Soldi IO al numero. L'arretrato soldi SO L'Associazione è anticipata: annua o semestrale — Franco a domicilio. L'annua, 9 ott. 75 — 25 settem. 76 importa fior. 3 e s. 20 ; La semestrale in proporzione. Fuori idem. Il provento va a beneficio dell'Asilo d'infanzia L'UNIONE CRONACA CAPODISTRIANA BIMENSILE. si pubblica ai 9 ed ai 25 Per le inserzioni d'interesse privato il prezzo è da pattuirsi. Non si restituiscono i manoscritti. Le lettere non affrancate vengono respinte, e le anonime distrutte. Il sig. Giorgio de Favento è l'amministratore I L'integrità di un giornale consiste Meli'attenersi, coti costanza ed energia, al vero, all' equità, alla moderatezza. ANNIVERSARIO — 26 Ottobre 1852 — Muore Vincenzo Gioberti — (F. Illustrazione). Sulla ingiusta concorrenza dei carcerati ni (V. il N. 21 del I. anno ed il N. prec.) Per provare l'ingiustizia che chiaramente emerge nella concorrenza, mossa agli operai coi lavori che si fanno per conto privato dai carcerati non dovrebbe, secondo noi, esservi bisogno di documentarla. Abbiamo di fronte un fatto, che senza tergiversazioni, ci presenta da una parte persone a cui il vivere non costa un centesimo, e che per conseguenza possono ridurre la domanda dell'opera loro ai limiti dello jzero; dall'altra individui, che, fatta eccezione dell'aria che respirano, devono tutto pagare. Giudicando moralmente, ci si presentano da un lato individui condannati per delitti più o meno gravi, infelici se vogliamo, ma sempre colpevoli, dall'altra, poveri cittadini, padri di famiglia, che col prezzo delle loro fatiche procurano camparsela onestamente. Vediamo quindi su di un egnal campo di [lavoro, il colpevole che trova pel suo esercizio una protezione che si pretende giustificare, ed il galantuomo abbandonato alla sorte esopralfatto indirettamente da chi invece dovrebbe aiutarlo. Quali possano essere per conseguenza di questo fatto i pensieri che occupano la mente di quest'ultimo è facile l'immaginare. Non è nostro compito 1' esaminarli, nè sarebbe d'altronde opera opportuna accrescere l'esacerbazione d'animi prostrati con considerazioni troppo facili perchè sfuggano alla mente di quelli che hanno il dovere d'occuparsene. Sarà meglio perciò presentare a coloro che disprezzando la più stringente logica chiedono l'enumerazione specificata dei fatti, sarà meglio, diciamo, occuparsi pure di quest'ultimi, sempre però colla sincera convinzione noD esservi di ciò bisogno per provare la tanto patente ingiustizia. Gli operai che dovettero in questi ulti- APPENDICE. DOLLY GEERTS eacconto di Xavier £ y iu a Traduzione dal francese di luigia g. p. S'avvedeva la povera fanciulla che l'ingenuità di Kettly stava per iscoprire il segreto del suo cuore in faccia a William, il quale sorprese la sua protetta che arrossiva, capace appena d'articolare qualche cattiva parola di rimprovero alla giovane Ben ton. — Perchè vi volete occultare, fanciulla mia? le disse William; lasciate che io ve ne ringrazi vivamente e mi vi dimostri alla mia volta riconoscente. Verrete questa sera a prendere il tè, n'è vero? — Ma . . . , incominciò a balbettare Dolly cercando una valida scusa per rifiutare che però non voleva trovare. William comprese, ed interrompendola: — E mia madre che v' invita, Dolly ; mi tempi abbandonare la nostra città, ammontano circa al centinaio. Noi non ci siamo addentrati nell'esame di questa dolorosa emigrazione; ma sulla scorta della sola memoria e delle sole nostre conoscenze, abbiamo potuto formare un elenco coi rispettivi nomi, nel quale i muratori figurano in venti, i calzolai in dieciotto, i falegnami in quattordici, i tagliapietra in due, i pittori in due, i bandai in due, e le arti del fabbro, del sarte, del tappezziere, del tornitore contano anche esse i loro ^individui. Da quest' elenco fatto senza il sussidio delle individuali conoscenze fra le arti rispettive, vediamo già il numero salire ad oltre sessanta operai, dei quali una trentina circa hanno famiglia che assieme a loro dovette abbandonare il proprio paese, la vecchia posizione, in cerca di nuova e non sempre certa fortuna. L'investigare poi se queste emigrazioni sieno o meno la conseguenza del lavoro dei carcerati, ci sembra in tesi generale, addirittura un assurdo. Lavorano si o no per conto privato i detenuti nell'i, r. Carcere? Ecco il dilemma. Lavorano ed anche in modo abbondante. E quindi indiscutibile, che l'opera prestata oggi da loro in numero che non ci sia-ma occupati di ricercare ma che dev'essere assai rilevante, dovrebbe venir eseguita dai nostri operai, che per difetto d'occupazione emigrarono. Una verità tanto facile non abbisogna d' ulteriori commenti. Il secondo fatto poi, che al povero operaio di città riesce impossibile lottare con una 1 tale concorrenza, trova esuberante prova di verità nella tariffa dei prezzi praticati qual com- ' penso dell'opera dei carcerati: vediamo che di questi un capo d'arte, dirigente un lavoro, presta l'opera sua per soldi trenta giornalieri, un primo muratore riceve soldi ventuno, un muratore semplice soldi dieciotto, un manuale dodici, un tagliapietra dieciotto, un fab- non potete ricusare. — Verrò, ella rispose. Durante i brevi istanti ivi trascorsi William aveva potuto esaminare a suo bell'agio la giovane operaja, felice di trovarla più bella ancora, e cento volte più vezzosa del primo giorno che la vide, e soprattutto felice nel sapersi amato. La sera, dopo il tè, William per quei titoli quasi paterni che i suoi antichi benefi-zii gli davano diritto su Dolly, la ricondusse sino alla porta e nell'atto di lasciarla: — Dolly, le diss'egli, domattina verrò da voi, devo parlarvi. — Vi aspetterò, signor William, rispose tremante. Nel momento in cui uscirono suo figlio e la giovane operaja, il signor Benton che durante il tè s'era mostrato di cattivo umore, s'immerse in calcoli considerabili, tracciando colla matita sul suo diario una quantità di cifre. Il lapis si spezzò; ciò naturalmente fu cagione che i suoi calcoli venissero interrotti e ne seguì un sensibile accrescimento del suo cattivo umore. Gettò la matita sulla tavola e bro venti, un falegname ventuno, un bandaio ventiquattro, un pittore trenta, e così di seguito nelle varie altre arti con le medesime proporzioni. Ed alla stessa stregua l'i. r. Carcere formula la domanda dell' opera quando presta anche il materiale necessario, il quale essa provvede a grosse partite e può per conseguenza abbassare ancora di più il prezzo della domanda. E strano che le autorità legislative le quali pongono tanto studio per moralizzare la società, e più particolarmente le classi popolane, sanciscano un fatto che rende, ammettiamo anche parzialmente, impossibile la famiglia, la prima e la più potente base di moralità e di civile benessere. Si grida che l'operaio ama la crapula, che promette lavoro puntuale e poi lo ritarda, che chiede mercede troppo alta ; e si conclude coli' affermare che la maggioranza oggi è in più sensi demoralizzata. Tutto ciò potrà anche essere parzialmente vero ed indiscutibile; ma si pensa poi seriamente alle cause producenti questi effetti? Si studiano a sufficienza i salutari rimedi ? La tolleranza della dannosa ed ingiusta concorrenza da parte di chi con uno striscio di penna potrebbe annullarla, ci dice chiaramente di no. c—l. IGIENE (Cont. V. dal N. 13, dell'anno 1 in poi) Eccomi a soddisfare alla vostra curiosità col dirvi il nome di quel farmaco universale che in barba al le-Rois, al Pagliano, e a tutte le altre medicine stampate a caratteri marcatissimi sull'ultima pagina dei giornali, guarisce le malattie. Questo farmaco è l'acqua. — L'acqua!! direte voi. Si, proprio l'acqua, e so anch'io che il Pastò canta L'aqua, come savè, marzise i pali E la xe perniziosa a la salute: d' un tuono brusco : — Adesso, diss'egli alla moglie, che William è ritornato bisognerà impedire a Dolly la frequenza delle sue visite. — E perchè? domandò la signora Benton. — Perchè? . . . perchè? . . . Poffare! come se voi non mi comprendeste ! A me sembra che la loro uscita di stassera, lo scambievole imbarazzo, le occhiate reciproche durante cena, sieno tutte manifestazioni che non abbisognano di commenti. Mio Dio! cominciò Benton, dopoché le sue figlie lasciarono la sala da pranzo, se Dolly fosse, come tant' altre, di bassi costumi e soprattutto s'ella non fosse stata accolta tra noi come membro di famiglia capirete bene che la passione di William non m'inquieterebbe gran fatto; ma Dolly è fanciulla troppo onesta per accondiscendere a divenire l'innamorata di William. S'essi dunque incominciano ad amarsi, voi, al pari di me, amica mia, potete prevedere il risultato: una domanda di matrimonio, e . . . affé mia io non sono punto disposto a dare il mio consentimento. Perciò mettetevi in guardia come una buo- La fa che chi la beve vegna zali; ma la buon'anima del Pastò voleva mettere in grido il vino della sua Bagnoli, e per farlo smerciare, avrebbe messo in dileggio non solamente l'acqua, ma anche il Borgogna e il Tokai. Io rispetto il vino come buon servitore, dirò anche ch'esso in qualche caso può avere delle virtù medicinali, ma come farmaco universale non ammetto che l'acqua. Per amicarvi coll'acqua vi dirò che la possiamo considerare sotto tre aspetti. L'acqua entra nel numero di quelle sostanze, che concorrono a formare la vita dell'organismo animale ; l'acqua somministra all' economia animale la maggior parte di quelle sostanze delle quali essa abbisogna per conservarsi e svilupparsi; l'acqua opera l'allontanamento delle sostanze nocive dall'organismo. Incominciamo a considerare l'acqua come mezzo di nutrizione. Se osserviamo il regno vegetale, esso abbisogna dell' acqua e la stessa signora vite non potrebbe vivere, nè nutrirsi, nè produr grappoli d'uva, se l'acqua venisse a mancarle. A che cosa serva l'acqua per la vita delle piante lo sanno i nostri poveri agricoltori ai quali spesso un'ostinata siccità fura il raccolto dei grani. Passiamo al regno animale. Vi sono . moltissime specie di bestie che vivono costantemente nell'acqua, e queste sono quelle che raggiungono una grandezza ed una longevità, cui non è dato di raggiungere a nessuna bestia terrestre. La balena è luuga lino a 60 piedi, i tìsiteri arrivano fino ai novanta. Vi sono dei pesci, la vita dei quali si prolunga di secoli. Il proverbio dice: sano coma un pesce, e questa costante sanità dei pesci, da dove la volete derivare, se non appunto dalla circostanza, ch'essi vivono e respirano in mezzo ad un elemento eh' è il rimedio universale di tutti i mali? (Continua) _ G. F.—A. Conferenza scolastica provinciale Seduta seconda (V. N. prec.) Parenzo, 9 ottobre (D.) Costituitisi i quattro comitati, e fatti che ebbero i necessari studi, vennero invitati a presentare le loro relazioni e le conseguenti proposte in merito alle tesi commesse a ciascheduno di essi. Questa seduta fu onorata dalla presenza dell'i, r. Capitano distrettuale sig. cav. Clesius. Pel primo e secondo comitato riferiscono gli on. Chirincich e Bolmarcich sui temi 1. 2 e 10. Vollero illustrata la esauriente e ben ragionata relazione facendo un quadro storico sullo sviluppo progressivo della scuola popolare. Accennarono al compito grande e difficile, che consiste nell'educare lo spirito degli scolari, nel formare uomini che sappiano dominare sè stessi, che abbiano il sentimento dell'onore e del dovere, che in una parola sieno interessati pel pubblico bene. In modo chiaro e convincente indicarono gli impedimenti ehe vi ostano, laddove in ispecie il maestro in virtù del vigente regolamento è tenuto a te- li a madre di famiglia tanto per l'interesse di Dolly come per quello di vostro figlio ... sul quale ho in questo momento dei progetti che m'importano vengano quanto prima realizzati. Il signor Benton uscì dalla sala precipitosamente e sua moglie s'immerse in gravi pensieri. VI Le vive rimostranze del signor Benton ferirono alquanto la sensibilità della signora e ad un punto stesso, perchè non dirlo? distrussero certe speranze coltivate in fondo al cuore. EH'amava Dolly d'affetto grandissimo, sia per le qualità e le delicate maniere che la distinguevano, sia in memoria della condotta di William, condotta di cui Dolly s'era mostrata degna realizzando pienamente tutte quelle idee di ottima riuscita che i suoi protettori aveano avuto pel conto di lei. La signora Benton per rispetto e per cieca confidenza nel carattere e nel giusto discernimento di suo marito noii aggiunse parola alle osservazioni di lui. Non dubitava minimamente che i secreti motivi del signor Benton, per comportarsi così, fossero bene fondati e perciò non ne faceva uer attive ad un tempo le facoltà intellettuali di scolari di differente grado di coltura mediante l'istruzione immediata e mediata ; e considerate le funeste conseguenze che ne der.vano da così fatti ordinamenti, ammissibili unicamente nei Comuni che danno alla scuola nn contingente esiguo di scolari, presentano le seguenti proposte : 1. Nelle scuole con più maestri venga esclusa l'istruzione mediata ed ammessa, per quanto possibile, l'istruzione simultanea. 2. Le materie d'istruzione sieno. nelle scuole con più maestri, divise in gruppi e l'insegnamento di singole materie venga affidato a singoli docenti. Aperta la discussione ed elevata a deliberato la prima proposta, viene di poi calorosamente combattuta la seconda. Secondo gli oppositori l'educazione in tal modo verrebbe a soffrire, per cui, nell'interesse di essa puramente, vorrebbero mantenuto il sistema attuale. Altri annuenti alla proposta innovazione, fanno intendere come ogni maestro abbia l'assoluto dovere di educare; e chiarite che ebbe l'ou. relatore, monsignor Bolmarcich le considerazioni che a ciò indussero il comitato e le modalità relative all'attuazione, l'adunanza si pronuncia a grandissima maggioranza per la proposta del comitato. Esaminato minutamente il piano d'insegnamento, lo si accetta come proposto dal comitato introducendovi alcune lievi modificazioni. Essendo così risolti i temi 1 e 2 si passa alla trattazione del IO., cui si unisce un'appendice ai piani d'insegnamento rimessa dal Consiglio provinciale concernente l'insegnamento di una seconda lingua. Premesse alcune osservazioni il comitato presenta e la Conferenza accoglie la seguente risoluzione : Concernendo l'appendice in discorso l'apprendimento di una seconda liuea in una scuola civica od in una provincia in cui l'obbligo jalla ^frequenta-zione è di otto anni, visto che il pronunciamento per una seconda linea spetta ai rispettivi Comuni, e che giusta le istruzioni delle preposte Autorità scolastiche l'insegnamento dovrebbe incominciare nel quarto anno di studio, mentre l'appendice lo ammette di già nel secondo ; la Conferenza provinciale ritiene che la elaborazione del piano relativo debba essere demandata al personale insegnante di quelle scuole nelle quali verrebbe prescritta l'introduzione di una seconda lingua. L'on. Presidente, deplorando che la Conferenza non siasi occupata dell' argomento, raccomanda che questo non venga perduto di vista dalle conferenze distrettuali. Avutane assicurazione dall'oli. Niederkorn, si passa all'ordine del giorno. L'on. Contento riferisce pel terzo comitato sui temi 3, 4- e 5. Esposta la necessità di conservare il libro settimanale e pronunciatasi la Conferenza perchè le annotazioui relative agli oggetti scolastici per-trattati seguano al line della settimana anzicchè al principio come fu proposto, il comitato presenta una modula risguardante l'istituzione del libro iu discorso che, apprezzata, viene unita agli atti. Vengono quindi accolte le proposte del comitato in merito ai temi domestici con la raccomandazione di eseguire la correttura possibilmente sotto gli occhi degli scolari. Bellissima è la relazione che fa seguire lo stesso comitato sui libri di testo, e plausibili le proposte contemplanti le massime da osservarsi nella compilazione. Lunghissima e calorosa si sviluppa la discussione al punto ove gli attuali considerati ed ammessi per insufficienti per mettere in esecuzione i votati piani d'insegnamento viene proposta - fino a tanto che 11011 si avranno testi corrispondenti alle massime stabilite - l'introduzione dei libri Timeus. Combattuta e posta a voti non ottenne il suffragio della maggioranza, per lo che venne accettata quella del comitato di rifare cioè gli attuali, seguendo le norme del sig. Niedergesetz. Degne di ben meritata lode son le proposte nemmeno carico al suo ben conosciuto orgoglio. Le di lui obbiezioni combatteva con calma e trovatolo implacabile nella sua risoluzione, diede fine ad ogni disputa e limitossi a rivolgere a William consigli pieni di moderazione e di tenerezza. Se la signora Benton si fosse mostrata inflessibile come il vecchio negoziante, forse il tìglio si sarebbe sottomesso, rassegnato agli ordini della famiglia ; ma William si valse della debolezza della madre per consolidare vieppiù il suo amore e si convinse ch'egli troverebbe in essa un valido appoggio contro il rifiuto e l'ostinazione del padre. Nulla disse di tutto ciò a Dolly, ed anzi con forza ognor crescente alimentò e fece alimentare la fiamma del vicendevole affetto; ma alcuni giorni dopo, conducendo la giovane per mano, entrò nella sala dove tutta la famiglia era radunata. Quest' entrata aveva qualche cosa di grave e di solenne, come del pari 1' attitudine di coloro ch'essa sorprese, ovvero che affatto non sorprese. La signora Benton fece un movimento per andare incontro a suo figlio: uno sguardo. lanciato dal marito l'insediò immediata- presentate dal quarto comitato sul tema 6., ed accettate nella loro integrità. — Oltre a proposte concernenti principi eminentemente pedagogici, e che ci sfuggirono, furono votate le seguenti: 1. In caso di provata povertà sia 'negato da parte del Comune ogni qualunque sussidio ai genitori di que' scolari che negligono la scuola. 2. Vengano castigati i maestri d'arti e mestieri che accettassero come apprendisti ragazzi che non possedano l'attestato scolastico di licenziamento. 3. Non si permetta l'imbarco ai marinai che per provata trascuranza non si appropriarono le cognizioni prescritte dalla Legge. Aggiunta lodevolis-sima dell'on. Gianelli : Durante il periodo d'istruzione apposito incaricato (come usasi in Svizzera) conduca alla scuola i ragazzi vaganti che sono obbligati alla frequentazione; e se la loro presenza portasse nocumento all'educazione degli altri, vengano istruiti separatamente. Si approvano quindi le proposte del comitato riguardanti i corsi speciali di agraria (tema 9.). Studiata la tesi 8. e sentito dall'on. sig. Presidente che dall'Autorità provinciale furono fatti dei passi per provvedervi, si passa all'ordine del giorno. Esaurito così il compito demandato alla prima conferenza, l'on. Dandruzzi, considerandone l'operosità, fa voti acciò — nell'interesse della scuola — le relative deliberazioni vengano quanto prima tradotte in fatto. Proposto un voto di fiducia e di ringraziamento all'on. Presidente per la sagacità e l'ordine spiegati nel dirigere la Conferenza, l'Adunanza assorge con sentita compiacenza. Il Presidente, ringraziando, dirige parole di conforto, accenna lo zelo e l'interesse addimostrati dalla Conferenza nella trattazione dei temi, raccomanda l'educazione che informa la gioventù a nobiltà di sentire e conduce di poi al conseguimento del massimo bene, trionfo di ogni progresso intellettuale e morale, l'affratellamento di tutti i popoli in una sola famiglia. Nel chiudere questa breve relazione ci facciamo il dovere di porgere, a nome dei sigg. Maestri convenuti, le più sentite azioni di grazie all' Inclito Municipio della gentile ed ospitale Parenzo, che, col-l'ordinare la sera dei quattro la banda civica in sulla piazza maggiore, provo luminosamente di tenere in alto onore e scuola e maestri. — E grazie sentite rendiamo pure al direttore della stazione enologica sig. cav. Mayersbach per esserer compiaciuto d'intrattenersi coi maestri spiegando loro le massime da osservarsi nella confezionatura dei vini. La ferrovia ed i! museo preistorico Ancora nell' Osservatore Triestino del 24 aprile 74 comparve un breve ma importante articolo dall'Istria, riportato dalla Provincia del primo maggio a. s., nel quale si eccitava l'inclita Giunta Provinciale a voler prendere qualche opportuna misura, poiché, si diceva, " ora che vengono incominciati i lavori per la ferrovia, c' è tutta la probabilità che la zappa e il piccone s'imbattano in qualche prezioso frammento delle età preistoriche, la di cui conservazione interesserebbe in sommo grado la giovane scienza e la coita provincia...» e si suggeriva quale mezzo per riuscire nell'intento di invitare i signori ingegneri a voler tosto notiziare la Giunta sopra tutto quello che durante i lavori attirasse la loro attenzione, e di annettere all'invito alcuni disegni dei principali oggetti, la di cui comparsa indica quasi sempre che l'ulteriore escavazione sarebbe utile per la scienza. mente al posto insieme alle figlie; Dolly spaventata da quella fredda e muta accoglienza, si sentì venir meno e cadde sur una sedia piangendo a grosse lagrime. Ad onta del divieto paterno Kettly, la più giovane delle sorelle Benton, andò presso Dolly, mentre William si portò dinanzi a suo .padre e ^tendendogli e baciandogli la mano: — Padre mio, gli disse, io vengo a chiedere il vostro assenso al mio matrimonio con Dolly Geerts. Chi ella sia, voi già lo sapete; e con me voi avete potuto apprezzare la sua condotta morale e la sua intelligenza ; mia madre e le mie sorelle in ciò vi sapranno al caso confermare. Successe un lungo silenzio. La sig. Benton portò il fazzoletto agli occhi. Benton, colla testa inchinata e colle mani incrociate, guardava il tappeto della sala; William, immobile, stava in piedi. Dolly si lasciò cadere in ginocchio e colla testa appoggiata sulle braccia della piccola Kettly e piangeva. — Padre mio, disse William, attendo una risposta. Benton crollò dolcemente il capo e facen- Ma sembra che le parole del previdente istriano sieno cadute in obblio. Egli è certo che un'occasione simile all'attuale d'ingrossare il Museo preistorico dell'Istria, non verrà mai più, perchè mai come adesso vi saranno escavazioni così profonde e contemporanee in tanti luoghi della provincia ; e perchè non approfittarne per rendere il museo preistorico istriano interessantissimo, per renderlo oggetto di speciali visite di molti viaggatori che vi sarebbero attirati dalla curiosità di vedere le rarissime e forse uniche cose di cui esso potrebbe avere il possesso ? Uno spediente, secondo noi il più pratico, sarebbe quello che l'inclita Giunta Provinciale invitasse i signori ingegneri a depositare gli oggetti presso al più vicino Comune, e questo a mettersi in carteggio col D.r Scampicchio di Albona .. . haec . . . memi-nis6e juvabit ? _ I/'AIDA, di Verdi I cenni sulla vita di Verdi, esposti nell' ultimo numero, mi porsero occasione a dire alcune cose su quel grandioso capo lavoro del celebre compositore, che è l'opera-ballo Aida, capolavoro d'un effetto sorprendente ed affascinante, e che ho udito per alcune sere al Teatro Comunale di Trieste nella corrente stagione d'autunno. Non mi vorrei estendere di soverchio su quelle particolarità di questo spartito che già si sono lette e rilette nei giornali del Regno in cento guise diverse, pure dirò, e soltanto di volo, che l'idea del libretto si attribuisce al Vice Rè d' Egitto e la sceneggiatura di esso al Du Lode, che i versi sono di A. Ghi-slanzoni, e basta, poiché altrimenti di questo passo farei mie cose già dette dagli illustri critici del Cairo, di Milano, di Napoli, di Parma, di Padova, di Torino, di Perugia e di Vienna. Vorrei pure dispensarmi dal premettere alle considerazioni sullo spartito la narrazione dell'intreccio drammatico, però il timore di non riuscire abbastanza chiaro a chi nulla ancora avesse letto in proposito, mi spinge a dire due parole sul- do forza a sè stesso: — William, come io vi ami voi già lo sapete; nullameno io non posso aderire alla vostra domanda, — Io so bene che inutile sarebbe ogni preghiera, per cangiarvi di risoluzione, ma ditemi soltanto se questa è la vostra ultima parola. — L'ultima, William. — Allora, padre mio, dovrò violare il vostro divieto. — Giammai! esclamò Dolly alzandosi e movendo il passo verso William. Giammai, ripetè con energia, io acconsentirò ad una simile cosa. Indi gettandosi ai ginocchi del signor Benton: — Signore, diss' ella, sono io adesso che ve ne supplico ; deh ! permettete ch'io, da voi benedetta, divenga moglie di William. . . U signor Benton rialzò Dolly, le depose un bacio sulla fronte ed uscendo disse : — Ciò è impossibile! ciò è impossibile! (Continua) ne artistica seppe trasportarsi in un tempo da noi remotissimo, fra gente, cui il clima, gli usi, le credenze e la primitiva sua civiltà rendeano dalla gente nostra attuale tanto diversa. Quel conformarsi all'indole delle cantilene orientali mediante l'uso frequente delle alterazioni della moderna tonalità, lo adoperare alcuni strumenti o storicamente adatti all' azione rappresentata o di una semplicità, che ben ritrae l'antica povertà di mezzi d'esecuzione danno allo spartito verdiano un'impronta del tutto particolare. Si direbbe, che il compositore abbia evocati gli spiriti, che animarono un tempo le mummie millenarie dell' Egitto e col loro mezzo abbia tradotto in musica la vita di quelle generazioni vissute in età remotissima. L'opera incomincia con un preludio di delicata fattura, tessuto sopra due motivi più caratteristici dello spartito. L'autore in esso volle compendiare il dramma mediante il contrasto di due de' suoi pensieri principali, l'uno dei quali esprime l'amore di Aida, l'altro simboleggia la tirannia della casta dei sacerdoti. S'alza la tela e ad un breve dialogo tra Ram-fis e Radamès, dialogo, che viene accompagnato dall'orchestra con una frase trattata ad imitazione fra i vari strumenti a corde, segue un recitativo ornato da squilli di trombe e tromboni, poi la Romanza di Radamès Celeste Aida.... accompagnata da uno istru-mentale ingegnoso e pieno di varietà ed effetto. Viene ora un duetto fra Amneris e Radamès, nel quale per la prima volta s'odono due melodie, di cui l'una, che è un canto espressivo e spianato eseguito dai violini sulla quarta corda, sembra essere l'espressione del sentimento amoroso d' Amneris e l'altro e-seguito pflre dai violini, ma in movimento agitato, allude al contrastato amore di Aida e Radamès. 11 duetto cangiasi poi in terzetto pel sopraggiungere di Aida e concatenasi col "Pezzo d'assieme» di cui è parte notabilissima l'inno di guerra : Su del Nilo al sacro lido Accorrete, Egizi cari ; Da ogni cor prorompa il grido Guerra e morte allo stranieri D'ottimo effetto in questo inno è la frase sincopata, che eseguisce Aida con le parole : Per chi piango ? per chi prego ? Qual potere mi avvince a lui ? L'inno termina poi con una grande cadenza. Segue la scena di Aida nella quale espressiva in sommo grado è la frase finale : Numi pietà del mio soffrir I La gran scena della consacrazione , che vien dopo, ha luogo nel tempio di Vulcano. Dall' interno del tempio odesi un grave e quasi mesto inno cantato dalla gran sacerdotessa sola, a cui rispondono in coro le altre sacerdotesse, poi i sacerdoti. Mentre Radamès viene vestito all'altare con l'armi sacre hanno luogo alcune danze religiose al suono di una musica molto originale affidata specialmente ai flauti. L'atto si chiude coll'invocaziono : Nume custode e vindice cantata prima dal solo gran sacerdote Ramfis, poi da Radamès ed infine trattata ad imitazione dalle voci del coro di uomini, alle quali in bel modo s'intreccia l'inno delle sacerdotesse già prima udito. Questo finale primo è un pezzo veramente magistrale. L'atto secondo incomincia con un coro di donne nelle stanze di Amneris, seguito da una vivace danza di piccoli mori. Va notata specialmente nella chiusa di questo coro l'appassionata frase di Amneris. — È da ammirare quanto Verdi abbia saputo valersi in questo spartito della frequente mescolanza del modo minore col maggiore, mescolanza di cui così spessi sono gli esempi nelle arie orientali, e .che qui giova tanto a dare a tutto il melodramma quel "color locale,, che fece dire ad un illustre critico: "La musica dell'Aida è divenuta ormai popolare e come nazionale tra gli Egiziani,. Di grande interesse è poi il duetto fra le due donne rivali e piena di efficacia è la melodia : Pietà ti prenda del mio dolor.... E vero io l'amo d'immenso amor.... Questo duetto intrecciasi coll'inno già udito nel primo atto e termina colla frase di Aida : Numi pietà. Passiamo ora al finale secondo ; cangiata la scena, assistiamo al ritorno trionfale delle truppe e-giziane vincitrici nella città di Tebe. Una grandiosa marcia, in cui l'orchestra si alterna colla banda del palco scenico è l'introduzione al coro : Gloria all'Egitto e ad Iside, Che il sacro suol protegge ! Ad un melodico e dolce canto delle donne fa contrasto il duro canto dei sacerdoti trattato ad i-mitazione a quattro parti. A questo segue il motivo marziale, notabile per la sua rozza semplicità, eseguito successivamente da due fanfare composte di tre lunghissime trombe ciascuna: seguono alcune danze, la scena del re Amonasro e finalmente il gran pezzo concertato : Ma tu, o Re, tu signor possente che per la stupenda armonizzazione è una delle più belle pagine dello spartito. Nell'atto terzo la scena rappresenta le sponde del Nilo. I violini arpeggiando quattro sol in ottave superposte danno a questa introduzione un carattere di uniformità particolare. La romanza d'Aida è piena d'una soave mestizia ed è istruinentata con molto buon gusto. Lo stupendo duetto di lei con Amonasro, che già al principio è di grande soavità nelle parole: Rivedrò le foreste imbalsamate, Le fresche valli, i nostri templi d'or !.... diventa di mano in mano sempre più drammatico sino alla fine in modo, da potersi dire essere stata in questo duetto l'indole dei personaggi mirabilmente colpita. Nel duetto che segue fra Radamès ed Aida si possono distinguere due parti, la prima delle quali è lodevolissima. Infatti in essa tanto la prima melodia cantata dal tenore, quanto la seconda caratterizzata molto bene da un sommesso e staccato accompagnamento di trombe sono scritte con somma maestria. La seconda parte di questo duetto, dove comincia l'"Allegro assai vivo„ con le parole : Si, fuggiam da queste mura è una cabaletta che non possiede le bellezze comuni al resto dello spartito. Siamo finalmente al quarto ed ultimo atto. Al duetto tra Amneris e Radamès, pregevole per l'espressione drammatica tien dietro la Jscena del giudizio, che è di gran effetto musicale; dippiù l'interrogatorio di Radamès, il silenzio di lui, il grido di "traditor, dei giudici, il tormento di Amneris sono tutti elementi che concorrono a dare a questa scena grande efficacia drammatica. Nella scena che precede il duetto finale vanno notati specialmente i "quindici re„ gravissimi e lenti che accompagnano il canto di Aida nelle parole : Presago il cor della tua condanna per il loro carattere di disperazione che profondamente colpisce. — Divino puossi dire il resto di questo duetto, in cui notabilissimo è il motivo di Radamès : Morir sì pura e bella e poco dopo quello di Aida ripetuto dal tenore: 0 terra, addio valle di pianti.... Sogno di gaudio, che in dolor svanì.... il quale ultimo s'intreccia coll'inno delle sacerdotesse già udito nel primo atto e coi suoni dei flauti che accompagnano le mistiche danze. Così si chiude questo spartito, che sarà certo uno fra i più ammirati di quanti ne scrisse l'illustre Verdi. Achille C. Illustrazione dell' anniversario*) Alcuni, e particolarmente quelli che, o per mala abitudine o accecati dalla presunzione sogliono formulare la censura colla stessa rapidità con cui il cacciatore punta il fucile, redarguiranno il disegno di parlare di Gioberti in pochi centimetri di stampa; ed i più cortesi ci affibberanno probabilmente l'epiteto di giornalisti pillolai. E che risponderemo noi ? Nulla, chè ne basta 1' approvazione dei nostri soliti lettori, ai quali in altre occasioni abbiamo già esposto quello che, speriamo, fornisce la nostra piena giustificazione. Tra i precursori, nell' ordine delle idee, del risorgimento italiano, fatto tra i più gloriosi del nostro secolo, fu principe Vincenzo Gioberti. La meta a cui anelava, ed alla quale egli dedicò tutta la vita, erano l'indipendenza e l'unità della penisola; ed ora il suo spirito potrà ben gioire nel vedere che " 1' espressione geografica,, (Metternich) è divenuta uno stato importante, che " la terra dei morti „ (Lamartine) è per ridiventare la maestra dei popoli, che " gl'italiani che non si battono „ (Lamoricière) versarono con eroismo il loro sangue per la patria, e che la carnival nation (Times) dà ripetuti saggi di una assennatezza invidiabile. Nacque Gioberti a Torino addì 5 aprile 1801 figlio di un umile impiegato di finanza, e perdette il padre fino dai primi suoi anni e la madre Marianna Capra nel 19. Fontana e Giannotti, due padri dell' 0-ratorio di S. Filippo, gareggiarono nel fornirgli la prima educazione, ed un' amica di sua madre lo tenne presso di sè quale figlio. Nel 23 s'addottorò in teologia ; iu seguito divenne cappellano di S. M. Carlo Alberto. Studiava tutto il giorno filosofia e lettere, oltre all' ebraico, al latino, alla matematica e alla storia naturale. Ebbe molti nemici, perchè compagna alla gloria è sempre l'invidia: nel 33 essi riuscirono a metterlo in sospetto di congiuratore; venne arrestato e dopo quattro mesi fu messo in libertà, e quantunque nulla fosse risultato dalle investigazioni venne condotto al confine. Trasse a Parigi ove trovò la compagnia di Carlo Botta, Pellegrino Rossi, Guglielmo Libri e Terenzio Mamiani. Da Brusselle un italiano che dirigeva un collegio lo chiamò quale educatore, ed egli accettò tosto. La principale sua opera filosofica è l'Introduzione allo studio della Filosofia, di cui Achile Mauri fa il seguente limpido trasunto: „ Secondo Gioberti l'oggetto primario della filosofia è l'Idea, termine immediato dell'intuito mentale, ma l'idea è Dio stesso, vale a dire l'Ente necessario, assoluto, infinito, intelligibile, intelligente, nel quale l'astratto e il concreto e tutte le altre nozioni intellettive hanno il fondamento e trovano il supremo atto loro. 11 solo vero primitivo è questo : 1' Ente è, al quale, come solo fatto primitivo, corrisponde la creazione; onde la famosa formola : l'Ente creale esistenze ; formola composta, come riflessa, di nozioni astratte e generiche, e come intuitiva, di tre concreti, due dei quali esprimono una sostanza e un complesso di sostanze, cioè Dio e il mondo, e il terzo un' azione determinata, cioè la creazione. Il giro universale ' poi dell'esistenza importa due moti, l'uno estemporaneo por cui tutte le cose sono da Dio create, l'altro temporaneo per cui esse a Dio ritornano; e il ritorno s'effettua mediante 1' esplicazione e il progresso successivo ! delle forze create, libero o fatale, secondo la loro na- l'argomento. Aida, giovane figlia del re degli Etiopi, fatta prigioniera dalle truppe egiziane, è ora la schiava di Amneris, figlia di Faraone, ed amante non riamata del giovane guerriero Radamès. Questi si è invece invaghito di Aida, ma non sa celare il suo amore in modo, che Amneris non ne abbia sospetto. Scoppia nuovamente la guerra tra gli Egizi e gli Etiopi, e Radamès è il prescelto dall' oracolo a condurre le truppe egiziane. Frattanto i sospetti di Amneris in seguito ad un colloquio avuto con Aida diventano certezza Radamès torna vincitore e fra i molti prigionieri di guerra conduce sotto mentite spoglie di ufficiale etiope Amonasro, padre di Aida : questi conosce la figlia e le impone di non tradirlo. Faraone per premiare Radamès gli offre la mano di Amneris ed il regno dopo la sua morte ; prima però degli sponsali avviene il tradimento di Radamès, che sveia all' amante Aida la via, che terranno gli Egizi contro i ribelli dell'Etiopia: 'a gelosa Amneris scopre il tradimento. Amonasro ed Aida fuggono inseguiti e Radamès si dà spontaneo nelle mani dei sacerdoti. Ora ha luogo il giudizio di Radamès: Amneris, che pur sempre l'ama, vorrebbe salvarlo ; ma ricusando egli a difendersi viene dai sacerdoti condannato e calato vivo nel sotterraneo di quel tempio in cui avea vestite 1' armi sacre per la pugna. Quivi egli trova Aida, che presaga della sorte dell'amante, viene a morir con lui, mentre Amneris in abito di lutto piange prostrata sulla fatai pietra, che chiude quella tomba di vivi. — 11 maestro Verdi nel comporre la musica dell' Aida s' è addentrato profondamente nel soggetto, che avea preso a trattare, e colla fervida sua immaginazio- tura e il proprio tenore delle loro leggi. L'Idea scopre sè stessa per mezzo del Verbo o della parola: la parola divina e increata diventa parola sensibile: il parlante interiore si rende esteriore, entra negli ordini del tempo e dello spazio, misura il corso mortale, estrinseca sè stesso, e si dà una forma storica di tradizionale e monumentale evidenza nella divina rivelazione. Iddio è l'intenzione del mondo, come il mondo è l'espressione di Dio. Il cristianesimo è il senso della storia, e la storia è l'espressione del cristianesimo. La natura rivela Iddio : la storia' del genere umano rivela Cristo. Iddio è creatore ed ordinatore della natura : Cristo ricrea l'uomo e lo l'innovella. Perciò la natura rappresenta il Creatore, come gli annali della nostra specie rappresentano il Riparatore. Iddio è l'Intelligibile, che compenetra la esistenza universale : Cristo è il Sovraintelligibile congiunto col-l'esistenza umana, mediante l'unione personale col Verbo con la nostra natura. Iddio e Cristo sono inseparabili: come l'Intelligibile e il Sopraintelligibile: sono le due facce dell' Idea, i due aspetti di un unico concetto,,. Nel 43 pubblicò a Brusselle il celebre libro intitolato Del primato morale e civile