ANNO XVII. Capodistria, 16 Aprile 1883. N. 8. DELL'ISTRIA Esce il 1" ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno tior. 3: semestre e qua- i driwestve in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. , Associazione politica istriana Facciamo piena adesione al progetto presentato nell' Istria del 31 Marzo p. p. sulla necessità di un* associazione politica istriana. — Fu parlato e scritto tìn troppo di concordia, in questi ultimi tempi, e crediamo che sia giunto il momento di passare dalle parole ai fatti concreti ; giacché il terreno ci sembri a sufficienza disposto da per tutto ad accogliere il germe di un' associazione, che è il modo più pratico e più fruttuoso di manifestare la concordia. Che la necessità sia urgente, ce lo dimostra, pur troppo, 1' ultimo deplorevole fatto dell' elezione suppletoria del 9 Aprile. Ecco le conseguenze della mancanza di un' associazione, che disciplini il nostro partito; per cui non si sa più come raccapezzarsi, ed è lecito al primo capitato che si dice dei nostri, e che abbia buoni polmoni di raccogliersi intorno un manipolodi illusi, senza idee proprie, senza programma; valendosi magari di un organo che propugna le idee di un partito avverso e che ci trova il suo tornaconto nel seminare la zizzania. Insistiamo adunque sulla assoluta ed urgente necessità di disciplinare le nostre forze; e non si venga fuori con le solite difficoltà di mancanza di centri, di comunicazioni, di mezzi pecuniari ; a tutto e è rimedio, purché si voglia davvero. Occorre alzare la nostra bandiera e chiamarvi intorno tutti i più forti ed i più operosi, con uno statuto che ne specifichi lo scopo, e più che lo scopo già noto a tutti, che ne specifichi Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. i mezzi di tenere le fila serrate. Composto così il nucleo, ognuno avrà cura di unire quanti più aderenti gli sarà possibile fra tutte le classi sociali, per impossessarsi dello spirito pubblico e normeggiarlo nei momenti di crisi e nelle questioni di maggiore entità. Allora conosceremo le nostre forze ; sapremo chi sta a destra e chi a sinistra, e potremo regolarci in ogni evenienza, con sicurezza dell' esito. Facciamo voti anche noi, che l'idea non si arroti, nè finisca con uno sterile articolo di giornale. Avanti dunque ! Nuove associazioni Il nostro secolo è il secolo delle associazioni per eccellenza, e nessun ostacolo può arrestare nel suo cammino questo spirito ; perchè il trattato che stringe 1' uomo con 1' uomo si basa sulla solidarietà e sul benessere generale. Questa è la massima fondamentale, anche del Vangelo. Gli è perciò che noi salutiamo la novella società di Trieste, che s'intitola col bel nome di Unione ginnastica, la quale tenne il suo primo congresso addì 5 del decorso nella sala di Minerva. Proclamata la rappresentanza, un socio, facendosi interprete del desiderio di molti, invitava i presenti, che erano comparsi in numero di 232, a porgere ! un voto di ringraziamento al comitato promotore, esprimendo ad esso la gratitudine di tutti i soci per aver saputo dar vita ad un sodalizio utilissimo a Trieste e nel campo dell'educazione fisica e in quello dello svolgimento morale. Sentiamo con assai piacere come fra i membri componenti la direzione trovisi un nostro egregio comprovinciale ; 1' av- votato Dottor Girolamo Vidacovich, uomo apprezzato per le rare doti della niente e del cuore, assai pregiato quale valente giureconsulto e scrittore. Un'altra società oltre l'Unione ginnastica è sorta ora nella consorella Trieste, che ha per iscopo la visita, lo studio e l'illustrazione delle montagne in generale, e delle nostre in particolare ; nonché l'esplorazione delle caverne e delle grotte, che in grande numero si trovano nel Carso. Questa società alpina (che ha riscontro con quella omonima fondata da qualche anno tra noi, e che dobbiamo pur dire si trova attualmente nello stato di cachessia) ha anche lo scopo di istituire delle sezioni nell'Istria e nel Goriziano; scopo utilissimo per tenore alacre e forte la gioventù, che altrimenti è dannata ad una viti di avvilimento e di languore. La novella società alpina si prefigge anche di costruire rifugi alpini, di fissare segnali convenzionali, di istituire osservatori metereologici sui monti, di riattare strade e sentieri, di organizzare a sussidio un corpo di guide alpine, di pubblicare itinerari, e possibilmente ancho un annuario per l'illustrazione scientifica e topografica del paese. Sarà fornita inoltre di carte geografiche e topografiche, di libri e guide alpine, di giornali speéiali, degF istrunténti 'ed trtèftsiìi impiegati nelle escursioni alpine e nella esplorazione di caverne. Aggiungiamo infine che possono far parte di questa utilissima società anche signore e persone non dimoranti iu Trieste. Noterelle storiche Il fatto riportato nel N. 7 pag. 52, del vescovo affogato in pozzo, diede origine ad alcune osservazioni di egregi comprovinciali, che qui rechiamo volentieri, permettendoci iu fine di esporrà succintamente anche le nostre. Un comprovinciale ci scrive: „Lo scematismo diocesano di Trieste-Capodistria attribuisce, d' accordo con alcuni cultori di cose patrie, ad altra causa la lunga vacanza della sede episcopale di Capodistria ; al fatto cioè della grande inopia, iu cui era caduta quella chiesa nel secolo XI; fintantoché, rifattale la sostanza dalla liberalità dei consoli e del popolo, fu restituita la sede dei vescovi coli' approvazione del sommo pontefice Alessandro III, dopo la morte del vescovo triestino Bernardo, il quale, come i suoi predecessori, teneva in commenda la chiesa giustinopo-litana ; locchè sarebbe avvenuto nell'anno 1184. — Secoudo il Kandler poi, 1' ospitale di San Marco sarebbe stato fondato appena uell' auno 1400, per legato di certo Trevisani." Ed a queste plausibili ragioni nulla abbiamo da osservare ; a meno che il fatto dell'affogamento non sia stato una ragione concomitante della lunga vacanza della nostra sede episcopale. Altro comprovinciale ci scrive: „NOn pare che 1' affogatole del vescovo, del quale si parla al N. 7 pag. 52, possa essere uno Spelladi (Spelatisi poi ritiratosi a Pordeuona ; se tra i condannati per la sollevazione del 1348 apparisce a Capodistria uno Spelladi. (Vedi Cesca — La sollevazione di Capodistria, pag. 81.)" Rispondiamo : Il fatto dell' affogamento dev' essere avvenuto nel 1077 circa. Pochi mesi dopo la battaglia di Salvore, an. 1177, il papa restituì a Oapodistria il suo vescovo, dopo 100 anni di sede vacante. Dunque quasi 300 anni più tardisi trova uno Spelladi a Capodistria? E quante cose non si dimenticano anche in minor tempo ? Non vediamo forse oggi 1' ungherese Andrassy, elevato alla prima carica dell' Impero; lui, che nel 1849 fu appiccato in effìgie ? Del resto ci sembra non essere alcuna ragione d'insistere che uno Spelladi sia stato 1' allogatore del vescovo simoniaco; iuteressa piuttosto rilevare, che non fu colpevole dell'orrendo misfatto la popolazione di Capodistria; ma un individuo od anche pochi, il quale od i quali dovettero fuggire, per salvarsi dalia giusta ira popolare. IDTo tizie Neil' elezione suppletoria per la nomina di un deputato al Consiglio dell' impero in sostituzione al dimissionario Barone Giacomo Lazzarini, avvenuta fa Pà'fenzo addì 9 del corrente, „ riuscì eletto il Dottor Pietro Millevoi di Albona. E vi riuscì con voti 38 sopra 67 votanti. Mentre ci rallegriamo di questo risultato, che affida ad un egregio comprovinciale importanti mansioni, non sappiamo trovare parole adeguate per deplorare lo screzio mantenutosi anche nella votazione. Avevamo sperato che nell'ultimo momento la minoranza facesse sacrifizio alla disciplina di partito, e risparmiasse al paese il triste spettacolo di una lotta in famiglia, oggi, alla vigilia delle elezioni generali provinciali; ma ci siamo ingannati. Non inni di vittoria adunque, che sarebbero fuori di luogo, ed a parte i rimproveri, che non gioverebbero ad altro che a rinfocolare le ire ; esortiamo iuvece tutti i patrioti a ripensare colla calma alle ragioni della lotta e alle funeste sue conseguenze, col solo proposito di ricavarne ammaestramenti sul valore delle persone, e di ritornare tosto alla concordia, che è la sola forza con cui possiamo ancora far fronte ai nostri nemici. Cose locali I lavori intrapresi in Belvedere dalla solerte direzione della società di abbellimento sono quasi compiti; e dove per lo innanzi si vedeva uno spianato, arido e monotono, si gode oggi, grazioso giardinetto a disegno (square), coperto di arbusti sempreverdi, che allietano la vista e rendono più vaga e interessante quella pittoresca posizione, a cui servono di sfondo il classico nostro golfo e il ridente colle d' Oltta. Un bravo di cuore agli operosi esecutori, che sentiamo animati piucchemai ad abbellire altri siti della nostra cittadella. Ma se non è facile creare, così all' improvviso i giardinetti, meno facile ancora è il tenerli in buon ordine; ed è cosa che cagiona tristezza il vedere l'erba inalidita, gli alberi piegati dai venti, le zolle sgretolate couie, per esempio, nel giardinetto davanti al palazzo Tacco. Raccomandiamo a cui spetta, la cura di opere, che hanno costato denari e fatiche, e che seno ornamento del paese : nonché prova della sua civiltà. Appunti bibliografici Della critica in Italia. Conferenza tenuta dal Prof. Giovanni Rizzi nella sala del ridotto della >cala a benefizio degl'inondati, la domenica undici Marzo. La domenica a Milano è giorno di conferenze più o meno dotte, più o meno attraenti. Mi trovava colà la domenica di passione ; dunque prediche sopra prediche nelle chiese; e conferenze nelle sale. Non mai ho tanto desiderato il dono dell'ubiquità di Sant'Antonio. Finalmente, consultati gli orari, mi decisi pel duomo alle dodici, e per la conferenza dell'amico Rizzi alle due e mezzo; così ci era anche di mezzo l'ora bruciata per far colazione. In duomo l'oratore, un napoletano, con molto tragittar di mani e i soliti argomenti in barbara dimostrava ai fedeli l'infallibilità del Papa. A un certo punto, citando un passo del santo vangelo, e abbaruffandosi al solito coi protestanti, scappò a dire: ma dove è la grammatica, signori ? adesso non la s'insegna più nelle scuole. Diedi un guizzo, e per non perdere il rispetto al luogo santo, e farmi legnare, io, professore, scattai dalla sedia, e via per la porta più vicina. Sempre con nell'orecchio la voce rabbiosa, sarcastica del napoletano corsi giù pel Corso di Porta Romana fino a San Nazaro grande, e quivi mi lasciai per un' ora accarezzare le orecchie, commovere e ingiulebbare da quell'oratore (l'oratore di moda della quaresima 1883 a Milauo) che combattè il giornalismo, non e-scluso il cattolico, il libero pensiero ed altre miserie del secolo. Alle due e mezzo, dopo una sosta alla Fiaschetteria Toscana entrai nella sala del ridotto. La refezione e 1' opera buona (giacché siamo composti d'anima e di corpo) avevano riconfortati e rallegrati tutti i miei pensieri; fino a farmi parere simpatica la musoneria moderna di tutti quei gran messeri e baccalari sdrajati nei seggioloni ; attraente la disinvoltura delle signorine letterate, e olimpico il cipiglio del nostro G-. B. che faceva gli onori di casa, e al quale si deve l'iniziativa delle conferenze a benefizio degl'inondati. Data una stretta di mano alla veneziana al Rizzi, che perticava la sala dietro una cortina (pei poeti, pei letterati, per gli oratori nervosi questo esercizio delle gambe è d'obbligo, è caratteristico prima di presentarsi al rispettabile pubblico) mi misi al posto degli scapati, in piedi, accanto all'uscio, davanti una specchiera a destra dell' oratore, e con in mano il libro degli appunti e la matita. Perciò posso ora, meglio tardi che mai, passare in rivista le idee del professore, e scrivete sulla conferenza un appunto, come si fa dei libri e degli opuscoli ; perchè la sua conferenza, mi affretto a dirlo, ha tutto il diritto di essere trattata come un libro ; tanto più che c' è da sperare che il professore non vorrà tenerla lungamente sotto chiave. Il professore esordì da Virgilio, e dai sacri terrori del poeta, per venirci a dir subito che solo la dea carità lo avea persuaso a vincere la naturale timidezza e a tenere una conferenza. Perchè, che cosa è una conferenza? domandò, appunto come il professore nel — Così va il mondo, bimba mia, — del Gallina ; e rispose subito che non ci vedeva ben chiaro neppur lui, e che dovrebbe essere un discorso famigliare, così alla buona, come se ne tengono tanti nei salotti di conversazione. E venendo alla proposizione disse che intendeva appunto condensare in un discorso ciò che si direbbe tra signori e signore ammodo sulle condizioni della critica italiana, non della critica libro, intendiamoci, ma della critica giornale. Fatta questa necessaria distinzione, chè a dire della critica libro ci volevano più libri e non una conferenza, entrò senz' altro nell' argomento. E qui mise subito coraggiosamente il dito sulla piaga. Sanno i nostri giornalisti che cosa sia un critico? Per fare il critico, anche nei giornali, ci vuole vasta e seria cultura, ci vuole buon gusto. È necessaria un' estesa cognizione della nostra letteratura non solo, ma anche delle forestiere. E i principi hanno ad essere saldi, e ci vuole la fede del bello assoluto ; per- chè non è bello quello che piace ; ma e' è un bello indipeudente dalla moda, dai capricci, dalle prepotenze dei caporioni dell'arte. Verità sacrosanta, caro Rizzi, o non mai abbastanza ripetuta; perchè non è molto toccò anche a me leggere in uno dei tanti giornali di letteratura festajola scritto da un tale che ha un nome coi fiocchi, che, dopo tutto, è bello ciò che piace, e che noi non possiamo sapere che cosa parrà bello ai nostri nepoti. Pure in tutte le età, e con tutti i gusti dominanti certi canti della Divina Commedia, qualche sonetto del Petrarca, e i versi di Virgilio e molte ottave dell'Ariosto piacquero sempre, anche quando più dominava il mal gusto, e a tutti che hanno senso comune, segno evidente che c' è un bello assoluto, e tipi e modelli eterni, indipendenti dalla mutabile moda. E secondo questi giudica il popolo, e giudicherà sempre, alllorchè non sia fuorviato dai pregiudizi e dalle passioni del volgo dei letterati piazzajuoli. A guastare il buon senso, disse bene il Rizzi, sorgono i critici impressionisti e improvvisatori. E chi sono poi questi ? Giovanotti appena usciti di pupilli, scolari bocciati negli esami di licenza liceale, ai quali non par vero di lanciare quattro sassi alla vecchia scuola, o d'incensare quei tali maestri che fecero loro parere soavi profumi gli acri odori della suburra. E si mettono insième in tre o quattro, e danno alla luce il giornaletto letterario che sfarfalla un pajo di mesi, e poi muore per rinascere baco e così via. Il guajo è serio e merita cercarne le cause. Crede il Rizzi, e non a torto, che queste sfioriture precoci provengono dal mal vezzo di costringere i fanciulli a fare gli uomini innanzi tempo. Ci sono perfino giornali che stuzzicano 1' amor proprio delle mamme e delle nonne, e propongono temucci da svolgere ai bimbi, che, autori a sette anni, vagheggiano il loro cognome e nome (si usa così adesso) stampato a lettere cubitali, e forse già sognano non lontano il giorno nel quale tra il cognome e il nome ci sarà la solita incastratura dei titoli con l'inevitabile Gav. che potrebbe del resto essere interpretato anche per cavadenti. E le nonne vanno allora tutte in solluchero, appunto come quelle tali nonne ammirabilmente messe in caricatura dal Goldoni, del quale il Rizzi lesse una scena, come area fatto il Gia-cosa nella sua prima conferenza sulle Marionette; ma con giusto accento e pretta pronunzia veneziana. E nessun pietoso dice a questi bimbi : Ora non dovete stampare, ma studiare. Qual maraviglia poi se, divenuti giovani, vogliono impancarsi a critici, e scrivere il giornaletto let- terario. A lusingare questa fregola del comparire autori, concorrono altre cause ancora, come per esempio la gara d'onore aperta lo scorso autunno dal Baccelli ai licenziati dai licei, e miseri frutti della quale con severe e giuste parole furono riprovati dall' illustre Carducci. Ed i programmi anche c' entrano un poco. I temi d'indole critica abituano i giovani a sentenziare, a dar giù botte a dritta e a sinistra, messi su da certi profes-sorelli idolatri delle forme nuove, del mondo nuovo e d' altri simili paroloni, e che vedono da per tutto arcadia e rettorica ; così i manuali, le antologie, i ristretti ed altri colibeti della poltroneria. A questo punto i segni di approvazione della gente seria non mancarono al bravo professore, e neppure i sorrisi agro-dolci delle mamme. Passò quindi a dire della critica nei giornali politici ; e, messe le mani innanzi per non cadere, ammesso che ce ne sono anche di buoni, aggiunse pur troppo essere maggiore il numero di quelli che fanno una critica da strapazzo e con la massima frivolezza. Che sono i libri per questi critici ? Eatti diversi ; e se ne discorre nella cronaca, come dei suicidi, dei ladronecci e delle avventure galanti. C'è poi l'altro guajo della critica adoperata per sostenere i principi del giornale. Il tale dei tali è rosso ; dunque il suo libro è un capolavoro. Un altro è verde, ergo i suoi versi sono rugiadosi, il suo romanzo un centone. E tutto questo disse e riprovò l'egregio professore con parola energica, con uno stile robusto come di uomo che sente ed ama e vuole fortemente che che ne dica in contrario quel tal giornalista, il quale, pochi minuti prima, mi aboliva il Rizzi, tirando giù a campane doppie contro il suo stile gelatinoso. Invece mi sia lecito di osservare qui al Rizzi che non c'è solo da noi la chiesuola del partito ; ma quell' altra forse più nojosa e riprovevole della regione e del campanile. Quanti libri s'innalzano alle stelle perchè scritti nella regione tale dove c'è il gran Mirambolano che tiene il mestolo dell' arte ; quanti si combattono per la semplice ragione che vengono dal paese dove fiorì quel tale e il tal altro che oggi si ha in uggia ! Non così i veri grandi di un tempo ; è noto per esempio quanto il Giusti venerasse il Manzoni, e come la scuola toscana andasse, venti anni or sono, d'un passo con la lombarda per formare quell'unica che si diceva e si dirà sempre italiana. Pur troppo, a leggere certi giudizi oggi, viene voglia di ripetere: gli ultimi a capire che c'è l'Italia una sono i letterati, via certi letterati. Ma il Rizzi capì che il terreno gli scottava sotto i piedi ; e forse è questo uno di quei brani, che, come mi disse pochi momenti prima di cominciare la conferenza, voleva saltare a piè pari. Giunto a questo punto del discorso il professore, tanto per far vedere che del sangue nelle vene ne ha anche lui ; sfoderò le sue brave unghie, e diede una graf-fiatina ai critici che misero in ridicolo lui perchè non appartiene alla loro chiesuola. „Cotesti critici politici, disse, giudicano i libri senza leggerli, e gli uomini senza conoscerli, perchè hanno il dono della seconda vista.4 Ed a proposito citò un fatto palpitante d'attualità topografica. Alla conferenza sulle Marionette, nella quale il Già- j cosa disse cose in gran parte accettate dal Rizzi, egli era in piedi davanti alla cattedra, attento, immobile. Il critico della seconda vista lo vide invece a destra sotto alla specchiera. In questo punto tutti gli occhi si rivolsero verso 1' umile sottoscritto. Ebbene continuò il professor Rizzi, il critico vide che io disapprovava, che mi contorceva, che non sapeva dove tenere gli occhi, e diveniva or rosso ed or verde, ed era quindi d'un color rosso-verde composito, colore di moda. (Ilarità). Due sono i danni provenienti da questa sorta di critica. S'impone all'arte un principio ; 1'arte deve essere spontanea, nè si può costringere il letterato ai lavori forzati. Che bei tempi invece venti, trent'anni or sono : Qui un'utile digressione sulla letteratura nazionale. Allora tutti concordi gli animi ; allora letterati e popolo uniti nella conquista del porro unum necessarium. I prin- I cipi allora non erano impósti dalla chiesuola, ma dal paese ; i giornalisti in capo al giornale stampavano il motto : Usque ad finem. Adelandc si puedes e simili. Altro danno proveniente da questa sorte di critica. La non è creduta ; anzi gli scrittori sono divenuti tetragoni. Le lodi valgono i biasimi, e viceversa ; e così si è finito col metter tutto in canzonatura. Pur di farsi conoscere, piace a molti di essere messi anche in ridicolo, con quanta dignità del carattere è facile capire ! Cresce l'onda della canzonatura, e allaga tutto. E si ride, si ride su tutto e di tutti. E quando in un paese tutti ridono, c' è qualcheduno che piange. Qui un movimento di approvazione, ma io trovo sul mio libro degli appunti uno scarabocchio che vuol dire: — Caro Rizzi, sentenza abbagliante, ma un tantino rettorica ; perchè se tutti ridono, nessuno piange, neppure il paese che alla fin fine è composto da que' tutti che ridono. Ma in altre forme e con minor con- cisione la sentenza è giusta, e vuol dire: i pochi buoni non ridono. Ma neppur piangono, stanno sdegnosi e alteri a vedere dove e come andrà a finire questo carnevale dell' arte: abbiamo fede in loro, moriranno anche all' ospedale, ma le loro idee salveranno il paese, e i posteri innalzeranno loro le statue. L' oratore battè quindi un po' la campagna, toccando delle stamburate (reclamè) della fabbrica dei geni e di tutte le arti credute oggi necessarie per mettersi in mostra ; e invece a mio avviso avrebbe dovuto toccare d' un terzo grave danno della critica improvvisata: il silenzio sui libri di mode che richiedono un lungo studio, e sulle opere degli scrittori di carattere. Si fa presto per esempio a buttar giù quattro righe per demolire o esaltare un romanziere, un poeta ; è una critica che si può far con la stecca, e perciò a leggere i corrieri bibliografici e gli appunti di molti giornali si direbbe che in Italia non siamo buoni che a comporre versi e romanzi. Di due opere insigni, del Dino Compagni del Del Lungo; del Machiavelli di Pasquale Villari per esempio, i critici a tanto la canna non hanno detto verbo; e così di molte altre, chè non sono pane per certe bocche. Torniamo a ricapitolare le idee del professore. Ci sono da ultimo i giornali letterari; ma questi per lo più peccano per eccesso opposto. Sono troppo elevati, hanno il capo nelle nubi, e perciò spesso imbottano nebbia, e seccano, seccano davvero con quella loro sicumera, col tuono reciso, le sentenze scaraventate e i modi pari e secchi. E poi, mio Dio ! quanta Boemia, anche in tuba e con le mani inguantate ! E questi signori, per metter assieme l'articoluccio, raspano nelle biblioteche, e ci sapranno dire ai quanti del mese, e in che anno il poeta tale ha scritto i versi tali, e ci ricameranno sopra una storia. C' è anche la tirannia dei precursori più remoti, e studi sopra studi arcaici senza nessun utile per la storia della letteratura, e che anche fanno dimenticare i veri precursori, e il vero Messia dell' arte : piccinerie tutte, grettumi, miserie che non richiedono ingegno, ma schiena, schiena e schiena. Andate uu po' a quel paese o scrittorelli, o professorucoli, o mezze spinterelle d'Apollo. L' anatomia, esclama il Rizzi, non si fa che sui morti ; e i grandi hanno diritto di essere vivi (Bravo, bene). Avanti. Quanto non si è scritto sul Leopardi, e su Silvia, povero fiorellino soggetto all' azione del microscopio, mentre Silvia era più che altro un altissimo ideale e forse un simbolo come pare al Rizzi dall' ultima strofa. Ma qui uu altro geroglifico sul mio libro degli appunti. Voleva dir forse il professore che in queir ultima strofa e' è un rimpianto della fede perduta? Oi ho i miei riveriti dubbi, e creder credo il vero, asserendo Silvia essere reale e una bella tessitrice che diede nell' occhio al contino Leopardi, idealizzata poi quanto si vuole da lui, ma non fino al freddo simbolo del medio evo. E quanto agli studi troppo minuti, il professore ha torto di non fare le debite restrizioni : molte pazienti ricerche della scuola storica sono utili a meglio intendere la mente dei grandi scrittori ; e la storia della letteratura se n' è giovata e gioverà per rilevare le bellezze dei prosatori e poeti: così la scuola storica ed estetica conjurant amice. Da ultimo il Rizzi venne a dire di due opposti difetti dei più recenti critici popolari, un dare importanza alle cose piccole (negotini) da un lato, e un eccedere dall'altro per curare l'Italia dalie svenevolezze aleardiaue. E qui venutagli la palla al balzo il Rizzi ruppe una lancia anzi due in difesa del Manzoni contro il Settembrini ; con che uscì fuori del seminato, perchè la critica del Settembrini è critica libro e non giornale. E poi le sono cose vecchie, fritte e rifritte, e contro il Settembrini furono scritti articoli di giornale, opuscoli sopra opuscoli e perfino due grossi volumi dal Professor Buccellati. Capisco che quando si è stati intimi del Manzoni, è difficile resistere alla tentazione; e per tutte le strade si torna in Piazza Belgiojoso. Così il Rizzi ha avuto 1' occasione di raecontarci che il Manzoni, al figlio Pietro che inveiva contro Pio IX nel 1850, ridendo disse: Pure l'hai portata la medaglia del Papa nel quarantotto; io, io solo in tutta Milano non l'ho portata. Ma tutto questo, ci stava col tema, come il lumen Christi in sinagoga. Veramente si capiva (e non ci voleva uu gran talento; dove il Rizzi andava a ferire. Il Settembrini è morto; ma è vivo e verde, e mangia, beve, dorme, e veste panni, il Carducci; e il Carducci sì continua a dir roba da chiodi contro il Manzoni nei giornali. Adunque carte in tavola, professore, lasci in pace il morto e se la pigli col vivo. Siamo alla chiusa. Non si vuole critica grave, ora si ama centellinare. Perciò i giornali s<*ri stentano la vita. Chi ajutò la Rassegna Settimanale? E la Nuova Antologia naviga pure in bassi fondi. — Mi permetto di osservare che ciò avviene anche perchè le forze sono divise : ogni regione ha il suo giornale serio ed anche due: Nuova Antologia, Sapienza, Propugnatore, Ateneo Veneto, Giornale Napoletano, Rassegna Nazionale ecc. ecc. — Quindi il pubblico ha la critica che si merita. Nella prossima soleunità dell' inaugurazione della statua al Manzoni facciamo proposito di onorarlo meglio, studiando di più. E qui il solito plaudite cives. E batto io pure di cuore le mani, chiudo il libro degii appunti, e conchiudo : Buone ragioni, se non forse qua e là, passata la linea, nobili sentimenti, e quindi esposizione calda, efficace. Ho già fatto le mie congratulazioni al professore, e mi compiaccio rinnovarle all' egregio trentino da questo cantuccio dell' Istria. p, t. SAGGIO di conversazioni scientifiche popolari L' ACQUA Tutti quelli che vogliono parlare del nostro pianeta, dicono il nostro mondo terracqueo. Con ciò si suol ripetere una grande verità, con ciò viene constatato che oltre la terra c'è uu altro importantissimo elemento che lo costituisce in gran parte, e questa è l'acqua. I fisici ci dicono che l'acqua occupa per 3[4 della nostra superficie terrestre, oltre a quella che sta imprigionata nelle viscere della terraferma, e quella che fa parte del corpo di tutti gli animali, delle piante e di noi stessi. L'acqua è tanto comune, che potrebbe sembrare j cosa superflua di parlarne ; ma pure questo liquido di cui noi ne facciamo sì largo uso e che ci si presenta; costantemente ovunque ci portiamo, racchiude in se tanti fenomeni, sia per il modo con cui ci perviene, che si presenta e che dà origine, che credo prezzo dell' opera d'intrattenermi, notando che ci vorrebbe un lavoro di molta maggiore mole che non sia questo, per dire soltanto delle cose più indispensabili. 1. L' acqua ci si presenta sotto tre differenti forme d'aggregazione: solida, liquida e gaseiforme. L'acqua si solidifica ad una temperatura di 0 gradi; se lasciata in perfetta quiete si mantiene liquida fino a 15" sotto !o zero ; quando però questa venga per un accidente qualunque smossa essa si congela repentinamente innalzandosi allora la temperatura a 0 gradi. Così succede talvolta di vedere uno stagno d'acqua che si congela rapidamente, quando d'improvviso viena una brezza a increspare la sua superficie. L'acqua solida, a seconda del modo con cui si è formata, si distinguo in neve, ghiaccio, grandine, nebbia ghiacciata, nevischio e gelicidio. La neve non è altro che l'acqua che si trova allo stato di vapore nell'atmosfera congelata. Essa è formata di piccoli cristallini aghiformi, che durante la loro caduta si agglomerano imprigionando fra loro delle particelle d'aria, ed a cui si deve la bianchezza *) Continuazione, vedi N. 4 del Iti febbraio, p. p. straordinaria della neve. È noto che mano a mano si sale nella atmosfera, diminuisce la quantità di materie estranee in sospensione; quindi la neve è tanto più pura quanto più grande è l'altezza a cui si raccoglie; la neve comune che cade da noi si può ritenere che contenga in media 8 milligr. per litro d'Ammoniaca ed acido azotico, di più molti corpuscoli organici e minerali. Se si pone una pezzuola nera sulla neve, questa si fonde sotto l'azione dell'altra, se bianca, no. Ciò si deve attribuire alla maggior forza assorbente di calore della prima, che non della pezzuola bianca ; e così è invalso 1' uso in alcuni paesi nordici per far dileguare più presto la neve di spargervi sopra del terriccio nero. Siccome la neve è un cattivo conduttore del calorie, o, essa impedisce che il freddo penetri nel suolo, e questa sua proprietà è riconosciuta dagli agricoltori, che da tempo immemorando decantano sempre i benefizi della neve. Difatti, mentre il terreno sta coperto, è impedito di raffieddarsi, mentre si congelerà la superficie della neve. C^sì ai semi viene risparmiata la vita: si sa ancora, che gli animali dei climi freddi hanno l'istinto di appiattarsi sotto la neve ; i Lapponi quaudo sono colpiti da uragani si nascondono sotto di essa. Ma oltre di questo, alla neve va attribuito anche una proprietà fertilizzante, e non a torto : poiché, come abbiamo visto, nella contiene eli' aria che racchiude, dei principi fertilizzanti, quali l'ammoniaca e l'acido azotico; oltrecciò ella uccide gl'insetti nocivi per la privazione d'aria. L' acqua liquida che si congela chiamasi ghiaccio. Se l'acqua è pura come abbiamo visto gela a 0"; se contiene in soluzione dei sali come p. es. 1' acqua del mare, passa allo stato solido ad una temperatura molto inferiore ; così l'acqua del mare a 4° sotto 0. L' acqua nel passare allo stato solido aumenta, di volume e diventa più leggiera. Questo aumento di volume, 11.14 circa, produce un grande sforzo meccanico sui corpi che si fanno ostacolo; a questo fenomeno si deve attribuire la screpolatura delie roccie, lo sminuzzamento delie pietre ed infine in gran parte la formazione del terreno agrario. Mi preme ancora qui di rendere attenti i lettori sulla necessità di riparare dai geli i tubi di conduttura d'acqua, sia col vuotarli in quell' epoca sia col collocarli profondamente sottoterra, sia coll'iso-larli con corpi cattivi conduttori del calorico, come la paglia, la lana, la sabbia, il carbone ; poiché altrimenti si romperebbero irremissibilmente. È inutile aggiungere, che i danni del gelo sui vegetali si deve attribuire a questo fenomeno. All' altra proprietà, che cioè il ghiaccio è più leggiero dell'acqua, noi andiamo debitori nientemeno che della conservazione della vita delle piante e degli animali uel seno dell'acqua. Supponete che di mano in mano che l'acqua si congela avesse a rimanere a suo posto, si finirebbe coli'avere tutto il liquido rappreso in uua massa; ciò produrrebbe la perdita delle piante e degli animali nelle acque. La grandine è costituita di piccole masse quasi globulari di grossezza variabile. Essa proviene dalle nuvole temporalesche; cade in principio o durante il temporale, mai dopo. Le nubi di grandine sono molto spesse che oscurano l'orizzonte ed i loro contorni sembrano lacerati. Sono sempre poco estese, poiché la grandine cade in uno spazio circoscritto e per brevissimo tempo. La grandine è una produzione propria dei climi temperati, la configurazione del suolo sembra provocarne la formazione, poiché vi sono delle località che ogni anno vengono visitate dalla grandine. Una circostanza particolare della grandine è il modo particolare con cui procede, cioè per una grande lunghezza, comprendendo una striscia stretta di terreno. Sul modo che si forma la grandine svariate sono le opinioni. — Il nevischio nou è che della pioggia gelata che passa per uno strato d'aria la cui temperaturaè inferiore a 0 gradi. Si legge in molti libri che la brina uon è altro che il congelamento della rugiada. Niente di più falso ; essa invece non è che il congelamento rapido del vapore acqueo dell' atmosfera in contatto del suolo 0 delle piante, che per v effetto dell' irradiamento notturno si sono raffreddati. E in primavera ed autunno, dopo le noti serene, che si forma la brina ; in questo tempo le piante si raffreddano più che in qualsiasi altra stagione ; da ciò l'uso degli agricoltori di fare delle nubi artificiali, accendendo i fuochi per mitigare 1 danni della brina. Mi rimane a parlare ancora dei ghiaccinoli e del gelicidio. Specialmente la formazione dei primi porta eoa sé molti danni all'agricoltore per gli strappamenti agli alberi, che ne dà conseguenza, e si formano quando I un vento caldo e umido tien dietro a un freddo vivo e prolungato. Il gelicidio risulta dalla congelazione delia pioggia di mano in mauo che arriva alla superficie della terra, e quaudo questa si trova ad una temperatura inferiore a zero gradi. II. Ancora maggiore è l'importanza che ha 1' acqua allo stato liquido per il mondo organico ed inorganico. Senza la presenza di questo liquido nou potrebbero succedere la maggior parte delle combinazioni chimiche; le piante e gli animali non potrebbero vivere. L'acqua pura non ha né colore, né odore, nè sapore; il suo peso specifico fu preso come unità di comparazione per tutti gli altri corpi. Quasi tutti i corpi della natura, il massimo di densità l'hanno allo stato solido; non così l'acqua che invece è allo stato liquido ed alla temperatura di 4 gradi sopra zero. A partire da un tal punto, l'acqua si va sempre dilatando, tanto che s'innalzi o si abbassi la temperatura. Questa è uua disposizione della natura veramente provvidenziale, ed a questo fenomeno come a quello ' cui abbiamo accennato, che il ghiaccio è più leggero dell'acqua, noi dobbiamo la conservazione della vita degli animali e delle piante acquatiche. Nell'inverno l'acqua, anche nei grandi laghi si raffredderebbe presto, aO gradi si congelerebbe ; poiché quando 1' acqua si raffredda a 4 gradi, cade al fondo e si è soltanto allora che tutta quanta la massa ha acquistato la temperatura suddetta, che la sua superficie si può raffreddare di più, tenendosi però sempre sopra di essa. Una delle proprietà più rimarchevoli dell' acqua, a cui si deve attribuire una gran parte delle sue importanti funzioni, è la sua facoltà di sciogliere tutti i corpi sia solidi che gazeiformi. L' acqua di pioggia e di neve è la più pura, poiché non contiene che i componenti dell' atmosfera. Se però 1' acqua piovana passa per gli strati del terreno, discioglie le sostanze in istato solubile che incontra, le quali poi si trovano nell' acqua di sorgente. In questo è specialmente disciolto dell' acido carbonico, carbonato e solfato di calce, carbonato e solfato di ma- gnesia ; che se questi ingredienti sono contenuti iu considerevole quantità, vengono chiamate acque dure, le acque piovane, e di neve invece diconsi acque molli. Le acque dure non si prestano a tutte le applicazioni ; così bisogna evitarle per le macelline a vapore, poiché producono delle incrostazioni, non si prestano per fare il bucato, poiché si forma il sapone di calce che è insolubile; taut* è vero che le nostre donne di casa si studiano di raccogliere 1' acqua di pioggia per questi servizi, come per cucinare i legumi, che rimangono duri. Facendole bollire le acque dure si possono trasformare iu molli; la qual trasformazione nasce anche se vi si aggiunge del latte di calce. Per bere, le acque dure sono più gradevoli al palato che le molli; soltanto convieu guardarsi che non contengano delle sostanze organiche, il che si riconosce lasciando parecchio dell' acqua in un vaso, senza che questa prenda cattivo odore. Una delle condizioni acciò 1' acqua potabile sia salubre è quella che deve contenere dell' aria. Senza l'aria, l'acqua ci sarebbe indigesta. La quantità d'aria che un' acqua può contenere dipende dalla pressione atmosferica e dal maggiore contatto che essa ha coll'at-mosfera. La vita dei pesci e di tutte le piante acquatiche è l'esempio più palese che ci dimostra la presenza dell'aria nell' acqua. Quanto maggiore è la pres-sioue atmosferica tanto maggiore la quantità d'aria che vi sta disciolta; tanto è vero che nei laghi delle Alpi noi nou vi troviamo pesci, poiché appunto colà la quantità d' aria non è bastevole per la loro vita. L' acqua allo stato liquido è un componente iudi-speusabile delle piante e degli animali, sia come sostanza imbevuta che rendono plastiche le diverse parti del corpo, specialmente animale, sia quale composto elementare degli organi e tessuti, sia quale solveste, rendendo possibili i processi fisiologico-chimici. L'acqua che bevono gli animali viene espulsa sotto forma liquida coli' urina e colle feci ; sotto forma di gaz per i polmoni e per la traspirazione della pelle. All' animale occorre circa 4 volte di più d'acqua della sostanza secca assimilata [cogli alimenti. Un' alimentazione acquosa, come pure un' alimentazione con erba non è consigliabile per l'ingrassamento. Le piante assimilano 1* acqua parte per le radici parte per le foglie. in certi casi le acque hanno una temperatura molto più elevata di quella dell' aria e contengono dei principi! salini e gassosi che possono essere adoperati come agenti medicinali. Queste acque vengono chiamate aeque minerali. Le acque minerali vengono classificate per la loro composizione, ed il lettore stesso potrà comprendere che una classificazioue di queste riesce perciò impossibile. Malgrado tutto ciò, per dare uu ordine al nostro lavoruccio, distingueremo: le acque acidule e gassose, acque alcaline, acque saliue, acque ferruginose e solfuree. Delle prime l'elemento predominante é il gaz acido carbonico in parte libero in parte combinato colla soda, colla potassa ecc. e sono le acque di Seltz. Le acque minerali alcaline contengono principalmente del bicarbonato di soda e sono tali le acque di Vichy, S. Pellegrino (Bergamo), Castellamare. Le acque saliue sono le più abbondanti in natura, contengono del sale co-comune, del solfato di soda e di magnesia, hanno un sapore salato amaro; e fra queste si possono ascrivere le acque del mare, così pure l'acqua di Seidlitz, di Baden, di Carlsbad, tanto rinomate, di Montecatini, d'Isola d'Ischia. Anche le sorgenti minerali ferruginose, sono abbastanza comuui iu natura, ed hanno per caratteristica un sapore analogo a quello dell'inchiostro pel precipitato rosso che danno, se esposte all'aria. Contengono dei composti di ferro, fra cui primeggia il bicarbonato ed anche l'arsenico, al quale ultimo si attribuisce le proprietà tecniche e ricostitueuti di queste acque (Recoaro). Le acque solfuree sono quelle che contengono dei solfuri iu soluzione, i quali al contatto dell'aria si scompongono, dando formazione all'acido solfidrico. Da ciò l'odore di uova fracide che emanano. Tra queste acque noi Istriani dobbiamo enumerare le nostre di S. Stefano, le quali per la loro bontà ed efficacia non meriterebbero quella trascuianza iu cui sono abbandonate, Mi rimane a parlare dell' acqua del mare e di quella di fiume. L'acqua del mare contieue il o. 5°, di sale comune; il rimanente sali di magnesia, di calce, e di altri ioduri e bromuri. La quantità di sale che predomina nelle acque del mare si deve attribuire al fatto che l'acqua nel suo passaggio attraverso il terreno cede facilmente qualunque altro materiale che tiene in soluzione fuori del sale comune. L'acque di fiume sono acque molli, che contengono molte sostanze organiche appropriatesi lungo il loro corso. 11 vapore aequeo è un vero regolatore della temperatura dell'aria alla superficie della terra, trasporta il calore, equilibra la temperatura da uu punto all'altro. I paesi in cui l'aria è secca vanno soggetti alle maggiori variazioni di temperatura : il vapore d'acqua assorbe una grandissima quantità di calore : cosicché se l'aria è povera di vapore acqueo, i raggi solari vanno direttamente ad irradiare il terreno. Più l'aria è carica di vapore, più essa è leggiera : da ciò risulta essere il detto vapore meno deuso dell' aria ; da ciò uuì» relazione fra la pressione barometrica ed il grado di saturazione nell'atmosfera. La benefica influenza dell'umidità dell'aria la riscontriamo ovunque; essa impedisce l'appassimento delle piaute, essa trasporta col depositarsi sotto forma di rugiada uno dei materiali più importanti all'alimento delie piante, 1' ammoniaca ; essa rende il terreno più fresco e più fertile ; infine esercita una notabile influenza sugli organismi auimali e sull'uomo. L'aria molto secca è impossibile a respirarsi; l'evaporazione ch'esce dalla pelle aumenterebbe sproporzionatamente. Il beuessere che si prova camminando per i boschi si deve in gran parte allo stato igrometrico della loro aria. Le osservazioni continue dello stato igrometrico dell'aria e delle sue variazioni souo di grande interesse per l'agricoltura. D. Dr. T. Le famiglie della compianta ERNESTA MADONIZZA FIN ARDI commosse per le affettuose dimostrazioni di stima ed amicizia tributate alla cara estinta dai parenti amici e conoscenti, porgono a tutti vivissimi ringraziamenti. Pietro Madbtiizzà — Anteo Gravisi edit. e redat. responsabili. CAl'OLHSlKIA, Tipografia di l'urlo Priora.