st ud ia universitatis he re d it at i st ud ia universitatis he re d it at i Lo scopo dell’articolo è di provare che l’espressione artistica dialettale è una caratteristica tipica della letteratura minoritaria. Le ricerche hanno infatti finora dimostrato che gli autori che decidono di espri- mersi originalmente nella forma dialettale, provengono principalmente dalle zone limitrofe di una cul- tura, nelle quali la lingua entra in contatto con altre realtà linguistiche e culturali. Parole chiave: letteratura minoritaria, letteratura dialettale, Sloveni in Italia, Italiani in Slovenia e in Cro- azia, rapporto con la lingua Namen prispevka je dokazati, da je lahko narečna književnost ena izmed tipičnih značilnosti manjšin- ske literature. Dosedanje raziskave so namreč pokazale, da izhajajo avtorji, ki se odločajo za izvirno pisa- nje v narečju, večinoma iz obmejnih območij neke kulture, na katerih prihaja materni jezik v stik z dru- gimi jezikovnimi in kulturnimi skupnostmi. Ključne besede: manjšinska književnost, narečna književnost, Slovenci v Italiji, Italijani v Sloveniji in na Hrvaškem, odnos do jezika Letteratura dialettale come caratteristica della «letteratura minoritaria» Jadranka Cergol 73 Il dialetto è probabilmente l’espressione artisti-ca più intima, con la quale gli autori vogliono penetrare nella sfera più profonda del rapporto verso se stessi e il mondo che li circonda. La lette- ratura dialettale, soprattutto quella slovena, è sta- ta per lunghi anni ignorata dalla critica letteraria per vari motivi: la sua comprensione richiede uno sforzo particolare nel capire il codice linguistico usato, oltre a ciò è necessaria un’approfondita co- noscenza culturale, etnica, antropologica e geo- grafica degli autori. Ma probabilmente la ragio- ne più profonda per la quale la poesia dialettale è rimasta trascurata dalla critica letteraria è legata sia allo status sociale più basso degli autori che ad una loro provenienza geografica più periferica ri- spetto ai centri culturali, come viene ribadito dal- la ricercatrice slovena Novak Popov.1 Il fenome- 1 Irena Novak Popov, “Razmišljanje o sodobni narečni poeziji,” in Slovenska narečja med sistemom in rabo, ur. Vera Smole (Ljubljana: Znanstvena založba Filozofske, 2009), 435. no ha avuto un riscontro diverso nella letteratura italiana, per la quale il dialetto è parte integrante ed ineliminabile.2 Anche in Italia però la poesia dialettale ha vissuto un momento di crisi in con- comitanza con i grandi cambiamenti sociali del dopoguerra che hanno portato ad una maggiore alfabetizzazione della popolazione e al lento ma inesorabile abbandono del dialetto rispetto alla lingua standard. Negli ultimi decenni del Nove- cento però la letteratura dialettale e soprattutto la poesia dialettale vive un periodo di rinascita an- che in Italia.3 Così come in Italia questa tipolo- gia di espressione artistica sta prendendo in Eu- ropa un particolare valore, non solo letterario, ma anche antropologico ed etnico: la forma dia- 2 Gianfranco Contini, La letteratura italiana (Firenze-Milano: Sano- ni-Accademia, 1974), 45. 3 Luigi M. Cesaretti Salvi. “Le letteratura dialettale.” Enciclopedia Treccani (2006), http://www.treccani.it/enciclopedia/letteratu- ra-dialettale_%28Enciclopedia-Italiana%29/ (28-4-2017) doi: ht t ps://doi .org/10. 26493/2350-54 43. 4(2)73–81 st ud ia universitatis he re d it at i st u d ia u n iv er si ta t is h er ed it a t i, le t n ik 4 (2 01 6) , š t ev il k a 2 74 lettale sta diventando la nuova forma di espres- sione di quelle radici culturali, senza le quali le varie culture non riuscirebbero a trarre linfa vi- tale per la loro esistenza futura. La letteratura dialettale, e in particolare la sua espressione poe- tica, si sta quindi presentando come un ramo che cresce rigoglioso parallelamente alla letteratura scritta nella lingua standard. Di questo si rendo- no conto soprattutto i poeti e le poetesse dialet- tali che controtendenza e contro la convenzione decidono di usare la loro parlata locale anche per narrare le loro storie o esprimere se stessi in ver- si. Questo fatto è particolarmente riscontrabile proprio in modo alquanto evidente nelle lettera- ture minoritarie, sia all’interno del sistema lette- rario degli Italiani in Slovenia e in Croazia, come è stato già dimostrato sia nell’antologia di Neli- da Milani e Roberto Dobran4 che in quella del- la prof. Zudič Antonič,5 ma anche quasi contem- poraneamente anche nel sistema letterario degli Sloveni in Italia, come viene invece dimostrato dai ricercatori Miran Kosuta, David Bandelj e la sottoscritta. Infine, nel 2007 è uscita una con- sistente monografia scientifica della ricercatrice slovena Marija Stanonik6 che rappresenta un’a- nalisi completa e approfondita di tutta la lettera- tura dialettale slovena. Come viene definita da Miran Hladnik, la letteratura dialettale è una “forma di letteratu- ra scritta in un dialetto di una qualsiasi lingua letteraria. Secondo i criteri più ristrettivi, rien- trano in essa soltanto quelle opere che sono nate dopo la standardizzazione della lingua, secondo invece i limiti più ampi, possono rientrare anche le opere delle letteratura orale ovvero le opere folkloristiche dai tempi prima della standardiz- zazione della lingua.”7 La critica letteraria di en- trambe le lingue di norma non prende in consi- derazione le opere popolari e folkloristiche che 4 Nelida Milani and Roberto Dobran, Le parole rimaste (Pula: Pietas Iulia; Rijeka: Edit, 2010), 511 e seg. 5 Nives Zudič Antonič, Storia e antologia della letteratura italiana di Ca- podistria, Isola e Pirano (Capodistria: Unione italiana, 2014). 6 Marija Stanonik, Slovenska narečna književnost (Maribor: Slavistično društvo Maribor, 2007). 7 Miran Hladnik, “Regionalism in Slovene Rural Prose,” Slovene Stu- dies 13, no.2 (1991): 143-53. sono nate sì in dialetto, ma perché non c’era la possibilità di usare nessun altro codice linguisti- co. Mi sembra quindi opportuno distinguere tra coloro che coscientemente decidono di usare il dialetto al posto della lingua standard e coloro che invece usavano il dialetto perché non cono- scevano altra forma espressiva. Soltanto nel mo- mento in cui si arriva nella società ad un avanza- to processo di scolarizzazione della popolazione che usa il linguaggio standard e si ha quindi la possibilità di scegliere coscientemente se usare la lingua standard o la parlata locale, allora è pos- sibile parlare anche di una letteratura dialettale riflessa, cioè tale, nella quale gli autori scelgono il dialetto con un determinato scopo molto pre- ciso, e cioè quello di dare precedenza al dialet- to. Ed è per questa ragione che nell’articolo non verranno presi in considerazione autori dei seco- li passati come neanche non verrà presa in consi- derazione la letteratura folkloristica che ha altri tipi di caratteristiche e deve essere analizzata con altri parametri letterari. Letteratura minoritaria Sulla letteratura minoritaria di entrambe le co- munità linguistiche sono state già svolte del- le ricerche che sono sfociate per la parte italiana nei due volumi della Milani e di Dobran e ades- so recentemente anche nella monografia della prof. Nives Zudič Antonič; per la parte slovena invece vanno citate le antologie di David Ban- delj per la poesia e le monografie scientifiche di Miran Košuta e di Marija Pirjevec.8 Inoltre nel 2006 sono uscite due antologie bilingui: Dru- gačni verzi: pesniki dveh manjšin / Versi diversi: poeti di due minoranze curate da Miran Košuta per la parte slovena e da Elis Deghenghi Olujić per quella italiana che raccolgono e mettono a confronto i poeti delle due minoranze. Anche la sottoscritta aveva già pubblicato un articolo sul- le caratteristiche principali della letteratura mi- 8 Miran Košuta, E-maili: eseji o mejni literaturi (Maribor: Litera, 2008); David Bandelj, Rod Lepe Vide: antologija sodobne poezije Slo- vencev v Italiji (Ljubljana: Študentske založba, 2009); David Bandelj “Literature of Slovenians in Italy: A subsystem of Slovenian super- national system?” Interlitteraria 5, no.2 (2010): 432-441; Marija Pirje- vec, Questa Trieste (Trieste: Mladika, 2016). st ud ia universitatis he re d it at i le t t er a t u r a d ia le t ta le c o m e c a r a t t er is t ic a d el la » le t t er a t u r a m in o r it a r ia « 75 noritaria:9 è stato dimostrato che la letteratura minoritaria è caratterizzata da una dimensione ontologica, da un’innata interculturalità, dal- la stigmatizzazione nazionale, da un innato at- taccamento alla regione e al territorio d’appar- tenenza, dal valore linguistico e dalla memoria storica. Il presente articolo ha lo scopo di analiz- zare soltanto la dimensione linguistica e in speci- fico l’espressione dialettale. La dimensione linguistica Tra tutte le dimensioni sopra elencate rappresen- ta la lingua dell’autore quel valore che è stretta- mente connesso alla stigmatizzazione nazionale, come portatore principale della dimensione on- tologica. Studiando il rapporto degli autori mi- noritari nei confronti della loro lingua madre si può riscontrare una particolare relazione che comprende anche un senso di difficoltà a padro- neggiare la propria lingua madre che bisogna im- pararla, svilupparla e mantenerla viva in un con- testo sociale nel quale questa stessa lingua non viene usata. La maestra con la macchina rossa e gli occhi neri dice che scrivo male in italiano. Fa che diventi bravo e che agli esami, quando la ma- estra farà il dettato, scriva in modo corretto tutte quelle parole che hanno le doppie. Fa che la signora Slapnik, dalla quale mi manda la mamma, mi insegni, come si parla lo slove- no bene e in modo corretto.10 Si tratta di quella mancanza di disinvoltu- ra o scioltezza, della quale scrive Miran Kosuta, che può portare addirittura ad un eccessiva accu- ratezza della lingua, perché la parola slovena si- gnifica anche la lotta per la propria identità mi- nacciata e per la propria libertà linguistica.11 Per entrambe le minoranze linguistiche è caratteri- stico che sul piano linguistico evitino le forme 9 Jadranka Cergol, “Some Typological Features of ‚Minority‘ Litera- tures: the Case of the Slovenian and Italian Minorities.” L‘analisi lin- guistica e letteraria 24, no. 1 (2016): 61-76. 10 Marko Sosič, Tito, amor mijo (Trieste: Comunicarte, 2012), 13. 11 Košuta, E-maili: eseji o mejni literaturi; Marija Pirjevec, »Periodizaci- ja slovenske književnosti na Tržaškem (od 16. do 20. stoletja)«, An- nales, Series historia et sociologia 21, no.2 (2011): 360. estreme di sperimentalismo linguistico, il ludi- smo, il dadaismo ecc., ma si è alla continua “ri- cerca della letterarietà, in un certo senso un la- voro teorico e poetico sulla scrittura; quindi in fondo, a volte tra le righe e a volte apertamente, è all’opera una forte attenzione alla componen- te estetica”.12 Il rapporto nei confronti della lingua ma- dre e/o del dialetto locale è espresso molto chia- ramente anche dal seguente passo, tratto dal ro- manzo Martin Muma di Ligio Zanin, pure lui poeta dialettale. Era un appassionato della felicissima teoria, specialmente per Martino, dei linguaggi re- gionali italiani. Secondo la quale, in breve, la lingua italiana pura sarebbe un desiderio, un sogno, a cui si avvicinerebbero pochi: emi- nenti linguisti, alcuni giornalisti dell’EIAR e diversi italianisti. Mentre la maggioranza, stragrande, anche delle persone dotte, par- lerebbe e scriverebbe una lingua, colorita e profumata variamente, in conformità del particolare humus linguistico, i dialetti, del- le regioni d’Italia, sempre nel rispetto delle regole fondamentali dell’italiano. Il profes- sor Callegarini, perciò raccomandò a mam- ma Checchina, sin dal primo colloquio, di parlare al figlio come meglio sapeva, cioè in rovignese. Dialetto nobile che traeva le sue origini direttamente dal parlato latino, ricco di simboli, di immagini, di modi di dire, fio- riti, attraverso quasi due millenni, nel quo- tidiano di quella gente italiana. Il figlio, poi, studiando, sarebbe stato in grado di porge- re quegli antichi doni al dialetto della pro- pria nazione, e, attraverso questa, a tutte le altre. […] E Martino, prossimo a finire le magistrali, a maledir la cattiva sorte che gli aveva dato in tutti quegli anni quella bonadagninte, quel- la buon a nulla, che lo aveva sempre blocca- to con il suo spappagallare il fiorentino. Ora con Callegarini, che sapeva favalà, cioè par- lare, essendo un uomo e non un vaso di pit- 12 Milani, Dobran: Le parole rimaste II, 338. st ud ia universitatis he re d it at i st u d ia u n iv er si ta t is h er ed it a t i, le t n ik 4 (2 01 6) , š t ev il k a 2 76 tura, si esprimeva senza paura, a non finire. Non aveva più paura, chè, se i pescatori di Aci Trezza parlavano per la penna di Verga, consigliatogli dal professore, un italiano dal profumo siciliano, anche lui poteva dir qual- cosa che avesse l’aroma del ginepro istriano. L’Istria non aveva nulla da vergognarsi al co- spetto della Sicilia.13 Letteratura minoritaria dialettale Da una veloce analisi delle varie letterature eu- ropee emerge che non tutte le nazioni hanno una propria letteratura dialettale che molto spes- so nasce a causa della “mancanza di una politi- ca centralizzante dello stato nazionale, di una mancanza di un unico centro culturale, del fra- zionamento amministrativo ovvero di una tradi- zione culturale regionale”.14 La letteratura dialet- tale è così molto sviluppata in Croazia, in Italia, in Slovenia, in Austria, in Germania e in Ameri- ca, mentre non la conoscono gli Inglesi, i Fran- cesi e i Serbi.15 Dalla monografia scientifica della prof. Marija Stanonik Slovenska narečna književnost16 emerge che la letteratura dialettale è nata prima di tutto sui confini del territorio etnico sloveno, in ambienti, nei quali vivevano e vivono ancora le minoranza slovene: la Carinzia austriaca, la re- gione in Ungheria lungo il confine con la Slove- nia, e la zona confinaria tra Tarvisio e Muggia in Italia. Soltanto negli ultimi decenni il fenomeno si è allargato nelle restanti parti della Slovenia. Un fenomeno simile è riscontrabile anche nel- la letteratura della comunità italiana in Slovenia e in Croazia: la produzione letteraria in dialetto è estremamente ricca, la maggior parte degli au- tori minoritari pubblica opere originali, descri- vendo fatti, persone, luoghi, territori, sensazioni che hanno loro stessi vissuto. Il mondo raccon- tato dai poeti istro-dalmati italiani ci mostra so- prattutto un dualismo tra la città e la campagna, 13 Ligio Zanini, Martin Muma (Fiume: Edit, 1999): 140-1. 14 Hladnik, “Regionalism in Slovene Rural Prose”, 148. 15 Hladnik, “Regionalism in Slovene Rural Prose”, 147; Irena Novak Popov, “Razmišljanje o sodobni narečni poeziji,” in Slovenska na- rečja med sistemom in rabo, ur. Vera Smole (Ljubljana: Znanstvena založba Filozofske fakultete, 2009), 435-453. 16 Stanonik, Slovenska narečna književnost, 23-35. si estende alla descrizione del patrimonio cultu- rale dei pescatori e dei contadini, ma è sempre in- tessuto di una sensazione individuale di se stessi e della comunità, sia della ristretta comunità na- zionale italiana, sia della più ampia comunità so- ciale, tutto ciò espresso nei due dialetti principa- li, cioè nel dialetto istro-veneto e istro-romanzo. A riprova del fatto che la letteratura dialet- tale originale nasce sui confini di un territorio etnico ne è il dato che emerge dall’analisi nella monografia sulla letteratura dialettale slovena, cioè la constatazione che la prima poetessa a im- boccare la via dell’espressione dialettale slovena sia stata Marija Mijot, autrice slovena di Trieste che ha pubblicato la sua prima raccolta di poe- sie in dialetto nel 1962 Souze jn smeh.17 Di lei, il suo allora compaesano Vladimir Bartol, scrisse: “Il dialetto non serve all’autrice per descrivere fat- ti interessanti, lei la lingua dialettale la vive pro- prio. Anzi, direi che la lingua di Marija Mijot ad- dirittura canta! Il dialetto la ubbidisce e anche se non è particolarmente ricco di significato, lei riesce con esso ad esprimere i propri sentimenti più profondi, come vive in esso la propria terra e la sua gente…. Come un amore sfortunato, sem- plice, ingenuo, ma comunque genuino”.18 Sicura- mente la poesia della Mijot, intrisa sì di elementi locali, ma legata strettamente alla società cultu- ralmente vivace di Trieste non è fiorita in mezzo ad deserto, se pensiamo al fatto che la Mijot leg- geva molto volentieri poeti dialettali come Bia- gio Marin e sicuramente conosceva i saggi di Pier Paolo Pasolini sul friulano. Alla stessa maniera anche i critici italia- ni descrivono la letteratura dialettale italiana in Istria, quando parlano di autori che decidono di usare il dialetto perché questo permette loro una certa verginità, genuinità, rigogliosità rispetto alla lingua standard che loro invece sentono ri- gida, incolore, vuota, sterile. “Sa [il poeta dialet- tale], perché non ha mai avuto dubbi, che il dia- letto è una lingua vera ed esprime un mondo completo come qualsiasi lingua nazionale, dagli 17 Marija Mijot, Souze jn smeh (Trst: Založništvo tržaškega tiska, 1962). 18 Vladimir Bartol, “Predgovor,” in Souze jn smeh, ur. Marija Mijot (Trst: Založništvo tržaškega tiska, 1962), 7. st ud ia universitatis he re d it at i le t t er a t u r a d ia le t ta le c o m e c a r a t t er is t ic a d el la » le t t er a t u r a m in o r it a r ia « 77 oggetti ai sentimenti: sa che col dialetto può ri- dere e piangere, narrare aneddoti e parlare di Dio e dell’anima.”19 Questa affermazione ricorda an- che il pensiero della ricercatrice slovena Novak Popov: Molti difensori [delle identità regionali] fan- no notare anche il rigetto verso l’integrali- smo nazionale e globale, verso l’uniforma- zione, verso l’impoverita monoculturalità e autoritarismo, a causa dei quali vengono in silenzio sacrificati e dimenticati i risultati ot- tenuti dai gruppi emarginati […] La poesia dialettale si mostra quindi come un’espres- sione di libertà, di coraggio, di una forza in- teriore.20 Le tematiche affrontate dai poeti dialettali Le tematiche affrontate dai poeti dialettali sono di solito di natura molto soggettiva, scrivono prevalentemente di sé, del proprio vissuto quo- tidiano, dei propri luoghi, del mare e degli uli- vi, della vita e dell’amore, dei luoghi che visitano e sui quali riflettono. Come viene però constato dai ricercatori Milani e Dobran, c’è un’altra mo- tivazione, forse addirittura più importante, cioè il livello psicologico della scelta del dialetto che viene definito da Brevini “lingua dell’autobio- grafia vs lingua dell’anonimato”.21 Per gli appar- tenenti ad una comunità nazionale minoritaria la scelta del dialetto è anche un fattore psicolo- gico di una rivalsa nei confronti della storia che ha visto già molteplici cambiamenti politici: sce- gliere il dialetto vuol dire quindi ribadire il senso di una diversa appartenenza, di dimostrare delle radici linguistiche e culturali che usano un codi- ce diverso.22 Ad esempio il poeta rovignese Giu- sto Curto descrive così il proprio luogo nella po- esia El meio logo: 19 Claudio Marabini, “Poesia contemporanea in lingua e dialetto: qu- ale rapporto?” in La maschera del dialetto, ur. Andrea Foschi, Elio Pezzi (Ravenna: Longo, 1988), 64. 20 Novak Popov, “Razmišljanje o sodobni narečni poeziji”, 440. 21 Franco Brevini, Le parole perdute: Dialetti e poesia del nostro secolo (To- rino: Einaudi, 1990): 55. 22 Milani, Dobran, Le parole rimaste, 521. I ma ganbio i drapi e cradime nu mal dol sa anche i paro oûn pupo da pisiol, i son sul mieîo e ma sento un gigante e qua i nu iè pagoûra manco del cavalgante.23 Molte delle poesia dialettali ricordano i pae- saggi bucolici e idilliaci della vita in campagna ed esprimono spesso il forte attaccamento alla terra sia dell’autore che dell’intera comunità alla qua- le appartiene. Se la poesia fosse stata scritta nel- la lingua standard, probabilmente non avremmo potuto captare la genuinità delle sue parole. Anche la poetessa di Pola Ester Sardoz Bar- lessi descrive così il profumo dell’Istria: A la matina co’ se alsa el sol nissuna tera al mondo no’ ga l’odor dela mia tera bagnada dela piova de la note. Xe un odor dolse e palpabile Che te va su pel naso e par che el te imbriaghi come el mosto de novembre co’ opaco el boi in te le bote stivade in te le cantine. Xe l’odor de la cuna. de la radise dei moreri e dei olivi. Xe l’odor de l’Istria.24 L’attaccamento alla propria terra è un tema prevalente anche nella poesia dialettale slovena in Italia, come lo dimostra la già citata poetes- sa Marija Mijot di San Giovanni, oggi rione di Trieste, ma cinquant’anni fa ancora villaggio alle porte della città, che descrive così i luoghi del- la sua infanzia, ai quali sono legati molti ricordi: Nad murjan sunce gorì. kdur jema l‘hke pete, kej mara! 23 Milani, Dobran, Le parole rimaste, 566. 24 Elis Deghenghi Olujić, Miran Košuta, Drugačni verzi / Versi diversi (Koper-Capodistria: Unione italiana), 136. st ud ia universitatis he re d it at i st u d ia u n iv er si ta t is h er ed it a t i, le t n ik 4 (2 01 6) , š t ev il k a 2 78 T‘n se na s‘mnje na Šance vrti, v‘s Luonjar, Mandrja, Četnara!25 Ma la descrizione dei luoghi non è l’unico motivo presente nei poeti dialettali. Se decenni fa valeva ancora il sintagma che la poesia dialet- tale fosse solo una forma di espressione soggetti- va, personale, forse una poesia dedicata ai bambi- ni e alla vita campestre, le tematiche degli ultimi anni si sono allargate. Ad esempio il poeta slove- no di Trieste Atilij Kralj scrive prevalentemente poesie umoristiche; in altri poeti è possibile tro- vare anche il tema del patriottismo, dell’attacca- mento alla propria terra natia, alle proprie radi- ci, alla propria storia, ma anche dei sentimenti umani, come l’amore o la sofferenza per la per- dita di una persona cara. Se pensiamo a questo fattore sociologico, diventa chiaro che “scrivere nella lingua viva, ovvero nel dialetto, è segno di ribellione di ogni comunità più piccola (anche di una popolazione) nei confronti di una unifi- cazione funzionalista, del mondo globalizzato, dove tutto ciò che è individuale, unico, perso- nale, a misura d’uomo, non vale molto e dovreb- be addirittura scomparire. Molti hanno a questi piccoli gruppi (anche al popolo sloveno) predet- to una sorte avversa, ma queste previsioni non si sono avverate, perché in natura ci sono delle for- ze che remano contro le forze distruttrici, forze che mantengono in vita, vicino alle grandi crea- ture anche creature piccole”.26 A dimostrazione della tesi di Hočevar citiamo una poesia di Silva- na Paletti, poetessa della Resia, dal titolo Ta roza- janski glas, che dimostra l’attaccamento dell’autri- ce alla parlata locale. Tu-w ti rožinëj dulïni, puložanä pod Ćanïnom, tej da vïlažnji din, se mi jasnijo lipe biside, od noga glasa. Iti, jë glas od me zamje. nnk 25 Marija Mijot, Souze jn smeh (Trieste: Založništvo tržaškega tiska, 1962), 18. 26 Jože Hočevar, “Pride vse en vse pasá,” in Pride vse en vse pasá (Pesmi o Istri in njenih ljudeh), ur. Nelda Štok-Vojska (Marezige: samoza- ložba, 1999): 148. Od mlade od särca wzira, pod suncon. Särčne biside mu stjïjo. Sam, zna, jübit od rožicöw nu na jasnimö, nëbëske racjune. Iti jë glas, od mëh judi. Iti jë glas, Rozajanski, ki zadavit, ni smin, zabit, ni mörën. Mo mati, za šenk, na mi dala, da ja se znej po svëtö, da ja si maköj Rozajän. Iti jë glas, Rozajanski, ki od vïšte od sunca, skryt, ni mörën … Zakoj, iti, jë glas od me dulïne … od me zamje … od mëh samih judi.27 Ciò che abbiamo già notato per Curto, vale anche per la Paletti che si lascia trasportare dal- la parlata resiana per descrivere la sua bella val- le verde sotto il Kanin, ma che contemporane- amente indirizza il suo pensiero anche verso un altro tema, cioè verso l’uso della lingua, di quel- la lingua che sua madre le ha donato nella culla e che lei continuerà ad usare, perché è la voce della sua valle, della sua terra e della sua gente. Sulla lingua e il codice usato riflettono an- che altri poeti, tra i quali spicca Libero Benussi che ha descritto la sua parlata nella lirica Ca favie- la! (Che favella!): perdere la propria lingua signi- fica per Benussi perdere la propria anima. Nu curo fa altro ca tirala ∫u cul prufoumo del mangrei∫ e insanbralo cun quil de li greighe e cun quil dela gruo∫ula. Nu curo daghe oun culur, la uo ∫a quil del marinoun e quil del ∫bulo saltula del sabusein insanbra cul canto del merlo in amur. Nu curo darghe armuneia, 27 Deghenghi Olujić, Košuta, Drugačni verzi / Versi diversi, 152. st ud ia universitatis he re d it at i le t t er a t u r a d ia le t ta le c o m e c a r a t t er is t ic a d el la » le t t er a t u r a m in o r it a r ia « 79 la uo ∫a quila de la tiera calda, quila del busco grungula e quila del mar ca carisa i denti de can; sul ruso dei feighi.28 In entrambi i casi abbiamo potuto nota- re che le poesie vanno oltre la mera predisposi- zione individuale, ma si tratta di voci che sono destinate alla comunità più ampia, soprattutto alla comunità linguistica che legge queste poesie e si identifica in esse. Perciò è possibile in alcu- ne di queste poesie ritrovare anche il tema del ri- cordo storico di una comunità. Un esempio ne è Tino Gavardo, poeta italiano di Capodistria che attacca il potere austro-ungarico, verso il quale non dimostra nessuna predisposizione positiva, a causa della sensazione della perdita dello sta- to italiano, del rammarico per la caduta della re- pubblica di Venezia e a causa dell’amarezza per il cambiamento politico della città. E tuto xe sito; soltanto un momento se senti una vose che par un lamento, ’na vose de pianto che par quasi umana; xe un boto che manda la vecia campana. La vecia campana che, a fianco le tori, ciamava a seduta i antichi signori, la vecia campana che dormi lassù, che sempre ricorda per chi l’à batù… (…) Ma adesso sti veci che più no comanda, in morte i patissi l’ofesa più granda; l’ofesa più granda: cambiarghe la sèna, menarli in berlina fra i turchi de Viena. Ma, atenti là in alto che, se anca de gesso, el cuor de San Marco xe sempre l’istesso; atenti là in alto che forsi de novo no ’l vegni rabioso de fora del covo. Chè alora, se ’l urla sto vecio Leon, al Prater va in tera le quinte e ’l tendon… 28 Milani, Dobran, Le parole rimaste I, 612. O turchi e Viena, porteghe rispeto, se no, garantisso, finì int-un sguasseto.29 Conclusione Attraverso gli esempi presentati ho voluto dimo- strare che gli appartenenti di due comunità lin- guistiche minoritarie decidono di usare il dia- letto con scopi letterari. La scelta del vernacolo locale non è una scelta frivola, dietro alle confes- sioni personali possiamo intravedere anche mes- saggi diretti a tutta la comunità minoritaria e a tutta la società in genere, dato che tangono an- che problemi politici, dilemmi linguistici, patri- monio culturale e ricordo storico. Mi è sembrato soprattutto interessante analizzare e dimostrare come queste tematiche che ho appena menziona- to sono presenti in due sistemi letterati diversi, che usano due codici linguistici distinti (dialetto sloveno e dialetto istro-veneto), ma che eviden- temente vivono la stessa situazione sociale e pro- blemi sia soggettivi che comunitari molto simi- li. Si tratta quindi di una forma letteraria, quella della letteratura dialettale, che vale la pena ri- cercare soprattutto per il fatto che sta diventan- do sempre più consistente e ricca. Anche grazie all’impegno, alla tenacia e al desiderio di coloro che vogliono mantenerla. Povzetek Cilj članka je dokazati, da je narečna literatura ena ti- pičnih izraznih sredstev manjšinske literature. Pretekle raziskave so dokazale, da različni narečni literarni siste- mi so še najprej vzklili na obrobju etničnega naselitve- nega prostora, v sosednjih deželah in predvsem v tistih okoljih, v katerih jezik prihaja v stik z drugimi jeziki in kulturami. Na istih geografskih območjih je odnos do narečja veliko bolj izrazit in pomemben. Z analizo dveh manjšinskih skupnosti, slovenske v Italiji in italijanske v Sloveniji in na Hrvaškem, avtorica poskuša dokazati, da je narečna literatura zelo tipičen fenomen manjšinske li- terature, poleg tega pa je pri tem razbrati poseben od- nos do maternega jezika nasploh. Avtorji, ki se odloči- jo za pisanje v narečju, svojo izbiro izpostavljajo tako, da se tudi delno oddaljujejo od ostalih piscev, ker zelo po- 29 Zudič Antonič, Storia e antologia della letteratura italiana di Capodist- ria, Isola e Pirano, 393. st ud ia universitatis he re d it at i st u d ia u n iv er si ta t is h er ed it a t i, le t n ik 4 (2 01 6) , š t ev il k a 2 80 udarjajo svoje korenine v kraju, kjer so bili rojeni in kjer so živeli. Ključne besede: manjšinska književnost, narečna književ- nost, Slovenci v Italiji, Italijani v Sloveniji in na Hrva- škem, odnos do jezika Summary The purpose of this paper is to demonstrate that the dia- lectal literature is one of the typical expression of the mi- nority literature. Previous studies have shown that var- ious dialect literatures arise first on the outskirts of an ethnic settlement area, in neighbouring countries and even in those areas where the language comes into con- tact with other languages and cultures. In the same ar- eas also the relationship with the mother tongue and with the dialect itself is much more distinguished and significant. Analysing the cases of two minority com- munities, the Slovenian in Italy and the Italian minori- ty in Slovenia and Croatia, the author tries to prove that the dialect literature is a very typical phenomenon in mi- nority literature, in which it can be noticed a special rela- tionship to language in general. The authors that decide to write in dialect, do it with special purposes trying to distinguish themselves from the others and to empha- sise their linguistic and cultural roots in the land, where they were born and where they live. Keywords: minority literature, dialect literature, Sloveni- ans in Italy, Italians in Slovenia and Croatia, relationship to the language Bibliografia Bandelj, David. Rod Lepe Vide: antologija sodobne poezije Slovencev v Italiji. Ljubljana: Študentske založba, 2009. Bandelj, David, “Literature of Slovenians in Italy: A subsystem of Slovenian supernational system? ” Interlitteraria 5, no. 2 (2010): 432-441. Bartol, Vladimir. “Predgovor.” In Souze jn smeh, ur. Marija Mijot, 7-9. Trst: Založništvo tržaškega tiska, 1968. Berruto, Gaetano. Introduzione all‘ italiano contemporaneo, La variazione e gli usi. Roma-Bari: Laterza, 2003. Brevini, Franco. Le parole perdute. Dialetti e poesia del nostro secolo. Torino: Einaudi, 1990. Cergol, Jadranka. “Some Typological Features of ‚Minority‘ Literatures: the Case of the Slovenian and Italian Minorities.” L‘analisi linguistica e letteraria 24, no. 1 (2016): 61- 76. Cesaretti Salvi, Luigi Maria, “La letteratura dialettale.” Enciclopedia Treccani (2006), http://www.treccani.it/enciclopedia/ letteratura-dialettale_%28Enciclopedia- Italiana%29/ (28-4-2017) Contini, Gianfranco. La letteratura italiana. Firenze-Milano: Sanoni-Accademia, 1974. Curto, Sergio. Meîngule insanbrade = Briciole sparse. Trieste : Unione degli italiani dell‘Istria e di Fiume: Università popolare, 1983. Deghenghi Olujić, Elis, Miran Košuta. Drugačni verzi / Versi diversi. Koper- Capodistria: Unione italiana, 2006. Hladnik, Miran. “Regionalism in Slovene Rural Prose.” Slovene Studies 13, no. 2 (1991): 143-153. Hočevar, Jože. “Pride vse en vse pasá.” In: Pride vse en vse pasá (Pesmi o Istri in njenih ljudeh), ur. Nelda Štok-Vojska, 143-148. Marezige: samozaložba, 1999. Košuta, Miran. E-maili: eseji o mejni literaturi. Maribor: Litera, 2008. Marabini, Claudio. “Poesia contemporanea in lingua e dialetto: quale rapporto?” In La maschera del dialetto, ed. Andrea Foschi, Elio Pezzi, 64-72. Ravenna: Longo, 1988. Milani, Nelida, e Roberto Dobran, Le parole rimaste. Pula: Pietas Iulia; Rijeka: Edit, 2010. Mijot, Marija. Souze jn smeh. Trst: Založništvo tržaškega tiska, 1962. Novak Popov, Irena. “Razmišljanje o sodobni narečni poeziji.” In Slovenska narečja med sistemom in rabo, ur. Vera Smole, 435-453. Ljubljana: Znanstvena založba Filozofske fakultete, 2009. st ud ia universitatis he re d it at i le t t er a t u r a d ia le t ta le c o m e c a r a t t er is t ic a d el la » le t t er a t u r a m in o r it a r ia « 81 Pirjevec, Marija. “Periodizacija slovenske književnosti na Tržaškem (od 16. do 20. stoletja).” Annales, Series historia et sociologia 21, no. 2 (2011): 353-362. Pirjevec, Marija. Questa Trieste. Trieste: Mladika, 2016. Sosič, Marko. Tito, amor mijo. Trieste: Comunicarte, 2012. Stanonik, Marija. Slovenska narečna književnost. Maribor: Slavistično društvo Maribor, 2007. Zanini, Ligio. Martin Muma. Fiume: Edit, 1999. Zudič Antonič, Nives. Storia e antologia della letteratura italiana di Capodistria, Isola e Pirano. Capodistria: Unione italiana, 2014.