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Studiata la questione dal lato sociale e politico - amministrativo, dal lato economico, dal lato nazionale, e filialmente dal lato delle obbiezioni in contrario, il Comitato ritenendosi nè incaricato, nè competente a ventilare la questione dal punto di vista della consorella provincia di Gorizia, cioè dal punto di vista dell’ unione delle tre provinole, chiuse così la sua Relazione : “ Concludiamo, che da qualsiasi lato si esamini l’importante e complessa questione di una più intima unione dell’Istria con Trieste — per quanto accuratamente si valutino i vantaggi, che indubbiamente deriverebbero all’Istria da una unione semplicemente morale mediante la fusione della nostra Società politica nella Società politica del Progresso di Trieste — non si può a meno di convenire che i veri e grandi interessi morali e materiali della nostra provincia, se li consideri dal lato puramente sociale e politico-amministrativo od anche dal lato economico e nazionale, richiedono imperiosamente 1’ unione politico - amministrativa dell’ Istria con Trieste. Se non che considerando, che tanto nell’Istria stessa quanto anche a Trieste vi è pur troppo una corrente contraria, che vi sono degli eminenti pa-triotti, i quali opinano che per viste di opportunità e più particolarmente nei riguardi degli interessi della città di Trieste, una unione politico-amministrativa non si presenti pel momento consigliabile — il Comitato, quantunque, come fu esposto, non condivida siffatte idee, nel riflesso però che il promuovere un' agitazione legale nei sensi dell’ unione politico-animiliistrativa non potrebbe essere utile se non che col pieno accordo di entrambe le parti, accordo che in oggi ancora non esiste, consiglia per intanto, che la Società politica istriana si adoperi indefessamente per conseguire una più intima unione dell’ Istria con Trieste, specialmente mediante la fusione della Società stessa nella Società politica del Progresso di Trieste, mantenendo l’attuale programma comune ad entrambe. Epperciò il Comitato propone che l’Onorevole Presidenza voglia deliberare : „La Presidenza della Società politica istriana, „pur riconoscendo che l’unione politico-amininistra-„tiva dell’Istria con Trieste corrisponderebbe perfettamente agli interessi politico-amministrativi, sociali, economici e nazionali della provincia dell’lstria, „fa voti che, fino a tanto tale unione sia resa possibile, venga conseguita una più intima unione „ dell’ Istria con Trieste particolarmente mediante „la fusione della Società politica Istriana nella Società politica del Progresso di Trieste colla sede „in Trieste, tenuto fermo l’attuale programma colmine di entrambe." — E, secondo quanto riferisce V Istria nel suo numero 143 dell’anno corrente, le conclusioni del Comitato furono adottate dalla Presidenza della Società nella sua seduta 16 Settembre p. p. Vediamo ora che ne pensasse il nostro Combi dell’unione di Trieste, dellTstria e del Goriziano. Ecco l’autorevole suo parere, quale 1’ esponeva nella Provincia 1 Febbraio 1871 : .......La questione è vecchia. — Se anche non comparve nei giornali che da due anni, perchè, prima, o non poteva o non doveva entrare nell’arringo della pubblicità, essa conta una ricca letteratura di discorsi e parlari d’ogni genere. Quelli di noi che sono abbastanza avanti cogli anni, da aver potuto seguire cogli occhi propri il succedersi degli avvenimenti e delle opinioni in queste provincie dal 1848 in poi, possono render fede, come le parole di fusione con Trieste siano passate dalle labbra degli uomini più avversi alla fede nostra su quelle dei patri otti più ardenti, formula invariata di due opposti programmi, identica parola d’ ordine di contrarie paure e speranze. Trattasi, adunque, di tale una questione, su cui fu logica e coscienza, per tutti noi, fidi amici del-l’Istria, portare altra volta diverso consiglio, — su cui dovettero, necessariamente, rimutarsi solo per gradi, e non senza sospetti e trepidanze, i giudizi e i presagi, così come via via venivano rimutandosi, con sembianze non sempre nette, le relative condizioni di fatto. Trattasi di una questione troppo grave, perchè allora pure eh’essa si tirò fuori della sua via di prima, fosse lecito parlarne, a pronta e certa norma dell’agire, coll’estro degli àuguri, anziché osservarne accuratamente il cammino, e farne argomento di ponderate, e, diremmo quasi, cimentate previsioni. Su cotesto tema si comincia ad aver ragione non il giorno, dal quale risulti poi, per favore degli astri, che si sia stati indovini felici, ma il giorno, in cui sia stato prudente, o almeno senza gran rischio, confermare l’opera ai calcoli dell’ avvenire. Sarebbe troppo lungo, e, più che lungo, arduo, e in parte anche impossibile, fra tanti ostacoli in ciò alla libertà del dire, lo esporre qui, come altrimenti potremmo assai facilmente, tutti quei molti e forti motivi, che dovevano sconsigliarci, in ciascuna delle trascorse fasi della questione, dal ritenere maturo il momento di propugnare il partito, di cui ora si tratta. Ma uno di essi, ancora sussistente al tempo della nota deliberazione del comune di Umago, e che adesso appena va cedendo, abbiamo allegato allora e vogliamo ripetere oggi. — Il patriotta, che propone di raccogliere a Trieste in una sola Dieta i rappresentanti delle tre provincie, a quale scopo lo vuole? Evidentemente, allo scopo di rafforzare la causa della civiltà nostra, di risvegliare e disciplinare, nel miglior modo, tutte le nostre forze, di mettere più saldo argine agli opposti conati. — Ma, sotto quale condizione è possibile toccare tutti questi vantaggi? Sotto quale condizione, chiederemo anzi, è possibile far quello che in ciò si desidera, senza andare incontro a crudeli disinganni, e subire gravissimi danni ? Fuor d’ ogni dubbio, questo è possibile unicamente sotto la condizione di star sicuri, almeno secondo i criteri ordinari, che le elezioni siano e promettano di essere tali nelle due provincie dell’ Istria e del Goriziano, da non esporre a pericolo le buone sorti della rappresentanza triestina, la quale importa principalmente, per tutti noi, sia vigorosa, come quella che tiene il centro del movimento civile del nostro paese, e 10 tiene in una città di altissima importanza, a cui è volta l’attenzione universale. Riferendoci pure al tempo più recente, avevamo noi forse questa sicurezza, noi dell’ Istria e del Goriziano ? Chi mai, ragionevolmente, lealmente, potrebbe rispondere che sì? — Oggi pure (diciamola tutta la verità) diffidano della maggior parte dei collegi non triestini quanti sono coloro che si fanno debito di considerare le cose, non quali vanno nella giornata, mentre 11 vento come fa si tace, ma quali potrebbero andare, ricorrendo il nembo. Oggi pure, se non fosse, come ci sembra, cresciuto ormai a tale in Trieste lo slancio dei più nobili sentimenti, e non vi si fossero radicati, con rapidità prodigiosa, così saldamente i buoni principi, da poter nutrire fiducia, che la Dieta di Trieste non sarebbe avvolta, fusa pure colle altre due, nelle possibili sconfitte del maggior numero dei corpi elettorali d’Istria e Gorizia, non saremmo usciti dalle riserve, imposteci per lo addietro. Certamente, gli elementi che costituiscono quanto v’ha di degno, di civile, di dolce a riguardare nelle due provincie, delle quali par- liamo, non possono fallire, e non temono confronti. Anzi, qui nell’ Istria, si aggiunge ad essi il valore di così preziose e sacre memorie, da renderci (nè ci pare immodestia il dirlo) compagni ambiti. Ma, pur troppo, non sono questi i soli elementi nostri, dimenticando pure, che l’Istria, quale fu fatta dalla divisione amministrativa dello Stato, porta anche membra non sue. — Nè sarebbe stato giusto soggiungere, che, ad ogni modo, piegando le cose alla peggio, l’essere vinti assieme, anziché alla spicciolata, non avrebbe fatto differenza. Di ciò sarebbesi dovuto tener conto allora soltanto che tutte e tre le rappresentanze si fossero trovate nelle stesse condizioni d’incertezza. Questo, peraltro, non era il caso nostro. La Dieta triestina, nei propri elementi, poteva dirsi sicura di sè. E così, poiché cotesta sicurezza sua non s’era formata tale peranco, da correre e fare proprie, impunemente, le sorti elettorali delle altre due provincie, richiederla di tanto sarebbe stata, secondo ogni probabilità, opera inane, e, sicuramente poi, inconsideratezza. Se, infatti, si fossero fino d’allora associate le deputazioni d’Istria e Gorizia a quella di Trieste, se fino d’al-lora si fossero collegati, in grembo a questa, co’suoi nemici i fratelli loro, da Tolmino a Castua, e ciò in mezzo alle dure prove, eh’ essa dovette subire, le sarebbe stato possibile di fare tutto quello che fece, di guadagnare tutto quel terreno che guadagnò ? Francamente, noi crediamo e diciamo di no, e qui sta gran parte delle ragioni, per cui ci siamo tenuti finora guardinghi di fronte al grave argomento, e per cui ci vantiamo anche di tale nostro contegno, come di un difficile dovere scrupolosamente adempiuto, sebbene ci facessero ressa intorno a staccarcene gagliardi eccitamenti, quali ci venivano dal-1’ ingegno specchiato e dall’ animo rottissimo dei troppo fervidi consiglieri del nuovo programma. Ci apponevamo, pertanto, nel dire, che spiegare la nostra condotta, narrando un po’ la storia della questione, era trattarne insieme anche il merito. Presentemente, perchè ci facciamo noi a sostenere 1’ unione delle tre rappresentanze dietali ? Noi questo facciamo, perchè ora appena si può giudicare assicurata così la vita nuova di Trieste, da non temere, che l’Istria e il Goriziano, anche soccombenti nelle proprie elezioni, possano mettere in minoranza il partito nostro nella complessiva Dieta. E lungi dal crederci in ritardo a rilevare questo fatto, abbiamo coscienza, prestandovi fede, di essere anche arditi nella nostra prudenza. È di questa esuberanza di vita nuova in Trieste che conviene discorrere, con sode ragioni, a chi esita ancora di seguirci; è di essa che invitiamo, quindi, ad occuparsi di proposito tutti quei nostri cortesi collaboratori, i quali vorranno aiutarci nel nostro assunto ; ed è perciò che conviene sostenere, quale condizioni sine qua non dell’unione, che l’attuale numero dei rappresentanti triestini non abbia ad essere in alcuna maniera scemato. Tolta ai dubbiosi la causa della loro incertezza, è affatto inutile mettere ad essi sott’ occhio i vantaggi della detta unione. Su di ciò allora non v’ è più contrasto, e ciascuno vede bene da sè 1’ evidenza. Chi non sa fare il confronto fra le piccole risorse delle nostre cittaduccie e quelle larghissime che si svolgono in una città popolosa, che moltiplica coi commerci e colle industrie le istituzioni civili d’ ogni genere, e può irridere alle ostilità grottesce della villana ignoranza? Chi non è intimamente persuaso, che urge stringere il fascio delle nostre forze, per rinvigorire la nostra coltura italiana, per saldarne in modo l’edilìzio, che valga a reggere ad ogni scossa, per renderci tali, insomma, da poter rimanere immutabili sotto qualunque giogo di malvagio destino ? Chi non iscorge il gran prezzo di trarci fuori della uggiosa temperie dei fracidi pettegolezzi, delle sterili gare, dei muffosi municipalismi? Chi dubita, che natura, civiltà, in- teressi, aspirazioni facciano un paese solo del versante meridionale dell’Alpe Giulia? Chi diremo infine, sconosce la necessità somma di serrare le file, per meglio resistere a certe cupidigie, che ci rivengono ora d’oriente, non più colle ridicole etimologie, o numerando le loro pretese sulle nostre vanghe più rozze, ma colla baldanza di chi si ripromette di afferrare un giorno la cosa pubblica ? Ma, cessata pure quella prima ragione di esitanza, basta considerare gl’ indiscutibili interessi dell’unione, per deciderci a volerla nel senso proposto, cioè nel senso di una fusione delle tre provinole in una sola? Qui siamo di nuovo tra i cauti, e tanto più decisamente, che a soddisfare appieno tutti quegli interessi, una tale fusione non è necessaria, bastandovi l’unione delle tre rappresentanze dietali, sì che rimangano in vita le relative provincie, e possa riservarsi inalterato il diritto storico del-l’Istria nostra. Non ignoriamo, come il diritto storico di una piccola provincia possa sembrare cosa non seria; ma sappiamo ancora, che anche delle cose non serie si continua a valersi per molto serie conclusioni, Mentre oggi stesso vediamo lo studio e l’arte, con cui si evocano dai sepolcri secolari anche le minime pretensioni, e torna in campo, più smisurato che mai, V orgoglio di rifar corone nei loro fregi più minuti ; mentre tutt’ altro che minuto è il valore di ciò che si potrebbe rivolere qui da noi, oggi forse per mezzo altrui, e direttamente più tardi, — sarebbe partito veramente sconsigliato amalgamare così, di nostra mano, pasta con pasta, da rendere più ghiotta la preda, e togliere al dente vorace (che il cielo voglia spezzare !) perfino la possibilità di risparmiarne parte alcuna. “ Nel prossimo numero il resto. --------------------------------------------*--------- Riportiamo gli altri discorsi pronunciati ai funerali di Carlo Combi, discorsi omessi nell’ ultimo numero per mancanza di spazio. Discorso del coni. Bernardi Correvano gli anni della storia nostra contemporanea e de’ politici nostri mutamenti meravigliosamente famosi, e fra molti, che da tutte parti d’Italia segnata-mente dal Veneto nostro accorrevano in Piemonte, accoglievo nelle mie stanze Pinerolesi una eletta di giovani per gran parte istriani. Fra questi Carlo Combi, di trent’ un anno allora, per energia di mente, di parola, d’ affetto e per i scritti già pubblicati, assai segnalato. E chi avrebbe detto mai che di quel giovane, cui io doveva precedere nel sepolcro, avrei qui in Venezia, nella medesima casa ove dimoro, a baciare a mezzo il giorno, quasi congedo ultimo dell’ amicizia e distacco acerbissimo per sempre, le vive labbra, per posare tre ore appresso la mano tremante sulla irrigidita sua fronte, e ribaciarla ancora una volta madida del sudore di morte! Questi gl’ imperscrutabili fati dell’ avvenire e i consigli e gli ordinamenti che il celeste Padre solo conosce e tiene profondamente celati agli sguardi e alle umane investigazioni. Resta a noi 1’ amarezza della perdita di coloro che ne precedettero nella vita immortale e la memoria della parte che presero in questa esistenza di morituri colle virtù esercitate e colle opere per essi compiute. Furono cinquantasei anni di terrena esistenza, oli! quanto pochi alla elevatezza della mente ed agli affetti generosissimi dell’ animo, per Carlo Combi, la cui esanime spoglia è rinchiusa in quel feretro ; che sta ora per esserci strappata per sempre e data alla terra, che domanda inesorabile il tributo della nostra dissoluzione. Ma troppi sono gli obbietti che vissero e vivono, perchè una voce d’infinito dolore per averli perduti e insieme di alto rispetto per 1’ esempio che porsero nello esercizio dei pregi singolari che onorano l’insegnamento della scienza, della schietta ed eloquente parola, della intelligente religiosa pietà profondamente sentita, del magnanimo e costante amore di Patria che mai non venne meno a sè stesso, della integrità più squisita, della più illuminata beneficenza, dell’ affabilità più cortese nella pratica delle più austere virtù, non si sollevi e risuoni dintorno al feretro stesso prima che ne scompaia dinanzi. E tutte queste doti ed altre ancora, che parecchi di voi o egregi e riveriti personaggi qui convenuti, con uguale affetto per avventura, non maggiore per fermo, sibbene con più autorità ed eloquenza rammenterete, mi sembra che ci si mostrino esultanti sì di essere state sue indivisibili compagne, vivendo, ma lagrimose di doversene distaccare per la morte di lui sì immatura e inopinatamente avvenuta, quantunque consolata dalla fede e infiammata dalla cristiana carità avvisino al premio che, esercitandole, ha conseguito. — Fra di esse a me si conceda in questo istante solenne esaltare massimamente quella della intelligente ed operosa beneficenza, che per cose e per debito del mio ufficio, quale, in. questa luttuosissima .circostanza, rappresentante del- la Congregazione di Carità e dell’ Istituto Coletti, a lui più strettamente mi strinse, ed alla quale in questi ultimi anni ha così devotamente e profittevolmente consacrato se stesso. Nell’ arduo riordinamento delle opere pie, nella ricostituzione della Congregazione di Carità, cui si affigliarono per indole e per modi diversi tanti istituti, i lavori della sua mente, 1’ opera di lui costante, indefessa con ogni maniera di sacrificio non mancò mai, anche allora che le cure più sollecite e faticose fossero con malvagia e crudele ingratitudine ricambiate, forse per lasciare il merito da ogni ambizione purificato. Dopo la morte della madre sua era per lui conforto desideroso il consacrarvisi. E pure in quest’ ultimo anno di ambasce che lo stracciavano, e di fisici patimenti che gli concedevano lievissime ore di tregua, rianimavasi nelle visite frequentissime agli istituti ai quali con tanto vantaggio presiedeva, e dei quali pigliava la cura che meglio non può pigliare un padre amorosissimo della sua famiglia. Quasi quotidianamente e se fosse duopo due tre volte il giorno visitavi!li. Nei consigli e in ogni adunanza esattissimo, nel disbrigo degli affari più rilevanti affidatigli e talvolta di lunghi e penosi esami fedelissimo ; e basti ricordarvi che Martedì ornai trascorso, son quattro giorni! benché affievolito di forze, intervenne al Consiglio e propose alcuna di quelle opere di carità illuminata e secura, delle quali, insieme ad infinite altre, avrà due giorni appresso e nella medesima ora ricevuto quel compenso che 1’ umana riconoscenza, quando pure sia data, non può uguagliare. Onore dunque alla memoria dell’ illustre cittadino, dell’ insegnante dottissimo, del patriotta incrollabile, del sincero e fedele amico, all’ uomo della integrità, della beneficenza, della virtù ! Onore alla memoria di lui perchè sarà grande veramente la patria quando il raro suo esempio trovi molti e molti imitatori. Che se questa nostra Venezia ebbe il fiore dell’ ingegno, degli studi, della indefessa opera sua nella istruzione e nella educazione della gioventù, nei migliori provvedimenti municipali, in ogni impresa civile, onorata, benefica, allorquando la patria nativa vorrà erigergli una ricordanza, un monumento, vi concorrerà Venezia memore, riconoscente. Discorso di E. Castelnuovo Intorno alla bara di Carlo Combi, onore e vanto della R. Scuola superiore di commercio, sarebbero in altro momento dell’ anno accorsi in folla i preposti, i professori, gli allievi. Oggi, nella dispersione delle vacanze autunnali, a pochi è dato il triste conforto di rendere quell’ ufficio pietoso all’ amico, al collega, al maestro ; ma quei pochi portano il cuore di tutti. L’illustre uomo che dirige la Scuola e che ora è lontano di qui, m’ incaricava per telegrafo di rappresentarlo alla mesta cerimonia, e io mando in nome di lui 1’ estremo saluto al nobile spirito che ci ha lasciati per sempre, mando una sincera parola di condoglianza ai desolati parenti. Altri diranno ciò che il Combi facesse per la patria, pei corpi scientifici a cui era ascritto, per le pubbliche aziende a cui prestava 1’ opera sua. Io toccherò in breve, come lo consente la commozione dell’ animo, turbato da questa e da un’ altra cittadina sventura, delle benemerenze di lui come professore. Entrato nella Scuola quanda la Scuola nasceva, Carlo Combi seguì a passo a passo i progressi, e contribuì a darle credito con l’ingegno acuto, con l’ampia dottrina, con le singolari attitudini didattiche, con l’austerità del costume, con lo zelo indefesso, onde, già logoro e affranto del corpo, saliva ancora la cattedra e si rinfrancava nell’ adempimento del proprio dovere. Belli in ogni sfera dell’ attività umana, gli esempi di abnegazione che vengono dall’ alto ; belli sopratutto, perchè fecondi, nella scuola, ove solo i professori che insegnano con coscienza trovano studenti che imparano con amore. Ho detto eh’ io spargevo una lacrima e posavo un fiore su questo feretro in nome del direttore del nostro Istituto, ma so di non essere indiscreto se mi faccio interprete anche del pensiero de’ miei colleglli, che tutti riverivano il Combi, anche del pensiero dei giovani che sono, o furono allievi di lui. Dovunque essi siano, in quali condizioni si trovino, o tuttora iscritti fra gli studenti, o già impegnati nelle battaglie della vita, vincitori o vinti, la notizia di questa morte immatura colpirà certo dolorosamente 1’ animo loro. Essi ripenseranno con desiderio al professore che li. amava con affetto fraterno, ne ricorderanno con gratitudine gli ammaestramenti, i consigli, gli ajuti. Ed ora addio un’ ultima volta, nobile ingeno e illibata coscienza, alle cui virtù rendevano omaggio anche quelli che non concordavano in tutte le tue opinioni. Ed era ben giusto che fosse così, perchè la rettitudine degli intendimenti, più ancora della conformità delle idee, crea un vincolo indissolubile fra gli uomini onesti. Discorso del Prof. Gian Domenico Giretto Quantunque preceduto nel mestissimo ufficio da altre chiarissime persone, pure prima che questo feretro scompaia per sempre da noi, non posso trattenermi dal dire due parole che affetto di discepolo e tributo di gratitudine mi traggono dal cuore. Ma qual cosa potrò io mai dire a voi tutti, che oggi il caso tristissimo ed improvviso raccoglie in questo mesto recinto per piangere sulla spoglia dell’amico leale, del collega erudito, dell’ amoroso ed amato professore, del cittadino operoso ?... Qual cosa potrei dire del Dr. Carlo Combi, che voi stessi, testimoni oculari ed accorti estimatori delle sue virtù, scolpita non abbiate nella mente a caratteri indelebili? Nè delle doti della sua mente, delle sue virtù cittadine per le quali fu chiamato a sedere nei cittadini consigli, della sua attività meravigliosa, del suo amor di patria, del suo affetto alla terra natale, da cui riportò la tempra tenace, del suo perseverante amore per questa illustre Venezia che con solenne cordoglio ne deplora la perdita, è questo il luogo adatto per parlarvi ; — e poi altri, ben più provetti di me, commemoreranno degnamente l’illustre defunto. — Io che il conobbi da vicino per ben sette anni, non posso far altro che rimpiangere le rare doti di cui era adorno 1’ animo suo nobilissimo. Era egli esempio piuttosto unico che raro di umiltà. In ogni impresa, se costretto ad entrarvi, mettevasi ultimo, abborrendo però quell’ umiliarsi affettato, eh’ è finezza d’animo orgoglioso. — Esempio di dolcezza, perchè nulla valeva a turbare la consueta sua calma e la sua abituale serenità. — Esempio d’ amore verso i bisognosi. Possono dirlo molti e molti poveri di Venezia, specialmente di coloro cui un dì lieta arridea la fortuna, qual benefattore nel Combi trovassero ; possono dirlo tanti vagabondi fanciulli come in lui avessero un padre amoroso. — Esempio di bontà generosa e gentile verso i suoi discepoli che amava come altrettanti"figli. — E-sempio di buon italiano, di egregio patriotta. Non intollerante, rispettava le opinioni di tutti ed esponeva precedentemente le sue. Religione e patria egli seppe nel suo cuore mirabilmente congiungere, e se tenevasi lontano dal fanatismo, non era per questo nemico del vero progresso, che questo sinceramente amava e propugnava nelle sue più notabili manifestazioni di educazione, di sapere, di carità. Esempio infine d’ amor filiale. Quando gli accadeva di ricordare il padre suo, eli’ era pure valente letterato, lo faceva con venerazione, e la morte della madre, avvenuta tempo addietro, ebbe ad abbattergli lo spirito così profondamente che mai si riebbe. Nulla valse a confortarlo, ed il dolore per tale perdita fu quello che 10 trasse innanzi tempo al sepolcro. Pure, quantunque si sentisse a poco a poco col-l’energia dell’ animo venir meno quella del corpo, non tralasciava di attendere agli uffici pubblici e privati, cui era stato chiamato, con una attività straordinaria per lui, ormai divenuto delicato e sofferente. Tali erano le doti preclare di Carlo Combi. Ditemi dunque se non era legittimo 1’ orgoglio di questa illustre Venezia d’aver per figlio adottivo un patriotta cosi sincero, un cittadino sì operoso ed intelligente? E che Venezia deplori oggi la tua dipartita, o a-matissimo Professore, lo si può argomentare dal compianto di tutti gli onesti che sentirono con dolore la tua fine, dalla manifestazione di sincero cordoglio e dagli onori estremi che le autorità cittadine vollero renderti, quale tenue tributo di riconoscenza pel tanto bene recato a questa Venezia, che in oggi vede aperte due tombe, per accogliervi le spoglie di due suoi tìgli amorosi ed operosissimi. Ed ora addio, mio amatissimo maestro, addio per sempre. La tua vita, troppo presto recisa, sarà a noi giovani esempio di virtù e di operosità. In noi tutti poi vivrà perenne la tua memoria, come io giammai dimenticherò i saggi consigli, le paterne ammonizioni, i tanti benefici che m’ hai dato. Addio. ---------------------===»§--------------------------- COIVIIVlEiìflORAZ?0NE COMBI Sabbato, 20 corrente, ebbe luogo nella Chiesa Orato riale dell’ Orfanatrofio maschile dei Gesuati, una commovente funebre cerimonia, decretata dalla Congregazione di Carità, „quale tributo di riconoscenza, di stima, di affetto all’ operosissimo e illustre suo Consigliere Carlo Combi. “ Intervennero i Consiglieri tutti della Congregazione di carità e una buona parte degli Impiegati e tutti i Preposti agli Istituti educativi; l’Assessore Co. Jabelli quale Rappresentante il Municipio di Venezia ; il Co. Giuseppe Valmarana, Consigliere Provinciale, Presidente del Consiglio Direttivo del-PIstituto Coletti; il Co. Nani-Mocenigo perii Consiglio d’Amministrazione dell’ Ospitale Civile ; rappresentava l’Istituto Veneto di scienze, lettere ed arti 11 Dr. Cesare Vigna, intimo amico e ammiratore del defunto ; e il Cav. Alberto nob. Kiriaehi rappresentava VAteneo Veneto. Gl’ Istriani residenti a Venezia erano largamente rappresentati, e il Cav. Tommaso Luciani, infaticabile in questi giorni dolorosi nel rendere colle più squisite premure, colle più cordiali prestazioni, onore alla memoria del diletto amico e fratello perduto, aveva condotto i cari suoi figli perchè, pur in tenera età, apprendessero ad amare ed imitare le virtù degli uomini che onorarono l’Istria nostra. — Il Co. Eugenio Rota, sempre fra’ primi per operoso affetto; gli era compagno. Schierati intorno al funebre palco eretto in mezzo alla Chiesa, stavano, colle abbrunate bandiere, tutti i fanciulli degli Istituti Manin e Orfanatrofio Gesuati, ed una numerosa rappresentanza dell’Istituto Coletti, e dell’Orfanatrofio femminile delle Te- rese. Dal loro serio contegno, dalle fisonomie commosse trapelava l’affetto pel caro estinto che aveva prodigato ad essi le cure del più affettuoso padre. Una separata panca, accanto al catafalco, era riservata alla famiglia, e in essa presero posto facendosi forza per comprimere 1’ affanno i nepoti Sossich. — La desolata sorella non avrebbe potuto reggere a tanto dolore. Monsignor Iacopo Bernardi celebrava la messa funebre, e la musica, egregiamente eseguita, echeggiava colle sue meste e solenni note sotto le volte del Tempio, notevole per artistiche bellezze. Terminata la messa V illustre Monsignor Bernardi, pallido per V emozione e con voce commossa come di chi rammenta un caro fratello e indimenticabile compagno perduto, pronunciò il seguente discorso, ricco di nobili sentimenti e di eletti pensieri.: Sono già otto giorni che una rappresentanza vostra, 0 fanciulli, accompagnava al Tempio, onde compiere solennemente i funebri uffici e levava per sempre dalla famiglia, dopo cinquantasei anni di vita, la salma che fu di Carlo Combi. In quel giorno vedeste spontaneamente raccogliersi intorno al feretro dell’ illustre e benemerito cittadino ogni condizion di persone ; chè dagli uomini più eminenti di Venezia nostra ai più modesti artigiani e poveretti ; dalla età più provetta alla gioventù, eh’ egli amava con affetto paterno, tutti conoscevano qual cuore egli avesse, di quale integrità di vita e di quanta operosa carità pel miglior bene di tutti andasse fornito. Nè solo Venezia nelle sue amministrazioni, nella magistratura, Venezia dotta, insegnante, artistica e nel suo popolo era rappresentata, che Capodistria sua terra natale e quella vigorosa e nobile costa dell’Adriatico avea mandato per mezzo d’ egregi compatrioti e capi di ragguardevoli comuni al sepolcro del prediletto e compianto suo figlio parole di mesta e generosa riconoscenza, ed io udii da labbra autorevoli ripetersi : che tutte le comunali deputazioni istriane si sarebbero trovate a circondare quel feretro, se gl’indugi alle comunicazioni non avessero impedito di far loro giungere a tempo il ferale annuncio. Questo, u giovani, per dirvi quanta sia la forza della virtù, anche modestissima qual era in Carlo Combi ; e chi fosse colui che voi aveste la fortuna di avere dal riordinamento dell’ istituto Manin e dalla ricostituzione di quest’orfanatrofio a padre amorosissimo. Egli in questi ultimi anni pareva clic non vivesse che di voi, che dì e notte non meditasse che il vostro benessere e le sorti vostre avvenire, che in voi trovasse conforto alla travagliata esistenza, al dilunga-mento dalla sua patria nativa, alla perdita de’ suoi più cari, della madre sua. I vostri virtuosi comportamenti nella giusta disciplinatezza, nella pulizia, nel lavoro, nello studio, nell’ adempimento di tutti i vostri doveri civili e religiosi aprivano il suo core alle più desiderate consolazioni, perchè scopo principalissimo delle sue cure, perchè vita cara e verace dell’ anima sua. E non potreste, o giovani, se avete core, non provarne rimorso se voi, con la vostra condotta, con le maligne insinuazioni, con la ingrata e riottosa disobbedienza aveste mai amareggiato quell’ anima candidissima, che tanto pensava ed operava a vostro vantaggio. No, vel ripeto, o giovani, e sapete eli’ io posso rendervene secura testimonianza, non vi hanno tenere madri, che tanto si affatichino pei diletti loro figliuoli, quant’ egli si affaticava per voi. Mi appello a voi stessi dell’ uno e dell’ altro istituto e massimamente di queste, che dalla sua dispersione fu ricostituito, e ridotto a condizion sì fiorente. Ristorato lo stato materiale veramente infelice, cui era ridotto, ampliati con opportune modificazioni i dormitorii, costituite nuove scuole, aperte nuove officine, chiamati a reggerle valenti artisti ; nelle vesti, negli arredi, in tutto voluta, comandata, propagata la pulitezza, fatti accessibili agli esterni di provata costumatezza alcuni laboratorii, senza che ne venisse turbamento e danno all’ interna disciplina. Ridonato a voi, a Venezia, all’ arte con assidua e intelligente sollecitudine questo medesimo tempio perchè in esso vi tornasse più raccolta e lieta e fervida la preghiera, e perchè sollevando la mente e gli sguardi a Dio, vi si riflettesse intorno qualche raggio di quella bellezza che la fede degli avi nostri aveva sì largamente profuso nelle scolture, nei dipinti, nei marmi, nei monumenti d’ ogni maniera che adornano anche i sacri edifici! della nostra Città. E impossibile, o fanciulli, che noi vediate tuttavia ad ogni ora, quand’ ei potesse, e di buon mattino, e fra la giornata, e di sera muovere in mezzo a voi, chiamarvi ciascuno a nome, volgere a questo una parola d'encomio, un eccitamento a quello, un paterno rimprovero, a chi avesselo meritato. Informarsi de’ vostri bisogni, studiare le nuove maniere di tornarvi utile, di ampliare con nuovi acquisti e riduzioni i locali all’ ammaestramento, al lavoro. Muovere in cerca di o-nesti e valenti capimastri e operai, e stringere con essi 1 patti per la vostra istruzione e per fare di voi altrettanti lavoratori intelligenti, onesti, disciplinati, dei quali a risorgere tanto e tanto Venezia ha mestieri. Nulla non lasciò d’intentato : e di quella sua prodigiosa ed esemplare attività, di cui la scuola, le dotte società scientifico-letterarie, le adunanze municipali, i consigli e le commissioni, cui appartenne, l’istituto Coletti, la Congregazione di Carità e nella redazione de’ suoi nuovi statuti e nello esame e trattazione di cause importantissime e in mille modi ebbero sì larga prova ; voi, o giovani, godeste in questi ultimi anni il frutto primo e preziosissimo. È impossibile che noi vediate, io dicea, per la frequenza, con che era solito visitarvi, che noi vediate per lungo tempo ancora in mezzo a voi, ma cogli occhi della immaginazione, dell’affetto, della riconoscenza vostra ; che quel tumulo, questi canti funebri, queste nere gramaglie troppo apertamente vi affermano che quel suo aspetto seriamente soave, quella sua parola franca e teneramente affettuosa, quel suo raro ingegno, quell’ aureo suo cuore ci furono tolti per sempre. L’ufficio oggi compiuto ne parla di quella immortalità, che accoglie il suo spirito eletto ; di quel sepolcro che inesorabile ne rinserra il frale abbandonato alla terrena dissoluzione. Ma se natura ne predica, religione ne conferma e rassecura che noi per la preghiera e nella corrispondenza di sensi amorosi e cristianamente pii viviamo cogli estinti, e i cari estinti vivono con noi, prosegua o giovani carissimi, che lo vedeste, lo udiste, ne ammiraste ed amaste l’affettuosa e infaticata virtù, prosegua ad esservi presente con le sue raccomandazioni, coi consigli, con le sue ammonizioni, cogli ammaestramenti, con la celeste protezione sua. Questo pensiero, eh’ è pensiero di memore gratitudine, vi sarà anche impedimento al-1’ errore ed al vizio, guida all’ adempimento esatto dei vostri doveri, stimolo efficacissimo perchè siate obbedienti, solerti, virtuosi. —-----------———>-3—ss:—*---------------------- PIRANO A CAPODISTRIA per la morte di CARLO COMBI -------ose»------ Sorella marinara, alto è il tormento Che l’anima ti affanna ; il tuo nocchiero Trovò nella laguna il cimitero, Ei che sfidava ogni furor del vento. Nè sola piangi : dalle curve rive Sale tremando a te dell’ Istria il pianto ; Poi che la mente Egli sacrava a quanto Fino all’ aspro Quarnar palpita e vive. Pur non temere il turbine, sorella; Se caduto è il nocchier, resta la stella ; Resta la stella che sul patrio altare Porta in fronte la Vergine del mare. La Vergine del mare ai suoi devoti Le lagrime deterge, ascolta i voti; A lei conforto, a lei speme divina Sorella marinara, i prieghi inchina. Pirano, 18 Settembre 1884. D. F. ---------------------------------------------- bibliogbapia Era, ed è generale nella provincia il desiderio che gli scritti tanto editi quando inediti di Jacopo Contento venissero raccolti in un solo volume e pubblicati. Confortato da molti patriotti, ed in ispecialità da chi ne dettò la di lui biografia, di cui pur troppo, per impostomi silenzio, non posso per ora far noto il nome, impresi con grande fatica a raccogliere fra le disordinate carte offertemi gentilmente dalla Signora Giachin di Capodistria, sorella del defunto, i migliori dettagli di quell’ istriano, precocemente rapito alla patria ed alle lettere. Nella sicurezza quindi di far cosa grata ai miei comprovinciali, loro presento quanto vi ha di più eletto di poesie, racconti, impressioni di viaggio e critica letteraria lasciatoci dal Contento, e ciò dopo ottenuta la confortevole approvazione di una illustrazione del nostro paese, il sig. Cav. Tomaso Luciani. Nel pubblicare tali scritti sono in precedenza convinto di non meritarmi qualsiasi elogio, ma di avere almeno corrisposto ad affermare una volta di più che nell’ Istria vissero e vivono ingegni degni di ricordanza ai presenti ed ai posteri. In commemorazione della morte di quel simpatico scrittore li suoi scritti, in un volume di circa 300 pag. in 8.v0 grande, in caratteri elzeviri, raggiunto il numero di 500 abbonati, usciranno nel giorno 26 Novembre coi tipi di Gaetano Coana di Parenzo. Essendo il defunto conosciuto tanto nel Goriziano, quanto nel Friuli e specialmente a Venezia, dove visse lunghissimi anni quale studente dell’ accademia di belle arti, mi riprometto anche fuori dell’ Istria aiuto e incoraggiamento. Il volume per gli abbonati costerà f. t : 40 e per l’estero L. It. 2: 50, e sarà preceduto dal ritratto dell’ autore. Chiunque vorrà abbonarsi dovrà far debita insinuazione entro il corr. mese al tipografo di Parenzo o alle redazioni dei fogli provinciali la Provincia, VIstria e Patria, che a suo tempo, e per cui le ringrazio, con lusinghevoli articoli sostennero l’impresa da me assunta. Dr. Felice Glezer Le passeggiate col nonno. — Libro di lettura per le scuole rurali di Francesco Gaietti. Milano — Alfredo Brigola e Comp-t Edit. — Prezzo Cent. 50. Il prof. Francesco Gozzetti ha pubblicato un prezioso libretto di agricoltura, che egli intitola Le passeggiate col nonno, e propone ai Maestri delle Scuole rurali come libro suppletivo di lettura. Sono dodici Passeggiate, nelle quali con dialogo naturale, spontaneo, dilettevole, con locuzione facile, scorrevole, popolare e pur sempre eletta, l’Autore tratta delle cose necessarie a sapersi dagli agricoltori- In una lettera che serve di prefazione, il prof. Vincenzo De Castro presenta e raccomanda l’ottimo libriccino al Ministro della Pubblica Istruzione ; e noi crediamo che meriti in vero di essere raccomandato, perfettamente d’ accordo anche in questo coll’egregio nostro concittadino, che il libro di lettura, propriamente detto, per la scuola popolare, ora un’ accozzaglia di troppe cose, ritorni ad essere essenzialmente morale, noi aggiungeremmo anzi esclusivamente, mentre in altri librettini d'istruzione si dovrebbero svolgere le materie scolastiche. Per le nozioni di agricoltura da insegnarsi nelle Scuole rurali non sapremo ideare, nè conosciamo un libro migliore di quello che fu pubblicato dal profes-Gazzetti. ((Dalla Gannita di Trenino) Gli onor. Signori associati vogliano avere la cortesia d’inviare l’importo d’abbonamento da loro dovuto all’amministrazione del giornale. CRONACA LOCALE N. 6429-843 326. Decisione In nome di Sua Maestà l’Imperatore. L’i. r. Tribunale provinciale qual giudizio di stampa in Trieste, deliberando sulla proposta dell’ i. r. Poocura di Stato dd. 29 settembre N. u310-1225. dichiara : Costituire gli articoli „Carlo Combi* e „Per Carlo Combi* inseriti nel periodico di Capodistria „Patria* dd. 25 settembre 1884 N. 18 gli elementi oggettivi del crimine di perturbazione della pubblica tranquilità prev. al § 65 C. p. Confermarsi il praticato sequestro, vietarsi l’ulteriore diffusione di detto stampato ed ordinarsi la distruzione degli esemplari appresi e da apprendersi, passata che sarà in giudicato la presente decisione. Trieste, 30 aettembre 1884. * * * Avvertiamo, per norma dei Signori Associati che si lagnano di non ricevere regolarmente il giornale, che i N. 11, 14, 16, 17, 18, dello stesso furono colpiti di sequestro. * * * La sera di Domenica 5 corr. nel Salone „All’Armonia* i nostri dilettanti filodrammatici diedero una rappresentazione a scopo di beneficenza per i danneggiati dal colèra a Napoli. Faceva un tempo assaettato quella sera ; e le raffiche della bora, venuta intempestivamente a visitarci, rendevano difficile se non pericoloso il transito per le vie. Con tutto ciò, il concorso, che certamente sarebbe stato maggiore con un tempo più cristiano, fu discreto ed il ricavato della festa soddisfacente. Alla commedia in tre atti „Un gerente responsabile* eli’ ebbe applaudita esecuzione, fece seguito una bellissima farsa „La molinaja per astuzia* con canto e coro ; farsa piaciuta assai e che desideriamo replicata quanto prima. Finita la rappresentazione, seguì 1’ estrazione di ben 56 regali, avuti in dono per 1’ occasione, L’incasso della serata fu di fiorini 92.51; i quali, detratte le tenui spese, furono già spediti a nostro mezzo alla loro destinazione. Bravi adunque i nostri operai ! bravi per aver presa l’iniziativa di un’ opera così filantropica ; più bravi ancora per esser intervenuti numerosi a versare il loro obolo in prò’ di quei miseri sì crudamente colpiti dalla sventura. * * * Lunedì u. s., alle quattro e mezzo pomeridiane, il fulmine colpì il campanile di questi Minori Osservanti, e ne spaccò la cupola, che rovinando sfondò parte notevole del tetto della Chiesa ; mentre la grossa palla di pietra, dalla quale sorgeva la croce del campanile, andò a finire nella cantina di un privato che stava appunto spillando il vino a una botte. Si dice che a quella visita inaspettata il poveretto abbandonasse, com’ è troppo naturale, la cantina senza curarsi di otturare la botte; e che non vi ritornasse che quando il vino aveva allagata la cantina. Nessuna vittima. XXIV. Protocollo di Seduta della Rapp. Com. di Capodistria 22 luglio 1884 ore 7 poni. Presidenza Podestà Avv. Gambini. (Cont. ; vedi numeri antecedenti). Il Podestà - Presidente terrà conto del desiderio espresso e valendosi dei buoni offici dell’ Inclito I. R. Capitanato, chiederà alla Direzione della Casa di togliere il lamentato inconveniente. I Punto dell’ Ordine del giorno Dinanzi al pericolo di un invasione del cholera — espone il Podestà - Presidente — m’ era fatto un dovere di proporre allo Spettabile Consiglio dei provvedimenti precauzionali nella seduta indetta addì 5 corrente, andata deserta per difetto di numero legale. Susseguentemente con decreto al N. 1895 a. c. l’Inclito L R. Capitanato distrettuale statuiva la costituzione di una Commissione Sanitaria Straordinaria, colla cooperazione di un proprio Delegato, del fisico distrettuale e del Comandante di guarnigione. Perciò m’ affrettai di nominare i membri di tale Commissione nelle persone degli Gnor. Signori Belli de Nicolò — Bennati Felice — Cobol Giorgio — Destradi Pietro fu Giovanni — Pavento de Giorgio — Gallo Pietro fu Pietro — Giovannini Giuseppe — Gravisi March, de Giuseppe — Gravisi March. Dr. Pio — Bongo Dr. Pietro — e Marsich Andrea fu Giammaria, i quali la costituirono li 13 corrente, nominando il Podestà a Preside, gli Gnor. Signori Andrea Marsich fu Giammaria, a Vicepresidente, F. Bennati e P. Dr. Bongo segretari. Ba Commissione stessa nel prendere varii provvedimenti a tutela della publica salute, deliberava quanto a nome del Municipio m’onoro di comunicarvi, avvalorandolo coll’ appoggio della Deputazione Comunale per una favorevole evasione. {legge) „Ba Commissione Sanitaria Straordinaria chiede a questa Civica Rappresentanza, per tutto ciò che entra nella sfera delle proprie incombenze, in conformità allo scopo che si prefige e per cui si è costituita, pieni poteri pella sua presidenza, credito per ogni occorrenza ed autorizzazione di aumentare gli organi di polizia a seconda dei bisogni." Senza discussione la domanda posta a voti viene sancita da tutti. Dopo tale deliberato — avverte il Podestà -Presidente — cade da sè il punto 12 dell’ ordine del giorno. II Punto dell’ Ordine del giorno Preletta dal Podestà - Presidente la rinuncia sub N. 549 a. c. dell’ Gnor. Nazario De Mori da membro e preside del Comitato Finanziario, e rimessa al Consiglio per opportuno provvedimento, 1’ Gnor. Pio Dr. Gambini propone, sia posta all’ Ordine del Giorno della prossima seduta la nomina di un membro del detto Comitato. Posta in discussione cotale proposta, appoggiata largamente, ottiene unanimi suffragi. — III Punto dell’ Ordine del giorno. Riferisce il Presidente sovra l’istanza al N. 737 a. c. con cui un debitore del Comune, nell’ atto che s’ accinge a saldare il capitale censuario di fior. 775,19 chiede il condono del relativo interesse arretrato per un triennio nell’ importo di fior. 93. — Apre indi la discussione sulla proposta Giuntale, che suona favorevole al petente. B’ Gnor. Dr. Pio Gambini espone le sue vedute contrarie alla proposta in discussione, sembrandogli punto giusto, che il Comune vada a perdere buona parte de’ suoi redditi, solo perchè 1’ esecutivo non seppe curarne l’incasso in tempo utile. Propone perciò, con appoggio legale da parte di altri sei Rappresentanti, al Consiglio di passare all’ ordine del giorno sull’ istanza in questione. Il Podestà - Presidente cede la Presidenza al-1’Gnor. Consigliere G. Martissa-Carbonajo e prendendo posto nell’ emiciclo, perora caldamente in favore della proposta delegatizia, ricordando altre benevoli evasioni in casi consimili e rilevando come nessuna Rappresentanza abbia rivolto all’ esecutivo 1’ appunto di non essere stata rigida contro i conr cittadini debitori morosi del Comune. Conchiude raccomandando allo Spettabile Consiglio di accogliere la equa proposta giuntale. Dopo breve replica dell7 Gnor. Dr. Pio Gambini, che ravvisa nell’eventuale accoglimento della mozione contraria un cattivo precedente ed un pregiudizio gravissimo all’ incasso di altri debiti arretrati, a discussione chiusa viene accolta la di lui proposta negativa da tutti i presenti, meno tre. IV. Punto dell’ Ordine del giorno Ripresa dal Podestà la presidenza della seduta, sovra riferta dell’ Gnor. Cons. Alessandro D.r Bratti in merito all’istanza sub N. 1189 de c. a. per depennazione di fini 18,02 di debito arretrato, per prezzo di affittanza di un posto mercato, in vista alle squallide condizioni economiche della petente, si accoglie a pieni voti, senza discussione, la proposta della Deputazione, che ne richiede il totale condono. V. Punto dell’ Grdine del giorno Il Podestà-Presidente preletta 1’ istanza di A. Sambuco, levatrice comunale, sub N. 2831 de 1883, con cui chiede la riconferma triennale nel posto, apre in argomento la discussione. B’ Gnor. Debellich nella considerazione che tutte le levatrici esercenti in città debbano avere il lucro e gli oneri stessi nel prestare assistenza alle partorienti povere, fa mozione che si respinga l’istanza in pertrattazione e che per turno annuale tutte le levatrici della città abbiano da fungere il servizio comunale. Appoggiata largamente la proposta Debellich, è posta in discussione. B’ Gnor. Pietro Gallo v’ aggiunge 1’ emenda, che il turno annuale principii dalla più anziana di professione, dopo la signora A. Sambuco e precisamente col lmo Gennajo 1885. Munita dell’ appoggio anche 1’ emenda, e non chiedendo alcuno la parola, a discussione chiusa, si accettano ad unanimità proposta ed emenda. VI. Punto dell’ Ordine del giorno Il Podestà-Presidente avvertendo che alle istanze ai N. 3354 e 3355 de 1883 venne data d’ ufficio evasione, ed accordato il diritto di tumulazione ai petenti, verso il pagamento di fini 40 — di tassa prescritta, chiede la necessaria sanatoria. Accordata a voti unanimi, senza discussione. Fatta presente dal Podestà-Presidente 1’ opportunità, che alla Deputazione Comunale sia d’ora innanzi deferito l’incarico di concedere analoghe istanze, viene sancita con pieni suffragi la mozione dell’ Gnor. Gallo, nei sensi esposti dal Presidente, ed insieme adottata la emenda dell’Gnor. Dr. Pio Gambini, che le relative cessioni si comunichino al Consiglio per norma e notizia. VII. Punto dell’ Ordine del giorno B’ Gnor. Cons. G. Martissa-Carbonajo, dietro invito del Presidente, relaziona sulle istanze dei Circoli Accademico Italiano in Vienna N. 3201 de 1883 e d’Innsbruck N. 1355 de a. c. per una sovvenzione, sull’ appello della Società degli Alpinisti Tridentini N. 402 a. c. per soccorso agli incendiati di Castello in Giudicarie. Aperta la discussione sulle tre istanze, l’Onor. P. Debellich, in vista alle note angustie del Civico Erario, propone di passare all’ ordine del giorno, locchè avviene senza dibattiti per unanime consenso. Vili. Punto dell’Ordine del giorno genti lavori di abbellimento e di regolazione della nostra Necropoli, col plauso generale della popolazione. Impegnata tuttavia in quest’ opere di decoro cittadino, ha ommesso di chiedere all’ uopo facoltà all’ esecutivo per 1’ erogazione dei fondi necessari e per l’approvazione formale di questa Spettabile Rappresentanza per quanto a più riprese 1’ avessi invitata a farlo mediante analoga riferta. Così però non la può andare per ragioni di legalità, onde la Deputazione, visto che la Commissione del Campo santo per i lavori intrapresi ha speso fior. 2454,261|2 di confronto a fior. 2525, 75 \ che costituivano il ricavato dei fondi di tumulazione ceduti per lo passato ai privati, crede consulto proporvi il seguente ordine del giorno: I. Il patrimonio del Civico Cimitero ritiensi costituito dal ricavato de’ fondi sinora venduti ad uso di tumulazione in fior. 2525,761|a; II Viene concesso alla Commissione del pio luogo 1’ assolutorio peli’ erogazione di fior. 2454, 261|, dal corpo di tale patrimonio, in lavori di ristauro, di regolazione e di abbellimento del medesimo; III. Viene autorizzata la Deputazione al co-primento dell’ importo suddetto a mezzo di svincolo e realizzazione delle 'occorrenti lettere di pegno che fanno parte del fondo di riserva del mutuo di fior. 100000,— B’ Gnor. Gallo chiede se furono condotti a compimento tutti i lavori impresi nel cimitero. B’ Gnor. Andrea Bullo, presidente della Commissione, risponde che la spesa per ultimarli non oltrepasserà il preventivo, comprese le dotazioni del Comune. B’ Gnor. Dr. Pio Gambini, sostenuto da molti Rappresentanti, fa alle mozioni della Deputazione la seguente aggiunta: “ „Pel compimento de’ lavori in discorso si autorizza 1’ esecutivo a porre a disposizione della Commissione al Campo Santo l’importo di fior. 71,50 di compendio del patrimonio discusso e quello costituito dalle dotazioni destinate al pio luogo nei preventivi del 1883 e 1884. “ B’ Gnor. P. Debellich esprime il desiderio di sapere se tutti i fondi furono pagati, e 1’ Gnor. Pio Dr. Gambini, quale membro della Commissione del Camposanto gli risponde, che soli quattro mancano a saldarsi. Chiusa la discussione, il Podestà - Presidente pon a voti tutte le proposte delegatizie, coll’ aggiunta dell’ Gnor. Pio Dr. Gambini. Accolte a pieni voti. Accentuando l’importanza dell’ oggetto da per-trattarsi, che reclama lunga ed esauriente disamina, mentre altre questioni urgenti incalzano attendendo una pronta soluzione, l’Gnor. Dr. Pio Gambini propone e la Rappresentanza delibera, di rimetterne la discussione al primo posto di una prossima seduta. IX. Punto dell’ Ordine del giorno Il Podestà-Presidente riferendo sulla domanda del signor Giuseppe Giovannini sub N. 1840 de c. a. tendente ad ottenere 1’ assegno del compenso altravolta accordatogli con fini 10 — mensili per il 1 semestre dell’ anno in corso, a titolo di sue prestazioni in sostituzione del provveditore alla visita delle carni macellate, a nome della deputazione propone di far luogo alla domanda. — Senza dibattiti a pieni voti la Rappresentanza accede alla proposta del relativo assegno di fior. 60 — dal 1 Gennaio al 30 Giugno a. c. e d’ altri fior. 60 — pel resto dell’ anno. Invertendo poscia 1’ ordine del giorno coll’adesione della Rappresentanza, il Podestà - Presidente si rifa all’ XI Punto dell’ Ordine del giorno dicendo : Fin dal 1882 e prima ancora si fece sentire la necessità di amministrare separatamente il fondo del Civico Cimitero, costituito dalle tasse pagate da’ privati per diritti di tumulazione. Cotale opportuna idea venne tradotta nel dominio dei fatti allorché il deliberato consigliare 2 dicembre a. d. creava un’ apposita Commissione per segregare e regolare 1’ amministrazione del Camposanto. Questo Comitato però, mi duole confessarlo, non ha adempiuto al proprio dovere e nel frattempo la Commissione permanente del Cimitero, seguendo il vivo desiderio di tutto il paese, si accinse ai più ur- ( Continua) SOCIETÀ CITTADINA NAVIGAZIONE A VAPORE fri Capodistria e Trieste --------»(I32K-—----- Col giorno 9 Ottobre cori*, i piroscafi tifili 1 unsi® faranno (tempo permettendo) le gite giornaliere, fino a nuovo avviso, col seguente ORARIO NEI GIORNI FERIALI: da Capodistria per Trieste da Trieste per Capodistria I. Corsa . . . ore 7 ant. I. Corsa . . . ore 9 ant. II. „ . . . • , io1/, „ II. „ . . . HI „ . . . . „ 3 poni. Ili „ . . . . . „ 41/, pom. NEI GIORNI FESTIVI: I. Corsa. . . ore 7 ant. I. Corsa . . . ore 9 ant. II. „ . . . • * io1/, * II. „ . . . . „12 merid. HI. „ . . . . „ 5 poni. III. „ . . . • n 6 7,pom. Prezzo di passaggio soldi 30 indistintamente; per fanciulli sotto ai 12 anni soldi 20. Nolo delle merci da convenirsi col capitano. Il punto d’approdo a Capodistria è il Porto, a Trieste la gy Riva della Sanità le Capodistria, ti Ottobre 1884. ne.