ANNALES · Ser. hist. sociol. · 31 · 2021 · 2 329 received: 2020-04-30 DOI 10.19233/ASHS.2021.21 INCIDENZA E IMPLICAZIONI DI ALCUNI TRATTI FORMALI PERTINENTI TIPICI DEL DISCORSO BILINGUE ISTRIANO: I CASI DI COMMUTAZIONE DI CODICE Nada POROPAT JELETIĆ ‘‘Juraj Dobrila’’ University of Pula, Faculty of Interdisciplinary, Italian and Cultural Studies, I. M. Ronjgov 1, 52100 Pula-Pola, Croatia e-mail: nporopat@unipu.hr Eliana MOSCARDA MIRKOVIĆ ‘‘Juraj Dobrila’’ University of Pula, Faculty of Interdisciplinary, Italian and Cultural Studies, I. M. Ronjgov 1, 52100 Pula-Pola, Croatia e-mail: emoscarda@unipu.hr Anna BORTOLETTO University for Foreigners of Perugia, Department of Human and Social Sciences, Piazza Fortebraccio 4, 06123 Perugia, Italy e-mail: anna.bortoletto@unistrapg.it SINTESI L’obiettivo del contributo è indagare le funzioni della commutazione di codice nei domini comunicativi infor- mali. L’oggetto di studio è il Corpus del parlato bilingue conversazionale istriano (in preparazione), un corpus di conversazioni orali informali di parlanti bilingui (italiano – dialetto istroveneto/croato) nella regione istriana. Sulla base dei pattern distribuzionali emersi dall’analisi dei dati, abbiamo preso in considerazione soprattutto la funzione referenziale e testuale della commutazione di codice, nonché le molteplici funzioni (di riformulazione, metatestuale e cognitiva) che ricoprono i segnali discorsivi, frequentemente oggetto di commutazione di codice. Parole chiave: discorso bilingue, comunità di parlanti, corpus di lingua parlata, campionatura del linguaggio, commutazione di codice, contatto linguistico croato-italiano, TalkBank IMPACT AND IMPLICATIONS OF SOME RELEVANT FORMAL TRAITS TYPICAL OF THE ISTRIAN BILINGUAL SPEECH: THE CASES OF CODE-SWITCHING ABSTRACT The goal of our research is to investigate the functional potential of code-switching in spontaneous, non- formal speech. Our analysis was based on the Istrian spoken bilingual corpus (in preparation), a corpus of non- formal conversations among bilingual (Italian – Istrovenetian dialect/Croatian) speakers from the Istria region. According to the distributional patterns that emerged from the data analysis,the referential domain and the interactional/textual strength was investigated, taking into account the procedural meaning of the utterances and influencing the discourse/textual organization. Furthermore, switched discourse markers, modal particles and semantic connectives with pragmatic functions have been investigated, including their interactional, meta- textual and cognitive functions. Keywords: bilingual speech, speech communities, spoken language corpus, language sampling, code-switching, Croatian-Italian language contact, TalkBank ANNALES · Ser. hist. sociol. · 31 · 2021 · 2 330 Nada POROPAT JELETIĆ et al.: INCIDENZA E IMPLICAZIONI DI ALCUNI TRATTI FORMALI PERTINENTI TIPICI DEL DISCORSO BILINGUE ISTRIANO: I CASI DI ..., 329–340 INTRODUZIONE1 L’obiettivo della ricerca, parte integrante di un progetto di ricerca internazionale e pluriennale (2018–2020) incentrato sullo studio del discorso monolingue e plurilingue, è identificare e analiz- zare i tratti formali salienti della commutazione di codice (code-switching), caratterizzante la modalità conversazionale bilingue (Grosjean, 1998), intesa come attivazione contemporanea di due (o più) codici linguistici da parte dello stesso interlocutore nell’ambito del discorso (Myers-Scotton, 2002; Po- plack, 1980)2, all’interno della comunità bilingue/ plurilingue istriana. Si tratta di un fenomeno tipico delle realtà diglossiche di contatto, caratterizzate dal rapporto di complementarietà verticale e diffe- renziazione funzionale tra una varietà linguistica alta e una bassa nel repertorio linguistico, come per esempio la tipica doppia diglossia istriana (Milani Kruljac, 1990) tra il dialetto istroveneto e l’italiano (standard, ossia medio-colloquiale) e tra il croato (standard, ossia medio-colloquiale) e il ciacavo. Le dinamiche storiche del contatto tra popola- zioni slave e romanze in Istria hanno generato un paesaggio sociolinguistico complesso, in cui sono possibili diverse combinazioni d’uso delle lingue (diglossia/poliglossia imperfetta), inserite in una distribuzione sociolinguistica complementare (ge- rarchica). Le varietà di lingue in contatto più diffuse oggi sono il croato standard e la variante ciacava (re- pertorio croatofono) e l’italiano standard e il dialetto istroveneto (repertorio italofono), in una dinamica di doppia diglossia. Se prendiamo in considerazione anche l’istrioto e gli altri idiomi alloctoni presenti nella penisola, si verificano tuttavia altre forme di poliglossia multipla imperfetta, per esempio la tri- glossia, la tetraglossia, la pentaglossia e i rapporti multilingui in generale. I contesti caratterizzati da un contatto linguisti- co come quello istriano rappresentano un vero e proprio laboratorio in cui poter svolgere un’analisi approfondita di fenomeni caratteristici del parlato, in particolar modo dei segnali discorsivi, adoperati molto frequentemente nel discorso bilingue in con- 1 La ricerca è stata supportata e finanziata dalla Fondazione Croata per la Scienza, nell’ambito del progetto scientifico Approccio multilivello all’analisi del discorso nello sviluppo del linguaggio/Multilevel approach to discourse in language development (UIP-2017- 05-6603). Nell’ambito del suddetto progetto è in corso di preparazione il Corpus del parlato bilingue conversazionale istriano (autrici: Hržica, Poropat Jeletić, Moscarda Mirković). 2 Non ci occuperemo in questa sede della trattazione teorica riguardante la distinzione della fenomenologia del contatto linguistico interente al piano del discorso e del sistema, ossia dei confini tra code-switching, code-mixing e prestito, ossia tra commutazioni interfrasali. Per ulteriori approfondimenti si vedano Poplack (1980; 2004), Myers-Scotton (2002), Dal Negro (2005). Come evi- denzia Dal Negro (2005, 165): «il ‘codeswitching classico’ (caratterizzato, cioè, dalla presenza di una lingua matrice) può portare a fenomeni di convergenza, il che presuppone una struttura lessicale astratta di tipo composito. A sua volta la convergenza è un passo necessario per lo sviluppo di ‘codeswitching’ composito che più frequentemente si accompagna (o addirittura conduce) ai processi di sostituzione di lingua e di ‘attrition’. In questo senso la convergenza diventa un meccanismo di ristrutturazione del ‘frame’ grammaticale della lingua obsolescente». 3 Parte della popolazione istriana è bilingue de facto, ma si tratta di un bilinguismo piuttosto asimmetrico: mentre la comunità italofona oggi è (quasi) totalmente bilingue, il bilinguismo presso la comunità croatofona è decisamente più raro. comitanza con la commutazione/alternanza di co- dice (Maschler, 2000; Matras, 1998; Hlavac, 2006; Dal Negro e Fiorentini, 2014). Il nostro contributo prende pertanto in considerazione una situazione di contatto linguistico specifica, ovvero quella del dominio colloquiale del repertorio italofono istria- no3, prevalentemente istroveneto e caratterizzato spesso dalla compresenza del croato. Il discorso bilingue è più ricco di strategie discorsive – con un repertorio di funzioni più ampio – se paragonato al discorso monolingue, in quanto implica, accanto al coinvolgimento dei livelli morfosintattici, semantici e pragmatici, anche la commutazione di codice. La linguistica dei corpora può essere particolar- mente utile per le ricerche sul bilinguismo, poiché alcune caratteristiche dell’interazione bilingue difficilmente riescono a emergere con metodologie più tradizionali, come le tecniche di elicitazione. Il metodo di campionatura linguistica (language sampling) fornisce invece le risorse per la descri- zione dell’interazione linguistica in una comunità o in una situazione bilingue, come per esempio dati relativi alla commutazione di codice e al numero di lingue utilizzate e in quale quantità. Affinché questi fenomeni siano osservati nella loro forma più autentica, la campionatura dovrebbe essere fatta su esempi di comunicazione il più possibile spontanea (Čermak, 2009). Al fine di cogliere e definire i tratti formali pertinenti tipici del discorso bilingue commutato nel repertorio istriano, nonché la loro incidenza e implicazione, è stata condotta un’indagine linguistica nel corpus che rappresenta al momento la fonte più ampia e rappresentativa delle norme linguistiche discorsive della conversazione bilingue non monitorata (Poplack, 2018), ovvero il Corpus del parlato bilingue conversazionale istriano (in preparazione), costruito mediante il metodo di campionatura linguistica. I corpora bilingui raccolti per lo studio dei fenomeni di contatto linguistico costruiti con tale metodo sono piuttosto rari (vedi, per esempio, BilingBank in TalkBank – MacWhinney, 2007), ma offrono molti vantaggi: la disponibilità pubblica permette un’agevole replica degli studi e, di conseguenza, il progresso della ricerca man ANNALES · Ser. hist. sociol. · 31 · 2021 · 2 331 Nada POROPAT JELETIĆ et al.: INCIDENZA E IMPLICAZIONI DI ALCUNI TRATTI FORMALI PERTINENTI TIPICI DEL DISCORSO BILINGUE ISTRIANO: I CASI DI ..., 329–340 mano che una comunità di studiosi lavora sul cor- pus; mentre gli strumenti sviluppati nel campo della linguistica dei corpora permettono un’analisi sem- pre più agevole dei dati raccolti. Nel contesto del bilinguismo croato-italiano/italiano-croato in Istria, questo tipo di analisi ci permette di approfondire la conoscenza sulle caratteristiche del parlato bilingue, di estrarre dati fondamentali sulla frequenza e sui pattern strutturali e distribuzionali dell’interazione bilingue, di studiare la commutazione di codice e altri fenomeni di linguistica del contatto, ma anche di studiare e preservare le caratteristiche specifiche della versione più diffusa dell’italofonia istriana, ovvero il dialetto istroveneto. Il contributo è costituito da un’introduzione sulla commutazione di codice in generale, seguita da una panoramica concisa sul contesto indagato, sulla na- tura dei dati e sulla cornice metodologica di raccolta degli stessi, per procedere poi con l’osservazione dell’incidenza e delle implicazioni di alcuni dei tratti formali pertinenti tipici del discorso bilingue istriano. La commutazione di codice è di natura polivalente: riveste infatti numerose funzionalità espressive polisemiche, favorisce la gestione discorsiva e l’inter- scambio, marcando l’interazione degli interlocutori. In questa sede ci limiteremo a prendere in conside- razione solamente alcuni degli switch monolessicali (di singoli costituenti) o switch multi-parola (di più elementi lessicali) nella direzionalità da istroveneto a croato che rivestono una specifica funzione discor- siva e pragmatico-comunicativa e che avvengono a livello intrafrastico e interfrastico con differenti confi- gurazioni distribuzionali, che riguardano la funzione referenziale o quella interazionale (Dal Negro, 2005; Muysken, 2000). LA NATURA E LA RACCOLTA DEI DATI Per documentare l’uso linguistico sincronico nel complesso e composito repertorio italofono istriano è in corso di preparazione il Corpus del parlato bilin- gue conversazionale istriano, un corpus prevalente- mente costituito da turni discorsivi in istroveneto (e in 4 La variante più diffusa del repertorio italofono in Istria è l’istroveneto, varietà bassa, ma dall’alto prestigio etnolinguistico. L’istro- veneto è una varietà diatopica del dialetto veneto, parlato nell’Italia nordorientale. L’istroveneto si è diffuso in Istria come lingua franca per la comunicazione durante i secoli di stretti rapporti con la Repubblica di Venezia e ha gradualmente soppresso le va- rietà romanze pre-veneziane autoctone della penisola istriana, come l’istrioto. L’istroveneto è considerato la L1 (madrelingua) dei membri della Comunità Nazionale Italiana, nonché il codice primario/privilegiato per l’identificazione della comunità (identità etnolinguistica della comunità italofona – memoria generazionale e storia del patrimonio etnico che servono come fattori vitali dell’identità personale). 5 Rileviamo, comunque, che pure la modalità conversazionale tendenzialmente monolingue (istroveneta), in alcuni casi presenta tratti superficiali di mistilinguismo. 6 Agli esaminatori è stato chiesto di prendere parte il meno possibile nella registrazione ed è stato loro spiegato come tentare di annullare il più possibile il Paradosso dell’Osservatore (Labov, 1972). Seppure la conversazione non sia stata in alcun modo guidata dall’intervistatore – non si tratta, infatti, di dati elicitati – i partecipanti hanno la consapevolezza di essere registrati. Le conversazioni si svolgono, in ogni caso, in maniera spontanea, senza che l’intervistatore influenzi in alcun modo la produzione linguistica dei partecipanti. Per tale ragione, si ritiene che i dati raccolti siano validi e ben rappresentativi della naturale modalità di espressione della comunità bilingue presa in analisi. minor numero in istrioto)4, con inserzioni di parlato bilingue istroveneto-croato, elicitato nell’ambito di interazioni discorsive non monitorate (registrazioni di conversazioni di gruppo in contesti comunicativi quotidiani)5. Per effettuare la raccolta di campioni linguistici tra parlanti adulti bilingui sono stati selezionati esaminatori che fossero essi stessi membri della comunità bilingue istriana, con lo scopo di ottene- re un corpus il più autentico possibile per quanto riguarda l’aspetto del contatto linguistico, poiché il fenomeno di commutazione di codice si verifica naturalmente e spontaneamente nella comunità. In base al luogo di residenza degli esaminatori, si è cer- cato di reclutare per le registrazioni parlanti istriani bilingui di tre generazioni in tutte le aree (città, paesi e circondario) di bilinguismo storico, ovvero quelle in cui il bilinguismo croato-italiano è riconosciuto istituzionalmente poiché la presenza culturale e identitaria italiana si sono protratte nei secoli. L’intervistatore ha spiegato ai partecipanti reclu- tati gli obiettivi e la metodologia della ricerca. Gli intervistati hanno firmato un consenso informato per lo svolgimento di una registrazione audio entro un mese dalla data di firma del consenso. Ai parteci- panti, inoltre, è stato chiesto di compilare un «Que- stionario di (Auto)Valutazione del Parlante Bilingue» che ha permesso di raccogliere dati sulla condizione sociodemografica, socioeconomica e sociolingui- stica, ovvero sull’esposizione alle lingue e sulla percezione dell’uso delle lingue in diversi domini comunicativi (dominio familiare, scolastico, amica- le, professionale, pubblico, ecc.), nonché un’auto- valutazione della propria competenza linguistica in ciascun codice, in modo da poter interpretare even- tuali relazioni tra variabili indipendenti e dipendenti nel modo più accurato possibile. Gli intervistatori, in seguito, hanno effettuato delle registrazioni audio di almeno 15 minuti in cui hanno conversato in un contesto informale almeno due parlanti nativi bilin- gui – generalmente amici o familiari che utilizzano regolarmente tra loro un registro informale e poco controllato6. ANNALES · Ser. hist. sociol. · 31 · 2021 · 2 332 Nada POROPAT JELETIĆ et al.: INCIDENZA E IMPLICAZIONI DI ALCUNI TRATTI FORMALI PERTINENTI TIPICI DEL DISCORSO BILINGUE ISTRIANO: I CASI DI ..., 329–340 Le tracce audio raccolte sul campo dai rilevatori sono state trascritte in base alle convenzioni orto- grafiche per l’adattamento fonologico, codificate e segmentate7 manualmente, nonché uniformate sulla base dei criteri di trascrizione CHAT (Codes for Hu- man Analysis of Transcripts) e CLAN (Computerized Language Analysis), che rientrano nei programmi TalkBank (MacWhinney, 2007). CHAT offre un ottimo supporto per la trascrizione dell’interazione bilingue, compresi i marcatori dei fenomeni di commutazione di codice. Si fonda su un sistema di marcatura che consente di identificare le lingue utilizzate nelle interazioni commutate, permet- tendo quindi di analizzare l’uso sincronico della commutazione di codice nei domini comunicativi poco controllati e, di conseguenza, di ipotizzare un modello di linguistica del contatto che corrispon- da al contesto sociolinguistico istriano. Per i fini di questa ricerca, si è lavorato esclusivamente sul sottocampione del corpus costituito da sequenze lineari di parole singole commutate, nonché enun- ciati bilingui che rivestono una specifica funzione referenziale o interazionale. ANALISI DEI DATI In questa sede ci limiteremo a individuare e commentare l’incidenza e le implicazioni di alcu- ni dei tratti formali pertinenti tipici del discorso bilingue istriano riscontrati con alta frequenza nel corpus esaminato. Siccome si tratta di un corpus ancora in corso di preparazione, per la presente indagini sono state analizzate le trascrizioni di 20 registrazioni, a cui hanno partecipato in totale 46 parlanti bilingui precoci. I pattern distribuzionali che emergono dai dati presi in considerazione, ov- vero le sezioni in cui si verifica la commutazione di codice, sono raggruppabili sommariamente sotto due macrocategorie funzionali distinte: a) referen- ziale e b) interazionale. Pattern distribuzionali: funzione referenziale Una circostanza che – per quanto visto nel cor- pus – innesca con particolare frequenza fenomeni di commutazione di codice è l’introduzione nella con- versazione di un nuovo referente: capita spesso che, mentre i parlanti stanno sviluppando una sequenza discorsiva in istroveneto, ricorrano alla lingua croata al momento di indicare un nuovo referente. Siamo di fronte, dunque, a esempi di commutazione di codice con funzione referenziale. Riportiamo (esempio A) una sequenza piuttosto estesa nella quale ricorrono diverse occorrenze di questo fenomeno. 7 Le sequenze del parlato sono state segmentate, sulla base del criterio sintattico, in unità di comunicazione (C-units): una frase principale con una qualsiasi frase subordinata ad essa. Esempio A *ENR: Dove poso andar per ritirar la domov- nica e ʼsto certificato? *DIN: Per cior la domovnica ti devi andar al matični ured. *ENR: E dove xe ʼsto matični ured? *DIN: Ti devi andar al ponte dove che xe l’ured državne uprave. Ma ti sa dove? Là vicin de la pompa de benzina nei dintorni de l’hotel Riviera. *ENR: Mah troverò. Me servi qualcosa per ritirar ʼsti documenti? *DIN: Me par che te servirà la molba e i bilje- gi e anche ti doverà pagar in contanti la tasa che sarà ʼntorno a le duecento kune. *ENR: E sti biljegi dove li trovo? *DIN: In qualsiasi chiosco. Basta o te servi ancora qualcosa? *ENR: Scrivi che me servi el diploma e la do- punska isprava che go finido el preddiplomski. Trad. – Dove devo andare per ritirare il certificato di cittadinanza e questo certificato? – Per pren- dere il certificato di cittadinanza devi andare all’ufficio anagrafe. – E dov’è questo ufficio ana- grafe? – Devi andare al ponte dove c’è l’ufficio di amministrazione statale. Ma sai dov’è? Vicino alla pompa di benzina nei dintorni dell’Hotel Riviera. – Mah, lo troverò. Mi serve qualcosa per ritirare questi documenti? – Mi pare che ti serviranno il modulo di richiesta, le marche da bollo e dovrai anche pagare in contanti la tassa che sarà di circa duecento kune. – E queste marche da bollo dove le trovo? – In qualsiasi chiosco. Basta o ti serve ancora qualcosa? – C’è scritto che mi serve anche il diploma e la cer- tificazione supplementare che ho conseguito la laurea triennale. Notiamo che la commutazione di codice investe costituenti sia mono-lessicali (es. do- movnica) sia multi-parola (es. matični ured). Tenendo presente il contesto sociolinguistico della minoranza italiana in Croazia, di cui si è detto nell’introduzione, è semplice giustificare le occorrenze della commutazione di codice nel contesto di codici settoriali o legati a un contesto fisico ben preciso. Poiché, infatti, la maggior parte delle operazioni burocratiche e ammini- strative è svolta in lingua croata, è naturale che per i parlanti siano più agilmente recuperabili i lessemi in tale lingua. Infatti – come dimostra l’e- sempio riportato – i parlanti tendono a ricorrere alla lingua croata quando necessitano del lessico ANNALES · Ser. hist. sociol. · 31 · 2021 · 2 333 Nada POROPAT JELETIĆ et al.: INCIDENZA E IMPLICAZIONI DI ALCUNI TRATTI FORMALI PERTINENTI TIPICI DEL DISCORSO BILINGUE ISTRIANO: I CASI DI ..., 329–340 specifico della burocrazia e dell’amministrazio- ne, mantenendo però l’istroveneto per l’intera struttura della sequenza comunicativa. Inoltre, è interessante notare come, una volta che un par- lante ha introdotto un nuovo referente tramite la commutazione, gli interlocutori adottino a loro volta la commutazione per indicare il medesimo elemento: non si verificano, infatti, circostanze in cui due interlocutori utilizzano le due lingue per indicare uno stesso concetto. Pattern distribuzionali: funzione testuale/ interazionale Numerosi sono gli esempi in cui un costituente di tipo insertivo nell’altro codice, anche in questo caso monolessicale o plurilessicale, contribuisce al significato procedurale dell’enunciato, ossia riveste un ruolo funzionalmente rilevante per quanto concerne l’organizzazione discorsiva/ testuale. Una delle circostanze in cui si verifica tale pattern distribuzionale è quella in cui il parlante desidera dare una particolare enfasi alle proprie parole e lo fa passando all’altro codice: esclamazioni di sorpresa, commenti a situazioni particolari, messaggi particolarmente pregnanti o considerati importanti da chi li pronuncia. Ana- lizziamo qui di seguito un caso (esempio B): Esempio B *ELI: Ela ovako i onako la comprerà. *ELI: Ti magni o no(n) ti magni? *ELI: Baš je briga! *ELI: Ela la compra i gotovo! Trad. Lei in un modo o nell’altro li comprerà. Che uno li mangi o non li mangi? Non le im- porta proprio! Lei li compra e fine! Il passaggio da un codice all’altro, che si verifica ben tre volte nella breve sequenza riportata, carica la frase di un particolare effetto di enfasi che incide sull’andamento discorsivo/testuale. Si può notare, inoltre, che i costituenti di tipo insertivo commutati sono spesso riconducibili a espressioni formulaiche o cristallizzate: è il caso di ovako i onako («in un modo o nell’altro») nell’esempio B appena citato, ma anche del frequentissimo to je to («e basta» / «questo è quanto») (esempi C e D), di kako tako («in ogni caso») (esempio E) e di tako to («così via») (esempio F). Esempio C *CAR: To je to per deso noʼ me vien niente altro. 8 Non facciamo riferimento in questa sede alla dibattuta questione terminologica inerente ai segnali pragmatici o discorsivi, nonché alle particelle discorsive e a quelle modali (Degand & Pietrandrea, 2013). Trad. Questo è quanto per adesso, non mi viene (in mente) nient’altro. Esempio D *ELE: E dopo guardavo Italia Uno e to je to niente altro. Trad. E dopo guardavo Italia Uno e basta, nient’altro. Esempio E *MAR: Mi anderò kako tako a lezion. Trad. Io andrò in ogni caso a lezione. Esempio F *BEA: Gavevimo tante robe de far i tako to. Trad. Avevamo tante cose da fare e così. In tutti questi casi, i parlanti inseriscono nel flusso discorsivo in istroveneto dei costituenti plurilessicali che nella lingua croata sono ricon- ducibili a espressioni formulaiche. Tali segmenti commutati, a differenza dei segnali discorsivi che analizzeremo nel paragrafo successivo, mantengo- no il loro valore semantico: sono infatti inserzioni che, aggiungendo nuovo significato, contribui- scono allo sviluppo concettuale-semantico del discorso tanto quanto i segmenti, più numerosi, in istroveneto. Funzioni dei segnali discorsivi in situazioni di contatto linguistico Una parte cospicua delle occorrenze della commutazione di codice è ascrivibile alla categoria dei segnali discorsivi. Come è stato più volte riba- dito, infatti, il discorso bilingue rappresenta pure «una prospettiva unica per poter indagare i segnali discorsivi»8 in situazioni linguistiche di contatto (Maschler, 2000, 437). Vediamo ora quali sono alcuni dei ruoli funzionali che i segnali discorsivi enunciati nell’altro codice rivestono nel contesto istriano. Seguendo la definizione operativa dei se- gnali discorsivi di Bazzanella (1995; 2006; 2011), i segnali discorsivi «sono quegli elementi che, svuotandosi in parte del loro significato origina- rio, assumono dei valori aggiuntivi che servono a connettere elementi frasali, interfrasali, extrafrasali e a esplicitare la collocazione dell’enunciato in una dimensione interpersonale, sottolineando la struttura interattiva della conversazione» (Bazza- nella, 1995, 225). Prendendo in considerazione le macro-funzioni che rivestono i segnali discorsivi commutati – ossia i connettivi semantici con fun- zione pragmatica – abbiamo cercato di osservare ANNALES · Ser. hist. sociol. · 31 · 2021 · 2 334 Nada POROPAT JELETIĆ et al.: INCIDENZA E IMPLICAZIONI DI ALCUNI TRATTI FORMALI PERTINENTI TIPICI DEL DISCORSO BILINGUE ISTRIANO: I CASI DI ..., 329–340 la loro distribuzione e le forme con occorrenza più alta nel corpus, secondo le seguenti categorie: fun- zione interazionale, funzione metatestuale, funzione cognitiva (Bazzanella, 1995; 2006; 2011)9. Funzione interazionale Nelle interviste sono stati riscontrati numerosi costituenti croati che marcano la presa di turno e che sono spesso utilizzati in forma di citazione o segnali discorsivi indiretti, occupando alle volte un ruolo fun- zionale metatestuale (Bazzanella, 2006). Un esempio palese di enunciato con intonazione interrogativa è il segnale ne («no»), che denota richiesta o conferma di condivisione del pensiero espresso, nonché la cessione della presa di turno all’interlocutore (esempio G). Esempio G *ANN: Mi penso che ti doveria verserlo e far cusì, ne? Trad. Penso che dovresti aprirlo e fare così, no? Vasta è pure la gamma dei segnali di cui i parlanti si servono per interrompere l’interlocutore e chiedere la cessione del turno di conversazione, come čekaj («aspetta») e slušaj («ascolta») (esempi H, I, J). Esempio H *BEA: Čekaj ti me disi che no ʼl iera vegnudo in tempo? Trad. Aspetta mi stai dicendo che non era venuto in tempo? Esempio I *MAR: Čekaj che giorno xe? Trad. Aspetta che giorno è? Esempio J *LIV: Slušaj mi non me va de perder tempo. Trad. Ascolta non mi va di perdere tempo. Similmente, con il segnale kužiš? (‘capisci/com- prendi?’) si valuta l’attenzione o la comprensione 9 Le funzioni interattiva e metatestuale sono rivolte al piano interazionale e intersoggettivo (Fiorentini, 2014). La funzione cogni- tiva, invece, non è «hearer-oriented» come le prime due, bensì «speaker-oriented» (Aijmer, 2013) e soggettiva (Fiorentini, 2014), siccome si riferisce al «contenuto proposizionale, all’approccio del parlante e alla forza illocutoria dell’enunciato» (Bazzanella, 2006, 463). Pertanto, alcuni autori tracciano delle corrispondenze tra i segnali cognitivi e le particelle modali (cf. Bazzanel- la, 2006; Degand & Pietrandrea, 2013). Le situazioni di contatto linguistico sono terreni particolarmente fertili per indagare i costituenti che regolano il discorso, i segnali discorsivi e le particelle modali (Maschler, 2000; Matras, 1998; Hlavac, 2006) in quanto sono pragmaticamente divisibili dal contenuto espresso nell’ambito dell’enunciato, mostrando perciò una tendenza alla fusione con un sistema linguistico esterno (Matras, 1998, 309). Stando a Maschler (2000), i parlanti bilingui distinguono i segnali discorsivi dalle altre categorie del discorso bilingue mediante l’alternazione linguistica. Inoltre, si trovano «at the very top of the borrowability hierarchy in situations of conventional, interactional language contact» (Matras, 1998, 282) e sono presi in prestito soprattutto dalla lingua pragmaticamente dominante. 10 Nel linguaggio giovanile croato è stato accolto come prestito dall’inglese l’aggettivo full, da usarsi con valore intensificativo davanti ad altri aggettivi, con il significato di «molto», «veramente». I parlanti del nostro corpus, abituati a questa struttura ormai diffusa nella lingua croata, la trasferiscono anche nelle produzioni in istroveneto, cosa che invece non si verifica nei dialetti veneti d’Italia: è, dunque, un chiaro indizio del contatto con la lingua croata, piuttosto che con la lingua inglese. della sequenza enunciata da parte dell’interlocutore, segnalando anche in questo caso il passaggio del turno (esempi K, L). Esempio K *ANT: Ma noʼ podevo far altrimenti, kužiš? Trad. Ma non potevo fare altrimenti, capisci? Esempio L *CAR: Perché mi in quel tempo iero ancora ful10 esuberante, kužiš? Trad. Perché io a quel tempo ero ancora molto esuberante, capisci? Altri segnali, invece, pur non cedendo il turno di parola all’interlocutore, lo chiamano in causa direttamente, per verificare l’apertura del canale di comunicazione e per sollecitarne l’attenzione, aumentando il grado di interattività del dialogo: è il caso, per esempio, di zamisli («immagina», «pensa te») e znači («voglio dire», «sai», «dunque») (esem- pi M, N, O). Esempio M *MAR: Zamisli che casin d’estate! Trad. Pensa che casino d’estate! Esempio N *MAR: Ma zamisli che la gente te vedi che ti entri! Trad. Ma immagini se la gente ti vedesse entrare? Esempio O *CAR: Znači la ga una camereta tipo dove che [///] de quele camerete che xe sempre fredo. Trad. Sai, ha una cameretta dove che... di quelle camerette dove fa sempre freddo. Sebbene non occorra con frequenza, segnaliamo anche il segnale discorsivo con funzione testuale e interazionale onda («allora») (esempio P), che ri- corre in posizione iniziale dell’enunciato e segnala l’avvio di una sequenza nuova. ANNALES · Ser. hist. sociol. · 31 · 2021 · 2 335 Nada POROPAT JELETIĆ et al.: INCIDENZA E IMPLICAZIONI DI ALCUNI TRATTI FORMALI PERTINENTI TIPICI DEL DISCORSO BILINGUE ISTRIANO: I CASI DI ..., 329–340 Esempio P *DIN: Onda cos’ ti me dixi? *DIN: Andemo xo veder cosa sucedi? Trad. Allora cosa mi dici? Andiamo giù a vedere cosa succede? Funzione metatestuale e funzione cognitiva Alcuni dei segnali discorsivi commutati anno- verati nel corpus ricoprono funzioni metatestuali di riformulazione: i parlanti si servono del segnale discorsivo commutato per dare avvio a una riformu- lazione del concetto, agevolando la comprensione dell’interlocutore e modificando quindi l’intero flusso discorsivo. Tali indicatori di riformulazione contribuiscono all’organizzazione del discorso, poiché incidono sulla progressione e sulla gestione della coesione testuale/discorsiva (Cuenca & Bach, 2007): in alcuni casi si assiste a autoriformulazioni, da parte del parlante stesso (esempio Q); in altri a eteroriformulazioni, da parte dell’interlocutore (esempio R). Esempio Q *CLA: Non xe proprio bel. *CLA: Mislim mi no’ gaveria mai fato cusì. Trad. Non è proprio bello. Cioè, credo io non lo avrei mai fatto in questo modo. Esempio R *VAL: Uglavnom no’ ʼl ga voia de farse družiti con ʼsti poveri fioi. *VAL: No’ ʼl vol far ispast(i) una babysitter. 11 Trad. Insomma non ha voglia di frequentare questi poveri bambini. Non vuole sembrare una babysitter. Risulta evidente come in prospettiva regressiva è interpretata nuovamente, argomentata, riconsi- derata o riassunta/ampliata la sequenza espressa precedentemente. In particolare, nell’esempio Q il parlante amplia e specifica, parafrasandolo, l’enun- ciato precedente tramite il segnale discorsivo mislim («credo»), mentre nell’esempio R il parlante rias- sume, tirandone le fila, la discussione avuta fino a quel momento con l’interlocutore, tramite il segnale discorsivo uglavnom («insomma»). 11 Approfittiamo di questo esempio per commentare un tratto tipico distintivo del discorso bilingue istriano, ovvero la routinizza- zione del costrutto perifrastico «voce del verbo fare (in italiano) + infinito del verbo portatore di valore semantico (in croato)». Tale costrutto risulta essere adoperato da tutti i parlanti del corpus, indipendentemente da variabili demografiche o luogo di registrazione: è, infatti, una soluzione che i parlanti adoperano quando effettuano una commutazione di codice che coinvolge la classe verbale. Il fenomeno si verifica sia quando il verbo portatore di valore semantico deve comparire in forma coniugata sia quando è necessaria la forma all’infinito. Risulta particolarmente interessante l’esempio di farse družiti poiché il parlante trasferisce impropriamente la diatesi riflessiva del verbo croato družit(i) se sul verbo «fare» istroveneto, influenzando, quindi, anche la morfosintassi della lingua di partenza. La strategia di scomposizione della forma verbale attraverso la commutazione di codice risulta particolarmente efficace in quanto permette ai parlanti di inserire nel discorso un lessema in croato senza doverlo adattare alle regole morfosintattiche della lingua istroveneta: è il verbo «fare», infatti, a farsi carico delle informazioni relative a tempo, modo e persona; mentre la voce lessicale croata può essere di conseguenza inserita all’infinito. Secondo la tripartizione di Bazzanella (1995), i segnali discorsivi marcatori di riformulazione possono essere suddivisi ulteriormente sulla base della funzione che la riformulazione assume. Si distinguono dunque in: a) indicatori o marcatori di parafrasi b) indicatori o marcatori di correzione e c) identificatori di esemplificazione o esemplificatori. Gli esempi riportati sotto (S-T), in aggiunta a quelli precedenti, testimoniano l’applicazione di indicatori di parafrasi, in parte svuotatisi del proprio potenziale semantico originario per poter fungere da marcatori dialogici, che mantengono la corrispon- denza tra i referenti interessati. Esempio S *ANN: Hoću reć(i) se poderia far altrimenti. Trad. Voglio dire si potrebbe fare altrimenti. Esempio T *SAN: Xe semplice. *TEO: Ajmo reć(i) nije baš. *TEO: Xe un po’ più complicado de quel che sembra. Trad. – È semplice. - Diciamo non lo è proprio. È un po’ più complicato di quello che sembra. La riformulazione può essere strutturalmente più o meno elaborata e variabile, e può avvenire in senso parafrastico o non parafrastico (Gülich & Kotschi, 1983), mantenendo l’equivalenza a livel- lo semantico nel primo caso (esempio S), oppure forgiando una formulazione nuova nel secondo caso (esempio T), agendo pure a livello della ge- rachia sintattica. Così, le forme hoću reć(i) e ajmo reć(i), con funzione parafrastica, rivestono un ruolo di apertura esplicativa sia nell’ambito della costruzione semantica dell’enunciato che segue sia dell’allargamento/riassunto delle informazioni precedentemente enunciate, innescando alle volte pure una sequenza commutata più estesa, come nel caso di ajmo reć(i) nije baš. Quest’ultimo, inoltre, assume anche la funzione di indicatore di correzione, ossia marca la necessità non solo di parafrasi, ma di generale riponderazione del senso dell’enunciato esposto dall’interlocutore, fungendo pure da specificazione aggiuntiva della sequenza precedente. Si può fare riferimento ad ANNALES · Ser. hist. sociol. · 31 · 2021 · 2 336 Nada POROPAT JELETIĆ et al.: INCIDENZA E IMPLICAZIONI DI ALCUNI TRATTI FORMALI PERTINENTI TIPICI DEL DISCORSO BILINGUE ISTRIANO: I CASI DI ..., 329–340 altri casi riscontrati nel corpus di hoću reć(i) come marcatori procedurali aventi una funzione cognitiva che si colloca ai confini della dimen- sione metatestuale di riformulazione, in virtù del riferimento a processi cognitivi del parlante stesso, e non al discorso. Anche la sottocategoria degli indicatori di riformulazione detti esemplificatori appartiene all’ambito delle strategie di riformulazione, poi- ché introducono degli esempi per delucidare o argomentare più dettagliatamente quanto esposto (Bazzanella, 1994). Negli esempi U e V sono pre- senti due indicatori con funzione di introduttori con valore esemplificativo: tipa e kao («tipo», «per esempio»). Esempio U *FAB: Ti poderia far solo. *FAB: Tipa ti cioghi le forbici e la cola e ti tachi. Trad. Potresti fare da solo. Tipo prendi le forbi- ci e la colla e attacchi. Esempio V *SOF: Però qualcosa go leto kao che ti devi tociarla su l’acqua. Trad. Però ho letto qualcosa, tipo che devi intingerla nell’acqua. Esempio W *MAR: Cos(a) la te ga dito per el compleano? *SOF: A niente kao che ancora la sta pensan- do. Trad. – Cosa ti ha detto per il compleanno? – Niente, tipo che ci sta ancora pensando. L’esempio X, invece, è costituito da un seg- mento insertivo plurilessicale, che solo apparen- temente mantiene il valore semantico della forma verbale ne znam («non so»): la funzione che ricopre, infatti, è semplicemente quella di intro- durre un esempio per completare, riformulando, l’enunciato precedente, rendendo più relativo il potenziale semantico della dichiarazione esplici- ta precedentemente espressa. Esempio X *NER: Tantisimi problemi i ga creado. *NER: Ne znam forsi una o due volte anche la polizia xe vegnuda. Trad. Hanno creato tantissimi problemi. Non so forse una o due volte è venuta anche la polizia. La funzione testuale di segnali discorsivi e connettivi commutati, tuttavia, non si esaurisce nella casistica della riformulazione. In molti casi, infatti, anche in assenza di processi di riformu- lazione, una sequenza discorsiva in una lingua è intervallata da connettivi semantici commutati, che esplicitano i legami logici e sintattici che si creano tra le proposizioni. Analizziamo al- cune ricorrenze della congiunzione avversativa ali («ma»): in entrambi i casi (esempi Y e Z) il fenomeno di commutazione di codice fa sì che un connettivo croato connetta logicamente due proposizioni enunciate in istroveneto. Esempio Y *CAR: Mi posso andar con XXX fin le sei bever café ali cosa farò da le sei a le dieci? Trad. Io posso andare con XXX a bere il caffè fino alle sei ma cosa farò dalle sei alle dieci? Esempio Z *MAR: Interesante ali su “Chi l’ha visto?” seguo un caso de una dona veneziana. Trad. Interessante, ma su “Chi l’ha visto?” seguo un caso di una donna veneziana. I connettivi commutati, tuttavia, si riscontrano nel corpus anche in ‘direzione’ inversa, ovvero compaiono connettivi del repertorio italofono all’interno di sequenze discorsive più estese in lingua croata. Come si è detto, il corpus che abbiamo esaminato contiene conversazioni pri- mariamente in istroveneto in cui il croato appare come inserzione – più o meno ampia – commutata, ma data l’estrema naturalezza con cui i parlanti istriani si muovono tra le due lingue, compaiono non raramente sequenze discorsive più estese in croato, all’interno delle quali i segnali discorsivi e connettivi sono – ancora una volta – commutati verso l’istroveneto. Riportiamo ora una sequenza relativamente estesa in lingua croata in cui si notano diverse occorrenze di segnali discorsivi e connettivi commutati verso l’istroveneto, sottoli- neati per facilità di individuazione. Esempio AA *ELI: Ne znam zašto ali te koreografije nikad nisam mogla pamtiti. *MAR: Eco. Moraš ful biti koncentriran. *ELI: Da. Jednom sam srela u Mojitu u Rovinju jednog plesača. [...] Zamolila sam ga da mi pokaže i on je rek(a)o: “Opusti se. [...] Ja ću te vodit(i) i vidjet(i) ćeš da znaš”. Infati imao je pravo. *MAR: Ma comunque ako sam na tom tečaju nešto skužila onda je to da oni koji misle da znaju plesat(i) zapravo ne znaju [...] Insoma. Jedno je znat(i) a drugo je znat(i) amaterski. *ELI: Da da ma intanto oni skakuću. [...] Jedva čekam da ti mene naučiš! ANNALES · Ser. hist. sociol. · 31 · 2021 · 2 337 Nada POROPAT JELETIĆ et al.: INCIDENZA E IMPLICAZIONI DI ALCUNI TRATTI FORMALI PERTINENTI TIPICI DEL DISCORSO BILINGUE ISTRIANO: I CASI DI ..., 329–340 *MAR: Ok čekaj da ja utvrdim gradivo. Co- munque tamo ima ljudi koji plešu godinama. Trad. – Non so perché ma non sono mai riuscita a imparare le coreografie. – Ecco. Devi essere pienamente concentrata. – Sì. Una volta ho incontrato al Mojito a Rovigno un ballerino. [...] Gli ho chiesto se mi faceva vedere e lui mi ha detto: “Rilassati. Io ti guiderò e vedrai che sarai capace.” Infatti aveva ragione. – Ma comunque se ho imparato qualcosa in quel corso è che quelli che pensano di saper balla- re in realtà non lo sanno (fare). Insomma. Una cosa è saper ballare e un’altra è saper ballare amatorialmente. – Sì sì, ma intanto saltellano. Non vedo l’ora che mi insegni! – Ok, aspetta che consolidi i contenuti. Comunque l ì c ’è gente che balla da anni. In questa sequenza (esempio AA), si può notare come all’interno di un’estesa sequenza in croato, gli interlocutori si servano di congiunzioni e se- gnali discorsivi («ecco», «infatti», «comunque», «intanto», «insomma») commutati in istroveneto per marcare lo sviluppo argomentativo della conversazione. La commutazione di codice, dunque, indipendentemente dalla ‘direzione’ in cui avviene, ricopre spesso una funzione (meta) testuale importante: aiuta gli interlocutori a esplicitare i legami logici e la coesione tra le varie parti del discorso. In questo caso, ovvia- mente, entra in gioco anche la funzione cogniti- va che assumono i segnali discorsivi commutati, in quanto non agevolano soltanto l’ascoltatore nella comprensione, ma indirizzano e organiz- zano il pensiero stesso del parlante al momento della produzione: la funzione, dunque, è so- vrapponibile a quella dei marcatori procedurali. La funzione cognitiva si riferisce al contenuto proposizionale, ovvero all’approccio del parlan- te verso la proposizione, in riferimento alla sua forza illocutoria; si tratta pertanto di un approc- cio speaker-oriented (Aijmer, 2013). Si registra una tendenza di sovrapposizione della funzione cognitiva (al margine di quella metatestuale) e della funzione della presa di turno dei: a) segnali cognitivi procedurali (segnali relativi ai processi cognitivi), tra cui annoveriamo mislim («penso») (esempio BB); b) segnali di modulazione, tra cui više-manje («più o meno»), con valore di mitigazione (esempio CC); c) segnali epistemici «which somehow call into question the speaker ’s knowledge» (Ghezzi, 2013, 68), come možda («forse»), che serve a introdurre un’eccezione e definitivno («definitivamente», «sicuramente») che indica l’approccio soggettivo del parlante, ovvero la sua ‘dedizione’ (commitment) nei con- fronti dell’enunciato (esempio DD). Esempio BB *VED: Mislim mi faria cusì. Trad. Penso che io farei così. Esempio CC *BEA: Više-manje se poderia anche dir che no(n) xe andada mal. Trad. Più o meno si potrebbe anche dire che non sia andata male. Esempio DD *CAR: Definitivno la doveva comportarse cusì. Trad. Sicuramente doveva comportarsi così. CONCLUSIONE Dall’analisi svolta è evidente come la commu- tazione di codice costituisca parte integrante e naturale della modalità espressiva della comunità bilingue istriana. Gli esempi riportati, come già menzionato, sono solo una minima parte delle occorrenze di commutazione di codice presenti nel corpus e mostrano un’estrema disinvoltura da parte dei parlanti nel gestire entrambi i codici co- municativi e nel passare dall’uno all’altro codice senza interrompere il naturale flusso della conver- sazione. Ciò è possibile, ovviamente, solo poiché tra i membri della comunità è data per scontata la piena padronanza di entrambi i codici: partendo dal presupposto che chi ascolta può capire il mes- saggio in qualsiasi combinazione di lingue esso venga prodotto, per il parlante è più vantaggioso adoperare la strategia della commutazione per utilizzare il codice che di volta in volta preferisce, piuttosto che compiere faticose operazioni mentali di ricerca lessicale e/o traduzione per uniformare la lingua. La commutazione di codice diventa, di conseguenza, una modalità naturale d’espressio- ne della comunità bilingue: nel corpus, infatti, è impossibile individuare sequenze davvero estese interamente monolingui, che non presentino affat- to fenomeni di contatto con l’altra lingua. La vasta gamma di esempi di contatto linguistico rilevati nel corpus ci ha permesso di indagare come gli interlocutori bilingui ricorrano all’inventario delle forme croate, lingua in molti casi pragmaticamen- te dominante, nell’ambito delle forme impiegate per svariate funzioni ritenute più idonee (es. nell’ambito degli indicatori di riformulazione, parafrasi, correzione, modulazione, esemplifica- zione, approssimazione ecc., ciascuno sintattica- mente e semanticamente più o meno integrato). Gli switch monolessicali (di singoli costituenti) e switch multi-parola (di più elementi lessicali) del corpus esaminato nell’ambito di schemi insertivi che rivestono una specifica funzione discorsiva ANNALES · Ser. hist. sociol. · 31 · 2021 · 2 338 Nada POROPAT JELETIĆ et al.: INCIDENZA E IMPLICAZIONI DI ALCUNI TRATTI FORMALI PERTINENTI TIPICI DEL DISCORSO BILINGUE ISTRIANO: I CASI DI ..., 329–340 e pragmatico-comunicativa e che avvengono a livello intrafrastico e interfrastico con differenti configurazioni distribuzionali, riguardano le fun- zioni referenziale, interazionale e testuale, indi- canti le incidenze e le implicazioni di alcuni dei tratti formali pertinenti tipici del discorso bilingue istriano. Le macro-funzioni che rivestono i segnali discorsivi commutati e i connettivi semantici con funzione pragmatica riguardano la funzione testuale/interazionale (presa di turno, richiesta/ conferma di condivisione, passaggio della presa di turno, valutazione della prestata attenzione/ comprensione ecc.), metatestuale (segnali testuali, segnali di focalizzazione e segnali di riformulazio- ne) e quella cognitiva (segnali procedurali, segnali di modulazione e segnali epistemici). Sommariamente, prendendo in considerazione le preferenze registrate nelle pratiche discorsive presenti nel corpus, si identificano i tratti tipici di una condizione sociolinguistica propria del comportamento bilingue (nel caso istriano doppia- mente diglossico o imperfettamente poliglossico) caratterizzato dalla presenza massiccia della com- mutazione di codice interfrasale, utilizzata con funzioni conversazionali o testuali (spesso soggetta anche a un uso apparentemente eccessivo o a una sorta di tentativo di esibire le proprie competenze bilingui/plurilingui), in cui la negoziazione del codice da parte di parlanti bilingui di elevata com- petenza in entrambe le lingue è costante e usuale, e il passaggio al codice pragmaticamente più potente/dominante non è sanzionato/sanzionabile. In altre parole, la competenza bilingue/plurilingue svolge un ruolo di risorsa espressiva e strategia comunicativa nell’ambito della gestione discorsiva (Dal Negro, 2005). ANNALES · Ser. hist. sociol. · 31 · 2021 · 2 339 Nada POROPAT JELETIĆ et al.: INCIDENZA E IMPLICAZIONI DI ALCUNI TRATTI FORMALI PERTINENTI TIPICI DEL DISCORSO BILINGUE ISTRIANO: I CASI DI ..., 329–340 VPLIV IN POSLEDICE NEKATERIH POMEMBNIH FORMALNIH LASTNOSTI ZNAČILNO ZA ISTRSKI DVOJEZIČNI GOVOR: PRIMER KODNEGA PREKLAPLJANJA Nada POROPAT JELETIĆ Univerza “Juraj Dobrila” v Puli, Fakulteta za interdisciplinarne, italijanske in kulturne študije, I. M. Ronjgov 1, 52100 Pula-Pola, Hrvaška e-mail: nporopat@unipu.hr Eliana MOSCARDA MIRKOVIĆ Univerza “Juraj Dobrila” v Puli, Fakulteta za interdisciplinarne, italijanske in kulturne študije, I. M. Ronjgov 1, 52100 Pula-Pola, Hrvaška e-mail: emoscarda@unipu.hr Anna BORTOLETTO Univerza za tujce Perugia, Oddelek za humanistične in družbene vede, Piazza Fortebraccio 4, 06123 Perugia, Italija e-mail: anna.bortoletto@unistrapg.it POVZETEK Korpusi govorjenega jezika so pomemben in izčrpen vir podatkov za raziskovanje kontaktnih pojavov v dvojezičnih interakcijah (npr. kodno preklapljanje, količina uporabljenih jezikov, število uporabljenih jezikov itd.), zlasti kar zadeva metode vzorčenja jezikov, zajemanje spontanih in visok interakcijski govor. Cilj je raziskati funkcionalni potencial kodnega preklapljanja, ki se pojavlja v neformalnih interaktivnih domenah, pri čemer so- delujejo domači istrski dvojezični govorci treh različnih generacij, reprezentativno rekrutirani v vseh dvojezičnih istrskih mestih in občinah, ki predstavljajo zapleten makrosistem, znotrajjezična heteroglosija, medjezikovni stiki, dvojni diglosični odnosi (zlasti med hrvaškimi, italijanskimi in istrobeneškimi), nepopolni poliglozni in večjezični odnosi. Glavni analizirani vir podatkov izhaja iz podatkov, ki se zbirajo v okviru tekočega projekta o jezikovnih stikih v Istrski županiji, in sicer Istrskega govornega dvojezičnega korpusa (v pripravi), za katerega je uporabljena metoda pogovornega vzorčenja. Trenutni podatki razkrivajo funkcionalni potencial nekaterih najpogostejših distribucijskih vzorcev kodnega preklapljanja v smislu referenčne domene in interakcijske moči, spodbujajo pro- cesni pomen izgovorov in vplivajo na diskurzno organizacijo. Poleg tega so bili preučeni zamenjani označevalci diskurza, modalni delci in semantične vezi s pragmatičnimi funkcijami, ob upoštevanju njihovih interakcijskih, metabesedilnih in kognitivnih funkcij. Ključne besede: dvojezični govor, skupnost govorcev, korpus govorjenega jezika, jezikovno vzorčenje, kodno preklapljanje, hrvaško-italijanski jezikovni stik, TalkBank ANNALES · Ser. hist. sociol. · 31 · 2021 · 2 340 Nada POROPAT JELETIĆ et al.: INCIDENZA E IMPLICAZIONI DI ALCUNI TRATTI FORMALI PERTINENTI TIPICI DEL DISCORSO BILINGUE ISTRIANO: I CASI DI ..., 329–340 FONTI E BIBLIOGRAFIA Aijmer, K. (2013): Analyzing Modal Adverbs as Modal Particles and Discourse Markers. In: Degand, L., Cornillie, B. & P. Pietrandrea (eds.): Discourse Markers and Modal Particles. Categorization and de- scription. Amsterdam/Philadelphia, John Benjamins, 89–106. Bazzanella, C. (1994): Le facce del parlare. Roma, La Nuova Italia Scientifica. Bazzanella, C. (1995): I segnali discorsivi. 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