ANNO VII—N. 2. Sabbato 10 Gennaio 1852. ALCUNI ELEMENTI DI STATISTICA. (Continuai;). Secondo le nostre calcolazioni 10,000 donne danno altre provincie a Trieste per quelle classi che abbiamo indicata, e questo numero va rinnovandosi e crescendo nella proporzione dell' aumento del popolo nella città, e siccome da lungo tempo dura questa pratica, puossi considerare come ormai proprio della città di trarre il famu-lizio dal di fuori, però non egualmente da tutte le provincie, nemmeno in eguale proporzione dalla propria campagna. Imperciocché pochissime persone vengono dall' Istria ; meno ancora sono quelle the dal territorio passino nella città. Di che ne è causa la mala fama in cui si tengono in questi paesi le persone di famulizio, per cui si credono per sempre nerdute quelle che passano nella città, e le poche che vi passarono accrebbero col fatto la fama; e pensiamo che 1' affluenza da Provincie meno prossime, derivi o da minor romore d. tal fama, anziché da fidante forza di incontrare il pericolo, e quantunque non crediamo senza effetto quelle arti che si a-doperano per trarre alla città incaute fanciulle, e quantunque non ignoriamo il traffico che talvolta se ne è fatto per arrotarne a turpe mestiere, quantunque la necessità di migliorare la condizione morale di siffatte persone si mostri urgente e grande; non possiamo piegare a credere tutto od il più, opera di pravo proponimento umano, come non crediamo che la proporzione delle varie nazionalità di siffatte femmine, possa prendere come indicatore di rotti costumi, delle stirpi cui appartengono. Frutto di venere volgare vaga, si è un' annua cifra di circa 400; la cifra delle nascite illeggittime è minore, che la proporzionale di altre città, pure un terzo dei nati è di illeggittimi; ed è questa cifra che mantiene la mala fama della città nell' Istria e nel Goriziano, ove la proporzione degli illeggittimi ai legittimi è di 10 a 250 ed a 340. Pure la proporzione in Trieste, in una città di pochissimo ambiti', in porto di mare, è la proporziono che hanno ampie provincie, città e campagna insieme. L' animo non regge a parlare di una turba di fan-ciullelte che nate di pressoché sconosciuti parenti, respirarono le prime aure fra le immondezze, udirono per prime parole, bestemmie orribili, per primi consigli il piccolo furto, che ignare di Dio e della sua legge, ignare di ogni legge umana, rotte ad ogni verecondia, in età ancor infantile dedite ad ogni infamia, sudicie lacere, corrono le vie della città cercando fra i rovinacci, e le immondezze, qualcosa che possano raccogliere e vendere; senza altre industrie che queste miserevoli e le infami dell'infanzia, perchè 1'antecipato mal costume, la miseria, le turpi malattie, le rendono inette a continuare il costume nella stessa giovanezza. Quante ne sono di siffatte, noi sappiamo, non regge l'animo a farne ricerca, ma non abbiamo il conforto che sieno soltanto qualche centinaio. Rivolgeremo l'animo ad argomento più lieto discorrendo dell' altra parte di popolazione. E primi ci si presentano i sacerdoti e gl'impiegati, il numero concessivo dei quali sommando a 1284, danno da sei a sette mila abitanti, forestieri pressoché tutti, dacché la cessazione del Seminario proprio avvenuta ancor nell' altro Secolo ha talmente distolto i triestini dallo ascriversi nella milizia sacra, che vi si trovano sì pochi da far credere che vi abbiano rinuncialo onninamente. Il numero indicato di clero darebbe un sacerdote per ogni t-00 abitanti, ma non sono tutti in cura d' anime i sacerdoti cattolici di Trieste, molli essendovene nelle scuole ; nessun regolare è fra questi. Imperciocché nessuno dei cinque monasteri d' uomini soppressi nel secolo passato rivisse; e dura un solo di pie donne che intendono alle scuole, dell' Ordine benedettino, antico di origine, sempre in fama di santità; vi si accolgono intorno 30 monache. Le indicazioni dell' Osservatore assegnano la cifra di 8284 alla categoria di negozianti, possidenti, artigiani, professionisti ed industrianti senza surrepartirla fra queste varie classi, che certamente non sono affini, e spiace che siffatti elementi necessari a portare giudizio sulle condizioni di Trieste, e sì sconosciute alla generalità non sieno state o calcolate, o se calcolate manifestate. Alla prima classe a quella dei negozianti appartengono da circa 260 capi, e vi ha chi pretende che tutti insieme quelli che intendono al commercio grande, al commercio minuto, alle mediazioni mercantili, che hanno navi, giunga a 1200, e che il numero di quelli che intendono ad altre industrie, sia di 5000 capi, ma noi dubitiamo dell' esattezza di queste cifre temendo che la seconda abbracci alcuni capi che sono anche compresi nella prima. Diremo alcune cifre, le quali perchè attinte a private notizie ed approssimative calcolazioni, non possiamo tenerle per esatte. Intendiamo delle arti ed industrie cittadine, delle quali osserveremo che sebbene congregale a corpi, né tutte sono ordinate, né in modo completo. Le registriamo secondo l'ordine di cifre, ed in capi, cioè a dire capi d'arie, non individui che esercitano. Calzolaj . . ,...........440 Fallegnami.........• . . . . 300 Sarti................290 Pizzicagnoli......................»50 Osti ....................200 Carrettieri a manzi ...........i 60 Barbitonsori..............120 Trattori, Albergatori.......... • 85 Vetturali...............85 Rigattieri............... Battolanti.....*.........75 Dipintori...............75 Fabbriferrai..............70 Liquoristi...............70 Macellai....... .........70 Trafficanti in genere...........62 Capi Muratori..............60 Giojellieri, Orafi, Argentieri................57 Pistori................56 Caffettieri................53 Architetli urbani e navali.........50 Bottai................43 Pettinari di materassi..........42 Bandai e Peltrai............40 Tapezzieri..................33 Pasticcieri, Confetturieri..........30 Cappellai .............• 30 Tessitori........................28 Varii.................28 Scalpellini ..............26 Vetrai...............25 Petlinari di canapi............25 Tornitori...............22 Orologiai...............22 Maestri di Musica...........2i Farmacisti...................20 Pellicciai ............................19 Legatori di Libri........................17 Maniscalchi ..............17 Zavornanti..............16 Ombrellai...............16 Passarranieri..............16 Intagliatori in legno, doratori........15 Costruttori di carri................15 Misuratori di legna ... .........15 Fabbricatori di pettini. . . . . ......13 Tintori................ili Calderai .......................11 Fonditori di metalli...........10 Incisori....................9 Baulai ........................9 Ancorari........ .............8 Verniciatori ....................8 Armajuoli..............................8 Depositi di mobiglie ..............7 Cioccolatieri. ............. 7 Maestri privati . ................7 Alboranti..............................6 Tipografi..............................5 Librai................ 4 Misuratori di calci?. . ...................4 Litografie Ma nè queste sotto tutte le arti o professioni, nò di sadauna sono indicoti gli appartnnenti. Vi hs chi pretende che intorno 15,000 persone sieno addette alle arti cittadine, e questa cifra non ci pare lontana dal vero. Ma queste arti e professioni che indichiamo, non sono tutte, e lo ripetiamo, non sono certamente corrispondenti al vero, ma piuttosto inferiori. Qualcuno calcola che i facchini p. e. sorpassino i 2000, altri che nemmeno vi arrivino. Non arrischiamo dire qualcosa sui possidenti, i quali contemporaneamente non esercitino arte o professione; nè dei cittadini, emuli anzi di questo argomento della statistica non avressimo fatto cenno, se non ci paresse assai prossimo l'adempimento di un desiderio altamente sentito, e la soddisfazione di un pubblico bisogno. Imperciocché l'autorità sorvegliante alla sicurezza ed al buon ordine, procede come vedemmo da pubblici atti all' esattezza delle manifestazioni di abitanza, i nuoyi ordinamenti sulle pubbliche imposizioni esattamente rilevano le varie categorie dei contribuenti, l'ordinamento dei corpi delle arti verrà come è a sperarsi completato ; i registri civici verranno aperti. E sarà allora facile cosa 1' ordinare questi elementi certi, nelle categorie cui possono spettare, secondo oggetto o di pubblico servigio o di studio, e non dubitiamo che la pubblica cosa ne avrà giovamento. AS.CUME ff,%£»HS>S S Ali O 31 STAME INCISE SOPRA SARCOFAGHI DELL'ANTICA NECROPOLI. (Continuazione). Abbiamo dalo luogo in questo foglio alle soprascritte leggende Salonitane favoriteci dall'Abb. Fr. Carrara, perchè vedemmo queste medesime accolte in libro a stampa che intende descrivere la Dalmazia, però scritte in modo troppo diverso dall' apografo che abbiamo, (e che ci è fededegno) e tale che a grave difficoltà potemmo avvicinarci al senso del dettato. Per non mandarle nude di parole che le accompagnino diremo che desse sono testimonianza novella per le incisioni fuor d'Italia, come i quadratari fossero ignari della lingua latina a punto tale da non distinguere 1' una parola dall' altra, per cui neppur sapevano collocare i punti, e nemmeno il valore singoiò delle lettóre, che l'nna scambiano coli'altra o pongono affatto fuori di luogo. Nella prima delle inscrizioni và manifestamente scritto OPPIAE • TROFIME in luogo di OPPIA ■ ETROFIME, e questa è menda perdonabile di confronto agli sproposit della ottava leggenda. La quale noi intendiamo vada compresa: Aurelia Vernilla Pubblii Liberta Umbrana sibi, et Aureliao Lucio marito suo et Aureliae Stercoriae filiae posuit; quod si quis super haec, corpora posuerit, infera Reipubblicae Fisco denarios quinquaginta. In questa nella fine del terzo verso l'incisione del super scombussolò il quadratario per modo che vi pose OVISVRE; ma come anche in altre leggende e d'altri luoghi si vidde, le RE furono coperte eolio stucco, (caduto poi per vetustà), ed apparivano soltanto QYISV e nel seguente verso PER. La persona che preparò il sarcofago a sè, al marito ed alla figlia fu una servetta, vernilla, della casaAurelia, la quale ebbe proprio il vezzeggiativo datole di vernilla schiava nata in casa; noi pensiamo che non fosse già suo cognome PLVMRANA, ma che queste lettere segnassero Publii Liberta VMbRANA, così detta dall' VMBRA in opposizione all' altro liberto di lei marito che si disse LYCIVS dalla LYCE; la figlia poi ebbe nome di STER-CORIA, nome che a dir vero non è il più gentile, ad onta del culto degli antichi a Slercuzio, e dell'uso del cognome Sfercorio. A chiusa della leggenda vi ha il divieto di sovrappore cadaveri ai tre riposti nel sarcofago, sotto minaccia di pagare al fisco della Repubblica ossia del Comune di Salona cinquanta denari. Il segno di 50 non è già sul marmo nel modo come per mancanza di migliore lo abbiamo segnato nella stampa, ma in quel modo con cui si segnavano a matita o nella scrittura a mano le noie numerali cioè un'asta allungata attraverso la quale e diagonalmente si fanno cinque aste minori. Prendiamo argomento di ritenere 1" Aurelia Vernilla come Liberta di un Publio Aurelio dalla leggenda che a quella segu^ la quale nel primo verso colle sigle P. A. segna un Publio Aurelio Claudiano, il di cui padre era P. Aurelius Ursinus scritto il nome P. AVRSINVS con ommissione di un punto dopo 1' A, oppure con giuoco di lettere YR che possono contemporaneamente essere attribuite all' AVRElius quanto all' YRsinus. Nella sesta leggenda abbiamo con mano sicura corretto il IOCVS EMPTVS in LO CVS EMPTVS, novella prova dell' imperizia del quadratario nella lingua latina; che spontanea si mostra. ' Maggiore difficoltà di retta lezione olFre l'inscrizione sesdecima. Certamente è una donna alla quale fu preparata la tomba, e noi pensiamo esserne il nome di ONESIME ; il marito pensiamo fosse Sextus Tafilius Pul-cher soldato della 1 Coorte dei Bellovaci, popolazione della Gallia (che così intt rpretianio COII • I • BEL 0, ad onta di nessun altra menzione in pietra di questa coorte). Pulcro era stalo Stratore, era anche duplario, ma sia dimenticanza del quadratario, sia che avesse avuto la doppia paga, dopo incisa l'inscrizione la nota DYPL fu posta fuori di luogo, in fine e come ultimo verso della leggenda. La penultima leggenda ricorda un giovane di XXVIII anni che fu ARTIS MEDICINAE INDY.sTRIAE PRIMAE che non sapressimo altrimenti comprendere che supponendolo modico di primo grido, sia per la pratica estesa sia per la pratica alacremente incipiente. Le inscrizioni appartengono senz' altro ad una necropoli comune; il più delle persone seno affrancali di umile condizione, molti della famiglia Aurelia, i quali non avevano terreno proprio ove alzare le loro tombe od i loro monumenti, nò sufficiente danaro per ostentare il nome loro su pietre in luoghi d'appariscenza, ove non corressero pericolo di vedersi mescolati e confusi insieme a quelli di altri trapassati. La quarta leggenda, manifesta clic del terreno da tombe si facesse disposizione dal proprietario il quale concesse uno spazio che si contradistinse con marca, con una stella; la sesta leggenda mostra che si avesse pronto anche il sarcofago per chi ne volesse fare acquisto. Aggiungeremo che su qualche pietra si veggono incisi segni forse di stromenti per quelle professioni che erano esercitate dai defunti, ma I' apografo avuto li ripete in dimensioni troppo piccole per arrischiare giudizio. ALCUNI PODESTÀ' VENETI »I KOVIG&O ED ALCUNE MEMORIE PATRIE CONTEMPORANEE. (Continuazione). AI 1680, terza memoria, dopo intonacato aggiungasi) ma che da persona intendente viene letta come segue: DANIEL HAC BALBUS FUERAT CYM PR/ETOR IN VRBE QY,E DOMVS APTV NIHIL CREVIT EN APTA SATIS. 1684. Leonardo Longo. Al 1715-16-17 aggiungasi questa seconda memoria). Nel 1716 Rovigno contava 7000 abitanti, come rilevasi dal Memoriale di questo Comune 18 magio al Principe contro i Canonici di allora, implorando provedi-mento alla trascuranza dei loro doveri sì riguardo alla officiatura del tempio, che alla cura delle anime. RIEMPITURA DELLE CARICHE COMUNALI. Al Conservator, dopo anno, aggiungasi) con salario V. 1755. Al Cancellier, dopo incerti); anche per due anni, e con annui D.ti 22, e 30. V. 1738-39-40 Nr. 3.° Agli Avvocati, dopo tempo'). Però all'epoca 1755 vene era un solo salariato. Ai Medici, dopo 91) e 1729-30 N. 3. Agli Ambasciatori, dopo giorno). Chiamavansi Ambasciatori quelli ch'erano mandati ad altri Comuni. Ai Nunzii, dopo compenso). Nunzii chiamavansi quelli ch'erano spediti alla Dominante. •> Al Fondaccliiere, dopo tempo) Nel 1755 ve n'erano due. Ai dodici delle Biave, dopo Biave) col titolo di Presidenti, (e dopo i687) Però nel i755 un Presidente era salariato. Ai Proveditori alla Sanità, dopo tre Provedilori) con salario. Y. 1755. Al Cuncelliere, dopo Fanità), con salario. V. 1755. Alla memoria che incomincia quando, e termina Ì70S aggiungasi quest'altra. — Inoltre il Podestà presiedeva per diritto e dovere, ed avea anche voto, a tutte le Sedute del Consiglio dei Cittadini o municipale e dava la permissione di radunarsi »Ile pie Corporazioni, senza di che nè di queste, nè di quello erano legali le Sedute, e valida le deliberazioni. aggiunta Alle cariche comunali. f Un Cappellano di Palazzo, con salario. (V. 1730-31 n. 5). "VICARI »Eli COMUNE DI TRIESTE NEI SECOLI XIY e XY. cioè a dire Giudici delle Cause civili maggiori e Luogotenenti del Podestà o Capitano. 1322. Armano de Aquagotti da Ferrara. 1322. Giacopo Pesaro da Venezia. 1328. Jacopo da Cremona. 1329. Giacopo de Bonomo. 1331. Pietro de Sala da Padova. 1334. Manfred.ino de Pasquali. 1335. Aldigardo da Mestre. 1335. Antonio de Tenpe. 1338. Fioravanti de Bursio da Treviso. 1342. Pietro de Seravale. 1342. Ceresio da Reggio. 1343. Pasino di Bergamo. 1343. Padoano dei Pantelli da Padova. 1343. Giacopo di Santacroce Padovano. 1344. Zelio dei Farisei da Parma. 1344. Zebole de Baldacchini da Parma. 1345. Alessandro de Resio da Treviso. 1347. Giovanni di Mantova. 1349. Albertino de Mocchi da Bergamo. 1349. Rolando da Padova. 1353. Tommaso de Bertoni da Pavia. 1353. Tommaso di Castel Tocco da Treviso. 1359. Facina di Canziano. 1361. Giacomo dell' Alla. 1368. Tiziano de Dojon da Cividale. 1368. Giovanni de CentOri da Parma. 1394. Nicolò Gentilli. 1395. Giovanni di Gaeta o di Monterotto. 1395. Lancellotto dei Conti di Panico. 1399. Paduano de Pitazioni. 1401. Giorgio Maniago. 1401. Nicolò da Fermo. 1405. Giorgio Olii. 1405. Antonio da Roma. 1410. Giovanni da Rimini. 1410. Leonardo de Arminio. 1410. Giorgio di Pordenone. 1411. Aldobrandino di Belluno. 1413. Marco de Zazzi 1413. Lorenzo de Gentilli da Perugia. 1415. Cipriano di monte S., Maria. 1415. Cosma de Grotis da Reggio o da Arezzo. 1415. Giovanni de Nordulo. 1416. Giovanni de Nordili da Imola. 1417. Antonio de Ugodomais. 1418. Giovanni de Zazzi da Pisa. 1420. Giacopo dei Roberti da Ferrara. 1420. Bartolomeo de Bulli da Padova. 1421. Tomaso da Sangeminiano. 1423-2. Antonio de Rocchi da Ascoli. 1424. Senesio de Bonaquisti da Assisi. 1426. Antonio Baldana da Udine. 1427. Filippo dei Trignani da Modena. 1429. Matteo Presiano. 1433. Giacom. di Gìoy. di Montagna da Riva di Trento. 1433. Romeo dei Zovenzoni. 1433. Pietro de Armani da Camerino. 1434. Giacopo de Lorenzi da Padova. 1134. Manfredino. 1437. Alberti di Marostica. 1437. Sante de Pensauro. 1439. de Malnellini da Fano. 1440. Angelo de'Poeti da Bologna. 1440. Conte Giac. de Giuliari. 1444. Belforte dei Spinelli. 1444. Battista de Felici da Urbino. 1446. Guido dai Pagliarini da Rimini. 1 '47. Bartolommeo de Canosa da Pontremoli. 1449-8. Angelo de Poetis. 1450. Gilfredo da Filiberii da Verona. 1451. Gilfredo de Cavalli Verona. 1451. Belforte Da Spinellise Padovano. 1453. Pietro dei Benenatti da Monferrato. 1454. Filippo de Guerini da Fano. 1456. Ugocione di Grasalconi da Ferrara. 1459. Simone de Buffoli da Firenze. 1460. Lodovico de Pacarini da Ferrara. 1463. Battista de Bizzoli de Teate. 1466. Giovanni da S. Genesio. 1466. Sebastiano de Bagnara da Faenza. 1471. Giovanni de Davini. 1475. Corrado Dichtisteiner. 1478. Battista de Pizzoli. 1491-92. Guido Antonio dei Cesarmi. 1492. Trifone de Bindo. 1492-3 Giov. Mar. Sacrato da Ferrara. 1493. Francesco......... 1494. Alessandro de Edis. 1496. Tommaso di Danieli da Siracusa. 1497-98. Giovan. Francesco Portunio da Pordenone. 1498. Sebastiano Catelano da Aversa. 1498. Antonio da Montereale. 1499. Magani Gabrielle di Pavia. 1500. Primavale Mantiga da Pordenone. Tipografìa de 1 Lloyd Austriaco* Redattore »r. Handler.