Anno 11 Capodistria, 1 marzo 1942-XX_ N. 13 Credere e Vincere QUINDICINALE DEL FASCIO DI COMBATTIMENTO „NAZARIO SAURO" FEDERAZIONE DEI FASCI DI COMBATTIMENTO DELL' ISTRIA I CADUTI PER LÀ PATRIA SONO PRESENTI ..MAESTRO SWING!" LO. SQUADRISTA: - TI DÒ IO UNO „SWINGM - 11 Fascio di Combattimento "Nazario Sauro" che porta il nome glorioso dell' Eroe Adriatico, apprende con viva gioia la nascita de! terzogenito del camerata dott. Italo Sauro, figlio del Martire, collaboratore di „ Credere e Vincere Al nuovo figlio della Lupa è stato dato il nome de! nonno glorioso. Al camerata Italo Sauro e alla gentile signora Rosita Toti, nipote del leggendario bersagliere, il fervido augurio del Fascismo capodistriano. NUOVO STILE Si dice «stile fascista» per poi continuare a percorrere la via battuta ito passato, e collo stile del passato che aveva la prerogativa stilistica di non avete-alcuno'Stile, allora è inutile e stolido parlare di stile, di nuovo, di fascista, termini che in un certo senso si equivalgono. Molta parte della stampa italiana mi rammenta a tal proposito che l'Inferno e lastricato di buone intenzioni:-.; Voglio dire che basta il tono del «fondò» o dell'articolo «di spalla» per rendere tangibile lo stile fascista (Iella pubblicazione. C'è tutta una quantità di coserelle, di particolari che conservano tale e quale lo stile trapassato e sorpassato, trionfalmente intrufolandosi in pieno secolo fascista. Certe inchieste a base di sciocchezze più o meno spiritualistiche ed intellettualoidi, certi referendum su domande senza interesse alcuno, certo amore sviscerato di esibire i pareri di illustri Cameadi o peggio, di una massa anonima ed inconcludente, sono pezzi di pieno stilè democratico e socialistoide d'antica essenza. La stessa essenza che fa concedere colonne e pagine intere per narrare al pubblico le gesta private, ! gusti le stramberie, gli abbigliamenti di un nugolo di personaggi senza sugo nè valore diverso da quello dei dollari che società cinematografiche elargiscono a stupefazioni dei gonzi. Si dice che l'interessamento del pubblico è così orientato. Sciocchezze: il pubblico dei giornali è quello che i giornali si fanno: si interessa cioè di ciò che il quotidiano o la rivista gli danno e sanno dargli in forma elegante ed interessante. E del resto il compito della stampa sarebbe oggi appunto quello di educare il pubblico ad uno stile fascista. Ora, chi educherà gli educatori? Prima di educare bisogna imparare. Lo stile è l'uomo: il detto è vecchio ma pur §empce vero, e noi po-trenmi® dicendo che lo stile è il Fascismo o meglio che, se il Fascismo vuole essere sè stesso, deve essere pur uno stile. Ma purtroppo nella vita quotidiana,- più ancora che in una mostra d'arte, ci si avvede che lo stile troppo spesso difetta o almeno lascia a desiderare. Così spesso, leggendo recensioni a libri di provati fascisti, si trovano, óltre ad attestazioni di entusiastico consenso, anche alcuni crismi di Fascismo, pubblicamente rila-' sciati agli autori da persone che, quando cominciava la rivoluzione eranó o dalla parte opposta o peggio^'fra gli spettatori indifferenti in attesa del vento che tirava. / Si è abituati a vedere che le lauree dell'Università sono rilasciate agli studènti novellini in una data scienza, da professori che di tale scienza ,sóno maestri e che la professano da vari anni. Ed allora penso che anclie le lauree di Fascismo possano essere elargite e firmate da chi sa cosa deve intendersi per Fascismo, mentre certuni che fino a ieri furono alla finestra, farebbero assai bene a starsene ancora in silenzio e fra le quinte. Certe dediche poste di sopra a certe fotografie, certe facce superbe di individui raccolti attorno a gerarchi e che sembrano dire: «Vedete, questo è il mio posto" poi, fanno semplicemente stomacare. E' quello un modo di farsi e: crearsi verginità usurpate e tavolta di dimostrare anche usurpato credito di potere dare a bere di essere l'amico di.... E lo stile intanto me lo saluta «LEI». Fulvio Apollonio __Li-i_i-uLi~i,ri_n~ii-ji.r_—r i~—i—i----- *" ^— Visita del Federale IL CREPUSCOLO D'ISRAELE Di ritorno dal rapporto tenuto dal Duce ai Segretari Federali, il Cons. Naz. Nicola Benagli, Federale dell' Istria ha sostato qualche tempo nella nostra città ; il Federale era accompagnato dal Vice Federale dott Gianni Apollonio e dal Segretario del Dopolavoro Provinciale, Baiardi. Ricevuto dal Segretario Politico al suo arrivo, i! gerarca si è recato nel rione dei pescatori tntrattenendosi cordialmente con essi ed interessali-: dosi della campagna di pesca dell' annata. Dopo la lunga sosta con i pescatori, il Federale ha dato disposizioni per la sistemazione dèlia probabile sede dell' Educatorio della G. 1. L. Indi il Federale è ripartito alla volta di Pola. La lotta che si sta combattendo, sta decidendo definitivamente le sorti d'Israele. Il popolo senza frontiere e Senza lina patria da difendere, che non ha un esercito composto di. soldati, ma di commercianti, usurai e spie fonda le sue speranze sul trionfo dei capitalisti anglo-sassoni. L'inganno e la corruzione, il maneggio del denaro, il tradimento di Giuda, la crudeltà di Shjlock, la perfidia di Giuditta e perfino le speculazioni di Bothschild, sono state le armi dei giudei. Sono essi che, quando sono ricchi formano le più importanti logge massoniche del mondo. Quando sono dei paria invece, tengono cattedra solo nelle file del comunismo. Le internazionali dei «proletari uniti», non sono altro che una grande loggia giudaica. Fiumane di gente, gettate fuori dai paesi SILENZIO ! OGNI EBREO È UNA SPIA! sani, hanno trovato il miglior rifugio nelle ceke della G. P. U. per le quali sono passati, sia come detenuti per delitti comuni, sia come cerberi dei loro fratelli di razza. Oggi sono espulsi quasi totalmente dall'Europa. In quanto ai Balcani, dove essi avevano numerosi nidi, i soldati dell'Asse si sono incaricati di buttarli fuori per sempre di là. In Francia ed in altri paesi dove pullulavano i magnati — in stabilimenti balneari alla moda ed in enti bancario - giornalistici (per esempio l'agenzia Havas) — la riforma del regime, il potere raggiunto da uomini onesti, hanno creato un clima inabitabile per loro. Moderni Asvaeri, i giudei erranti dei nostri tempi hanno abbandonato le strade polverose per imbarcarsi nelle lussuose cabine dei migliori tran-àatlantici e sbarcare nei paradisiaci porti del Nord America. Da questi porti essi fomentano la guerra, assicurano a Boosevelt un illimitato potere affinchè egli serva i loro propri interessi e vogliono umiliare il mondo stabilendo clau- sole vergognose di schiavitù economica, e si promettono, aiutati dal bellicoso Presidente e da Churchill, di creare uno stato unicamente per loro, non appena avranno vinto la guerra. Hanno dimenticato che su di loro pesa la maledizione biblica e che non potranno avere mai quiete nel mondo. XXX PAROLE AD UN SOMMERGIBILISTA Un mio amico appartiene alla schiera dei sommergibilisti. Non senza significato le loro azioni si chiamano missioni. Guerra di missionari, armati di siluro e di misticismo rivoluzionario, Machiavelli dice che i profeti armati vincono, i disarmati rovinano. Il mio amico è sommergibilista atlantico. La zona d'azione è l'Oceano: a questa parola s'aprono nella immaginazione, vasti, indeterminati spazi e silenzi: spacca il silènzio il rombo d'una tempesta, lo schianto di un siluro: cammina nei vasti spazi il punto scuro carico di vita e di fuoco. Sforzo di figurarmi l'amico guerriero là nell'azione a un tempo minuta e grandiosa; il suo viso segnato dal travaglio bellico, là nella chiusa penombra, nell'ordinato groviglio di congegni, dentro al fuso che va dentro all'Oceano. Bisogna ammirarli fortemente qupsti guerrieri dell'Oceano, comprenderli, amarli, trattarli come si meritano, fremere per loro, esultare per loro, piangere per loro; seguirli sempre con amoroso intelletto. Spesso, di sera, quando un poco mi raccolgo penso al mio amico e ai suo fratelli d'avventura. Mi viene dal cuore, allora, una preghiera. Non tengo l'abitudine della preghiera, ma quando penso così mi viene una semplice preghiera imparata da labbra puerili: «La Patria bella guarda o Signore — con dolci occhi pieni d'amore — salva i soldati che devon fare — la guerra in cielo, in terra, in mare — di tante mamme asciuga il pianto y^- gli orfani accogli sotto il tuo manto — in alto sventoli ardita e fiera — della Vittoria la nostra bandiera». Mi piace scrivere «il mio amico sommergibilista atlantico»: sono pressocchè fiero di avere un simile amico, quasi che provenisse a me, in grazia della nostra amicizia, un riflesso del suo merito, quasi che anch'io partecipassi in qualche modo alla sua grande avventura, io che ancora vegeto a casa, mangiapane disutile. Tempo fa inaspettatamente ho incontrato il mio amico sommergibilista atlantico nel pacifico vaporetto andante rasente la nota costa, tra la cognita fisionomia delle colline, fin sotto il campanile del nostro paesetto. Inaspettatamente. Fisso negli occhi l'amico. Vorrei per un momento gridare, abbracciarlo, versargli un torrente di parole, indicarlo alla gente, spiegare alla gente le sue imprese, gridare intorno che la guerra è tutto, che tutto ad essa è subordinato, che tutto ad essa fa capo, che il resto è niente o assai poco. Gli stringo solo la mano, dal tumulto si distilla un semplice: Come-va? ■ ■ " . ; •' , • i Lui sorrìde, un chiaro sorriso. Poi i famigliari, primo il padre, me lò sottrassero come era giusto, spettava loro anzitutto. Caro Libero, so che sèi essenzialmente un bravo guerriero,; croce di guerra, presto medaglia di bronzo, bravo guerriero in una famiglia di guerrieri, unita nel rischio. Del sacrificio del tuo ufficiale Danilo Stie-povich, triestino, medaglia ( d'oro, porta impressa una traccia indistruttibile. Risolvi le breve incertezze, illumina gli attimi oscuri, nel nome sacro di Danilo. Stìepóvich. Di Danilo Stiepovich che ti e stato consorte e fratello. Il suo spirito ora guarda dal cielo della gloria, inquieto, tormentato fino al giorno in cui sventolerà nel cielo la bandiera della nostra Vittoria. Anche il giorno, in cui, finita la licenza, riprendeva la via del ritorno, ho incontrato punto inaspettatamente il mio amico sommergibilista atlantico nel vaporetto. Mattina di bora, grigio nevischio occupa l'aria; il vaporetto s'allontana, i muri di Capodistria cominciano a confondersi nel grigio. Ad un tratto, ti distogli dal discorrere, ti volti indietro, ti metti a guardare il mare, i muri, le ombre delle colline j di Capodistria. La parola mi muore in bocca, silenzio. Fisso di nuovo te sommergibilista atlantico che hai visto l'aurora boreale e la Croce del Sud che fissi i muri del1 paese natale che cominciano a confondersi nel grigio. Questo per qualche secondo. Poi ricomincia il discorrere. Ti devo confessare: che il ballare del vaporetto non mi garba affatto, mi muove inurbanamente lo stomaco, sicché il mettere il piede sulla terra ferma mi sembra il vincere un terno a lotto. Nevio Lonza. Slamo in guerra. Dovere di tutti è: TACERE e far TÀ- CERE. : f i(l{i PUÒ FI L I CHURCHILL L'attuale Premier britannico è un sorprendente campione di ciò che può produrre l'accoppiamento dell'alta aristocrazia inglese con la grande plutocrazia americana. Per tutta la sua vita questa dualità farà di lui un essere capriccioso e sconcertante dai bruschi cambiamenti d'umore e dai disordinati impulsi. Ma in, lui primeggiano le qualità americane del suo carattere. Se ha la faccia feroce del gran signore britannico a tutto disposto per gli interessi del suo paese o della sua classe, non n'e ha l'orgogliosa freddezza ed il gelido sussiego. • / ' ' ■ Col suo sigaro fra le labbra (o meglio fra il becco), come un finanziere jankea, Winston Churchill ha il tono e il linguaggio d'un facchino d'oltre Atlantico o di una banchina del Tamigi, massime quand'è contrariato. Certo non vuole che si dimentichi che egli discende dall'illustre Marl-borough, di cui è celebre nella sua patria la furberia; ma certamente nel tempo stesso vuole farsi perdonare la sua nobile prosapia affettando ovunque una grossolana volgarità, non solo di linguaggio, ma anche di modi. Non è del resto che una delle innumerevoli contraddizioni di colui che, prima ancora della grande guerra, l'uomo della strada aveva battezzato: «L'uomo dai cappelli eccentrici». Ma se poi l'uomo della strada vorrà un giorno domandarsi quanto sia costato all'impero britannico l'uomo dai cappelli eccentrici, .allora si parlerà di cappelli dritti, di cappelli rizzati, ma rizzati sUL serio. é LA SCOMPARSA DEL PATRIOTA NICOLÒ DE DELLI Mentre ancora nell'aria il ritmo di quella guerra italica che ogni nemico travolge suonava, un patriota si spegneva serenamente nella sua Capodistria: un patriota che per quella guerra di redenzione aveva dato tutta la vita. Nicolò de Belli, l'uomo puro, il cittadino integerrimo, il patriota che conobbe esclusivamente un'amore assai grande, quello per la Patria, si è spento; con lui viene a mancare una delle più belle figure dell'irredentismo istriano. Nicolò de Belli aveva rinunciato poco tempo fa all'esercizio dell'avvocatura perchè l'età e la stanchezza fisica Io costringevano ormai al riposo, ma dalla sua casa vegliava ancora, era ancora accanto ai camerati della sua Capodistria, seguiva le vicende della guerra vittoriosa combattuta da quella Italia per cui aveva dato tutta la propria esistenza. Nato nella nostra città nel 1861, frequentò la scuola media locale conseguendo presso il nostro Liceo Ginnasio la maturità classica con ottima votazione. Compiuti gli studi universitari a Graz e laureatosi brillantemente, tornò a Capodistria presso lo zio avv. Gallo nel cui studio iniziò la carriera di avvocato. Ancor giovane venne accolto nell'amministrazione del Connine quale consigliere ed in seguito come Podestà. Da allora tutta la sua attività venne rivolta al bene della città natale che sempre sperava di vedere redenta dalla Patria italica. Prese parte a tutte le iniziative cittadine, fu socio di ogni società patriottica, fondatore del Circolo Canottieri «Libertas», della Banca, della Società di Navigazione e di tanti altri enti locali. Apprezzato avvocato, diede la sua opera nella magistratura capo-distriana con lo zelo che sempre lo distinse. Ma la professione di avvocato veniva messa sempre da parte da lui che vedeva soprattutto uno scopo nella vita: dare alla sua città il benessere e sopra ogni cosa darle la redenzione. Quando nel novembre del 1918 i bersaglieri sbarcarono a Trieste, il popolo di Capodistria corse alla sua casa (egli aveva lasciato da qualche anno la carica di podestà) e con lui andò a render omaggio alla famiglia di Nazario Sauro. Assieme a lui salutò i liberatori che venivano a spezzare il giogo austriaco che aveva oppresso per tanti anni le belle terre venete. Dal generale Petitti venne nominato, subito il giorno della redenzione, sindaco della città finalmente redenta. La sua opera di podestà italiano si esplicò in molteplici modi e fu lui che diede a Capodistria la luce e l'acqua con nuove attrezzature. La notizia della sua morte ha colpito profondamente l'animo di tutta la cittadinanza che gli ha porto il supremo tributo di omaggio raccogliendosi in reverente silenzio nelle vie e nelle piazze ove passò il corteo funebre che lo portava all'estrema dimora. Le autorità politiche e militari, avvocati del foro locale e di quello triestino, le organizzazioni del Partito e una folla imponente erano presenti ai funerali. Dopo le esequie, nella piazza del Pretorio il suo condiscepolo avv. Stefano Derin ne ha ricordato i pregi e le alte doti di cittadino e di patriota. Tutta la popolazione ha ascoltato in commosso silenzio quelle parole che ricordavano un figlio insigne della nostra città. Telegrammi di cordoglio sono giunti alla famiglia e al Comune da parte di alte autorità che conoscevano il valore dell'avv. Nicolò de Belli. Tra di essi ricordiamo quello del Segretario del Partito Ecc. Aldo Vidussoni il quale poco tempo prima aveva salutato in lui la fiaccola dell'irredentismo istriano che aveva brillato per decenni nel cielo della nostra città. Nicolò de Belli ha raggiunto ormai la pace dei grandi: ma nella sua tomba si raccolgono gli spiriti di tutti coloro che hanno dato la vita per la grandezza della Patria. Dinanzi ad essa si raccolgono e si chinano le bandiere ed i gagliardetti della sua Capodistria italiana e fascista. In ogni cuore resterà la sua memoria come quella dei cittadini migliori che ha generato la nostra terra. La medaglia d'argento ad ANTONIO LUIS Alla larga schiera di camerati che alla Patria offrono la loro forza e il loro valore nel diuturno travaglio della guerra, si aggiunge oggi un nome ancora a testimoniare l'eroismo dei figli di Capodistria. 11 sergente Antonio Luis della classe 1913, combattente in A. 0. I. dal 1935, è stato decorato della medaglia d'argento al Valor Militare con la seguente bellissima motivazione: «Sottufficiale addetto al Comando Sottosettore, in un momento assai critico del combattimento, partito col compito di osservare le mosse del nemico ed accortosi che l'irruenza delle orde ribelli aveva fatto cadere un'importante posizione tenuta da nazionali, di propria iniziativa, con pochissimi ascari, decisamente partiva al contrattacco e con lancio di bombe a mano ripren- deva possesso della bella quota che poi strenuamente difendeva per otto ore sotto un intenso fuoco avversario. Successivamente raccolti intorno a sè pochi nazionali e coloniali che ancora contrastavano il passo al nemico, approfittando dell'asperità del terreno e sfidando il micidiale fuoco d'artiglieria, si portava audacemente a pochi passi dall'avversario che attaccava alla baionetta infliggendogli perdite, costringendolo alla fuga e all'abbandono delle armi automatiche. Attaccato ed accerchiato da forze regolari inglesi, dopo epica lotta, ce. uggiosamente combattuta, riusciva a svin- colarsi ed a riportare nelle nostre linee le armi prese al nemico. Esempio di magnifiche virtù militari, sprezzo del pericolo, senso, del dovere, degno delle fulgide tradizioni del soldato italiano. Angrào, 22 a-prile 1911-XIX». Dopo aver letto una motivazione come questa non occorrono commenti di sorta per giudicare di quale valore si sia dimostrato capace il camerata Luis; egli ha riaffermato ancora una volta le belle tradizioni di gloria della Patria e della sua città in particolare che, fiera di lui, lo saluta e lo annovera tra i suoi figli migliori. Cresciuto in seno alle organizzazioni del Partito, educato ai sani principi di amore alla Patria e al Regime, il sergente Antonio Luis non ha mancato al suo dovere, ma anzi lo ha fatto fino ai limiti delle umane possibilità guadagnandosi l'elogio più ambito e caro, cioè l'elogio della Patria. Suo padre ne sia fiero. Direttore responsabile il Segretario Politico Bruno Boico Redattore capo Fulvio Apollonio