v I A G G I o I N DALMAZIA dell' ABATE ALBERTO FORTIS. ... xModä exufiione, mndi eluvione terrarum iiuturnitati rerum intercedit occafus. Macro B. m Som», Scip. L. a. e. lo. V01.ume Second o< IN V E N E Z I A. I^Resso Alvise Milocco, all' Apolline. MDGCLXXIV, o I o o A I v "A I AISAMJAQ, 'd s 2 a .. J .eiTiro^ oT^iseJA a TA a A I "I mrnEti^J e.TOivij's Abr-r« ^ ., . .aulfoo jihs:3i3jfu mi:iui ijfcilaiujijiä .01 ,*; .i »ri.»!«^ .a cäo AM .0 a O D 3 2 I/, u Jt O ' > I*"JL •'■ "-.--'.■iiC' I., .A I ^ a.M H V M T .V I X X d D O a M i: u JI ü J i ^ '^■»^t ' ^ * / A K T l^ C O L I ■JJ ,: Contenuti I 'N E L s E G o n;D o Volume 7' D el contado di trau'. Pag. 1 1. De/ Dfßmto di Trau. ivi. ^ 2. D/ Bofiglina^ e delU Penifo/a lilide, J 3* DcIiaCittk dt Trati^ e del Marmo^Traguricn- fe digit Ant f C hi. '^f^wer/if J ■ .4 ' e (tK Lcvsme d* fkefnA>s e F ume TreJjffat, ^ 143 "De fimni Nor in ^e JVatenta\-e-ideJ/a pianu^ . ra allagata da , __ 14p .p E t i.'' IS O L' E D I L 1 Š 's AS' P E t^A G O S^A E S U ' WA, E BRAZZA' NEll ' M A 5. E DALMA-TlCO,'-E DELL' ISOLA d' A'r BE N E L ' OUARNARO. ; - , §. I, t)eir iJoIi'Zifay V Fclagoja,''^''''"^ Ol^i ' I 2.' De/r IJo/a äi Leßni."' i^b üiri,^^ ' ' «. 3. De//' IfoJaäi Era^T ' ^^ ■ ' 182 '' ' 4, De//' Ifcla -'ci*- ÄYit.nil Ce/fo £}ui^ayo. M f ...c 1 :.E ■ ■ K! ■)■ ^ LjbVi: ... •ij i'iiailcjdjjM all»; ; li",o ' t -li.'i I I 1-—________1___« I II < ■ j -fn^—fci^ A V V a SO o. £ II Nel r. Volume pag-i^?"; e feguenti f'dbve-iffa Tribinttmi liegaiTi Tribohü». T C I,. A JO J; i r Nel Vol. n. pag. js, e fegueuti , U Javola p«r js^aglio phia-mata VIII i la fegnata X. Jj. r. ni ojüiKL^f^it osirM .S' ill : i l o-nnoo .f)jg.,.M h S'-^^Sl •XI NO I NOI ;RIF;OR M Dello Studio di I^adoV-a.^ ,, * " ■ f -C ."i A VendogV^dutp f^r^ la'Fed& A\ "Reyl^p^^, »^d^ Ap provazione, del Pulj^ii^y, .kevifbr ß^'^ataraaih .i A^ßfll 'i fylmazia d'i \ i^ Älkrto"FoYtts ^ ec. Mj. non v^efflT^cof» alcima coti-j-^tro la Santa ^F.ede Cat^tolica^^^ ^pcr^ atte- 1 ^ Jtato del Se'gretärio nollrv^^^nf^t^te contro.Pf^ncipi» buoni coftumi, concediahio'Ctwnza* atV/i/i^/^lr Mi' ^a Iocco Stainpatüf che polL, eiW^ " offervando gli ordini iii materia dl Stampe ,"'e pre-_fen^ndo k füllte Copie alle Piibjliche Librerie di Venezia , e di Padbva. Dat. Ii 3. Marzoll774. 7 t, ,( Am d re a. Qu brini RlF.,, .■ , t t VT (glrola-mogrimanlktf. . ^(sebastian f o s c a r 1 n i c a v, ri r. Regiarato in Libro a Garte 153. al Num. 4. Davidde Marchefint Segr, S. Maržo 1774. RepJft. al Magift. contro U Beftemmia in Libro » Carte jj. 'Andrea Grattaroi s^gr* i C. a T . .. ..••."•v...,. ».» ■ ... . v W; r • J^!«^, .> - aulrw ' - L ' •■-"v---" ..... . • -jCiyaw^rfWi^n iiat, < ■ . JM.-. • • If- «F-'xe»,«*-.»-'.' ."TTS*^*-^ »t -'J-f^f . Ä ■ ' , -Hilt v'-.- ^ - -I. .•2.1t: "f »■ t t*'». . » L>>* V • ' „ ''III • -- . ■• tr»:'.—-"T '>'• '. .... — Ki' 1» m- - - 1 i-.-' 5'''' ■ rt r ^ ' O'»'- ' .V fW* w - .-'-^J • •-■- - ..... '»'.^'•"JUljji' .'"Igjj^l"' - - * • -^""-"I^ .Ti) ""ir-II / i.tL.'. -t ^ ' ^ ^ — > i"-'?® AL CHlARlSSiMO S I C NO R gian-giacopo ferber , I^Embro del Collegio Mineralogigo DI SvEZI A, SOCIO DI VARIE AGCADEMIEJCO« Del Contado di Trau. 'V TEL fepararmi da Voi T ulcima volta, allora quan* do andafte a far pe' monti d'Italia quelle ofler-vaziotii , pella pubblicazione delle quali tanto onore ritraefle, e cos\ gran fervigio rendefte ai dotii Orittolo-gi del Nord poco addomelHcati cogU antichi Vulcatii, io v' h promello di couniinicarvi qualclie parte delle fiiie oßervazioni fopra la Dalmazia , verfo di cui in accingeva a far vela . Efigefte la ratificazione della promeira in ifcricto, vifitandomi colle voftre amichevo-^jflitde Lettere aiiche ia qiiella lontana Provincia , do-furono quafi per condurvi a gara il voltro infazla-"'le defiderio di veder nuovi oggetti relativi alia Seien. Naturale, e la cordiale vofir'Amlcizia p^r me. Ec-conii a foddisfare alia prorneflfa ; da che la mia ma-forte non vi permife di veiiir in perfona a vifiiar quel Regno. §. I. Bel Di fly et to dt Trau. j.f^^i^'rifdizionc di Trail incomincia rinipetto air xiola Kogoini^a, ftendefi per treiua uiiglia iungo il ma-Vol. IL ^ re re quafi fino alle rovine di Salona , c comprendc p^^ recclife Ifole abitate, oltre a un maggior numero di fcoglietti cleferti. Uno di quefti e deao ia Pianca pic* ciola, ed e hiogo llimaco pericolofo per eflere efpofto aU'aiicrto mare, a. diflerenza del refto di quel liiorale ch'e difefo dalle Ifole. Non fi puü a meno di non ridere leggendo nel primo Volume deir///mVo ^aoj del 1\Farlati Gefuira che in tanto e pericolofo paflTo quello della Pianca, in quanto vi s'incontrano cozzando infieme le acque de'Fiu-mi Narenta, e Cettina con quelle del Fiume KerKa . Le foci di .Narenta fono ottantacinque buone miglia lonrane da quefto luogo : e quel Fiume mette in mare cos'i Icntamente , che la marea s' infinua ben dodici miglia nel di lui alveo . Ii Fiume Cettina poi i lon-tano quaranta miglia dalla Pianca, ed anch' effo fi per-de lentiffimamente fotto Alniifla nell' acqua falfa . La KerKa fioalmente cade nel Lago Scardonitano , bea trentamigha lontano dalla Pianca , e dodici dal mare, a cui portafi confufa colle acque del vafto Porto di bi-benico. Da quefto errore madornale d'un eruditifftmo Uoiuo imparino gli Scrittori a non fidarfi, ciecamente tlellc informazioni prefe da gente ignorante.. Era i piCi offervabili luoghi delU cofta foggetta a quefta Cin'a e certamente pcir Amatore deir AntichiiK quello, che vien detto Tyaii vrcchio dal volgo de' pefcatori, e de' ma-rinari. Egli e lontano poco piu di ventiquattro miglia da Sibenico, e iutorno a nove dal vero Trau. G i o v a N-Ni LuciOjil celebre ScriitoreTraurino, credette chfl in quel fito foffe anticamente il Prx/or/uw della Ta* vola di Peutingero. Io non vorrei attribuire » Romani una cos'i cattiva fcelta di luogo , e lui cos^ cattivo modo di fabbricare . II fito e per tutti i vC^ infelice, fuor di mano , feiiza porto , fenza campaS"^ coltivabile; il fabbncato h rozzifllmo, fenza im indizio di pietra riquadrata all' ufo del la buona Architettura Romana . Le muraglie rovinofa , che portano il nome (li Triu vccchio , fembrano piiittofto refidui di qual-che vafta abitazione privata , che di paefe anche me-fliocremente abitato ; elleno fbno compose di pietrame irregolare tolto dal aionce contiguo. Jl pavimento , che in alcim luogo v[ fi conferva, era di battuto groITolano , ma legato con un cemento tenaclfTuno, che refifk tuttora al tempo , ed al mare, lo pcaderei a creder quefte rovine Greche de' balTi tempi anzicche Romans; e una fpezle di Cappella, che vi fi confcrva ancora riconofcibile , me ne accrelcc il fofpetto. In tutta la vicinanza di qnefto luogo defola-to, non v' k Ifcriziotie di forte alciina , non una pie-tra lavorata , non un pczzolino di Mofaico, non una fcheggia di marmo nobile , cofe che pur fi trovano fempre in poca, o in moha quantity dove i Romani abitarono. La pietra, che forma il cattivo lido di Trau vec-chio, e plena di Corpi marini Bftolofi di quelle medefi. nie rpezie , ch'io b olTervato nell'Hole del Canal di 2,ara, e che fi trovano frequcntiirimamente nelle Coronate. §, 2. Di BojßgUna ^ e d?lla, Pcnijo/a Uli de ^ Poche miglia oltre la dcfcritte rovine trovafi il ca-fale di Vinifchie vicmo al Porto Mandela, dove in aU tempi fu fcavata una mmera di Pilfasfalto, della nella Biblioteca d'uno de* quali fu rinvenuto il celebre Codica di Pet r Oni o col Frammento della cena diTrimalcione . Di queftoCodi-■ce, che lo Spon U potiito vedere del mdclxxv, non ni'e riufcito di trovare alcuni traccia. Goriolano CiPPicoj Marino Statileo,Tranq.uil-lo, e Paolo Andreis fono i piu iiluftri nomi fra Letterati Traurini. Di quefli, e d'ahri io dar6 for-fe in piü opportuna occafione dettagüate niemorie, pro-fittando dell' erudite fatiche del dottiflimo Vefcovo, «he fi occLipa nel raccoglierle ; quando egli, che puö farlo fuperiormente , non le dia al Pubblico per onore tSclla fua Nazione. Plinio facendo breve menzione di Trau, lo di-^^'ngiie dagli altri Itabilimenti Rotnani pella celebritk fuo marmo 4 Tragurium oppi^um liowanomm mar-not um , vitaliano Donati h creduto , che il marmo Tragurienfe degllAntichi fia quello, ch' ^ conofciuto a di noftri forto il noaie di marmo d' Iftria , Q j- i^ovigno . Sara forfe cosi ; ne io ardifco d äffenre francamente il contrario a fronte d'un s\ celebre Uomo . Ma fe il marmo Tragurienfe foffi dito quella ipszi^ di pictra forte volgare , ende in buona par- parte fono compofti i Udi, e i'Kole dell'Iftria, e ciel-la Drilni'izia , i Romani non avrebbono avuto bifogno di trarlo da Trau. I monti vicim a Roma, che doini-nano le Paiutii Pontine fino a Terracma , (ptr lafciar da parte i mediterranei di que' contorni) fono per lo piu corapolti di quclta Jnedelima fpezie di marmo, che io credo di peter chiamare marmo, o pietra forte dell' Apennino , da che Toflatura di quella catena di monti n'e qnafi totalniente comporta. Egli e certo , che con mol t o minore fpefa fe ne pote van o conHurre maffe grandifTune da Terracina a Roma , che daila Dalma-zia. Ne fi puö dire, chc i Romani non concfcetlero le cave del marmo Apennino, e non fapeflero quanti gran pezzi fe ne poteffero trarre . Fra gli altn luoghi, ne' quali apparifcoao i lavori de' Joro tagliapietra , e ilhi-ftre quel pezzo di monte niarmoreo tagliato a piom-bo ill riva del mare appunto preflb Terracina per cxx piedi , a fine di togliere un incomodo paffo alia via Appia . Voi 1' avrete certamente cfaminato da vicino nel paflaggio, che facefte da quella parte, andandovene a Napoli per vÜitare il Vefuvio. S'cglino aveifero poi valuto, per una ftravaganza , che non fi dec attnbui-re a cosi avveduto popolo , avere dalla lontana Pro* vincia un marmo ignobjlifTimo , lion lo avrebbero pre-fo da Trau , ma dalle parti piu orientali della Dal-mazia , e dall' Ifole men lontane , che ne abbondano egualmente , e neile quali v' erano pure ftabilimenii Romani . A tutto qiielb s' aggiunge , che fra le ro-vine di Roma non fi vedono lavori di quefta forte di marmo, trovandofi fempre nelle fabbriche antiche adoperata la pietra forte di Tivoli , chiainata Traver-tino da' marmoraj de' noftri tempi, o il Peperino tolto dai colli vicini alia Gitta ItcfTa , non gih da Pipcrno, ® finalmente il tufo arenofo Viilcanico, che veniva «iai moil' moliti di Marino (a), Necolonnati, rielle icTcamiciature neglii<5rnamenti delle tabbriche antiche oltre i Graniti, i Porficii , ed altri nnarmi vitrefcenti veggcnfi ißreccie calcal-ee'di'varie maccbie , e marmi uniti di var) colori, ed iinpatU provenienti da diverü paefi. Fra queite pietre delia iecontla cUfTe farebbe d' iiopo cercare quel Tra-gurienle , che nobilitava il fuolo nativo. E' probabile che foffe qiiakhe Breccia ben macchiaia, confufa adef-fo''colle Afričane^ da che la fonimita di tutti i monri delta Dalmazia ne danno varie e nobiliflime fpezie. anche mol to verifimlle che del marmo itatuario traef-fero gU Antichi dai contorni di Trail : ma chi ne in-dovinerebbe la cava fen^a riconofcerne la fcoperta dal cafo , o fenza mifurare a palmo a paltno il paefe ? lo feci deile ricerche non del lutto fruttiiofc per tro-vare il marmo falino prelfo a Trau; e v'ebbe chi cer-ch di forprendere la tnia buona fede, moftrandomi una fcheggia di marmo Carrarefe , come toha dal Monte di Sant'Elia, che forge vicino alia Gitta, dove in al-peüre fito veggonfi antiche cave di marmi non affitto volgari, ma ben ancora lontani dalla finezza del Cari' rarefe . Farebbe d' iiopo che il Viaggiatore ufaffe fem-pre deir attenzione , ch'io ufo coftantemente prima di J'fferirc un fatto full'akrui fedc; cioe, ch" egli andafle Ktf/. I/. B fo- E' flraiia cofa che releberrimn W a L L e Ri 0 confonda ilP^-PeHno col Travertino, e nella defcnzione, che da dell' uno , eaell' alfo muflri di non conofcerne bene neiruno.Alla pag, 350,557 della niiova edizione ^77^ del fuo Sirtema mineralogico , egl: fi tiJ;) a ina ^c*^^/ ' ^ aff(=riffe, che il Peperino non 1 una pieua Vulcansca; p r P ed imitezza della, grana la facoltb di ricevere bel pulimento . Non farebbe Ja inigHore pe' lavon di primo rango : nja riufcircbbe opportiiniflima pelle fcol-iture da coUocarfi inj luoghi men nobili , o fuori della portata d'un occhio efarainatore. Certa cofa che gli Antichi ne fecero ufo. Poche Ifcrizioni, e niun refiduo di fabbriche Romane fi e confervato a Traü . Le poco imponanti La-pide di quelta Citth Tono gik ftate piibblicate nelle Col-lezioni , cui gli Amatori ^inno fovente per le mani : e nemmeno tutte quelle, che altrevolte^vi fi trovavano, vi 11 trovano adelfo. 4. JÖe/f If o/a di £ua, L'Ifola di Biia , detta Buhs da Plimi o, ^ per tal modo congiunta colla Citia di Trau , che non mi credo permeffo di fepararnela , quantunque ell' abbia tanta varietk di cofe offervabili , che meriterebbe di formare un articolo a parte . Le numerofe abitazioni raccohe ful lido di Bua, che guarda Trau, poffono de-gnamcnte portare il nome di Borgo ; e formerebbero da fe un confiderabüe paefe, fe la vicinanza della Gitta non le ofcuraffe. Fa per6 d' uopo confeifare , che il Borgo ^ alTai meglio fituato che la Citik medefima» Ne' tempi .della decadenza dell'Inipero chiamavafi jBo^!/» e furono relegati in queft'Ifola parecchi illuftri Uomi-ni caduti in difgrazia della Corte , fra' quali Fiorenzo Maeftro degli Ufizj dali'imperatore Giuliano , Imme- zio da Vaienie , e TEreiico Gioviniano. Fa d'uopo, che che gl'Imperatori Goftantinopoli , o non conofcefle-ro baftevolmenta queiU pretefa Siberia , o voleflero trattare con niolra clcmenza i rele°ati . Egli h certo, che il elitna deli'Ifoia e dolciffifiio, T aria perfetu, T oglio, Tuve, i frutti ecceilenti, il marc vicino abbon-dante dl pefci, il porto vafto, e ficuro. N^ T eftenfio-ne d'efla e unto pLcciola, che un galantiiomo uon vi poteffü pafTeggiare , e cav^lcare a fiio comodo : poi-che I dieci miglia di lunghezzi, e intorno a venti-cinc^ue di circuito, nfe, bsnch^ fia molto elevata, pu^ chiamarfi afpra. Vedeii nella Borgata di Bua una Palma dattilifera nata-vi quarantair^ anni lono, che Ita fempre efpofta ai can-giameau deli'aria, e da died anni in quk non manca mai di produrre abbondanriflima copia di Datteri. Qwe-fti noa fono per vero dire delU pii perfetta qualita; fono perö mangiabili ad onta d'im pb d'afprctto , che mengono forfe dali' eifere la Palma im poco troppo ab-bandonata aU'intemperie dell'Inverno , chs per quanto fia dolce full' Ifola d i Bua , e per6 fempre piu rigido, che Tiovernate de luoghi nativi delle Palme in Africa, e in Afia . Forfe in confeguenza del non aver un ma-fchio vicmo, che la fecondi, la Palma di Bua produce I^atteri privi di nocciuolo . In luogo di elfo ^nno una l^vitk, le di ciii pareti lono nn poco piii refiftenti che 'I refto delta polpa. E'probabile, che feil propnetano quelta Palma a faceffe coprire nel tempo d'lnver- i Datteri ch'ell,» produce foflfero piii dolci. Varj itnpafti di marmo , e di pietra dolce io b in-contraco fu qudV Ifola, e molti piu m trovirebbe chi avelTi da f^rvi replicate offervaziont . V'a del martno burico comune da fabbrica di palla Klriana > rigido, madrofo, che fche-g.afi come le lelci ; v'U del marmo UaiiQolo tegohre delb Itelfa natura , nella fuperficie B 2 del tlel quale veggonfi fpefTo impreffioni o protuberanze Corpi inarioi .petrificati. Vi domina il marmo LenticbU-^ rp cli non fempre uguale durezza ; vi fi trovano vetiffi di pietra doke calcarea trattabile dalio fcali>ello, e ere-» te nlVodate, e griippi di fpati ftalaomitici ^ che da" no-flri fcälpellini fono conoiduti focto'l nome ci'Alabjftri fioriti v Selci di piti colon , e d'incolbntiirime forme ß veggono prefe nel marmo , ed erranti nelia terra .fchi' itofa, che divide in- alcun luogo t filoni petrofr, e clr-condate fgvente d'aggregati di Corpi marini lapidef^iiti . Non trovai verificata dal fatto in queit' Ifola , ne in verun altro luogo della D^lmazia, dove le feici s'in-contrano prefe negli flrati di marmo , 1' aflerzione del Signer di Reaumur, che dell'origins loro fcriven-do nelle Mcmorie dell'Accademia difle, " che le foca-jj je afiettano per h forte di roiondjtk.''Elleno trovanfi a Bua per h ■ angolole irrcgolariflimamen-tc , colle faccie piane , a grofU pczzi , interrompendo vifibilinente la continuita del marmo. Sembrano a chi le vcde cadute dall'alto per qualüvoglia accidcnte , e fenza fofferire akuna fluitazione fepolte dal proprio pe-fo nella fanghiglia marina, che poi tollandar degl| anni raflbdofli in marmo fott'acqua, indi col girar di piu (ecoli re(^6 all'afciutto , e foffn tiittc quelle rivo-iuzioni , che fono necelTarie perche vengano Iqiiarciati gli ftrati continui ^ reltino divifi i mont"! , e ne fiano trafporrate le membra fminuzzare in ghiaji, ed arena t e perche finalmente n« rimangano ifulate le parti coU introdiiziona di lontani ntari i Hutti de'quali perco-tendo impctiiofamente le radiei delle niiove ifole fcon^' pongano , e corrodano a poco a poco il lungo lavoff' d'acqne piii antiche . Le felci di Biia , e afi'di coi^i^' nemente quelle di tutta la Provincia , che trovanfi polte iie'monti marmorei, portano ccs'i chiari IS" fepärazione da una mnlTa co uiaua , ch' lo farei tenra-to tli credere ii fi^no It.icc.ite da ftrati moito ellefi di 'iVHiti , che piü non eliitono : qiiantunqus il celebre ^atiiralilti (opra noimnato fcriva che le focaji mai non n trnvano (;lif,)oll-e a Itrati . A queHa congattura ^'"li tlh cota 'sio il ricfudariiii d'avcr perfonalmenc<; of-icrvaro , e'i tiovare minui.iinente defcritto ne imei Ode-Porici uno (tr,no d i focaja verde, che vedefi actraverfa-orizzontaimente le materie vulcaniche d'una delle ifo-^te colline di Montegalda, fra Padova, c Vicenza, det-^^ il Monte-lungo. O' pol cento volte avuto lotto gli o^chi felci nere difpofte ä flrati tie' colli Eug.mei , e colh Ipezialmente dove fono formati cli quelU i'pezie di P'etra calcarea bianca, fciHile, piena di dendroirtorfi pi« ritkofi , che fra noi chiamafi .S'cag/U , e pel relto d' Italia viene coinunemente decta A//>e>cfi' . lo fo d' aVer anche veduto fülle fpiaggie di Manfredonia in pro-digiofa quantita i ciottoli di focaja fluitati , erranti; e died migiia piu .addentro , al paffo del Caidelaro, <^iottoli di focaja fcantoiiati, coU'eiterna corteccia can* ^'da, prefi in una fpezie di fragiltfTimo tufo marino compoito di Madrepore, e frantumi di Tellacei perrifi-'^ati . Ma ne i ciottoli di Manfredonia, nc qiiei della ^oUinetta aggiaceptc al Candelaro fono nativi de'luo-, dove attualoiente fi trovano, anzi manHMtamence Itati portati d'altronde. t)a qiteiti fatti io mi credo concefiTo il d>rirto di ri. ^ocare in dubbio 1'univerfalit^ delLi dottrina del Lj n-^EO: ^/fx nafcituY in montium crctaccovurn rtm/s , utl 'i^'^'r^Zhtn in yimis fa?:onm [a), Ne quiiuli Ihmo, che al Li«t,, «1 dottiffitno Naturalifta rimprovero dMnefattezza fi deg-f^ia fare ; egli avrebbe fcritto altrimenti , fe nelie no-ih-e ccntrade meridionali avefle viaggiato , o da''nollri OfTervatori nvcffe riceviito notizie. Se'1 trovarfi le felci fovente difporte a flrati prova che il Sig. de Reaumur non avea ragtcne di dire , che per lo piii fono errami , la frequenza poi grandiffima de'ciotiolj filicei erranti, e divenuti probabilmente tali dopo d' efferfi fciolti dal cemento de^ marmi brecciati, prova che ii Sig. linne o \ tutti i tor[i nel prefcriver loro t af-loluta legge di jiafcere ndle fenditure de'n:iO'nti creta-cei . lo b piti volte trovato le felci nell'atto per cos'i dire del pafläggio dailo flato calcareo al filiceo ; ed in pnicolarc re o freqiuenteniente incontrato di ravvolte nelle n aierie Vukaniche . M'e anche vcDUto fatto-di difporre in ferie i varj gratii di quefto palTaggio, ed ö avuto la contpiacerza di farli vedere a inohi dotti Amici noftri. Le focaje di Bua prefe dcI marmo fono a kuna volta circondate da una crofta ocracea poco piii groffa di mezza linea; aicun'altre fooo macchiate di ruggine, c talora finalmente, quando fono erranti nella creta , o ne'frantumi di Corpi marini inegualmente petrefatd , affettano una forte di rotondit^a . Ve ,n"anno di ramo-fe, di cilindnche, di glcbofe , e fatte a foggia di pero : ma quelle figure fono apche ccmuoi a molti pezzi di pietra non filicea , che re'medefimi luoghi fi trova-, no ad un tratto infieme colie foca/e, e al di fuori ma-lagevolmente fi ponno da effe diftinguere . Uoa foca;^ cilindrico-ftiacciata, ch'io 6 facto pulire , e tutta com-penetrata di vene dl fpato calcareo criftallizzato, che circondano piccioli rltagli di ielce ripieni di minuti corpicelli marini del genere dellc Frunientarie, Quefto pezzo t de' piü at t i a far girare il capo a chi fi iufi"^' gaffs p "T • ! ■ »«s fr. - • . f , • ------ : -"i.: •• i>» t-Jf t - • f - ■ -J v • % " - h" • ^ " . * . - • -»/ ' " 'T" ' ^ ' tj -TT' " t4:> -- »^j - I:!' ^ - .-v ^ ■. i-. '> -f ■••Sif'- A. v.;- L . ■\> - . < * : - 't ^{Tc di veder netto nella formazione delle felci. Con-fefla Hen c k el tiellafua Pirltologia^ dopo d' averne parlato a lungo, eh'ella e inintelligibile (ij), y. Miner a di PiJfasfaUa , La curiofit^ foflTile di Biia, , che merita a tnlo credere inaggior aitenzione di tutte T altre , fi i ia mi-Hera dl Pjffasfalco- lo mi arrifchio a chiamarla minera con non affdtto proprio vocabolo, per non dirla piut-tollo fonte, che parrebbe ancora piii ftrana denomina» zione . In due Promontorj dividefi T Ifola di' Bua fra Ponente, e Tramontana , Tun de'quali guarda i'Ifola di Soka , Taltro prohingaft rimpetto a Traij , Pa d' üopo varcare la fommiik dt queft'ultlnio , che non ^ largo mezzo miglio , difceadendo a dritta linea verfo ll mare per comdurfi ad una buca alTai nota agli abi-tatori . Quefta k poco piu di dodici piedi d'apeitura, e dal di lei fondo s'alza a perpendicolo oitre venticin-que piedi il vivo degli ftrati marmorei, fu de'quali po-iano i maffi irregolari , che fervono di circondario alia «ima del monte. 11 luogo m'e fembrato cosi degno d'offervazione, io r6 fatto difegoare (Tav.viii ^ - La buca AAA ^ fcavata in uno itrato irregolare di terra argillacea ara-^ofa ora biancaftra , ora traente al verde , era mezzo P®trificata , piena di Niimmali xleila miggior grandezza di def'fr Collczlone del N. U. f. Gi a C 0 m O Mö r o si nf, ve' f"^ altre molie pregevoli ciiriofiti fofTili, una Tavoletta di Diaf-iV di Recoaro, prefTo alia fonte delle Acidule , in ® Pietra, e i j[V)fcj delle TerebrattrJe, e Gnüti , ch« oLin ' ^ fiiicea; T interno poi del detti Corpi marini e ri- P>e„o d una crtßallizzaaione «tcarea . J 6 ' DEL e O hI T'A D O di Lenticolari , e frantumi , con qualche ramlcello di Madrepora, e non di raro di quelle Serpole lomhricaii^ che dal Gesnero fon detre Coynci d'' Ammone htAn^. che ^ ni'ntme^ ec. Ii rn,)iro ß e caduto dall'alto, e gia-ce ifolarn . L'efcavazione praticata da qiialche poveruo' ino «ella materia piü arrendevole , s'interna alcun po-co fotro l'eitreaiita CG dello ürato DD. Quefti e fe-parato per la linea EE dalio Itrato FF, clV e di rnarmo forte vol^are con t^orpi marini, fenza focaje* II fuperiore G G e dl pietra forte lenticolare ^ e fe-minato di focajc , piene effe pure di Lenricolari . H mailb H non moftra al di fnori le divifioni de' fuoi flrati , e trafuda minute gocciole di Piflasfalto , chs non fono quad olTervabili. Ben lo (ono le lagrime Iii della ftefla inaterja, che colano dalle feflure, e fcrepo-li dello rtraio biancaitro DD. Eileno ufano d'ufurne piu abbondevolmente allor quando il Sole percuoie qne marmi nelle ore calde del giorno. Querto Piffasfalto c della piü perfetta qiialita (a) nero , e hicente qiianto jl Bitume Giudaico , puriffimo , odorofo , tenace ; egü efce come liquefatto , e arrendevole per raflbdarfi pol in grofife gocciole al tramontare del hole . Rompeii-do molte di quefte gocciole ful Uiogo , io 6 trovato che quafi ognuna di effe a una cavita interna rjpien» d'acqua limpididima. La maggior larghezza delle lagrime , ch' io abbi'a veduta , fi e di due pollici Parigini , la comune di mez" 20 pollice, Gli fcrepoli , e fenditure del marmo, d'ond® trafuda la Pece bituminofa , hnno al piu la larghezza dJ una linea; per la maggior parte pero fono com iinp«""' cet- (rt) Bitumen fubfmbile pit tum, Linn, S^ß. J^of. tettibili j che fenza la Pece medefima, da cui fono an-nerite , non fi potrebbono per alcun modo ad occhio nudo dlftinguere . D^ll'anguftia delle vie forfe dee in parte ripeterfi la fcarfezza del PiffasfaUo, che gerne da quelle rupi. lo 6 retro moltl, e molti pezzi di quella pietra forte calcarea : e vi ö coRantcmente trovato dentro mac-chie nere di Pece Uicida , che Unno talvolta comuni-cazione cogli fcrepoli efteriori , e talvolta fono come laglietti ifoiati, (eoza iifcita da verima parte. Mi par-Ve ful fatto s'avelTe quindi motivo di fofpettare , che la Pece preefiftefTe al raffodamento della terra calcarea in pieira di quell' antico fondo marino j ch' e certa-meme faccenda di qualche antichit^. La parte fuperiore del colle 6 mannorea , e quafi liuda di terreno ; alberi non vi allignano , ne fenza gran foccorfi deli' arte vi potrebbono allignare . Chi mi faprU dire d'onde colH fia venuta, e come al percuo-tere de' raggi folari in que dir upi fciolgafi , e trafudi ia Pece di gik cotta, e annerita ? Qual rimotiiTimo in-cendio di felve , 0 qvial Viilcano la produffe? Ed in ^iial diftanza prodigiofa di tempi , e differenza di cir-^^oftanze? E come v'entra queli'acqua , che Tacconfi-P^gaa fedelraente anche ne' tempi di nuggior aridez-^^ ■ Vjen' ella dagli alti monti del Continente paffando P^r di fotto al canal di Mare, che divide 1' Ifola di ßua da Trau ? E in quefto cafo > come pu6 afcender« attraverfo i compattifTimi ftrati di inarmo' , onde T fleffa ^ compofta? Si potrebbe penfare , che l'ar» ^el Sole reiidefle que' maffi atti ad attraerla dal mat-a .. _ i . - firfua ' luogo fotto d' effi s in-r iiaeliro in queftc oTcure materie, a decide- I^öA /r. ^ ^ finita 1 aiLuu iuu^u iuinj u tuL 3 lu- lo no ^ ^^ qi'alclie fohte ben profondamente fepolta ^ -L appiglio a verun partico , e lafcio a Voi, ... -n-ure materie, a decide- G re re d'ond'ella veoga.. In varj aitril luogiii ). 6. LeIIc P at die nytlcolatc , Fra i molti viventi marini , che fi pefcano nel Porto di Biia, anzi lungo il fuo lido ch' i tutto ingom-bro di mafii rovinati dalT alto , meritano particolar de-fcrizlone due fpezie di Pacelle bislunghe, articolate, det- G 2 te (.1) „ Miimtahi , o fn Mumla nativa Perfiana. Efce da una du« ra riipe in pochifVima qvuntita. E' un fiigo hitiimlaofo , ch« tra. fuJa dalla peuofa fuperficie del monte , fomigliatue neirafpetto alia brmta pece de" calzobj, come anche nel colore, nella denfi-'> th, e nella dvutilita . Qiiando h ancor adereate alia fua rupe rie-u fee men foUdo; prende ibrma col calor delle mani ; gode d' eder "nito ail'oglio, rlfpmge I'acqiu; i effatto privy ci' cdare , e fimt-« liflimo nella foftanza alia Mumia E^izuna . P9fto fu 1 Carboiii » accefi, da im odore di zolfo, temperato uii cotal poco dall'odore di Nafta, lion difpiacevole.... V inno due varieta di quefta Mii'' inia; I'una č la primaria lubilitata dalla fua fcarfezza , e dall'at-'t tivita fomma... Il luogo n.itivo della Mumia pnmaria , i rimo-» tilTitno daU'acretra degli uoiiiliii, da* kioghi abitatidalle fontt d " ^fqni, nella I'rovincia di Diraab . Trovafi in una caverna angii-" 1 nan pl^i profonda di due braccia , fcavata a guifa di pozzo y malTo. alle raJici d'uno fcofcefo monte del Caiicafo.*' Kemp-Vtrf. mia f ^^ (lefcrieione corrifponde peifettamente al PiiTasfalto, o Mu' I diBaa, e folo difcorJa pella privazLoiie d'odore, che par etTer totale nella Miimia Perfiana. * ^occqne Mufeo ill Fißca, tc, p. 161.' te Bahufche da que'Pefcatori, che fembrano e{T«re fiate mal clilbiite finora, e peggio figurate dagU Scrittori di Storia Naturale Marina , e fegnatamente t^al RuM-fio, e dal Ginanni, i'uno de'quali Limaci mxri' ne,, r altro Patc//e tejUidmate le nomirjo. Qiieflo Teftaceo e d'una ffruitura cosi elegante, che mj e fembrato meritare d'efler piu accuratametite figu-rato. La Figura A della Tav. ix. rapprefsnta la Patella cosi diftefa, come fuole naturalmente ftarfi attaccata alia fuperficie pisna de faffi, ^ o d'altra cofa fott'acqua». Ella e compofla d'otto pezzi accavallati, come le iqua-me de'pefci , e legati infieme da foni tendini , col mezzo de'qiiali I'animale fi fa lungo camininando trc e quattro Jinee piu , ch' ei non e quando fta fermo . A quefb difteniione s'accomoda anche Torlo coriaceo, che vediiro coll'ccchio armato , dalla parte , che s'at-tacca alle pietre, e tutto teffuio di papille nervofe cor-rifpondenti peravvetnura ad altrettante protuberanze del-la fuperficie efterna. (Quelle papille gemono una foflanza glutinofa, che ferve a iermare I'animale tenacilTimamente ra,dov'ei s'attac-ca . Depo d' eflere f^ata diftaccata a forza due , o trc volte la befliuola refta priva de'modi dl riappiccarfi , e fi lafcia andare a corpo morto per nnolte ore, linch^ fi rien:ipiano di nuovo i ferbatoj del fuo glutmc ; alio-ra ella fi riniette col ventre in gib . Quaiulo quello animaluccio cammina non nioflra pnnro il grugno ; ira va fempre coperto daU'orlo coriaceo » che fi muo-ve tutto ad un tempo col meccanlfmo della diflenfio-ne, e prolungazione delle papille fuddette, che gli fer-vono di gamlje . Efaminando il corpo della Patella at-tjcolata viva, io non le ö veduto nel piede (che fitni" Je a quello della Patella volgare fteadefi per tutta I® fua lunghezza) verun orgatio dirtiiuo forfe la progr^f" fione flone di quella fuok callofa dipenda dai movimenti aelle papilie deli' orlo coriaceo . La bocca c fomigUan-a quella dell'altre Patelle , ma T interna ftruttura ancora piii fetnplice ; non vedendovifi altro , che un 'acco dalla bocca aU'ano. Gli efcrementi dell'aninialetto fono piccioli granelii-cilindrici, e prendono quefta figura prima d'affacciar-ß air orificio ; fovente il facco acceniiaio fe ne trova ^'pieno. Sono di lui cibo minuti vermicelli marini , e piu frequentemente la foftanzi gelatinofa di varie fpe-di Polipi, che fi propagano fu le pietre fommerfe "el mare. Q^iiantunque la Patella articolata mai non fi '^''ovi cos'j vicino al lido, che la baffa marca poffa la-'ciarla fuor d'acqua, eU'ama perö I'aria, e lo raoftra con fingolar precifione . lo ne 6 tenuto parecchie in piccioli platte)ii ripieni d'acqua marina per averle co-mode alle Lenti. Sravano quatte fott'acqua fino a tan-to , che io faceva romore nella Ihnza ; ma tofto che Jo ne ufciva, o mi ftava zitto per qiialchc minuto, el-leno fi moveano direttamente verfo gli orli , e appena l^ntivano mancarfi I'acqua , alzavano or da una , or ^^H'altra parte il Icmbo coriaceo , quafi fiutando I'aria ^^^^ piacerc , e finaloiente 0 rannicchiace di fianco ar-mezzo all'afciutto , c mezzo in molle , o 11 trafcinavano fiil taglio efteriore del piattellino , dove fi ^•"mavano follevando un lato del tutto , perche I'a-Potelle infinuarfi di fotto al loro ventre raggrinza-eflremit'a anteriore , rapprefentata dalla Fig. B "^olco pi^j grande del naturale, e aflTai difference dalla ^""lore, Fig. G, quantunque al primo giiardarla nell' ver^h intero fembri della ftefia ftruttura . Le fei iemb ^^ mezzo , Fig. D , fono tutte fimili ; ed il fr« la circonda, Viiluco fotto'l Microfcopio, of- uperficie globulofA moftrata da un picciolo rita. glio glio dl elTo nclla Fi^. E . Ufano di pi.rntar abitazlone ful «^uf^io t-li quelk Patella varie fpezic di Polipetti mi-nutiflimr, e vi fabbricano panicolarmenttJ le cafa loro cjuelli cleH'Efcare. VI fono frequsnti i fifoncoli tefta-cei di Vermi, c non di raro fe ne trovano d'affaiele-gantemente girati on ifpirale, e fifciati, come fi vedo-no efpreni nella vera loro grandezza dalle Fig. F, G. Hj e accrefciuti fotto '1 vetro nelle Fig. G, H, I. II colore del gufcio delle Parelle e vario non folamen-te da un individuo all'altro, ma ahres'i da una vertebra air altra . Ve n';nino di grigle, di verdaftre,. di gialle j dl nere; e taluna U reltremlta d' im colore, e le vertebre d'un altro , o una vertebra rofla^ el refto tutto puntaggiato. lo^ ne coniervo un efemplare, che ^ le due cfiremit'a, e Ja meta della prima vertebra tinta-di nero , col rimanente verde. 11 Signer L'iKNEO metle quefta fpezie fra i Chitcni al VH. L'altra fpezie di Patella rapprefentata dalla Fig. K-e poco comune nelle acque di Bua ,, ed ama piu tofto-i londi limaccioO conic qrelli del Vallone Slofella . 3o Ja chiamerei lUtella aititciata ^ cvtefimjo-tcßacea y Ac'ortia di fcciht . NeIJa ftruttura interiore e finiile alU prima fpezie nelTtfteriore a di molcv^ differenze . U iuo orlo pill cotennofo che coriaceo , tigrato di nero ful grigio, feininato di peli , termina tutto ali'intorno in piccioli pennellini ftiacciati , ed acuri . 11 nuniero delie vertebre t lo fteffo i nia fra T una , e 1' altra s' infinua efteriorniente li ioftanza cotennofa deiU orlo» formando nelle conneflioni d i efTe vertebre airre tcanrS' piramidi, che vanno a combaciarfi negli apici. Le vef' tebre medelime , Fig. L , Vnno T arcuazione piu ac^' ta , e la loro parte teflacea e coperta d' un epidcrf"^ punteggiato di picciohfTimi circoleiti , che corrifpondono efaitamente nella Fjg. M, N a quella del gi^ defcri^^''^ Fig- T. JI. TaxnlX. p. a.1. 4 H VI »G a- 1 • J»—" J" f. ■ r ^ v r - ^ .'^i-'i - m : . - ■ - : 'TRS' ' > • »• • • ••• . -fA. • • . . . . ■ • 'fruirthMffr" - - D I T R A U . 23 Fig.' E . La mafTinia differenza poi , che caratterizza qufifta-- feconda fpezie , coafirte in dieciotto fiocchetti ^rgentei, che l'adornano , comporti cii filamenti fimiU ^li' Amianto. Sorgono qiiefti alia congiimzione delle vertebre , e fervono quafi di bafe alle piramidi cocen-nofe, ^he -vi s'infinuano . Egliiio dovrebbono a queflo modo efifere lolamente fedici , dacche d' octo foli pezzi -e compofta la fpoglia della Patella articolata : ma ve n'anno due uü po'pin piccloii degli altri alia eftremit^ anteriore. La Figura O rapprefeuta ingrandita da fefta parte d'uno di que'fiocchi, e la colonnetta efagona P nioGra uno de'filamenti veduto con vetro plü aciito . Non faprei indovinare", che ufo ne faccia TanimaleN to. II Sig. Linneo defcive quefto Teftaceo , cui fa abitan-ie d^lle cofte di Barberia, al num. ,iv. -de'Ghito-rii . La di lui clefcrizionc perö non da un'idea bafte-volniente precifa della flruttura delfanimale; e contic-ne qualche inefattezza intorno al numero, e .difpofizio-ne deVfiocclii , al colore della fpoglia , all'.arcuazio-ne , ec. (0),. Una fpezie rarilTima di Chiton fafcicolare da fei fo-le anicolazioni 6 trovato nell'efaminare minutamente la mia Collezione ritornato dal Viaggio, ed e la con. traffegnatä dalla lettera Q_. In piii d' un cenünajo di Chitoni ottovalvi raccolti con molta fatica non 6 potu-'to rinvenirne, che un folo efcmplare. Un' '(") Chiton teßa oBova'vi , corpore ai valvus utrinqui fafcU tulato. ( iiobhct Batbarla, hvitsr earinata^ Faf^cuü phrum ^ J""* ^ Juxta teßarum latera corpori inßem . Linn, Syß- 24 b E L C o N T A D o Un infinu^ d'altri curiofi viventi propaganfi re'pic-cioli feni del Porio di Bua, fra'quali non v'k dubbio, che molti riufcirebbono niiovi ai Naturalifti : ma lun-ghe diligenze richiedonfi per offervarii ne'varj loro fta-ti; lunghe ftazioni, per difcoprirne I'lndoli, e le qua* lita differenti ; lunghi efami di Libri non ovvj , e di CoHezioni farraginofe per aflicnrarfi , che neffiino de* gli Scrittori di Storia Naturale Marina n'abbia parla-to. lo 6 sbozzato la Storia di parecchi: ma non la da-rh f fe non quando mi fia riufcito di perfezionarla, 7. De/ Utorale dt Traii vnfo Spa/atro ^ e della piety a di Milo. II lltorale di Trau verfo Levante c piü cokivato che fpaziofo. Egli ftendefi apple d'alti monti , c quafi mai arriva alia larghezza d' uo miglio e mezzo fra la pianura, e'i pendio coltivabile. Due miglia lontano dalla Ciuli forge dalle radici del monte Cavhan un confiderabile capo d' acqua, che non ignobile fiumicello formerebbe fe aveffe piu lungo cor-fo, e noQ fi perdelTe appena iifcito dalle fotterranee ca-verne nel padule falfo, che fa un po' di torto ali'aria, cui refpirano i Traurini. 1 mafli fconvolti, da'qnali efcc quefta gran fönte di fotto in sli , fono d i pietra fori« Lenticolare ; la parte media del monte e di terra af-gillofa biancaftro-azzurrogtaola, ora piü^ ora meno raflb' data ; la fommitk di marmo volgare biancallro , di Brecciato , o di Lenticolare incoftantemente j come pui arguire dalle ghiaje , che fcendono pe'rigagni e-ventiiali dcU'acque piovane , e pe'rufcelli perenni, d» parecchi de quali h irrigate quel deliziofo licorale. Otto macinc girano in que'Mulini , moffe da ruot« orizzontali co' raggi fatti a foggia di ciicchiaj fecondo i' ufanza comune a qiiafi tutta la Dalmazia . In qucfto luo' D I T R A.t'. 15 luogö per Ii prima volta' ö veclüto ufarc le inar.iiie compofte di moiti pezzi di pietra di iMilo , ch' io non Gonofceva per lo innanzi , cosV chianiata daU'iIfoIa di ^iißfto. nonie nell'Arcipelago.i Non crederei agevolmea-te che Llj Ifola avefle; tratto iL nome dall' ufo del-lai pietra («): imperocchž Mifxöf non lyiSA:»? fu dagli An-tichi chiamata . Quaii^tutti i Mulini della Provincia fanno ufo, d i quefta torte di macine, prefercndcle alle mole pefanti di macigno, perche glrano piu. velocemente j eflendo affai piu leggiare', e per confeguenza danno mol-to lavoro in poco tempo. Jt -L'efame della pietra di Milo m'^ chiäritd , che da quefto äpparente' vantaggio deono veninie dei daniü ^eali cjuefta" fpezie di pietra bianc.%i, caveraofaj -leggierifllma cii pefo in proporzione della fiia mole. Nelle fue cellule irregolari par che fi fcuopra a pri-nia vifta- ilj.ilavoro d' un acqui ftillatizia , e che per con'feguenza .deva riporfi fra i Pori acquei : ma con-frontaca colle pomici nere fpungor« , e pefanti de'Vul-canl antichi fomiglia ad effe nella teflitura .jiioltif-fimo . Nel girare rapidamente fi coofuma , e mefcola le fue particelle vitree angolofe cblla farina., ^^ rende il pane arenofo , e dee produrre alia lunga pef-fimi effetti ne' corpi nmani . Per fare 1' iifo, miglio-della pietra di Milo , farebbe da a'doperarla nella <^oftruzione delle volte, ad imitazione dc' Pompejefi , Vo/. II. D che CdisTOFORo C RI SO NI 0', AlUore d' uii Ifokario ijif,.fig., .Che f, conferva nelia ßiWiytee^l.de' Cw: DiiAOAMtcu Ver AN- ^ J a S.benico, afftrifce, che 1' If h a,tratto il nwiC daija. p.elrc. jl^odice oioflra df eflere ft^to ,fc/itto verfo In fine t!el xv fecolo'. ewff' * ° N «O nel corpo dt queR^Oprra , 'dke d'.,veriie (ci;i[io u^ a'««! ctp eilamence peli-Kola di Oeta. de.'prfiSipJi^i d^l qiielto Autore, ch'io credo iiied;to, h del merito, . 5 5 UEL CONTADÖ che formavano le loro colle pomici nere del Vefu* vio . Ella h leggiera piü, che qualutique altra Tpezie di pictra , o tufo ^ e tjuindi peferebbe poco fülle mu-raglie lacerali ; ^ attiiTima ad abbracciare Ü cemsH-to pelle frequent! fiie cavicH ; n^ teme punto 1' ifl* giurie deU' aria , o del faifo , che alia lunga confa* mano ogni forte di inarmo, e di pieira cotta, effendo compofla di aiometti criftallini flretcamente iinitifi per formarla (d). Oltre i Mulini di Traii (lendefi per fino alle antiche rovine deila CittU di Salona la deliziofa fpiaogia de' Caftelli, la di cui ameoitk e ßata da tutti gli Scnttori Helle cofe Illiriche meritevolmente celebrata. Alcuno di quefti Caftelli h fabbricato dov' era il Sic/rx della Peu-dngeriana, e probabilmente il Sicem di Plinio^ nel qual luogo Claudio inand6 i fuoi Veterani. Le viti, e gli ulivi vi fono cosi ben coltivati, che da quefto brave tratto d' angufli campagaa fi trae la maggior parte de'tredici mille barili di fquifito oglio» e de' cinquanti mille d'ottimo vino, che (per quanto mi fu detto, e fcritto) formano la rendita media di queftt due generi nel Territorio di Trau . Il litorale de' Callelli , di an-che buona provvifione di mandorle, trecento mille Iibre di fichi, e qiialche poco di grano , che non e perö il piü ricco prodotto di queftc con t rade L'interno del Ter. C«) Petrosilex apacus , variis fortiwin«Iis inordinate di/l'^' üus. Wall, Tumete ftixifarmh ^ dnereus. Linn. 182- 6. La pietra di Milo bimca, leggierifflma , f mbra noti fia individw®' tamente conofciuta da'Naturalifti Oltramontani; le convengono pe""® le due definiisioni generali del Walle Rio, e del Lthneo. B"' m ARE la conofce meglio d'ogni altro; ma lachiama poi Carie'j con iftraniffima denominazione ben piü Poetica che neralogica. Territorio , ch« k quafi ccnto miglia di circuito nel Continents, produce fcarfifTima quantita di vino, e for-fe niente d'oglio; le greggie, che vi pafcolano, danno »nfieme con quelle dell' Ifole foggette alia medefima Giurifdizione intorno a quattrocento nulla libre di cacio, ^ lane in proporzlone. La popolazionc di quefio Paefe, e d'intorno a venti mille abitanii («). 8. 'Dcgl' Infetti nocivt. Molti infetti congliirano ai danni d' ogni forta di produzioni campeftri fotto quella dolce temperatura; e raro avviene , che il rigore del Verno ne fpenga, o diminuifca univerfalmente le fpezie per vantaggio co-ßiune. 11 piu fatale fi ^ il I'unteruolo dagli abiranti det-to rnagnacoz. . Ohre a quell i , che vi veno a fpefe de' frutn della terra , ve n' inno di nemici a^U animali, ed all' uomo particolarmente. Una fpezie di Tarantola fimilifiTima a quella di Calabria, e di Puglia v'^ cono-fciuta ibtto il nome di Pauk, comiine a tutti i Ragni, neiridioma Illirico. i contadini , che nella ftagione ardente deggiono agire in campagna , fono frequente-niente foggetti al morfo di qiiefto brutto infetto, co-anche a quelle del Ragno variegato, di corte gam-conofciuto in Corfica lotto il nome di Malmignat-II rimedio, cui ufano per calmare a poco a poco, « far poi ceflare del tutto i dolori prodotti dal vele-^^ del PauK, fi ^ il «lettere gli amnialati a federe fu Di d' una vid g'ulo , e nfceffarlo il dichiarare , che i dettagli indi- fiat"^" prodotti , e pjpilazione del Contado di Traü , mi fono / ">''merne comuiiicari per ifcritw dal Signor Pietro Notre not Gsntiluo^o di quella CitU , iiifieme con moUe al- d'una fune non tefa , ben raccomandata da' due capi alle travi, e ;dondolarveli'per, ,cinque j o fei ere; riniž-dio analogo'^atla danza de' Taraniolati Puglieü. Quefti PauK di Dalmazia fono irfuti, e tigrati come le Ta* rantoie del Regno, e anno folamente talvolra qualchs varieta ne'colori; del refto eglino fono d'indole egiial-inenre fiera , ed aitdace . lo conofco moko quefta razza di bsfliitole malefiche, perche in moUi luoghi 6 avüto V opportunita di fiii-diarie , e ne ri anche nodrito alcuna volta per qiialche tempo ne'vetri, Voi ne avrete veduto preffo il N. U. r. G I A C O M o M o R o s I N I una , ch' io b portata di Manfredonia , pochi anni fono , e che viffe molti meß a Venezia pafciuta di mofche j malgrado alla djfferenza del dima . Aggradite, dolciflimo Amico , in qiiefta lunga Lett era un pegno della mia coftantiflima ftima , e tene-rezza per Voi; e Te agli fliid) voftri potete nibar qual-che ora di iratto in tratto, fcrivete anche da codefte riniote contrade ad un uomo, che v'amera fempre , e non cefiera di dolerfi della iortuna , che gli a fatro avere una Patria cosi lontana da quella , cui le virtu, e'l Taper voftro refero illnftre fra noi. A SUA ■ v ■ : ■ ' J} .Vi 2 p S 4.SuU ECCEL LE NZA f L SIG J\i6 R ,. GIOVANNI STRANGE Ministroj;,Bui t a,n n ic o ? e, e s s o la Serenissima,,Repub.blica Venezia, ^embro della Societa' Reale di Londra, e d'altre celeeri Acgademie d' Europa, ec. DeJ Contado di Spa/atre. IL Commercio di notizie, che da parecchi anni vi fiete def^nato di ftabilir meco, vi farelibe avere un diritto fu le OHervazioni, ch'io b fatto pella Dalmazia, !e ani miei primi paflTi in quel Regno non ü foffero fatti in confeguenza deH'Amicizia, e bontU voftra per me. Ma ^vendo io intieratnente a Voil'onore, e'i vantaggio d' ^ycr accompagnato in quel Regno il dottiffimo, ed ama-^^»fiinio Mylord HeRvey, Vefcovo di Londonderry^ ^ continuazione della di cui preziofa Amicizia h uno fti-^^"»olo fempre prefente alla mia gratitudlne , crederei di niancare a un dovere principaliflimo non vi comuni-^^^'^''^.^irettamente una porzione almeno delle mie Of-fon^^'^' • Se non vi conofceffi per quel vero , e pro-j. j*^, ^ilofofo, che veramente (iete, io dovrei arroffi-poco che poffo ofFerirvi , e trovare all' offerra' inop- jo delCoktado inopportuniffimo il momento del vollra ritorno (Ja "U Viaggio Orittobgico peli' Alpi Svizzere , e peU'Alver-nia^ d* ende ci riportate tanto magnifici oggetti di mc-ditazioni. Che differenza dalla Germania, e dalla Fran-cia alia Dalmazia! Oltre a ci6 , che vi fi ^ prefentato «Ji grande naturalmentc, Voi avete incontrato cento iftriir-tive Coltezioni di fcehi Corpt appartenenti ai Regno FofTile; e dopo d'averle efaminate, vi fiete portato ne' plu importanii luoghi perfonalmente colla ficurezza di non fare le gite indarno. lo airoppofto ö viaggiato per im vafto paefe , dove Is Scietize poco fono coltivatej e la Storia Naturale appena 6 coaofciuta di nome. Le niie fpedizioni fi fono fatte alla Ventura ; io mc n' an-dai fovente errando come un cieco per vafti defertl, e per alpeftri montagne, colla fperanza d'incontrare qual-che cofa, che mi riftorafle delle fatiche, e trovandomi pur troppo fpeflo ingannato . Nulla potei fapere delle produzioni utili, o curiofe di quelie contrade , fe non quanto cogli occhj propr) ne potei vedere : ne v'ebbe qiiaß alcuno che abbia voluto , o faputo dirigere i miei paffi piuitofto a ima parte che aH'ahra. Per tutti que-lli difcapiti farebbemi mancato il coraggio di fcrivere alT E. V.d«ttagli Orittologici, fe non mi avefie rincorato il fapere ^ che le offervazioni efatte fopra le cofeovvie, c mal efaminate tlal vol-o ilegli Onttografi intereflaoo il vero Naturalifta piij che le (träne, e peregrine (opra fenomeni poco edefi, che pell' ordinarlo niediocremen-te poflono confluire ad appoggiare le univerfali Teo-rie . Jo 6 apprefo da Vol moke diligenze nell' oflerva-re, e in mohe mie pariicolari pratiche m'^ confcrma-to l'autorevole efempio vodro; quincli come a Vol ac-cadde (ovente ž anche a me talvoUa accaduto di tro-vare falfe di psanta le afferzioni di accreditari Scrittor» fopra puüti dt fatto fifico, Ne a Voi, ne a me certa^ Riea- hiente potra imporre a fegno Tautoritk di pochi, o la Voce di mollig che ci renda corrivi neirafferire le cofe non efaminate cogli occhi noftri medefimi. Non i glH per qüello , ch'io ftimi deggiano da Voi eflere tenute in dubbio le oflervazioni , delle quali io vi rendeflfi conto miniititnente; ne che mi relti veruna incenezza fopra l'efatta veritU di quanto mi comunicate per vo-itra gentilezza fovente . E' troppo oeceffaria , e ra-gionevole la reciproca fiducia fra gli uomioi , che feti-2a fpirito di prevenzione pongonfi ad oflfervare U ftrut-^ura de'moati, l'iadole delle acque, degU aninaali^ , o di qualunqiie ahra "produzione della Natura, coli'uni-ca mira d'inveftigare il vero, $.1. HefcrUt'one degli firati., e filonl del PrammHri« Mart an , Shagiio del DoNATI rilevato, Fra le foci del Flume Hyader, ora detto Salona, e V imboccatura della Xernovniza , altro fiumicello noa conotciuto forfe da Geografi antichi , ftendefi un Pro-montorio, la di cui ponta e formata dal Monte Marian, e la bafe dalla radici del Moflbr . Codeggiando per mare colla barchetta quefto tratto di paefe, io fe-piü volte prender ripofo a miei rematori per efa-niinare dappreffo le ftrane modificazioni di materie cal-caree dilpofte lungo quelle rive , con leggi differentif-fime da quelle , che i Maeftri della Natura fogliono prefcrivere in bei difcorfi fu le ftratificazioni, penfati e ^ettati fenza dilungarfi dallo fcnttojo . Fra niolti lao-S^i offervabili di quella cofta fabbricata di varietal, che iianno perÄ fempre una bafe argillofo-cretacea , io ne ^^ difegnare uno del primo picciolo feno, che t^rovaft lungQ ^^ jj^jo jgi medefimo Promorrtorio, dove Kcondo la Tavola di Peutingero, era no Teni- pio pit) dedicato aDian^ .jJo r^ricreduto meritevole d'occu-pare il mio DKe^natore. Tav. vili. "•.La foitiiniia. del Monte AAA conipofta dl mar-mo volf^ar^ Daimacino > di pietra. farte Lantlcolarc fpaj-ü d i Teki . .Vi ^ fr [Vede ^ una grand' apt r tura ' fatta dall'acque in tempi'rirrioti , ',quando erano vifcere del moiite quelle majerie ^ che or ne compongono la ci-ma; e fi.rieonofce ancora aflai. bene Taddentellato de-gli; ftrati intercQtti: . DjlJa.t. parte erteriore di qiieft« ripide veue Itaccanfi tratto tratto gran malTe di pietra a poco a,poco. divife dal lor o .tutto pel fegreto lavo-ro delle piqvane , che ne fciolgono talvolta i fonda-menti, e piu fpelTo vi moltiplicano gli iirti progrefliva-niente filtrandofi per nafcofi fcrepoli, e fenditure de' marmi, fiiio a raiKo ciie arrivino a fepararne I'appa-rente continiiitk, Non di' rado accade, che le mafTe ro-vinate dalfalto, o in confeguenza del tacito , c liingo rodere deiracque., o^pell'impeto troppo jiianjfefto de' Tremuoti, fieno. d'enorme grandezza', ed ingannino gli Oflervatori frettolofi , che non s'avveggono della rivo-luzione ,accaduta. Pu6 anclie darfi , che gran pezzi di jiionre precipitati dall' alto fi confervino ifolati depo la diftriizione,,degli ftrati , da'qiiali furono divifi ; ed in tal cafo fa d' uopo avere una ficurezza d' occhio fperi-mentata in lunghc offervaziooi, per conofcere a prima vifta d'onde fiano venuti. Pai vacui reftati nella rupß AAA.prefero motiyo gli uonjini,, regli;i:andatr fecoli .di formarfi delle abitazioni, chjudendon.e i'ingreffo coti miira^iie grolfolane.. -Di quefta fatta d' abjuziooi fono quelle, che fi vcdono fegnate BB. ; ' txo Tutto' il corpo del monte , che ferve di bare.,alb defcritta fommiia marmorea perfino al m.are, ^ di j«®' ^leria diir9migliantifl[ima dal marmo Dalmatino, e Iftri^-110 volgare; clia fomiglia alle terre argillacee dell'inief* ' no fio de'monti, che dominano il litorale de'Caftelii di Traij . Q^uefta medefima pafta regna fotto gli ftrati roarmorei coftantemente da Zara fino ap^iie della For-tözza di Duare, cioc per un tratto di centoqiiindici miglja a dritra linea, facendofi anche in varj luoghi fco-pertamente vedere per limghi tratti di paefe al mare^ dovunque fi fcoprono le interiora di monti confidera-bili. Sarebbero per certo ingjnnati quei , che credeffe-ro « I'lftria, la MorUtchia > la Oalmazia, T Albania, J) ed alcuiii altri vjcini paefi aneo fra terra , gli Sco-jj gli , rifole, ed il fondo del mare tutti formati d' un folo maifo di marmo opaco, di grana uniforme, quaü della ftefla durezza , biancaftro ! (j) Andan-do innanzi col viaggio trovafi » che anche liingo'l Pri-morye comparifcono le vifcere de'monti ora pi{i ora meno cortipatte, e ftrati immenfi: di marmo differentilTimo dal biancaftro volgare , oltre a' varj gruppi , e corfi meno eftefi di pietre arenarie , e di marmi pregevoli pella finezza delle loro palte, o pella varier^ de'colori, Forfe mal fi conviene a divifioni cosl vaghe, ed cf-legi come quelle, che fono rapprefentate nellaTav.viii, Ü nome di itrati; e quindi io non uferö di quefta vo-in onta della mia fcompiacenza fegreta , quantun-^ue fi trovi confacrara dagli Scriitcri Orittologi accra-ditati la contraddittoria dcnominazione di Strati ferpen-^'talari , che racchludc una manifefta implicanza . I0 fervirö del nome di filoni , che mi fem bra il folo ^ppropriato. . -^bbenchž la bafe degli ftrati, 0 divifioni inferio-n rapprefentate da quefta Tavola, fia coftantemente di IL E terra terra argiHofa , eglino hatino per^i fubiro cosi Jlffer'enti raodificazioni, che meritano un eUmc particolare ,,c minuto . Ii filone incliaato GG c di pietra Lenticolare , grigiaj manporea., di ^tf^na fina,,, divtfo^ in pezri, che ricevano pülimento (juaatp ogoi aUro m^tmo «Ic^rqo* E' di fatti perkttamente:Cjikarea la foftaqza di quefta pietra , che di.Corpi marini , lapidefdtti c unicamente compofta . Le^divifiqai DDDD fono di filoöi grigio-ferrMgioofi di niaterja fimlgliante aUa, cote, fanz'appa-renz^ di Cpppi marini . i^e .ii, traggrt dal fuQi liipgo na-, tiirale un pezzo di queftif filoni, la continuity de'qual; ž dvvlGi in piccioU ritagli , e fi efLxmiai colcato oriz-zontahjiiente, yi fi diftipguo, ciiiaraniente il corfo , che. utiat yoha prefero ^ triiiv.erfo-di] qüeila niafla. le acque cariche di particöle ocifacee che fi. depofero a poco a poco ira gl'interlHzj fcavatifi nel paflaggio , e li chiu-fero . Il lavoro dl quelle acque ferruginofe rapprefenta un di preflb 1'opera reticolata degli Antichi j non U peröi la medefima foliditV^ da che fconoätcefi agevolmea-te cedendo ad ogni picciola forza , e fpeffo all' azione däU'acqiie piovane , che vi paflano , e delle marine, che vi percuptöno J (Tav-VIII ) Fig^.A). Lo, fpazio fegnato EE non fi puci dire propriartie;nte lapidofo. Egli C d'argilla biancartfa, che jtrae al ceruleo fenza mifcu-glio d' arena, indurata, che fi rompe in pezzuoli di fu« perfide lifcia, e vergata (^i fluore piritijEioro dendromor?^ fitico . Sembra, chötutta, o iper Ja; mag^or parte Tac; qua impregnata d i parti ferree difciolte in ocra , e di atometti fpatofx , che dcveafi diftribHire inzuppando queft' argilla, abbia prefo corfo , e corfo impazience d.' indugio peli'irregolare cammino FF, la di cui pafta ^ divenuta fimile a quella del filone CG. Provano irifeftamente la direzione tenura dalP acqua ora-'fatura- ta di panicole,. tartarofc, ora d' ocracec alcune croftc qGG DI SPALATRO.' 3S GGG di fpato candido , ftriato longitudlnalmcnte, fe-nii-diafano, che daU'alto al baffo internandofi dividono 1 filoni imiuori d'opera rcticolata , Ii mare hatte fiirio-f'inieiite contro quefte radici del monte Marian poco a fargli refiitenza, e le disfabbrica alia giornata. Egli fa il inedefimo elfetco fu maffi dtfequilibrati di Lcaticolare HHH, ne' quali feava buchi di forma ovale, o rotonda. M'e fembrato, ehe il Tale introdottoft coH'acqiia marina iofieme fotto alla fiipcrficie porofa di ^ucfla ipezie di pietra, nell'atto di fprigionarfi netem. pi di calma, e di bafl'i marea pell'azione deU'aria, e tiel Sole, a poco a poco. nc follevi picciole fquame, e Ii difciolga in arena . Di quefta arena Lenticolare tro. Vafi un dcpofito nella inferior parte d'ogni cavitk della y ed io non ho mancato di raccoglierne un fag-gio. E' ben fingolar cofä , che qiieflo gensre di petrifi-caztone s'incontri cosTi frequentemente pe nnonti , che alciini gran tratti di efii fe ne poflano chiamare quaü compodi, e non fs ne ritrovi pe ran che 1'originale ne' rtiarr. Plini o fa nnenzione d' un' arena Lenticolare, ampiamente ftefa nc contorni delie fainofe Piramidi di Menifi, e aggiunge, che fi trova della mcdefima quali-t^i nella maggior parte dclT Africa (a). Fa pur d'uo-po» the qualche numero di fpezie abitatrici dell'acque " fieno perdute, o che ia Terra abbia fubito di ftrane 'ivoluEioni, pelle quali non fieno piu fotto i medefimi che in piu lontani tempi le di lei parti. Oltre picciole Lenticchie petrofe , il monte Marian non H' E 2 fom- litij,^ ^""«la /ate fitfa cUcum ( Ppamidej Memohiticas) lentis fimi-c. u. ^phncfi. Pl.l>t Hifl. Nat. L. xxxvu fomminiftra altra petrificazione, che qualche raro efcm-plare di queil'Elminiolito bianco, comprelTo , fpsrale, col roftro prominente, dal Gesmero chiamato Cerwo* Attimonc hi am a ^ minimo ^ ec. Le replicate occafioni, ch'lo 6 avuto ili cofleggiare il Promontorio del Marian, m'hnno meflo in iliato di ben oflervare T indole dei dsfferenti di lui ftrjti , e di dar il' giiifto valore alio ftrano afpctto , che in varj luoghi prefentano , Un breve miglio lontano dal pic-ciolo feno fopraddefcritto, alzafi a plombo il lido fco-gliofo dalla fuperficie d^I mare forfe venticlnquc piedi, e col la raedelima di rezione f^irofondafi fott' acqua . La pietra arenaria giallaliro-cenerognola cornpone quegli Ürati , che fono difpofli orizzontalmente, qiuntunquc di lontano fembrino perpendicohri , e d,Hppreffo ancora poiTano far inganno a cbiiinque non a Junga pratica, e la piu fcrupolofa avvertenza nell'offervazioniOrittolo-giche. lo 6 iidito frequentemente jiarlare di ftrati per-pendicolari di formazione marina , e ne ö letto le de-fcrizioni fatre aU'ingroflTo in piu d'un libro d'Oricto-grafia : ma fmo ad ora noii m'e riufcito di vederne in verun luogo , che ben efiminati dappreflb non m' ab-biano mefl^o in diflidenza dell'apparente toro ptrpendi-colarita . Non credo che fi debba far con co di qualche pezzo di niontagna rovefciata , ch' e calo puramen-le accidentale, qiial ^ in grazia d'efempio il colle pe* trofo di Salarola,nel tenere di Calaone, fra noftri monti Padovani - La linea della divificne orizzontale di que-fti ftrati vicini al Porto di Spalatro ^ quafi imper-cettibile fe fiano efaminati di lontano; c tanto mena fi rcnde oflervabile a prima vifta , quanto che o pcll^i inuguaglianza , e fconneflione degli lirati inferiori, pella filtrazione d'antiche acque il lido dall' atto al baiTo e tagliato da larghe fcnditiirc perpenclicolari, ch® gli DI SPALATRO"; 37 gli danno l'afpetto d'im aggregato di pilaftri . L'ero-fione degli fpruzzi dell'acqua marina divide la fuperfi-cie efterna di quella pietra arenaria in arenle romboi-dali, curvilinee, fiinili a quelle, che fi oflTervano na' filöni DD DD Tav. viii, co' quali comune l'orii^i-üe. La foU rifledibile differenza , che vi ö veduia, fi che in quelle i canalsfti, che circofcrivono i ritagli romboidali fono concavi , laddove i filoni DD DD gU anno prominenti. La differente pofitura, o per ineglio dire la difference fezione de'filoni, che knno pur la inedelima indole, produce quefto diverfo fcnomeno . Qiielli della Tav. Vin fofFrono di fronte 1'urco da' fiutti ; qiielH piii vi-cini a Spalarro lo ricevono fuU'ampid ellenfione del fianco , cui efpongono al mare fcoperto . La cafa di campagna del Sig. Co: g a p o g r o s s o , delizioramen-te fitiiata fiiH'altezza della coda > e il confine di que-fta combinazione, che refla interrotta daun nuovo feno del mare, che ^ jotorno a dugencinquanta piedi di corda, La di lui curva b fcavata in Iftrati ineguali d' argilla arenofa , azzurrognola, e giallaftra , lemi-petrefatta, e in varj luoghi atrraverfata da falcie onzzontali di pietra, che ccde fendendofi in ritagli quafi cubici alTazio-rie delTaria, e del mare. Il corno uheriore del piccio. feno i: di rupe arenaria forte, e forma un promon-^orietto, dietro a ciii internafi iin nuovo feno j che ^ confine un' altra punta quafi affatto marmorea . ^»^eft'alternazione d'argilla ora pifi, ora meno petrola ^elle fiauofita , e di n:pe com pat ta ne' Promontorj , coftanteniente progredifce qiiafi fino alle foci di Naretita , gli fcoglietri marmorei , che in moki luo-S^i appaJif(-ono fuor d'acqua, O veggonfi poco lotto il liveUo ordinario del mare, e IMfole petrofe, che ften- donfi lungo il Continents della Dalmazia a deltra, e a fini- fiqirtra tlel Promontorio dl Dlomeile , confervano fifT^t' ti veftigj trantica contJfiuii?i , che il penfiero deU'Of-fervatore non pu& a meno di lafčiarli andar rJiciro a congetture, AiHe rivoluzionl foflerte dal noftro Glo' bo., _e fii i difTerenti afpetti , che Jovettero avere in rimoti tempi le di lut parti . Ndk acque, che bagna-no quefto tratto di litorale, c ricevono d fiuniicello di Salona dovrebbono trovarfi Pettini eguali neila gran-dczza, e nella fquifitezza del fapore a quelli di Metel, lino, celebri nelle tavole degli Antichi . O rib A si o (a) ne fa particolare menzione; ed aggiunge^ che nel mare di Dalmazia nalcono anche le pia pregevoli Orec-chie marine, fpezie nota di Lepadj.».Ji ^condimento dclle quail dice elTcre il liquore Cirenäko, Taccto, e la rura^ §. 2. Df/ Porto y deila Cittip delta S t or i a LeiterarU . ^ , di S^alairo.l ' .. , SuUe Tive del Porto di Spalatro, a deflra delia Clr-ftendonfi le numei'ofe abitdzioni del Eorgo, c i ben cohivatii tprretii fuburbani. Fra di quelli merita partico* lare menzione il Ppdere deflinato alle fperienze, e alle SefTioni della Societa d'Agricoltura, eretta con plauGbile efempio, e njanrenuta a fpefe proprie da im riguarde* vole numero di que' Gentiluoniini, e Cittadini. E' da defiderare, che una cosi nobile, e laudevole fondazio-ne non fi difciolga inopportimamante ; la Provincia pur troppo di bifogno, che vi prendano piede gli lludj Georgici : da che gosi U cohura delle terre, come il governo de' befiiami e pefiimamente incefa tanta da' Morlacchi, che da contadiai litoraü, Appic (tf) O RIß AS. ' " ■■ J i«--. 4. •J-y-r •'Vf. iß ■ ^ •r' ^ - . r^- , "i ■i: Ph Applž delle mura di Spalatro, fuor peHe fenditiire d'alcuai maffi di pietra forte coochifera piena d'Eclü-niti, e di Numifmali , che non di raro vi fi veggono fpaccate orizzontalniente , fcaturifcono parecchi rivoli d' acqua fulfurea, che fovence fpargono verfo fera una di-faggradevole graveolenza . Eglino cotiducono feco in grau »JuantitJi filamenti ftracciati , candidifTiiiii di fegato dt ^olfo. Le pietrcj fu le quali fcorrendo i rivoli metto-Ho in tnarc', poclii palmi lontano dalla forgente , fono tütte colorits dt ■ bianco ärgenteo , precifamente coma lo fono in Italia quelle , pelle qiiali fcorrono i rufcelli fulfur^i caldi di Sermoneta, prima di perderfi nelle Pa-ludi Pontins • Ma quelii di Spalatro hnno delle inco' ftanze, e cangiamenii degni di ogni atrenziön«.- ' II Sig. Giulio Baja monti, Jotto , c diligen-te inveftigatore delle nattirali- meraviglie , mi ^ aßicii-rato j chs ora fono cariche di fal comune , im altro dl fi trovano gialle , e fulfuree, poi bianche, e calca-rce; rw qiiefte variazioni fembrano aver rapporto alcu-no alia varietk dei tempi , o delle flagioni . Ii Sig. Dottore Urbani valorofo Medico di Spalatro, e mio pregiatiffimo Aniico, le h adoperate con buon fucccflb varj mali, e rpezialmente eronici. Dall'uno, c dall' a-Hro di quefti miei icari Amici fi denno attendere iilte-l^ri ofler-vazioni , che faranno certamente dcgne del ^Ofo fapere , e dplla loro celebritk. • ' , Porto di Spalatro e frequerttat^ da Vafcelli ßra-^i^n ^ che vi concorrono a caricar mer6i provenieri-dalla Boffina, come fotio il Ferro , i Ciioj , rnani-^ fetture di Raine, Lane, Schiavine, Gera , Orpimento, Gotone^ Seta, Frundcato, cc.t D'intorno a quelle rive 11 ofiTervano le folite varieta d'argilla mifcölata tal; volta con arena , e terra cäloarea", e divifa in v^rj ^^ da larninatte di fpato ftriatoj candido. Kella cc- ru- i-uka feinipetrofii nial 6 veduto veftigj di Corpi marl, ni , de'quali trovail qiialche elemplare nella grigia U-mioofa. Jn qualche luogo , e fe^natamente dietro alls cafe del Borgo, v'^ una crofta tartarofa orizzontale-in-clinata di poca groflezza, che corre alcuni pollici fotto alk terra campeftre, nella quale veggonfi prefi molti frammenti di TeiUcei terreftri. Non e poflibile il con-fonderla cogii Ilrati prodotti dal marc; da che manife-ftamente fi vede, che Je acque evencuali fihrandofi fra terra e terra, e deponendovi le parti tofacee, ond'era-no cariche , 1' knno formata . De'gran refidui Romani, che formano il pregio piCt conofciuto di qiiefta Citt^ ragguardevole , io non far5 parola. E'baftevolmente nota agli Amatori dell'Archi-tettura, e deli'AntichJth I'Opera del Signor Adams, che a donato niolto a que'fuperbi veftigj coli'ablrualc eleganza del fuo toccalapis , e del bulino . In generale la rozzezza dello fcalpello , e'l cattivo gufto del feco-lo vi gareggiano colla magnificenza del fabbricato. Noti 4 gi^ per quefto ch' io voglu togliere il merito a que-gli aiigufli refidui del Palazzo di Diocleziano . Io gU annovero fra i piii rjfpettabili moniimenti deU'Antichi' t^ che ci riinangano : ma non vorrei , che gli Sculto* ri, e gli Architetti ftadiaffero a Spalatro piuttofto che fra le rovine di Roma , o fra i bei veftigj dell' antic» grandezza di Pola. , La cortefia degli abitatori moderni fa ben piu ono-re a Spalatro che i magnifici avanzi delle fabbrich« antiche. Io vi ricevetti, e in compagnia del noftro amabililfi' nio Mylord Hervel, e fblo, le piu ricercate fquii'^'^ tezze dell'ofpitalii'a. Que Keverendiffimi Canonici ufarono la gentilez^^ di lafciarci vedere alcuni Mff. deirArclüvw loro Capi: ~ ' tot tolare , da' quali potrebbonfi trarre moltifTime notizt« per la Storia lUirica fenza troppa fatica, da che fono fpogli, ed A wer far j del Lucio, del Ben i, e d'altri dotii Uomini Dalmatini. Fra quclti MIT, trovammo un Evangelhirio deL vil, o forfe anche del Vi Iccolo, aflai fufficientements con-fervato. Nella prima carta leggeli il pnncipio del Van-gelo di S. Giovanni in Greco, fcritto coi caratteri La-tini ; il copilta per6 ü penti deli'jncominciato lavoro ^opo d'averne trafcritto due colonoe, e lo nncomiucii iti Latino , fervendofi per originale della Volgata. Q_ue(la nobililTima t itca produlVe in ogni tempo Uo-niini diftinti nelle Lettere, e nelle Scienze. Lafciando da parte i Cronilli de' fecoli barbari , che et conferva-rono prezioli dociimenti , come Tommaso Arcidia-cono, MrcHELE Spalatino, ed altri , ella vanta ne' migliori tempi della riforta Letteratura Marco M a-r.ulo, di cui moUe Opere ci reftano itampate , e Jnanofcritte. lo ö attualmente prelTo dime un Godicetto d'Ifcrizioni da efib illuftrate, all'autenticitk delJe quali non fi vuol perä dare intera fede; a' di noftri s'inven« terebbero piü deftrameiue - Fra gli Arcivefcovi , che lie occuparono la Sede , merita a titolo di dotirina iL primo luogo Marc* Antonio deDominis, nati-della Gittk d' Arbe, che avrebbe lafciato di fe ben gloriofa memoria, fe fi fofle con ten tato d'eifere un ^omo diftinto nella Fifica , e ncile Matematiche , e Con aveffe voluto iroppo fcrivere , e fiiigohirizzarfi ia Materie diReligione. II fuo Opufcolo de Raggi vijuati y ''^f^lei iucene'vetYi da ojfervazione, e dell* hide ^ el'altro Pubblicö coi tliolo 0 ßa del fiujfo, r Ytfluffo ' meritano tanro maggior attenzione, quanto che precedettero di molto quecelebri Filofofi delt'et^ no» che forjo afcefi meritevolmente in riputazione //. F fvi' fviliippando Ic dottrine medefime, che iljdotto PrelatO aveva infegtiate. II gran Newton^ refoguiltizia al dE Dom in is, dairOperetta del quale h tratto le prime teorie tleila luce . lo 6 veduto ( e un giorno forfö na pubblicherö alcuna ) delle cofe inedire di Mar.-c'Antonio de Do m i n i s , che ferVono moltilfimo alia Storia del di lui fptrito. Monfignor Gosmi, chc occupö mohi aoni dopo il Do min is quella Sede Ar-civefcovile, lafciö ima ortervabile Scrittura fopra h Bol-la Clementina, ch.e dovrebbe trovarfi fra i Mlf. del fu Signor Apostolo Zeno nella Biblioteca de' PP. delle Zattcre in Venezia, Fra Spalatro e'l fiume Uyaier alle radicl del monte Marian ftendefi una bella ed amena campagna , che U poco fondo di terreoo , ed e quindi foggetta airariditi, quaotunque fenibn che non dovefs'effere inalagevole cofa I'jrrigarla, diftraendo i'acqiie del fiume vicino in luo-go opportuno. I maffi, che s'lncontrano appi^ del Monte, e pella contigua pianura, fono di pietra Lenticolare afFatto fimils neil'impafto a quella, che forma il pro« montorietto H H nella Tav. viii : ma molto piii refi< ftente^ e fparfa di Focaje pur lenticolari. §, 3. Rovine dt Salona. Per andar a vifitare i miferabtli veftlgj di Salona f» d'uopo varcare il fiume due miglia lontano da Spalatro a Tramontana fu d'un cattivo ponte, ben diffcren-te da quello, che v'avranno coftruito i Romani. Efcc J'Hyader dal pie della montagna di Clifla bello e fof mato, ne a d' uopo di acceffioni avventizie per rneti«' re in mare con qualche dignitk. Preffoalla dilui forgente trovanfi ofTa lapidefatte o®! folito impafto di fcheggie marmoree, e di terra ferrig"^' petrofa, delle quali conferva qualche cfemplare ncl fuo ,Iaz- lazzo Arcivefcovile Monfignor Gara gn INI, ^d ofpitale Prelato, Padre dei poveri, e parücoldrmentc be-«emerito della Storia Naturale peU'accoglienza fatta all' Amico mio Signor Martino Brunnich p.P. a Coppenhagiie , che in fegno della (ua graticudlne gli 'a dedicato uti Opufcolo fopra i pefci dell'Adriatlco (a). La Gitta di Salona , che fii si grande e prima , e depo d'aver fubito il gio^o Romano, e adeffo im me-fchino villaggio, che conferva poco riconofcibili avanzi deU'antica fplendore. Fa d'uopo, che i due uhimi fe-coli abbiano difirmto ciö , ch'era sfuggito alia barbarie delle Nazioni fettentrionali , che ia rovinarono . la trovo in una pregevole Relazione mf. della Dahnazia, fcritta dal Senaiore Giambattista Giusti-Niani intorno alla meiJi del xvi fccolo un cenno di quanto vi fuffifteva in quel tempo. ,, La nobiUU, grandezza , e niagnificenza della Cit-„ ta di Salona fi cooiprende dai volti, ed archi del ), Teatre meravigliofo, che oggi fi vedono, dalle gran)) diflime pietre di finüfimo marmore , che lono fparfe >5 e fepolte per quei campi ; dalla bella colonna fatta )) di tre pezzi di marmore , la quale fta ancor in pie-5) di nel luogo, dove fi dice ch'era 1'Arfenale vcrfo " la marina ; e dai molti archi di meravigliofa eccel-'> Icnza foftentati da colonne altiffime di marmore , la « cui altezza e un tirar di mano, fopra Ii quali v'era » UnAcquedoito che conduceva da Salona a S'palatro.., Si vedono d'apprelTo diverfe rovine, e veftigie di gran Palazzi , e in molte beilifTmie pietre di mar-» more fi le^^fono Epitafi antiqui : ma il terreno ch' DO T-' \ F 2 „ e cre- Th. ßRUNNiCHit, IcbthUh^ia ^ ^ptc. ichtb. HaWr. is-f. & Lipfi^. ^769. '"-S. „ e crefciuto \ fepolto le piu anticiue pietre, e le pii „ belle cofe. " Gli abitanti del viilaggio, che forfe d^ilIe rovine di Salona, traggoDo pur tropo fpelVo di fottcrra Ifcrizioni, ed altri lavori d'antichi fcalpelli: ma la coftoro ingor-digia e cos.i proporzionata alla b.irbarie , cli e^Iino pre* lerifcono il rompere , e guallare ogni cofa al ritrarne lin dilcreto prezzo. lo 6 tentato di (alvare alcune belle Lapide tiuovamente fcoperte dalle trille mani d' un ViUano, che ne avea di gi^i gualte mohe altre , delle qitali vidimo i roitaini , per farfi deile impofte di fi-neftre, e di porte: ma ia di lui aviditk ruppe i miei di-fegni per allora , e mi dovetti contentare di rlco-piarle. Un gran numero d'ifcrizioni Salonitane non pubblica-te U raccolco un diligente Cirradino di Spalairo , dalla di cui cortefia io non 6 potuto ottenerle. Egli le de-ftinava ali' llluftratore di quelle , che per la maggioc parte defonnate fi trovano nel Vol. ii dell' lliirico Sa-cro i e tanto meno ardifto dolernii , che mi fia ftato preferito il celebre Uomo , quanto piu fono lontano dair impegnarmi ad illuftrarle diffufamente , cofa che mi allontanerebbe daH'oggetto mio principale. lo avrei forle trafcurrfto del tutto i refidui antichi , fe Tefenipio rifpetiabile del Sig. de Tournefürt non m'avef-fe dato coraggio di farne menzione alla sfuggita. L* aver poi conofciuto qiianto facllmente traveggano, e fcrivano cofe ovvie, o puerili coloro, che fi mettono » far gl'illullratori di anriche cofe fenz aver fatto di pro-pofuo, e a lungoftudj antiquarj, mi i perfuafo a metier tuita quefta meffe fra le manl del dottiffimo , cd erudiiiffimo Amico mio , il Co: Abate GirolaM'^ Silvestri di Rovigo , come farö di quanto n® viaggi miei potefle cadermi fotto gli occhi d' anticO' II pericolo quoridimo di efTeie diftrutre minaccia tutts le cofe tli qucito giinere, che trovatifi fparfc pella Dal-mazia; ed anche per una s'l Uorimevole ragione mi Tono creduto in tlovere di parlarne • lo fpero, che Voi ben lungi dal condaniurmi , a^jproverete la mia dili-genza , che fpirgerh torfe iin poco di varieia non di-öggradevole nel mio Scritto, refo pur troppo ftucche-Vole dalTaridit^ delle materie Orittologiche . Se le iagritnevoli macerie di Salona non baftaffv^ro a precifamente determinare 11 fito , dov' ella forgeva ftefa in riva del mare^ ce lo avrebbe aflai chiaramen-te indicato Lugano: ^a maris Adriaci longas ferit unda Saionus, ht tepidnm in molles zephyros excurrif hlyader. Dev'eflere ftato giufto il tefto di C es a re, che mette Salona in cdito colle ■ non fi pu6 credere altramente, da ch'egli dovea ben conofcere la vera fituazione di que' liioghi. Querto fiumicello, che non corre piu di tre miglia, Jncappandofi tratto tratto in banchi tofacei , nodrifce Jielle fue grotte murcofe una fquifira fpezie di Trote. I'i qui prefe tnotivo alcuno Autore , ben piii giufto 'pprezzatore dei bocconi ghiotti che delle azioni de' grand'Uomini, di lafciarci fcritto, che Diocleziano (fa-peggio d'Efau ) rinunzio al piacere di coman-^^re a.quafi tutta la Terra allora cognita , per man-S'aifi iranqulllamente di que' pefci a crepapancia nel magnifico ritiro di Spalatro. lo non fo fe a Dio-^'^ziano piacefi'e il pefce , come gli piacevano gU er-ma credo, che anche per un uomo non ghtot-^»palatro dovefs' effere un deliziofo foggiorno; e per chi piu fermamente m' immagino riveftjra di anti' °"ichi la vicina montagna, che pell'orrida fua nu-oezza rivcrbera a tempi noltri uu troppo infoff^nbile- cal- caldo ne'giorni eftivi. E'benchiara cofa, che im acceP fo t!i buoni filafofia^ c forfe uli tratto di giudiziofi litica fi^ ftato ii motivo della ritirar* di Diocleziaao. Egli ville dieci anni in quiete a Spalarro , e forfe a-vrebbevi goduco di piLi lunga vita fe k Let t ere di Co* i^antino, e di Licinio non foffero venute a inquietarlo* Ad onta di mtto il male , che di quefto Jmperadore Dalmatino lianno Jafciato fcritto ricopiandod i' un Tal-tro gli Autori GrilHani» forfe piu pii che imparziali^ e veridici » fa d' uopo confeflare , ch* egli fu un uonio di merite fonimo, QJuo al Trono fenza macchiarfi di fangue civile, condottovi dalle proprie virtu , e che dopo vem'anni d'Impero diede peravventura il maggior efem-pio di moJerazione filofofica, che iia mai ftato fentito al Mondo. lo conto per dtliinto pregio di Diocleziano Teflere (lato lodato da Giuliano acCejari^i che T avrebbe certamente pumo fe avelTe potato farlo. 4. Df/Zs Monfßgna äi Ciijfit j e del Meßor. A deflra deli'Hyader forpe la Montagna, checomii-aernente porta il Dome di Cliira > dalla Fortezza, che le Ita fu d'im fianco» Ladi lei offatura e delta medefi-ma pafta, orgrigia^ or azzurra, incoftante nelladurezza, ch'io 6 piti fopra defcritra^ e nelT andatura degli ftra-ti. 1 maflTi rovinati dalla fomcniti , che s'incontrano per la via, fono era di marmo Dalmatino volgarc» or di duriffitau breccia ghiajofa, or di piecra force Leo-^ ticolare . E'moko curiofo F afpetto di alcnni ftrati, che coin' pongono una falda prominente del monte Moifor i^* fianco del cammioc» di Cliffa , a fmiltra del profond^ Vallone, per cui fcorre I'Hyader. Eglino prcfentano gli occht di chi gli offjrva da lontano tnolte divifion'r ch(i diifcrivono fegmenii di ccrcliio pofli T un fopra ^ ai" altrp coir eftremith volte all'insii, diametralmeote ali' pppofto di ,quaiuo fLiolfi ordinariamante offervare delt' indole degU rtrati curvi. Chi volefTe giutlicarne di loa-farebbe mal avvedmo, e arrifchiercbbe di darne jualghe pazzi fpiegazione ; come pur troppo fogliono %e jaache i maggiori Naturalifti ^ allorchc vogliono "iicifrare qualche ftrano fenoineno dopo uii' ifpeziotie fu-perficiale, o fülle altfui relazioni : come quel galaatuo-^o che fcrifTe deU'Iftoria Naturale dell'Alpi Svizzere» fenz'Qfleryili niai ,partato a viaggiare. JL'ereziotie dcll' 'ftrcmit^i degli ftrati del MofTor e un ioganno facto ^li'occhio dalla diftanza , e dalla inferioritk del fito, Ii» del quale ftando fi pofTono oflTervare . lo gli avea treduti , nel primo viaggio che vi feci, uno di quegli 'Cherzi, de'quali Tantico mare k lafcinto le impreffioni Hafcolte nelle vifcere de' monti , e cui il tempo ^ e i lorrenti fcoprono talvolta per tormcntare il cervello de-gU Oritcologi. Ma rafpecto lontaao m'avea ioganna-to. Le apparent! eftremita de femicircoli non lo fono di fatto, ma fono bens\ punti della circonferetiza di que-gli ftrati fcoperti, e ifolati dalle acque eventuali , che dalla fotnmita fino al piede dell'accidentale collina lUa. orizzontalments colcati Tun fopra deU'altro. Lo Jcoglio ifolato ,, fii del quale forge ClilTa , e per la ^aggior parte di breccia marmorea , la di cui origins ® ^^ubmarina, da che fra un faffblino e Taltro trovanfi P^^fi corpicelli nurini ifolati. I faffolmi poi medefitni, p® fornaano quella breccia , racchiudoDo delle Leotico-niolto anteriori di data all' impafto petrolo > nel •^^ale adeflb ft trovano. La bafe dello fcoglio h di co. > t^orrifpondente alia gik defcntca delle marine di P^latro ■ e fra di elfa e'l marnrio corre un filone in-^ ante cti pietra calcarea fodaj^piena di Teftacei calci-^ > fovente zeppi di terra, bicuoainolia lapidefatta • An- Anche nella breccia vedefi qualche pietruzza nera> R* glia tli lontani ^ e antichi Vulcani . Riefaniinando da lin lito egualtnente alto la prominenza di tjuefto coli« fi vede, ch' ella e Üata divifa in parte dal refto delU iTiooragna , e che i di )ei ftrati vi corrifpondono nella-direzione non meno, che nella foftanza . GIj Itrati ar-cuati coniinuano ad inganuar i'occhio fino a che TOr«: fervatore non fi merta a portata di vederli onzzontal', mente ; allora TilluPione fparifce . j.a Fortezza.di Cliffa ž . fuor d'ogni dubbio T AkU??;« di Dion Cassio, e'i Mandetrit^m di Plintio.II primo diqiielti due antichi Scrlttori defcrivendone rafTe-dio, e Tanacco, fotto il comando diTiberio^ circoftan-zia minutamente la fituazione di effo, dicendo» che „ non VI fi trovava dappreffo pianura di forte alcuna, J, che il monte era inaccelfibile , ripido , trinciato d» „ burroni"^. Aggiunge che^' Tiberio dopo d'aver veduto riufcir vani i replica ti rinforzi , che dagli accampa-1,, menti di Salona falivano per loftenere i Romani ^ ,, fece sfilare un corpo di gente per fentien dirupatl „ a guadagnar le altezze , che dominavano Anderio ; J, per lo qual configlio furono grjllirj toltt in mezzo, „ e la Fortezza coftretta a capitolare. Ora Clif' fa h di fatti poco tratto di cammino fopra Salona, fab-bricata fu d'una rupe inacceffibile, circondata da bur' roni , e borri , domlnata dalla fommitk della monta-gna . Plinio parla di Mandetrio come d'un luogf nobilitato da fatti d'arme. ClifTa lo h ftata pur tropp^ anche ne'tempi vicini a noi; e lo farebbe di niiovo» ogniqualvoha ii üagello della guerra defolaffe Ja D^l' ma- (a) Dio Časi. Li^, 55. D r s p A L A T R o . -ivrazia^j cosi portando la fua fituazione fepra d'un poffo ■augdb,' e importäQte. i i- ^rv. La S p o N nferifce ne'fuoi Viaggi un'Ifctizione tro-vata a ClilTa , da lui veduta a Traii, dov't; lacco men-di ripari fatti alla ilr^da da Salona ad Ani^^trio. J'- Paeje ah^ii al Q da Mgrlaccht fra CiijTfi ^ t Scign'j delta Vai^^e di Luzzane ^ c del " GipaUvo Vy'tlo. riiJ "y'sPgr t paflare ohre Cliffa dieci o dodici migUai n?U' intarno delta Erovincia, attraveffammo un paefe or ■ alta, or baflot^ nia quad fempr egualmente afpro, e poco ^ititato. I rcf.mpicoUi della Clapaviza, la difcefa di Cozi-gnej-Berdo^; la Valle Dra^aniza faflofa,. ed incoltivahUe ^1410tunque piana , eiaMontagna della Criflza fono;,tratti td'orj-ido deferto. capaci d' intiepidire qualtmque fervido vViaggiatore Natural](la . Tutto jl.ipendio vi c di niar-•mo pericolofo pe^ncavalli , che a tatica pmno, fpftener-Jvi(u.;r,;tirtta'ia Valle-.e di faß roCa, pelts ipeOe roC(jia; dif-poltevi;iia rtaglio che ne formano it payimentp u PojcUl cefpb d' alberi iiiat. nodmi, e molti ipini, da' quali ri-ceve ii nome dii Draganiza (a) ^ .faiino un peggior ef-•fetto.. eiie^ hqp 'f^rebbei la nuda /prrHea.^s, J p^rclie^ ini-Pacciatib:;^ « reildcipo, bcomodi) IqMeUoj^jfpilc^Yolfi ^^mniino. n -'' j -^rir.-' - '^r Appie della montagna dii Grifea -giace; la ^beHa V^He -«i-Jl^iifli^ivrjche ^a ; btoni pafcoli v^ie »od ipfecondo '^^tlo 'rfjtiaTi rdied iraiglia aH'iiftopfio i LWta:> cip- -^ndiata dj iDoatii ^ ;E lian noni; e cokivata, cdtiicj, pßifiel^ "^rlo/pettche i Moflaechi fono affai loiitani ÄaliVi^^* ^^ ^o/, IL G ten. i") Dm^a^ Spinsi^ire .f^ij p^rticolanriente -j. (fi) tendere la biion'Agricoitura, ed anche'ia. modiocre- ^^ Dizmo per XensKi-Klanaz , indi pel jmonte dl Mojan-Ka , pofcia finalmeote per Cuciizu Klanaz ft ditcendc nelT ampia, e bella camjiaf^na di Scign , ch'e irrigata dal Tiluro ., dettb aJefib Göttina'; trattosdi pade <» cui dovro riparlare laddove render^ conto dcUe forgflii* ti , del corfo , e delle foci,'del JPjume, dal qua!'ebb® altrevolte la denominazioLie di Contado di Cettina. Non k rara cofa ftiternandbri nel paefe abitato da Morlaccht il trovare Monii , Laghi ^ e Contrade, cbe Gonrervano nel nomc 4oro 1» memoria di (juakhe fatto feguitovi. Di quefta fatti fono Ja ftrada derta XensKi* Klanaz (a), e il monte>'che fi chiama MojatiKa. V' k una Canzone confervata tradizioaalmente frä* Mor-lacchi di que'i contorni , che.vnarra il cafo dolente d' imo, a cui fu rubata-I'amante^^ che avea nome AnKa* Egli la cercö in tempo di notte per tutto il Monte chiamandola, e gridaailo ad alta-voce tneja Anka^ vale a dire Anka^ o AnnnccU Wa-; ^uitidi la Montagna ebbe il nome, che ancora le reft^. Varj luoghi vicin» portano nomi relativi ai diverfi- pimti di' quefta Storia. Dopo una giornata di faftidiofo cammino per si af" pro, e mal abitato paefe giunfimo a Scign , Borrezza poco loo tana dal Fiume Cettina , di cui par^erö ia ^ tro liiogo pill acconcio. 'Non volendo rifare la medefima ftrada y iniparreO' 'do da Scign per ritornare a Spalatro, fi-pii^ ptendef« il icammino dioRaddffich, ch'4;un po'fjpiCi Jyeffa Ti^ momaoa cha JauMojanKa.if ma; prima di feguirJo tl^ reitamenre il Naturalifta vorrk declinare alqaanro fu^f" di (d) Xmk'hKfanazi il paffo-angußo delta Dcrnn», ii maao per andar a vedere la Valle di Luzzaae, e il Botro detto GipUovo-Vrilo. In qusfli liioghi fepara-ti (^al mare per mezzo d' una vafta catena di monta-giie, che a ben fedici miglia di iargo^ trovatifi le piü nconolcibili prove deli'ancica fede dell'acque marine, ® for[a prove non meno incontraftabili deli' abitazio-oa d'uomini fugU ftrati , che adeilb s'incernano nelle radici de' monti. , La Valle di Luzzatie c fiancheggiata da umi Ii col-i'nette dette GJavize in Hngua Illirica. Q_uefte giaccio-alle radici d'un alto monte petrofo, e fono formale di terra marina fterile, or biancallra or azzurra, dif-Pofta in regolarifTimi ftrati, e piena zeppa di Turbina-e in alcun fito di Bivalvi marin! candidi , lucenti, femicalcioati ^ efotici . Sulla füperfiqie efteriore d' uti qiiadrello non piü largo , che quattro dita io ne 6 an-noverato oltre quaranta, della fpezie, e grandezza me-defima . Tutti gli flrati per6 non ne anno un'uguale abbondanza, come non fono tutti della medefima con-fiftenza, e colore. In alcuno di efTi trovafi prefa deli' Alga marina , e qualche pagliuzza di carbone d' erbe bruciatc . La diflerenza piü rifieffibile, che fra quelle ^arietli di lerre marine fi olfervi , ž la maffima inu-g'^agltanza del pefo » Di due pezzi eguaii di volume, P^'^fi da due ftrati dift'ecinti, e pieni di Gorpi marini 'l'^vllo che contiene paglmzze di carbone pefa la met^ ''^^noj e ricorda le pomici ciaeree de' Vulcani, quan-^^'"que non ne moflri ai di fuori la porolita. Quelle pagÜLizze inearbonite, non fono gi^ inapre-di bituine ; .eileßo sfarinanfi , c tingono dj ne^ il carbone di paglia de noftri tocolari . Mi 51'ovvietie (j' avere oflerwto piccioU carbonCmi finuli ^na terra bulare verdt-fcrrigna, che trovafi fra. le Q 2 xna- t) E L CONTADO materie Vukafnictie cl.'l I monce. Berico prclTo' Vicenzi« Glif Ürhti'di terra medioGremente Indiiraca'i delle. colli-' nette di Luzzaiic fono cosi ben divifi da Jlnce ont' 2ontali inclinate , che tli gran lailre piAtia, come quelle deU'Arderia o Lavdgna tes^oiare ,Jare pocrebbono eifere alporrate . I canakttiiche Ic ■ ac<^.uer.piovane 'li fono fcavaii ful dorfo di que(te colline per ifcendere units nella Valle, lafcian vedere al di faori ia telTitura lo-ro interna, e la dirpofizioiie, c colore degh . itrati .. Andando mczzo niiglio pih oltrc verfo le angiilHe dclla Valle s'incoL^tra il lerto dei torrente diitto GiPci-kvo-Vythy vab a dire Fonte della Famiglia di Gipal ; qiierii porta feco orandKiima varieta di materia. V'anno Ira le Tue ghiajo delle Piriti , dell' Etiti conchifer^;» nelle qurili i Corpi marini prefi rclhuono candidifllmi ^ e perfettamcnte refiiterono al ferro difcioho . Vi ft trova quantith di Selci nere , e d' ogni altro colore ; pezziioli d'Agate finillime piene di Corpi marini; cior-toloni di Cote , di Breccia , e varie fpeziq di marmi f(2niplici calcarei portate d-V monti fiiperiorl.'Olire a tuc-te quefte prodirzioni di nionti minerali, e marini v'aa-no infiniti pezzi di Lave compacte, pefanti or nere, or grigie , e Carbon fodile , e terra bitiiminofa kiflUe? »er® quamo il Gagatc , piena di Corpi marinv bianchiffuni • Varj filoni orizzontali itidinati di quelta terra coinpa-lifcoco dapprima lungo 1' alveo del torrente , avcndt> fopra Ö fotto di fe altri ftrati di terra inarina pcco compatta,. c pur pi^nancomunemente di Teliacei. P^^' fando ipiii 'ohre , 1'alveo che ' va riitringendofi , ž piti d'un fuo totalraente fcavato nella terra bit umi no' fa: ma pell'ordinario i filoni fono alternati. Come To' pra le collinette della Valle di Luzzane forge un moij* te petrcfo, cost fopra gli ftrati divifi dal Gipalovo-Vfi' Id salza un monre maggiorsj compofto delle varie is- DI S P A L A T R O. 53 lene , che il- torrente conduce feco nelle gran pierje . ultimo confine deJla terra ampelitica , che finifce lafciarfi vedere fotto a una cateratta del torrente, e ^ varj inafli ferruginori caduci dalT alto^ trovanfi le ra* , e il rronco ci'un aibero incarbonico , che tre piedi di circonferenza. Egli ftava tuttora, quando io fui cola, neila pofitura fiia naturale, e dal di lui piede ve-devanfi partire le radici perfetramanre intere fino alle ^inime diramazioni. Jo ne 6 meco portatc alcune , che fomigliano alle Clique del Carrubbio nella hgura, ma fono incarboni-e d'una lucidiiHtna nerezza . La particolaritJi , che '^iftingue quefto tronco incarboiiito dalla gran quancita legni foffiii, che fi trovano pelie montagne, ü e V eflere ftaro t.igliato poco plu d' un pjede fopra le radici da uii'accerta, o alcro fimiie flromento prima, che Jo copriflero gli flrati marini. Ii replicato cfame fatto fopra della di iui fituazione , e fopra'1 di ini ll.ito at-, tuale mette fuor di dubbio quell' antica verita . I fi-loni di terra marina diviü dal torrente corrono rego-iarmente oltre due braccia piu aho del firo occupato radici, e dal pedale, (^uefto a dei falfi tagli,nc' quali s'e iniinuato il bitume. Egli era poi anche mez-^^ Ibtterrato , allor quando colle mie proprie maiii ca-J^'ando la terra io T o meffo a netto , cotidotto a cio ^fe dal fofpetto, cui m'avea ifpirato la naturale fima-^'öne delle radici • Lafcio decidere a chi fa piu di ine quanto antica accerta fia ftaro tagliato quell'aibero, i cui ci reftano cotifervati i refidui, e in quali tempi ^■f^'ano dominato fu que' terreni V acque d' un marc Inntano da noi, che vi a depofto una cosi pro-quantiiV di Tdhccx itranieri. carbon foflile, e la terra ampehrica del Gipalovo-J^iio,? quantunque lontani parecciiic miglia dalle marine ne, potrebbono A»emU deperdit e viaggiate meco lungo Je fponde inal conofciute un fiiime in altri tempi frequentato da valorofi fol. "^ati Romani fralportativjfi in Colonla . lo v' invito a valicare le afpre montažne, che feparano dal m^re le oelie contrade interiori della Dalmazia nelT ei^ noflra ^ai Morlacchi abirate :ma con affai meno diiagio di quel-> cli'io 6 pur alcuna volta (offerto in varcandole . Aoiatore come Vol fiete d'ogni genere di ftuJj, non leg* gcfete forfe fenza qualche diletto i varj detta^li , che fonti' alte foci del Tiluro anderete a deitra e a Jiniltr^ jjgj cammino voftro incootrando ; nž vorrete armi j- ^u^lche difcreta digrelTione , al- A quale dali' analogia deile materie mi fono lafciato taivolta condiirre . O' ftudiato di non rinfcire lliic- chc- chevole : nia , fe lo fofl) ilivenuto a mio difpetto , C fsnz' avvetlernaeJie , non. avrö per maJe che gettiats qiicfta mia Letrera liitigi tla Voj. Io intenclo pienamen-te , coU'ag-giunta anche d'un Lago,, ^he non cfifte . Ii PöRFI-kOGENITo chiam6 Tzemzena la Zupania di Getii-na. Sin dalla primai vclta , ch'io mi portal allü fonii dl qneito , fwaie in compagpia di. Mylord H e r y e y , due di efle mi fcnQl>Farono meritare una particolar ac tenzione. J colli , che llendonfi fra le nioiuagne di Koz-j P^' j rräb- DELLA CETTINA. trebbero hi- fofpectaie ch' efTt foffero rovine d'antichi itiönti ; ma io noti ardirei d' afferirlo' pofuivamente quantunqin'v'äbbia'fatto replicate olTervazioni ; farcb-be d'uopo vedere dall'alto , e a nudo accordarono anche alle pietre la facolta di vegetare -Fra tutti 1 marmi, quefta fpezie d'Alabaftro, fliliatizio> calcareo gli parve la fola, a cui dovefs'effere accordata la vegetazione, chiaramente , ed efpreffameote da lui medefiiTio negata alle altre. Ii forelUno, cui faglioDO avere nel centro le colonne , 'e i torfi che forgono dal fiiolo deMe caverne ; T effergli ftato afl«nto , che. noa,, iftiilava acqua dalle volte dellc grotte; e qualche alira fimile j'nefaitezza d'offervazioae lo fe pen fare ad efpor- re da Simone Ocdii. Quefle Letters, e parecclii altri pezz'i di varj Au' tori Italian! , che appartengono alla Jitoria Naturale Foffile, merite-rebbero d'eflere- jtpubbücati , e reß-piii uiiivfiliiluieaie. noü. i utili. della Gettina. re, con fomnia mo^lefiia perö , qiianto gli venne fiig-§ent-o äal- proprio feli> illmio iiige^no ^sr ifpiegare la R^nefi dl que' torii ifoUti . lo ö letto con piaccr vero le ing.'gnofe congettiire cleirottuno Fjlofofo, cui aaio, 6 Venero : nia le niia ofl'ervazioni conrrarie a quelle, che gli furono coiiiunicate , iion mi perniifero d'eitere in opinione con lui, II canale longkudinale fi oflfer-va eguAlniente ne' torfi , che forgono da' pavjmenti, e nelle (trie ftahuritiche pendent! dalle volte delle ca-verne, T ongine delle quah fi vede ben chiaraniente. Se r acqua non iftillava dalle volte allorche i corrif-pondenti del dotro Scritrore furono a far offervazioni nelle grotie fotterranee, il cheavranno efeguico in gior-nate Terene , elH 1' avrebbono fentita Rilkre in giorni piovoii. Cosi anche in Venezia dalta volta del Ponte di Rialto, e dalla facciata deila Chiefa de' GefuJti pendono ie (trie, lungo le qiiali fcorre Tacqua, e le ac-crefce dopo le pioggie. Le frequenti manifefliflTime difequilibrazioni, e rovi-ne parziaU di ftrati aniichi ora di pietra dolce, era di marmo calcareo , che in quelle profondita s'iiicon-trano , ci confermavano ad ogni pafiTo nelT opinione , the un fiumc fotterraneo rodelTe le loro bafi . Dopo lungo cammino giunfimo a un Ponte naturale, formada un arco di llrato rimallo in aria, e per di focto quale fcaricanfi le acque eventuali delle vicine mon-^^gne , che un ampio canale forcerraneo fra ftrato e wato fi fono fcavato. Colh voile , allorch(^ vi fummo Jtitieme^ ripofarfi alquanco Mylord ; e con una preien-^ fpirito, ch'e ben rara anche prelTo i Filofofi, re-^^^ folo fra quelle denfifiime tenebre, mand6 addietro 1- P''°^vilione di fcheggie di fapino il Morlacco, ferviva di guida , onde aver fiaccole che ba-"allere a profegiure il viaggio. Quel Ponte non U "iu che che dieci in dodici piedi di corda , e clrci altrettanti di faetM. Egli fembra un modello del Ponte di Veja giH defcritio dal Ch.Signor Betti , e bene o male ri-defcritto da me (ajj e (erve a dimoilrare, che il mio illiiltre Amico Signor Brigadiere Lorgna , oggimai celebre fra' Maiematici d' Europa , fpieg^» meglio d' ©gn'aliro il modo, col quale fi for man o per opera delle acque rodenti si fdtti lavori d'Architetrura naturale. Forfe anche quefto vorrebbero far palTare per uno fcherzo della Natura coloro, che da un di lei cappric-cio nimarono fatto di getto tutto ad un tratto quello che vedefi ne' nnonti Veronefi; poiche non v'6 Itrava-ganza, che non fi giunga a dire quanda fi vuol fofte-nerne una prima : e avrebbe per certo il torto chi Ti volefle prendere il fallidio di far intendere ragione a quefta flrara razza di Filofofanti. Noi giunfimo al Ponte fotterraneo, faltando di rovina in rovina, e t rova m-tnovi aflifo 1'Amico noftro. Neffun Vefcovo dell'antica Chiefa penetr6 ceriamente giammai in Catacombe plu nere, e rnalagevoli di quelle, cui prima d'ogni altro portoin ad oflervare il Vefcovo di Derry . Ji luogo, dov'egli ci attendevaj i- un vero tratto deli'Inferno di Dante, niolto opportuno per chi volefVe ruminarvl k notti di Young, ed annerirle ancora di piu. Non eravamo coniemi affatio deli'alveo manifeftannen-te Icoperto, per lo quale le acque piovane fcaricavanfi, pafsando d i fotto al ruitico ponte marmoreo; noi chiede-vanio di piü, e ci dolevan^o che un maggior grado fo-lainente di probabjliik foflo accrefciuto al fofpetto , cui ave- (d) (jfBfnalf iano appianato il luogo deftinato all'Edificjo; imperoc- ch' ch' eglitio Tono lavorati a fcalpello nella pietra , che forma JI picciolo colle, poi ricoperti di laih'e di mar-iiioj e fei-p;ggiino fotto le rovine. Un uomo puö entr benche con niolta rna facefle il fatto fuo frugando nell'alveare. 11 miete, cui ci pofe dinanzi, era d'una qualiia oltre ogni ef-preflTione perfetta; mentre ftavamo mangiandolo allom-bra deglialberi. Ja mag-iore delJe figlie del poveruomo Venne ad offerire a ciafcuno di noi un mazzolino d' erbe odorofe . Non e poflibilc , cred' io , d' elicre infen-Tibili a quefii tratti di fetr.plicc Ofpitalita rultjcana. La fommiih del monticello di Krin e di pietra fimilc a ^uella d'^quum, il piede fembra Viilcanico; e quindi una .forte di poro igncoj e terra ferruginofa pefante indurata dal fuoco trovaü fra efTo monticello,' e i Laghi contigui, che ne portano il nome. Q_ueiH Laghetti folio popolati da poca variet'a di pefci , ira quall pretendono qiiegli abita.iti ve n" abbia una Ipezie irfuta. Al-cuno di ein molto lul ferio ce la defcrilfe ; aggiungen-, che di rado fe ne potea prendcrc fenz avvelenar 1 actjue^ perche abitavanond fondo, Io non fono difpo-a credere in fatto di ftravaganze filiche fe noh quelle che vedo- e quindi avrei voliito vedere il pefce pe-per credere che vi foCfe'. I due Laghi di Krin fo-^ivia da un Öicciölo Ifmo , per di fotto al qiulc cömun-icano ; h ter'ra intei^media trema fotto 1 P'^di Chi vi camniitia . Kella prateria di Margudc , ove iuno fono fitiiati , non di raro Te ne formano di nuovi pe'f ibbbiflanienti di terreno improvvifi . Uno di quefti ac-cadde non a raolto (otto gli occbi del Morlacco B I-lonoski. II fuolo gli fi fprofondo dinanzi tutto ad un tratto per trertacinqiie pafll di circuito , e la vora-gine fi rieinpi d'acqiia torbida. Quelle rommerfioni im-provvife de' fuoli crbofi nclla bafle campagne di Sciga ricordano le Cuore del PoleCnej del Dogado, del Bolo-gtiefe, e d'altre contrade allagatc, che galleggiano full' acqua delle pahidi , e fi ponno a buoti diritto chiama-re Ifole niiotanti. Delia loro genefi h dottamente fcritto il celeberrimoConte Giro lamo Silvestri Ca-nonico di Rovigo . Merita d' efTer letta la di Uii bel!a Differtazione che trovafi inferita nel Qioynate d italic ( 1771. 21.Dicembre), L'indole de'terreni diKrin,e di Margude e analoga a quella delle Cuore d'lulia, vale a dire che fono compofti, e foftenuti da radici d'erbe palu-ftri ftrettamente intrecciate; gli aratri fciogliendole fan-no che r acqua guadagni fopra di elTj . Non v'era per anche pefce nel nuovo laghetto quando noi vi fummo fopra; e la profonditk di eflb, per qiianto potemmo efa-minarla, ci parve confiderabile . Le di lui fponde per-pendicolari moftravano, che la caduta foffe veramente nata poco prima . La prateria di Margude £ circondata da collinette , ad alcune delle quali ella fi congiiinge col mezzo d'uti agevoIifTimo pendio, Quelle foDO tutte, poco piu^ poco meno, Vulcaniche, verfo la bafe particolarmente. Che anche i colli fituati piii addentro fieno della medefima pafta J almeno in parte» lo prova il rivolo di Caracafi-za, che conduce lave ferriiginofe, nere, ed altre pietre ora grigie, ora rofliccie di natura Viilcanica. J1 povero cafale di Caracafiza h quafi totalmente abjtaro da Zin-gari, Nazione errante, comc ognun fa, ed infefta oH tre. DELLA CETTINA: Si fremodo allorchž va errando. NelJa Morlacchia Veneta v ^nno di molre fimif^lie Zingare, che vi ii occiipano pacificjrnence del lavoro delia lerra , e piii comune-mence delle muare ^ fmo alle foci. Scendendo Imif-o il Fiume da Duare verfo le foci, che ne fono dodici lunghe miglia lontane a Ponente, io mi fono confermato neila gih. conccpita opinione, che le montagne della Daltiiazia litorale abbiano bensi le foiiimii^ marmoree , ma non il corpo, e le radjci. Cotn' e marmorea la cima di Duare, cosi lo fono le veite del monte Dinara («), che s'erge fra la Cettina e 'i marej e come le parti jnferiori di quello fono di terra piu o meno ralTodata , cos'i le falde di quello fono coinpofte di varie moditicazioni non marmoree di materie marine . C^uattro brevi miglia (otto Duare lungo la ftrada comune veggonli de' filoni de-gniffimi d'attenzione, che raffomigliano, anche ben efa-minati davvicino , a una muraglia di pietre diligente-mente riquadrate (6), C^uelli filoni fono in apparenza quail (a) Queflo monte Dinara non deve confonderfi roH'allro del mC defimo nume, che forge ai confini de'Diflretti di Kni", e di Scigf« E' connimlTima cofa in Dalmazia il trovare miiforniita di nome i'* luoghi diveifi. ( Cos 4. ptiYt'tculh impufpabililmt f effervefceni, tnoliis y cxdi*^ * q u a d k u m . Sptcim. W a l l. 84. Qjuidranon . A l b e r t i. Qjtadrum, C rti s a Li«. ti E L L A G E T T I N A; ' Sp iguafi verticali , e k loro formazione e analoga alia genefi di quelli, che fi veggono prelTo Sfialatro > vale a ctire , che deg^iono il loro itidiiramento alle ac<^ue filiratefi pelle feaditure . Nel reodervi conto di quai-che olVervazione fatta limgo i lidi del vicino mare, che fgrmaoo.la parte elkiiore del monte Dioara , io vi deicriverö un pezzo di (tratificazlone fimile a que-fta , che vi fi vede fcoperto , e cui ö fatto difegoare come illruttiva, e fuigoUr cofa . Nel tenere di Slime, profeguendo il caniminoj irovanft io gran quantith ^ e varietk d'impalU le foca)tf di varj colori, e curiofi im-pafti marmorei d i Gorpi marini, fufcetnbili di bel puli-mento , lo ne confervo qualche ef«mplare , che occti-r perebbe degnamenre un luogo in qualunque Mufeo. Fra quelli merita d'efi'ere dilHnto un marmo aggrega. to, compofto di Leaticolari , Coli framinanti d'altriCor-pi manni lapidefatti , e di falVolini bianchi , angololi. Fra le picciole Lemicolari prelevi dentro, e petrificate» vifi, ve n'anno anche di quelle, che moftrano ]e con-camerazipni loro al di fuori- Scorreado pella fuperficie lifciata di quelto mar mo, coirocchio nudo fi veggono mokiffime vanet^ di fezioni delle Lenticolari piefe; e non v' k poi quafi alcuna delle parcicelle , che 1q compongoDo , nell'efame di Ciii non prenda dilstto T occhio armato di lenti . Il Fiume, lungo le nve dei quale Ö fempre cavalcato»e per ogni dove ingombro di tofi, chedi giorno in giorno piu crefcoiio, e Jo recdono iiinavigabile, ad onta deiia gran quantxtk d'acqua pereQ-^^ ch' egli GOpduce, e del gran vantjggio che dal na-y^fi^do lino aDuare ne ricrarrebbe la Nazione. I mon--Pogliza, che forgono a deflra delU Cectina, non che quelli di Slime , di Svmifchie, e di Cucci-^hie fono aliai abbondant; di quercie ^ i tionchi delie a^^^i potrebboao allora con poco dirpcudio efl^r tra-i, II, M dotti ^o D E L C o R s o dotti al mare ; eglino cofterebbono incomparabllmente meno, che le querae d'-iltria , e darebbooo un eccel-lence ßoYtame\ E'anche probabile, che i legni di quefti monti riufciffero ■ ineglio che gVIftriani tolti da bofchi di fondo umido , Jper aprire un canale diritto al loro pailaggio, 'noti fi tratterebbe gik di lavorare ne' ma-cigni, ma di lagliare coUe matinuje il tofo, ond'e trat-to tratto ingombro il letto del Fiume ne'piccioli e frc-quentl laki, che trovanfi pel di lui alveo. Scendendo dal tenere di Svinifchie verfo Miriz trovanfi molie varietk di Cote, ora grigia, or cilellra, e nelle Breccie rovinate daU'alto de' monti gran quantity di picciole focaje angolofe, e frammenii di Gorpi marini. A Miriz reRano tisttora in piedi , e particolar-metite fu la finiftra riva del Fiume, i veftigj d' una gran muraglia naturale, in cui le acque dovettero far breccia per aprirfi un paffaggio , che loro avrk coftato limga fatica. La veduta di quell' ammaflb di fcogli ž un colpo d' occhio teatrale , che roinpe l'uniformitk monotona de' felvaggi luoghi vicini. Chi fa a quanto antiche ed intime vifcere di montagne abbia apparte-nuto quel muraglione, che fu raffodato in pietra dalle acque, che in altri fecoli paflarono pella verticals aper-tura , di cui coli' andare del tempo reftö un cosi ftra-ro veftigiol L'indole de' monti interiori della Dalma-zia , e d' alcuni anche litorali arglllofi porta con fa quafi coftantemente ch'egbno fiano tratro tratto attra-verfati da filoni di pietra arenaria, o arenario-conca-cea. La gran miiraglia di Miriz farii ftata dall'uno, e dair altro lato anticamente fiancheggiata dagli ftrati d' Argilla , onde i contigui monti fono anch' efli in' ternamente compofti, e quelli in particolare, nelle vi-fcere de' quali e(Ta muraglia s'interna a deftra, e ® fuiiftra del Fiume, che rovefciandone una parte s' ^P^^ il paflTaggio. L'ampia rovina , chaivedefi in quel luo-go> e Taltezza rigogliofa de' mafli ad onta de' quali ilFiume fi fece ftrada f(jiiarciando le vifcere della mon-tagna di cui fonnavano V oflTatiira , fono oygetii ben atti a far intendere quali , c quanto contimie alrera-zioni fofFra dalle acque monrane la fii perfide del no-ftro Globo. Quefta lezione non ^ propria del folo flume Cetiina, o della KerKa , ma di tutti anche i piü piccioli torrcnti : n^ foiamente e applicabile alle regio-ni montuofe , ma ezlandio alle balTe pianure foggette ad aliagamenti che le alzano, ed ai paefi litorali vi-cini alle foci, che fi trovano come Ravenna, e Adria, in breve giro di fecoli allontanati dal mare. La Cetrina all' ufcire dalle anguftie di Miriz fi fpande ainpiamente pelVallone, e diramafi fra'banchi di ghia-jaj e gl'intoppi tofacei. Un breve miglio piii fotto pon-no arrivare le barche; e vi faceano fcala altrevolte caliche di fale al pie della Fortezza di Viftech , fm da quafi un fecolo fmantellata come inutilj. II P. Far-La Tl neli'7//mV(7 facro pochi anni fono dato alia Uu ce park di Viffech , come d'un luogo fortificatifllmo, e ben guardato. II Signer BuSCHiNG ne fa una Gitta; cio che dee crederfene f: c, che non folo non v'anno abitanti, ma nemmen veftigj d'abitazioni. Da que (to fi-to al mare fcorre per tre miglia liberamente il Fiume fenza trovar intoppi, quantunque faccia im viaggio tor-tuofo fra diriipi d' una fpaventevole altezza , che gli formano per lunghi tratti argini perpendicolarl. La vade' pun ti di vi(U , che s incontrano uel breve corfo tjgUa Cetiina da Viffech ad AlmilTa, e veramen-^^«Uzioia ; i naviganti paffano da ftretdlTimi canali J ^Perti valloucini ben coltivati , e fparfi di animali pafcolann : indi s' inrernano fra le riipi l"enza clie II prevedere come faranno ad iifcirne; ed al- M 2 tcr- ternaindo in' tal gmfai'le vedute y e le'ang'uftie giungonö aife''föci fenz' avveJerfene, e con 'difpiacUre d'avergodii-to poco d'un-o fpettacolo cosi'frna«r»ifico, e diltftievoiei Le appendici del Monte MofTo'r fi prj^lnngano a de-jdel Fiiiinefeauendooe il corio rortuofo dalU villa di Gardun, che giace rimpetto a TngU'ffno-al mare. Quefto tratto di montagne , che forge frä Cliffs , e Duare ftendcndofi fra le foci ddla Xarnovnixa, e del-la Cettin^^, c'^conofeiuTo forto il nome di'Pogliza . II ccrfo del Fjume ferve di confine a' Poglizani per iren-ta buone miglia , intermtto folianto da una picciob porzione del Territorio di Duare. La Proviiicia di gllza non racchiude alciina Cin^, ui fi fa che ve ne liano Hate ne' tempi antichi. Ella fi e dara fpontanea-jiiente alia prorezione del Serenissimo Gover-NTO nello fcuotere ta dipendeiiza dalia fotto di cul vi veva govcrnandofi co' proprj Staiuri . Q^uelta pic-ciola'Repubblica merira d'efiere conofciuta. Tre ordmi di perfone vi conipongono un popolo di circa quindici» mila abitanti. V kuno venti fainiglie, che pretendona difcendere da nobili Ungheri rltiratili colaGu ne' tempi di turbalenrej ve n' ci un altro maggior mimero , che vantano d'elFere nobili di Bofna ; e finalmente v'h la plebaglia de' contadini . Ogni annf> nel giorno di S. Giorgio (r radiinano i Poglizani alla Dieta , cui chia-mano in loro lingua Zlor; ciafcuno de' tre ordini forma un accampamenro feparato nella pianura Ji Gatta-Coih fi eleegono di miovo i Magiftrari, o li confernia-no. il VehktKntt^ o fia GranConte, t* la prma figura dello Siato J ed t* (empre tratto dalle famiglie- nobili d'Viigheria. I di lui Elettori fono i Conti piccjoU > ciož D E L L A C E T T I M A; 5)5 cloc i Goverüat^-ri de' Viikigi^l , cha fono tnrti d.iiU nob;lra liiinuca, c va.fiio all.i Dieta col voto d^ila Joro Coniutiiia . Intanto 'che i Gr)nti ptccioli elei^^a-110 il Graii Cnnte , il popolo divifo in v.irie alTemblee rappiefantanti pli abitanti de ViiJaggi ele^ge i Conti ■piccioli pejr^nno nuovo, o conferma quelii che Jo me-ritano. II prim'ordine dalio "»t.ito proceds contempora-ne ViD. GreJono, che Tellrarrs il diacao dalle profondita deli>: loro mont^" gnc DELLA CETTINA; py gne, dove fi conferva tutto 1'anno , fia un far fordere ii vento Borea diftruggitore delle loio piainagioni ; e quindi non permettono a chi die fia rafportarne. EgU-no trattano le donne poco civilmente ; ne mai k no-minano fenza premettere una frafe di fcufa, appunto come i Morlacchi, Quefto dee baftare per faggio delia lore rozzezza rugginofa. La robuftezza, ]a beilezza del-la ftatura, la fobried , TabitLidiiie al iavoro formano de Poglizani un popolo di Soldati al bifogno . Eglino abitano un paefe inacceflibÜe a groffi corpi di truppe: ma ponno difccnderne in formidabile niiniero . Lo fpl-rito di vfindeita li condufl'e non a molti anni a nii-nacciare la Cittb. d'Alniifla, fcendendo in groITo corpo da' loro monti rino alia riva del Fiume, e fu d'uopo del cannone per farli rientrare in feftefifi, Nel tencre de' Poglizani h un Cafale detto iVr«« tiuhra-va , il di cui nome fignifica la Selva di Pirun. Forfe vi fi adorava anticamente T Idolo Perun, che occupavagii altari Slavonic! anche a Novogorod , prima che Giovanni Bafi-lio Gran-Duca di Mofcovia avelfe conquiftato quella fa-niofa Gitta, e le Provincie che ne dipendono. 5/10. "Delia Citta d^ ^Imijfa, Ingiußizia fat t a dal P. FarLATI a quegli ahitanti, Brrori ' ^ Ceograpci dello fiejfo, Almifla, detta Omijh dagli Slavi, e peravventura T Okmw degli antichi Geografi, non il Peguntlut» com3 "^olgarmente ft crede. Ella giace appie di nipi altilTims ^^ d'una punta di terreno piano bagnata dalla t.etti-e dal mare. Il Buschintg, perche goda di mi-glior aria, collocata fu d'un alto fcoglio , e il P. ^arlati pin volte citato francamente afferifce, ck' ella Ä fctbbvhata ful monte , come anche aggiunge con egual efattezza, ch' e cinque miglia Untana dalle rovim di s ^pe^iol mentre h diitiinzi fra quefti člue luoght Ii di credici buon^: niigla. VelHgj di nobile Annchii^ noil vi Ti veg;>ono, quantunque d'un'antica popolazione Ro-niana facciano- feJe i rottami de' vafi , e di tegole, e qiialche fam-iieiito d'Ifcnzione , che veggonfi iotto 'I luogo detto Stan2;rad, cioc Crita-Vecchia. H ičlo mo-numenro d'Aniichiih, che fi confervi in Almilfaj e una picciola Lapida dedit-atoDa incadrata neile mura. Q^ue-fta Gitt^ ^ titolo diVefcovado, ma noo refidcnza ; nel che h limiie a Knin , dove per6 il Busching ^ meflo un Vefcovo refidente. Almjilk col fuo i erritorio forma parte della Diocefi di Spalatro; v'e un Semina-rio di Preii Glagolitici deUinati a coprire le Parrocchie di Pogiiza, e dsll'Ifole , dove fufliib la Liturgia Sla-vonica , Fu Aimifla un nido di Pirati in que' fecoH di ferro, e di fanj^ue, ne' quali le circoftanze formavano un caratiere temporario al e Nazioni , e dalK umanita alU ferocia porevano agevolniente condiiile. II corfo del Fiu-nie nafcofo fra le rupi , e la difficoltk d'eflere infegui-ti neDe di lui foci jrgombrate da pericolofi banchi di fabbja dovette pcfTentcmente tentare gli ALniflTani ne' tempi d'Anarchia, ed allora ch'erano fudditi od alleati de' Narentini , e piu tardi ancora qiiando viveano forto I'Herceg di S. Sabba . Eglino fono ben cangiati a di noftri; ed a avuto il torto lo Scrictore delle cofe Ullriche, dal quale fitrooo rimproverati acerbamente qiiafi che foflero eredi della mala indole de'loro antenati. Querto peraltro rifpeitabile Autore fembra , che fiafi contro il coftume del fLio ceto propoflo d'lrritare una intera popolazione . Eg!i k poi acciimuUro (an.ti sbagli^ e si niadornali ia pochi verf: , che non ii pu^ perdonarglieli . Perche di quelto ceiebre , e dotto U^' mo, che fu mal fervito da'fuoi corrifpondenii in ma- mazta non fi fidino ciecamente i Leg^itorl , credo a propoflro d' accennare .ilcune inefatcezze , che Ii tro-vano agglomerate nel I. Volume tlella fua Opera dal-ia pagina 155. (ino alia 101. Dice che bcardona c una Citia forte ; e Scardona o una Gitta rinafcen-te , che non a peranche fie pone , ne mura cu forte alcuna (a). A pag. parla della Vr^na, fu la f^. de del Tcpografo del Regno d'Unghtria, come d'una Gitta o Caftello tuttora efiftente ; e la Vrana c un monte di fafli difabitato , ed orrendo . Scign , che a pag. 158. e derto equidiltante da Clifla e dalla Cetti-na, fla cinque nuglia lonrano dal Fiume, e venti da Cltlfa . Non vi k nionte preffo Spalatro , che ii chia-Maffaron , ma s\ bene il Moffor, che ftendefi da Clifla fino alle foci della Cettina. Hlivno non e, com' egli fcrive , poflo alle forgenti di quefto Flume , che nafce poco lungi da VerÜKa fülle terre della SeRE-NissiMA Repu BB li C A : ma n e lontano bsn trenta miglia , e piii di venti dalle fponde . Verhxa Vo/. II. N non C /I) Scardona . . Civitas ex'r^ui circuitus , fid mxn'tbm cinBa, {3^ propugifdCH.'is nd holiilis af^greßtones fußinendas , & propulfntiias m» invalidu . . . Vrana modtca Civttas loco fads amctno . . . fortalitii non inviflidl , . . formam acapit, . , fuburbana late diffjndn ut /><*-cintas f.ictle domos compUHantur . , . Bingum . . a Ttiuro it occ.i- (tiin , C « Chffit in Borear» ffjcitio pri>pe>no. fatt! i,iiluhii>i . . . Opptdum , cut notngn eß ^."tnrio , . . cut finiti-nuf eß pägus . . . qat Cl'vmn dicitur . . . Al-JnifTa, fii^e Pej^u»ttu-bono cfler pfefe in ifcambio, e fembrare relkltii di fab-briche aniiche. Quattro mJglia a Levante del picciolo feno ^ dove mi ion-o fermato per far dife^nare le muraglie naturali , trovafi h Vrullia . Q_ueito nomc e ad un tratro comure ad unaMonragna, ad iin Vallone ^ e alb Fon-ti fubmarine , che vi fi veggono . 11 Valtone c quel medefimo, di cui o parlato at 7. Egli fembra eifere flato fcavato da uii fiume antico ; le fbnti che fjorgogliano per di fotto il mare , fono tanto conlide-rabili, che ad un rifor^imento di fnime fobbiil'aio po-trebbono convenire . Vrullia \ radice comune colla voc3 Vr/J, che fignifica in Istavo fontana; e (jiicfta etimolo-gia rendendo i I no me di Vrullia (cii'e la Bern Ilia del P0R.FIROGENITO) analogo a quello di l^cguntium , da che nn>uj e Vril fono finonimi j nii conduce a credere che in quefto luoga, non gia alle foci della Cet-tina folle il Gjitello Pegunzio degli antichi Geografi > Veftig) riguardevoli d'Antichita non fiiffillono in que' contorfli : ma ben fi conofcs d a 11a (^uantith di fran tumi T. H.'^Hiv. XR./y.ioo. . .L«. i % v. \ k. ' VA" • i.'' I;:?;:..' » . f' •r f. .V t I i ■': ■ ■i»"*' d E l L A G e t T I N A^ lot ini cli vafi , e y e dalle L.ioiJi fjpolcrali, che tratto tratro vi fcappaao fiiori , clVcie ftato quel iiJo a' tCinpi bvMi abitato . La principal! ragidtit; , per cui non fi vügL^ono interno alia Vrullia tnohi ftiyj di abiiazioiij ainiche fi c la ripidezza del moiuj fiiperiori , e la quannta di TafTi, che ne fcenduno .iiüe-me colle acqu-". La bocca del Vallone deila Vrullia <1-temura da'naviganti p.'lT impetiiufa fubitansith do' vcn-ti die talvolta vi folHano, e in un motnento mettono a foqquadro quel C.uial di mare, ch'e fra il i'rimo-rie , e 1'Ilola della Brazza, con grandilFirno pericolo dtille barche forprefe. Poco lontano da qiicflo luogo il G AN teli o , la di cui Carta della Dalmazia ^ adottata come una dsl-le migliori, inette le foci d'un fiume , cui fa deriva-re dal Lage di Prolofjz , da lui chiainato Bredolaz-Chi conofcc la continuila , e T altezza della niontagna Dinara noii pub animeit^rs nemiiieno la poiiibilti^i d' un tal fill me. Mold Scrittori di cofe Ullriche, e var) Geografi ricopiarono queßo errore, come anche la pre-tela ifola del Fiuine Cetiina verfo le foci, e innuiiie-rabili altre Itorpiature di nomi, e diflanze. 12. De//a PakUra^ o Remora de Lahni* lo chiuderti qiiefla mia Lettera col raccontarvi mi fatto, al quale darete il valorc chc menta. Voi avre-te pill, e piu volte letto negli antichi NaruraliiH qual-che niiracoio della Remora, o Echcneide:e non lenza Ičandalezzarvene un poco vi farete iocontrato nel rac-Conto di Plinio, che dopo d'aver riferito full'alrrui fede ua ritardo per quelto pefce accaduto ad Antonio, pofitivaraence aflerifce una navii montata da Caligo-la, ecjuip^^ogiata di quattrocento rematori, eifere ilita fermata , mgntre il relto della flotta fe ne andava a bllOLl buon viagS'o » di quefti pefci . lo 1' o letto, e mi fono contentato cli llriagermi nelle fpalle , fenza rompermi il capo a penfare qual principio naturale, e di ütro potelV»; aver avuto un opinione cos'i general-niente ricevuta , che anche un uomo di fpirito, come per certo era Plini o , ne parlava affiverantemen-te (a). II cafe me lo fece fcoprire. Noi facevamo vela fra la Vrullia ed Almifia portdti da un vento fre-fco , ed uguaie dopo II mezzogiorno . Tutti : m^irina) liavatio in ripofo, e '1 folo timoniere vegUava in lilen-zio alia direiione delU bjrca ; cjuando all' improvvifd lo udiiumo chiamare ad alta vocc uno de' compasni y e comandargli, the venille ad uccidere la Pah'ayu, Tro-vavafi ineco il noÜro dotto Amico Signor G i u l i o B a-jamonti; c^W fofpeito di che fi trattava, e chiefa di ve.lere il pefce , ciii '1 noHro limoniere volea mor-to : ma il pefce fe n' era fui^gito . Interrogato il timo-niere, uomo afllii ra^ionevoh , e p^'fcatore di profeffio-re, diil p^rclie vohva chi fcft';; uccifa la PaKlara , q che male gli avea tatro , egli rifpofe con politivifTutii afleveran^a „ che U Pafclara ufava di preadere il tirno- (rt) Ktttint vinti /-Cit , & f,tvia?it procel't: (echäneis) hnpirat fU' ron , virifqtie frf'jMr compffcn , ts- cogis jiant n.tvigra , . . Fgriur ^HjciCO M-^'ti teDU-fJc pr^ftanam navim ^ntcn i prapirrn:it ciicwni-IC, exbofSuri ßo!, dotiC tr anjiriir<\ fe hurcčjčret .... Q^'' , poßeciqttS videlfini, i Capidogli ) mi fa fofpercare che fe noEi puö cflere vero alia lettera quanto del la K^'mora ci hfcia-''ono fcritto gli Antichi , tutto non polfa eflcr falfo, ^ certamente cofa degna di qualche rifleffo, che Pli-parli cosi a lungo di quelle fenomeno come d' fatto noro , e non rivocabüe in dubbio : e che i Greci abbiano fabbricato ful fondamento della facolti remorante di quelio pcfce la fuperltizione di appen-««•'■lo alle donne gravide talora per fermare i parti fmo 104 DEL C O R S O cci fino al tempo della nuturita , e talora pei* pfomuo» verne I' efito coli' idea che dovede tener lerme nel-la biiona politura le partortenti , To non fono per& co-SI idcile a credere le cofe iiravaganti , che deila for* za remorante d' un picciolo pefce fia perfualo e ren-go (olranto il nome tli PaKlara come piii prudentemen-le ufato, che quello di Remora. La ditferenza , che pafla fra la Remora, o J'Eche-reide degli Antichi, e la PaKlara de' noftri fi c, che la prima quafi coilantemenre trovafi defcritta come un Teftaceo , la feconda t del genere deJle Murene. Amatemi, pregiaiiffinio Amico; e pregatemi dal Cielo luughi viaggi, e buona faiute, A SVA A sifA nccnLL£MZA Mšmm FEDJRICO HER^Ef ' VeSöoVÖ tfi l/ö'Ä'ö^ö^ii-öPfi^siffyt,. fAftt iSŽrA^I^liPAV Ii ä§it Miiäi,^ t, Al Genjo voflro infaticabilc ricercatoss f^ract della Natura , che vi conduce foveuK per vie rimote ed alpeftri, non mai, o molto di raro caScat« cU' Grandi, e a quell' amicizia, aii generofameate donate a coloro, che non rifparnnaoo fatiche o difagj per aggrapparfi a leggere nella piti afpre, e dirupato mon-tagne 1'anrica Iltoria Fifica del noliro Globo, to dovet-ti. My LORD, la mia prima efturftone in Dalmaxia j e'1 viviflTimo defiderio di rirornarvi. Nel luomento, in cui fembrava ch'io dovein rinuiiziara a quelto penficroj abbracciando la generofe propofizloni voltro pnlVarg ^Ha contempLizione d'oggetti maggiori in piCi rimota, ® paranche fcoiiofciute terre , prcvalfero cornbiiiiwioni, quali io rivarcai IVAdriacico invece di navi^are in ^^ceatio . Rivifitai quelU parte d«lla Diilmaxia ch'io •^veV avuto r onore di (correre rapidamcnte in ccjmpa* vollra; e contando di dover patlare' alrri due an-ui JLi quel Regno mi procurai delU noti^je prolimlna- u, o ''i 106 ©EL PRIMORIE ri inoltrandomi anche in qiieUe cotitrade , alle quali non vi permifero d' andare i prelTanii aff^ri voltri . Ii piano della mia fpedizione foftri una non pfevedibile alteraztone ; e quindi del poco che & veduto dovendo contentarmi, e in neceffua di provare al Mondo, ch' io non fono ftato oziofo , diedi alle Offervazioni mie quella forma , di cui poterono eflere {ufcettibili , non quella che avrei volu to dar loro fe le avefli a dove-re compiute. Io conto s\ fattamente , MylORD, fu la bonta deir animo voftro , che mi hifiogo non ifdegnerete di vedervene dirette alcune , e^yorrete pazientemente oc-cuparvene, come d'una provi della coftante memoria, gratitudine, e tenerezza, che a Vol mi congiunge> e mi terrk unito a difpeuo della lontananza niai fempre, i. De//a Citta di Macarska. Quel tratto di litorale, che ftendefi fra i due fiumi Cettina, e Narenta, il primo de quali Neftus , e T/-luYus^ il fecondo Navo dagh Antichi fu detto, dove rac-chiudevafi due fecoli prima dell' Era noftra la propria-•mente detta Dalmazta, e flato -da' Greci de'bafTi tempi conofciuto fotto il nome di Paratalaffia , e qiiindi dagli Slavi con denominazione equivalente fu chiamato Primorie. Dai racconti d'A p p r a n o rilevafi, che gran numero di Ci'ttk v'ebbero gli Ardiei, o Vardei, parte proprie, parte tolte per forza alleNazioni vicine da loro domate ^ prima deirinvafione de' Romani; e dalla Tavola Peutingeriana apparifce, che parecchia ve ne ri-mafero dopo I'a conquifta, nelle quali ftabilironfi i Vincitori, che vi fondarono anche de'nuovi Municipj. Di quefta verit^i fe ci mancaflero le prove manifelto indi-zio darebbono le frequenti Ifcrizioni ^ che fvoIgenJo ler- DEL PRIMORIE» r07 terra s'lncoorrano per que' luoghi vicini al mare, ed anche ae piii internati W monti., L'ameDiia clelU piaggia, la fecondha de terreni ^ T opportunir'a c}«ila iimazionc rifpettivamente al commer-cio delle Provincie interion col mare , la ricca pefca-gione di. quelle acque cleggiono aver invitato le anriebe Nazioni quantunque barbare a ftabjlirvifi, e dalla colttira fconfigliata de' vicini monti , e dal taglio de' bofchi, che que'popoU fi faranno trovati in necelTit^ di fare per provvedere a'bifogni loro, deefi peravventura ri-petere ii deterioramento della contrada, 1'inghiajamento de' fondi litorali , e la sfrenatezza furiofa delle acqucr montane, che ne rendono inabitabile qualche porzione. MacarsKa e a' gioroi noflri la fola Gitta, che vi s incontri , e dalla fituazione fua fi puote argiiire, che fia forta dalle rovine deli'antico Rataneitm di Plin I o il quale dev'eflere ftato la cofa medefiina, che'1 Retino di Diome (ji). Le grotte foiterranee> che in que' contorni affai moltiplicate fi trovano, fono analoghe a quelle, che a detta delio Storico intorno a Retino s' internavano nelle vifcere de' monii, e nelle quali riti-laronfi 1 RetineG dopo d'avere incendiato la Gitta loTo con dentro i Romani, che I'aveanoprefa d'aflalto. La totale diüruzione di Retino non fece per6 abbandona-re totalmente quel fito; da Pro GO pi o trovafi detto ^HchiYum e nel vi fecolo trovafi chiamato Mucarnm. ConcilioSalonitano confervatoci daToMMASO Ar» *^idiacono fi rile\a che in quelU et^ fu ilHtuito un Ve-fcovo Mucarenfe. La Lapida fepolcrale di Stefano, che il pnnio occupy quella Sede , fu dilotterrata a d'l noftri. O 2 Po- r^io, Cass. L^h, L v r. Poco tlopo vennero gli Avari, ed occuparotio il Primo-rie , e le campagne di Narenta, che acquiftarono alio-ra il rome di Pagani.i, perche quefti nuovi ofpiti erano Idolatri, c s iifava di gik nell'lilirio il nome diPcgant-«/per qiinlificarli. fcongetturabile che Inaron i a della Peuringeriana, fia im' altra denomioazione dl quefto trarto di paefe marittii-no tolta da Narotia, che n'era Ja Capitalc ; fe perö non fembrafle piü ragionevole il leggere Matonia coii Tommaso Arcidiacono : nel quäl cafo il vocaboio barbaro equivarrebbe a Paratalaf-Ita, e a Primoric . L'Anonimo Ravennaie i prende in ifcanibio Miicaro per Inaronia , che nella Tavcla viene nomineta dodici miglia in Oriente d'Oneo , o Ik Aimiila; Mucaro üarebbe bene fette miglia pih cifre , dove il vedono dilegnate iabbnthe fenza titolo. Ii P o R fi R o g e n i t o da il nome üiMccrosii Macar-sKa , lacendone la Capitale d' una delle ire Zupanie coniprefe ne' confini deila Pagania , vale a dire fra le foci de' foprannominari Humi lungo il lido del inare. Come il nome di Pagania da J'ogarim e derivate, cost Marcfj e i corrotti Mucarutn Muchirum, e Mittchhui/i probabilmente difcendono dalla voce Mokar ch'equivald a umido J e innaffiato , e quindi conviene moltiflimo al fito ili MacarsKa bagnaio da rivoii d' acqiia pereniic. Dope d'aver formato parte dello State de' Narentani per varj feed i, diftriitil qiie'Pirati, pafso MacarsKa col refto del Primorie fotto I'obbedienza di varj Principi Criftiani era piccioli , or grandi ne' baffi tempi , indi obbed'i alia Porta Otromana ^ e finalmente nel mdcxlvi 6 diede volontariamente alia S e r e n is s i m a K e-pubbligaj che Taccolfe, e colmö di privilegj. Q_ualunque opinione fia da tenerfi delprimiero nome, e ftato di MacarsKa, egli c certo che niente d'aniic» ie riniane piü a' giorni noftri » Ella c fabbricata tutta dl del primorie^ lo^ di niiovo, ed e la foia (ta le Citt^i della Dalnuzia in Cui non fi vedano cafe rovinofe , e macerie. La fua eftenfions e piccioU , poco nurn^rofa la popolazione ; non 'a fortificazioni tll forte alcuna, anzi e del tutto priva di portö, e di m ura , cfiecche ne dicano i Geografi moderni , e Icgnatamente ü Busching, che prende anche iin groiVo abbaglit? mettendola fu la cima d'ua monte . Eila c al pic d'una gran monragna, e flendefi liingo le rive del fuo picciolo , e non ottimo (^t) Porto, in firo piano. L'aria di qiiefto Paefe non era granfatto faiubre neil'eta padate ; una palude fal-maftra le tramandava nel tempo di State aliti peitilen* ziali , Gli abitanti vennero in deliberazione di farla conaunicare col mare , ben inteodendo che un picciolo tratto di balTo terreno allagato da fecide acque cor-rompe T atmosfera ad una eftenfione moko maggiore; ed infatti Tefito corrifpofe parfettamente alle loro patriot iche mire , imperocche la popolazione vi va cre. fcendoj e vi gode moko miglior falute , che negli an-ni addietro. I Macherani fono di fvegliatifTimo ingegno^ e parti-colarmente addetti al mercanreggiarc. Rielcono felicemen-te anche nelia Letteratura; e quant'olcre poffano arri-vare nella coltura dello fpirito col proprio efempio la provava il Cente Abate Clemente Grubbisich, iiato in MacarsKa d'antica, e nobile Famiglia, clie ne^ fcaduto anno mdcglxxih immaruramente fn toi-to dalia morte alia Repubblica Letteraria , alia Patrii cui era lo fplendore, ai Viaggiatori che ne ritraeva-lumi, ed ofpitaliu nobilifiTima, a tutti i biioni che io tL^' e!a Maeitiniere, daiuio lie' Joro Dlsionarj •' graji Por^^ ^ Macsrska. ]o amavano giuftamente . Egli dee aver lafciato delle pregevoli cofe mff., fra le qiiali meritano panicolar menzione una Storia ■ Narentina contlotta a buon termine, e unTractato delle Origini^ cd^naUgie della Lingua Slivonica , pleno di laboriofa erndizione . Queft' Uomo dotto, e di coflume aureo s'era nuraro in una cafa di campagna , dove coll'efempio avea intraprefo di rjformare la rozza Agricoltura de' Primonani, e at-tendeva da tranquillo Filofofo a^^li ßudj guftando delle vere delizie d'uca folitudine, ch'egli aveafi refa piace-vole, ed aniena. Come la fita Famiglia nobiliflima fra ie altre, cosi fi diftinfc fra i Letrerati Cittadini di Ma-carsKa Monfignore K a d c l c h , Arcjvefcovo di Spala-iro, che die alia luce una Teologia Morale in Islavo ad ufo del Clero Illirico Glagolitico j che ne mancava totalmente , e lafci6 la fua Biblioteca provveduta di buoni libri Ecclefiaftici a beneficio della Fatria , con efempio commendabiliffimo. Nc fi vuol fra gli Scritto-ri Macheraoi iafoar di nominare F. Andrea Cad-c i c h MI o s s i c h , del quale fu pubblicara ima Rac-coka di Canzoni Eroiche Naziotiali ; quantunque eglj n'abbia fatto la fcelca con poco buon gufto , e con meno criterio "v'abbia introdotto una quantiiJi di cofe iniuili, ed apocrife. Il fuolo, fii di cui fta fabbrlcata MacarsKa , e attif-Cnio a produrre olio , viro, niandorle , mori, miele, e quakhe poco di grani . L'indole del terreno e leg' giera, e ghiajolofa, ne manca d'umidita come peli'or-dinario gli ahri paefi litorali della Dahnazia. Si ricono-fce manifeftamente ^ che da' piccioH torrenti n' e ftata formata la fuperficie efteriore ; e i torrenti medefmii nelle materie, che trittrarono anticamente, fcnoü fca-vati gli alvei . Un rufcelletto d'acqua deito VrutaKi aitraverfa la piazza della Gitt'a ; non e per6 cosi dol- cc ce che poüa fervire a bevanda falubre , quaiitunque forga da luogo elevato d: molto fopra il livello del mare, 11 popolo atringe acqua leggiera, e piirifTima dal rufcello Budifeviza J che fcende daila villetta di Gotifi-na, e mette in mare vicino a MacarsKa. Sembra che ad onta delle ghiaja porcate al iido dalle acqiie montane il mare abbia guadagnato, e guada-gni continiiamente in quelle vicinanze . Nel tempo di calma vedefi foti'acqua nell'imboccatura del Porto un pezzo di miiraglia, die non dovett'eflere fabbricato cer-tamente fotto I'onde ne' tempi antichi ; e io fcogUo detto d j S. Pietro, che copre il Porto medefimo, foflre ^no Imantellamento affiduo , quantunque non rapido, dalia violenza de' flutti , come gli altri Promonrorj di quel litorale . La Palude contigua , dove I'acque rta-gaavano negli iiltimi tempi per non poter avere libero corfo in mare, fomminiftrö anch' eflfa una prova di queib alzamento del livello . Nello fcavarvi la co-niLinicazione, di cui vi 6 gia fatto centio , fi trovaro-no i refidui d' un magmfico Sepolcro, e pezzi di nobi-li colonne. Io 6 vediito a MacarsKa una bellilTima me-dagha di Marco Giuho Filippo in oro tratta da quelle fondamenta, che non faranno iiate originariamente plantare in un fito allagato. 2. De/ mcnte Biocozia^ o 'Biocovo ^ che domtnci MacaYfka, 11 piu airo monte che forga lungo le rive del Pd-•^prie fi e il Biocova , alle radici del quale giace la di MacarsKa . Egli apparifce di lontano bianco, ® ^P^glio d'a)beri, e ben gli convengono ad un trattö ^"^'^edue i nomi d'Albio, e d'Adrio che portä antica-mente . L'afpetto nudo, faffofo , e fcofcefo di quefta "lo^ragoa difabitata prefenta tutte le mals Qualita ba- ile- ftevoii a difTuaclerne il viaggio . Non e poffibile Tan-tlarvi coo cavalcature di force alcuna : e riefce per con-f(;guenzii ina!agevf)le anche Tarrampicarvifi co' piedi, e colle mani. curiofitk d'andar a vedere le Ledeniz-zc ^ o confei-ve natiirali di ghiaccio, che nell' ardente bbllore della State niantienli nelle caverne della piü alu partii dulU montagna , nii fpinfe ad intraprenderne ^ Ja fcalata. Ii IbaviATiiTno Amico niio Signor Giulio Baja monti acconfent'i a tenermi compagnia. Noi parciinmo alio fpuntare del gionio da MacarsKa, con due Primoriani per guide, fcnza de' quali non farebbe veniito il mio pnidente Compagno , che non iftimava benfatto d'efpoifi a qualche incontro di Haiduci, mol-ti de' quali aflicuraii dall' afprezza del fito abitano co-«leLupi pelle grotie del Biocovo. lo piu inconfiderato, 0 piü difpofto a coiuare fu ia probirh di que' banditi, 1 quali pur troppo fpeflo lo foiio pell'avarizia d'un ra-pace Minillro pjucciic per un vcro deiitto commeflb, larei andato volontieri anche folo. Ii dorfo della Montagna e tutro rovinofo» e i icntieri meno impraticabili a' quali dovemmo deteiminarct furono quelli pe' quali fcendono le piovane; le ghiaje, c i faflTi rocti ci man-cavano fotto i piedi , e licordavanmi la faiicof^i fnlira del Vefuvio , nella quale io ebbi Tonore d'accompa-gnarvi, dove pur troppo a lungo ci accadde di mettere un picde innanzi per trovarci im paflb addjetrb. La bella vifta delMare, de'Promontorj, e delTlfo-le , che di lafsu fi gode perfc t tarne nte, fu quafi il folo compenfo delia noftra fatica . Le diacciaje, alle quali per un ben lungo , e difaltrofo c^mniino fahando di roccia in roccia vollimo porr^rci, non aveano piii ghiac-cio ful principio d' Ottcbre . Noi difcefimo in una pro-fondiflTima voragine , che riceve lume dall'alto, e di fianiO poi diramafi chi fa quanto addentro le vifcete del- della Montagna; vi trovammo un freddo acutiiTimo. Al di luori vidimo Hegli abbeveratoj tli legno, dove i Paftori fogliono fquagliare il diaccio , e la neve pelle loro greggie. La Monragna e quali del tutto Tpoglia d' alberi anclie nellc profondit^i piii iinpratic.ibiii ; moho di raro, in proporzione della fna eftenfioMe , vi fi ve-dono refidui di felva antica , i cjuali pur vi fi dovreb* bono rirrovare lontano dail'abiMto, e in luoghi inaccel-fibili , d' ond' e fificamente impofiibile il trafporco de gran tronclii. Ma il fuoco accefo da' Paftori talora per rifcaldarR , e talor anche per procurarfi uno fpeitacolo l^lvaggio a dillrutco anche quefti. Dicono, che gl'incen-tlj cagionati da s'l tenui principj durarono alcuna volca de' mefi interi. La parte nlta del Biocovo c compofta di Breccia, e di Marmo biancaftro volgare. Cos^i ne' iiiafFi della pri-ina come in (juelU della feconda pafta trovanfi erranti de' pezzi di Selce angolofa, fcrepolofa al di fuori, plena di corpicelli marini, e che nell'interno e poi dura, nnita , femidiafana , e capace di lucidiflimo, ed uguale pulimento. Le raclici di qnefia Montagna üendonfi lun-go il mare da un capo ali'altro del territorio di Ma-carsKa, e quindi alia Litografia di e0a appartengono tutti i Foflili, de' quali m'accadera di farvi parol-i in qiiefta mia lunga dicerla a mifura che ändert toccan-dovi i varj luoghi, dove gli 6 offervari, e raccohi. Prima per6 di finir di parlare del niio viaggio ai l^iocovo , per darvi un faggio del carattere de' Primo-^'ani conradini voglio aggiungere una piccioU avventu-che abbiamo incontrato neiio fcendere da queila Motitagna. I due uomini che ci precedevano annati, 'ccon^Q jI lojjtQ tieiia Nazione, incontrarono una vipe-ra^ lungo a fentiero, che fe ne andava tranquillamenre pe latti Qoi ^ L'uno, e Talrro a gara eccitaronfi ad Vo/. II, P iicci- uccideria a colpi di pietra, e malgrado alle interceffio-ni noftre fi oftinarono a farlo , dicendo ch'ella era uti Demone malefico nafcofto focto quell' afpetto ; eglino deviarono anche pell' orrore dalla flrada^ per cui ella poteva avere flrifdato. IlSignor BaJAMONti aven-dö dctto loro molte cofe afiinche conofceflcro la ftrava-ganza di quefto penfare, tolfe di terra la morta beftia, ch'era da efli ancora guardata di lontano con occhio paiirofo, e and6 verfo di loro perche vedeffero, che ve-ramentc clT era morta. Que' due brutaü ad un tempo fi pofero in illato di fcaricarc due armi da fuoco con-tro di lui, prorompendo neU'ingiurie, e nelle minaccie piu decifjvc : e fu veramente iin tratto di buona fortLina che I'Amico noftro non gcttaffe h morta bifcia, come avea accennato cli fare, verfo di loro ; nel qual cafo indubitaramence farebbe reftaro uccifo fiil momen-to. Or tion ebb'egli il torto di voler delle guide Pri-moriane per difefa della perfona? Fu detto per jfcufarli che la fuperftizione e caufa di tuttoquefto; tanto peg-gio affedidieci I lo troverei queHa gcnte orribile fe fof-fe capace di tanto, anche mofta dallo fpirito di buona Religione . 3. X)e//e ^Iciecrc del Prlmorle, Il Monte Biocova manda al dira de' Primorlani i ventij le grandini, le pioggie, e ogni cangiamento deli' aria, Il vero e, che quefta Montagna e il loro Teatro Meteorologie©. I venti Boreali fono qiielli , intorno ai quali hnno fatto le pifi diligcnti offervazioni ; ed io credo che meritino d'eflervi riferite, da che il miode-funto amico Cente Abate Grubeisich mi afficu-rh, che dando loro la prova colla fperienza le avea tro-vate ben fatte. Prima che il vento di Borea prorompa, fe v'^ neb- bia bia ful Biocovo quefla follevafi in alto , ftracciata m müle guife; 1'interno della Montagna mugge, poi mena romore grancliflirno ; 1' aria s'irrigidifce . Se il Biocovo non a nebbie , annunziano Borca Je nubi egual-menie diftefe per <|uel tratto diCieloj e il rigore info-luo tkll'aria . Dicono i I'aftori , e fembra il fatto lo moftri, che il vento Borea efce tlalle voragini delU Moncagna. Certa cofa c ch-3 dalla fommita egli fccnde verfo il mare come un torrente impetuorifTimo, cJ im-provvifo . Gli antri d'Eolo fituati Leila altc inoata-giie, e le procelle, che roviiiaLido caUno dalla altezzj? preflb i Poeti antichi, niolkano che quelte oiTervazio-m fono ftate fatte anticanisiite da Nazioni piu colte. Anciis Seneca pensö che i venti fi fcatenaflero da-gli abiffi fotttrranci, e fi faceffero flrada pelle aperture della terra . Allorche per qualunque cagiotie fi accen-dono i bofchi dell'interno della Moncagna regnano i venti Boreali di mediocre forza (come fono mediocremente fprofondate le convalli felvofe accefe) finche dura r incendio : ma cagionano lunghe ficcitb, A quefto propolito e da ricordire ci5 , che fi legge de' Segnani nella Storia della Guerra de' Veneziani contro gli Ufcocchi. Affsrjfcono gli Scrittori, che qiie'Ladrcni ac-cendendo gran fuochi pe'bofchi, o cacciando gran quan-tiib, di rami accefi nellc voragini defbvano il vento, che impedtva ai legni nemici I'approdare alle lore fpiag-ge , e talvolta li faceva perire in quel pericolofifllmo Canale della Morlacca . Quando il Monte e afllai ba-Sfiiito dalle pioggie, o non fa vento Boreale , o fe fpi-per qualche poco di tempo, non prende forza fe non ^ ^lifura, che il Monte va rardugan-iofi. Alzafi p3r6 1 di Borea fe dopo lunga ficcita cada in ifcarfa la pioggia; fe non ia Borea in queflo cafo, e fe-gno di vicino Scirocco. Sc dopo ventiquattr'ofie di Bap 2 rea llc del p r i m o r i e. rea il Cielo non trovafi perfettamente fercno e indizlo che il vento medefinio clurerh a lungo, o fi cangier^ in Scirocco. La durata di Borea fuol efTerc di giorni (.lifpari, vale adired'uno, di tre, cinque, fette, nove, e perfino a tredici, c quindici di feguito . S'aiza peli' ordinario quefto vento coli' alzarf: del Sole , e della Luna, o col trarnontare di efli ; verfo T Aurora y c il mezzogiorno fi rallenta , e cede talvolta: ma fe fCon Jo fa e iegno maniteilo che deve imperverfarc. lungamen-te . V k un vento di ßorea periodico, il quale fi fii fentire ordinarjaniente interno a' fette , diciafctte , e ventifette di Maržo:ma il piti coftante fi e qiic-llo, che fpira inrorno alle Fefte di Pentecoite, cha quindi h il nome di Duhovpza. Pretendono, che fe interno a quel tempo Borea e mite lo debba anclf etfere per tutto il reflante della State. Queflo vento fe fpiri moJeratamen-te credefi utile, ed anche neceflario dopo la ßorita delle viti, e degli ulivi , perche irae feco lollecitamenti i fiori diflcccati : cos'i giova quando le viti per tropp.i uinidita fono ammalate di rubedjne . Ma per lo piu c tnicidiaie portando mali di petto, e febbri m:ah'gne agli liooiini , e morte a ghiado agli animali minuti^ chs fono fparfi pei pafcoli della Montagna . Alloatana da que'lidi, per quanto dicono i pefcatori, anche le waj-Jp, o flormi de' pefci emigranti ; c finalmente quando inferocifce lacera, fracafla,. e sbarbica k piantagioni, inaridifce, e polverizza'la terra, indi la porta feco peli' aria, o la lafcia fnervara, c fenza forza vegetatrice. I naviganii non fi fidano a impegnarU di notte nel Ganale ch'e fra '1 Primorie, e Tlfole di Brazza, e Lefi-fia, temendo il furore fubitaneo di quefto vento, che precipita dalle montagne , o sbocca dal Vallone dell'i Vrul ia ; e quindi il comraercio foffre moltininai rirar-di, C pregiudizj. ■Lo Sclrocco 5 c il Maeflrale dominano anch'eni aU ternativamsnte in Primorie; quindi all'offervazione dc' pefcatori, e mannaj fnrono foggetti, Le acque alee pre-fagifcono lo Scirocco, come le baffe ftraordinanamente indicano vicinanza di venti Settentrionali; cosi la flra-ordinaria rapidita delle correniie. Lo Scirocco periodico fi fa lentire ogri anno verfo Palqua ; queflo non conduce pioggicj ma bens'i caldo ; il fno periodo ordinario e di venti giorni, e luol ceffare al calar del Sole. L' anno, in cui queflo vento manca di fpirare ne'modi e al tempo accennato, fi a la State quafi priva di venu Maeftiali , e di tnrbini , o nembi . Quefto Scirocco afciutto c dannofo psrcliL' abbrntlola i gennogli dellc plante ; agli uoinini non apporta altre malattie che ilan-chezza, e fvogHatczza, incomodi ben compenfaii dali' abbondante pefcagione , cui fi crede dovergli in partico-larc aliorquando e piovofodi frequente , e dal buon rac-colto de'grani fcminati pel Monte. In tempo di State quando il Ivlaeilrale ß pofa per un giorno c fegno di Scirocco nel di fegucnte; lo Scirocco poi fciogliefi con tjiialche turbine. Anche i tuibini fomigliano alia fcbbre; ie non fono efimeri, ritornano a farfi fentire nel di fe-guente, intonio all'ora medefima. Forfe potrcbbonfi pro-nofticare facendo rineflb alle anticipaziotn , o pn[licipa-xioni de' movimenti dell'aria . Dicefi che nell' interno delia Bofna qualche tempo fa cadde una pioggia di ^ardelle, con grande fpavcnto, e contrizione di que' po-"veri Turchi ; s' cgli h vero, fe ne dee dar la colpa a Qualche Tifone , de' quali fono freqnenti gli cfempj. I latnpi d'Etbte fe fi moflrano a Giel lereno predi-cono liiaoa ficcith , ma fe vengono^ da qualche nube carica annunziano Taggruppamento d' un qualche ture pioggia impeiuofli. Nel tempo d'Inverno i lamp: y che fono frequent! al di la del noflro Adriatico , pre- prefagifcono comimemenre che il vento des venire dal-la parte oppofla. Ji romore ftraordinario di molti tuo-ni non promette pioggia abbontlante , e ve tU quefto un proverbio Ijlirico : ,, Knd vechie g&rmi magna daj-gta pade Quando piii tnona minor pioggia cafca. La fhgioae delle pioggie in Primorie c (ul principio d'Autunno, e ful finire d'Inverno. Se T Inverno, o la S'rate fono piovoii di moko i uno fconcerto; cos\ anno offervato clie i' Inverno mite da una State procellü-fa. La State piovofa da buon raccolto d'oglio, ir.a po-co vino , e vicevcrfa : nia fe 1' Inverno e flato piovo-fo , laPrimavera, e la State afdutta, v'acarertja d'ogni prodotto. Quando la Itagtone c rroppo piovofa fuol ca-dere nelle notti ferene una rugiada rofficcia , ch'c of-iervabiiinima fpezialmente da clii viaggia per mare ; pretendono che da queOa venga la rubedine delle viti. Verfo Natale , e in Primavera ft fanno fentire lö provetize Jungo que' litorall ; e quefte per lo piii U finifcono con qualche biirrafca . I ventl Auflrali, e il Garbino vi fono poco frequenti a paragons de' Boreali ^ de Maeftrali, e dello Scirocco ; quindi non fe ne aa-no regole dettagliate. La neve, e il diaccio non durano molto in Prinio-rie 5 e nemmeno fu la cima del Biocovoj quantunqus sl di Ih di cfla, e fra' dirupi del Monte Mofior fi con' fervino talvolta da im anno alPakro. L'abbondanZ^ della neve porta abbondanza d'ogni prodo:to, raa fpß' zialmente d'oglio, e tatito piu quando anticipi a er dere. II freddo,che fifaccia lentire troppo tardi, e dar.' nofilBmo , perche forprende il fucchio deLlc piante if moto . Anchs gU anirnali minuti ne patifcona gravi'* fiml danni. Non c per^t mat molto acuto il freddo quelle contrade marittime, quando 11 venro di Boi'^-'^ aon lo conduca j e, fcnza di quefto^ iUuefe diGcno^lP vi vi C come I'Aprile fra noi. La State vi fi fente quafx da per tutto calda all'eccefib; e nei mefs di Settembre io vi 6 fofFerto tanto dalT ardore dell'aria» che in I'uglia non 6 certamente provato di pegglo . Le grandint vi fono meno frequenti , e piu minute che nella noftra parte d'Iralia. 4. De/ Mare^ che hagna i i Primortc; del fu9 li-veilo i della Pefca . Nel viaggio, ch' io h avuto 1' onore d i fare cou Vol, 0 in varj hioglii creduto di ritrovare coftanci, e chiarl indizj deir alzamenco del iivello del noftro Adriatico, del quale alzamento da' tempi Romani a' noftri con-Vennero il Mantfredi, c'i Zendrinti, e chc adeflb da alcuni fi nega fenza verun ragionevole fonda-iTiento, anzi in oppotizione de' facti , da alrri non ft calcola pnnto nelle occafioni, chs pur chiederebbono fi cabolafle , Non c del meinen to il raccogliere tutte le oflTcrvazioni di fatto, che in favore di quefto alzamento di Iivello fomminillra la Gitta di Venezia, dove il ^OVERNO t in necelluii d'anno in anno d'alzare le P'azze J che danno acqua alle pubbliche Cifterne, perch^ ^al XVI fecolo , in cui per la maggior parte furono riparate, Tino a' d'l noltri, il mare a guadagnato fopra 1 pavimenti nelle piene fciroccali; dove 1'acque entra^ in parecchj Tempj , che faranno certamente ftati fab-^ricati in modo da contenervi i Fedeli ali' afciutto; dove la gran Piazza di S. Marco , ad onta del nuovo P^vimcnto, e de'rialzatnenti die vi fi fon facti, e trat-^^ tratto inondata ; dove ne' magazzitii de' Mercatanti I'acqua oltrepaffa nelle piene le prevediite tnifiire con clanno , e deperimento grandilTinio di iiierci. E quefli danni urbani, e gli fmantellamenti delle dighe, i p^e-gmdizj cui foffrono le nortreValli, e quelle de'Comac- c hie ft) no del Primorie-chiefi, che f: lamentano giornalniente del mare fopraf-fattore; la rovina parlance del non oggiinai per qua-lunc|ue difpendio che vi fi faccia ben riparabile PortO d'Ancona, e del monte vidno, che vlen rovinato a occh1 veggenti; la Gitta di Conca fommerfa poco Ion-tano da Rimino; le fondamenta fubacquee di Giparum in Iftria , che pur fu dirtrutta del dgcc , e tanre al-trc oflervazioni corrifpondenti fono eftranee al mio pro-jofito. lo vi deg^io parlare di cio, che ^a rapporto al ivello del mare lungo il lirorale Primoriano. In tiitta la Tpiaggia dalle foci di Cettina fino a quelle diNarenta il mare a vifibilmente perduto della fua antica eftenfione in fiipsrficic. Le ghiaje, le terre , le fabbia portate giii da' monti peli' impeto de'torrenti 'anno col-mato le Valli, e d' im lido, c!ie anticamcnte (ara Rato fecond'ogni apparenza portuofo, ?inno fatto una fpiaggia efpofta ai venti, e totalmente priva di feni . II mare infuria adeflb contro quefti nuovi terreni, e li va ro-dendo tanto piu agevolmente , quanto ch' e' non hnno gran conneffione di parti . Per quanto s'abbafli la marca in que' luoghi, dove il lido corrofo foi-ge a perpen-dicolo non fi difciiopre per6 mai altra materia che b componga fe non fe ghiaje montane. IPromontorj, cha in varj luoghi fporgono in mare dalGontinente, invecs df ricevere aumento, o fiancheggio, come dovrebbe ac-cadere fe il mare (come ad alcuno potrebbs venir iu penfiero) cacciaffe al lido le proprie ghiaje , perdono di giorno in giorno della lore eftenfione , e divengoo'' fcogli fubaequei, capovolti, e ftaccaii dal monte. A quefte offervazioni generali due di particolari ^ potuto viaggiando pel Primorie congiungerne. L'una"^'-c ftata dettata dall' Ifcrizione fcolpita nei vivo deU^ fcoglio lungo il lido di Xivogofchie, nella quale e p^'" lato non folo d' una fonte che non vi fgorga pia, ^^^ an- andie d'un tratto di podere ch'ella irrigava. Adeflb il mare batte violentemente contro la rupe lcritta,e di gia colla reiterata perculfione delle gliijje licorali ne h pre-giudicato di molto il pregevole moniimento , che non ß legge piü intero. Ii podere, il giardino, il viale al* Weno, per cui s'andava a quefta fonte, che appartene-Va , fecondo il Ch, Signor Girolamo Zanetti a Liciniano Imperadore , e tutto ftato fommerfo con effa infieme dal rialzato mare, 11 fiume Narenta, e la campagna da lui allagata, in cui trovanfi fepolci i refti dell' Emporio Narona, mi fomminiftrarono I'altra , che pur troppo e applicabile an-che alia parte noftra, doveAdria, e Ravenna fubirono ia medefima forte . Le acque ritardate nel loro corfo dall'oppofta crefcente altezza de' flucti, depofero intor-no alle foci di Narenta un gran numero di banchi d' arena, d'alcuni de' quali formaronfi dell'Ifole biHe, e paludofe : ma di quefto apparente proUmgameoto delle terre, ben fi vendica il Mare giornalmente, rimontan-do fempre plu addentro neirakeo del Fiume medefi-mo, e coftringendone le acque impedite dallo fcarjcarfl liberan:iente a fpanderfi pell'agglacente pianura. Quel Tratte di paefe , ch'era una volta fecondiffimo produt-tore di biade, e dominate da una floridaCittk, h adef-fo una vafia, e infaliibre palude , dove appena trae la ^ita languendo una miferabile , e fcarfa popolazione. ^on farebbe perö difficile imprefa il ridurre abitabile e früttifera qiiella pianura; e vi s'incontrerebbero meno «^ifficoltk che nel bafVoPolefine, pofte k differenti com-J^'nazioni del fito : ma Itando le cofe in ilhro natura-j®Mare vi U faito ritrocedere il Fiume, ed aiiagire Je terrc. ji lago Scardonitatw far^i lorle ftaro anch' egli "tja pianiira irrigata dal Tizio, prima che Ii Mare ne ^^'Pi^pf^e il corfo. VoA II. q n 12 2 D E L P R I M O R r E«" II Cariale, che fep^r a la Peni/oJa tfi S coJk ioftitiizione d' un ben intefo fanale flmile a quelfi, che fi iifano da pefcatori Francefi del Medt-terrtineo, che van no di notte in cerca dcgii Sgomberi, e dclle Sardellej quefto ripiego farebbe fcanfare uru ri-flellibite parte delle fpefe , che abbifognano per una Tratta , e rifparmierebbe anche T opera di qualche uo-mo> ch' e ua animale da rener caro in un paefe po-co popolaro GO^ne la rXilmazia. La Pefca delle Sardelle, e degH Sgomberi s incomin' cia all'aprire di Primavera, e dura tutta la State , e buona parte d'Autunno» eccettaandone le notti vicine a Plenilunj, che fono troppo ciliare. Prerendono i Pefcatori d'aver oflervato , che gli fliioli di quefte dne fpezie dl Pefci vengano dal mezzo del Golfo, e fi per-dano pel Canal« del Primorie cercando paÜura; eglino diccno ancora , che U paftura , di cui fi coinpiacciono particolarmente , fono varie fpezie d'Ortiche marine» chiamate nel dialetio pefcatorio Khbuii ^ o fia cappel* letti , che cacctace dal vento ven^ono galleggiando £» quelle rive. Gli Sgomberi, e le Sardelle gl'infeguono, moltranJofi avidifTuni di quellt , e d'alcri animali ge* latinofi congeneri, de quali gran varietal ritrovafi pre* fa nelie reti fovenre, ma che fono difficilifTinii da offervare, pei'che fuor d'acqiia fcompongonfi facilmenre» e fi dileguario . E' anche cibo appetijo da^ peici eitii' grant) finleito detfo MayskA Buha, y o fia Pulce mari' na , che raflomiglierebbe all' Oni fco Aflillo di LifJ' NEO, e trovAli nuotando a fciami pell'acqtie : cotn® lo fono certe Scolopendre lunghe poco piu d' un po^^' ce e mezzo, conofciuie da' Pcifcatori foito U gencf^^® de- (Jenomiaazione di CUßine , 0 fia vermi , e da taluno col noine di QLljUnc flonoghe^ dod vermi da cento pie-di , Quilti poveri infetti m tempo cii notte fogliono dare antihe nell'acqua .tran quantunque'i loro aratri adattati alia picciolezza de biioi poco ü prolon-dino n^l campo. Quefti viz} d'Agricoltura convengono poco piu poco meno a tutca la Provincia , ed in coii- fe- feguenza di efTi il popolo dopo d' efferfi ben affiticato trovafi ridorto a' vivere di radici falvaticha par quaklie mefe, mancando d'ogni altro alimento. Turte ie Villette del Phmorie fono ben fituate, e ^odono d'ottim'aria, c di buon'acqua. Baft, ch'c fab-bricata fu d'una collina, attings a una fonte vicitsa al iiiare, che da il noii.ie di BasKa-Voda ad uii picciolo gruppo. di cafe litorali . Colii ft traggono di focterra Ifcrizioni, ed altre pietre iavorate anticamente . Un pi-Jafiro, ch'eravi ftaro trovato di frefco, mi fomminiflro materie d'olVervazione. EgU e di Pietra calcarea com-polhi di frantunii marini, e particolarmente di Petrobrj, c fpine, o croite d'Ecliini lapidefarte; un fiuore bitu-minofo , che vi fi c inlinuato probabilmente prima del fuo indiiramento, Ic h dato un colore grigio fofco. Co-loro , che traffero di forterra il pilaltroj nel percuoter colle zappe fcntirono alzarfi un iorts odore di pece; quindi mi conduflero a vederlo come una curioiila. lo ne ieci ftaccare parecchie fcheggie, che nelT atco di fe-pararfi diedero una forriffuna graveolenza , cd atcual-Jtiente ancora la cacciano fiiori, allorchc voglio confri-carle 1'una contro Tahra. Le colline di Bad fiancheggiano le radici del Biocova , e prolungandofi paflano dietro alia Cittb di Macarfca (empre appoggiate alia Montagna. Su d'efle veggonfi i Cafali di Velo-berdo, di Macar, di Gotifina, dai due ulumi di' ^uali fcendono piccioli rivoletti di buon'acqua, die do. Po breve viaggio mettono in mare. Le Carte della Dal-'^azia confondono in quefU conrorni tiitie U pofizioni , ^ 'troppiano i nomi de' luoghi cosi ftranamente , che e nojofa cofa farebbe il parlarne in dcttaglio; farh pii;i ^gevole per Voi di farne il confronto colla mia Carta Topografica rettificata, per cos'i tlire,, a pal-'"o a palfuo limgo quel litorale, ^ Nel J34 DEL Primorie, Nel tenere della picciola Villetta di Tucepi ful M^-re abitava in un deliziofo Cafino fabbricato col giifto ile noflri della Brenta j1 Co: Abate GrubbisigH dotio, ed uiile, ed ofpitale Fjlofofo, della di cui mor-te iminatura far6 majfcmpre dolentifTimo ■ Egli avea concepito il progetto di riformare col proprio efempio la maiintefa Agricoltura de' Prinioriani ; e vi farebba infallibilmeme riufcito fe avefle avuto lunghezza di vi. ta prcporzionata al fuo merito . 11 Ccnte GrubbisiCH avea incominciaro dallo ftudiare il clima del paefe, e 1'indole de' terreni : e in confeguenza di lun-ghe, e ragionate oflervazioni s'era determinato ad un nuovo piano di coltivazione. Le Viti de' di lui poderi a Tiicepi ful pendio delle colline erano alzate da terra tre piedi , e legate a picciole pcrticlie , c pali longitu-dinalmente in guifa di fiepi piantate a traverfo del ven-to dominante , ch' e il grand' obbietro a!!e piantagioni elevate in quella contrada. Fra Tuna, e Taltra fiepa redavano convenient! fpazj per le feminagioni, onde fi traefTero ad un tempo due prcdotti dallo (leffo terrenoi fenza fpoflarlo. Le uve niaturavano nieglio, crano piii abbondan4i, e di niiglior qiialith ; le Vjti potate a!U maniera de' colli d'Italia prometrevano piu lunga vita . Gli albcri da frutto, e i Mori veggonfi difpofti anch'efii intorno a' campi coltivati per modo, che non gringombrino incomodando i feminati, o le Viti, Stu-diavafi poi particolarmente il riflefTivo Uomo di pian-tare gli TJlivi liingo i fentieri , dope che aveva ofler-vato una dilTerenza notabilifTima Ira gli alberi di quella fpezie piantati nel centro de' poderi^ e qiielli che irovanfi vicini a' luoghi di paflaggio, nc' qiiali riefco-ro piu fruttiferi, e meno foggetti ali'aridezza . Le nn'; raglie a fecco, dalle qnali lono ioflenuti i terreni (-'i Tucepi, fomigliauo alle coeglio intefi; de'Tofcaui, e ^^ Vi- Vlcentlni , dai quali il Conte Abate ave^ prefo anche i'^iratro da monte con qiiactro ruote, e tir-ito tb quat-tro buoi , che non ü ufava da' Primonani awezzi a graftiare h terra con un lefi;gieri)rimo aratro fenza nio-te , e tirato da due piccioli aniinali. Piir mectere le fue fperienze al coperto da ogni ec-cezione , ei^li avea fceho il luogo p u dominato dal vento , il pm fof^getto agli altri jncomodi del cli. ma, e del piü iaboriofo fondo; fapendo benilTimo, cha de' tentativi fatti in liioghi vicini alFacque , coperci da venti, e di terreno paftofo non fi fuel dare il me. rito air intellis^enza del Coltivatore fe rjefcano bene, ma folo alle favorevoli circortanze . II f g]'lnferiori compofli di Cote anno de' filoni fab-bricati di pezzi cubici, e difpolH a foggia di muraglia. Due di quefte muraglie fporgono in fuori racchiudendo ima fpezie di terrapieno nel UiCzzo; gli ordini de' pezzi cubici e inclinato vecfty il mare. Sotio Podgora na-fee UQ rnfcello , che »eil' atto di finire il fuo brevif-limo corfo fa girare de' Mulini a Jarichine . Jorfe da quefta picciola acqua indifcretamenie marcata fu qualche Cam Corografica , prefe motivo il Camtelio di fegnare fra Podgora» eDrafnize un fiurae, che fcen-i de dalle vicinanzo d' ImosKi, d'onde non e pofllbile che l'acque volioo al difopra del Biocova. E' ben pro-babile che di Ih venga la fonte fubmarina chiamata Vrtigiiza , o Mala Vrullia , che nel Valione contigu^ a Drafnize fi fa vedere . Ella forge con irapeto a^pi® d d' iraa ripida falda dt Monte, dal fondo del mare, che in quel fiio h confiderabiie , s chiaraa a fe un gran numero di pefci. Noi difcerimo a Draftiize per vedervi una Lapida Romana, che vi debb'eflere, ma che dallo fcortefeCu-rato del Juogo ci fii tenuta nafcofa pelle folite ragioni di fofpetto, e . d'ignoranza , che militano in quelle con-trade a danno del foraftiere. Fii omri\ ■ Sarebbe da farne de'confroHti piii precifi per la via deirAnaiifi, e delle fperienze replicate ne' noliri Spedali ; da che an-che Tarticolo deii'acqua di Nocera porta füori deilo Stato una fomma di denaro non affatio fpregevole . E' vero che quefto nome d'acqua di Dalmazia durerebbe ^ualche fatica a venirin moda: ma rappoggio d'un qual-che barbafforo in Medicina potrebbe operare anche que, ^^o miracolo follecitamente. Vicino a qusfta fönte io h raccolto de' pezzi erranti di marmo fiuilTimo ftatuario vifibilmente ftaccati da ftra-ti fupcriori non niolto lontani dal mate, e un marmo roflb gentile d'unitifTima, e fina grana , degno d'efiere impitgato m qualuiique ornamento di facri luoghi , o Hz dl d i iSi^ ^ina^giatoreJK^rgraliftajai^iar« fe fempj-e-i mctäiitnecefliirj^ pk -nyioftare ^IU Pat^Li üI.;!.^ le prove parlünti deiT utiliia clelle fue . oflervaizioni io £irei..JKornato" ai^Ven^aia; coiac Tnvoler^ bei marmi "''jicora'li ^ cht^r avijfis-rb' f^tiufco iaoariTPraTc-deil'dF prodiizioni nblhicilr tliit qiielto gcnjielgli Scnlibrl,' S' gli fca I pel liniAa-'pei voluto an che por mre 'una buoca quaiii titä deli'acqua di Diaiihize in adilithu va(i' cultodit» peTc&le J'ibitie onctblMnidid no-tlri'-.ne ■ fdceflerbs^li j.k'fperiiinzi; oppbriui>e.. 'Maoncn jkifli.4 bll e ■. con j p r r v aid '. ap.p ogg k ■ ■ fa r! t l:^10, ci b cl» e. rrd «reb fetto io'mi-dov-eui cortentare cH I t^iin-iBdikitjotM- d' utili ritrovari J lafciancto al tempo ,i e alle-ciambrDaziDdi forftinaraiiU bura di■ far i-l reftp^ ^ . .jfr » / '. ■NonnlDltffl'iontJiio diUk foniac^i'iDfafnizc avvi una Cappella-dedicata aiS.. Kocco v dove, per lungo :terapQ fu onoraro Uli balibriitevo anticoche poi pafsÖLa-Ve-rteziaj tion a' .irdlti ■anni". 'Ej];'li« rapprefenaaj uLiüSatira mezio co.perrp. ii'un inani'cllo .dr pellen.di;..capra-^' coi fuo :-baftone in mEL^cto , ■ e'.1 cane daT^ptrclTo .;:qualch£.'p£ic! te del di liii corpo e da Cuilode d'orti. Una inferriata, che gii era ftata poiia diiianzi difeodealo dalk maui troppo profane ,. ma noh..jinpediva che le buon.e donne, e le fanctulle del viclnatO".. v,i aveffifO^.ün,a. gran ' divo-zione, come a una rapprefentazionc di S. Rocco - Fu quefto (bonvenevole ogget.to , .di fuperftizione . Icvato di Roite dalla- fita mcchia : jl papolo di Drain ebbö:, a» folJevarfii.quandf) .fe ,n'av\iidf; , ed ap.pena fu tenwjo;ia dovcre daii'aver lUevato, clie il preufo Santo era üü- ... to ('t) Ca.l careus mi-c a ks i.fki^ir, waller, i". 41. i-fd ?nche Calcaneus a e.ilis , hca/'naius , 'Wallip^- r. 4'. (O-' ■ • to afportato -per cdnm.liJ'd'una rifpettabile Magirtra-tiirj. i c - ' oi^s CT Qujft tutte le ville del Pfinifirie ^tnno tlelle fonti di tuou'dcqu i, G parc?ct,li!e di cju^fe godono mnltd npiita-EfObie di falubr.iä. Qu-:ito t^tohVnon Ti iivrebb:; porjto nei'are alia fonts di Xivogokhie , in di cui Jo.le it.inno fcolpiii nei vivo dell.l rupe ful mare i due Epigrammi accvfiinaii piu aodietroj uno dü'quali la chiama fnluri-fera:'.ma da tj'^el fUo non ifcatunfce piu acqua. Rima-ne peio ancota una fonte perenne alia villa , e- ipovali un po' piu addentro (ul pendio dcila collina , preflb al Convento dü'buoni , e cortefi Minori OHerv^nti . Cos\ ;i la /ua acqua forgente !3ervenich , dove antica-irietnc fu un G.iltello , d i cui veggonli rurtora le nni-raglig. j-ovioofe , e dove i:icop!^> un'antica Kcrizione Sla-Vojiica in c;iratcere Cirdliano coinpollifliino 1' Ainico mio Conte Grubbisich. Non molto lungi di cogU filtri Lasihi di qiidle contrade, abbia de' pefci proprj i im firebbe d' iiopo pefcarvi re-plicaumeate per afflcurarfen«, C. ^^^^^ V6ragint di Caccorich ; de Laghi di liitßok., di Jezero^ di Dejna; e det Fititne Trchijat. Dal Cotjveato di Zaoftrog voUi portarmi a vedere 11 Lago teniporario di RaftoK, dal quale avea letto in varj Geogrifi , che tiafce il fiume Norin , afferzione a cui gli abjtanii del Pnmorie non s'accordavano . Prefi la lirada di I>irvenich per cofteggiare il Biocova a ca-vailo : ma non fu poffibiie di jirofeguire ü viaggio cö-comottameate . I fentieri della piCi alra parte d«{ Monte paflano fovence fra mafli dirupati, e ralora iono; al margioe di qualche precipizio . Varcata la ciim del Biocova, profeguii il itiio cammino- parw a piedi , parte in fella,, preceduto dalle fcorre, che; '1 correfe Voivoda 1?ERVAN di Coccorich in'aveva raandare , II camini-no de' pedoni Morlacchi da Zaoftrog a quefta Vilk interna e di cinque brevi miglia : ma eglino vatrno con Jneravigliofa deltrezza aggrappandofi fu le balze piu ri-pide, e fi calano agilmente da' piu icofcefi greppi, dove parrebbe che gli uccelli foltanto poteffero f»r visg-gio . lo impiegai fei grofle ore nel varcare la Monta, Sna per la ftrada de'«fuadrupedi ; e giimfi finalmente ^ll'alberöQ del buou Voivoda, che mi rice ve t te con una cordialith fincera . Le caf^i di quef^'o Galantuomo fono fabbricate in fornia di Torre alia Turcheica ; io ebbi lina Torre appartara , dalla quale paffava a pranzo, e ^ in quella della faraiglia. La moglie, e la nuo-ra del mio Aibergatore compadivano a baciarmi la mano no allorcli' 10 entnva , e noa fi vedeano pi'i lino al momenrci del mio ufcire dopo i7i;mgi.ifo . 1'Le finciulle di c.ili nj'-aCvcijd alle fellVire delb por[e per j^uanlare e niio Difegnatore come due ftrani anim.iii, sli nel veftio, che nelle manit^re. A ravola -fedeva. ton noi 1' onorato Vecciiin , e le vivande preparate, allj Tur-cli?f a eranö porute dal di iui fi^lio ."'Q^uellb VoiVoda e la;» uanicvole perfonaggio nel "picciolo paefe, ed a ve-ramenre de'talenti , fenza che gh li fieno fviJuppari nelle Citiu; in gioventu conipofe moite Poelie aftiöfofe ^ ed Eryiwhe. „ ■ ij / ' : Egli mi parlo d'alcune voraf^im", dalle quali efcc fal-volra in tempo d'Autunno , e di Primavera 1' acqua con elirema violenza, e in cos'i grand'abbondanza, che k Valie di Goccorich , che avrk tre buonef'ffiiglia di lunghezza, trovafi cangiata nello fpazio di pochi giorni in un profondifllino Lago. Le cafe dej P e 11 v AN Teno ptantate ful dorfo d'una Gollina , di modo che fa d'uopo difcendere per im conliderabile tratro prima di trovarfi al baflo della Valle ; ma ad .onta di quefta elevatezza T acqua s' alz& in una notre all' iitiprovvifo cos'i Ibaordinariainente, ehe guadagnö il fe^ondo piano delhi Torre, in cui abitava il buon Vecchio,' al quale poco unities che non impediflc I'ulcire dalla'porta j Clie' da fu Ja fcala di iuori . lo volli andar a vcdere una, o due di qiiefte voragini , che fi fomigliano nutte, I cefpugli che le circondano fono vertiti di mufchi, e conferve .annente, il che da loro un afpetto trilte. La raaggiore a venii pie di diameiro neil'aperrura, e cen-tcventi di profondith ; nel fondo v'e fempre a^na, e part'cchi anni fono v' ebbe chi voile afficurarli delJa qiiantita, e del livcllo di e(Ta. Si trov^rono dodici pi«" di d'acqiia, il di cui livelio corrifpondeva a qiielJo del Lage di Jezero poche miglia lontano . Dopo Je piog- ^Jio^gie neir interno ddla BoIBna quefte voragini, o Satyie^ come gli Slavi dicono, gettano colojinei d'acqua ■Tino all' altezza di venti piedi . in quimlici giorni il C.ago di Goccorich A'ol arrivare a]la manTima altezza, che qualclie volta eccede all' improvvifo le iolite niifu-re per-nuove piöggie , o fquagUaraeiiti di nevi nei ^aefe interiore; nel tempo di due inefi la campagna re-fta a fecco . Una grandiiTima quantith dj pefce forge dalle vifcere della terra infieme con quefte fonti gi-gantefche ; ed »l calare dell' acque gli abitanti ne pi-^liano'affai colle naffe , o con reti adattate alia bocca delle voragini. Ii poco fondo di terreno, che a laV;iI-h di Coccorich, fa che neu vi refti aria cattiva depo il rifprofondamento dclle acque. Un'breve miglio loatano dalle Cafe delVoivoda tro-■Vaft una miniera di PiiTasfalto fimiliffi nia identicamente a quella di Bna ■ ITurchi vi lavorarono, per quanto Ti Vede , innanzi che Tarmi Venete occupaflero quelto paefe: fina non fembra che fe ne poffa ritrarre molto profitto, ■a cagiohe della fua diftaoza dal mare , e della fcabro-iha del cammino. L'impalto dt;l marmo, che forma la ■fuperficie efteriore de' nionti di Coccorich , e di Ver-goraz, ^ ahernativamenie brecciato, e pieno or diCor-pi ceratomorfi, ora di Lenticolari, c Nummali. ' Vergoraz e una cattiva Rocca, che-coprivs iiiialtri tempi un Borge ben popolato da' Turchi , perclie ad onta della Montagna intermedia paffava comd luogo "Cpportuno al commercio, e a portata del mare; adelfo un aggregato di macerie popolatc»'da poche, e pove-^"amiglie. Le campagnc dominate dal Motite ^i Ver-ßoraz fono tutte foggette all' acqua , il che riduce fo-vente gü abitanti all'inedia,'e per conreguenza a^ila ne. celTit^ di rubare, o di lavorare fti 'le terr'e Turthefühei -Un Soprintendente vj amminiftra la piccfdla giu/lizia;^ II, T e fuol € filol effete dclla famif^lia Furiosi cI' AlmiiTa , che k pnncipalmente coniribuito alia preO idi qutfio lio-go. Al pic di Vergoraz siace la Valle di R^itoK yia-xiilTima , ed aliai raj^ionevolmente elteia in lunojuj^za, e in larghezza ; quelle parte, che s'infniua tra l chö invece di portarli verfo Levante devia per un cammi* no totalmente oppofto^ e viene ad incortrare le radici de' monti laddove formano un arco . Trovando Top-pofizione di effi , e le ghiaje.d'un torrente eventiiale, il picciolo Trebifat gira a finiftra : nia invece di ri-tornare verfo il naturale fuo corfo, dividefi in piii ra* nii , e fi fprofonda in parecchie voragini che flan no aperte in quella pianura, Nel tempo, ch io mi viportal, le acque che fogliono riempiere la campagna, di RailoK, e farne un Lago incolbnte, le n'erano tutte partite; quindi potei efaminare davvicino il liume, che fi fprofondava in varj luoghi . 1 Vergorzani Hrtno fac to da' ripari di miiro a fecco nelle bocche^delle voragini di RafloK , c adattano all'aperture die vi refta* no delle nafi^e per prenciere il pefce , che anderebbe a nafconderfi fotterra . E' dunoftraio che la Iconfigliata avidua d'ottcnere quelto jjicciolo vautaggio pefcatorio facilira 1'Otturamento di qiielli fcoU, e quindi ritarda r afciugamento de' cam pi allagaii con ^ravifTimo dan-no della popolazione di Vergoraz . Duve ie ne vada per le vie tenebrofe delle cavero€ A ramo fobbilfato del Trebifat lo nol faprei dire; ma forf per mezzo alia quale palVa Tantica Via militare , che mantcneva la co-iHuuicazione fra Salona e Narona . lo vi difgeli pec efa- cfaminafÄ alcuni monumenti aiuiclu Slavonici d' un Sapolcretp , chs vi fi trovn :ima non potei cercarvi Ifcrizioni s'i perr.he ia macchia era okremodo fit ta , si perch6. Is mie non mi aHkuravano , che i Tur- chi , de quail poteva fopravvenire qualche brigata , giiartlaffjro fofpitto la ciirio(it;ii. La maggior parte delle fepoltjra fimo enormi pezzi di marmo, fo-iniglianti a quelii , fu' quali ebbi Tonore di pranzare in compagnia Voftra poco lontano dalli; fonti di Cet-tina, colla numerofa compagnia de noftri buoni Mor-iacclii . I bafTorihevi del Sepolcreto, che giace lungo le rive del Trebifat nel bofco, fono perö affai piu cu-liofi che quelii di Vrilo-Cettine. . , II §. 7, De F t umi Norin ^ e Narentä ^ e delU pianura allagata da cß. Verfo la fine della faticofa giomata mi trovai rien-tratö nell'angolo del confine Vencziano, che paffa fra gli afpri colli inarniorei , dal pic de' quali fcatunfce il fiume Norin abbandonato a fe fteffo lin dalle forgenti, e che impaluda quindi im vafto tratto di campaf^na in-gombrato di canne, di Calci, e d'alni fpontanei. Pic-ciolo rpazio di terreno rimane afciutto fra le radici de' colli, e Ja palude ncl kiogo chiamato Pnid : cd egli t: tutto feminato di pietrame antico riquadrato , di fram-nienri d'Ifcrizioni , di colonne rotte, di capitelli , di Ijaflbrilievi d'nttima etH ßritolati, per cosi dire, e de-^ormati dal tempo , e dalla barbarie de' popoli Satten-trionali, che di Ta incomineiarono a diftriiggerc Naro-Gli abitanti, che vanno a tagliar canns fovente palude , afficurano che fott'acqua vi fi veggono ancora veftigj della vafla Cittli. Ella dovette (lenderfi chi fa quanto nella plan ura , e certamente piii di ire in lunghezza appie de' raonti, H taminino antico 150 del P r i m o r i e,. eo e fommei"fo : e noi dov.emmo falire per ima ftrada-" dirupata onde varcare la punta del colle afprilTimoj fu di cui forgevano probabilmente prima de tempi Ro-niari le fortlficazioni , clie dierono tanto da fudare a Yatinio. Lungo quel fentiere fi vedono nelle rupi le traccie d'antlclie Ifcrizioni, che vi fiirono fcolpite. La povera Vlila di Vido e adeffo nel luogo dov' erano i Tem-pj, e i Palagj de'Romani conquiitatori ; vi fi rlcono-fcono gran vedigi diBagni^ d'Acquedotti, di nobtU edi-ficj, cli mura; e i, miferabili alloggi di que'Morlacchi che v'ab^tano fono tutti fabbricari di bel pietr-ii"oe au-tico. Pociie Lapide vi reiUno fopra terra attualmente,, eficndone Rata rrafporrata una j^ran quantity in Italia per adornarne i Mufei degli Amatori . lo ve ne h ri-copiatD due fcle : ma d- probabile, che ve ne fieno deli' altre ricopiabili, alle qiuli la maliziofa pigrizia di que-gli abitanti non nni avra voluto condurre . Deila ior-xnidabile popolazione di Pirati , che nelT eta di mezzo doniijiava in qucfto paefe , e che finalmente dopo Um-ghiflime guerre fu da' Veneziani edirpata, non rimanc monumento veruno. Sarebbe forfe (hto inutile il ccr-carne anche fe aveffero occupaco im luogo difefo dalle inorjdazioni; imperocchc que'rapaci Corfari probabilinen-te faranno lUti privi d'arii» e di^nrczzatori de' podeii, conie de^li antenaii loro. Aiciinr Getjj^rafi , fra' quali il Signor B u s c h i N g , dicpno che raniica Narona forgeva precifaniente ful coDe dovö ora e C.itluc, picciolo Ii'ogo fortificato , e pofleduto da' Turchi ; ma il fatto prova in coinrario. Citluc e in torn o a otco niigtia iontano dalle rovine di Marona : e fe v'h.nno delle pjetre anti.he impiegate nel fabbricario, fi dee credere che vi Ueno ftaie traf-portate da Vido. La Martini ere, e varj Auton-di. Carte, lej^nano col nonie di Narenm una Ciit^,. che- noiii Tr- ii wo;., .H* - . t • ■ i.-. /S, p's • v .....- ..v.- - * ^ r \ ' ~ -f. > ..... v.-;'-.^- . • • .1 • } ■t' f-'-y.yy-'--. 'v'. f- 'A ^ '■Ii- ? r' .fr. - . "»t i» ^ • ■ i ' ■ i ■ -ii'., » \' • > • ■ : ♦ >. ■. n T/'n.Tav.xni.f.ip FanauUa JVarentina Popoiare di Miua^Mct Jm.J/^ntLrJjf^^ ■ »OD efifte. II Norin dopo 11 breve corfo dl fei miglJa mctte nel fiiime Narenta , dcrto dal foio PoRFiRo-g eni to Oronzio, che in^roHato dalle di lui acque,e lU quelle, che dai monii di Xaxabie concorrono ad in-graiidirlo, all^rgafi in furma di Lago, indi facendo due gran rami prende in mezzo T Ifu!a d'Opus, tre miglia piu fotto . Le acque della Narenta fono falmaHre in-torao a quell" ifola, e non di raro Tamarczza marina rimonta fino a dodici miglia fra terra , e va al di Jk delle foci del Norm . Gli abicanti bevono per6 in-diffe fen temen te quelle acque, dal che forfe deano ripe-terfi come da prmdpahffuua ca^ione L malori ^ a' qua-li vartno (oggetti. Sull' lioU d'Opus e un picciolo luo-go fortificato con arginature di terra, al quale fono vi-cini due di Morlacchi, che portano i I no me di Bor^lii ; uno di quefti due Cafali h de' Morlacclvi di rito Greco . Gli iiomioi veRono come tutti gli alcr? Morlacchi; Icfenimine, quando fono-nella loro maggior gaJa, portano unCaftanj o fopravvefta all'ufo delleTur- (Tav, XIH. Fig. il.)' I . • lo mi fono fermato parecchi giorni in Opiis xorte-fcmenre foffürto dalla nobile famiglia Noncovich, colla fperanza di poter penetrate addentro lino a Mo» ftar, e farvi difegnare i Ponte antico , che dh il no. me. a quella Gitrh mercantile dc I iirchi BoiUnefi («ynna iin Ufiziale .della Craina Nareniioa doi>o d'avermi dato folcnnemente parola di fcortarmivi mi -manc^ in ua modo vergognofo , e impudente . Potete bea creders, My lord? ch' io .fono llaio tanto pi^ fenfibile al di ^"i traito, quanto piii mi llava a cuore in'quelio affare il piacere, e fervigio vortro . Sem- (rt) Mofi fiari, Ponte vecchio. i yi D ž L P R I M O R I E ) Sembra , che gli antichi Geografi non abbiano bea conokiuto quelta parte deila Djlmazia come non beti la conofcoDO i noflri , che prandoiio tanti sbagli si nel derivarne i fiumi , come nel fituarne , e nominarne i luoghi abitati. Sgilace Gariandeno, che dal Faul ATI viene cenliirato come poco efatto nel de-fcrivere il paefe di Narenta , mi fembra che ne aveife un'idea piii giuda di tutti gli altri antichi Scrittori, e infinitamente piü che tiuti i modemi . Egli probabil-inente non pensä mai a dire , che il fiume Narone nfcifle dal Lage d'JmosKi, come pende a credere il FarlATI : ma si bene dalla pianura allagata tletta di Narenta a ßiorni nodri . Ecco le di lui parole tra-dottc alU lettera. ,, Dopo i Neftei (abitanti delle ri-„ ve del Fiume Ccttina, e del Priinorie) e ii Fiume „ Narone. La navigazione in affo non h angufta s im,, perocchi lo rimontano Ugalere, cd altri navigli fino „ airEmporio, ch'e fituato addentro, ottanta ftadj! lon-„ tano dal mare. Col^i abitano i Maniij, nazza di gen-5, te Illirica . AI di Ih di qucfto Emporio c un vafto ,, L ago , che arriva fine ai con fini degli Autariati, Na,, zione pur Illirica, ed in effoLago h un'Ifola di cen-„ toventi ftadj, i di cui campi fon ottimi da coltiva-5, re. Da quefto Lago efce il'Fiume Narone." («) Se fi voleße dire che il tafto di SciLAGE c corrotto Ih. dove leggefl t» tS tjxno^'n-, e che doverebbefi foftituire una lezione di fenfo contrario, ogni cofa ü troverebbe ac-comodata. V Ifola da lui nientovata farebbe quella d' Opus, la di cui grandezza quadra rufficieatemente co' centoventi ftad); il Lago rinverrebbsfi nell'ampia eften- Jfione {a) Sc C^tiAMD, inur Gte^raph. mip. Hyoso»!. pag- fione del fiiime , laddove dividefi per abbracciarla . L' Einporio Narona non era poi piu d' ottanta ftadj loii-tano dal mare a dritta linea; e Plinio ebbe il torto nel mettedo a maggiore dillanza . Non volendo per6 pun to altera r£ il «Ito di Scilage, fi puö credere, che il Lago, di cui egli parla, Me la pianura dj Ra. ftocK(a), e delTrebifat, die ben merita quefia denorni-nazione nella (hgione delle iootidazioni, e da cui reiU prominente un gran i traico di coltivabil« cainpa^^tia , che forma adeffb il midolio del Terntorio di GluibusKi. In qiieito cafo Sgilace avrebbe prefo pel Nirone il Trebifac , che da quelle piatiLire difceade a metter foce ill Narenta. Forfe anciie 1'Ifola , di cui quell'an-tico Scrittore vanta lla fecondita, c^ il tratto di cam, pagna Narentina, che ftendefi fra il Nonn , e la Narenta, e che potž benifFimo effere ifoiato anticaiuente per una regolata comunicazione de due fiumi , che yalTalTe appie del colle di Gitluc , dove adeffo e un terreno paludofo, e un canal e mal navigabile . VoIcq. do andare un po'piu addentro , farebbe da efaminare le terre elevate del MoftarsKO-Blato, vale a dire del La-go paludofo di Moiiar, da cui fi pu6 affai giullameute aflerire che il Fiurae di Narenta fi parta per venirne a fcaricarfi maeftofamente in mare pel mezzo di ire ample foci. Le rive di quefto fiume furono negli andati tempi famofe preflb i ProfelTori di Farmacia , a' qujli N^ J , I/«/. /7. V , t^AN- (*) Potrebbe alcuno cnndotio dalla maa;rior analo^ia de'nomi rrf~ dere ch= del Po R F i r. o Ge N i t o fbUs Raftok , f noij Zioltrag : nia dovetiJo Kaftorza eM'le dl inai'e to ne .Vlurms , ei elerciure j>cfcagione , noii fi pn6 ragionevolinente coiifjnJo'Ia con Raftok fta terra. Can dr o nella Tenaca, prefcrive dl r.iccogllervi 1* Iride . Te o fr A s t o , citato da ATENEO,dail vanro fopra tutti gli altri paefi pruJuttori di qi.elU pianta ai monti Illlrici lontani dal mare , il che po-trebbe acGordarfj rbeciiffimo con NicaIndro, inten-dendo de' Vionti , da' quali efce la Narema ffl). E giacche furio a ricordare gli Antichi , credo opportuno d'ageiungervi, che a Moftar, e nel relto delk ßoflina fi prepara ancora dai Turchi coli'infufione de'lavi nell' acqiia , e pel mezzo dclla fermentazione utia h forte d' Idromele da efH chiamata Scerh^t ' corrifponde a quella, che ufavano gli antichi Taiilanzj abitatori del paefe medefiino , della quale trovafi hferita per eftefo Ja manipolazione dall'Autore deH'Opufcolo ■"^'pt S-aifjotoc-r/«» , aitrlbuiro ad Aristotele (^). I Boflri vicinij ehe avrebbono un rimorfo grandiflimo fe beveflero un bicchiere di vino, non hnno poi gran dif-ficolt^i d'iibbriacarfi collo Sce'rletV Eglioo cioncano an-che de' buoni bicchieri di Rakia^ ch'e l'acquavite fat»' ta di grafpi ; ed hnno inoltre varie preparazioni di rtiofto cotto, delle quali fi fervono fenzavenmo fcrupo' lo . II Mujcelez y e la Tuj/ia fono bevande di qiiefta fatta, che riefcono attifiime ad ubbriacare: ma : Pro- t « M^a- (a) Atmen. Oip»ofoph. Lih. XV. cap. VIII. (fi) „ Narri.fl che gl'lllirj detli Taulanzj fantlo viii;e ripererfi la quali-ficazione d i I\!eretva od Boga proc/eta , Narenra mala-detta da Dio , ch'e paffara in proverbio preifo i Dalmatini. H cel. Doctor Giuseppe Pujati, che mori Pubbiico'Profcffore »a Padova ' dopo d'avervi con Ibmma lode per varj anni infijgnato la Medicina, diedti alia luce un'iVattato c/e Morh Narottiano^ ano a tpjven-tare qualunque avelTc voglia di colU portarfi fpezial-mente in Autunno. lo per6 vi fui d'Ottobre, vi rellai qiiindici giorni, e la mereč di . fempliciinme precauzio-ni ne ufji fano con tutti i miei marinaj, che aveano fatto di molte dilficoltii prima di vcnirvj . L'acqua, che Itagna in alcuni luoghi, vi diventa peililenziate a fegno d'uccidere il pefce che vi nuota ; il Pujati aaicura che gU uccelli paluilri , de tjuali v'e un'im- men- lyS DEL PRIMORIE. menfa abbondanza, cadono fovente avvelenati dalle mi-cidiali eralazioni. £gli qualifica k febbri autunnali N^-rentine come una fpezie di pefte, da cui ^ difiiciliflimo il liberarfi . Ogni abitante di quella Contrada h il fuo picciolö padigliotie'per ripararü dalle zanzare , e infetti conge-fieri nel tempo del fonno ; leiperfone piii comcde ftanno fotto il padiglione di velo anche il giorno, durante la ftagione calda . II niimero di quelle incomo-de beihuole nel tempo ch' io ml trovava cola era an-cora SI grande, cli ebbi a difperarmj» Un Ecclefiaftico mi moilr6 una picciola efcrefcenza, o natta, che'avea in fronte, e mi afficurö che la gli era vemua dalla pun-iura'd'una zanzara. Egli e uomo d'ingegno aciito an-zicche no; e mi diffe , che fofpettava le febbri, dali« quali erano tormeniati i Narentini, poteflero effere oc-cafionate dalle pimture di quelt'infctti, che dopo d'aver fucchiato un pefca , o un quadrupede fracido , o forla nu'erba malefica paflano a tucchiare gli uoniini . Ve-ramente non fembra impoffibüe la comuciicazione d' un qualche miafma anche per quelta via; ed il fofpetto c per lo meno ingegnofo. L' infaliibritU del paefe di Na-renta non e p^r^t irrimediabjle ; alcune porziont vi fi fono refe abitabih dopo la coltivaziona de' terreni con-tigui. II cercare d'incoragtrirvi 1'Agricoltura , e i Ki-tratti in particolare j potrebbe ancora farlo divenire un Territorio riccOj e ridente , come dovette effere ftato ne' tempt antichi. I colli, che circondano qiiella ContradaTono per la maggior parte marmorei: non v'k dificrenza dagrimpafti delle loro pietre a quelle dcITIfoi« . Ne curiofit^ fof-fiH , ue cofe utili vi fi ollervano , fe ima Miniera di Pillasfalto fe tie voglia ecčettuare iche itrovaii appi^ del Monte Rubbaj nel teuere di Slsvao , iti Xaxabie* Jo DEL P B. I M O R I E' I5P vifitaio quel fito, (jpra^ nemmsino una cava dt carino, bianco nei livogQ dött«> Cojnin, das m'era ftatai .inciicata , Li re^ioua «iiotKuofa. v' e tutta pieaa d'antri, tj di v<>raguii * ddle quaii i, raccontaqo gran eb^' nella mja bi^ron un Frate , (^a cui na' verA ftato fatto ^perafgi che ijivrei ritrano quakhg biiona noiizia^ jl quale mi raQGipaiiö le p.iu matt« fg, le , che ppflltno . formarfi itj: uii capo guafto dajh fn-peFttizion«,f, Q^uefto ilraoo'vivetite gUr^va fu ftrid^ äe'i ba®,bini .-ijeUe voragini v-sc fuu^le^bjjata BßU« cavsroe , come s'egU ne-^vtilTa vd^uco flö miUe volte. Egli mi afUcuro^che avea in un fuo^liJjro p^r« ticolare una benedizione, contro la quale nefTuna febbre poteva refiftere. Iiiterrogato del perche non guariva tut-ta quella mefčhina popolazione , e noti taceafi cos\ iin merito preflb Dio , e gli liomini? rifpofe ingenuatnen-te , che voleva effsre ben pagato per fare di quefli miracoli, e non fi curava di operarli per gsnte mefchina, e fpilcrcia. lo reflai poco edificato , come potete ben credere , di quefla finceritii > e tjnto piu mi parve moftruofa , quanto che gli.^aitri di lui Gonfratelli fo-no pieni d' umanitk, e di «^riA verfo i poveri Mor-lacchi. Sarebbe lunga cofa , ed inutile il ridirvi tutte le pazzie , e le falfid dettemi dal fantalilco uomo ful propofito deirantica eftenfione , de'monumenti, e dei-ie Lapide , che fi ritrovano in quelle Paludi , lo nii fono fidato delle di lui parole una fola volra; ed ebbl tU pentirmene. V'e anche un libriccino ftampato, nel quale fi leggono molte cole maitamente apocrifc del paefa di Narenta; io non voglio fapere fe il mio Frate ne fia 1'Autore ; ma, comunque fiafi , e lavoro che non nierua d'effere letto, ne cenfurato. Io abbandonai il paefe di Narenta penetrato da un iutimo fentittisnto d'obbligazione inelhnguibjle verfo i cor- i66 t> t L P R r M o R. I eJ čorteri miei Orpifi» ma nel tempo medefimo ftomacato deti' impudenza , dello '(pirito' bugiardo , mancatore, fco.npiacente di qujlche aitro , che 6 avuto la difgra-zia di conoicere a prova. Mi rafta T efacerbazione an-cora neli'animo pel progetto, che mi vi'fu guaftato, deli'andata al Ponte di Moftar, Spero ciA non pertan-to ancora. My lord, di potervi fervire in quefto, fe mai ritorno a inrernarmi nella Dalmazia, e di darvi cös\ una prova di quel giurto, ed inalterabile attacca-mento > cui U continiiazione dfilla Bont^ voftra per me, rende vieppiii forte ad onta del tempo , e della diftanza, che mi allontana da V o i. It.r -T',', tijil - i ■ ■ ' , Vi. JT t I O' [)' ' ' 1 i' jI' ' j ■ i " - 'i*' ■ ^ - ■ ^ ' a "3, : - 'G f i" ■ ■ r-' . ' , ■ ii •J ,3-1 n- t. AL .ML CHlAJilSSIMO S IG NO It A H B A T E J , LAZZERO SPALLANZANI 3 Pubulico Professore di Storia Naturale nell' Universita' C^r.Ku;^ ifl' DI PAVIA, Membro della Societa Reale di Lon- DRA, dell' ISTITUTO DI BOLOGNA, E ' J' jvltre celebri Ag'cademie " r'- / d Europa. -..i J: ; 1 De//* Ijo/e dl Lijfa > Pe/ugoja,, Leßna j s Brazza nc/ tnare Dalmatico^ e de//' Ifo/a ma^ "r« , pferche incomode combinazioni jp'.'ktipedirono ^U Ve/. II. X pej^- 1: dell' ISOLE; perfezionarle J ardifco ciö non cftante d'indJrizzarne una parte anche a Voi, dottiffimo, e pregiatidimo Amico, fenza timor d'inconture la laccia cli temerita , o dif-prezzo del niio dono qiialunque fiafi. La fperienza deö avervi infegnato quante difficoUk , e remore non pre-vedibili fovente incontrino i Viaggiatori Naturalilti , anche allora .che fono fcortati dall' Autoritk del Go* verno , pelle Montagne ; e quindi piu che i fedenta-rj Letterati farete in i/bto di calcolare quanto tetn* po m' abbiano rubato in contrade [jOCo abitate, e Ion' tane dalla coltura Itaiiana i cangiamenti dell'aria, Ifi incoftaDze del m^rc , I'lgnoranza, o la diffidenza de-gli uomini rozzi . I giorni perdiiti indifpenfabilmentfl occuparono forie piii che la meta de' dieci inefi da ine confumati n^lle repbcate giie fatte in quel Pve-gno; ed lo nii farei forfe rifarcito del danno, fe dopo d'aver fuperato una biiona parte delle difficolth non nnl fofle celTata roccafione di ritornarvi . Ad ogni modoj non effendovi itato finora chi abbia dato di quel va-fto Paefe notizie dettagliate, credo anche il poco eh.* io ne 6 oflervato pofla pjacere ai Naturalifti. I, De/r Jfo/e Lijfa, e Pe/agofa . L'lfola, che a' giorni üoftri e chlamata Lifla , fü dagli AntJchi conofcima {otto il poco diffimile nomö d'Wa , Iffa. I Geografi Greci, e Latini ne fanno men- zione onoraiifTuna cotne d' una Colonia di iiracufani; c le danno quafi unanimemente il primato fra Tlfol« del Mare lUirico , quantunqiie il di lei breve circuito non la faccia eifere una delte maggiori. ^ c I M N 0 C HI o dovendo parlare dell'Ifole lUiriche incominci» da Lifla, cquantunque fia la piu lontana dal Continün- te; Strabone fra le notilTime I'annovera in prin' cipal luogo: ed Agatemero ia meite alia tefta d«!-: Je DELL' ISOLE. le piti noblli; non v' k poi Geografo , che non la nomini diftintamente . Fra' Poeti Greci ApolLONio Rodiano nell'Argotiautica U nomiaa colla qualificAzions di romorofa, o malfonante, congiungendovi la „ defiderabile Pitiea/^ che debb'effsre non Lefina, come alcuLii riputatiffimi Geografi voUero, ma l'Ifolet-ta di S. Andrea coperta anchs a giorni noftri di bof-chi> da'qiiali fi fa colare la refina pel mezzo dell' inci-fione . Da Ligofrone , nella Gafiandra , rilevafi che Cadmo v'abbia per cjualche tempo abitato , e ge-neratovi un figliuolo: ,, O i cos'i nella d'acque circondata „ Liffa Cadmo prodotCo non aveffe „ Te, condottiero di nemici, quarto „ Germe del ferne mifero d'At ante, „ De' ruoi congiunti ultimo eccidio, Prilo, „ Veridico indovin d'ottime cofe! (a) Quafi tutti gU antichi Storici Greci , e Laiini del primo ordine parlano a inngo di queft'Ifola, che fm da' tempi rimotilTimi era confiderabile pelle forze ma-rittime, e pelcornmercio. De'Liburni, e de' lore alleati gli Etriifchi Adriefi , che vi fi erano ftabiliti, e di la davano la legge a tutto V Adriatico , non ci confervarono alHii diftinte notizie le Storie ; ed appsna incominciamo a faper qualche cofa de' fatti de' LiflTi' Oi nella XCllI Olimpiade, vale a dira nel tempo che X 2 Dio- /u,n cri KaJV-®' foiffA- »t TTfpifpuTW lo-CTfl (fursvtr«! iva-tJ-i'^" ^'/rohylTw t TfVapycvt? a/XC""; ».^XM ffTTopa, To« dii-efiscium irvyy.xTai7}ixwrvii lIpuKtv , Trpa; TO VHfXspfijaT-i . r54 dell' IsoleI Dionifio il Veechio fe ne Jmpadroni, e vi trapianto una Colonia di Siracufani, diveiuita coil'andar del tempo indipendentsdalla Patria madre^ .c formiJabiie pclU eftenlione de'fnoi doiiiinj, e pel numero delle fue navi. I Liffani fecero la guerra (oveiite ai Re dell* JIU-rio, e iurono alleati de'Romani cosi termti ia. pregio, che per cagioa d'elE imndarono ua anibafcieria alia Regina Teura , onde ceflaiTe dal molellarli . L'efito faDguinofo ■ dir qu.etia llcgazionc fervV di pretedo alia prima guerra Illirica, che conduflTe tucte le altre , dalle t^uali ne nfult5 la conquifla di quel vafto paefe', IL commercio, e la navigazione de'Lifiani. decaderono, e per confeguenza il loro potere fi ritluffe a nulla, do-po il fine deile guerre Uli riebe. Gli Storici non parU-no piu di efii per una lunga ferie di fecoli ; c folo G trova che ne'tempi di mezzo appartenevano ai Pirati Narentani . Nell'eia piu vicine a noi 1'Ifola di LiflTa divenne dipendence da quella di Lefina ; e non fi tro-v6 mai in cafo di formarc un corpo th fe ► Ffifa non b, piu che trenta miglia di circiiito; c montiiofli, ma non manca di va!M cokivabili ; gode d' una feli-ciflima temperatura d'aria , e farebbe compiutamente ielice fe avefe abbontlanza d'acqua dolce. Amicamente ebbe due Gitt'i , una delle quali por-t.iva il nomc deir irola,_r altra thiamavali Meo. Delia prima reftano de' veftigj miferabili ful Porto vera-mente teatrale , ch'e a' d^i noflri dominato dal Eorgo di LiflTa; e fegnatamente de'p:ivimcnti a mofaico, che vengono copeni dal mare quando le acquc 11 alzano; dell'altra c probabile riraangano le rovine a Comifa , hiogo popolato J e coltoj che forge al mare dalla parte onentale dell'Ifola. Si trovano due Monete degl'lirei. Tuna delle quali a il capo di Pallade arraata dal dritte, e un'antora dal rovefcio : I'altra porta is luogo dell' D L L' i S O L E . ' t^-^ dcll'anfora una capni . F.fugAiido {otterra -fi trovina CoUi de' vjfi atinchi fomi^lianti neih forma , e mveniit-iaturc as^li Ecmlchi , e tjunlche Lapkli Greca, o.jLaTina v Vi fio/i io' tjueflo fecolo mi erudito Uomo ilella fa^iit^'liii C a r a m a M e o, che lafci^ nioi^e prc-gevoH fcheile appartenenti Ipezialmente all'illuürazione della fua Patria, Querto valeiKuomo ebbe dei difpiacen per. aver voluto provare in una Differtazione j che le Reliquie di S. Doimo venerate a Spalatro coa fortiiiio fervore noii erano legitcinie. Io non fui che ima Tola volta fuir Ifola i\\ Liffa in compagnia di Mylord H e r- v e ¥ , infaticabile indagatore de' legreci Oritrologici; noi vi sbarcaiTimo per cosi dire alia Ventura privi d'ap-pog^i , e di chi ci poteffe dirigare iitilmente . Quindi pochidimo vi potenimo oflervare , tormentati aticlie dali' eccefiivo calore della ftagione, a cui perö poco avrebbs badato Mylord • fe avefluno avuto buone indicazioni, L'olfatura deli'Ifola di Liffa e per la inaggtor parte marmorea ; v'linno dsgli Orcoceratiti nel raanno volgare , che vi fi trova ne'piii bafii ftrari , e delle Nummali ne'piu elevati . Q_uefta legge non c perö cos\ coftante, che non fi vegga alcuna volra roveicia, ta . Fra le fpczie d i pietra , che fi olTervano Jungo il lido del Porto , di Liffa, v'^ iin marmo tegolari di fotti-liflimi ilrati jC una pietra fcifTile biancaftra ^ calcarea, poco atra agli uh economici per eflere di lamine irregolan^ e fragili . Le offa foffili vi fi trovano petrefarto neirim-pafio medefimo, che fi vede in varj luoghi dell' Ifola d'Ofero , e in quella di Rogofniza. Se ne incontrano abbondantemente fra le fenditure vcrticali degli rtrati «ella picciola Valle di Ruda; e gli abitanti a differo, che n' e ancora piCi ricco uno fccglio poco lontano der-to ßiidicovaz , e che in ahri angoli dell'Kola mede-ftma di Liffa ne avreffimo rinvenuto. n i66 dell* isole. Ii Do NA Ti nel fuo Saggio d' Iß or i n Naturale delt* Adriatico kr'wt d'aver pefcato ne'contorni di Lifla una fpezie di Serpentino; nia non rencle conto f^i potefs'ef-fere qualche pezzo errante , o fe fofie veramente di cava ocale. In cjuella parte d'Ifola, ch'io o veduto> non rrovafi indizio veruno di eruzioni Vulcaniche, da cui fi poffa trar probabilka che nelle vicinanze di effa trovinfi Serpentini, o aliri marnii prodotti dal fuoco. Varj rottami di lava rrovammo fparfi ful Porto di Lif-fa , e venuti di frefco dal Vefuvio ci hifiogavamo di poter ifcoprirefudi quell'Ifola qualche Vulcaoo fpanto, Gli abitaoti ci difiero» che in un luogo chiainato Por-lo-Manica il mare non cacciava iu aliro che pfetre nere ; noi v'andamnio attraverfjndo 1'Ifola a cavalloj e trovammo falfiffimo quanto c'era ftato raccontato » Conchiufimoj che le pierre Vulcaniche da noi veduta a Liffa roa erana indigene; fi volle pot farci credere^ che uno Icoglietto poco lontano dal Porto-Manic a fof-fe tutto impaftato di pietra nera y fimile ai pezzi er-ran ti che avevamo veduto : ma non fi trovo barca che vi ci tragittaffe , e quindi reflammo colla fola probabilitk che il racconto lofle una feconda bugia . Di marmi nobili , o di pietre fine non vidimo alcun indizia nella traverfata che fecimo; ma vi dovrebbono eflere delle Breccie compatte neli'interno de^monii» come aireiierno Je ne trovano di madrofe » cd ignobili. It terreno vi e rofficcio , e tenace come le erste rate d*" ocra di ferro ; ne'iuoghi elevati e arenofo , e ghiajuolofo. 11 prodotto piti celebre di queft" Ifola ne""tempi ati-tichi fu il vino. Atb-neo ne fa onorata menzione fulla fede d'A g \t a rc h i d e , clie diede il primato fopra tutti i vini a qusllo diLilfa.n Liffa liola deli' Adriatico dice AgatArchide che nafce un vino t il dell' I s o l e . quale paragonato a qualunque altro ritrovafi migliore« (a). A' giorni noftn jI vino liffa non e grati cofa fia perchž vi manchi T arte di fjrlo ^ fia perche il tempo abbia fatto perire la antiche fp^zie deli'uve. Il terreaOj e la fitiiazione fono attiflimi a portare qua-lunque prodotto; k Viti, gli Uli vi, i Muri, i Man-dorli, i Fichi vi allignano volontieri - La qua mita d' erbe odorofe , che fi trovano pe'monti di Lifla , ne rende il miele d' un eccellente fapore: raa le apl deli' Jfola foDO accufate dJ dar poco lavoro , i I che dee forfe ripererfi dalla mancaoza d' acque. Le carin degU = Agnelli, dfi'Capretti, il latte , il cacio vi Tono d'ottima qualith ; non cosi le lane , pella poca cura che vi (I k delle greggie. La raccolta di grani e lieve cofa , ne biafta ad alimentäre quella piccioia popolazione. II piü riflenibile oggetto del commerzio de'LiiTani viene loro fomminiftrato dalla Pefca . Una Tola barca da Tratta vi prende talvolta in poche ore d'ofcura notte feflanta > cento, e cencinquaata migliaja di Sardelle. In qnafti cafi per6 i'abbondanza foverchia di viene un oggetto d'afflizione. Per una di quelle picciole ragioni, ehe foveate traggono feco per confeguenze dan-ni rifleiribili , Tlfola di LifTa, fituata nel piü opportu-no luogo .airefercitare una ricchiflima Pefcagione, noti k magazzlni di Sale. Que'Pefcatori colti airjmprov-vifo da un'^bbondante preda fi trovano in necelTita di ricorrere trenta , e quaranta miglia Joarano per aver -di che confervarla da'magazzini di Lefina. Eglino in-traprendono talvolta di quefti viaggi fe ua vent o de, ter- C") E" "Jf' I(r di bemntefa cconomia Nazioriale il plantare full' Ifola dl LiHa uii magazzino di Sale , onde que'poveri abitanti non doveffer pur troppo fovente perdere il frutco delle loro fatiche - , La pefca (de'LilTanii non e circolcritta folamente alle nottLofcure dejnefi .eftivi; il dima dolce di quell'Ifola permacte aPefcatorl 1' eferci-tarii anchc nel Verno. L'aiHuenza de'pefci^che amano di ritirarfi a ivernarc fra gli Iifcogli , coniigiii , fomini-niftra de'compenfi ai dif.igj infcparabili.dali'Arte. Tut-te le fpezic acquatiche crefccno öe'contoroi di Lifla a magf^lor grandezza che ne'luoghi piü vicini al Continents; le Orate, e i Dentici prefi nel Verno foglion-vifi mettere in gclatina , ed entrano in cominercio co* preparati . Fra i pefci cmiofi, che fi preadono iti quelle acqiie , dseii annoverare principalmente la I'ai-/ara , ch' io non b vednto , ma di cui la defcrizioae favtami da marina j corrifponde all' Echeneide dlAa-TEDI , e di Gouant ; non perö all'Echcneide , 0 Re mora degli Antichi, fecondo la mia opinione (a), J LilTani pella fnuazione loro Icntana dalle altrui acque melÜ f^uori del pericolo di far danao alle.Tratte de'vidni, dovrebbono poterfi Uberainente fcrvire delle rcti , che ftimafl'ero pm adattate ai fondi , ne'quaü pe- (. rt). A R T E D r S^iu pag. iS. G o u a h Hiß, Pifc, Gen. xxivi^ 'DELL 1 S O L E ; pefcatio'' cfli non fooo perö liberi qua'nto'farebbe d' 'Uopo fu di qucfto articoio . Quincfi ne avviene ^ che -il iallonuniao di frequ^nte dalfe acque loro , e vidano •a pefure intoroo aH' Ifola Pelagofa , di'e felfaticj mL iglia Ion ca na cia LilTdj e pocopiu, poco meno, dal Pro-montorio di S. Atif^elo inPuglia. Le loto prede non paf-ifano^a Venezia , dova pretendono d' incontrare gravif-jfimi dilcaplii: ma fi ditfondono pel Regno di N.ipoli , le di cui fpjag^ie, ciis guardano TAdriatico^ fono mal ,provvedute- di. percacori . Sirebbe defiderabilc , ch3 ne •Uioglii abbondand di pefci com' e [' Ifola di LifTa foffe introflotta una Poiizia pefcacoria , che fi eltencfeflc an-che fopra le infalaztoni ; e fe tu; potrebbe prendere il modelio da' Francefi accomodaadolo ai g<;ueri , e alia ■ciTColtanze nolhe. L'Ifola Peia-ofa, e varj Sco°lietti, che fpuntano dal itiare nelle vicinanzs di elVa , fono refidiii dalla fua figura fomigliante a quelle ftromento de' Galzolaj. IParj , che fecondo Di o-DORO Sicnio furono dall'oracolo mandati a ftabilirfi neirAdriaticOjvi fondaronoFaria, efi ereifero in picciola Repubbhca, di cui ci refta una Moneta. Egllno viffe-ro in liberta piii tranguilla che gloriofä fino al tempo d'Agrone, dal quale furonovinti forfe inlieme con mol-ti popoli del Contiiiente, e tutti gli altri Ifolani, trattone qd^i di Lilfa . Nelle Storie Romace fi parla af-fai pifi che de'Far) di Demetrio loro consittadino , che divenuto potente alia Cone d'Agrcne, e di Teuta tra-la fiia Sovrana , e dicde ai Romani varie Piazze, Y 2 fra (rt) 4)3 pdf Si riiay tu ^tfj^wn Niitf-o;, liaetwi' t'ct'v, Exi/jwv. lyix r» E .L X' ISO L E < fra le quali anclie Faria fiia patria , cui era flato fattoGoveniatoVe daAf^rone; egli ne clivenne poiSigno-re in premio del tradimento . Gome ccftui abbia abu-fato deli'amicixia de'Komani fi h d.i P o L i E i o ^ da D i ONE, da A p PI AN o . Faria por:^ la pen^i Jelie dl lui male azioni y e fu dai Romani medefnni repli-catamente clillrutta nella guerra , cii' ebbero contro Fi-., ijppo Re d i Macedonia . Ef^li e uii dan no che la ce-lebriih de'Far j iticaininci , e finiica da un ' traditoru ; dopo la morte di Deinetrio noii feme pia parlare dij efli prefTo agli ainlchi Scrirtori profan,i. Ne tempi della-decadenza deil'linpero cangiö. Padroni foveme, e rima-. k lungamente nelle lai^ni: de'Narentani ; poi ebbe Sr-] gnori panicoiari,. 1'ulunm de'quali Aliota Ca pen n a cedetie alia Serenis.simA Kej?UBBLICA nel MCCCCXXIV. La lungliezza di querflfola e di circa quarantaquattrc> migtiaj la maggior larghez.za di atro. La fua Ctipiralq porta il norne di Lefina, ed e fituata verfo l'eßr^emit^ Occidentale in un luogo baftevolmente ben a fceko j, una n.on paragooabtle per verun conto alia fituazione, in cui la Citta ioro aveaiio piaiitato gli antichi Parj. E'mediocrcmente abitata , e vi rifiede il N. U.i Prov-. veditore , e un Vqfcovo ; il Callello , che la düQii,-» Hci, fabbricato fulLi cinia d'mi monce marmoreo-, e la alrre fabbriche militari vi fono mal tenute. II Porto^ qiiantunque .ben.coperco, e fpaziofo, e poco fregueptato prefenccraente : com'e poca ^ e poveril cofa la popbla-i zione deUi .C'tik ., I Leligpani foflo. airdci del fprafiie,', re ~ ma uon anno iam.a d'eflire moUo amici Ira di loro, Ne'pocHi momenti"ch'io mi ferniai ne"contorni* detla Girth di Lefina, raccolfi, pareccbie varieta di pietre^ 11 pii^i vago e uü Marmo di grana ftnilTinia falina, color D E L^L' T S O X E ; 173 W^äi it:inie V lifhto: queöo nuii trovjfi .a ftratt niolco efleli > iTia fibbens a .grüpfri, cam^ i inarmi (blatliiid'^ che vi feio ancli sffr comuni . Vi fi efteatfe in vafta ftratifi-azioni t unai fpežie dt m-arma I. umachdla'v ogget-U>- piu ciuiofo'agli'occhi ch^ll; Öritrolaf^o, chi a^i^nide-vole al raarniorajo : il fud fonda di tolftre 'e bi inco ludicio; r inipalto rif^ido ; i franrinni di Corpi ni.irini, che. VI .fi, veggono. difpolti orizzantaimanta , fono can* giati In." ifpTito. bio-Lidiccio. Quella fpczie dr piatra mar-morea di-. color roflo fofco , che noi conofciamo a nezia Toao il nome di RolTo c?a Cactni-o ( pcrche dalle vicinanza di quella CiTik ce ne viene porrato in quanritk ),y1 fi trova comunemence; e vi e frequente h Breccia' corallata^ oelie di cui m.iccbi^ predomrni il eolore:'al'viratoe'1 pagoiiazzo ; i fafli , onde queft'-ultima rpezie e cojnpofia, fono fcintonati , e conf^Tva-no i ■-caratreri. d'una lunga fluicazione . Quefta Breccia occupa^ peli' ordinario 4a , fommna ■ de' monii; e rende co-si piu evidemc I'anrica adefioiie deJTlfola col Conti-nente vicino\; nelle di cui altezze offervafi il medefimo inipaflo 'Voi inteiidete bene, coine iotendo anch'io', che peich'efifteffero dell^Lgliidje da rotolare fu d'uopo at/eilL^ro ^praoGlBto. dtrlle alte rnontagoe, dalle quali do-vettero'fhiccarle, e trafportarle i torrenti'; e cha vegJ j^endofi ne' faüi fluiuti delle Breceie > che fi trovano furaoori dell'Ifoja, de'Corpi marini lapidefatti, divie-iie lindrfpenfabile il mstrere la red.e d'uii antico mare fti quelle montagne ora diftrutte , dalie quali k ghui-js diicefero . piccioia faccenda di ■ fabbricamen- ico , e diftriizione porta qualche lunghezza di tempo, e Vero : ma noi non ne abbiamo colpa. Come poi gl-'im-fnenfi letti di ghiaje feimnate con prodigallta da'fiumi, da'torrenri, o irafparcate, e riniefcolate dalle onde marine fieno ßati abbandonati dal mare, ed invafijda nuo- vi 174 DELL Is O L z vi: fiumi , e torrenti, che le pianiire continue trasfor-marono in^ montagne , e in colli trinciati » e fuddivifi da Valloni; come ai fiuml, e al torrenti fieno manci-te le acque col mancare de'monti piuantichi, da'qiia-li erano difcefe le ghiaje ; come nelle gran fenditure, e ne'Valloni fiafii iin nuovo mare intradotto it) iion lo faprei dire; quantunque afTai vicini all'eta noltra deg-giano elTere ßaii qiiefli ultimi awenimenti , la con-ironto de'prlittai . Sarebbe davvero un\cctipazrene pe/ß' utA quella di chi volcfTe mecrerfi di ■ propofito a fpie-j^are i rswr, e i quauc^i} d i tutte le rivoluzioni fofferta dalla fo!a corteccia eltiirioi-e del nofiro miferabile Gla-bot II loro' numero pro vato delk offervazioni di Oric-tologi diiif^enti , e oculati merterebbe in allarma mi-gliaja di Bro v all j, che non vorfcbbero forfe venire a patti, c conrentarfi di farJe accadere rapidamcn-te I'una dopo 1'altra in iin breve giro di fecoli : fal qual riptcgo urn amioodella pace non troverebhe che dire . Liingo lil (lido del Porto di Lefina 10 ö;raccolco felci gialle, verdi, e roffe tiitte compenetrate di fluo-ra pifiticofo dendromorfo . Nel picciolo fcoglio di Bo-rovaz trovanfi Idegli -amtnafli d'oflfa foffdi. ' Parecchi^ uomini dorti pröduffe la Gitta di Lefina nel Secolo XV, i nomi de'quaii fon o rife riti da Vin-CENZO PrIBEVio nella fua Oraziotie de Or'tglne & jnccejp'tus Sclavufum colk reci tata cell' anno MDXXV. Fra t]iiefti dtie^ fi diliinfsro nella Posfia, e furonoAN-nibaleLucio', e p let r o Ettoreo , del prime de'quali fono ftampate alcune cof? poetiche del (yi) Robi^aa G'>fpodifia Anibala Lucja, Hrnnfegf VlcjU^*' Kii. Venezia 161.7. '« S'. OELI*' I sole; ryy "del fecDtldo forfe anche k jl pubblko quakhe Opera ^ ^••tnolre ncj'reftano Fra qwefte coiitiri una Tradii-!^iode del ^tmedio ^d' Amore d' O v i d i o in verfi Iliiri-xi, e varie Egbgi^c. L'ffoU diLefina, quartunque fafTofa, e fterile nella ■piii'^alta p^rte , a per o da'tmci di buone cerre, acte non f&lö'a portar aibtfisfruTrifen ma Isiade eziandio . Qiiifldi n'awiene ch'ei'la e la megiio abifata tieil'alire del mare lllirico, e che alcuni deUuoi Vilhggi mert-tino il noma di grofli Borghi , e fupertiw, nel numero dsgli äbitanti mülte picciole Gitt^i . Fniiqudti ß vuol ndarc ifidubitablkiiente il primo luogo a quillovtche forfe dalle rovine dell'antica Faria, e psro chiaiiiafi Cit. ta-vecchia . Egli e pofto al mare fu d' un bello , e comodo Porto J appie d" una campagna iimcnifTiaia , In queßo folo luogo iL mare vifibilii^enice cetk^alla prolungazione dtl terreno : e k rasione manifefta n' e declivio della campagna fuperiore , che fi Ibnde in tcoüa del motite dolcemente afcendendo, ed e- fiancheg-giata verfo 1'eftremita piu aira da terreni onoko cle-vati. Le acque, che ne difcendono torbide dopo le pioggie , depongono fulla fpiaggia le terre ,.ond'erano aturaie, e la faono cosi a poco a poco crtfcere . Mi parve di riconofcere aiiche dalle poche rovine amich^ rimafte fopra terra , che Paria folTe quad due miglia piü addeorto di quello e attoalmenie Gitfa-vecchia; e i dertagli aviui dagli abitanti mi confeiTnarono in que-üa opinione . Due foli pezzi antichi io 6 veduto in 'quefto luogo, il pju pregevole d^i' quali e''un baiTori-I'svo fufficientemente ben confervato in marmo Graco, die rapprefenta una barca a vela , col tiiiione ^lla de-ftra della poppa, e il piloto die lo governa; Taltro e pur un baflforiljevo fepoUrale catrivo fca^p^ilo . Hi ftird'uopo atidar a cercare -il brirao fmo alia, torn mita del 1D E L r.' J s o E; Campanile, nelia di ciu labbrica pmbiblltnetite mol* ■ti' moijumenti dä'Fjrj farau.no periti. DUfcrj^ioni Gre^ che-non vi. ö trov.itQ V^eiUgio. ■ c tuna IqU ^ßpoJcrdlß Latina o ncopi.no forfe un mialio fnori „delU ßocgara j peuniiiCirjo ci clil-r andato a cercrirla cosi lončeno ■.abiratni (]t queftd pkefej.Jooo Idiü^i^ica., <;ofagg(Gf •li 1 e d' tLge^no fve^^IiarQi-j-' siti^liiao ü d^n^ ffttoitp raHla navjgaziooc p^droneygiawio Viifcelli -ii 'mjniito iiiopöljo s'öccupa della pefca , e'tlel coliruirue . - Da Cmi'Vßcghia io mi pprwi a cayallo^ fmo, al picciolo ieno tii EuK:ova,, cbv^ tra.vano, Porto balljövol-mentc ficuro barche de'_ pefcitori. Coihrü cavätio. ifl riva del mare le i^ftre di Marino tegolare biancaliro, di cui fogliono ufare generalmeiiie gl' lfolani deUa Da!-niazia per coprire le loro cafa.. Aecade rovente,'Che nel fendere le piü orofTe lamine di quelta fp.e^ie di Pietra Ii fcoprano impreflioni di plante marine., e di pefci.non conofciiiti ne'nortri mari ; ma ii tafo di trovare le im-preflfioni , e le fpine lapidefatie de'pefci.e aflai raro ^ Cjuello delle piante comunifTimo: le ipezie pero di quelle non fono affai moltiplicate , E'raro il vinv^emrvi del-je impreffioni di Coralline : e la fola benifTimo efpreffa ch'io v'abbia incontrato , e pall'ara in laghilterra per aver luogo in una ricdnHima Colieziüoe, cpnie vi paf-{arono i pochi pefci di quel fito , che mi ventac fatto d' avere. Vi fi rrovano anclie de'Mituli canglati in pietra, maltrattati , e sfigurati , II mare , che non ragioni topiche di allontanarfene , guadagna full^ colla di Zu-Kova, e rifomtnerge a poco a poco ^li ßracit curvi del ,marmo tegoJare , in cui gü fcheletri de' pefcin (ianno fepolti . Efli refterannd coli' andare del -tempo coperti dalle ghiaje , e dalla rena inefcolata co Teltacei dell' /Vdriatico^ e daranno da penfare a'NaturalifH. de' fecoU ,ventuj"i , 'fe mai ne andera alcimo ad ßf^jniaai:«: qi^®-^ ■ b ' luo- DEt.L' I50LE« 177 luogo tüiveniuo fnbacqueo, o mbbandonato dall'acque, Nün farebb' egli tl'^atti da compaiire im Naturalifta, che fu le prime traendo da qualche Itrato )apido(o del fondo del mare una petrificazione la creiielle formata dalle acque fotto le quali giaceva? II fatp per6 prova adfjcvidenza , che la. non e peU'ordinario cosi ; e i gran pezzi di m^irmi Lenticolarl, e Ortoceratitici, cha fi tragpoBo coirOrdigno de'Corallaj dagli abbilli del noftro Adriatic«, lo dimoftrano chiaramenie. Gli fthe-letri de'peici di ZuKova, che vanno a gran pafll ri-fommergeadofi inlie . e cogii ftrati ne'quali giaccioQO, non appartengoEio certamente al noltro mare, polteriore di molto alia loro depofizione , lo non me ne ricrovo attualmente ^Ue mani per defcrivervene le parti rico-nofcibiliffinie , e determinarc a qual Genere appartea-gano, e a quale deUe fpexie conofciute s accoftino. Un piccioloCafale lonrano dal mare, detto Verbagn, \ un' altra cava di marmo tegoJare, dove pur trovanfi de'pefci; ma per averne ta d'liopo afpettare delle Ceiii-mane intere , > e far lavorare a proprio conto gli fcava-tori , che non ü curano di quelle curioliia . Queflo Verbagn ^ due miglia lontano da Varbofka, VilUggio aiTai popolaEO duö fecoli addietro, come lo provano le cafe ben fabbricate che vi fi vedono adeflb rovinofe. Gli abitanti del luof^o , come anche generalmente di tutta: la cofta fono olpitali, e cortefi. X^a principale oc-cupaziotie delle fetiimine vi la coltura delle terre: gli uomini ^ono addetti allaPefca, quando abbiano modi/efalute per eferdtarvifi. Da VarbolKa a Gelfa per tSTa ^ un viaggio diquartro miglia. lo trovai nel farlo una curiofitli folllle, che mi parvÄ meritare tiitta la mi;^ aitenzione. Buona parte del cammmoj e tiitto qu^fi un colle intermedio e di cofo fiuvutile, abbandonato, da qualche antico fiume che fit e perduco , ovvero Vo/, //. Z " rac- 178 dell Isole; raccoreiatro il proprio corfo , direttolo forfe per altra via , o trasfopmatolo irritonofcibiimenrc > Queiio lofo pofteriore di moico alia formazione iegli f^rati manno-marmorei , che coftituifcono i'off-itura dell'Ifola, ^ cer-tamente di non pixo antdfiore airirru^ione det nuovo mare fra le nollre terre , che nort e poi affare'di data recente; imperocche l lfole della Dalmaziä? doveano gi^ effere dallo ftato d'antiche pianire riJotte a qiiel-lo montagne interfecate daValloni, alltira quaodo it mare venne a vifitarle . L' interiore della Dalmazrji guar-dato dair alto del monte Biocova a confronta deli' Ifole, che da tjuella fommitU fi veggono tutte unire, prefenta uno fpattacolo fimilifTimo ad efli , quando fi tolga loro col penfiero il mare d'jnrorno. lo b vuota-to colla fantafia pelle Valli della Botrm.! fiancheggiate ora da colli, ora da montagne, quel mare che circon-da Lefina , Lifia , la Brazza , e le numerofe altre Ifole Illiriche, ed h quefte lafciate a fecco. La Boffina avea cangiato fituazione, ed era venuta a far una con-linnazione del Primorie; e T ArcipeUgo Illiric© trovavafi quafi fenz' aherazione ricoaofcibile irafportato al di Ik del monte Adrio, II picoiolo Lago di Jezero, che pieno Ifolette , e fcogli felvod giace nel Goniinente appie del Biocova, che lo fepara dal mare^ mortra nel breve giro di poche miglia ciö, che farebbe tutta quella contrada iranfalpina , fe venifle inondata , e ciö che furono 1'Ifo« le prima d'ellere circondate däl mare. Gelfa e un groflo Villaggiö ben fituäto, fu d^'un Poe. to, ricco di rufcelli perenni, che meoano buon'acqua, ed affai popolato. Egli e alle radidi di colli marmorei, che con doke pendio fi perdono in mare . Vi fi vede il piti bel Marmo brecciaro fparfo pelle ftrade ne' roz- zi pavimenti , e inefib m opera nelle fabbriehe pii5t jgnobili. Generalmeme la Breccia di Gelfa ^ compoi''* di r>EJLL Is o LE. lyff S pezzi Migolofi di marmo bianco fufcettibile di pulr^ mento ugualifTimo^ legati infieme cU un cemento di terra roffa lapidefatta; non vi e rara la Breccia dl color pavo-nazzo, irregolarifUrna nelle fue micchie, e degni d'adofna- re qualunque edificio nobile. Moiifig. Bla.sc o viCH, Vefcovo di Macarfxa , fiice cavare tutta la qolonne delia nuova fua Gat ted rale, e tacti i gradini degli Altari da quefto luogo. II Colo dtfetto, che vi fi olT^rva , di-penda dalli cattlva feelta che 'anno fatto gll fcalpellini , condotti forfe da una fpirito di malintefi economia a prefcegh'ere la materia,, che prima venne loro alia inar ni , come la piu comoda all' imbarco-. Nal cafo di voler mettere in op^r^ il marmo d' una niiova cava non fi dee coatar^ fu lo ftrato efleriore, dannsggiato peU'ordinario dairingiurie dell'aria , e dal faltb fe tro-vifi in rivadel mare: ma fcoprirne piu adtlentro iin altro, e fervirfi di (^uello . Le pafte da' marmi di Gelfa im-piegace a Macarfea fono belHlTime, il pulimento loro accefo quanco quello delle piii belle Breccie, che veg-gotiii impiegate a Roma, e che probabilmente vi furo-no trafportire dalla D-ilmazia; ma il cemenro, che forma r aggregazione de'pez^i, k fofFijrco un ^rado di de-terioramento daU'efTere efpollo per lunga ferie di fecoli alle: acque del Gielo, e del mare , al calore del Sole, all'azione dell'aria : d'oode n avviene,. che la levigacu-ra di que'lavori non \ tutta la concinuitk, e perfezio-ne , che fe ne doveva afpettart;. Farobbe d'uopo pren-dere le Breccie di Gelfa qiulche csntinajo di paffi Ion-tano dal lido , e da una cava mediocremente profon-da; la riufcita noci maacherebbe di compeafare ampia-mente ^ pic:iolo accrefcimeaio di diCpendio . Per la Gitta di Venezia, che fa un confumo annuo di marmi riflelfibilifiirno , noa farcbb'ella importante cofa Tavarne piuttolto duil' Ifole della Dalmazia con pochiflime fpe. Z 2 fe, 1 s o ü e l l' I s O l e ; fe, che dalla Terraferma , o dagli Efteri Stati a prez-zo eforbitante? Oltre a'Mjrnii brecciati io 6 veduto a Gella de pezzi erranri dj Lumachella bianco , e nero, compoflo di terra bititmin-nfa nianna indurata , e di prcčioli Ortoceraci, trasformacifi al foliio in Spato cal-eareo di grana Talina / Quantunque 'a G.lfa v'abbiano dl molre cafe, e buon mimero di'■perforfe veftite alia Franccfe vi vada a vil' leggiare, io non b potuto trovarvi col mio denaro prov-vigioni per n>e, ne pe'miei marina) , eti b paffaro la not te a hordo dtjila mia barca . paefe abbonda di Pefcatori; ma (^uedi erano forfe alt' efercizio dali' arte loro qiiandö io giunfi colh, e qiiindi non vi trovai quel-k cortelia, che fuole abiiare colla povera gente» La Vlila di S. Giorgio , (itiiata fuUa punta orientals deirifola^ e per fe itn poco offervabÜe Juogo popolata mediocremente . La fola cofa, che po(Ta cond+irvi ua viaggmtore, fi h la quantic\ di Urne Romane» che vi fi veggono a poca diftanza dal lido amtKonticchiat-e y e fparfe pel fondo del nnare , dov& giacciooo da quattor* dici fecoli per j o meno . Io alcuna d i effe laggefi i I nonie del iabbricatore , dopo d'averle fpogliate della cro^ fta poco refjftenre , di ciii I'anno rlcoperte nel giro di lanit anni 1' Efcare , ed altri Poliparj.: i caratteri moi ftrano d'eifere de'buoni tempi. L'rfüLa di Lefina com'e la- men^ povera d^abitatori^ eosi e la piu ricca di varieta di prodotti, che (ia neU' Adriatico, ed ogni prod'otto vi 6 di biiona qualith. Vi ft raccoglie vino, oglio, fichi , mandorle ^ zaiTerano, miele b oflervabile quantity ; i luogbi piani danao an-che biade , ma in mifura non proporzionata al onnae-ro degli abitanti. II clima doice vi fa moltlplicare gli Aloe, del refe de' quali fi fac afa utilmente all' efempio de^U Američani^ e de'Fra-iicjefi aelli Pefca. Ls dell' Isöle: l8t Palme; ^li Aranci , i G'rnibj vi allii^näno volonl^-ri, e Hirebbi ii:>cora»^trvt la molttplica2;Oi.i ^ M iri come in tiitte rif'ilej c il litor.ils; delli Dalinizia, dove il terreno a fondo opportutio ad cTi. L^ le-^ ia e ancora un og,^etro Ji commi:rcio cljr'Lsfi Tna n ; m,i va et'anno in fCenianda p^'r la poci eco:)oin a ufira ne t^gli de'bofchi , e pf^'Novali che vi fi foa:> molti.-plicati. Le latre, gli aniinali Pecoriai , e il CAcio por-tatio qualche picciola fomrn.i di denaro annUiilcneiite neirifoU^ma il prodotto piu coifidarabile, cb3 n'efce, fi e queüo del Salüme , meriteröbbi d'elfire pro-tetto , e follevato dagli aggravj piibblici ^ e dalle ava-nie de^ particolari , ende Ii molctplicadjra i Pelcaiori dell'ifola, e trovaflero il loro vani.igqto nel porrare il pefce a Venezia, chi dal principio di qujilo fecolo in poi fi 6 fatra ogni anno pin graveniante tributaria de* Pefcarori del Nord. Se la mei^) lola del denaro, cha la Nazione fpende annualmsnte negl'inf.^lubri Cofpeitoni, fi ditiondeflie inDalmjzia, tutrt queUa Provincia ne ri-fentirebbe un vanraggio confiderabilifTimo , df^l quale tanto inaggior conto fi dovrebbe fare quanro maggior ulilitb recherebbe al piibblico Erario, che ogglmai ncJti ritrae' piij da' petce della Dalmazia diritti degni dl ri-fleflb. La pjfcagione di Lelina era piu florida ne tempi andati perchs da inagejor numero di barche veniva efercitata ; e fu forfe vero che prcwedevafi 1'Italia tutta , e buona parte del Levante coUe Sardelle di quefta, e della dipendenre Ifola di Lifla , come dice il Bus C tu mg: ma adeffo , qiiantunque il mare fia egualmente popolato di pefci , il coiHiTiercio di i^a-liimi de'Lefignani e fcfinato di molto. Li RaKia e un prodotto not) difpregevole di Lefioa ^ conie di tutto il lirorale , e dell' ifole Illiriche : ma la fDomuiante aa-che da qusfto ritrae poco vantaggio, per elferae Teco- DQ. isx . d e l t' I 5 o l e. nomia' per ] e- fertilifüi-ne. La fua dimfione e di trfixitadue miglia in Tlungliezza, pra una larghezzi inegtiala^ che non.oltrepatla mal le nove . Ailerifcono gli abitanti > che vi foiTe anticamente una Cittk nel luogo- ora detto Scrip : ma fsmbra Itra» DO , die tuttt i Geografi Greet , e Latin t i' abhiano paJTata fütto filcnzio niia^irunqiia veramente vi fia 'fU-ta. U Busghing b: dato a qu«tt Kola un Rorgo per Capitals col nojiie di Brazza, e vi polto anche uci Vefcovo a rifiedere ^ quatirunque nc ßor§o di qiiefla notne , ce refidenza di Veiiovä acnialrneiQfe abbU I'lfola , e II luogo^ che dee cooriderarfene la Capkale fia Nerefi > dove iL Govematore che K titolo dl! Goare fuole abi-tare, come nella pin opportuna finia-zione peU' aminioi-flrazione delta giuBizia agrjfolani. Ii celebre Geografo a accoz^ato. un bubn munero d i pJccioli sbagU nelie fo" le pochiflime parole, che dice di qiieft'ifola. Eccole» Btuzzü ^ BraiiUy denominata dal Borgo Brazza, ove rifiede urr Vefcovo. II Cotite Veneziatio , o fia Ü ,, Governatore foggiorna a S.Pietro, luogo fituato'dal-^ la parte dt PoDente prefla il Porto di MiLna*" AgÜ errori di fai^o compreö uelle prime parole fr dec aggiuo- g«- dell' t S O L E . 183 gererdieS. Pjretro non e a Poncflte, ne prefTo al Por-toi.di MilnU' [ce). 1 , LMfoia ddla Brazza ^ tutra momruor^» ed afpra . V knno de' gran tratti di paefe nelia pane piü elevata I I. r di ( Fa d'uopo che il cel.Si^iior ß-irs chimg fia ftat^J mal fervito da"' fuoi 'Corrifponsjlrnti, -o aWxa b^vuto a,.cattivc ibiui q^uando fcrlfTe (lelja Daljyiazi^a. lo-non 6 .avuto Xotto gli, occhi il Volume delia fua opeia , Jov" t paiTato di queftä I'rovincia'. fe rfoii tärdi'; t ^utndi ntinI iv potimo accfnnarne ie jtrimipali'.ihefftöteKre al Jcrego tero . l^roi. (eft«,.die .ne u^He. Non c .veto', che i. Dalmatini ( N^.'^lf. p. ed; d_i FirerVzc) fimd di e di Relri^me- Gfici i Ü w'rta parte di cilj,che fegue il ritoGrcc«»-, ma non i lafr»;tg-giofe. No, na c ancora ui; aggiegaio di roviiie tartio h)ntan numieraUli altre, di Veiiezia (p. 15.) f»®""'' i a fame dai pefct eh^ gh aLkatrti po{[a*io prendure fltfn^o ftU^'u/cio dilh lo^t ^cafe ; ^ poi .vergDgnaiU cofa-.ili aoH; fape^e ilJ.nme dd no?tro Ducato, .e ßf-larlO a L. 7, I . com'egU era anVicamente,. SJLß^va, (U" Vicsnisa,. di 1^4 D E L l' I s Ö I. E ; di elti che fono aftdtto pietrofi , e anche poco attl a portar Gmepri , o fimili alberi abiratort de' luoghi fte-rili - Cofb molta farica li f^rvl de' Novali ; rna con tuiio queito i Novali vi fi molriplicano, ii che fa cre» fLcre d' anno in anno il prodotto del vino , e (cemare quello Helle legna, e delle greggie. L'indole del fuo-lo perrofo,^ la fcrtrfezza di foritane rendonc7 quelt'Ifo-Ja foggetia a fataji .arlditk . , J! prmcjpal lunoo delia Brazza e Nerefi , cos'l chia-niato con deriyaz;ione GfVca dA ferbatoj d'acqiia j, che ne (ono poco .diicoiti. Quella Terra e la vera refiden-za del Governatore , in cui fi tengono i Configli ; i Nubili Brazzani vi fi portano ne' tempi determinati da^ varj luoghi niaritrimr, dove hnno le loro abitazioni. La fituazione^ di Nerefi e poco felice , qiiantiin(^ue le fole buone terre dell'Ifota gli fieno immediatamente appia-di . 11 cammino per portarvifi dalie rive del mare ž afpriffiino, e felvaggio ; I'aria vi fi mantiene rigida ol-tre la ftagione dl I'rimavera, e i'lnverno poi vi e, per quatito diccno , criidele . Il paefe gode d'alcuni punti di viÜa belliflimi, ma il piacere , che poffono dare , cofta troppo caro, Nerefi fara ftaio ne'tempi delle incurfioni, e piraterie piil ragguardevolej e qnindi conferva una forie di primato, perche vi s'era no riiirati i princ ipali Ifolani; adeiio per^k , che ponno eflere abitati ficura n:iente i luoghi vicini al mare, h perdiuo molto delii fuA upopolazione ; le cafe difabitate vi cadono in rovi' I di Verona, e dell'sltrf- Citt^i di Lombardia il Signor Buschino pa'la colla medefima cfartezza, mettendo p. e. unn catena di Mon-tagne f,a licema , e Vadova , dove abitano i Sette Comiini , che co/civaio It Viti, Come fe gli dovrä credere allora quando ei ci pariert detle Terre Auftraüf < l dell'Tsole; 185 rovina da tutti i. lati. Bol e una raggiiardevole Terra, S. Giovanni, S. Pietro, e Pucilthie fono grofli Villag-gi popolati di genre induftriofa , e commerciante . T monti fuperiori a Nerefi, che fonnano come la fpinale deH'ifola, fono affatto iknli, e nuU'altro vi na fee che qualche (tinepro , e il Pino filveCtre, delle fchaggie de' (|iiali ß fa im picciolo commercio per Tufo della Pefca notiurna. SuU'Ifola della Brazza trovanfi molte variet^ di pietre , Le piu univerfali fono il marmo volgare, biancaltro, il marmo Ortoceracitico , il Lenticolare» e Ic tSreccie . Del primo veggonfi preflb al porto di Splif-Ka le cave antiche , d'onde fu iratra la materia per coftruirc il Palazzo di Diocleziano . In quel medefimo luogo afcendendo un poco verfo i monci trovafl un Marmo di palLa nera pieno di Corpi marini cangiati ia Kpato bianco, falino . Vi fi Uvora una vena dl Pietra bianca poco refilknte alio fcalpello quando fia eftratra di frefco dal fito nativo, che mdurafi pofcja all'ana, e fi molto migliore riufcira che le pietre troppo doki,, e farinofe di Coftoggia , e di S. Gottardo nel Vicenti-no . Q^iiefto rr.edefimo inipafto di Pietra fi trova a S. Giovanni, e a Puci/chie , vale a dire alle due el^remi-tk oppofte dell'Ifola. In altri tempi v'era conofciiua una mlniera di PilTasfalto fe ft dee credere al To MC o Marnavich; io non 0 pouito trcvarne vefhgio, e folo il mio dotto Amico Signer Giulio Baja-MoNTi mi fece veder^ a Spalatro un pezzo di Pietra calcarea grigia , graveolente, prena di riconofcibili Corpi marini, differente da tutte le altre pietre bitumi-nofe , ch'io avea veduto in Dalmazia, e mi dtflfe ch' era conofciuta fotto il nonie di Pietra pcgolotta dagli fcalpcllini , e ft trovava a Pucifchie . Ne'contortn del Vjllaggio di S.'Piecro Trovaiifi "pTeft ^elTa^jIerr'a Force ol-ire le Nummali, mold Echiniti, e Pettiniti; Por//, A a 10 is dalle bacclie de'/^uali i poveri contadini fanno oglio negli anni poco abbondan-ti d'ulive. lo 0 avuto iin faggio di quell'oglio procura-tomi da un Gentiluomo del paefe , e mi fono provato a condirne le vivande , ne m' e fembrato difficile 1' avv€zzarmi al fuo odore un poco forte. Le provvigio-ni neceffarie al foflentamento della vita fi comprano a banTifTimo prezzo in quell' Ifola , e con poco denaro fi mangiano anche de'bocconi ghiotti; fi anno peU'ordina-rio tre beccafichi per un foldo Veneziano , e tutto il refto in proporzione. La Pefca c anch'eßa un articolo non indifferente pell'Ifola : ma non e cos"i confiderabi-le come quella di Lefina, e di Lifla; ne le acque della Brazza hnno pefci particolarmente abitann de'loro fondi, quafi confiderare come una continuazione della Brazza rHok vicina dt Solta, Oxu,;« di Scilace, detta Soicntnm nella Tavola Peutingerianaj quantiinqua A a 2 non l88 DELL' I S O L E , non dipenda dal medefirno Governatore , e fia foggettji a Spalatro cosl nel civile, come nell'Ecclefiaftico . Uti folo picciolo fcoglietro abitato da conigli salza nel Ca. nal di mare, che Ja fepara da efla. Soha gira ifnorno a ventiquattro miglia; e pochifiimo abitara percbe qua, fi tutta coperta di bofchi, ne'quali propaganfi niolte vi' pere, come anche in quelli deila Brazza. Il fuo miela e celebratiffimo , e non cede a quelle cü Spagna, o di Sicitia per verun titolo . 4. Deir Tfo/a d' Artcy nel Coip del ^jtayyiato ^ ■ Egli e un terribile falro Geografico quefto paffara tiitto ad un tratto daU'Ifoia dslla Brazza a quella d" Arbe, che. n'c ben centoventi miglia lomana . Ma dia volete ch'io dica ^ I viag^iatori di mare ne fanno di piu belle. Delle Ifole rainoii del mar diSibenico, e dt Zara, io o fcritto quel poco che mi venne fixrto d'of-fervarvi; di quelle di Gherfo, e d'Ofero ö parlato for-i fe ancbe piu di-q.uello portafle k diicrezione; neIV al? tre Ifole del Qiiarnaro non mi fono fermato che mor j-nenri , e quella d' A.rbe e ia Tola , di cui polfa dir qualche cola di non Jnutile, ^ Queft'Ifola agli anticbi Geografi fu poco nota ; fi trova pero nominata da Pi.inio, dalU Peutingeriana , e dal PoRFJROGENiTo; preflTo Tolommeo per qualche difetto de' copitH , che avra mefTo del difor-dine nel teflo , 1'Ifola e detta I-^apJ'a« ^ Scarduna, e le fono attribuite due Cnc^ Arba, e Golearo. G Ii Arbe-giani^ avendo. delle ragioni per credere che due Cittk efifieffero nell'Ifola loro , tengono quafi per infallibila lo ftorpiato telio di quefto Geografo, nel qujle 1' Ifola ioro bella , e nobiliflTuna viene confufa colT'lncolto , e difabitato Ifolotto di Scarda, contiguo all'Kola diPagt>. eil- d ^ l.l i s o l.e- Cittk tempi Rom.inj non'ebbero gti ArbeJ^'api" p-ro-, babilmenie oltre qusüj, ctie porr.i' il noine ddl IfoU, dalle di cui vicinaiize (ovente (1 tra^'^ono Lnpul- 'unliebe mallevadnciJciel ^v'ero o lo ö viiitaro pretefe to-vine di CaJ^nto , e noni t5 poiiiro nconofcervi akro che I lefidui d'un ritiVo {.iblincato d.illa paura, e dal' la debolezza de^l'Ifolani ne' tempi barbari. Non e pof-fjbile che uommi ra^iioaevOli aveffero colh (iaöilito una diniora coflanre;; imperoocchc ia fituazione piü afpra, e Üerile., e fredda e ventofa anche ne! cuor tlella Stale non pu^ rrovarfi . E'poi verir^ di fatto, che ia co. ftruzione delle miira moltra d'eifere ftara tumuhuaria; che i velligj di Porte accufano un Architetto rozzif-fimo; che non v'e una fola pietra riquadrata ful gu-fto antico, nc veruo iVamnienio d'Ifcrizioni, o di pie-trame nobile . Le piante delle cafipoie , che vi erano einte dalla muraglia eltenore, non moftrano d'elVere mai Oate deltmaie a contanere famiglie : cosi fouo an-gufle, e inabitabili . S' io fofli Arbegiano vorrci cer-care i veftigj d'un'alira Ciaa in lüogo che facefse piti ionore ai fondat-ori di effa. Qiiantiinque Capitale d'una picciola Ifola ^ che non eccede le trenta miglia di circuico, ed e incolta total-nieiiie ed inabitabile nella fua parte piü elevata, che ^uarda il Canale della Morlacca , la Cink d' Arbe fi maoienne con dccoro mai fempre .Chefoffe abitata da per-fone colte ne' tempi Romani lo provano Je Ifcrizioni, che frequentemenie vi furono fcoperte , alcune delle «luali ora trovanfi nella CoUezione deü'EccelleDiiffimo SjJ*nor Cavaliere Jacopq Nani, altre vi ri-nian^ono ancora. Ne' fecoli baffi foffrl tutte h difgra-üie dalle quali furono afflitte le contraJe vicinp, hm fi nltabiTi fempre con decoro anche dalle defohizioni . 1/ Arcluvio dclla Comuaita d' Arbe ^ dclle Carte anci- che 2ßO DELL' ISOLE. che prfigevoliflime , che vi fono ancora cuftodire coa foiiima gelofia , dalle quali nievafi che nell' undedmo Secolo gli abitanti aveano della familiarit'a coH'oro, e colla feta , Dairobbedienza de Re d'Ungheria paflaro-ro alla dipendenza di Feiidatarj Veneziani; indi diret* tamente fotto il Dominio della Serenissima Re-PUBBLICA, che vi tiene un Patrizio col titolo di Conte , e Capltanio, dignitk ch'era coperta con fom-xno decoro, rettitudine e prudenza nel tempo ch'io fui eola ilel N. U. f. T o M M A S O B a R 6 2 z i , di cui reftera lungamcnte il defulerio ne' cuori degli onefti Cittadini. La popoLizione di nitra I'lfola non okrepaffa di moko le tremille aniaie diftribuire in poche Parroochie, alle quali con poca quantita di Sacerdoti fi puö fup-plire. Per una mo{lruofita infopportabile , e di gravo-fiffime confcguenze a quefto picciolo numero d'abitanci, e addolTato il carico di tre Convent! di Frati , e tre di Monache , ohre al riflefTibile aggravio di quafi fef-fenta Preti maliffimo provvediiti .' Querto Clero c go-vernato da Monfignore G i a N N A N T o n i o da ll* OsTPA ottimo , e dotto , ed umaniffimo Prelato , adorno di tutte le qualitH neceffarie al fuo llato^ e di tutte le virth fociali, chc cofticuifcono il vero , e ri-fpettabile Filofofo, II clioia d'Arbe non h de'piu coftantemente felici; la ftagione invernale vi h orrida , e agitata da venti Boreali vioientifTmii , i quali non d^ raro trasformano in Vtrno anche le ftagioni interniedie, e giungono tal-volta a far difparire la State. Graviffimi danni apporta-no air iiola quefti venti nella ftagione rigida , e in Primavefa. Due anni fono, interno a dodicimila animali da lana vi perirono di fraddo in una folA notte pei pafcoli comunali della Montagna , dove fecondo 1' ufo uni- dell' IsOLE. üniverfalfi d^lU Dalmazia fono hfciati alio fcoperto in ogni lUgione , La nebbia falfi Tollevata ciall^i commo-Etone orribile de'flutti, che foole mugghiare fra la mon-tagna d' Arbe , e le oppose Alpi neii' angufto Canale della Moriacca , abbrucia tutti i germogli della piaii-te, e deTeminati, fe por tat a dal vento vsaga a cadere fuirifola; ella e ieguiu da uüa crudele careftia d'ogni cofa. Di queiU difgrazia nfcRtonlj anche le caroi dt^li animali abbandonati al pafcolo, «be.riefcono di cattivo fapore in confegnenza däü'amaro, e poco nutritivo ali-mento. Prefcindendo da queftc aoaroalie, I'aria d'Aibe ž falubre, ne ft accularla d'avere influenza coflan-te nelie febbri eltive degli abitanti campagnuoli clia provetigono, fecond'ogni probabilitk, dai cibi poco bene IceUi , e da un regime di viu tjuafi Octemocto. II miteriale deli'Ifola e ameoilliaio; ne di cjuelle, ch' io conofco ill Dalmazia, alciina puo effejle paragonata, Dalla parte Orientale a iin ahiülima Montagna della natura , e impalio medefimo die la Moriaccai, di cui fu aTiti<;amente una parte . Appie di eflfa prolungafi il refto deirifola verfo Ponente » e fi divide in belliili-me, e fecoada Valii piaae, e di coiline arte a porrare i piü ricchi prodotti . Aii'elheaiita, chs guarda Tra-ji7ontaiia, ftendcfi in mare un deliziofo Promontorio det-to Loparo, coronato cli colliae, che racchiiidcmo quafi perfettaniente ima belia piaoura coltivata . Da quefto fono poco diftanti le due Jfoktte d i S. Gregorto , e di Goli, utilifTime a Paftori, e a'Peftatoii. La eofta d'Ar-be j che guarda laMontagna Moriacca, e tiatta ripida, e itiacceffibile; guai al naviglio che fia colto dal furore de' venti in quel Canale privo di porti da entram-bi i lati t Ii lungo, e angufto Ifolütto di Dolln prolun-gandofi parallelamente all'Ifola d'Arbe lungo il lido detto di ßarbado, vi forma un CanaJe meno pericolofo, ma noii xyz: dell' I s o l e.' non tanto ileum quanto bello da vederfi, I Porti fonO moltiplicati ne contorni della Cittb., e ücilirano il coniT mercio delta parte migiiore'dell'ifoU girandone i' eltrt-mitK, che guarda fra Ponenre , e J ramontaaa. La Gitta d'Arbö liede fu d'una colliiia allungata fra due Porti , che ne lormano una Penilola j e r^ccoglie intorno a mille abitanti , fra'qmli inoUei'famißlie ri» gumievoli pdla loro nobilta , e poche norabiti pells loro fijunze . Le principaii fono i De Domin rs da'quail u{c\ il celebre Arcivefcovo di Spalatro M a-R, C* Antonio; i G a l z, i gn a ; i n e m i r a , ch' ebbero »el xv fecolo un Antonio lodato da Pal LAti. i o F os co come dcttillimo nelleMatemariche imparate da iui fenza niaertro , gli Spalatini che ri-cevono adelTo un nuovo luliro da Monfi^^nor Vefeo-vo di Corzola rifpettabilc pell' aureo' coftume , non nieno che psi fuo fäpere, e i Zudenighi. ' Fra le cofe loro plu -illuftri vantano gii Arbegiani molte infigni Reliquie, e nominatamente il Capo di S. Crjftofano , Protettore deli' Ifola : ma gli Ama-. tori deir Antichith Sacra troveranno ben piu; .fingolari le tre tefte de'fancnilli Sidrach, Mifach, e Abdenago, che vi fi venerano con moha divozione . II Santuario C gelofamente cuftodito da qiiattro de^pri^cipal^ Genii-luomini, alia cura de'quali loao anche raccomandati i prezioü atitichi documenti della Cutk , Fra quefii e una tranfazione del mxvili, con cui ia Gitta d'Arbe promette al Doge di Venezia Ottone Orfeolo un tnbuto d'alcune libbre i/e feta Jerica ^ e al caio di conr travi^enzione libbre c/e aura ohrizo. V'ebbe nella pafiata eth uu dotto Vefcovo d'Arbe, che chiamavafi Ottavio SpaderIj a cui venoe in capo di non voler permetcere che folTero elpofte alia pubblica veiierazione nella folenne giornata di S. Cri- D IŽ L L I s o L E; ip3 Criftoforo quefte Relit^uie, fopra V autentlcit^ delle quali egli aveva dei dubbj. II popoio follevato ejbbe a precipi-tarlo in mare dall'airo della collina, fu di ciii forge la Cattedrale; ne il tumulto s'acchec6 paflato il momen-to . n Governo mandi uti legno armato per trarre il Prelato dal pericolo ; e il Papa fi credette in dovere di dargh una Spofa piu dodle in Italia. ,, L'indole dal fuolo d'Arbe none la medefima in ogni litLjazione j che anzi difficilmente io faprei trovar Uti paefe, dove in picciolo fpazio tajita varieik >fi riunifT». V^ yna differenza fenribililTima fra lo ftato deU'eilre-nrit^ della Montagna bagnata dal Canals di Barbado rimpeito a Dolin, e il dorfo di efla, che dali'una par-ta guarda I interno deirIfola d'Arbe, dali'altra Je Alpi della Morlacca. La fommitk della Montagna ,medefima non e fempre della ftelTa coftiruzione, e talvolta iten-defi in bella ed eguale pianura parte fei vola , e parte atta a feminagione, talvoha e tutta fcogliofa, c di nudi jmarmi compofta. I fondi fituati appič delia Montagna ladJove s'avanza verfo il litoraJe oppolto di Jablanaa fono di vivo marnioj relta contrada di Barbado fono ghiajuolofi , e di fondo attifTimo a trattenere Je radier delle viti frefche per luiigo tempo . I laflolini vi fono angolofi percht poco flunati dali' acque che gli Knno depo-fti; i loro fiiu antichi- flrati vannt) itidwrandofi forterra pella filtrazione negligente coltura . Appie delle preiefe rovine di Colento il ter* reno porta oltre le viti anche iilivi , mori, alberi da fr.utto, ed in qualche (ito balTo e opportuno alle lemina-gioni. Tutta la parte inferiore dell'Ifola alternativanieo-te compofta di colline, e valli e d' un impalio per lo Vo/, II. Bb piu ip4 DELL* ISOLE.' piu differentifTimo da qu^llo tlella MDnragna , e delle aggiacenze di efla . Come T ofTarura della Moniilgna ž tutta rrtarmorea, cosi I'oiTjftura de^coili e pelT ordiriftHo arenofa . La Core vi predomina > e fp^ifo contiene Oftra, citi, eLeniicoUri; lo ftrato efteriore fuol effertia facil-mente diHolvibile. Le valli, che tdovl*ebbono troVarvi-fj fecond'ogni apparenza piene d'afeira , foilo pre>vv^* dute d' un terreno eccellente , che a tarita porzione di minutinima' fabbia quanta nk opportuna per tenerlo leggieri . Le acque forgenti , jaflai ben diftribuite dalU Natura pell' Kola', vi manteogono una ra^ionevole nmi-dezza , quatido la State non fia eccefTivainente arida; per modo che la ciipa verdiira de'colli vertiti di bo-fco , la lulTureggiante frondoOta delle viti , e U frc-fchezza de' feminati formano uno fpettacolo veramente confolante, ed ametio. > . i L' Ifola d' Arbe avrebbe tutto il neceflario alia fiif-fiftenza della fiia picciola popolazione, fe T Agricoltura vi foffe cfercitata da un popolo meno ftupido, e infin-gardo. Ad ogni modo perö «IIa produce egna da brii-ciare , di ciii fi fanno molti carichi annualmente per Venezia, grani, oglio , vino eccellente, acquavite, e fera da tempi antichifTimi , dando per cibo ai bachi le foglie del Moro nero; manda fuori anche cuoj, kne, ed animali pecorini, porci , e cavalii di buona razza. 11 msre incomincia ad efferle utile per le Satine, che fi lavorano full' ifola , e danno abbondanza di buoni fali minuti; la pefcagione poi de' Tonni , degli Sgom-beri, de'Lanzardi, e delle Sardelle , ad onia delTeflervi malifli!r.o,e pohronarnente t^attala,^a un importante ar-ticolo del commercio degli Arbegiani , i quali ( come tutto'il redo della Dalmazia ) trovano il loro conto nel vendere queito genera a' forafticri ptutroito che a' Va-neziani . Con tutci quefti fuoi prodotti naturali I'lf'^' ei l I s o l. e:. ip^ lae ben Iptsgi dall-effere riccäi, a in'^uoo ftato di fnfii, ciente floridezza: perch'e troppo comune cofa ili veder-vi teri'eni incoki, e contadini oziofi . Facendo della offervazioni jntorno ^Stotiftj Fpfli-\e delL'Jfola d'Arbe mi fembrö \/X foneh, fparfi. dipenden-teaiente dagli ftraUj tfovai; f^nzä^ pwitoi lieftatne me-ravigliato perche freqiientemetite incontra'i co£a finiile, che in buona parte erano Breccie ; e mi compiacqui delU maggjor forza!^ che. acqniftava la rpia opinione fo-pra Tantico ftato dsjile montagne di quelle contrade. Cio che mi riufc"! nuovo fi fu i'incontrare fu di quelle altezze granclinimi tratti di miniiia arena , mefcolata con una terra ocracea ferruginofa, depotta a ftraci rego-larlflimi^ come fon quelli che ü formano dalle alluvio-ni de'noltri Fiumi Reali. Volli efaminare fotto il mi-crofcopio qlieft'arena cos'i ftranamente fituata fu la ci-ma d'una montagna in Ifola; e trovai ch'ella h quar-zofi , e manifeftamente prodotta dal trituramento di materie ftaccate da inonragne minerah". Vol non vi fcandalezzerete certamente, dottifTimo Amico T ch'io pronunz) con aflbveranza , che 1'arena quarzofa viene dal trituramento de'fa fit montani portati giu da'torrenti , e fminuzzati dali'alTidua coofrica-zione ill ieguendo il corfo de' fiumi . Le nollre ac. que di Lomb^rdia ^ e il Po particolarmente , non ci lafciano dubirare di queito fatto, a cui la ragione fola potTcbbe coiidurre un uomo, che non aveffe mai ve, duto le fpoiide de'gran fiumi lontane dalle forgenti, I NaturaliHi del Nord, c fra quelli il VVallerio celebraullinio, e degno certamente delta celebritli fua, Bb 2 per I5>5 k-I., V II Š O L E. peP^non impegnarfir^i creJ^ki V itt riccrche,'te confegufitl- 26 delle^ qwali poteirero avere Wapparfcnxa'di cbrttrad^ dizione colle opinioni rifpettate imorno all'eth del'Mon^ f^refe^il piwirito di accordare 'all' ar-ena una ftr^na pröefiU^i ail frumento ( a) fimo , chci iliigrahd'uomo dojio d'averä rifdrjtb fopra r origins dalkijafana tl parers d' A r i fe t <31 ß l E'^f'^e tVaitri Antichi-^ftsife lai ripel^ivanb daJie ö dalle pietre d'iftrutte : e dopo d' aver per neccfiitli ac-Gordato , che ad utia parte di efTe altro oafcimento- mon fi puf^ dai^i, ifiafi f}^avci>taro dalla gnm , o della fituazione.dclle arene cosi lotterr.inee > coma fub-i aci^uee , ed abbiala creduta un oilacolo alio ItabiliJ mento dell'antica ragionevcle opinionc . Egli e ben vero, che le pktre aggregate ( fra le qu.ili 10 metro anclie^le Coli della piu fina grana) riconofeoiio imme^ diatamente Torigine loroiairaccozzanier^to delle fabbie , o deile arene minute: ma quefto non prova, ch« le fabbie non fieno nate dal tiifgregamento delle pietre. Noa fa-yebb'egli un inconfeguentiniimo ragionatore colui , ehe prendendo in mano della fabbia del Po fi vokafle alla Montagne, d'onde quelb gran Fiume difcende , e di-cefie^, oh adeffo s^i , ch' io ho capito di che fi forma-ivo le Montagne^'M invsce di dircj, b capito d'onde ft - - for- (a) Brenig . . ufum pneßnit icqualtm ut terrae tn e» ntioi cr'i^iae'ft pntbsant Iflpidibus, ir iKcfjtibus ; u>jde -is- patet irrenam effi faxo priores. Wale. Syß. WneraL 177!. pag. 101. e all a pit^. 107. Obf^ 2. letite ta'ue» hgitis quAntitas , nsc non fiats aren^t ta'» fub^ tsrraneus ^ quam fubacquofus.ift hac de ewni arzena iife; pcjfti. . Pluritnoi rnonfes at> arena concreios facifi'u ä'n'non/irari potiß qti«"^ srtnam ab his dißrwili^ effe- srtam^ dell' i s , o L E ; r S) 7, formino le fabbie? L'opinione del WAjLLERi,o iu-torno alia generazione delle arene dee fcmbrare per lo meno fingolare a chi fa , ch' elleno corrifpondoiio per-fettamente nelii foltanza , e nell' eftenliooe agli ür^tl di pietre calcaree^ e quarzofe , da'cju^ili, naturaltneate: ft deggiono far derivare. Udhelo alU pag, 108 Ofl; y.Egli cinfegna, che prob^biJmente le arene quarzofe fono „ ftate fin dal principio generate da una materia vifco-fa, o vogliamo dire gelatinofa, genertxta dalle acque , e mefcolata con efla, indi fucceflivamente divifa ill ^ granellini, poi condenfata , e indurata." Egli fa degli sforzi perche fervano di prove a quefta genefi le feffu-re, die col Microfcopio fi veggono ne'piccioli atomec-ti d'arena , e 1' adefione a quefh granellini medefinii delle pariicelle metaliiche ; come fe non foffe da una facile fperienza dimoftrato, che un pezzo diQuarzo tol-to da qualche minera , ben polverizzato fotto il mar-lello , indi lavato nell'acqua , it'a granellini d'arena, ne' quali fi offervano tutte ie cieparure, e le particole meta liehecui prefentano aH'occhio armato Is arene tjuarzüfe fubacquee , e !e fotterranee da antiche acque depofiiate. Dope tutto queflo non e qiiafi da trovare Itrdno , cli'egli peni ad accordare alle fabbie calcaree r orjgine dalle pietre fpatofe, e calcaree detrne (p. 105».) ed a fatica pronunzj, che pohahllmente vengono da e^ fe. Se meitcvafi a fare delle nuove tenrie anche pella fabbia calcarea , il grand' uomo avrebbe poi meffo uti glorno , o Talrro in queftione 1'origine delle pai grof-fe ghiaje , e poi de' malft, che rotolcino qualche volta dalla lommita lino alle radici de'monti; e chi fa quan-te noaove cofe ci avrebbe detto I Nella minuta arena della fotnmijk della Montagna, in un liiogo detto Crazzich trovanli de" gruppi erranti, e qualche filone perpendicolare di Gcode cosi compat- Ii b 3 la ifs dell' Išole. ta e pefante che merita d'effere ripofta fra le non po-v/ere miniere dt ferro. Arlticamente Jinche il dorfo della Montagna era coperto di lečci , e dal fianco di elfa che guarda Loparo f^endeva al mare lavata dalle piovane T arena minutlfTima quaTizofä» conofciuta da'marmora;, e rielie offictne vetrarie fotto il nome di Saldame. E' pro. habile che Plinio (a) abbia parlato di quefto Tito laddove dice , che per fegare i marmi era ftata tro-vata una buona fpezie d'arena in un fondo vadofo „ deir Adriatico, che reftava fcoperto nel recedere „ la marea." La fpiaggia , che giace appie dell'afpro, e faflbfo monte detto anc(;ra Verch od me/a il colle delhi flibbia , quantunqus fabbia non vi fia piü^ i tut-ta di Saldamc j come lo fono varj altri fiii deir ifo, ia J dove il mare batte coDtro le radici de' colli are-liofi.. Ecco il cafo d'imbrogliare i futuriOrittologi; ca-fo, chfi come vedrete piii fotto , accadde altre volte . L'arena y che occupava la fuperficie della Montagna, dove fopra ftrati- di marmo Orroceratitico, e di Erec-cie d'antichifTima origine fu depofta da mari , o da fiumi antichi fil che mi fembra piu probabile,' perche non k vefti^j di corpi marini ) adeflo i difcefa colle piovane dalTa fua re^idenza , e fi mefcola co' Teftacei d'un nirovo mare, cli& natitralmcnte non produce arene fimili diftruggendo i montl Utorali calcarei . Chi fa dopo qnanto temno ella fi petrifichera infieme co* corpt marini, e dopo qu^into^ a'ltro ölla (i troverh, rielie bafi de' monti miovi Sembra che quefu fpezic d' arena fia venata be'ti di lontanü ; imperocch^ monti minerali non «filtonö lungo il noftfo Adriaftco ; e the ab- (rt) Plin. L xstxvr. c.iii, vi. ' ' dell' Isole. 199 abbia poi anche fubito delle rivoluzioni anteriori a qiiella, che fofFre prefentemenre . Nel colle, fu di cui forge la Citt^ d'Arbe, U Cote h quefl" arena per ba-fe , ei racchiiide fovente una qu;intitli grandifiima di ienticolari', che fono , come ognun fa, prodnzioni d' ancora ignoto mare , noa accordandofi con cffe il Por->ira defcritto dal Linneo, pel loro originale neU e Avnenita Acckdentiche («) . Ne' colli di Loparo tro-vanfi freqiientemente le Nummali lapidefatte erranti nella rena appena lalTodata , di modo che le acque eventuiali ne le ftaccano , e traggono feco . In quefH colli arenofi , che nitti vanno a poco a poco disfab-bricandofi pegli urti del mare contiguo, trovanfi anche frequentemente degli Echiniti petrificatt di varie fpe-zie, e grandezze , efotici ; come (e ne trovano anche ftiHa rive del Porto d'Arbe oppofb alia Gitta. Preffo al Porto d i Campora , e al Porto Domich , la pi etra ärenario-quarzofa delle colHne racchiude in grandilTima quantith Oitraciti , e Nummali petrificate. Egli ž evidente, che quefte colline fono di formazione pofterio-re a quella della Montagna : ma contuttociö deggiono eflere'ben' anviche fe tcontengono petrilicazioni ftraniere ai noftri mari, e olimi prefentij Net colle, dova anno Tameno loro paflTeggto gli Arbegiani trovanfi preß nella Güte de' pezziioli irregolari di Selce, 0 Diafpro, ne' quali talora veggonfi de' frammfenti marioi . lo öoii Vorrei perö ti^arne Jar coticlufione d^l Waller 10 (p, 305,) i,' iQuindi c evidante > che fi daatio anclie Di^ 5» (rt) C a Ho L t linn/EF ^'Ho-rt. ^Mi/. T. I. pap:. 177. Ds CornH'm Ij^'Uchicit. b't^, V, a. b. Tüino IV. p. 257, Chinen/ia Ugirfiroiniana. 7. i?. aoo D. -E l l' r s o l E ; „ Diafpri diluviani generati drilla materia flui^a , che „ puo ricevere in fe , e r.icchiULkre carpi itranieri. " Le oil^^rvazioni replii;arametue farte fu can^ianienti , de' quail fono fnfcettibiii le pietre , m'hnno'chiaritoj che par la jiarte le Selci * e i Diaipri non (i foao mai rrovati in iiiato fli fluidith ; e poflleg^O ima picciola ferie tli produziori fofHli de' monti Eiiganei , ractoita colle mie mani medefune , da cui ft ponno trarre di mohi lumi pella Genefi di quelta clafle di pietre . La Breccia delU Montagna d' Arba riceve bel puli-mento j ella e pülL' ordinano macchiata di bianco, e unita con un ccmento rofTo vivifTimo ; i pezzi che la compongono fono angolofi, e di Marmo fino. Giacch^ vi b decto audacemente qualche cofa coniro le opinio-nt del Wallerio , intorno alia generazione delle arene, non tralafcierä di confelTarvi , che la lua teoria delie pietre aggregate mi pare ancora pitt ftrana , ed oppofta alle ofTervazioni di fatto fifico- lo non intendo d'erigermi in cenfore del fommo Natiiralifta: ma defi-dero che Voi mi dtfpenfiate dali'ammirarlo fu di ^ue-fto propofito, come lo amn:iiro fu di tanti altri pun ti. Egii dice (d)„ che appena gli fembra pofTibile, che i ^J falTi, e le pietre componenti gli ftrati aggregati avef-„ fero potuco vicendevolmente congiutmarß quando non folfero ftate di piii molle confiftenza , non avendo „ ingreflfo per modo alcnno ne' fafTi perfetramente duri „ la materia conglhtinante Quindi conclude i". Che „ la fratiura delle pietre , e de' fafTi fia (lata opera ta ,, nel momento della djfeccazione, e indurazione, peli „ at- (rf) Wall, Syß, Min. p, 4ji. Obf, i. dell' IsoLEj 201 atti'azion rifpettiva delle panicole , pella cbmprefllo-ne, per qualche prectpitazione, o fimile altra caufa. 2°. Che queÜi falii apgregati fi unirono a formare un corpo folo mentr'erano ancora di paftamolle. 3'.Che j,i!qualla imione fu per lo ineno incominciata jn luoghi 5, iotterranej, dove liirono operate le fratture-jf non lem-j,''brando pofiibile, che alcuna generazione, o conglu-„ tinaztone petrofa pofla farfi all'aria aperra . 4'. Che incominciara, o parfeziooata la conghtinazione , que-„ Üi i fairi fieno ftati cacciati alia fuperficie delle terre, e de' monci da qiialche forza enorme.... In una pa-j, rola , che la frattura de' materiali, e rincomincia-mentOi della lore congiutimziom (ia (hto antediluvia-,, no ; e diluviana poi la prefenza delle pietre , e faHTi „ cmglutiriAti alia fuperficie della Terra , e de monti. lo lafcio per ora da parre 1' iniproprieia delle voci ri-cordanti giutine, di cui certamente non fi cratra negli aggrcgati calcarei, o vitrefcenti, operati dalla criflalliz-zazione, o tarrarizzazione, e dalia fufionc ora piu, era meno perfecta . Le qiiattro propofizioui del wallE-Rio, fono contraddettedal faito; e in quanio alia prima ^ coflantifTima verita , che le piatruzze angolofe, di cui fono formate le Breccie , veggonfi confufb, e rimefco-late afTieme , e varie neirimpafto per naodo die non fi pu6 nemnieno fofpettarle d'antica contininth. LeBrec-cie poi , che noi veggiamo fotto gli occhi noltri for-marfi appii delle montagne , e lungo le fponde de' tor-renti , tnanifeftamente ci jiioftrano il meccanifmo , di cui ferveli la Natura per accozzarle . Che llano itati niolli i fafTi componenti le Breccie allorche furono con-gelti afiieme non ^ credibile. Bada rompere varj pezzi di Breccia per vcdere, che ogni pietruzza vi IIa da le; accade anche foveiite che fi poffano feparare ad una ad una , quando il cemento che le tiene unite non fia di- 202 DELL' ISOLE» Jivenuto baflevolmente petrofo . Se foffero ftate raolli nel momento di coaginentarfi, Tuna avrebbe compene-trato I'aiira bene fp^flb , il che non fi vede giammai. La terza aflerzione c incoLifideratiffima per ogni riguar-do ; imperocch^ dall' efame delle pierre aggregate dallp acque rifulta precifamente , che non e ' poliibile fieno ftatc unite fotterra J come poffono cllerlo fiate quelle ^ che fi riconofcono per produzioni del fuoco Vulcanlco. E' poi una Jolenne diürazione il dire , che aU'aria aperta non fembra poflibile che fi generino, o indurino foftaa* 26 lapidofe : men tre una quantita di Italagmie formati-fi ne' luoghi piu efpoIH all'aria ; e le incroftazioni pe-: trofe delle acque Tcrmali crefcono di giorno in giorno ali'aperco fotto gli occhi delTOfTervatore . La quarta b affrttto lontana dal vero , e dal buoti fenfo Orittologl. CO ; dacche le Breccie trovanfi difpofte a ftrati vaftidl-mi, e regolarij fopra altri flrati d'impailo meno vario edefi ad eguale vafHth ; ne pu6 inai eflere coticepibile, che una forza fotterranea gli abbia cfpulfi dalle vifcerc della Terra fenza fcombuflobrli, e fconnetterli in mille modi. La dillinzione de'due tempi Antediluvianoj e Diluviano, relativaniente a quello genere dipietre, noa nii fembra pol foddisfacente. Stande nel fuo fi^ema Diluviano d'onde ripeterebbe il Wallerio le mol-te petrificazioni di Corpi marini efotici chiufe ne ciotto-li componenti le ßreccie ? Non e pero laBreccia il pia interefT.inte, e pregevole marmo^ che diano l'Ifola d'Arbe, e le dueIfolette di S. Gregorio , e diGoli contigue al Capo di Loparo. Vi fi trova in grandiHima abbondanza ilMarmo bianco flatua-rio, perfetiamentefimile nella grana aquello, di cui ß fervirono gli anrieht Romani, che non fempre, come vol-garmente credefi, era Greco, Egli non a quella candi-dezza di neve, che pafia per una bi)ona qualit^ nel mar- DELL' ISOLE. 203 iiiOi.cIlOfi'^''^, e che Inganna pur troppo fpeflfo loSra-tuarioTtion nuno, che i oitidici de di lui lavori. La perfetra raffomiglianza del Mai mo bianco tolro djlls Ra-tue l^oniane, e dl qiiello che ritrova(i egiialmente al pie del'la Montagna d'Aibe verlo Loparo, e nelle due ilo-Jette (öpTaiinöminate ; il nome autico di' Loparo , che f^rt^^-uanto mi fu detto rilevarfi da documenti efifleoti in Arbe y era Neofa.ros ; la probability , ch« Ic barche da carico Romane, andando a prendere della rena indi-cara da Plj n io ne'balli fondi vicini ,) aveflero anche fGopertD^que^^o Marino, che in abbondanza vi fi ritro-va^ la gran quantitH di rottami di eflfo tiutora ango. lofi , ed irregolari , benchž: d^il tempo corrofi alia fu. perfizie, che ritrovafi appie del iVfew^f äeiia Sahiia ^ fo-ro ragvont che m' inducono a credere vi foflero delle Lapicidine anticha in qiiefto luogo , dalle qiiali una parte degli Statuarj Romani traeffe la materia de'luoi lavori , L'impalto del Marmo .üatuario d'Arbe e un aggregate d'Ortocerati, e Nummal: della maggior mo. le : ma per avvederfene ft d'uopo efaniiiiare di que' rottami corrofi, ch^ io v'6 indicato; allorche fi guar-da lifciato dallo fcalpellino, ogni veltigio de'corpi eltra-nei fparifce: ccsl egualmente fi perfezion6 la petrificazio-ne loro tanto nella follanza, qiianto nel colore. Rom. pendo qualche pezzo di qiiello Marmo ftatuario, fi tro-va ch' e internamente cnlhllizzato come gli altrj mar-mi comprefi nella Categoria de' falini . lo mi trovai eontento di qnelia fcoperta piüi che d'ogni altra mia offervazione , perch^ mi parve la pui immedlataaiente utile alia Nazione, e la piii atta a liberarci da un annuo difpendio rifleffibile, che fi fa nelT acquiflo di due gran carichi di marmo Garrarefe . E' anche tanto piii opportiina la fcoperta, qiianto che da Carrara non ce ne Viene oggimai portato di buona quahia, dopo che gl' In- 204 dell' isole; Inglefj knno ftabilito a MalTa un Agente , che acquifta per conto loro i pezzi piu netn , e lafcia pegl'Italian! il venato, e macchiaro di cenerognolo , che riefce malif-fimo nelle Srarue, e in o°ni alrro lavoro nobile. Nclle acque d'Arbe , e di Pago io 6 fatto parecchic offervazioni fulla luce fosforica marina , delle quali prea-doimpegno dl rendervi informato allora che le averö ri. dotte a qufllche grado di perfezione. Intanto aggradite,' valorofiflTimo Amico, il poco ch' io vi poffo donare; e guardate quelta Lettera come una prova della inia amicizia, e veoerazione per Vol, che occupare un s\ eminente luogo fra i Naturalifti, ed infegnate agli Ol-tramontani, che anche nell'eth prefente vive fra noi il Genio de' V a l l i s n i e r i, e dei Redi, ,pe' quali crebbe i'Italia noftra in tanto onore akrevolte. Fine dei, Secondo Volume.