le vie cittadine., al carato degli inni popolari. J s- parole d’ordine scandite, da centinaia, da migliaia di voci erano: «La vita diamo, Trieste nò»; «Chi appoggia d'espansionismo italiano non è un nostro amico e non vuole la pace nel mondo»; «I sostenitori del CLN e deU’imperialismo italiano, non gli vogliamo tra noi, che se ne vadano»! Dopo aver percorso le vie ed i rioni cittadini, i contea sono confluiti in piazza Tito, ove ha paria-ala folla il segretario del comitato distrettuale della Lega dei comunisti, compagno Julij Bedtram-Janko, ed rin seguito il compagno Mario Santi® Walter. A TIRANO Tirano operaia e socialista^ è insorta compattamente contro l'iniquo gesto delle potenze occidentali, scendendo a manifestare in piazza ila sua indignazione contro questo atto provocatorio ohe, oltre a ledere gli interessi della popolazione convivente in ambedue ile zone, minaccia dà creare un vespaio in questa parte d’Europa. A migliaia, operai, marittimi, uomini, donne, sono scesi in piazza. I cinema ed i locali piuihbli* ci sa sono vuotati come per incanto, e tutti assieme: italiani e sloveni, incolonnati hanno attraversato le vie della cittadina marinara, chiedendo al alita voce un deciso intervento del Governo federale, in difesa degli interessi e dei diritti fonda-mentali della popolazione della zona. Analoghe manifestazioni si sono svolte pure negli altri centri della zona. Capodistria, 9. — Fin dalle prime ore di stamani la città è in fermento; altrettanto si può dire delle altre località del Distretto. Gruppi dj cittadini sono usciti presto per le strade, formando capannelli dove si commentavano vivacemente gli avvenimenti. Quindi gli studenti hanno abbandonato le arile scolastiche e sono scesi a manifestare per le vie. In tutte le fabbriche, nei più svariati collettivi di lavoro gli operai hanno improvvisato bollenti comizi di protesta. Alla Tipografia «Jadran», alla cooperativa decoratori «Istra», allo spazzodificio «Istra», alla «Egida» e alila «De Langlade» ed in altre aziende gli stessi lavoratori hanno preso la parola sottolineando la propria incontenibile indignazione. Vibrate mozioni di protesta sono state Era da prevedersi. Anzi non poteva essere diversamente. Ottenuta uno concessione, ora ne avanzano un’altra e poi ne avanzerebbero ancora, meglio le stanno già avanzando, pur essendo gioiosi di quanto hanno ottenuto. Non tutti però. Ci sono al parlamento italiano due «paladini» del popolo che non sono contenti e protestano perchè il governo non ha mantenuto fede alla loro rotazione unanime, votazione che lo impegnava ad annettersi anche la Zona B. Questi due sono Nenni e Togliatti. LK UNITA’DELL’ARMATA JUGOSL AVA HANNO LIBERATO TRIESTE votate in un'atmosfera indescrivibile di grida ostili afi’indirizzo dell'im* peni a lismo italiano. Ecco alcune di queste mozioni: «Alla VUJNA -— Il collettivo di lavoro deirimpreisa commerciale «E-gJda», riunitosi per esaminare la situazione creatasi nella zona A del TLT in seguito alla presa di posizione dei governi Americano ed Inglese, si rivolge a codesta Amministrazione affinchè intraprenda le misure più energiche per tutelare (pianto stabilito dal Trattato di pace». «Alla Segreteria per gli Affari Esteri della RFPJ — Il collettivo di lavoro del Conservificio «De Langlade» ha discusso, nell’odierna riunione straordinaria, la decisione anglo-americana circa id destino della zona A del TLT. «Protestiamo energicamente contro 1,’ingiusta decisione ehe favorisce le mire fasciste ed imperialiste di Roma a danno della popolazione triestina e dei popoli del naturale retroterra di Trieste. «Trieste all’ Italia, significherebbe fame e miseria per i triestini. Preghiamo da Segreteria agli Esteri della RFPJ di. respingere la decisione a agio-americana». «Alla Segreteria per gli Affari Esteri della RPFJ — In data odierna ba avuto lluogo una riunione nella quale dì collettivo del Cantiere «B. Kidrič» di Parano ha votato la seguente mozione di protesta: «Noi lavoratori Sloveni, Italiani e Croati, uniti nella lotta per l’edificazione socialista del nostro Paese, protestiamo energicamente contro la politica imperialista italiana. Quello che è nostro non lo cederemo mai agli appetiti di ehi si rivelò ai nostri popoli un oocupatore feroce. Noi vogliamo salvaguardare i nostri diritti e dichiariamo che siamo pron- ti a difenderli, costi quel che costi.» I collettivi di lavoro, dopo aver votato Je mozioni di protesta, sono usciti quindi per le strade. In poco tempo un’autentica fiumana di popolo percorreva le vie di Capodistria, scandendo slogans c parole d’ordine arroventati: «Diamo la vita, Triefte no! Datedà le armi e maree-remo su Trieste!» Da Isola, Pi rann, Portorose, Allearono ed altre località giungevano intanto motobarche e camdons carichi di manifestanti. Canzoni della Lotta, bandiere, ma sopratutto jl volto delle dure decisioni, il volto di chi è esacerbato per una grande ingiustizia ... questo il quadro della manifestazione popolare, Poco prima di mezzogiorno piazza Tito era gremita in modo inverosimile. La enorme folla si accalcava e spingeva per entrare nella grande piazza che non riusciva a contenerla tutta. Prendendo per primo ia parola, in mezzo a un gridare minaccioso che l’eco ingigantiva, il compagno Furlani ha detto : «•Noi che abbiamo provato il fascismo italiano, noi che sappiamo cosa il fascismo significhi, non possiamo permettere che esso entri a Trieste. E ci dispiace per gli anglo - americani di dover loro gridare in faccia che è così, che il fascismo, l'imperia-lismo italiano non deve entrare a Trieste. Noi ricordiamo quando radio Londra invitava i nostri popoli a combattere. Abbiamo combattuto, perchè alla Lotta abbiamo legato il nostro destino. Ma ora noi, gli stessi combattenti di 10 anni fa, vediamo che i sacrifici allora fatti, il sangue versato ci vengono compensati permettendo ai fascisti di calpestare le nostre terre- «L’accordo di Ixmdra in un gesto disgraziato che a suo tempo deplo- (Cont. in li. pag.) ANCHE IN QUESTO PARTICOLARE MOMENTO SIAMO PIU’ CHE MAI STRETTI INTORNO AL COMPAGNO TITO La nota di protesta Jugoslava MUOVI APPETITI Peggiori, molto peggiori di coloro con i quali si sono affratellati nel voto unanime che dovrebbe riportare con le aquile romane su terre nostre, i fascisti. E con le aquile romane, turbe Ai famelici meridionali oppressi da una miseria cronica che nè Trieste nè altre terre riusciranno a mitigare. Lo potrebbero mitigare solo loro, scaraventando a mare quelle piovre che siedono a Montecitorio, succhiando il sangue del popolo italiano e conducendolo nel contempo in avventure chè i pennivendoli dell’irredenta preanruiTiciano. Scrive l'organo parocchiale triestino: tiNon soltanto la situazione degli italiani della zona B, ma di tutti gli istriani dal Carnaro al vallone di Maggia, dovrà essere, riveduta e tutelata.» Sembra di ritornare quattordici anni indietro. Prima t’Anschluß, poi i Sudati, la Polonia e infine il «Deutschland über alles». Prima l’Albania, pai la Grecia, Tunisi, Gibuti, Jugoslavia e F impero romano. 1 fascisti di Montecitorio, accomunati da un voto nazionalista fi ì loro servi non st smentiscono nemmeno di fronte Mia storia più recente. Ma vengano pure a rivedere la situazione degli istriani. Accanto ai petti dei ,fratelli pperai sloveni e croati, troveranno anche quelli di noi. italiani. Riproveranno a battere il record della retromarcia. Il sottosegretario degli affari e-steri dott, Aleš Bebler ha ricevuto oggi nel pomeriggio alle ore 16.30 i ambasciatore di Gran Bretagna, Sir Ivo Mallet e l’incaricato d'affari del governo degli Stati Uniti d’America, Woodruff Wallner ed ha consegnato loro una nota di protesta del Governo jugoslavo ai governi di Gran Bretagna e degli Stati Uniti d’America. Il dott. Aleš Bebler si è intrattenuto con i rappresentanti diplomatici inglese e americano in un colloquio di tre quarti d'ora. La nota jugoslava dice «Il Governo della Repubblica popolare federativa della Jugoslavia ha l’onore di comunicare ai governi degli Stati Uniti e del Regno Unito di Gran Bretagna in relazione al comunicato a esso trasmesso dai su-detti governi il giorno 8 ottobre quanto segue: «La decisione dei governi degli Stati Uniti e di Gran Bretagna sul-ì abolizione dell'Amministrazione anglo-americana nella Zona A del Territorio Libero di Trieste ed il passaggio di detta Amministrazione alla Repubblica Italiana, rappresenta una violazione unilaterale del trattato di pace concluso con l’Italia nel 1947, Violazione compiuta nell'interesse del governo che nel 1941 ha scatenato l’agressione contro la Jugoslavia e condotto la gner-ra accanto alla Germania. La consegna della Zona A all’Italia è oltre a ciò, di per se stessa ingiusta e pericolosa in quanto consegna all'Italia un territorio etnicamente misto nel quale vivono accanto ai circa 239 mila abitanti di lingua italiana — secondo le cifre date dall’Amministrazione militare alleata nel 1950 — circa 63 mila sloveni e croati. Inoltre, bisogna tener pre-sente il fatto che gli abitanti con lingua d'uso italiana vivono unicamente nella citta di Trieste, mentre il restante del territorio è prettamente sloveno. «La cessione di questo territorio etnicamente sloveno non trova assolutamente alcuna giustificazione. Con la decisione dei governi degli filati Uniti d’America e della Gran Bretagna, gli Sloveni drila Zona A vengono lasciati in balia del governo italiano In quanto, con l’occupazione della Zona A, l’Italia non si assume alcun Impegno reale e non dà alcuna garanzia di rispettare i più elementari diritti umani della minoranza nazionale slovena e croata. Ciò è ancora più preoccupante poiché ITtalia del passato e l’attuale si è sempre distinta per il sno di- spregio verso i diritti delle minoranze nazionali rimaste entro i suoi confini. Perciò la decisione unilaterale dei governi americano ed inglese non può che provocare la profonda indignazione dell’opinione pubblica jugoslava. Inoltre, la consegna della Zona A del Territorio Libero di Trieste all'Italia, è ingiusta anche nei confronti degli interessi economici di Trieste e del suo retroterra, in quanto in tal modo la città e il porto vengono separati dal naturale retroterra, eliminando co. sì le basi economiche sulle quali vive la città di Trieste, che in tale modo è condannata a un decadimento economico superiore a quello che l’ha colpita tra le due guerre mondiali, quando il suo retroterra, — Jugoslavia, Austria ed altri paesi interessati — aveva subito danni ingenti alla sua economia. «La decisione dei due governi rappresenta un atto unilaterale e pericoloso compiuto nello spirito della dichiarazione tripartita, che non è mai stata accettata dal governo jugoslavo, nè mai potrà esserlo. Non essendo stata mai tale dichiarazione espressamente ripu- diata, il governo italiano continue, rà senz’altro ad appellants!. Con la loro nitima decisione, i governi di Londra e di Washington danno nuovo e maggiore appoggio alle a-spirazioni italiane verso un’espansione territoriale che negli ultimi tempi vanno divenendo sempre più palesi in Italia. Aspirazioni espansionistiche che anzi hanno raggiunto una . forma finora mai rilevata anche nel corso dell’ultimo dibattito di politica estera al parlamento italiano. Nel corso di tale dibattito il primo ministro italiano annunciò difatti come scopo finale delia sua politica e-stera la rinascita dell’impero Italia, no. Com’è noto, i popoli jugoslavi sono da tempo le vittime più a portata di mano delle aspirazioni e-spansionistiche dell’imperialismo i-taliano. Questo fa si che la cessione della Zona A all’Italia crei una profonda preocupazione nei popoli jugoslavi, per i quali è evidente che una concessione cosi importante al-l’espansionismo italiano rappresen. ta la concessione di un trampolino di lancio verso la costa jugoslava (Continua in 2.a pagina) LA DICHIARAZIONE del compagno Kardelj Il vicepresidente dei Consiglio Esecutivo Edvard Kardelj, ha fatto la seguente diichiarazio-ne in merito ai-ingiusta decisione dea governi statunitense e britannico di cedere la Zona A di Traeste all’Italia. Egli ha dichiarato : «Nella mattinata di oggi l’ambasciatore da Gran Bretagna e Tinca-rioato d’affari dtìlTambasci ala statunitense a Belgrado hanno comunicato all Presidente della Repubblica che i loro governi hanno deciso di cedere Tammindstrazione della Zona A aimitalia. Essi hanno giustificato questa decisione con il desiderio dei loro governi di risolvere in tal modo definitivamente il problema di Traeste. «Il Presidente della Repubblica ha respinto formalmente questa decisione dei governi statunitense e britannico, proclamando che il Governo jugoslavo non può in nessun caso essere d’accordo con una simile azione unilaterale. Egli ha espresso la persuasione che tale concessione all’imperialismo italiano non soltanto lede nn diritto naturale idei popoli jugo- slavi, ma non coutrabudsoe neppure a quel miglioramento dei rapporti Ira l’Italia p la Jugoslavia ehe — come si afferma ned comunicato — i due governi occidentali miravano a raggiungere. Al contrario, questa concessione incoraggia unicamente l’imperialismo italiano. D’altronde il signor Pella ha oggi stesso confermato queste affermazioni del compagno Tito, proclamando che questa è solo la prima fase verso la soddisfazione delle richieste italiane. «Inoltre con questa decisione vengono abbandonate in balia ail’impe-rinlismo italiano decine di migliaia di jugoslavi. La doro sorte non può non preoccupare seriamente ogni jugoslavo. Per tutti questi motivi il Governo jugoslavo non è disposto a tollerare questo stato di eose, provocato con la decisione adottata dai governi di Gran Bretagna e Stati Uniti, e intraprenderà tutte de misure a sua disposizione, in base alla carta delle Nazioni Unite, per difendere gli interessi jugoslavi nella Zona A. In questo senso il Governo jugoslavo intende presentare alle potenze occidentali una mola di protestai» L ATTO INFAME E PROVOCATORIO Ecco il testo del comunicato diramato congiuntamente a Londra ed a Washington. al governi degli Stati Uniti d’America e del Regno Unito hanno seguito con gravi preoccupazioni il recente deterioramento delle relazioni fra l'Italia e la Jugoslavia, risultati dalla controversia in merito all'avvenire in merito a] Territorio Libero di Trieste. Dalla fine della seconda guerra mondiale in poi i due Governi hanno congiuntamente am-ministrata la zona a.A» del Territorio in base ai termini del Trattato di Pace, italiano. Analogamente il Governo jugoslavo ha continuato ad avere la responsabilità dell’amministrazione della zona &B». Tali responsabilità a-crebbero dovuto avere carattere puramente temporaneo e non era ma< stato previsto che esse dovessero diventare permanenti. Per ragioni che sono ben note risultò impossibile giungere ad un accordo con gli altri firmatari del Trattato di Pace per 10 stabilimento del regime definitivo previsto dal Trattato di Pace per 11 Territorio Libero di Trieste. I governi degli, Stati Uniti e del Regno Unito, i quali si sono trovati dj fronte ad una situazione non prevista dal Trattato, hanno successivamente in numerose occasioni esercitato i loro buoni uffici nello speranza di promuovere una soluzione concordata tra Italia e Jugoslavia. Sfortunatamente non è stato possibile trovare una soluzione accettabile per ambedue le parti. Inoltre, le recenti proposte avanzate dall'Italia e dalia Jugoslavia, sono state reciprocamente respinte. In tali circostanze i due Governi non vedono altra alternativa se non quella di porre termine all'attuale insoddisfacente situazione. Essi non ritengono di continuare ad addossarsi la responsabilità delVamministrazione in zona «A». I due Governi hanno pertanto deciso di porre termine al Governo Militare Alleato, di ritirare le loro truppe, e, tenuto conto del preminente carattere italiano della zona «A», di rimettere Fammi-strazione di quella zona al Governo italiano. 1 due governi confidano che queste misure condurranno ad una pacifica soluzione definitivo. E’ fermo convincimento dei due Governi che questo passo contribuirà a stabilizzare una situazione che durante gli ultimi anni ha turbato le relazioni italo-jugoslave. 1 due governi confidano altresì che esso offrii à la base per un’amichevole e feconda collaborazione fra Italia e Jugoslavia, collaborazione che è altrettanto importante per la sicurezza delFEuropa Occidentale, quanta lo è noli'interesse dei due Pausi. TUTTI JUSOS LIM PIED 5 MILIONI DI DIMOSTRANTI NELLE CITTA’ JUGOSLAVE Alla notizLa dell’arbitraria decisione presa dal governi statunitense e britannico In tutte le città della Jugoslavia si sono levate spontanee le ondate di dimostrazioni. La po-popolazlone, formando lunghi cortei per le vie, esprime la propria indignazione contro questa decisione che lede i diritti fondamentali dei .popoli jugoslavi. La difesa popolare ha trattenuto con difficoltà alcune migliaia di dimostranti che protestavano dinanzi alla Legazione I-taUana e le ambasciate americana e britannica. Nonostante i cordoni della Difesa, i dimostranti hanno lotto alcune finestre sulla Sede della Legazione Italiana. Una enorme massa di dimostranti, superati i cordoni della Difesa Popolare dinanzi alle sale di lettura britannica e americana, le ha devastate. Poiti contingenti della Difesa Popolare, rinforzati, sono riusciti ad impedire l’accesso del dimostranti nelle ambasciate britannica e statunitense. Ned frangenti derivati un milite della Difesa è rimasto ferito e nell’edificio dove ha sede l’Ambasciata americana alcune finestre sono state colpite dalla gassatola del dimostranti. Grandi dimostrazioni si sono svolte e si svolgono anche a Lubiana. • Masse enormi dd lubianesi sono scesi nelle vie esprimendo la propria solidarietà con il compagno Tito e la propria simpatia per la popolazione slovena al di fuori dei confini jugoslavi. I dimostranti hanno richiesto l’intervento dei Consiglio di Sicurezza per difendere gli interessi delija popolazione triestina e le genti slovene di Trieste. SI AVVERTONO I NOSTRI LETTORI CHE IL PROSSIMO NUMERO BE «LA NOSTRA LOTTA» PER MOTIVI TECNICI USCIRÀ’ MERCOLEDÌ’ MATTINA. LA REDAZIONE La popolazione ha lasciato le sale cinematografiche ed i teatri per trovarsi compatta sulle vie. Nelle var^e fabbriche gli operai hanno abbandonato il lavoro per riunirsi in comizi di protesta contro l’illegale azione delle due potenze occidentali. La massa dei dimostranti aumentava di ora in ora poiché molti cittadini abbandonavano le proprie abitazioni per associarsi alla comune e decisa proclamazione : i popoli jugoslavi non riconoscono il sopruso perpetrato dalle potenze mandatarie a Trieste. A Zagabria alcune decine di migliaia di dimostranti hanno protestato dinanzi alle sedi dei -Consolati britannico, americano e italiano. Dinanzi a quello britannico e italiano i cordoni della Difesa sono riuscita a stento a trattenere le continue ondate di dimostranti. Nonostante ciò i Consolati sono stati colpiti dalle pietre che hanno infranto alcuni vetri. Analoghe manifestazioni sono avvenute anche a Ćelije, Maribor, Jesenice, Piume, Pola, Spalato, Sarajevo e in tutti i centri minori della Jugoslavia. Tutta la Jugoslavia è in piedi. Le dimostrazioni dal Tricorno al Vardar sono la risposta dei popoli jugoslavi all’incompren-sibile iniqua decisione degli stati accidentali, In edizioni speciali, i giornali «Borba» e «Politika» hanno comunica to all'opinione pubblica jugoslava la decisione degli occidentali contraria alle dispostemi del Trattato di Pace e ohe mette dinanzi a un fatto compatto non solo la Jugoslavia, ma anche le Nazioni Unite. «La storia si ripete, le truppe italiane verranno nuovamente a Trieste — afferma Ü «Politica» —. I crimini dei fascisti italiani vengono premiati con il territorio jugoslavo. Se questa è giustizia, allora rrEai nel mondo non è stata commessa ingiustizia più grande. Noi facciamo presente al governo Pella ed ai governi che lo appoggiano — continua il quotidiano belgradese — che la Jugoslavia non rinuncerà mai al proprio territorio. S’ingannano tutti coloro che ritengono noi si possa accettare un simile atto. Non permetteremo mai che le fameliche orde fasciste facciano ingoiare alia nostra gente l'olio di ricino, distruggano le nostre scuole e le opprimano di nuovo. Tra di noi non vi può essere pace ad ogni costo. Gli uomini dell’Occidente devono ricordare una cosa: se si sono guadagnati le 'simpatie dei fascisti ed imperialisti italiani, le hanno perse agli occhi dèi popoli jugoslavi che mai accoglieranno la politica della rapina. «Questo è un arbitrario annullamento del Trattato di Pace da parte di due firmatari non chiamati a decidere di un atto firmato da. 21 stati — afferma Radio Belgrado. — L’entrata delle truppe italiane nella zona. A significa la negazione di tutti i diritti storici nazionali e degli interessi dei popoli della Jugoslavia come anche della lotta dei popoli jugoslavi contro il fascismo. La decisione delle potenze occidentali è un pericoloso precedente che può provocare f acilmente delle conseguenze indesiderate — conclude Radio Belgrado. La «Borba» nella sua edizione speciale sottolinea che i popoli jugoslavi non possono accettare le decisioni delle potenze occidentali che non hanno chiesto il parere nè della Jugoslavia nè delle rimanenti nazioni firmatarie del Trattato di pace. «Riteniamo — continua la «Borba» — che tale decisione debba essere urgentemente discussa presso le Nazioni Unite e duU’opiniane pubblica mondiale, che debbono essere intrapresi i necessari passi per impedire l’attuaztone di questo .atto unilaterale, il quale rappresenta un serio pericolo per l'ulteriore sviluppo degli avvenimenti nel mondo». La «Borba» rileva inoltre che i rappresentanti della Gran Bretagna e degli Stati Uniti appena qualche giorno fa hanno ribadito il loro Impegno di difendere l’integrità della città di Trieste e della zona A e di Impedirne l’occupazione da parte delle truppe Italian«. «I popoli jugoslavi — conclude la «Borba» — hanno accolto con profonda indignazione la decisione della Gran Bretagna e degli Stati Uniti e richiedono che questa decisione venga annullata nell’interesse della pace e della collaborazione intemazionale». fflOZUD DU TUTTO IL FIESE L Esercito jugoslavo, sorto dalle tei gate partigiane, è il depositario di gelose tradizioni di libertà e di lotta. Ai Consiglio Esecutivo federale e alla segreteria jugoslava per gli Affari esterni continuano a pervenire migliaia di telegrammi di protesta da tuitte le parti del paese, esprimenti la ferma decisione popolare di opporsi alla decisione unilaterale od arbitraria delie potenze occidentali. In ogni telegramma e mozione i lavoratori dei vari collettivi e membri d'olle organizzazioni operaie, sociali e comba.ttc.rrtisti che reclamano energici provvedimenti per impedire che venga perpetrata tale ingiustizia. In un telegramma della popolazione di Titovo Užice, così si esprime la nostra gente: «Diciamo alle potenze occidentali di desistere da ogni mercanteggiamento ai danni dei nostri popoli che hanno dato alla causa della libertà oltre un milione e seicento-mila morti. Le potenze occidentali con la loro attuale iniqua iniziativi hanno perduto le simpatie dei nostri popoli.» I cittadini di Zara così esprimono la loro decisione : « Quando ai tratta di difendere i diritti dei nostri popoli noi siamo pronti, compatti e decisi a tutto». In quasi tutti i telegrammi e nelle mozioni giunte al governo jugoslavo e al Presidente della Repub- LA PROTESTA DEL BUIESE (Continua della l.a pagina) Umago, 9. — [imago è tutta in piazaz. Ai pescatori ed agli operai di questo centro dellìlsfria occidentale si s0*1X0 uniti i contadini dalle mani ealo.se, ancora incrostate di terra rossa, che, abbandonato il lavoro dei campi — unitamente ai cavapie-tra di Canegra e Maruissici, ai minatori détte cave di Bauxite, agli operai delle imprese edili Primorje e Slovenija ceste, alle donne, agli studenti, agli impiegati — tutti manifestando la medesima comunità di intenti e dii interessi, sloveni, italiani e croati, hanno gridato il loro nò, all’iniqua decisione degli alleali dd ieri, che, favorendo le mire dell’espansionismo italiano, creano le condizioni per un nuovo conflitto. Colonne interminabili di automezzi, trasportanti manifestanti, lunghe file di gente con le scarpe bianche dd polvere incamminatasi a piedi per unirsi nella protesta di tutto il nostro popolo. Vi erano il complesso bandistico di Verten ciglio, i cooperatori di Buie, gli alunni ed il corpo insegnante delle »scuole medie, i comunisti, i pescatori dd Cittanova, una marea di popolo scandente a mille voci : «dateci le armi, marciamo su Trieste»! Dieci anni fa le forze partigiane i nsegmavano ai nazifascisti cosa sono capaci i popoli sicuri dei propri diritti. La nata iugoslava (Continua dalla l.a pagina) dell’Adriatico e non può perciò che rafforzare le aspirazioni espansionistiche dell’Italia, «L’azione dei governi inglese ed americano non può servire alio scopo per il quale è stata compiuta e giustificata. Essa non conduce alla pacificazione e alla normalizzazione dei rapporti tra l’Italia e la Jugoslavia, ma con molta più probabilità aumenterà la tensione tra i due stati. E eiò avrà naturalmente un effetto negativo anche sulla situazione generale europea. La respon- -sabilità storica delle conseguenze che potranno sorgere in avvenire non può essere in nessun caso addebitata alla Jugoslavia. Il governo jugoslavo dichiara nel modo più fermo che non è disposto ad accettare la situazione venutasi a creare in Zona A come non è disposto a rinunciare alle giuste' richieste jugoslave sui territorio. «Per i motivi suesposti il governo della Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia protesta energicamente contro la deliberazione degli Stati Uniti e della Gran Bretagna e si riserva il diritto di servirsi di tutti i mezzi consentiti della Carta dellONU per difendere gli interessi della Jugoslavia nel territorio di Trieste», , IN SEGUiTO ALLA DECISIONE ANGLO-AMERICANA COSTERNAZIONE A TRIESTE Trieste, 9. — Tutto il presunto entusiasmo ideila popolazione triestina di cui cianciano i giornali irredentisti e la stampa filo governativa italiana, si riduce a pochissime bandiere italiane esposte da alcune finestre ed allo stretto centro della città. Dietro la facciata del normale svolgersi della vita a Trieste, sd notano chiaramente il malumore della popolazione ed il suo sdegno pei l’ult imissimo sviluppo degli avvenimenti. Più nessuno ormai, all'infiiori della ristretta cerchia della fazione irredentista, nasconde la sua avversione per di progettato ritorno del-l’Italia a Trieste. E disgusto, possiamo anzi dire l’ira vetra e propria, si manifesta soprattitto fra i lavoratori, tira le persone meno abbienti e tra d seguaci del partilo cornimi ormisi« i quali esprimano oggi apertamente ed anche in modo clamoroso la loro avversione per la politica di Viđali e soci, considerati e denunciati come corresponsabili diretti di quanto sta avvenendo. La base ded partito oominfonmista ha aperto finalmente gli occhi e vede chiaramente dove sta eonducemdo la politica di Viđali. Tra ieri sera e questa mattina si sono verificati anche clamorosi cavi di abbandono del par- tito stalinista. In im estremo tentativo di correre ai ripari, i capi eo-minformisti hanno ieri sera convocato molte riunioni nel. corso delle quali si sono verificati seri incidenti tra i seguaci di Viđali ed i numerosi lavoratori che non intendono più prestarsi al giuoco della direzione Stalinista. L’estromissione di Viđali e della sua consorteria è stata chiesta da molti membri del partito, i quali esigono oggi Che la direzione venga rinnovata con nomini che garantiscano veramente eli battersi per gli interessi di Trieste e dei lavoratori della città. Tutti i democratici Triestini, che seguono con estrema attenzione lo sviluppo đ «IT atteggi amento della Jugoslavia, chiedono a questa dd tutelare efficacemente i vitali interessi di Trieste e del suo popolo c di salvaguardare la sicurezza e la pace, minacciate dall’imperialismo italiano. Quali siano i veri obiettivi dell’azione di Roma, assecondata dagli occidentali, lo dicono oggi i commenti L’inqualificabile decisione anglo-americana viene considerata dagli sciovinisti italiani come poca cosa. E*si confomaBo eh« non vogliono della stampa irredentista, soltanto la zona A, ma anche la zona B, nonché altri territori jugoslavi come Boia, Fiume e Ila Dalmazia. Gli organi di stampa neofascisti parlano oggi addirittura del Montenegro. Queste prime reazioni dogli imperialisti confermano quello che la Jugoslavia ha sempre previsto • cioè che il vero obiettivo di Roma non è Trieste, ma va molto piu in là di Trieste. Anche Tergano di stampa dei cominforanisti, l’Unità, critica il governo per aver accettato l’inaudita concessione anglo-americana e riven-dioa aJITtailia anche la zona B. E’ questa una nuova conferma del connubio esistente tra l'agenzia sovietica e la borghesia imperialista italiana. La costernazione per il ventilato ritorno dell’Italia a Trieste, non è sodo della popolazione nativa di Trieste. Preoccupazioni, e vero e proprio dolore, sono stati manifestati anche dagli italiani importati negli ultimi anni. Ieri sera, dopo l’anmun. eio della decisione anglo-americana, alcune guardie di finanza italiane hanno pd-azvto per la prospettiva del ritorno delITtalia a Triest«, che sn-gnìfioa fame, miseria ed aumento della disoccupa»! on e. «La vita ai, Trieste no». Suonavano alte altresì lo grida del disprezzo nei confronti di coloro ohe furono alleati nella guerra, e ohe con la oh-brebriosa decisione di ieri, si son messi nel novero dei nemici della pace, dei sostenitori del fascismo. Alle ore 11,30 circa, nella piazza centrale di Umago, su uà tribuna improvvisata, sono saliti il compagno Séstan Josip vicepresidente dell parlamento della Croazia, i compagni M«-dizza, Goriam, Bonetti, Vok ed altri dirigenti delle organizzazioni sooii ali. Il comizio è stato aperto dal compagno Vok Antonio, che ha salutato la grande folla che gremiva la piazza e le vie circostanti, e quindi ha concesso la parola al segretario del comitato distrettuale della Lega dei Comunisti, compagno Medica Erminio, che ha parlato in lingua croata. A lui è seguito il compagno Gorian, presidente del comitato popolare distrettuale, ed infine ha pronunciato im’infuocato discorso il compagno Sestan. Dopo da conclusione dei discorsi, che sono stati spesso interrotti da applausi ed esclamazioni, il compagno Vok, ha proposto alla massa popolare di inviare una mozione di protesta al Consiglio esecutivo federale, accolta ed approvata con uno scroscio di battimani. Egli ha fra Faterò detto: «Non è la prima volta che il popolo d«l distretto di Buie si riunisce in questo modo. Prima di ciò a spalla a spalla nella lotta con i popoli della Jugoslavia abbiamo cacciato coloro che oggi, gettano i tentacoli verso il nostro Trieste. Ma questa conquista dèlia nostra lotta la sapremo difendere perchè non abbiamo dimenticato quello che è successo da noi dal 1919 : scuole in- cendiate, associazioni nazionali distrutte, Toppressiionc nazionale e tutte le„sofiferenize sopportate come coloni, come popolo. Ma la difenderemo sopratutto perchè non abbiamo dimenticato il nostro sangue, il sangue dei nostri migliori figli versato per Trieste. Siamo pronti a combattere per difendere ciò che è indi scutibteimen l «• nostro, per difendere i nostri fratelli di Trieste e della zona A.» Ha concluso il compagno Medica. Dqpo il compagno Medica ha parlato in lingua italiana il compagno Gorian, presidente del CPD, egli ha sottolineato che coloro che si presentavano nostri amici ci hanno traditi e che il nostro popolo chiede loro con tutto il diritto se sono no stri alleati e amici. Quello che è nastro mai possono ricevere gli altri. Noi andiamo verso il progresso e una vita migliore e cedui che lavora per il proprio benessere difende ciò che è suo. Il compagno Gorian ha chiesto agli americani e agli inglesi: con quale diritto donate la nostra terra e ciò che è nostro? Una voka abbiamo tettato con i fucili arrugginiti, coi bastoni e le forche. Oggi la situazione è cambiata disponiamo di mezzi diversi, abbiamo un’annata proletaria popolare, ben annata. Sappiamo che vogliamo vivere in buoni rapporti con il popolo italiano però sopiremo rompere il tentativo di qualsiasi V. colonna da qualsiasi parte si presenti. Siamo pronti a tettare con le armi in mano se sarà necessario per la libertà di Trieste. Ha preso poi la parola il membro del Gomitato Centrale dell’Unio-ne Socialista del popolo lavoratore della Croati a compagno Sestan Giuseppe, che con parole commosse e Vibranti ha espresso lo sdegno di tutto il popolo nei confronti dell’arbitrario atto com/mesiso dagli anglo-americani. Egli ha sottolineato come tratto ili popolo dèlia Croazia è unito e deciso a difendere ogni pezzetto della propria terra. Le migliaia di dimostranti tramite il Consiglio Esecutivo federale hanno infine inviato una mozione al-ronganizzatiome delle Nazioni Unite nella quale tiene detto: