Anno I. Trieste-Capodistria, 18 Ottobre 1901. N. 16. Si pubblica il 1° e 16 d'ogni mese. Abbonamento annuo Cor. 4.— ; Singolo numero Cent, 20. Era Nuova Organo del partito democratico istriano. Inserzioni a prezzi da convenirsi. Redazione ed Amministrazione : TRIESTE Via S. Maria M.sup.N.1 II piano. La fine del litigio Continuiamo, adunque, come abbiamo promesso l'ultima volta. Scrive il Lavoratore nella sua quarta e quinta massima: „Per por fine alle lotte nazionali, date le odierne condizioni dei popoli, si dovrebbe distruggere uno de' combattenti." «Altro fine non vediamo, am-jnenochè la civiltà non comparisse d'un colpo ad illuminare i popoli in lotta, elevandoli a quel grado nel quale non sono consentite le lotte nazionali, perchè rappresentano non lotta di civiltà, ma lotta di barbarie, di predominio, di supremazia, di conquista... !" Ora che questo pezzo da 24 ha finito di sparare, noi osserviamo, che già in un articolo letto dai compagni del Lavoratore, noi abbiamo invocato il buon senso a pacificatore della lotta nazionale. La quale, nel caso concreto e per quanto riguarda gli italiani, non è affatto lotta di barbarie, di conquista ecc. ecc., ma è anzi l'opposto. Se è vero che lo slavo è popolo meno progredito dell' italiano, noi non sappiamo come gli italiani facciano lotta di barbarie, difendendo la provincia dall' invasione slava, capitanata da preti, fanatici quanto ignoranti, intransigenti quanto ingordi, da quegli slavi, i quali, come abbiamo veduto in precedenti articoli, misconoscono ogni diritto delle minoranze, i quali — come scrivono i corrispondenti del Lavoratore — sperperano il publico denaro, sono violenti e protettori di parassiti e arricchiscono a spalle del proletariato. E se è vero che la provincia nostra è stata sempre italiana dall' epoca precristiana in poi, e se è vero che gli slavi delle nostre campagne sono immigrati qui nella maggior parte tre o quattro secoli fa, e se è vero che la lingua comunemente usata in provincia è l'italiana, che il commercio e l'industria sono in mano d'italiani, che italiana è la coltura sua ; noi non sappiamo come gli italiani, difendendo la provincia dagli slavi che vogliono annetterla al futuro gran regno croato, facciano lotta di conquista. Meno rettorica, compagni, e meno cannonate ! La nostra è lotta di difesa. Voi invocate la civiltà, affinchè noi abbandoniamo la lotta? È inutile; se gli slavi fossero tanto civili da abbandonare la lotta di conquista, noi non avremmo bisogno di lottare per difenderci. Gli italiani, e prima ed ora, sebbene dispongano di forte maggioranza in Dieta e nei Comuni, non hanno mai voluto snazionalizzare gli slavi, nè colla violenza, nè altrimenti. Al Lavoratore che tanto volontieri rimprovera agli italiani la lotta nazionale, noi chiediamo: e perchè non rimproverate i boeri, che non si sottomettono, persone ed averi, al giogo inglese, anziché continuar la guerra, che è barbara cosa, non consentita dalla civiltà de' popoli elevati? Ah, i magnifica scienza quella che in nome della civiltà predica ai più pochi, ai più deboli: lasciate che i barbari vi strappino la lingua e vi rubino il portafogli; già un po' alla volta, col tempo, coi secoli, voi, più civili, finirete con l'assimilare gli spogliatoi-i ! E se ! uno di questi deboli risponde : rinuncio ad assimilarli, perchè non ne sento il bisogno, anzi preferisco eh' essi mi lascino in pace, come li lascio io; gli scienziati nuovi, i dot-torelli evoluzionisti, come li chiama Bovio, gli danno sulla voce: avanzo di medioevo, rudero di barbarie, retrogado ! E se potessero, lo prenderebbero anche, civilmente, a scapaccioni. Infine, il Lavoratore è inutilmente feroce, quando asserisce che, nelle odierne condizioni dei popoli, per por fine alle lotte nazionali si dovrebbe distruggere uno de' combattenti. No, no, la strage è superflua; la guerra, quale essa sia, si risolve, non con la distruzione del nemico, ma con la stanchezza de' combattenti. Lo stato anormale di cose, in cui la violenza diventa legittima perchè è necessità di esistenza, deve — anche nei litigi nazionali — cessare. Più a lungo esso dura, più sincera sarà poscia la pace. Una conciliazione è teoricamente possibile, tra italiani e slavi, anche ora, ammesso che da una parte e dall' altra si volessero equamente delimitare i diritti delle due nazionalità. Ma gli slavi che si sanno numerosi e si sentono protetti dal Governo non vogliono la pace perchè s'illudono di poter tutto conquistare. E d'altra parte gli italiani, atteso l'esempio dato dai croati in Dalmazia, potrebbero poco fidarsi delle promesse slave. Gli stessi uomini, forse, che avrebbero firmato ieri il compromesso, eleverebbero domani altre pretese e la lotta ricomincerebbe con svantaggio degli italiani. Bisogna attendere che il popolo slavo comprenda il danno che la lotta gli arreca e .abbandoni gli agitatori, i quali dall'aizzare le plebi hanno fatto un mestiere, più o meno proficuo. E bisogna che il popolo italiano lo secondi, tenendosi rigorosamente entro i limiti del proprio diritto, senza attentare al suo. E compito della democrazia italiana è anche quello di abbreviare la lotta, aprendo gli occhi all'un popolo e all'altro, spiegando loro i vantaggi della pace. Ma intanto bisogna restare colle armi in pugno, pronti alla difesa, eccitanti alla difesa più risoluta, perchè nulla di quanto è nostro, e non d' altri, sia toccato. I socialisti, quando sieno uomini liberi e coscienti, devono essere i primi alla battaglia. Ma —-a quanto sembra — è inutile ragionare. Noi chiediamo: «quando mai gli internazionalisti socialisti di Francia hanno prestato efficace soccorso agli operai italiani aggrediti, feriti, uccisi da lavoratori francesi?" E il Lavoratore risponde: «sarebbe sufficiente chiedere «perchè« i lavoratori italiani vennero feriti ed uccisi dai lavoratori francesi". E sufficiente chiedere perchè degli uomini vengano uccisi? Ma come? Voi, socialisti, potete bestemmiare così? Dunque, per voi, evoluzionisti e non rivoluzionari, è lecito che un uomo uccida un altro, non perchè questo uomo 1' abbia offeso, non perchè 1' abbia danneggiato, ma perchè quest'uomo fa parte di una schiera d'incoscienti operai non socialisti (son parole del Lavoratore) che son costretti a lasciarsi pelare (anche parole sue) da imprenditori antipatrioti? Noi non ammettiamo che, per qualsivoglia ragione, sia ad un uomo lecito uccidere un altro uomo; ma se fosse lecito, gli operai francesi avrebbero dovuto uccidere gli imprenditori antipatrioti che pelavano gli operai italiani, anziché costoro che voi chiamate incoscienti, costretti — voi stessi confessate — a lasciarsi pelare? Il Lavoratore ci chiama sofisti, ma non sapremmo formulare sofisma maggiore di questo: che socialisti, banditori di Una dottrina intenzionalmente atta a rigenerare la società tutta, nemica di ogni violenza, distinguano fra socialisti e non socialisti, e i primi difendano e assolvano anche se omicidi, e gli altri, perchè non socialisti, giudichino a ragione uccisi. Il socialismo scientifico insegna di educare gli incoscienti, di svegliare in loro la coscienza della collettività, finché si riesca a disciplinarli contro gli sfruttatori comuni, non insegna ad ucciderli ; lo scrittore del giornale socialista di Trieste che forse, anzi certo impensatamente, a difesa di una tesi sbagliata — insegna d'uccidere è — evidentemente senza accorgersene — moralmente inferiore agli anarchici di azione che deliberatamente non uccidono mai i disgraziati. Il Lavoratore ci accusa inoltre come calunniatori, perchè abbiamo chiesto quanto i socialisti di Trieste hanno fatto in prò' dei cavatori italiani che la plebaglia slovena di Santa Croce e luoghi contermini costrinse colla violenza ad abbandonare il lavoro. E continua, parlando dello sciopero di Nabre-sina, che è di ieri, confondendo un fatto con 1' altro, dimenticando fatti che contano quattro anni appena. Dunque nel 1897, dopo le elezioni politiche, la plebaglia slovena a Santa Croce, Nabresina, ecc. ecc. assaltò i lavoratori italiani, addetti a quelle cave di pietra, e li costrinse colla violenza ad abbandonare il lavoro. I lavoratori italiani, regnicoli e in gran parte coscienti, non avevano preso e non potevano prendere parte alcuna alla lotta elettorale contro gli sloveni; gli sloveni, irragionevoli, vogliono vendicare su di loro la patita sconfitta, commettono violenze ed eccessi di ogni sorta, e che cosa hanno fatto allora in prò' di questi operai, vittime della nazionale ira slovena, gli internazionali socialisti di Trieste? I tribunali hanno severamente colpito, almeno in parte, gli aggressori, ma i socialisti non hanno aiutato i violentati. E noi — osservi bene il Lavoratore — abbiamo parlato di plebaglia slovena e non di operai sloveni e di violenze, e non di scioperi. Ecco che non siamo noi i calunniatori. I socialisti, massime quelli del Lavoratore, hanno il torto di credere che non vi sia altro mondo oltre a quello, assai limitato ancora, che vive sotto 1' organizzazione sua, e il torto d'essere convinto che non sia possibile di ragionar sano, altrimenti che dando torto ai borghesi e ragione ai pretesi proletari, purché costoro paghino la tassa del partito. Esso non si avvede di predicare una libertà di casta, di difendere un interesse di casta, di creare insomma una casta nuova, offendendo anche diritti ed interessi altrui, e pretende invece d'insegnare e difendere la libertà di tutti. E grida : Avanti ! I compositori tipografici rifiutano il loro lavoro, che può essere eseguito da una macchina, il Linotyp, perchè credono che il testo li offenda, e trionfano perchè manca la macchina; ed il Lavoratore grida: Avanti ! Il Lavoratore risponde ad alcune osservazioni nostre, un po' dimostrandosi dimentico di fatti avvenuti ieri, un po' buttando a mare le teorie del partito, e ad altre non risponde e grida: voi scrivete dei paradossi. Ma se uno de' compagni, uno solo, confronterà quello che noi abbiamo scritto e quello che il Lavoratore ha risposto ; e se osserverà che il Lavoratore non ha spiegato come i socialisti italiani del Trentino possano essere nazionalisti e quelli dell' Istria no, quel compagno dovrà riconoscere che noi almeno siamo ragionevoli. E infine diamo ai socialisti del Lavoratore un amichevole consiglio : essere ragionevoli non fa danno mai, in nessun caso ; e men che meno quando si mira — a fatti e non soltanto a parole — all' attuazione sospirata di altissimi ideali della umanità. COSE AGRARIE Pirano, 28 settembre 1901. la tutta la nostra provincia di questi giorni fervet opus per condurre a termine la vendemmia in corso, il prodotto della quale si presenta in generale abbondante così da superare le aspettative de' nostri agricoltori. Questi, che dovrebbero andarne lieti, si mostrano invece impensieriti per la vendita dell' ubertoso raccolto, sia in natura, sia convertito in vino, in vista di ritrarne il maggior compenso adeguato possibile alle durate fatiche e ricorrenti spese sostenute. È nota la massima fondamentale del commercio, di acquistare a buon mercato per vendere caro ; ma il nonno soleva dire : est modus in rebus. Preceduti da emissari col mandato di deprezzare il prodotto e preparare il terreno, vediamo girare pei vigneti dell'Istria commercianti, alcuni poco scrupolosi, i quali, a tempo opportuno, fatto intervenire il creditore, che suol essere nella maggior parte dei casi il piccolo possidente, nonché il debitore, rappresentato più spesso dal povero agricoltore, con mille altri raggiri mettono l'infelice nello strettojo e si pattuisce il prezzo dell'uva forse a fiorini tre al quintale ! Non commentiamo cotesto prezzo. Ma il commercio è lìbero, si dice, e con questo si crede di aver tutto detto, mentre da taluni non si vuol conoscere — e si capisce il perchè — che cotesto non è commercio, ed è ancor meno commercio libero. Si lascia al cortese ed onesto lettore la cura di definire che cosa sia, e si rileva intanto il bel modo invero di sovvenire ai bisogni dell'agricoltura e d'incoraggiare il nostro agricoltore. È un fatto che, dato questo stato di cose da molti lamentato, chi ne resta evidentemente sacrificato è il nostro agricoltore, e ciò avviene malgrado che numericamente costituisca egli col suo lavoro uno dei principali fattori della ricchezza della nostra provincia eminentemente agricola. Le modalità del commercio dei prodotti del suolo lasciano da noi molto a desiderare, con j riflesso specialmente a quello dell'uva e del vino, | che è di somma importanza. Tutte le altre derrate campestri servono ai piccoli possidenti ed agricoltori a sbarcare, come essi dicono, alla meno peggio il lunario, mentre sull'uva e vino tutti ci contano, chi per assestare le proprie condizioni economiche, chi per far fronte alle spese di qualche lieto avvenimento di famiglia, ed altri, i più fortunati — e sono pochi — per allargare i confini del loro poderetto. L'iniziativa di un progetto legislativo tendente a regolare tale commercio, di sì saliente importanza per l'Istria vinicola, dovrebbe partirsi dalle Autorità più da vicino chiamate dal loro munere officioso a salvaguardare gl'interessi della patria agricoltura. Scopo sarebbe di finirla una buona volta coll'empirismo, trovare modo di dare norme fisse, costanti ed adeguate a garantire le parti contraenti da sopraffazioni, pressioni ed intimidazioni di ogni specie. In questo modo si promuoverebbe almeno un relativo benessere dei lavoratori delle campagne istriane, ne sarebbe più facilmente assicurata la pace nelle rispettive loro famiglio, con inestimabile beneficio di tutti e si darebbe un esempio serio di volere veramente rialzare le sorti dell' agricoltura in provincia. Queste ie vedute nostre in argomento; del resto non siamo chiamati a dare consigli, prov-videant consules. Credo meriti la pena farvi cenno di una bella iniziativa, la quale — eh' io mi sappia — fu fin qui da pochi avvertita. Ricorderete come l'Istituto agrario provinciale, da un paio d'anni a questa parte, si vada adoprando per promuovere un' esportazione di vini istriani, limitandosi alle principali piazze di consumo dell'interno della monarchia, mediante un'accurata e razionale vinificazione delle nostre uve, avendo di mira di ricavarne un vino da pasto di tipo costante, con caratteristiche sue proprie, in modo da soddisfare il gusto dei consumatori e da meritarsi la fiducia del commercio. Le prime esperienze avendo trovato buon accetto, ora l'Istituto messosi su questa via, diede vita ad una prima cantina sociale, che si è costituita in Parenzo, associandovisi 18 proprietari. Questa cantina confezionerà alcune cen-tinaja di ettolitri di vino da pasto, sotto l'immediata direzione del Dr. Cucovich, che ne è stato il promotore, ed a titolo di esperimento. Vedremo come 1' andrà ; in ogni modo non si può a meno di plaudire a questo beli' intento raggiunto, per lo scopo eminentemente patriotico eui mira, di assicurare le sorti del prodotto dei nostri vigneti. I confederati del nuovo sodalizio, in luogo di versare una quota sociale in denaro, consegnano una data quantità di uva ; non possiamo indicarne le condizioni, perchè non siamo ancora in possesso degli statuti sociali. Salutiamo ad ogni modo con piacere questo movimento verso la vita cooperativa, la quale può rimediare od impedire molti -malanni e fare nello stesso tempo molto del bene. Come la Giunta provinciale ha mandato in questi giorni di vendemmia a Visignano, Visi-nada, Oittanova, Novaco e Pedona dei conferenzieri a tener parola della confezione del vino col sistema razionale, visitare le cantine e dare sul luogo analoghi consig'i pratici, a Pirano abbiamo avuto la fortuna di udire il vostro concittadino Prof. Dr. Blasig, secretano emerito del Consiglio agrario provinciale. Benché ancor giovine si palesò fornito di buoni studi. Molto zelante, colla parola facile, dialettale, a portata di tutti, colle sue maniere cortesi e famigliari si accaparrò subito la simpatia dell'uditorio, che non fu, a dir vero, così numeroso come avrebbe dovuto essere, causa quell'apatia, che qui come altrove si addimostra più o meno a tutto ciò che ha parvenza di novità. Nelle tre conferenze da lui tenute trattò le più importanti questioni e processi attinenti alla vinificazione e toccò anche della concimazione, spiegando in tutto molta competenza. Mandiamo al bravo professore un caldo saluto e 1' assicuriamo avere lasciato di sè qui ottima impressione. Quanti questa prima volta ebbero la fortuna d' ascoltarlo, si adopreranno di certo acchè in una prossima occasione egli s'abbia un maggiore concorso, quale davvero egli si merita. Dei temi svolti nelle conferenze ne riparleremo, perchè l'esige la loro importanza, con riflesso al nostro avvenire commerciale-agricolo. Z. PRIMAVERA ETERNA Castelar Il pensiero, come la natura, ha le sue primavere. Dal primo giorno dell' umanità, nel quale Dio rischiarò gli spazii col primo raggio della sua luce immortale, esse si sono sempre ripetute nello svolgimento dei tempi. Il primo capitolo della Genesi è come la prima alba umana. La terra si culla palpitante di gioia negli spazii, al ricevere 1' alimento del Creatore : come un fiore di maggio che apre il suo calice alle carezze dell' aria. Dopo la Genesi, comincia la parabola delle prime idee. I poemi indiani sono la primavera dell'arte. In quelle pagine vi è l'aurora dell' immaginazione e vi si sente il succo vergine del frondoso albero I della vita. ' Co' fiori di questa primavera si coprono i sepolcri di tutte le generazioni che andarono crociate in Oriente. L' Oriente è la primavera del mondo. * . * * Di poi, l'idea umana arrivò ad un altro mondo, la Grecia. In quella 1' evoluzione più solenne dello spirito. Chi era il Dio di quella primavera che popolò di genii i boschi e d'iddii i rivi ed i monti celesti ? Omero. Le vibrazioni della sua lira si fondeano col canto dei venti che veniano su dall'Arcipelago saturi di profumi, alitando fra i rami dei pal-rnizii e dei mirti. Omero è la primavera dell'arte occidentale. Senza di lui non vi sarebbero stati Eschilo e Sofocle. L'idea della bellezza umana, che per la prima volta appare nell'arte, è la sua Elena: luna bellissima di quel cielo sorridente. E la beli ezza antica, classica : la bellezza moderna la trovò Goethe, nella sua Gretchen. * * * Ma P umanità, come P Ebreo errante, non ripose ad un sol punto del suo cammino. Spuntarono altre età, la cui prima luce fu Cristo, i cui primi fiori furono le anime dei martiri innalzantesi nei cieli come nembi di mirra. * * * Quando le procelle del mondo antico, nelle buie notti dell'impero romano, struggeano nei loro turbini di morte gli iddii pagani, appariva sull' orizzonte, allo splendore dei fochi del martirio, il cristianesimo, fioritura sublime di tutte le idee, di tutti i savi dell'antico mondo. * * * E lo spirito prosegue a subire trasformazioni, e nuove primavere vengono a spargere i lor fiori sull' umanità. Dante, raccogliendo sotto l'ali radiose della sua anima gli atomi d'oro dei mondi, è aquila sublime di quel tempo dell' Età Media, nel quale il nuovo foco del Risorgimento scorreva già sotto la scorza del vecchio albero del cattolicismo. Virgilio è quell'angelo che s'eleva dalla sua grotta di Pozzuoli, per ricever in classica coppa d' oro la rugiada della nuova primavera, che ri-flettea, come i colori dell' iride, le anime del dolce Petrarca, del ridente Boccaccio, del melanconico e audace Tasso, del vigoroso Ariosto, della mistica Vittoria... * * A Tutto ha nel mondo la sua primavera. Abelardo è nella filosofia come il primo giglio che nasce al soffio della ragione, e Descartes la sua prima fioritura ; come Raffaello è il primo giglio del Rinascimento in pittura ; come Colombo è colui che gittò negli spazii un'eterna primavera di mondo, l'America; come Lopez de Vega e Shakespeare sono sempre i primi fiori del teatro moderno; come la democrazia vuole oggi apparire la primavera dell'intelligenza e del cuore dell'umanità..........Bellezza. DIETA PROVINCIALE DELL' ISTRIA Seduta del 19 settembre, ore 10 ant. Presiede il Capitano provinciale comm Campitelli, presenti 19 deputati italiani e 7 slavi. Rappresenta il Governo il consigliere luogoten-ziale cav. Fabiani. Ordine del giorno : 1. Lettura del verbale della VII seduta. — 2. Comunicazioni. — 3. Relazione della Commissione finanziaria sulla nota del Governo marittimo sull'impiego degli interessi della fondazione provinciale „Francesco Giuseppe I" per sussidi alla marineria istriana. — 4. Relazione della Commissione scolastica sui conti consuntivi dei fondi scolastici e di pensione dei maestri prò 1900. — 5. Relazione della Commissione agraria sull'attività dell'Istituto agrario provinciale prò 1900. — 6. Detto sull'attività della Commissione d'imboschimento e sui conti consuntivi rispettivi prò 1899 e 1900. — 7. Detto sui conti preventivi del fondo d'imboschimento prò 1901 e 1902. — 8. Detto sulla mozione Cosulich e cons. contro la rinnovazione della clausola di favore per i vini italiani e per disposizioni rigorose contro l'adulterazione dei vini. — 9. Relazione della Commissione scolastica sulle domande di : a) Giacomo Lueznich, b) Luigi Caenazzo, c) Luigia Palladini, dj Giovanna Cella, per aumento graziale di pensione ; e) Cosulich Elisabetta, per aumento di graziale ; f) Segalla Luigia, gj Matteicich Grisella, Eugenio e Vittorio, per sussidio; h) Borini Maria Luigia per sussidio. — 10. Detta sulla su-plica di Anna Gandusio per graziale. — 11. Detta sulla supplica della tutela della m.a Vlach per graziale. — 12. Detta sulla supplica di Giulia -ved. Predonzani per aumento di graziale. — 18. Detta sulla supplica di Caterina Marchi per aumento della I aggiunta quinquennale. — 14. Relazione della Commissione agraria e II lettura del progetto di legge sulla regolazione delle acque del bacino del Quieto. — 15. Relazione della Commissione di finanza sulla domanda del principe Alfredo Wrede per garanzia provinciale ai titoli fondazionali della ferrovia elettrica Mat-tuglie-Abbazia-Lovrana. — 16. Detto sulla domanda della Luogotenenza per concorrenza nel servizio idrografico. — 17. Prima lettura dei progetti di legge sui medici comunali, ripresentati dalla Giunta provinciale. — 18. Svolgimento della mozione Costantini sulla stazione ferroviaria di Pisino. — 19. Svolgimento della mozione Rizzi sull' erezione di un liceo a Pola. — 20. Prima lettura dei progetti di legge sugli impiegati comunali ripresentati dalla Giunta prov. I e II punto dell' Ordine del giorno: Il Presidente, approvato il verbale dell'antecedente seduta, comunica che il 17 corr. è morto a Trieste mons. Sterk, vescovo delle unite diocesi di Trieste-Capodistria, e già deputato provinciale. La notizia gli fu comunicata telegraficamente, ed egli rispose inviando al Capitolo le sue personali condoglianze, il che si trova in dovere di partecipare alla Dieta. Indi comunica che sono pervenute alla presidenza varie mozioni e ne fa dare lettura. Vidulich narra che il 17 un nubigragio si scatenò su Lussinpiccolo, Lussingrande, Sansego e Chiunschi, arrecando oltre 10,000 corone di danni alle campagne. Chiede che la Giunta soccorra i danneggiati e solleciti pari soccorso dal Governo. L'ass. dott. Cleva ricordando le tante domande di aiuto per danni elementari presentate fa proposta : „che la Dieta incarichi la Giunta, dopo aver fatto esatti rilievi sulla reale entità dei danni, di chiedere al Governo una generosa sovvenzione da distribuirsi, sia dalla Luogotenenza, sia dalla Giunta d' accordo con la Luogotenenza, sotto forma di sussidi publici, fra i danneggiati." Doblanovicli espone che varie grandinate nel Comune di S. Vincenti produssero un danno valutato circa 50,000 corone. Propone che la Dieta inviti la Giunta a soccorrere i danneggiati, e rispettivamente che dal soccorso che il Governo sarà per accordare, sieno fatti fruire anche i danneggiati di S. Vincenti. Le mozioni Doblanovich, Vidulich e Cleva vengono approvate all'unanimità, dopo votatane l'urgenza. Compare interpella la Giunta per sapere se sia a conoscenza del fatto, che si contende il diritto di pesca ai comunisti di Scoffie. Presidente, passerà l'interpellanza alla Giunta. Ili -punto dell' Ordine del giorno : Per la Commissione di finanza Vidulich propone : „ Voglia 1' Eccelsa Dieta prendere notizia del conto prodotto dall'i, r. Governo marittimo in Trieste relativo all'impiego degli interessi provenienti dalla „Fondazione Francesco Giuseppe I" per sussidi alla marineria istriana e per la gestione dell'anno 1890." Approvato. Vidulich interpella la Giunta per sapere in che stadio si trova il progetto d'una strada da Cherso, per Ossero, a Lussino, votato dalla Dieta nel 1899. L'ass. dott. Cleva risponde che la Giunta fece praticare rilievi preliminari per quella strada. Sapendo poi che il Ministero non aveva fondi disponibili per concorrere subito a quell'opera, sollecitò il Governo a riserbarne per il venturo esercizio. Nel maggio 1900 la Giunta potè avere il progetto completo della strada, importante una spesa di cor. 27,000 e lo presentò subito al Governo. Nel giugno di quest'anno, fece chiedere al Ministero notizie del progetto in questione, e seppe che il progetto doveva trovarsi ancora alla Luogotenenza, perchè il Ministero nulla aveva ricevuto. La Giunta allora rivolse sollecitazioni alla Luogotenenza. Vidulich. Ringrazia la Giunta provinciale. Deplora che gli organi governativi abbiano dormito tutto questo tempo sopra un progetto, che, attuato, riuscirebbe molto vantaggioso per i poveri isolani. Propone d'urgenza che la Dieta incarichi la Giunta di sollecitare nuovamente i fattori governativi a dare evasione al progetto di quella strada e alla domanda di contributo da parte dello Stato. La proposta viene approvata ad unanimità. IV punto dell' Ordine del giorno: Glezer, a nome della Commissione scolastica propone di approvare il consuntivo del fondo scolastico provinciale per il 1900 con un esito di corone 374,266.85 e pari introito; inoltre di approvare il conto del fondo pensioni dei maestri, con un introito di cor. 66,605.44 e un esito di corone 54,285.58 e quindi con un civanzo di corone 12,319.86. Mandic comincia a parlare in islavo. La galleria di destra si mette a rumoreggiare e il presidente ne ordina lo sgombero. L' oratore riprende a parlare in islavo. Allora è la galleria di sinistra che prorompe in rumori altissimi. Mandic apostrofa il publico con gli epiteti „facchini", „mascalzoni". Altri rumori e fischi e grida assordanti in galleria. Mandic. Bel presidente. È d'accordo col capobanda Bennati che dà il segno. Il Presidente ordina lo sgombero della galleria che avviene lentamente tra fischi e urli, poi Mandic termina il suo discorso, mentre si ode una voce che grida dalla porta della galleria: „Venti secoli di pastura". Il Presidente abbandona il suo posto e corre a ordinare si chiuda la porta. [Ilarità). ' omparè, comincia in islavo e poi continua in italiano, chiedendo che vengano liquidati agli orfani della defunta vedova del maestro di Monte, i mesi di pensione non riscossi da lei durante la sua permanenza nell'ospitale di Trieste. V punto dell'Ordine del giorno: Per la Commissione agraria il dott. Venier, dà relazione sull'attività dell'istituto agrario provinciale nel 1900. Propone, a, nome della Commissione, che sia rinnovato'l'invito al Ministero d'agricoltura di risolvere la questione dei maestri ambulanti d'agricoltura, secondo le proposte del Ministero stesso, già accettate dalla Giunta. Mandic, comincia a parlare in slavo. Il publico, che è rientrato nelle gallerie, rinnova i rumori. Il Presidente fa nuovamente sgomberare le gallerie. I rumori, però, continuano all' esterno, or da un lato or dall'altro: per cui l'oratore ogni quattro parole è interrotto da muggiti, fischi, stridori di chiavistelli, ed altri suoni sgradevoli. Il presidente ordina di chiudere le porte. Mandic (in italiano). Queste porcherie possono accadere soltanto sotto la sua presidenza, on. Campitelli. Presidente. Ma caro lei! Io faccio quanto posso. Non sono lo spirito santo, io. Mandic. Una miseria, la xe ! Altro che ! Il dott. Trinaistic (continuando i rumori esterni) si rivolge, parlando in islavo, al Commissario imperiale. Il Commissario allarga le braccia, a dimostrare che non può far niente. Presidente (rivolto all'on. Trinaistic). Ella non ha diritto di dar ordini qui. Il presidente sono io! Invito l'on. Mandic a continuare. Mandic finisce in slavo. L'ass. Tornasi racconta dettagliatamente quanto fece la Giunta per definire la questione de' maestri ambulanti. Chiude col dire che gli spiace di non poter rispondere all' on. Mandic non avendo egli usato la lingua di trattazione degli affari nella Dieta. Spincic. Non esiste in legge ! Tornasi. Esiste, esiste, nella coscienza del popolo. (Voci: bravo!) Il dott. Venier rileva che il governo ha un solo merito, quello di essere coerente a sè stesso verso gli italiani ; ci ha trattati e ci tratta sempre male. Le proposte della Commissoine agraria vengono approvate dagli italiani. VI e VII punto dell' Ordine del giorno : Relatore Doblanovich, si approvano dagli italiani i consuntivi della Commissione d'imboschi- mento del Carso per gli anni 1899 e 1900. Inoltre si approva il preventivo 1901, con un aumento del contributo provincinle da 6000 a 9000 corone, purché anche lo Stato aumenti il suo contributo. Vili punto dell' Ordine del giorno: Il dott. Scampicchio per la Commissione agraria propone : „Piaccia all'ecc. Dieta deliberare: I. All'atto della rinnovazione, nell'anno 1893, dello spirante trattato di commercio fra la Monarchia a.-u. ed i vari Stati, si deve insistere chiaramente sull'esistente dazio unitario autonomo di fior. 20 (40 cor.) in oro per tutti i vini, eccettuati gli spumanti, e così pure pei vini prodotti da frutti e pei mosti vinari e di altre frutta, e non si deve sotto alcuna condizione accordare un dazio convenzionale ridotto. Il dazio sulle vinacce deve essere aumentato in proporzione al dazio sul vino, e non si deve nel trattato accordare una riduzione dello stesso. L'introduzione di surrogati vinari in genere non deve essere concessa e la si deve rendere impossibile mediante un corrispondente dazio elevato. II. Vengono invitati gli ii. rr. Ministeri di agricoltura e del commercio, di provvedere alla costituzionale promulgazione di una nuova legge dell' Impero, la quale riesca assolutamente proibitiva per la manifatturazione dei vini artificiali o adulterati e per il commercio dei materiali adibiti a tale uso e frattanto a pretendere dagli organi a ciò chiamati la stretta e rigorosa applicazione delle disposizioni della legge 21 giugno 1880 N. 126 e del § 403 del Cod. pen. perchè sia tutelato e protetto il vino naturale contro la concorrenza dei vini adulterati e artificiali. III. L'Inclita Giunta provinciale è invitata a portare a conoscenza dell'imperiale Governo le risoluzioni suaccennate, al più tardi entro il termine di mesi tre." Tali proposte sono approvate a unanimità. IX, X, XI, XII e XIIIpunto dell'Ordine del giorno. Relatore il dott. Glezer, la Dieta passa all' ordine del giorno sulle domande di aumento di pensione dei signori Giacomo Lusnik di Laurana, Luigi Caenazzo di Pola, Luigia Paladini di Pola, Giovanna Cella di Cherso, di Elisabetta ved. Cosulich di Lussino e rimette alla Giunta, per benigna presa in considerazione le domande di Luigia ved. Segalla, dei minori Gisella, Eugenio e Vittorio Matteicich e di Maria Luigia Borini. Relatore Costantini, la Dieta accorda un aumento di sussidi ai petenti Anna Gandusio, Da-nizza Vlach e Giulia ved. Predonzani, mentre passa all' ordine del giorno sulla domanda della petente Caterina Marchi. Due interpellanze. Compare. Interpella il Governo per sapere se è disposto ad ordinare che nell'Istituto magistrale di Capodistria sia impartita l'istruzione in lingua slava agli studenti slavi, e che sia moderato il rigore per l'istruzione del tedesco. Interpella poi la Giunta riguardo la questione del serbatoio d'acqua nel Comune di Scoffie di mezzo. Il Municipio di Muggia aveva ordinato l'esecuzione di alcuni lavori di riparazione; invece di riparazioni furono fatti dei guasti. Venier. Propone di invertire l'ordine del giorno, in considerazione dell'ora tarda. Depangher presenta la seguente urgenza : „Viene invitato l'imperiale Governo ad impartire disposizioni energiche onde i membri del clero nel contado cessino di avvalersi ulteriormente della loro posizione privilegiata a scopo di agitazione politica." Sovra invito del Presidente al XV punto dell' Ordine del giorno il dott. Rizzi per la Commissione di finanza espone che la Società per la progettata ferrovia elettrica secondaria Mattuglie - Abbazia - Laurana, aveva chiesto alla Società della Ferrovia Meridionale, proprietaria della stazione di cura di Abbazia, di garantire il pagamento degli interessi delle azioni priorali della nuova Società, nel complessivo importo di cor. 40,000. La Meridionale assunse la garanzia per la metà di tale importo. Allora la Società della ferrovia elettrica si rivolse alla Société des vagons lits, conducente degli Stabilimenti di Abbazia, la quale a sua volta dichiarò che assumeva tale garanzia, ma per i primi cinque anni. La Società della ferrovia elettrica chiese allora alla Giunta che la garanzia per queste 20,000 corone di interessi, sia assunta, dopo i primi cinque anni, dalla provincia. La Commissione di finanza fa mozione : „L'ecc. Dieta voglia deliberare: I. Viene assunta a carico del Fondo provinciale la garanzia per il pagamento degli interessi delle azioni priorali della Ferrovia elettrica Mattuglie-Abbazia-Lovrana sotto le condizioni e nei limiti del progetto di contratto, allegato I, all'istanza del principe Alfredo Wrede di Vienna 11 maggio 1901 N. 3325, semprechè due terzi della somma garantita venga assunta e contro garantita dai comuni locali interessati di Vo-losca, Lovrana e Veprinaz. II. Resta incaricata la Giunta provinciale di conseguire da parte dei comuni locali interessati suddetti 1' assunzione di quest' obbligo in forma di analoga reversale ad essa Giunta provinciale munita dei requisiti voluti dal § 52 del Regolamento commerciale. III. E data facoltà alla Giunta provinciale di firmare, appena conseguita la controgaranzia da parte dei suindicati comuni, il contratto allegato I, dell'istanza di cui ad I. per conto e nome della Provincia." Il dott. Stangher, comincia in islavo e poi prosegue in italiano. Deplora che la Commissione esiga la controgaranzia dei Comuni locali, considerando quella ferrovia non soltanto d'interesse locale ma generale. Osserva che alla Liburnia nulla fu dato negli ultimi 17 o 18 anni, mentre la Liburnia contribuisce largamente al peculio provinciale. La nuova ferrovia sarà certo retributiva, e non graverà affatto sulle finanze provinciali, malgrado la garanzia; mentre così non si può dire dell'altra ferrovia Trieste-Parenzo. Del resto non fa proposte, e voterà per quelle della Commissione. Vorrebbe soltanto che si raccomandasse che la sede della Società sia posta ad Abbazia. Il dott. Rizzi discute se la ferrovia elettrica sarà di interesse provinciale o dei soli Comuni locali. Se 1' on. Stangher ammette che sarà rendibile, tanfo meglio, così nè i Comuni dovranno porre l'addizionale dell'8 p. c. nè la Provincia sborsare la sua parte di interessi garantiti. Non calza poi il paragone fra quella ferrovia e la Trieste-Parenzo. Questa viene fatta con sacrifizio dei Comuni interessati, i quali hanno dovuto imporre un'addizionale del l-I p. c. La dichiarazione dell' onor. Stangher che voterà ad ogni modo per le proposte della Commissione è la miglior prova della loro bontà. Quanto alla questione della sede della Società, si potrà farne oggetto d' una raccomandazione. L'ass. dott. Cleva respinge l'asserzione dell' on. Stangher che alla Liburnia nulla sia stato dato. Dimostri l'on. Stangher quali sono le domande giustificate dei comuni liburnici ed anche di semplici delegati comunali, che siano state dalla Giunta respinte. Anzi alla Liburnia fu provveduto sempre in misura più abbondante che alle altre parti della regione. Il dott. Stangher dichiara che intendeva dire che non fu aiutato lo sviluppo della Liburnia. Quanto alla sede della Società non crede difficile ottenere che essa venga stabilita ad Abbazia. Spincic e dott. Trinaistich D. parlano in islavo. L' ass. dott. Gambini nota la dimenticanza di un requisito per il contratto, che è imposto dallo statuto provinciale. Il contratto abbisogna della Sanzione Sovrana, involvendo obblighi duraturi per il fondo provinciale. Non avendo fatto indispensabile mozione analoga la Commissione di finanza, la fa egli accennando al danno, che ne deriverebbe all'impresa importantissima per Vo-losca, Abbazia e Laurana. Fa voti perchè si compia presto nell'interesse di quella parte bellissima della provincia. Le proposte della Commissione e quella del dott. Gambini, perchè il contratto sia assoggettato alla Sanzione Sovrana prescritta, sono accolte a quasi unanimità Il dott. Ventrella presenta una mozione invitante il Ministero delle finanze ad ordinare ai suoi organi maggior ordine nell'inscrizione delle ipoteche di garanzia della Finanza nei libri ta-volari. Comparò presenta una mozione riguardante la regolazione del Risano. Si approvano in prima lettura il progetto sui medici comunali e quello sugli impiegati comunali, i quali vengono passati alla Commissione politico-economica. Il dott. Stangher osserva che, contrariamente agli usi vigenti in tutti i Parlamenti, il presidente dopo aver semplicemente annunziata la morte del vescovo Sterk, che fu anche membro della Dieta, non invitò — com' è consuetudine — i deputati ad assorgere, ciò che sarebbe stato atto di doveroso riguardo per l'antico collega e di pietà per il morto. Chiede se fu lina dimenticanza. Presidente. Non diedi il semplice annunzio della morte di mons. Sterk, aggiunsi che aveva telegrafato al Capitolo, nella fiducia di interpretare il dolore della Dieta. L'avviso della morte fu spedito a me Capitano provinciale in persona, non alla Dieta o alla Giunta provinciale, quindi la annunciai appunto perchè mons. Sterk fu deputato a questa Dieta. Spinieic parla vibratamente in slavo. Alcuni deputati italiani abbandonano l'aula. Il Presidente constata la mancanza del numero legale, mentre Spincic termina il suo discorso. Rientrati alcuni deputati italiani, la Dieta si riunisce per pochi minuti in seduta segreta per la lettura d'una interpellanza del deputato Man- dich, a carico di un maestro di scuola slava. * * * Essendo di grande importanza economico-finanziaria la proposta fatta dalla Giunta provinciale istriana, per avere i mezzi di far fronte al maggior dispendio imposto dalla legge sull' aumento degli stipendi del personale insegnante delle scuole popolari publiche, proposta letta dall'assfaosore dott. Chersich, nella seduta 17 settembre p. p. e da noi riportata nell' ultimo numero, publichiamo testualmente la relazione, con cui la Giunta la giustificava. Eccola. „Colla nota 13 settembre corr. N. 22510 l'i. r. Luogotenenza comunica che S. M. i. e r. Apostolica con Sovrana risoluzione del 5 m s. si è degnata di approvare le imposizioni provinciali deliberate per 1' anno corrente nella seduta del 3 agosto p. p. limitando però le addizionali al dazio consumo anche pel tempo dal 1 settembre a. c. in poi al solo 100% come per lo passato. L' i. r. Ministero dell' interno, nel dispaccio col quale partecipa tale risoluzione all'i, r. Luogotenenza, soggiunge „che il Governo per ragioni di massima d'ìndole politico-finanziaria non potè aderire all'ulteriore aumento della già ora rilevante addizionale al dazio consumo del vino e delle carni dal 100 al 125°/o, come venne deliberato dalla Dieta provinciale." La negata approvazione dell' aumento dell'addizionale provinciale al dazio consumo apporta sul bilancio del corrente anno 1901 un ammanco di cor. 27,083 ; ma non tanto per coprire questa defìcenza, quanto per far fronte stabilmente alle maggiori esigenze per le aumentate paghe dei maestri — col quale provvedimento 1' elevazione del dazio provinciale sta in strettissimo nesso — la Dieta provinciale nella seduta del 3 agosto p. p. s'indusse a portare dal 101 al 125 la percentuale della rispettiva addizionale comunale. Con questo aumento veniva assicurato alla provincia un maggior reddito per ora di oltre cor. 81,000 e prevvisto con ciò per oltre 2/3 alla maggior esigenza causata dall'aumento delle paghe dei maestri, il quale per ora arrecherà alla provincia un nuovo aggravio di circa cor. 11,000. Il dispaccio ministeriale non indica alcun esplicito motivo, pel quale il Governo non ritenne di proporre a S. M. l'approvazione dell'aumento, ma accenna soltanto a »'agioni di massima d'indole politico-finanziaria, senza precisare su quale criterio s'eno basate tali ragioni negative. Prescindendo dalla consideraziono che in materia d'imposizioni dovrebbero essere normativi soltanto criteri finanziari o di natura economica e non anche ragioni politiche, la scrivente ritiene che l'organo competente a giudicare qual genere di imposizioni in determinate contingenze ed epoche più si attagli alla nostra provincia sia codesta Eccelsa Dieta provinciale, come quella òhe è composta di tutti gli elementi interessati nel pagamento delle imposte e quindi può, per propria scienza ed esperienza stabilire, qual genere d'imposizione sia meno dannoso al regolare sviluppo delle nostre forze economiche. A coprire la defìcenza risultante dall' aumento delle paghe dei maestri l'Eccelsa Dieta provinciale — sulla base dell'attuale legislazione provinciale — aveva aperte due sole vie, vale a dire o aumentare l'addizionale provinciale alle imposte dirette reali e personali, o aumentare ' l'addizionale alle imposizioni indirette sul consumo. Se l'Eccelsa Dieta diede la preferenza a questa seconda misura, essa lo fece per motivi che a chi ben consideri devono apparire senz'altro decisivi. Infatti essi si compendiano nelle ragioni seguenti : 1. Un aumento dell'addizionale provinciale alle dirette non è punto consigliabile, essendo già generalmente altissime le addizionali esistenti a queste imposizioni nel loro complesso a favore dei comuni, dei comitati stradali, della provincia e di scopi speciali, come ferrovia locale Trieste-Parenzo, strada Barbana-Albona, per arretrati di spese ospitalizie ecc., è facile farne un computo dalle indicazioni contenute nella relazione generale della Dieta sulla sua attività presentata nella presente sessione. 2. Un aumento delle imposte dirette sarebbe più gravoso e più dannoso agli interessi economici della provincia che non quello deliberato. 3. L'aumento alle dirette colpirebbe anche i piccoli possidenti ed industrianti e graverebbe massimamente sulla popolazione povera delle campagne, che deve venire possibilmente risparmiata, costituendo 1' agricoltura la ricchezza maggiore della provincia. 4. Invece l'aumento dell'addizionale al dazio consumo sul vino e sulle carni cade a carico della popolazione più benestante e principalmente delle città, in quanto che nelle campagne viene bevuto quasi esclusivamente vino di propria produzione e consumata pochissima carne. Ciò stava anche in correlazione coli' aumento delle paghe dei maestri, in quanto che fruendo le città più largamente delle scuole, il maggior dispendio andava per la massima parte a carico delle stesse. 5. L' aumento del dazio consumo viene dal popolo tollerato più facilmente ed apparisce meno gravoso che quello delle dirette, apparendo il primo un imposta su generi che non sono di prima necessità, mentre il secondo è una coattiva falcidiazione di sperate rendite. Ora questi motivi sussistono anche ora, dopo comunicata la decisione dej Governo, rispettivamente la risoluzione Sovrana succitata e la scrivente non si sente perciò in grado di proporre all'Eccelsa Dieta altra via da quella già prescelta. Ne si saprebbe perchè la provincia abbia da essere da meno dei comuni, molti dei quali percepiscono il 125% ed il 150% al dazio erariale di consumo. Nè è a temersi da questo insignificante aumento — il quale si riduce ad un inconcludente rialzo del prezzo per chilo di carne e litro di vino — che abbia a soffrirne il consumo e che forse per questo motivo lo Stato possa intrav-vedervi un pregiudizio per le proprie rendite. La scrivente nutre tanta fiducia che un regresso nel consumo di vino e di carne non si avvererà, che essa non esiterebbe di proporre che — se tale fosse il motivo del rifiuto governativo — la provincia abbia a garantire all'Erario dello Stato, che esso, sin che durerà 1' aumento dell'addizionale provinciale, non incasserà meno di quanto ora esso percepisce per dazio consumo vino e carni. Questo aumento dell' addizionale provinciale dovrebbe poi avere un carattere provvisorio, vale a dire restare in vigore sino a tanto che la provincia non avesse a percepire un importo pari a quello preventivato quale reddito dell' aumento sia in seguito alla sostituzione di un aumento all'imposta erariale sulla birra alla relativa tassa provinciale sia in seguito all'assunzione in propria regia delle imposizioni provinciali di consume. Vale a dire subito che la provincia o dalla nuova imposta sulla birra o dalla assunzione delle imposizioni di consumo in propria regia incassasse circa 81,000 corone più che adesso, l'aumento dell'addizionale provinciale al dazio consumo oltre il 100% dovrebbe sparire del tutto. Perciò anche il carattere di provvisorietà dovrebbe rendere meno difficile l'approvazione da parte delle sfere superiori del deliberato aumento dell' addizionale provinciale al dazio erariale e la scrivente si lusinga che le suesposte ragioni possano in luogo competente venir prese nella dovuta considerazione,"