ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Received: 2018-05-24 DOI 10.19233/AH.2018.29 Original scientific article LA SOLUZIONE MIGLIORE PER TRIESTE: LA PROPOSTA JUGOSLAVA DI AMMINISTRAZIONE CONGIUNTA DEL TERRITORIO LIBERO DI TRIESTE (1952-1953) Federico TENCA MONTINI Università degli Studi di Teramo, Facoltà di scienze della comunicazione, Via R. Balzarini 1, 64100 Teramo, Italia Sveučilište u Zagrebu, Filozofski fakultet, Ivana Lučiča 3, 10000 Zagreb, Croazia e-mail: ftencamontini@unite.it SINTESI Il presente articolo mira ad approfondire un aspetto specifico della questione di Trieste. Si tratta della proposta jugoslava, avanzata una prima volta all'inizio del 1952 e poi di nuovo a varie riprese fino all'autunno del 1953, di dare vita al Territorio libero di Trieste attraverso l'alternanza di governatori italiani e jugoslavi, anziché con la nomina di un Governatore esterno originariamente prevista dal Trattato di pace del 1947. Poiché ad oggi non sono disponibili ampie indagini sulla storia diplomatica della questione di Trieste basate su fonti jugoslave, la ricostruzione svolta su fonti inedite rinvenute tra Belgrado e Lubiana permette di ricostruire la fisionomia e l'evoluzione di un aspetto di quella decennale disputa territoriale cui si ritiene che, all'interno tanto della storiografia italiana quanto di quelle jugoslave e postjugoslave, non sia stata dedicata l'opportuna attenzione. Parole chiave: Territorio libero di Trieste, questione di Trieste, Josip Broz Tito, Edvard Kardelj, Jugoslavia, Italia, Guerra fredda THE BEST SOLUTION FOR TRIESTE: THE YUGOSLAV PROPOSAL OF JOINT ADMINISTRATION OF THE FREE TERRITORY OF TRIESTE (1952-1953) ABSTRACT The aim of this article is to reconstruct a meaningful episode of the Trieste crisis. It concerns the Yugoslav proposal to solve the border issue with Italy by making the Free Trieste Territory functional and by alternating the rule of government between Italy and Yugoslavia. The proposal was renewed several times in the period 1952-1953 and it was an innovation with respect to the Peace treaty, which provided the appointment of a Governor coming from a third country. To the date there is no proper work of diplomatic history on the Trieste crisis based on Yugoslav documents. As the article is based indeed on documents collected in Belgrade and Ljubljana, it allows better insight of a 713 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Federico TENCA MONTINI: LA SOLUZIONE MIGLIORE PER TRIESTE: LA PROPOSTA JUGOSLAVA DI ..., 713-732 meaningful - albeit neglected by historical - part of the ten-year long territorial dispute Yugoslavian had with Italy. Keywords: Free Territory of Trieste, Trieste crisis, Josip Broz Tito, Edvard Kardelj, Yugoslavia, Italy, Cold War INTRODUZIONE La questione di Trieste ha suscitato l'interesse degli storici prima ancora che essa si concludesse, de facto, con il secondo memorandum di Londra nell'ottobre del 19541. Al 1952 risale infatti lo studio del demografo piranese Diego De Castro (1952) che all'epoca ricopriva l'incarico di Consigliere politico presso il Governo militare alleato. Agli anni Sessanta appartengono invece il lavoro di Janko Jeri (1961) e l'opera di Jean-Baptiste Duroselle (1966), mentre la prima pubblicazione del volume di Bogdan C. Novak risale al 1970 (Novak, 2013). L'interesse della storiografia per il tema si fece di nuovo consistente negli anni Ottanta come conseguenza dell'accessibilità delle fonti britanniche e americane e del fascino esercitato dalle dinamiche iniziali della Guerra fredda in un periodo in cui la contrap-posizione tra blocchi vigeva ancora. A quella decade risalgano alcuni importanti lavori, tra i quali dobbiamo ricordare almeno l'opera monumentale di De Castro in due copiosi volumi (De Castro, 1981), il libro con cui Giampaolo Valdevit affronté la questione di Trieste nel suo più ampio contesto internazionale (Valdevit, 1986), gli scritti di Raoul Pupo (Pupo, 1979 e 1989) e il volume di Roberto G. Rabel (1988). Alla fine del decennio comparve anche l'opera ormai classica di Darko Bekic (1988), che pur essendo dedicata al più ampio tema dei rapporti tra Jugoslavia ed Occidente nei primi anni Cinquanta offre sulla questione di Trieste alcuni spunti imprescindibili. Il volume di Massimo De Leonar-dis (1992) rappresenta probabilmente l'apice della storiografia italiana sull'argomento, sebbene si limiti al triennio 1952-1954. Allo scorcio del nuovo millennio, e al ripensamento della storia politica della Jugoslavia nelle repubbliche sue succeditrici, appartengono i contributi delle storiografie delle ex repubbliche jugoslave, quale il lavoro di Nevenka Troha per quanto riguarda il primo periodo del dopoguerra (1999 e tradotto in forma ridotta in lingua italiana nel 2009) e la monografia di Jože Pirjevec dedicata alla lotta degli sloveni per ottenere uno sbocco al mare (Pirjevec, 2007). Imprescindibile anche la raccolta di saggi Vojna in mir na Primorskem (Pirjevec, Bajc & Klabjan, 2005). All'interno della storiografia croata interessanti accenni alla questione di Trieste sono contenuti nei primi lavori di Tvrtko Jakovina (Jakovina, 2002 1 Con la presente dicitura si recepisce la proposta di Gorazd Bajc, il quale, avendo stabilito che "memorándum" sia il termine corretto per indicare l'atto sottoscritto dall'Italia alla vigilia dell'ingresso nella Prima guerra mondiale, suggerisce di riferirsi al documento del 1954 come secondo memorandum di Londra (Bajc, 2017, 842). 714 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Federico TENCA MONTINI: LA SOLUZIONE MIGLIORE PER TRIESTE: LA PROPOSTA JUGOSLAVA DI ..., 713-732 e 2003). Solo di recente il tema ha stimolato, per lo più nei suoi aspetti di storia militare, l'interesse della storiografia serba (Dimitrijevic & Bogetic, 2009; Milkic, 2012). L'intento del presente saggio consiste nel ricostruire un aspetto della storia diplomatica della questione di Trieste rimasto per lo più in ombra. Si tratta della proposta jugoslava di risolvere la vertenza diplomatica con l'Italia attraverso l'attivazione del Territorio libero di Trieste (TLT) a patto che, anziché dal Governatore previsto dalla lettera del Trattato di pace di Parigi, esso fosse amministrato da un'alternanza di rappre-sentanti italiani e jugoslavi. La proposta, avanzata ufficialmente a più riprese a partire dalla trattativa condotta a Parigi da Aleš Bebler2 e Gastone Guidotti a cavallo tra 1951 e 1952, è stata interpretata alla stregua di un mero espediente tattico. La ricerca svolta permette di ricostruire la genesi e lo sviluppo di questa proposta, che in un primo tempo, come si vedrà, colse di sorpresa gli stessi diplomatici coinvolti, rimasti all'oscuro delle decisioni prese dal vertice a Belgrado. Tale obiettivo è reso possibile dall'incrocio di materiali complementan rinvenuti soprattutto presso l'archivio del gabinetto di Tito, oggi conservato presso l'Arhiv Jugoslavije (AJ) e l'archivio personale di Edvard Kardelj, Ministro degli Affari Esteri di Jugoslavia fino al gennaio 1953, conservato in copia presso l'Arhiv Republike Slovenije (ARS) dal momento che l'originale risulta disperso. Per evitare di assumere, con i documenti redatti all'interno della cerchia ristretta dei più intimi collaboratori di Tito, anche gli errori di valutazione del contesto internazionale che venivano commessi colà, i materiali d'archivio sono stati sottoposti al riscontro delle opere che, basandosi su fonti britanniche, statunitensi e italiane, più nel dettaglio hanno ricostruito la storia diplomatica della questione di Trieste nel periodo indagato (De Castro, 1981; De Leonardis, 1992). Strutturalmente, si è deciso di antepone allo specifico dell'attività diplomatica jugoslava nel biennio 1952-1953 un riepilogo dei tratti salienti della questione di Trieste nelle fasi precedenti, in modo da inserire l'oggetto nell'indagine nel suo imprescindibile contesto. LA QUESTIONE DI TRIESTE, CENNI RIASSUNTIVI (1945-1951) La questione di Trieste ha convenzionalmente inizio con la liberazione della città at-traverso un'operazione congiunta del IX Korpus del Fronte di liberazione sloveno e dalla IV Armata dell'Esercito di liberazione popolare jugoslavo (Narodnooslobodilačka vojska i partizanski odredi Jugoslavije) il 1° maggio 1945. Il fatto che Tito avesse occupato territori siti entro i confini italiani del 1939 con un atto unilaterale determinó la reazione degli apparati di Stato e militari britannici ed americani, cui riusci, da ultimo con l'ese-cuzione di una manovra dimostrativa sul campo, di indurre gli jugoslavi a ritirarsi oltre la linea Morgan entro il 12 giugno, come esito degli Accordi di Belgrado. Gli aspetti tecnici della gestione del territorio conteso, diviso provvisoriamente in due zone di occupazione denominate A e B, vennero ulteriormente definiti con gli accordi di Duino, siglati il 20 giugno. 2 Sul particolare ruolo esercitato da Bebler nella questione slovena del Litorale, si rimanda a Bajc, 2005. 715 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Federico TENCA MONTINI: LA SOLUZIONE MIGLIORE PER TRIESTE: LA PROPOSTA JUGOSLAVA DI ..., 713-732 I lavori in preparazione del Trattato di pace con l'Italia, iniziati nel mese di settembre 1945, portarono alla nomina di una commissione di esperti affinché questa, costituita da tecnici nominati da Stati Uniti, Regno Unito, Francia ed Unione Sovietica, avanzasse una proposta per la futura linea confinaría tra Italia e Jugoslavia. Vennero invece proposte quattro "linee" molto diverse. Tra il tracciato dell'Unione Sovietica, che ricalcava le richieste jugoslave, e quelli avanzati da Gran Bretagna e Stati Uniti, che avrebbero assegnato all'Italia buona parte dell'Istria, la linea francese correva a est di Gorizia e Trieste per poi chiudere il confine in corrispondenza del fiume Mirna, poco sotto la cittadina istriana di Novigrad. Nell'impossibilità di trovare una mediazione tra le differenti proposte, a partire dalla primavera del 1946 prese quota l'idea, già considerata in varie occasioni nei decenni precedenti (Pirjevec, 2007, 337-338), di affidare parte del territorio conteso ad uno Stato tampone, il Territorio libero di Trieste, posto sotto la tutela delle Nazioni Unite e retto da un Governatore designato consensualmente dai Paesi interessati. La nuova formazione politica si sarebbe estesa su di un territorio delimitato a sud dalla linea francese e a nord da un confine posto poco sopra Duino. Essa venne approvata con una buona dose di diffidenza da parte jugoslava e sovietica e non prima che Molotov, in collaborazione con la delegazione jugoslava, suggerisse un numero di soluzioni alternative: propose che l'Italia ricevesse un confine più conveniente nel settore settentrionale qualora rinunciasse a Trieste, parló di una città autonoma sotto la sovranità jugoslava, di un condominio italo-jugoslavo, di internazionalizzazione del centro urbano (Pirjevec, 2007, 339). La logica che aveva portato all'approvazione del TLT venne rapidamente superata dalle dinamiche della Guerra fredda, il cui inizio è posto convenzionalmente nell'annun-cio della Dottrina Truman, appena un mese dopo la firma del Trattato di pace (12 marzo 1947). Il TLT, diviso in due zone di occupazione, quella meridionale jugoslava e quella settentrionale angloamericana separate dalla Linea Morgan, sarebbe dovuto entrare in funzione al momento della nomina del Governatore, prevista entro sei mesi dall'entrata in vigore del Trattato. Poiché le Potenze occidentali erano interessate a mantenere unità militari proprie a ridosso del settore meridionale della Cortina di ferro, la nomina del Governatore - che, per il motivo opposto, rientrava negli interessi dell'Unione Sovietica - venne rimandata sine die con vari stratagemmi ed espedienti procedurali (Jeri, 1961, 195-202; Novak, 2013, 265-270). II 1948 fu "l'anno fatidico" per la questione di Trieste per due motivi. Il primo fu l'emanazione della Nota Tripartita, con cui il 20 marzo le Potenze occidentali si pro-nunciarono, con un parere privo di valore legale per il mancato accordo dell'Unione Sovietica, per la restituzione all'Italia dell'intero TLT. Il secondo avvenimento, destinato a stravolgere la cornice internazionale del nodo triestino, fu l'espulsione della Jugoslavia dal Cominform, ufficializzata il 28 giugno. Respinta dal blocco comunista, alla leadership jugoslava non rimase altra strada che quella della collaborazione con l'Occidente. Tale collaborazione andó strutturandosi in 716 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Federico TENCA MONTINI: LA SOLUZIONE MIGLIORE PER TRIESTE: LA PROPOSTA JUGOSLAVA DI ..., 713-732 maniera organica nel corso del 1950, prima con l'emanazione da parte del Congresso americano dello Yugoslav Emergency Relief Assistance Act e successivamente con l'inserimento della Jugoslavia nel novero dei Paesi percettori di aiuti militari nella cornice del Mutual defense aid program, inserimento che venne perfezionato nel 1951 (Bekic, 1988, 230-231). Intanto le valutazioni sul nuovo status della Jugoslavia sviluppate negli ambienti diplomatici e militari occidentali avevano iniziato a riflettersi sul valore attribuito all'oc-cupazione alleata nella Zona A. L'uscita della Jugoslavia dall'orbita sovietica fini per intaccare la funzione di Trieste di baluardo dell'occidente modificando gli stessi pre-supposti alla base della presenza alleata nell'area, per quanto i tempi non fossero ancora maturi per prendere in considerazione l'ipotesi di un ritiro delle truppe (Valdevit, 1986, 208-209); d'altro canto la perdurante ostilità nei rapporti tra Italia e Jugoslavia aveva iniziato a costituire un elemento di disturbo per l'auspicata collaborazione tra i due Paesi ai piani difensivi europei. Nelle condizioni emergenziali seguite alla Risoluzione del Cominform la Jugoslavia aveva già nella seconda metà del 1949 fatto alcune timide aperture nella direzione di una spartizione del TLT, peraltro senza specificarne i termini3. Sondaggi diretti con l'Italia, comunque patrocinati dalle Potenze occidentali, avvennero nei primi mesi del 1950 e cul-minarono nella proposta, fatta da Leo Mates e Ivo Vejvoda al Ministro italiano a Belgrado Enrico Martino4, il 2 aprile 1950, della spartizione del TLT in corrispondenza delle due Zone con piccole correzioni del confine a favore della Jugoslavia, proposta decisamente respinta dall'Italia5. Era del tutto evidente che in assenza di una forte pressione delle Potenze occidentali l'Italia non si sarebbe lasciata indurre ad abbandonare la richiesta di applicazione della Dichiarazione tripartita; il successivo passo di Stati Uniti, Regno Unito e Francia consi-stette dunque, nel terzo anniversario della sua ratifica, in un comunicato ambiguo in cui da un lato i Paesi firmatari ne ribadivano la validità, dall'altro esprimevano l'auspicio che l'Italia pervenisse ad una "sistemazione per via conciliativa" con la Jugoslavia (Valdevit, 1986, 233). L'impegno occidentale nel condurre l'Italia e la Jugoslavia al tavolo della trattativa portó ai sette incontri tra Bebler e Guidotti svoltisi a Parigi tra il 21 novembre 1951 e l'11 marzo 1952. I colloqui avvennero in un momento in cui "il Mutual security agreement del 14 novembre 1951 tra Stati Uniti e Jugoslavia e l'ingresso di Grecia e Turchia nella NATO, con i primi accenni alla futura alleanza tra Atene, Ankara e Belgrado, avevano reso ancora più importante l'eliminazione dei motivi di contrasto fra la Jugoslavia e l'Italia" (De Leonardis, 1992, 51), oltre a rafforzare la posizione della prima. 3 La proposta era stata avanzata dal sottosegretario agli affari esteri jugoslavo Leo Mates all'Ambasciatore del Regno Unito a Belgrado Charles Peake (Valdevit, 1986, 208-209). 4 Poiché la rappresentanza diplomatica italiana a Belgrado in questo periodo non era ancora stata innalzata al rango di ambasciata si preferisce, qui come in seguito, usare per Martino la qualifica di "ministro" che corrisponde alla dicitura, ricorrente nei documenti jugoslavi, di "poslanik". 5 AJ 836, KMJ, I-3-d/71, Zabeleška o razgovoru sa talijanskim poslanikom Martinom 2 aprila 1950 u stanu druga Matesa od 18 do 20.15 h. Prisutni L. Mates i I. Vejvoda. 717 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Federico TENCA MONTINI: LA SOLUZIONE MIGLIORE PER TRIESTE: LA PROPOSTA JUGOSLAVA DI ..., 713-732 La Jugoslavia, infatti, diede prova di recepire il miglioramento del proprio status or-ganizzando la propria disponibilità al negoziato attorno a tre scenari: la divisione del TLT in corrispondenza delle due Zone con correzioni a favore della Jugoslavia6, cui si poteva eventualmente aggiungere uno speciale statuto di protezione delle minoranze7, la cessione all'Italia di Trieste e Capodistria in forma di enclave in territorio jugoslavo, ovvero l'incor-porazione nella Jugoslavia della restante parte del TLT8, e la concessione alla Jugoslavia di uno sbocco al mare in corrispondenza di Žavlje (Aquilinia vicino a Muggia)9. Nel corso delle trattative di Parigi l'ipotesi dell' enclave venne tenuta di riserva. Alla possibilità della ripartizione zonale e a quella dello sbocco al mare ne venne invece ag-giunta un'altra, quella di attivare il TLT con la guida alternata di un governatore italiano e uno jugoslavo, una proposta cui, nel periodo successivo, la Jugoslavia si sarebbe riferita con una certa continuità. LA GENESI DELLA PROPOSTA DI CONDOMINIO La proposta di dare vita al TLT aveva iniziato a prendere corpo all'interno degli ap-parati di Stato jugoslavi nel momento in cui, nel corso del mese di dicembre, la trattativa condotta da Bebler e Guidotti mostrava già segni di esaurimento. L'idea, la cui paternità è probabilmente da attribuire al Ministro degli Esteri Edvard Kardelj, venne da questi presentata in anteprima all'Ambasciatore degli Stati Uniti a Belgrado, George Allen, il 7 gennaio 1952, nei seguenti termini: Siccome stiamo perdendo la speranza che l'Italia acconsentirà ad una soluzione per noi accettabile, ragioniamo di raggiungere un accordo tale che il TLT - accettando a grandi linee lo statuto risalente al Trattato di pace - diventi un corpo autonomo con un'amministrazione congiunta italo-jugoslava, vale a dire di modo che il governatore lo nomini per tre anni la Jugoslavia e per altri tre l'Italia10. Kardelj specificô, a chiarire il carattere di sondaggio del colloquio, che "questa soluzione è appena un'idea nella sua fase iniziale"u, e che l'Ambasciatore fosse il primo diplomatico straniero a venirne a conoscenza. Il fine dell'incontro era evidentemente induire gli Stati Uniti ad esercitare una pressione sull'Italia per ammorbidirne la linea negoziale, dal momento che la nuova proposta sarebbe stata avanzata a Parigi solo se non si fosse registrato colà alcun progresso nel senso delle proposte già avanzate. Nel frattempo, con l'intento, opposto, di ammorbidire l'atteggiamento jugoslavo, gli 6 AJ 836, KMJ, I-3-d/79, Varijanta "A". 7 AJ 836, KMJ, I-3-d/79, Varijanta "B". 8 AJ 836, KMJ, I-3-d/79, Varijanta "C". 9 AJ 836, KMJ, I-3-d/79, Varijanta "D". 10 ARS, SI AS 1277, šk. 32/8, dokument št. 2. Zabeležka razgovora Edvarda Kardelja z Allenom glede vprašanja tripartitne pomoči. 11 ARS, SI AS 1277, šk. 32/8, dokument št. 2. Zabeležka razgovora Edvarda Kardelja z Allenom glede vprašanja tripartitne pomoči. 718 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Federico TENCA MONTINI: LA SOLUZIONE MIGLIORE PER TRIESTE: LA PROPOSTA JUGOSLAVA DI ..., 713-732 Stati Uniti stavano organizzando l'invio a Belgrado una speciale missione per rivolgersi direttamente a Tito (De Leonardis, 1992, 54). Per il passo, che recepiva una richiesta dell'Ambasciatore italiano a Washington Alberto Tarchiani, Allen fu affiancato dal professor Philip E. Mosely, l'accademico presso la Columbia University e collaboratore dello State Department, esperto dell'Europa centrale ed orientale, che già aveva preso parte ai lavori della Conferenza di pace di Parigi ed era stato membro della Commissione che aveva visitato i territori contesi tra l'Italia e la Jugoslavia nella primavera del 1946. Nel corso dell'incontro, che si tenne il 28 gennaio, i due lessero a Tito una lettera del Segretario di Stato Dean Acheson in cui questi si appellava alla saggezza di Tito perché la Jugoslavia venisse incontro alle richieste avanzate dall'Italia a Parigi. Pur precisando che una proposta nella direzione auspicata da Acheson sarebbe stata presentata nelle settimane successive, Tito annunciô che: Se non sarà possibile un'altra soluzione, da parte nostra verrà proposto all'ltalia che si conservi il Territorio libero di Trieste, di modo che il governatore lo abbia per tre anni la Jugoslavia, e poi l'Italia a turno. Che si estragga a sorte chi per primo avrà il governatore. Che il territorio sia sotto la stretta sorveglianza dell'ONU. Che il territorio abbia uno statuto e delle leggi solide, in modo che non possa esser fatta un'ingiustizia né all'una né all'altra parte. Che prevediamo la possibilità anche di un vicegovernatore per la parte opposta, di modo che uno Stato abbia sempre il governatore, e l'altro allo stesso tempo il vicegovernatore. Che tutto cid sia nello spirito del Trattato di pace, e allo stesso tempo serva da verifica per come l'Italia e la Jugoslavia possono collaborare, ovvero cid potrebbe creare le condizioni adatte per la futura collaborazione tra i due Paesi su molte questioni11. Della nuova proposta il personale jugoslavo a Parigi era stato informato per lettera da alcune settimane, con una missiva in cui l'alto funzionario degli Esteri Veljko Vlahovic era estremamente esplicito sulla sua utilità tattica. La richiesta di attivazione del TLT era intesa soprattutto a spingere l'Italia ad abbandonare la ricerca delle cittadine costiere in Zona B. Secondariamente si riteneva che la proposta avrebbe rafforzato la posizione della Jugoslavia nella Zona A, guadagnando le simpatie di quella quota di popolazione locale che esprimeva un orientamento indipendentista13. In ogni caso, veniva espresso in modo chiaro il concetto che "in fin dei conti, il TLT è comunque meglio di una cattiva divisione [territoriale]"14. A riprova del fatto che la proposta non fosse il frutto di una manovra estemporanea, essa appare ben sviluppata anche a seguito di uno studio approfondito della lettera del Trattato di pace. Sulle ripercussioni che l'attivazione del TLT avrebbe avuto sull'area già sottoposta all'Amministrazione militare jugoslava, si considera ad esempio che: 12 AJ 836, KMJ, I-2-a/100, Beleška o razgovoru druga Maršala s američkim ambasadorom g. George V. Alle-nom, u prisutstvu dr. Filipa Mosely. 13 Sul successo degli indipendentisti triestini si rimanda a (Novak, 2013), che dimostra una particolare sensi-bilita per il tema. 14 ARS, SI AS 1277, šk. 32/8, dokument št. 94, sporočilo Veljka Vlahoviča Beblerju. 719 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Federico TENCA MONTINI: LA SOLUZIONE MIGLIORE PER TRIESTE: LA PROPOSTA JUGOSLAVA DI ..., 713-732 Abbiamo in mente soprattutto i risultati raggiunti fino ad ora in Zona B, per cui sarà opportuno insistere su di un'ampia autonomia ai comuni, o addirittura sul mante-nimento della divisione tra le due Zone. A parte questo l'Articolo 6 dello Statuto permanente a proposito della nazionalità si definirebbe in modo tale, da rendere possibile la permanenza degli attuali quadri dirigenti in Zona B15. Che in questa fase l'ipotesi di creazione del TLT avesse una funzione principalmente tattica, lo conferma in ogni caso Kardelj, che, in risposta alla lettera dai toni allarmati con cui Mates recepiva a Parigi il messaggio di Vlahovič16, chiariva il 18 gennaio 1952 che il fine della proposta fosse "creare per noi la base politica migliore per lottare in futuro in una prospettiva lunga, e restituirci il consenso di una parte significativa delle masse triestine"17. La nuova proposta venne avanzata da Bebler a Parigi il 31 gennaio (De Leonardis, 1992, 53) suscitando da parte italiana la controproposta di stabilire l'attribuzione dell'intero territorio conteso attraverso un plebiscito, che di fatto determinó la conclu-sione della trattativa. Il progetto del condominio sarebbe comunque sopravvissuto al fallimento delle trattative di Parigi, e, da espediente tattico qual era inizialmente, assunse presto una più solida consistenza. Le direttive, datate 8 febbraio, basate su di una riunione svoltasi a Brioni tra Tito e Kardelj per mettere a punto il corso della politica estera jugoslava rispetto alle questioni più scottanti del periodo, affermano esplicitamente che: La posizione del governo della FNRJ [Federativna Narodna Republika Jugoslavije ovvero Repubblica Popolare Federale di Jugoslavia] rispetto alle conversazioni con l'Italia si cambia: la proposta del compagno Maresciallo che si mantenga il Territorio Libero di Trieste diventa quella di base, ad essa bisogna far convergere e su di essa si deve rimanere. Con il territorio libero otterremo i migliori risultati politici. [...] Questa deve essere la base di soluzione. Non è grave se non si raggiunge una soluzione rapida18. Si valutava che solo gli Stati Uniti fossero apertamente contrari al progetto di condominio, mentre i britannici erano favorevoli come anche, per quanto non fossero disponibili informazioni precise in merito, si supponeva lo fossero i francesi19. 15 ARS, SI AS 1277, šk. 32/8, dokument št. 94, sporočilo Veljka Vlahoviča Beblerju. L'Articolo 6 dello Statuto permanente e consultabile in TREATY SERIES, 1950, 187-188. 16 ARS, SI AS 1277, šk. 32/8, dokument št. 7, Leo Mates poroča iz Pariza Edvardu Kardelju. 17 ARS, SI AS 1277, šk. 32/8, dokument št. 11, tovariš Kardelj sporoča v Pariz. 18 ARS, SI AS 1277, šk. 32/8, dokument št. 19, instrukcije Tita in Kardelja. Il messaggio specificava che que-ste decisioni fossero state prese da Tito e Kardelj alla presenza di Bakarič e Koča Popovič, ad evidenziarne la particolare importanza. Si chiedeva inoltre all'Ambasciatore a Vienna Repič di chiedere discretamente che l'Austria facesse transitare le proprie merci indirizzate a Trieste attraverso il territorio jugoslavo. 19 ARS, SI AS 1277, šk. 32/8, dokument št. 20, depeša Edvarda Kardelja Brileju v London. 720 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Federico TENCA MONTINI: LA SOLUZIONE MIGLIORE PER TRIESTE: LA PROPOSTA JUGOSLAVA DI ..., 713-732 A distanza di poche settimane venne dunque inviata a tutte le rappresentanze diplo-matiche una lista di spunti per rispondere alle domande dei diplomatici stranieri oltre che alla curiosità della stampa, che l'originale proposta era evidentemente in grado di suscitare. Il primo argomento su cui fare leva era che la realizzazione di una soluzione ispirata al Trattato di pace avrebbe tolto ogni margine di ingerenza all'Unione Sovietica, agevolando anche la soluzione del problema austriaco la cui persistenza permetteva a Mosca di trattenere notevoli forze militari nei suoi satelliti più occidentali. Dal punto di vista economico andava evidenziato che Trieste fosse indissolubilmente legata al suo retroterra jugoslavo, una situazione cui l'Italia, dacché era giunta ad amministrare la città, non aveva saputo porre rimedio nonostante le pesanti sovvenzioni. Pur non contestando l'esistenza di triestini filoitaliani, si doveva porre infine l'accento sul fiorente movimento indipendentista locale, cui, con una sottile allusione agli "esuli" istriani, aderiva "la maggior parte degli italiani autoctoni"20. Il 28 febbraio venne avanzata la nuova proposta di spartizione promessa da Tito ad Allen e Mosely (De Leonardis, 1992, 55), definita nella citata informativa alle ambasciate come un'offerta in base alla quale "l'Italia riceverebbe, a parte Trieste, le città di Capodistria e Isola d'Istria con la cintura costiera che le unisce". Si trattava in sostanza della soluzione che nel corso degli incontri di Parigi era stata tenuta di riserva, di cui ora si apprezzava che: siccome questa proposta non ha grandi probabilità di venire accettata, ci siamo orientati verso [...] l'amministrazione congiunta dell'intero TLT. Grazie a cid nella sostanza le soluzioni per l'unità del TLTdiventeranno necessarie e convincenti2. Coerentemente a tale impostazione, lo stesso giorno veniva consegnato allo State Department un lungo documento di riepilogo delle varie proposte jugoslave rifiutate fino a quel momento dall'Italia, inteso a sostenere la proposta del TLT con la considerazione, tra le altre, che essa rappresenti l'unica formula, che la Jugoslavia sarebbe in condizione di difendere con successo in pubblico e di fronte ai popoli di Jugoslavia, e il governo jugoslavo spera che sia lo stesso anche per quello italiano22. Il giorno successivo, 29 febbraio, la proposta del condominio venne annunciata ufficialmente all'opinione pubblica internazionale da Tito con un'intervista pubblicata dall'agenzia stampa ufficiale jugoslava Tanjug23. La risposta di Acheson a queste mosse della diplomazia jugoslava venne comunicata con una lettera consegnata il 6 marzo a Kardelj dall'Incaricato d'affari John Beam. In essa si esprimeva la delusione del Segretario di stato per il fatto che nell'ultima proposta 20 AJ 836, KMJ, I-3-d/92, Šifrovano pismo 23 februar 1952. 21 AJ 836, KMJ, I-3-d/92, Šifrovano pismo 23 februar 1952. 22 ARS, SI AS 1277, šk. 32/8, dokument št. 24, problemi STO. 23 ARS, SI AS 1277, šk. 32/8, dokument št. 74, analiza stanja v coni A v STO. 721 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Federico TENCA MONTINI: LA SOLUZIONE MIGLIORE PER TRIESTE: LA PROPOSTA JUGOSLAVA DI ..., 713-732 di spartizione territoriale avanzata "non ci fosse altro avanzamento a parte il fatto che Capodistria e Isola d'Istria vengono nominate come piccole enclave che non sono colle-gate a Trieste"24. Quanto all'attivazione del TLT, Acheson si spingeva a considerare che "è probabile che negli Stati Uniti si palesi una pressione perché la Dichiarazione del 20 marzo venga ribadita, se la proposta jugoslava di internazionalizzazione sarà di nuovo presentata pubblicamente"25. TATTICISMI NELLA SECONDA METÀ DEL 1952 Dopo la minaccia di Acheson la proposta di attivazione del TLT abbandonô la scena delle trattative diplomatiche attorno al confine italo-jugoslavo per alcuni mesi. Nel corso della primavera l'attenzione fu monopolizzata prima dai disordini scoppiati a Trieste dal 20 al 22 marzo, nel quarto anniversario dell'emanazione della Nota tripartita26, poi dalle conversazioni italo-anglo-americane per l'immissione di personale italiano nelle strutture amministrative della Zona A, che ne rappresentarono in qualche modo la diretta conse-guenza (De Leonardis, 1992, 66). Laddove l'accordo del 9 maggio rappresentô il frutto di un approccio delle Potenze oc-cidentali orientato a cementare lo status quo nelle due Zone dopo i magri risultati raggiunti a Parigi da Bebler e Guidotti - se non addirittura una risposta alla riesumazione del TLT tentata dagli jugoslavi - le conseguenze furono, come concedono anche i più qualificati conoscitori italiani della questione di Trieste, assai modeste per l'Italia (De Leonardis, 1992, 66). La Conferenza di Londra venne invece addotta con successo dalla Jugoslavia a motivo per evitare nuove trattative con l'Italia per alcuni mesi. Quando il 18 agosto 1952 gli ambasciatori di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia effettuarono un passo congiunto presso Tito a Brioni auspicando una divisione del TLT basata su di una linea etnica continua, il leader jugoslavo per tutta risposta rilanciô l'inter-nazionalizzazione del territorio (De Leonardis, 1992, 112). Nel notificare ai diplomatici occidentali la risposta ufficiale del governo jugoslavo l'11 settembre Bebler si soffermô con dovizia di particolari sull'impossibile realizzazio-ne di una spartizione nel senso auspicato dalle Potenze occidentali, stanti le peculiarità demografiche del territorio conteso. Il Viceministro degli Esteri jugoslavo difese quindi l'amministrazione congiunta del TLT, perché con tale soluzione "si eviterebbero i conflitti etnici o di altro tipo e il problema sarebbe risolto in un sol colpo"27. Nell'interpretazione 24 AJ 836, KMJ, I-3-d/92, Poverljivo 6. mart 1952, conservato anche in ARS, SI AS 1277, šk. 32/8, dokument št. 27, razgovor Edvarda Kardelja z ambasadorjem ZDA Beamom. 25 AJ 836, KMJ, I-3-d/92, Poverljivo 6. mart 1952. Nella replica, affidata il 14 marzo all'Ambasciatore Popovič a New York, le considerazioni di Acheson vennero aggirate senza entrare nel merito, specificando pero che la riaffermazione della Dichiarazione tripartita (invero poco credibile in questa fase) avrebbe complicato ulteriormente le trattative attorno a Trieste (AJ 836, KMJ, I-3-d/92, str. pov. 479). 26 Nei rapporti che giunsero in quei giorni a Belgrado da Trieste i disordini vennero descritti come il prodotto della "classica tattica della politica estorsoria italiana, che coniuga azione diplomatica e dimostrazioni di piazza" (DA MSP, PA, 1952, busta 85, documento numero 44155). 27 AJ 836, KMJ, I-3-d/92, Zabeleške o razgovoru druga Beblera [...] dana 11 septembra 1952 u 12 čas. 722 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Federico TENCA MONTINI: LA SOLUZIONE MIGLIORE PER TRIESTE: LA PROPOSTA JUGOSLAVA DI ..., 713-732 di Bebler la differente organizzazione politica ed economica delle due Zone non avrebbe costituito alcun genere di ostacolo, come del resto l'alternanza di governatori italiani e jugoslavi dal momento che nella nostra proposta i governatori non sono dei dittatori che possono ribaltare qualunque decisione, sono invece una sorta di presidenti della repubblica secondo il modello francese28. I risultati dell'incontro dell'11 settembre vennero dunque inviati, due giorni più tardi, alle principali rappresentanze diplomatiche all'estero, con il chiarimento che per quanto riguarda la proposta del condominio, nell ' aide memoire si sottolinea che il nostro governo ritiene ancor oggi che la realizzazione di quella proposta rappresen-terebbe la migliore soluzione della questione di Trieste29. Se si considera che il Segretario di Stato britannico Anthony Eden sarebbe giunto in visita ufficiale in Jugoslavia in meno di una settimana (17-23 settembre), appare evidente che l'attesa di quasi un mese tra il passo di Brioni e la riposta ufficiale jugoslava sia spie-gabile con la volontà di effettuare un posizionamento preventivo30. Gli jugoslavi infatti sapevano perfettamente che il problema di Trieste sarebbe stato affrontato nel corso del soggiorno, se non altro perché, come riepilogava l'Ambasciatore a Washington Vladimir Popovic nel compilare i materiali preparatori all'evento, "è l'unico argomento di conversazione di cui l'Ambasciata inglese a Belgrado ci ha confermato Eden vorrà parlare "31. Allo stesso tempo, si formulava la valutazione che "in una simile, aggrovigliata situazione [, quella attuale,] la prospettiva più probabile è questa, che la questione del TLT sarà tirata per le lunghe senza raggiungere alcun risultato definitivo"32. La visita di Eden a Dubrovnik, Belgrado e Bled è stata in genere assunta dalla storio-grafia soprattutto per l'annuncio, fatto da Kardelj, che la Jugoslavia avrebbe accettato di risolvere la questione di Trieste attraverso la ripartizione zonale qualora questa venisse presentata come un'imposizione esterna33. L'analisi dei documenti jugoslavi mostra una realtà diversa, corroborata dalle più documentate ricostruzioni basate su fonti britanniche 28 AJ 836, KMJ, I-3-d/92, Zabeleške o razgovoru druga Bebiera [...] dana 11 septembra 1952 u 12 čas. Il progetto di attivazione del TLT fu proposto con tanta insistenza che Bebler riporta in coda al documento di aver proposto all'Ambasciatore francese Baudet, a titolo di scherzo, di riparare alla Dichiarazione tripartita rilasciando una dichiarazione di segno opposto, favorevole all'internazionalizzazione di Trieste. 29 AJ 836, KMJ, I-3-d/92, str. pov. 2058. 30 Per lo stesso motivo De Gasperi visito Eden all'antivigilia della partenza, 15 settembre, per ribadire la richiesta di una soluzione basata su una linea etnica continua e confermare la contrarietà italiana tanto alla proposta del condominio che a quella di uno sbocco al mare per la Jugoslavia a sud di Trieste (De Leonar-dis, 1992, 123-124). 31 AJ 836, KMJ, 1-2-a/140, Pripremni materijal za razgovore. 32 AJ 836, KMJ, 1-2-a/140, Pripremni materijal za razgovore. 33 Si veda ad esempio Valdevit, 1986, 252; Pupo, 1989, 98; De Castro, 1981, II, 305-310, oltre che, in forma più sfumata, Pirjevec, 2007, 411-412. 723 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Federico TENCA MONTINI: LA SOLUZIONE MIGLIORE PER TRIESTE: LA PROPOSTA JUGOSLAVA DI ..., 713-732 e statunitensi (De Leonardis, 1992, 128-131). Se e vero che Kardelj, nel corso del pranzo ufficiale offerto il 19 setiembre, reagi alle pressanti domande di Eden con la dichiara-zione di "non vedere alcuna possibilita di accordo diretto e di individuare una possibile conclusione del conflitto nell'eventualita che la divisione in corrispondenza delle attuali zone avvenisse nella forma di un fait accompli"34, la proposta del condominio venne ciononostante rilanciata in ben tre altre occasioni. Anzitutto fu Tito a parlarne il 18 setiembre (Bekic, 1988, 427). In seguito, con maggiore ufficialitá e convinzione, la proposta emerse durante la riunione eccezionale convocata su richiesta di Eden la sera del 22. In quell'occasione fu Kardelj a proporre la co-amministra-zione del TLT, supportato dall'intuizione di Bebler di evocare un parallelo con la questione del Sudan, formalmente amministrato in maniera congiunta da Gran Bretagna ed Egitto35. Nonostante la chiusura di Eden, il progetto del condominio venne comunque rilanciato un'ultima volta il giorno successivo, 23 setiembre a colazione, dal solo Bebler, che ne propose l'instaurazione come misura in preparazione di un plebiscito che avrebbe deciso l'assegnazione definitiva del territorio a distanza di anni (De Leonardis, 1992, 130-131). La richiesta di una pressione esterna nel senso della ripartizione zonale, del tutto insolita dal momento che la Jugoslavia aveva dato ampiamente prova di non gradire inge-renze nella propria politica interna ed estera, sembra indicare che Tito e i suoi compagni ritenessero l'esercizio di tale pressione assai remoto. Essa avrebbe frustrato le aspettative dell'Italia nel momento in cui si auspicava il suo ingresso nella Comunitá europea di dife-sa. Secondariamente gli Stati Uniti erano in piena campagna elettorale e ben difficilmente si sarebbero impegnati in una mossa del genere. L'ipotesi di una soluzione imposta venne in ogni caso smentita da Bebler giá il 2 ottobre in risposta ad una precisa sollecitazione dell'Ambasciatore francese Philipe Baudet, che evidentemente doveva esserne stato informato dai britannici36. A scanso di equivoci, fu in ogni caso Tito in persona, durante l'importante VI congresso del Partito comunista jugoslavo (Komunistička partija Jugoslavije/Komunistična partija Jugoslavije) a inizio novembre, ad annunciare che l'unica strada percorribile per risolvere la questione di Trieste fosse quella delle trattative dirette con l'Italia (Bekic, 1988, 397). Mentre la politica estera statunitense andava riorganizzandosi dopo la vittoria del generale Dwight David Eisenhower alle elezioni presidenziali del 1952 (4 novembre), si tennero a Belgrado importanti conversazioni militari in vista di un'ancora maggiore integrazione tra i piani difensivi jugoslavi e quelli della North Atlantic Treaty Organization (NATO). L'approdo a queste trattative ben segnala l'importanza rivestita in quel momento dalla Jugoslavia agli occhi dell'Occidente; sebbene esse siano state prive di esito, spianarono la strada a quelle presto intavolate con la Grecia e la Turchia, che della NATO erano membri fin dal 195137. Privo di clausole militari stringenti per i problemi insiti nella condivisione 34 AJ 836, KMJ, 1-2-a/140, Zabeleška o razgovoru g. A. Edena sa E. Kardeljom za vreme račka u Belom Dvoru dana 18 settembre 1952 g. 35 AJ 836, KMJ, 1-2-a/140, Zabeleška o razgovoru posle večere u vili Bled 22 septembra 1952 god. 36 ARS, SI AS 1277, šk. 32/8, dokument št. 77, razgovor Aleša Beblerja s francoskim ambasadorjem Baudetom o obisku Edna v Jugoslaviji. 37 Per questi aspetti si rimanda ai lavori di Ivan Lakovič (2006 e 2015), riguardo alla posizione strategica della 724 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Federico TENCA MONTINI: LA SOLUZIONE MIGLIORE PER TRIESTE: LA PROPOSTA JUGOSLAVA DI ..., 713-732 di segreti militari tra tre Paesi di cui solo due erano membri NATO, il Patto balcanico sottoscritto il 28 febbraio 195338 aumentó ulteriormente il prestigio internazionale della Jugoslavia; questo appena una settimana prima che, il 5 marzo 1953, l'inaspettata morte di Stalin rivoluzionasse completamente i margini di manovra a disposizione della politica estera jugoslava. Per il rapido susseguirsi di questi importanti eventi, cui si aggiunse anche il viaggio di Tito a Londra a metà di marzo, a Belgrado si fece di tutta prima una certa fatica a trovare una sintesi coerente a livello di politica estera. Si inauguró invece una fase in cui i vertici jugoslavi diedero prova di perdere il perfetto controllo della situazione. Limitandosi alla questione di Trieste, la primavera del 1953 coincise con il momento in cui, ignorando i segnali di un mutato atteggiamento dello State Department nei confronti della Jugoslavia (Bekic, 1988, 509), si ritenne che la Jugoslavia avesse rafforzato la propria posizione internazionale al punto da potere ambire realmente ad ottenere la stessa Trieste. "LA MARCIA DELLA JUGOSLAVIA SULLA ZONA A" (MAGGIO - SETTEMBRE 1953) Dopo che, ai primi di maggio 1953, il passo americano per una soluzione del problema di Trieste tale da assegnare all'Italia gran parte della costa del TLT andó a vuoto39, la diplomazia jugoslava ritenne che non fosse il caso di attendersi altre iniziative di sostegno all'Italia in vista delle elezioni che si sarebbero tenute il 7 giugno, e rilanció il progetto del condominio in grande stile. Un'informativa ad uso interno databile tra il 26 e il 29 maggio tratteggia la nuova strategia diplomatica nei termini di un'"azione"40 consistente nel simultaneo rilancio tanto del TLT che della richiesta di uno sbocco al mare nella periferia sud di Trieste, con la premessa che: Alla formula del condominio daremo una certa priorità; essa è più suggestiva per l'opinione pubblica triestina e mondiale. Indicando il condominio come la soluzione migliore, la Jugoslavia si mostra come la protettrice degli interessi di Trieste, di quelli economici dell'intero hinterland (Austria), nonché la difenditrice di una soluzione ideale che risolverebbe durevolmente il problema di Trieste e permetterebbe la pacifi-cazione dei due elementi etnici nel TLT oltre che tra l'Italia e la Jugoslavia41. Nella pratica, l'azione doveva consistere nella ripresa di contatti diretti a Roma, di cui le diplomazie occidentali andavano debitamente informate, e nell'interessamento Jugoslavia in funzione difensiva della NATO negli anni Cinquanta si vedano per es. i lavori menzionati da Bajc (2014, 725). 38 Nonostante la pressione esercitata dall'Italia sulla Grecia perché si astenesse da un simile passo, che rag-giunse il vertice nella visita di De Gasperi ad Atene dell'8 gennaio 1953 (Bianchini, 1995, 26). 39 AJ 837, KPR, I-5-c/83, str. pov. 204. 40 Cosi descritta, ovvero "akcija" (AJ 837, KPR, I-5-c/83, Pitanje STT posle talijanskih izbora). 41 AJ 837, KPR, I-5-c/83, Pitanje STT posle talijanskih izbora. 725 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Federico TENCA MONTINI: LA SOLUZIONE MIGLIORE PER TRIESTE: LA PROPOSTA JUGOSLAVA DI ..., 713-732 dell'Austria, il cui sostegno al TLT andava incentivato con la promessa di particolari di-ritti nelle strutture amministrative del nuovo Stato. Si prevedeva inoltre una campagna di stampa a favore dell'ipotesi di amministrazione congiunta, oltre che l'interessamento di politici stranieri amici alla Jugoslavia tra cui l'illustre socialista belga Camille Huysmans42. La cattiva prestazione elettorale della Democrazia Cristiana (DC), cui non riusci di assicurarsi una stabile maggioranza parlamentare43 rese vano il passo prospettato a Roma. Per il resto le istruzioni vennero seguite fedelmente, anzitutto con la pubblicazione sul New York Times di un comunicato in cui vennero rilanciati, appunto, l'attivazione del TLT e lo sbocco al mare a sud di Trieste (De Castro, 1981, II, 500). Gli Ambasciatori Velebit e Popovic dichiararono la disponibilità jugoslava a intavolare trattative dirette con l'Italia sulla base delle due proposte, rispettivamente a Londra e a Washington (De Leonardis, 1992, 262-263, 277-278). Sul fronte della stampa, la rivista di politica internazionale belgradese Review of International Affairs dedicó alla questione l'intero numero di giugno, in cui svariati intellettuali jugoslavi capitanati da Bebler argomentarono la tesi che "per lo sviluppo del territorio conteso la soluzione migliore è il condominio''" (Piijevec, 2007, 430). Venne perseguito anche il proposito di interessare alla questione Huysmans, che, giunto a Trieste il 15 giugno, vi rimase per sei giorni a capo di una delegazione socialista. Al congresso dell'Internazionale socialista tenutosi a Stoccolma (14-18 luglio 1953) Huysmans presentó quindi una risoluzione in cui si sosteneva che il problema non pud essere risolto con la spartizione del TLT tra l'Italia e la Jugoslavia [...]. Siccome stanti le attuali circostanze non èpossibile trovare una soluzione definitiva, si deve tornare al Trattato di pace del 1947, a condizione che venga realizzato in modo leale (Piijevec, 2007, 431). L'evento che segnó il vertice dell'offensiva diplomatica jugoslava, o, per usare la suggestiva formula di De Castro, il chiaro segnale che la Jugoslavia "iniziava la marcia sulla Zona A" (De Castro, 1981, II, 503-504) fu la visita di Bebler a Trieste a inizio luglio, durante e a seguito della quale il Viceministro rilasció dichiarazioni fortemente critiche sul ruolo esercitato dall'Italia nella vita economica della Zona A chiedendo che alla Jugoslavia fosse concesso un maggior margine di intervento (De Castro, 1981, II, 503). Dopo tali azioni coordinate, risale all'8 agosto 1953 il documento, tecnicamente il resoconto di una riunione tenuta nella residenza estiva di Tito a Brioni, che indica che l'ipotesi di attivare il TLT, definita fino a quel momento perlopiù come una proposta tattica genericamente intesa a rafforzare la posizione negoziale jugoslava, venisse ora considerata una base realistica di soluzione per il problema di Trieste. Si certifica infatti che: 42 AJ 837, KPR, I-5-c/83, Pitanje STT posle talijanskih izbora. 43 Sulla crucialità dell'Unione socialista indipendente, il partito sostenuto dalla Jugoslavia, nel mancato rag-giungimento del premio di maggioranza previsto dalla "Legge Truffa" da parte della DC si rimanda a Tenca Montini & Mišic, 2017, 804. 726 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Federico TENCA MONTINI: LA SOLUZIONE MIGLIORE PER TRIESTE: LA PROPOSTA JUGOSLAVA DI ..., 713-732 Nella nuova fase della guerra fredda per la Jugoslavia esiste la possibilità di risolvere la questione triestina in modo favorevole, cosí che la Zona A non appartenga all'ltalia [sottolineatura nell'originale] ma invece rimanga, o per meglio dire diventi neutrale e si colleghi alla Jugoslavia44. Gli elementi addotti a supporto di tale interpretazione consistono, oltre che nel rafforzato prestigio internazionale della Jugoslavia e nel simmetrico arretramento dell'Italia, nel desiderio delle Potenze occidentali di veder migliorare i rapporti tra i due Paesi, cui viene aggiunto "il bisogno in crescita di inserire l'Italia nel gruppo balcanico"45. Vengono inoltre indicate varie strategie per influenzare la vita economica e politica della Zona A, e una serie di misure da prendere sul piano diplomatico tra cui il rifiuto di ogni trattativa diretta con l'Italia46. Una prima azione in tal senso risulta essere stata effettivamente presa nei giorni immediatamente successivi, quando, nel corso di un incontro avvenuto ugualmente a Bled, Kardelj propose all'Ambasciatore britannico Ivo William Mallet l'internaziona-lizzazione del solo nucleo cittadino di Trieste e il passaggio della restante parte della Zona A alla Jugoslavia47. I propositi jugoslavi sarebbero stati presto scavalcati dagli sviluppi scaturiti dall'inse-diamento a Roma del governo Pella, che ottenne la fiducia delle camere il 22 e il 24 agosto. Il nuovo governo italiano, che era reso possibile dal sostegno dei partiti di destra, ottenne esplicitamente il loro appoggio in cambio della promessa di fare di Trieste il principale obiettivo della politica estera italiana (De Leonardis, 1992, 260) e diede inizio, a partire dalla speciosa interpretazione di un errore di traduzione di un comunicato emesso dalla Jugopress il 28 agosto (Pirjevec, 2007, 432-433), al torno di eventi che, attraverso prima l'emanazione della Nota bipartita del 20 ottobre e poi i noti incidenti di Trieste nei primi giorni di novembre portarono a risolvere de facto la questione di Trieste con la cessione della Zona A all'Italia e l'incorporazione di quella B nella Jugoslavia. L'ultimo riflesso dell'aspettativa di realizzazione di un condominio italo-jugoslavo nel TLT è visibile nelle reazioni jugoslave alle prime mosse del governo Pella. Raggiunto il 31 agosto dall'Ambasciatore britannico Mallet dopo l'incidente della Jugopress, Bebler propose, ricalcando il documento del 9 agosto, "una soluzione che contempli la garanzia che nemmeno in futuro Trieste appartenga all'ltalia"48. Una formula simile venne usata da Tito durante il discorso tenuto a Okroglica il 6 settembre: lo dunque da qui raccomando a tutti gli interessati: avete portato la situazione in un tale vicolo cieco che assolutamente in nessun altro modo non ne potete venire fuori, e noi assieme a voi, a meno che Trieste diventi una città internazionale, e il 44 AJ 837, KPR, I-5-c/83, Trščansko pitanje u novoj fazi hladnog rata. 45 Sullo specifico della (ipotizzata) partecipazione dell'Italia al Patto balcanico, si rimanda al libro di Caroli, 2011. 46 AJ 837, KPR. I-5-c/83, Trščansko pitanje u novoj fazi hladnog rata. 47 AJ 836, KMJ, 1-2-a/140, Pov. 393, 31. 8. 1953. 48 AJ 836, KMJ, 1-2-a/140, Pov. 393, 31. 8. 1953. Vedi anche De Leonardis, 1992, 290. 727 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Federico TENCA MONTINI: LA SOLUZIONE MIGLIORE PER TRIESTE: LA PROPOSTA JUGOSLAVA DI ..., 713-732 retroterra compattamente sloveno venga invece annesso alla Jugoslavia. Soltanto questa è la soluzione (Bekic, 1988, 537). Con la Dichiarazione bipartita del 20 ottobre e la successiva trattativa di Londra le cose presero naturalmente una piega ben diversa. CONCLUSIONI Gli svariati approcci seguiti dalla Jugoslavia nel corso della decennale questione di Trieste hanno rispecchiato puntualmente l'importanza rivestita dalla Jugoslavia all'interno della contrapposizione tra l'Unione Sovietica e le Potenze occidentali, o per meglio dire la percezione che di tale importanza si aveva a Belgrado. Nel momento in cui i vertici del regime jugoslavo ritennero di godere del pieno appog-gio dei sovietici ció portó al tentativo di imporre una politica del fatto compiuto liberando Trieste in assenza di preventivi accordi e ispirando i rapporti con l'Occidente ad uno spic-cato antagonismo. Dopo il fallimento del tentativo di un accordo tra forze appartenenti al mondo comunista - l'accordo Tito-Togliatti del 1946 - e dopo che il Trattato di pace stabili la creazione del TLT, un progetto abbandonato assai presto per l'inizio della Guerra fredda, l'espulsione della Jugoslavia dal Cominform e le successive difficoltà nello strutturare un modus vivendi con le Potenze occidentali prima cosi aspramente avversate portó, a cavallo tra il 1949 e il 1950, alla massima disponibilità jugoslava ad un compromesso, disponibilità che si spinse fino alla proposta di ripartizione zonale avanzata al Ministro Martino il 2 aprile 1950, proposta prontamente rifiutata dall'Italia. Negli anni successivi il progressivo miglioramento della posizione internazionale della Jugoslavia rimise in moto il perseguimento di obiettivi di politica estera ambi-ziosi, sia rispetto a Trieste che ai rapporti con gli altri Paesi della regione balcanica, la Grecia e la Turchia. Nello specifico giuliano la proposta di ripartizione zonale venne, alle trattative tra Bebler e Guidotti a cavallo tra 1951 e 1952, affiancata dall'ipotesi di uno sbocco al mare concesso alla Jugoslavia poco a sud di Trieste e dal progetto di attivazione del TLT attraverso un condominio italo-jugoslavo in sostituzione del Governatore originariamente previsto dal Trattato di pace, riesumando una proposta originariamente avanzata da Molotov a Parigi nel 1946. L'ipotesi di internazionalizzazione del TLT, considerata inizialmente un espediente tattico, conobbe una battuta d'arresto per la reazione estremamente negativa di Ache-son, nonché per l'Accordo di Londra di poco successivo. Accantonata per alcuni mesi, la proposta venne nuovamente avanzata da Tito nell'agosto del 1952 in risposta al passo tripartito effettuato dalla Potenze occidentali e, nel mese di settembre, fu una delle soluzioni suggerite ad Eden durante la sua visita in Jugoslavia. Dopo la firma del Patto balcanico nel febbraio 1953, la morte di Stalin di poco successiva e il fastoso ricevimento di Tito a Londra, il progetto del condominio fu al centro di un articolato complesso di azioni diplomatiche, che raggiunse il suo coronamento, nell'elaborazione strategica dei vertici jugoslavi, nella considerazione, 728 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Federico TENCA MONTINI: LA SOLUZIONE MIGLIORE PER TRIESTE: LA PROPOSTA JUGOSLAVA DI ..., 713-732 formulata il 9 agosto 1953, che l'attivazione del TLT fosse una soluzione realmente a portata di mano, in modo che "la Zona A non appartenga all'Italia [sottolineatura nell'originale] ma invece rimanga, o per meglio dire diventi neutrale e si colleghi alla Jugoslavia"49. Il fatto che i vertici jugoslavi abbiano ritenuto verosimile un simile scenario puô apparire irrealistico, come del resto risulta dalla coeva reazione delle diplomazie occi-dentali che tendenzialmente interpretarono i riferimenti al TLT da parte jugoslava come mero espediente tattico50. Una possibile spiegazione di come si ragionasse a Belgrado si puô derivare dall'in-terpretazione di Bekič per cui, a cavallo tra il 1952 e il 1953, in Jugoslavia si inizid a spendere ancora più energie per guadagnare la fiducia delle Potenze oc-cidentali, vale a dire concludere al più presto accordi difensivi comuni. Ma d'altra parte, in maniera contraddittoria, si è andati verso un aumentato antagonismo nei confronti dell'Italia e dei suoi sodali politici. Ad Ovest tutto cid è stato interpretato come un segnale che Belgrado perdesse il suo orientamento ed iniziasse a reagire in maniera eccessivamente nervosa (Bekič, 1988, 447). Si puô dunque interpretare che gli importanti eventi di politica estera occorsi nel periodo indicato - elezione di Eisenhower, firma del Patto balcanico, morte di Stalin e cattiva performance elettorale di De Gasperi alle elezioni politiche del 1953 - abbiano saturato la capacità di elaborazione di un apparato di politica estera, quello jugoslavo, in cui la funzione decisionale era concentrata in poche persone poste al vertice (Jakovina, 2003, 311-312; Selinič, 2014). Dopo che l'evoluzione degli eventi scaturita dalla Nota bipartita dissolse di colpo le velleità jugoslave di governare il TLT in regime di condominio, la preferenza per forme di collaborazione trasversali rispetto alle coordinate politiche dei regimi coinvolti si sarebbe palesata nel Movimento dei paesi non allineati fondato a Brioni da Tito, Nehru e Nasser il 19 luglio 195651. Se ne indovina un'eco, ancora una volta a Trieste, nel progetto, contenuto negli Accordi di Osimo, di creazione di una zona economica speciale transfrontaliera, una possibilità che comunque non si concretizzô per la ferma contrarietà della popolazione triestina52. 49 AJ 837, KPR, I-5-c/83, Trščansko pitanje u novoj fazi hladnog rata. 50 Ad esempio il Foreign Office valuto la proposta contenuta del discorso di Tito a Okroglica "non come un serio contributo ad una soluzione, ma come una prima mossa di un mercanteggiamento orientale" (De Leonardis, 1992, 290-291). 51 Per la storia politica del Movimento dei paesi non allineati si rimanda a Jakovina, 2011; vedi anche Bogetič, 2014. 52 Per una completa trattazione dei vari aspetti legati a Osimo si rimanda a due volumi collettanei curati da Jože Pirjevec, Borut Klabjan e Gorazd Bajc (2006) e Massimo Bucarelli, Luca Micheletta, Luciano Mon-zali e Luca Riccardi (2016), come pure al libro di Viljenka Škorjanec (2007) e quello di Saša Mišič (2018). 729 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Federico TENCA MONTINI: LA SOLUZIONE MIGLIORE PER TRIESTE: LA PROPOSTA JUGOSLAVA DI ..., 713-732 NAJBOLJŠA REŠITEV ZA TRST: JUGOSLOVANSKI PREDLOG ZA SKUPNO ADMINISTRACIJO SVOBODNEGA TRŽAŠKEGA OZEMLJA (1952-1953) Federico TENCA MONTINI Universita degli Studi di Teramo, Facolta di scienze della comunicazione, Via R. Balzarini 1, 64100 Teramo, Italija Sveučilište u Zagrebu, Filozofski fakultet, Ivana Lučiča 3, 10000 Zagreb, Hrvaška e-mail: fftencamontini@unite.it POVZETEK Od možnih rešitev tržaškega vprašanja, ki so jih v letih spora okoli meje predlagale vpletene strani, je bila tista s strani Jugoslavije med letoma 1952 in 1953 o aktivizaciji Svobodnega tržaškega ozemlja nedvomno med najbolj originalnimi. Projekt je bil sicer v zgodovinopisju že znan (a le kot nek taktični poskus), v pričujočem članku pa je poglobljeno analiziran, in sicer na podlagi podrobnega preučevanja dokumentacije Tita in Kardelja; avtor je pregledal vrsto primarnih virov iz osrednjih arhivov v Beogradu in Ljubljani, ki so bili do sedaj v znanstvene namene premalo upoštevani. Prikazani so mehanizmi nastanka predloga, ki je bil očitno zasnovan kot inštrument pritiska na Italijo in je pri samih vodilnih Jugoslavije tekom leta 1953 pridobil na pomembnosti, saj se je pomen države v mednarodni politiki večal, so pa nato v Beogradu tudi podcenjevali posledice Eisenhowerjeve izvolitve, ko naj bi se interes zunanje politike Združenih držav Amerike do Jugoslavije zmanjšal. Avgusta 1953 je ustanovitev mednarodnega režima, ki bi dopuščala, da se "cona A ne prisodi Italiji, temveč ostane ali bolje rečeno postane nevtralna in se poveže z Jugoslavijo", postala za kratek čas uradna linija jugoslovanske diplomacije, to pa pred novim razvojem, ki je sledil oblikovanju Pellove vlade v Italiji in je sprožil vrsto drugih dogodkov, ki so nato v dobrem letu povzročili delitev oziroma ukinitev Svobodnega tržaškega ozemlja. Ključne besede: Svobodno tržaško ozemlje, tržaško vprašanje, Josip Broz Tito, Edvard Kardelj, Jugoslavija, Italija, hladna vojna 730 ACTA HISTRIAE • 26 • 2018 • 3 Federico TENCA MONTINI: LA SOLUZIONE MIGLIORE PER TRIESTE: LA PROPOSTA JUGOSLAVA DI ..., 713-732 FONTI E BIBLIOGRAFIA AJ 836, KMJ - Arhiv Jugoslavije, Beograd (AJ), fond Kabinet Maršala Jugoslavije (836), Kabinet Maršala Jugoslavije (836, KMJ). AJ 837, KPR - AJ 837, Kabinet Predsednika Republike (837, KPR). ARS, SI AS 1277 - Arhiv Republike Slovenije, Ljubljana (ARS), fond Kardelj Edvard - Krištof (SI AS 1277). DA MSP, PA - Diplomatski Arhiv Ministarstva spoljnih poslova Republike Srbije, Beograd (DA MSP), Politički Arhiv (PA). TREATY SERIES (1950): Treaties and international agreements registered or filed and recorded with the Secretariat of the United Nations. Volume 49, 1, No. 747. Bajc, G. (2005): Vloga dr. Aleša Beblerja v zvezi s Primorsko, 1943-1954. In: Piijevec, J., Bajc, G. & B. 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