Corre corre il burattili Con in bocca gli zecchin, Teče Storžek kar se da, v ustih zlatnike ima. Ma la volpe e il furbo gatto Vanno dietro al mentecatto, Za njim pa, glej, prebrisana lisjak in maček dirjata. Che sfinito scorge a un lato Un palazzo illuminato. Uzre zdaj Storžek pod goro razsvetljeno palačo vso. ANNO T N UM ERO 0 leto 1 Številka o 1 ÌH!H 1943/XXI Bussa invano a quella porta: —,(Tutti morti, anch’io son morta, Zaman: se vrata niso mu odprla. „Vsi mrtvi tu, i jaz sem umrla; Qui non sta anima viva Siam passati all’altra riva”. . . v tej hiši žive duše ni, na drugi svet so vsi odšli." Così dice una donzella Di una stella ancor più bella. Tako mladenka mu pove, ki bila je lepša od zvezde. Tal parlar egli ha udito, Poi pel collo vien ghermito, In ko premišljal je še to, za vrat pograbi ga nekdo. E senz’altro è impiccato, Ad un albero segnato. Pretekel še trenutek ni, ko na drevesu že visi. Ma la Fata a salvamento Lo conduce in un momento. A vila se ga usmilila in z vislic ga je rešila. «OIHDiaiAU DEL C0NA1D« FEDERALE DELU CHI * POLMESEČNIK ZVEZNEGA POVELJSTVA «ILL-* LA VITA DEL DUCE VII Puntata GLI ULTIMI ANNI DELLA VITA STUDENTESCA DI BENITO Ottenuta la licenza tecnica, Benito ritorna a Forlimpopoli, per frequentarvi la Scuola Normale, non più libero studente, ma convittore. Egli riprende pertanto con serenità la vita severa e regolare, sicuro che ogni rinuncia ed ogni sofferenza lo prepareranno per qualcosa di più importante nella vita di domani. Trascorre questi ultimi tre anni di studio dedicandosi alla scuola ed alla politica. Interessante è la corrispondenza che ha col padre: sono lettere nobili ed appassionate nelle quali vive l’intimo tormento di due anime volte al bene economico-sociale dei propri fratelli. Non mancano però le ore di schietta e rumorosa giovialità. Nella primavera infatti la fanfara del Convitto rallegra le feste civili, e religiose delle piccole località nei dintorni di Forlimpopoli; la fmi far a è formata di convittori tra i quali non manca Benito. Questi baldi giovani godono le ore domenicali all’aria aperta dando fiato alle trombe, mentre le floride e vivaci ragazze di Romagna li allietano con i loro balli serriplici e popolari. Il secondo anno di vita collegiale segna un episodio che lasciò sussultare, con quello dell’Italia tutta, il cuore di Benito: il regicidio. S. M. Umberto I veniva colpito a morte da un esaltato, che, anziché uccidere, rendeva immortale l’Augusto Sovrano. Altro avvenimento fu il congresso di Roma e l’altisonante programma emanato dal Partito Socialista Italiano. Il giovane Benito, con la sua alta sensibilità politica, che già evidentemente manifesta, discute e confuta questo programma in mezzo ai suoi compagni che lo ascoltano trascinati dalla forza dei suoi ragionamenti: