ANNO XXVII. Capodistria, 1 Febbrajo 1893. N. 3 LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-irimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. IN ISTRIA D'AUTUNNO (Herbsttage in Istrien) DEL DOTT. M. HOERNES ') . (traduzione e note di G. Vàtova) La nostra meridional penisoletta dell' Istria, sì notevole per la posizione che prende sul confine dello stato e d'ambedue le metà dello stato, è come colonna miliare, che all' Europa centrale segna la via verso il mare mediterraneo. Ella ci presenta una piccola immagine della Grecia e dell' Italia e a queste penisole è frapposta come la penisola del Sinai fra l'Arabia e l'Egitto. La si può chiamare ancora l'ago della bilancia, i cui gran piatti, di fatali vicende "ricolmi, per i due fianchi dell'Adriatico pendono giù verso il mezzogiorno. Niun Alessandro, niun Cesare à quindi messo a soqquadro il mondo : 1' ago tentenna e sì seconda gli sconvolgimenti. che susseguousi ad oriente e ad occidente di lui. Ma, come sulla penisola slavo-greca e sulla italica, anche sull'Istria grava in ognitempo più o meno sensibilmente l'influsso del norde, verso il quale ella volge ') Leggevasi in tedesco nell'appendice della Gazzetta di Vienna (Wiener Zeitung) n.o 239, domenica 16 ottobre 1892. Il dottor Maurizio Hoernes è archeologo e appendicista. È nato a Vienna ai 29 di gennaio del 1852. E vive appunto là, ov'è addetto alla collezione preistorica del museo di storia naturale dell'imperiale e regia corte. Scrisse, per quel che so. e sta scrivendo -. Antichità dell'Erzegovina (Altertümer der Herzegowina!, 1881-, Atlantide (Atlantis:, 1884; Bosnia ed Erzegovina (Bosnien und Herzegowina), 1888: I sepolcreti del castelliere di San Michele presso Adelberga nella Corniola (Die gräberfelder an der wallburg von St. Michael bei Adelsberg in Krain), 1888; Le origini dell'uomo (Die Urgeschichte des menschen), 1891. E dev'essere, come pirmi che si possa facilmente arguire anche dallo scritto che segue, veramente un brav'uomo. Non è inutile nò spiacevole a leggere con che lenti una persona dotta, d'indole di costumi di studi da noi diversa, veda la nostra terra e cod quai criteri giudichi di noi e delle cose nostre. Non è raro ch'ella veda quello che noi non ci siamo sognati mai o mai non ci siamo accorti di vedere. Così, per dare un esempio, a me che tra luco, non m'è capitato mai d'osservare che i nestri pacifici e diligenti asinelli portino di bei riccioli m fronte. E pur così è. Talvolta può anch« — senza che in lei ci sia malizia o prevenzione — essere tratta in inganno e •pronunciare giudizi storti. Ma allora c'è anche l'opportunità di farla ravvedere. Per un altro verso è poi importante che dì noi si occupino gli stranieri, specialmente quand'eglino siano valenti e noi riusciamo loro simpatici. A loro — e con ragione — è prestata ' Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gre* tritamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. la base del suo triangolo. 0, a meglio dire, questa base guarda a greco ed è veramente aperta ai nuovi popoli che di là si rovesciano, a questa volta. Nel luglio del 600 scrivea. papa Gregorio il santo al vescovo Massimo di Salona : Et quidem de Sclavorum gente, quae vobis valde imminet, et adfligor vehementer et conturbar. Ad-fligor in kis, quae iam in vobis patior, conturbor quia per Istriae aditimi iam in Italiani intrare copperunt2). Con lo stesso affanno e con la stessa paura sarebbe stato a riguardare l'inoltrarsi degl'i Ili ri un custode dell' Italia del tempo preistorico. Ma dal torto della conquista nasce il dritto del possesso, e i successori di quei veneti illiri, penetrati nell' alta Italia in" tempi mal n^i. al ,cadere ..appellatila republica di San Marco, si dai connazionali maggior fede che non sarebbe a noi. E questi, fatti curiosi, calano giù alla loro volta e, trovandoci gusto, lasciano in provincia un po' di denaro. Gli autori poi non possono che sentirsi lusingati nell'amor proprio da questo, se si può dire, onore che vien loro fatto del tradurre i loro scritti, e spinti forse a scrivere ancora e a scrivere bene — quel po' di bene che c'è tuttavia — della misera provincia. Ecco le considerazioni che m'indussero a tradurre intanto il bozzetto che qui si può leggere, se anche la traduzione non è, certo, la migliore che si poteva fare. I nostri giovani studiosi, più giovani ch'io non sia e più studiosi e più attivi, quando capita loro sott'occhio un'appendice un'articolo così, che dica spassionatamente amorevolmente del nostro paese, non sarebbe mica male, se ne facessero la traduzione e la inviassero da stampare all'uno o all'altro de' nostri periodici e ne dessero contezza così ai comprovinciali. È cosa Che deve riuscire più facile a loro, che sono costretti a frequentare le nordiche università e a passare ivi qualche ora nei cafl'e e nei gabinetti di lettura. Altrimenti nella moderua b.iraonda delle publicazioni giornaliere e periodiche sfuggono cotali prodnzioncelle a noi che siamo fuor di mano e finiscono il più delle volte a cadere miseramente nell'oblio. Ed è peccato. E così ben torni fra noi il dottor Hoernes un'altra volta e, se già non l'à fatto nel suo primo viaggio — intorno al quale io non so se abbia scritto un'appendice — percorra altre parti dèlia nostra provincia, che certo non gli riusciranno meno interessanti ed attraenti di quella che ha già visitata. Ben venga dunque e ci doni altri bozzetti geniali come questo. 2) Traduco alla meglio, già che ci sono, anche qui ed altrove per coloro a cui il latino non sia latino. Ecco intanto la dolorosa parola del santo papa : In verità che della razza degli slavi, la quale gravemente vi minaccia, assai mi accoro e mi turbo. Mi accoro per ciò che voi soffrite ed io soffro con voi, mi turbo perchè per la porta dell' Istria già presero a entrar nella Italia. lasciarono scappar di mano le redini dell'Istria occidentale. Ancora un lustro e saranno cent' anni da che l'Austria riuscì con la pace di Leoben a riunire l'Istria veneta a quella già sua, alla contea di Pisino. Così «bbe line 1' antichissima scissura, che anche al tempo dei romani imperadori soggettava la costa orientale e 1' occidentale a differente governo. Quasi quasi, variando quel che il poeta ') dice della eapannaccia, saremmo indotti ad asserire che su brevissimo tratto di terra trovano lor posto di grandi antitesi storiche, purčh' ei ne sia favorito dalla posizione. L'uomo settentrionale, cui la bassa temperatura del suo paese à sospinto oltre l'Alpe, mette quivi piede in un altro mondo. Arriva a Trieste quando il cielo imbruna e, prima di tutto, appaga l'urgente bisogno che prova di esaminare molto scrupolosamente l'acqua d'un catino e di trasformarla per 1' occasione in un liquido che somigli all'inchiostro2). Pui'e è questa una tinta fosca eh' ei può togliersi con 1' acqua. Ben presto luce ed aria gli regalano un'altra patina più nobile: cbè iddio Febo guarda giù l'Istria con affetto non minore che altri paesi, ne' quali un giorno levaronsi i templi suoi più belli. Ma, dopo d' aver dormito un eccellente sonno, si fauno due passi dal calìe alla Riva della sanità e s'à quivi occasione di citare un emistichio di Orazio. A bordo del piccolo piroscafo della società Istria-Trieste, che alle 6 '/2 della mattina parte per Pola, toccando per via vari porti, si ripete angosciosamente il noto trecentos inseris ! ohe, iam satis est!3) E gl'insaccati con l'anima e senza — lesti garzoni bruni, destri saltatori e 'men destre femmine dalle vesti variopinte, a cui i neri capelli scarmigliati giù dai cocuzzoli svolazzano fin quasi sugli occhi, bagaglioni e bagagli, casse e cassoni, sacca e ceste, caratelli e botti, zerbinotti con lor dame a meraviglia lisciate e casacche di marinai e cocolle e uniformi —: tutta questa roba si spinge dentro a forza oltre un' asse stretta stretta e pretende di trovar posto sulla coverta di poppa già ingombra di gomene di catene e d' altri marinareschi attrezzi, di panche di sedili e di due costruzioni di legno quali sono l'ingresso alla camera e la cupola che le dà aria e luce. E il posto ce lo trova in fatti. Certo non tutti rimangono coloro coi quali già ci eravamo rassegnati a fare il viaggio insieme. Perchè, appena si dà il segnale della partenza, ne nasce un subitano rigurgito, quasi che i passeggeri tutti volessero abbandonare il battello. Ma non n' escono che i soprannumeravi, coloro che prendono commiato, che ci sono venuti solo per dare una commissione od anno avuto altro motivo di visitare il piroscafo pronto a partire. E così circa la metà se n' è ita e la metà è rimasta, e il battello si avvia, non veramente in punto alle tìl/2, ma del resto con ogni precisione, nella scintillante amplitudine. Accanto al bello e giovin frate *) F. Schiller negli ultimi versi della romanza II giovinetto al fonte (Der iiingling am bache), tradotti da A. Maffei così: Un ristretto — campestre ricetto Per due cuori è bastevole asti 2) Una figura che sarà spiritosa in tedesco; ma in italiano mi sa d'affettato. Che può dipendere dalla traduzione, letterale per quanto è possibile. Si scusa tuttavia, perchè serve di passaggio a quella che segue assai graziosa. ') Trecento ne insacchi 1 gnamo, basta oramai\ — Sermoni I 5, 12, 13. in abito bruno, che tiene gli occhi umilmente bassi, l'irreprensibile cicisbeo in una posa audacemente negletta incrocia le gambe e getta a manca e a ritta sprezzanti occhiate sugli uomini e sulle cose. Coi loro dolci e pazienti occhietti guardan fuori legati sotto alle panche i tacchini. Sopra le lunghe levigate e tranquille strisce ondulate, che sono l'ornamento semplice e nobile insieme, con cui l'azzurro mare incorona il nostro battello, sfavillano agitate dalla brezza deliziosa innumere ondicelle, rete sottile, con cui Eolo imprime all'elemento il suggello di sua signoria, eh' è tanto mite in questo giorno. Lontano una vela incalza l'altra, vien su dall'onda e dalla nebbia mattutina un panorama dell'Alpe. Trieste si ritira; Pirauo, Umago, Cittanova, Parenzo ci aprono le braccia dei loro porti, in generale parlando eccellenti. Soltanto a Salvore si approda per barca ; in ogni altro luogo si ripete lo spettacolo dell'approdo al molo, nel cospetto d'un gruppo di allegre case, di cinte di mura antiche di veneta città 0 fortezza, di trabiccoli stra ;a-richi spinti a forza di remi lentamente dentro 0 fuori della darsena. 11 molo tutto formicola di passeggeri e di curiosi-, di garzoni che vogliono arrampicarsi sui fianchi del battello, di fruttaioli che salgono a bordo, d' una folla di passeggiatori, di guardie di finanza, di facchini e d' altra gente pronta a offrirti il suo servigio. Oh la bell'uva e le belle pesche! Che dignitosi reverendi e rappresentanti del poter temporale, dell'autorità politica, del possesso fondiario e della mercatura! Noi avemmo la fortuna d'imbatterci già a bordo del nostro piroscafo in due conoscenti istriani, il medico distrettuale di Parenzo e il parroco di Villanova l!). Udimmo da loro qualche novità; ma in sostanza in due unni, voglio dire dall' ultima volta che avevamo visitato la penisola, tutto erasi conservato nello stato antico. ( Continua ) --—sxe---—-:- INDICE DELLE CARTE DI RASPO (Archivio provinciale) Filza 9. anni 15-58 e 1559 c. 52-100 Capitano Giovanni Corner Extraordinariorum primus Vincenzo di Giovanni, stipendiario di Raspo e cittadino di Capodistria, è nominato dal capitano Corner comissum (?) generalem huius regiminis col salario di dodici ducati all'anno (a. 1558). — Precetti, contraddizioni a rendite, procure. — Livelli perpetui. — Intimazione diretta al Supremo di Colmo che nessuno di quel luogo ardisca •'» parole o in fatti offender o molestar prete Benco pievano di Colmo sotto pena di bando, galea ed altro ad arbitrio (a. 1558). — Estimazioni di danni recati ai campi effettuate dagli stimatori del Comune. — Mandato capitanale, 26 dicembre 1559, diretto ai Supremi di Rozzo, Colmo, Sovignacco, Draguch e Verch : Non essendo conveniente che alcuno senza legittima causa sia notato et infamiato et massime li R. Sacerdoti che hanno cura d'anima, comandiamo pero per tenor delle presenti a cadaun di infrascriti Supremi et comuni che non debbano in modo alcuno cassar li R.i sacerdoti che nelli loro luoghi officiano, ne venir a nuova elletione et ballotta-tione d'altri non havendo causa legittima 0 qualche querela contra li preditti R.i sacerdoti che di presente si attrovano da esser per noi conosciuta sotto pena della nullità di cadauna elletione o ballottatione per loro fatta, ma debbano permetter che officiano et continuino quelli che fin hora et de presente officiano et hanno officiato. Questo mandato però è revocato dello stesso capitano, nel medesimo anno, in quanto si volesse applicare al comune di Verch che allontanò prete Matteo, il quale deve essere nuovamente rebalotato del comune stesso. — Compromessi. - - Mandato ai tre beccai di Pinguente Vincenzo e Antonio Sorolich e Gerolamo Bacherle che debbano aver sempre fornita la beccheria di carne sotto pena di perdere la concessione di poter far carne. — Terminazione concernente la conservazione dei beni di San Marco (a. 1559). — In relazione alla terminazione anzidetta Giovanni de Germanis è nominato sindico o procuratore fiscale per la ricupera e per la conservazione delle terre di ragione dello stato. — Mandato diretto al Supremo di Rozzo contro i chierici (a. 1559) : Havendo nui inteso con nostro grandissimo despiacer attrovarsi in questo castello di rozzo alcuni preti zoveni et altri discoli et che tutte le notte vanno attorno facendo et commettendo mille inconvenienti con offension de la giustitia et scandalo universali, et medesimamente usando insolentie assai a diverse persone con danno loro grande. Al che volendo nui proveder et ovviar accio che li popoli a nui soggetti possino viver quietamente et in pace, commettemo per tenor delle presenti a li Zuppan de rozzo che debbi con li tuoi ministri et officiali andar la notte per il castello et trovando di simili giottoni et discholi, ritenirli et mandarli di qui alla presentia nostra sotto custodia, togliendoli le arme et facendo in nome nostro publicar che ninno ardischa caminar di notte per detto castello con arme et senza lume, sotto pena di corda, galia bando et altre maggior pene ad arbitrio nostro, venendo poi o mandando de qui alla cancelleria nostra a re/ferir il tutto. — Mandato diretto al consiglio di Ro/.zo che ordina di revocare la nomina fatta di un prete bastando che officino in detto castello tre preti soltanto, (a. 1559). — Terminazione con cui è affidata la predicazione quaresimale nella chiesa maggiore di Pinguente pro 1559 al padre Andrea di Cattaro dottore in teologia con lo stipendio consueto. — Sorta lite fra il comune di Rozzo e il pievano del luogo pre Girolamo Greblich a cagione di una decisione di Angelo Malipiero ciie fu capitano di Raspo, che non devessero esservi altro che tre preti compreso il piovano, visto il fatto che il cappellano Bartolomeo Juretich venne confermato del capitano che fu di Raspo Giammaria Contarmi, i detti due sacerdoti dichiarano di non voler avere più questioni col comune di Rozzo rimettendo ogni differenza nelle mani del capitano Giovanni Corner alla cui saviezza si raccomandano, (a. 1559). — Disdette e locazioni di masi posti nel capitanato. — Sequestri. — Sentenze d'arbitri, locazioni. — anni 1559 e 1560 c. 101-141 Capitano Giovanni Corner Extr aordinariorum secundus Mancando affatto una tariffa stabile che sia di norma a chi ricorre al tribunale del capitanato e volendo accondiscendere alle sollecitazioni fattegli spesso dai giudici del comune di Pinguente e impedire eziandio abusi che potrebbero insorgere a danno del povero, il capitano di Raspo Giovanni Corner con apposita terminazione del 12 novembre 1559 rende publica per la esatta osservanza la seguente Tariffa della cancelleria de Pinguente In civil Per ogni mandato in scrittura bollado soldi quattro l. - s. 4 Per la relation della presentation d'esso mandato soldi quattro l. - s. 4 Per ogni relation de citation ad respondendum in iure essendo un solo citado soldo uno et se più un soldo per cadaun l. Per ogni instantia notada dal cancelliero soldi quattro l. Per ogni produtta d'instantia o risposta o replica, o triplica o capitoli o interrogatorii o altra scrittura quantunque si producano molte cose in un atto solo soldi dodese l. - s. 12 Per la esamination de cadaun testimonio soldi quattro l. - s. 4 Per la relation de citation de testimoni soldi uno l. - s. 1 Per la copia de dimanda, risposta, capitoli o altra scrittura, per ogni carta contenente righe disdotto per fazzada soldi quattro l. - s. 4 s. s. Per la copia del processo che si manda in appella-tione o altra copia che se cavi per charta continente linee ut supra soldi quattro l. - s. 4 Per far noto del procuratorio della lite soldi quattro l. - s. 4 Per le cavalcate a esaminar testimonii sopra il luogo nel territorio di Pinguente oltra le spese al zorno lire doi l. 2 s. — et cavalcando fuori del territorio lire tre l. 3 s. — Per cadauna cavalcata sopra il luogo de qualche differentia con il ci o cap.o lire tre soldi doi l. 3 s. 2 Et andando col ci.o cap.o nella: terra sopra il luogo de qualche differentia lire una soldi undese l. 1 s. 11 Per nota di cadauna sententia fina lire quattro soldi quattro l. - s. 4 Et de li in suso soldo uno per lira iuxta il statuto Per instrumento de vendition all'incanto si de pegni mobeli come de stabeli fino lire quattro soldi quattro l. - s. 4 Et de li in suso soldo uno per lira iuxta, il statuto Per instrumento de vendition all'incanto si de pegni mobeli come stabeli fino lire quattro soldi quattro l. - s. 4 Et de li in suso soldo uno per lira Per nota di cadaun pegno soldi quattro l. - s. 4 Per cadaun incanto semplice senza la deliberation soldo uno l. - s. 1 Per nota di cadauna stima soldi quattro l. - s. 4 Per nota di tutella o curation con giuramento soldi quattro l. - s. 4 Per inst.romento di procuratorio cavandolo soldi dodese l. - s. 12 Per la legalità soldi quattro l. - s. 4 Per note di compromesso per parte soldi quattro l. - s. 4 Per nota di cadauna sententia voluntaria soldi quattro l. - s. 4 Per l'estration di quella soldo uno per lira Per nota de relation che non si trovi beni mobili soldi quattro l. - s, 4 (Continua) • G. V. — Portole -2BS IST o t i z i s L'Istria del 14 gennaio venne sequestrata, 24 ore dopo uscita, dall' i. r. procura di stato in Rovi-gno, e diede origine al sequestro l'articolo : Carlo de Franceschi.; venne pure sequestrato il numero successivo 21 corr, causa l'articolo: Cose scolastiche-, e così pure, come apprendiamo all'ultimo momento, il numero di sabato scorso, ma non sappiamo ancora per quale articolo, e sempre dall' i. r. procura di stato in Rovigno !! Gli importi che sono pervenuti alla Direzione centrale della „Lega Nazionale" per la scuola di Santa Ci 'oce (Trieste) a tutto 31 dicembre 1892 ammontano a fior. 3860.90. La statistica sociale alla fine dell'anno presenta i seguenti dati: Gruppi 50, soci 14258. Sezione adriatica: Gruppi 31, soci 12121. Sezione tridentina: Gruppi 18, soci 2480. Dalmazia: Gruppo di Zara con soci 667. Nella sezione adriatica: Friuli orientale Gruppi 5, soci 1267; Istria Gruppi 25, soci 5794 ; Trieste Gruppo unico, soci 5060. In preparazione: Spalato nella Dalmazia ; Vertenegiio, Veglia 1), Cherso, Lussinpiccolo, Cimino, Villanova, Torre e Sanvmcenti nell' Istria. Il Consiglio scolastico provinciale dell' Istria, nella seduta dei 30 dicembre p. p., in evasione alla domanda fatta intorno alla metà di ottobre, concedette alla Direzione centrale di aprire la scuola di S. Domenica presso Parenzo. Nella scuola di San Colombano presso Muggia furono attuate le lezioni serali per adulti, vivamente richieste da quei terrazzani. I rispettivi Gruppi sono stati incaricati di procedere subito alla costruzione degli edifìzi scolastici di Sdregna (Istria) e di S.ta Croce (Trieste) e all'adattamento di un edifìcio in Colmo (Istria) e in Lu-cinioo (Gorizia). Si at+endono proposte concrete dal Gruppo di Albona per istituire colà il giardino d'infanzia in massima già deliberato. I sussidi scolastici per il magistero e il sacerdozio ammontarono nel 1891 a fior. 2825, nel 1892 a fior. 3875, compreso quest' anno il generoso contributo del comune di Trieste di fior. 120U. Nella seconda metà del mese di dicembre 1892 sono partiti da questo porto (Parenzo) coi piroscafi della società «Istria-Trieste» ettolitri di vino 2669.30; e precisamente : per Trieste ett, 2295.32, per Pola ett. 261.13, per Fiume ett. 148.85. Dalla gentilezza della locale Agenzia della sul-lodata società ci venne ancora favorito il movimento vino di tutto 1' anno testé cessato. Eccolo : per Trieste per Pola per Fiume Gennaio ett. 3102 27 — ett. 401.46 _ ett. 54.89 Febbraio » 2976.30 — » 310.59 — » 61.30 Marzo » 3317.05 — » 403.79 — » 45.60 Aprile » 3752.12 — » 419.37 — » 199 12 Maggio » 2911.98 — » 453.28 — » 138.15 Giugno » 3019.32 — » 361.97 _ » 280.91 Luglio » 4564.18 — » 482.11 — » 315.34 Agosto » 5805.79 — » 690.29 — » 309.08 Settembre » 3593.10 — » 988.83 — » 138.13 Ottobre » 4794.29 — » 815.40 _ » 405.18 Novembre » 4969 20 — » 847.59 _ y> 289.07 Decembre » 4069.87 — » 566.93 — » 248.30 » 46875.47 — » 6741.60 — » 2485.07 Complessivamente, dunque, furono trasportati 56102.14 ettolitri di vino. Una bella quantità, la quale, valutata in media a fior. 13 all'ettolitro, importa la rispettabile somma di fiorini 780.000. Ora questo non è tutto il vino che è partito da questo porto, imperocché una parte, non grande, fu trasportata pure colle barche, sia da Parenzo che dal porto di Val di Torre, ed altra ancora — delle parti di Visinada —» viaggiò per terra verso Pisino. Il che tutto sommato, può dirsi, con tutta certezza — anzi si resta al di sotto del vero — che la produziene vino qui nel 1891 superò i 60,000 ettolitri. La quale produzione va divisa fra i comuni locali di Parenzo, Vi-signano, Visinada e una parte di quello di Orsera (San Lorenzo ed altri minori ville). Diciamo una parte in Orsera, perche essa imbarca il proprio vino e quello di Fontane nel suo porto. Dunque i 60 mila ettolitri, o meglio il rispettivo valore di 780.000 fior, va diviso fra una popolazione, complessivamente presa, di 16,850 anime, il che vuol dire ancora, diviso il detto importo per testa, che ognuno si avrebbe fior. 45 e frazione. Ora si sa, che le vendemmie del 1891 fruttarono a Orsera circa 10,000 ett., che al prezzo medio su detto importano fior. 130.000. Sicché tutta la regione che sta fra il Quieto e il Lerne percepì dal solo prodotto vino 910.000 fior, che andarono di- visi fra 19.806 anime. Come si vede, è da restarne soddisfatti, e fare auguri che anche i prossimi anni vadano come il passato. Intanto, mercè il vino, non solo se ne avantaggiarono gli agricoltori e i possidenti, ma i piroscafi, le barche, i carradori ed i manipolatori. {Dall'Istria) --—-----«ars*------ Cose looa.ll Bollettino statistico municipale di dicembre 1892 Anagrafe: Nati-battezzati 29, maschi 15, femmine 14. — Morti 19, uomini 4, donne 4, fanciulli 4, fanciulle 4, sotto i sette anni, nonché maschi 0, femmine 1 nata morta. — Trapassati: 11, D'Andri Pietro fu Giuseppe d'anni 58; — 13, Marcovich Caterina d'anni 79; 15, Schiavou Rosa nata Giani d'anni 79,- — 16, Scher Almerigo fu Antonio d'anni 65; — 17, Gambini Diana nata Padovan d'anni 83; — 26, Delconte Antonio fu Na-zario d'anni 72; — 28, Lonzar Orsola ved. Nazario d'anni 81; — 30, Visentini Francesco fu Giovanni d'anni 69; — Sandrin Francesca ved. Antonio nata Vescovo d'anni 78. — Polizia: usciti dall'i, r. Casa di Pena 4, dei quali 3 Istriani, 1 dalmato. — Sfrattati '5. — Rilascio di nulla osta per l'estradazione di permesso di viaggio marittimo 1. — Insinuazioni di possidenti per vendere al minuto vino delle proprie campagne 6, per ettolitri 43. a soldi 32-36 al litro. — Certificati per spedizioni vino 12 per recipienti 33, contenenti ettolitri comp. 30 e 45 litri, — di sardelle salate 3 per barili 20 del peso di chilogr. 873, con un barile di salamoja de peso di chilogr. 50, — di sardoni salati 2 per mastelle 10 del peso di chilogr. 46, — di Olio d'oliva 1, per litri 30. — Licenze industriali 5, di cui 3 per albergo e trattoria, — 1 per vendita di vino all'ingrosso, — 1, per vendita commestibili. Animali macellati: buoi 41 del peso di chilogr. 9843. con 454 chilogr. di sego, — armente 25 del peso di chilogr. 3537 con 142 chilogr. di sego, — vitelli 17, — castrati 22. Bollettino delle malattie zimotiche. Capodistria: Tifo addominale casi 1, guarito. --&ssSi® J&a&fc^--- Appunti bibliografici Atti e Memorie della Società istriana di Archeologia e Storia patria. Vol. Vili Fascicolo 1 e 2. Parenzo, Coana. Parte terza. Relazioni dei Podestà e Capitani di Capodistria Queste relazioni vanno dal 1069 al 17 )8, e comprendono tredici esposizioni al Senato di quanto operarono i relativi podestà di Capodistria usciti di carica. Come sempre, gli studiosi di storia patria vi troveranno larga messe, e qui brevemente a comodo loro le riassumiamo spigolando qua e là. La prima di Agostino Barbarigo è scritta nello stile del tempo. Strano fra gli altri quel suo giudizio siili' Istria, "che di tutti i quattro elementi che compongono il mondo è grandemente difettiva,, (pag. 89). Anche del fuoco, con tutte le legna dei nostri boschi che provvedevano abbondantemente l'arsenale, e i camminetti degli Illustrissimi? Cou-tiene però delle buone osservazioni come la seguente : "Questa Ser.a Rep.a liebbe da questa parte ne' suoi principii qualche ostacolo, cercando i Populi di que- sta Provincia d'impedire il suo aumento, (pag. 88) con che si ribadisce una verità oramai riconosciuta da tutti. Segue la relazione del Loredan ; e quindi quella dello Zen : entrambi, con uno stile più dimesso n' escono pel rotto della cuffia. La quarta è del Michel, che tocca delle deplorabili condizioni di Paren z o (pag. 121) e opportunamente consiglia *di bandire meno persone fosse possibile« (pag. 122) per non spopolare la provincia, e aumentare invece la popolazione nel contado di Pisino, rifugio dei malviventi. Anche il Contarini per non ripetere cose già dette e ridette è brevissimo. Ottima la seguente del Morosini che accenna alle prepotenze del principe de' Ausberg e del suo cagnotto il Rampel "huomo torbido ed inquieto„ che faceva d' ogni «rba fascio nei contado di Pisino (pag. 132). Si duole che il castello di Sau Leone a Capodistria non sia "terribile per altro che per il nome, e perchè di continuo sta minacciando rovina, (182). E perciò propone la sua demolizione sino alla metà "da terrapienarsi con la stessa materia diroccata,,. Yede auche giusto riconoscendo che "uno dei mali più gravi che invade la povera provincia procede dalla quantità di scole e di confraterne le quali acquistando beni spogliano i sudditi, (pag. 133); e filantropicamente raccomanda l'istituzione a Capodistria di un ospedale "per raccogliere e nudrire tante creature innocenti benché nate di peccato, e così impedire le soffocationi ed altri nciufraggi di quel sangue innocente,, (pag. 134). Importantissima è la relazione del conte Pol-cenigo, quale ci fa conoscere il circuito delle mura di Capodistria e lo stato della città nel primo anno del secolo passato; ma di ciò diremo in apposito articolo. Nella seguente del podestà Cocco degno di nota è il periodo a pag. 159. "Popolati diversi territori della medesima (Provincia) da gente Albanese accolta dalla pubblica Pietà, conserva con i costumi de' suoi autori spiriti animosi e feroci, coi quali regolando le proprie passioni nulla giova il timor della pena per trattenerli a' delitti, (pag. 159). Sapevamcelo ; ma certe verità non si ripetono mai abbastanza. Nè è da negligersi un' osservazione giustissima del Podestà Renier "... il popolo ordinario e povero che nelle pesche e nel travaglio della campagna procacciasi l'alimento, pende dagli arbitrii dei nobili che lo mantengono a se stessi soggetto,, (pag. 161). Viene poi la relazione di Nicolò Donado che si compiace a buon diritto dell' opera sua nel restauro del pubblico palazzo di Capodistria, della scala esterna, dell' arco fatto ruvinoso, della sala, e del nuovo solleggio della piazza (pag. 168). Andrea Capello raccomanda alla pietà del Senato ì popoli dell'Istria "desolati dalla siccità e tempeste, nell'anno 1732 (pag. 175). E final-niente Giorgio Bembo accenna a una grave violazione di confine nel fatto di Muggia dove gl' Imperiali vennero ad arrestare un loro disertore (pag. 182) e conchiude con la solita canzone dei malvenuti dal Levante, e che formano con gli antichi abitatori la popolazione dell' Istria "onde non è meraviglia se insorgono di tratto in tratto uomini di mala vita che turbano la comune quiete„ (pag. 183). Parole che si potrebbero scrivere tali e quali anche oggi pur troppo ! Parte quarta. —- Della chiesa di Faremo, Cap. II e III di Möns. Gasparo Negri. La Direzione degli Atti e Memorie premette opportunamente un breve scritto in cui ci dà contezza dì due capitoli sulla chiesa di Parenzo, rinvenuti in quella Rev. Curia episcopale, e che fanno parte di un' opera del vescovo Negri rimasta incompleta. Il secondo capitolo è intestato come segue: — Si proseguisce 1' esame delle nostre Memorie circa la fabbrica della chiesa, e particolarmente di quelle che alla consacrazione appartengono ; — e il terzo: Si mostra che Eufrasio nostro vescovo fu quegli che fabbricò la chiesa presente ; si apiegano le fis'ure che sono nel mosaico della chiesa stessa dipinte. Come il lettore vede, grande è l'importanza di questi due scritti del Negri, dimostranti apocrifa la famigerata bolla della commissione data da Papa Giovanni XII al Patriarca Rodoaldo d'Aquileja di consacrare la chiesa di Parenzo, e apocrifo pure il non meno famigerato strumento della consacrazione di detta chiesa; strumenti che originarono la favola dell'erezione della basilica enfrasiana per opera dell' imperatore Ottone primo. Premessa la ristampa di detti scritti apocrifi, e di un eccellente articolo del Dr. Kandier, che ne dimostrò pure la falsità, si riportano i due capitoli del Negri. Alle argomentazioni serrate del Kandier con cui 1' egregio uomo provò la falsità dell' Instrumentum Consacrationis, aggiungo il seguente. Neppure Alberigo vescovo di Concordia potè essere presente a Parenzo alla consacrazione nel 956; perchè nell'albo dei vescovi di Concordia ') Capodistria i"J segno di gratitudine gl1 innalzò busto in bronzo e lapide sul palazzo stesso. trovo bensì un Alberigo, ma appena nel 965, quindi nove anni dopo. A quanto scrive il Negri sulla questione dei nimbi o cerchi posti sopra la testa di Gesù Cristo e dei Santi, e sulla antichità giustamente sostenuta di detto emblema, credo opportuno aggiungere gli schi a rini enti seguenti. Anticamente il nimbo rotondo era simbolo di santità, e quadrato di semplice bontà. Così nel gruppo destro del celebre triclinio leoniano a Roma vedesi Cristo in trono col nimbo rotondo con croce, il Papa Silvestro col nimbo rotondo ma senza croce, e 1' imperatore Costantino col semplice nimbo quadrato. Nel gruppo sinistro dello stesso triclinio leoniano, vedesi San Pietro in trono, con .limbo senza croce che porge con la destra il palio a Leone III. e con la sinistra lo stendardo a Carlo Magno. Leone III papa, non santo, e Carlo Magno hanno il semplice nimbo quadrato, segno di semplice bontà (Vedi Carlo Magno nell'arte cristiana. Saggio storico critico di Baldassare Labanca. Roma. Loe-sclier. 1891 pag. 123 e 127). Dunque il nimbo con croce interna è diadema proprio di Gesù Cristo ; il nimbo rotondo di santità, quadrato di semplice bontà. Un' ultima osservazione. Il Negri conchiude la sua dotta monografia così — Pare impossibile che a fronte dei monumenti così evidenti, e che erano sempre sotto gli occhi di tutti, possa essersi introdotto ed avere in seguito ritrovata tanta credenza il pio racconto delle cose ad Ottone accadute; ma o fosse perchè devastata dalle guerre e affetta da successive pestilenze questa infelice città, restò per gran tempo quasi inabitata e deserta; o fosse per il solito costume dei secoli illuminati, di lasciarsi rapire dalle narrazioni mirabili, nelle quali gran parte avesse il soprannaturale e miracoloso. Il fatto si è che questa fin' allora presente, fu 1' opinione comune, e che nè il Mosaico, nè i versi, nè i Monogrammi hanno meritato 1' attenzione di chi si sia; ma tutti universalmente si sono lasciati trasportare a. seconda della corrente, senza fare il minimo esame di ciò che supponevano esser fuori di contrasto» (pag. 228). Tali e quali le ragioni con le quali l'Amoroso, il Deperis e I' umile sottoscritto sostennero la falsità della tradizione di San Mauro africano. Vivesse oggi l'illustre prelato, certo, dopo le recenti scoperte, e la lapide famosa, con un energico decreto porrebbe in testa al sillabo dei vescovi parentim San Mauro protovescovo cancellando quell' altro Mauro inventato dal Kandier, e condannerebbe come apocrifa la storiella dell'africano1). E come vorrebbe dar mano forte al benemerito canonico Deperis2) per continuare 1' opera così felicemente intrapresa ! Riccardo Pifferi. Friuli. Trieste. Caprin edit. 1892. Cesare Iìossi. Dai colli friulani. Trieste, Balestra editore 1893. Con dieci gradi sotto zero, e con la neve che viene giù silente, sono entrato in due calde serre, e ci ho colto, col permesso dei rispettivi proprietari, di qua una stupenda camelia, di là una gentile e variopinta passiflora. E tanta è la vivacità dei colori, chè e dell'uno e dell'altro fiore, benché per natura inodori, mi parve di sentire perfino il profumo. Fuor di metafora sono versi bellissimi dei due poeti triestini che gareggiarono a cantare del vicina Friuli nell'occasione delle feste pel centenario di Pietro Zorutti. I versi del Pitteri sono una robusta concezione di poeta vero ; una rapida corsa pei domini della storia fino alle glorie e alle presenti speranze. E il Rossi pure, benché più soggettivo, pur cercando tra i campi "L'oblio più grato d'ogni umana cosa, sente nel Friuli la forte poesia del passato, e giura serbare "La intatta fè di chi lavora ed ama,. Un tempo i miei Triestini cercavano una boccata di libera aria siili' altipiano del Carso o tra le con valli della Stiria allegrate dal roco canto dei pingui capponi ; adesso i Cresi e i poeti triestini prediligono le rive del classico Sonzio dove dalla Giulia fino alle vette Carniche 1' occhio spazia, e abbraccia la pianura friulana nella sua ampia unità. Italo Svevo. Una Vita. Trieste. Vram 1893. Un volume in sedicesimo di pagine 400. Poco italo, e troppo svevo. E poiché, secondo l'arguta sentenza dei Toscani, troppo fiorentino, è poco fiorentino, così anche il secondo avverbio può essere sostituito dal primo. Con ciò non intendo, per amore di un bisticcio, di condannare assolutamente il romanzo del signor Italo Svevo; solo giova condensare il ') A proposito, come è andata a finire la sperata restituzione dei corpi Santi Parentini annunziata a suoli di campane ?" 0 forse è sbollito l'entusiasmo, poiché non si tratta più d' un santo moro ? 2) Il canonico Deperis non ha però bisogno delle mie parole, e sa ben dire da se le sue ragioni come recentemente ha dato prova nell' Istria contro la manutengoli di quegli avanzi d' Uscocchi, che slogano nasi, braccia e gambe ai pacifici cittadini qualmente hanno messo in chiaro i recenti processi. mio qualsiasi giudizio sull'opera, e manifestare l'impressione che mi ha lasciato. Il romanzo è uno studio analitico, e 1' argomento può essere quindi esposto in poche parole. Alfonso Nitti, il protagonista, il tipo, viene dal villaggio natio a Trieste, e ottiene un posto nella banca del signor Mailer, un tipo anche questo e ben fatto. S'innamora della signorina Annetta figlia del suo principale e la seduce. Dato il carattere dell' Annetta e della signora Francesca, la governante, che, Cicero, pro domu sua, ci fa la parte della Mamma educatrice del Giusti, se pur è del Giusti, le attenuanti sono molte. Commesso il fallo, per consiglio dell'Annetta stessa, e per mettersi al sicuro dalle prime furie del signor Mailer, domanda quindici giorni di permesso, e torna al paese natio. Quivi trova la mamma moribonda, e l'assiste affettuosamente (sono queste le migliori pagine del romanzo che esprimono un sentimento lodevole) e le chiude gli occhi. Ammala anche lui di tifo e torna a Trieste, dove trova l'Annetta fidanzata ad un altro, di facile contentatura, pare. Nessuna scena tragica da parte del principale, che si appaga di guardarlo dall' alto al basso,, lo umilia, e con molta po-litica lo ^costringe a dimettersi. Allora Alfonso Nitti perde addirittura le staffe, commette lo sproposito di chiedere un abboccamento alla sua bella niente meno che di sera, al Molo del Sale; ci trova invece il fratello di lei, che lo provoca, donde una sfida; ma prima del duello, s'uccide. La catastrofe pare a molti non preparata; e immaginata tanto per finire; dato però il tipo del giovane che non ha mai avuto salda la testa sulle spalle, ed anche la circostanza del tifo recente, sono pronto, a concedere, deplorandolo, il suicidio. C'è poi un romanzo nel romanzo che viene opportunamente a rompere la monotonia della narrazione delle faccende alla banca del signor Mailer; cioè le avventure della famiglia Zanucci dove abita il protagonista. Là dentro, se anche tra gente sciatta si respira: l'amoretto di Lucia per Alfonso ce la fa apparire per un momento simpatica. Anche questa però, così vuole la moda, è fatta cadere volgarmente, e non tanto pel suo fallo con l'amante antipatico, quanto per la seduzione tentata a danno d'Alfonso. In ogni modo siamo nell' umano, il verismo non esclude il sentimento, o meglio una esplosione di sentimento, e di spensierata generosità, spiegabi- lissima in Alfonso che ha già perduto dietro quell' altra la testa. E tutto questo s'intitola — TJna vita. Se la vita ci fosse data unicamente per fare degli stupidi sogni di gloria, per scrivere lettere commerciali, passare qualche ora sognando in biblioteca, sedurre le ragazze e asfissiarsi col carbone, il titolo, originale o no, sarebbe una trovata. E non dico già, che su per giù tale non sia pur troppo la vita di molti giovani oggi; deploro però che l'arte, educativa fin l'altro giorno, si sia presa la scesa di capo di cercare solo il brutto, e di sinistramente influire perchè il numero dei giovani sul tipo di Alfonso Nitti diventi sempre maggiore. Non a Trieste però, ne ho ferma fede. E perciò ho detto fin da principio che l'autore di questo romanzo è poco italo e troppo svevo. A questo libro manca quindi 1' ambiente materiale e il morale. Il materiale prima. La scena si svolge a Trieste, ma con pochissime varianti si potrebbe immaginare in qualunque altra città commerciale italiana, e magari anche tedesca. Non una scena, non una descrizione efficace del nostro bel cielo, del nostro mare. Le descrizioni lunghe non sono tollerabili oggi, concedo, manca però il modo di accennarle, e di renderle potenti armonizzando il sentimento della natura con lo stato d'animo dei vari personaggi? In questo romanzo di triestino, non ci trovo che la via dei Forni, con le case grigie grigie, le quali viceversa a miei tempi erano bianche bianche; ed io lo so che ci passavo ogni giorno, per recarmi dalla casa paterna in Via Carintia, alla Haupt-Schule di Sant' Antonio nuovo. E nemmeno c' è il color locale in provincia. Il villaggio natio di Alfonso Nitti potrà essere qualche villa desolata del Carso — Cucibrec, Sessana, mettiamo; ma nessuna borgata dell'Istria. E il color morale peggio ancora. Possibile che il signor Italo Svevo non abbia avvertito l'agitazione, la vita intorno a lui; la nobile difesa della lingua nazionale, e per la quale tanti giovani sono pronti a nobili sacrifizi? Ma pegli alèi ideali, dei quali tutti discorrono, pei quali tanti si agitano, il romanziere non ha detto neppure una parola, tutto occupato in que suoi sistemi filosofici gallo-svevi; e a mettere issieme un romanzo sulla falsariga di tanti altri che vanno oggi per la maggiore. Così, oltre a non darci un romanzo di vita triestina, e che poteva riuscire originale, ci ha scritto molte pagine noj ose, per quella benedetta analisi, che spinta all'eccesso, finisce col seccare parecchio il lettore. Perchè di qui non si esce. I romanzi sono libri di diletto, e ordinariamente chi li legge non ha pel capo la soluzione degli alti quesiti che agitano il mondo; per questa ci sono libri appositi. Concedo che questa tendenza alla riflessione ed allo studio, anche nei libri di diletto, sia un segno del tempo e si debba fino a un certo punto soddisfare. A patto però di non annojare, e di non avere l'aria di cavillare, discutere, sofisticare sui come e sul quando, di una passione che spremi, spremi si riduce alla solita soddisfazione dell'istinto sessuale. Perciò non è qui luogo esaminare se tutto segua nel romanzo a rigore di logica; qualche volta l'esame dell'autore può essere buono, altra volta no; ma non torna conto stillarci sopra il cervello. Peccato, perchè il signor Italo in fondo dimostra delle ottime disposizioni; ed anche a-busando di un genere di moda, ha saputo schivare certi «ccessi, e destare nel lettore qualche interesse. Ci sono nel suo romanzo certi tipi riuscitissimi, così quel servo di casa Mailer che introduce il giovine per la prima volta nel santuario di Annetta, e dóve Alfonso prova una strana commozione; indizio questo di certa delicatezza di sentimento nell'autore, e che l'imitazione non ha cancellato del tutto. Lo stesso dicasi di quell' altro signore che parlando alza con un moto caratteristico la mano, e che è un tocco alla Dickens. Indovinato pure in certi punti il carattere, o meglio la negazione del carattere, di Annetta, e la sua posteriore condotta dettata dall'orgoglio del ricco, e dalla sensualità appagata. La lingua corre meno i soliti neologismi; lo stile freddo ed eguale un po' per la notata mancanza di sentimento della natura, e di più alti intendimenti. Vuole da ultimo il signor Italo una prova, che è insieme lode ed appunto, della sua attitudine a comporre un romanzo? Tutt' altro che lasciarmi indifferente; alla mia età, e co' miei principi saldamente inchiodati nella ménte, col sentimento di cui ho pieno il cuore, ad acquietare certi dubbi, a riacquistare la serenità della mente tanto necessaria nella lotta quotidiana della vita, letto il suo romanzo, ho sentito il bisogno di rileggere un canto di Dante e un capitolo dei Promessi Sposi. Ma che cosa faranno molti altri lettori e lettrici specialmente? Ci pensi il signor Italo, e ci dia, poiché molto può, un romanzo di vita veramente triestina. P. T. ---- L PUBBLICAZIONI Discorso commemorativo letto nella sera del 30 dicembre 1892, trigesimo della morte di Carlo Faretti, nella sala della società «Gabinetto di Minerva» dal presidente avv. Carlo dott. Venuti. Gorizia — tip. Paternolli editrice 1893. Si vende alla libreria Paternolli al prezzo di soldi 10; il netto ricavato sarà devoluto alla «Lega Nazionale». Mente e Cuore — periodico per le famiglie e per le scuole — esce al primo di ogni mese — tipo litografia E. Sambo e C. Trieste. — Per abbonarsi rivolgersi al redattore Odoardo Weis, Via Amalia N. 2 I p. Trieste. Sommario del primo numero: Il Romanzo del Capitano (Elda Gianelli) — Preghiera d' inverno (Cesare Rossi) — Mente e Cuore (Odoardo Weis) — Usque dum vivam et ultra (Francesco Stranschi) —• Artisti ignoti (Haydèe) — Bibliografia (Riccardo Pitteri) — Quadri biografici per le scuole cittadine — Aneddoto (Odoardo Weis) — Le forme dell' energia (Francesco de Grisógono) — Di palo in doardo Weis). --'s "'«*® Ä --- "Varietà. DETTI FRANCHI ED ARGUTI Nel 1814 si scriveva su pei muri a Parigi — ci hanno venduto un inaiale per Luigi XVIII, e non vale nemmeno mezzo napoleone. Giulio secondo diceva : — L'Italia è una lira di quattro corde : Koma, Napoli, Firenze, Milano. L'uomo non resiste alla compiacenza di fare dei motti di spirito, fosse pure alle spese del vero e del buono. — Voltaire. Pregati pubblichiamo : RINGRAZIAMENTO La sottoscritta ringrazia commossa tutti quelli che resero gli estremi onori con tante e cosi gentili dimostrazioni di affetto, e specialmente alla "Società di mutuo soccorso fra gli artieri ed operai, alla "Direzione delle poste,, accompagnando all' ultima dimora il suo compianto Francesco. La famiglia Visentini Capodistria 3 gennaio