ANNO VII—N. 34. Sabbato 21 Agosto 1852 Esce una volta per settimana il Sabbato.— Prezzo anticipalo d'abbonamento annui fiorini 5. Semestre in proporzione.— L'abbonamento non va pagato ad altri che alla Redazione. Canto di Imprecazione alla riunione delle chiese di Aquileja e di Grado. La chiesa di Aquileja era delle maggiori d'Italia, non per la dignità soltanto, ma per l'ampiezza del suo agro metropolitico, il quale abbracciava tutta 1' antica provincia romana che ebbe nome Vene.Ua et Ilislria, ed altresì le Alpi tutte che circondano Italia dal lato della Venezia. Le invasioni delle provincie roma 'e al Danubio portarono alterazione all'estensione della diocesi, la quale ristretta a poneate fino al Chiese, dal lato di Levante s'estese pel Caruio e perla Stiria inferiore, così che tutto l'odierno Carnio ed il circolo di Cilli vi apparteneva, dal lato di Settentrione arrivava al filone del Dravo. Appartenevano all'arcidioccsi, i vescovati di Pola, di Parenzo, di Pedena, di Emona, di Giustinopoli, di Tergeste, il soppresso e più tardi rivissuto di Lubiana, il soppresso di Cilli, il soppresso di Zuglìo, il soppresso di Teurnia, quello di Concordia, di Aitino, di Ceneda, di Belluno, di Feltro, di Padova, di Treviso, di Asolo, di Vicenza. di Adria, di Verona, di Mantova, di Trento, di Bressanone ed altri ancora dei quali durarono i nomi, incerti i luoghi. Questi vescovati noi citiamo, perchè aventi propria serie di vescovi; ma assai più chiese vescovili vi erano le quali o mai ebbero propri prelati o mancò la memoria di loro, governate le chiese dai vescovi più prossimi, o abbinate a prossime chiese vescovili. Non lutti i vescovi erano poi di eguale rango, nè tutti erano ammessi a votare nei conciiii, facendosi distinzione tra vescovi di città e vescovi di campagna. La diocesi propria d'Aquileja era amplissima, vi appartenevano il Friuli, la Carnia, il Goriziano, il Carnio, il Cadore, la Carintia e la. Sliria inferiore fino al Dravo. All' Arcidiocesi s'era unito il vescovato di Como in Lombardia in occasione di scisma, e durò soggetto sino al finire del secolo passato. L'eccidio d'Aquileja avvenuto nel 452, costrinse i Patriarchi a prendere stanza in Grado, ma Io ristabili— monto della sede in Aquileja fu stornato dalle conquiste dei Longobardi, e due sedi sorsero, patriarcali tutte e due, tutte e due dette Aquilejesi 1'una la vecchia, l'altra la nuova intorno alle quali si formarono novelle fpro-vincie ecclesiastiche secondo le dominazioni terrene. I Longobardi feroci in guerra, feroci in pace, spossessati i maggiori, ariani per di più, costrinsero e clero e possidenti a riparare nell' Estuario Veneto ove trasportarono le sedi vescovili, così che quell' isole ebbero vescovati non pochi; imitando quanto era avvenuto di Aquileja e di Grado. Le isole dell'Estuario Veneto non furono occupate dai Longobardi ignari delle cose di mare, nè lo fu 1' I-stria, e durando questi paesi in dominio dei Bizantini, i vescovi dell'Istria e dell'Estuario facevano capo nel patriarca di Grado, che riconoscevano a loro metropolita, ricusato quello d'Aquileja. Impadronitosi Carlomagno del reame d'Italia e dell' Istria, e cessato dal Iato dell' Istria il motivo di altra sudditanza che persuase la formazione di due patriarcati, è naturale che il prelato d'Aquileja reclamasse questi vescovati, e che il principe vedesse volentieri siffatta riunione e la cessazione di superiorità ecclesiastica in prelato che non era suo suddito. Neil'827 mentre era Imperatore in Italia Lottario, il Patriarca Massenzio, sostenuto da questi, reclamava le chiese istriane, ed il Concilio di Mantova l'aveva anche pronunciato, però quel giudicato fu reclamato, e nell'830 Papa Gregorio IV si pronunciava in favore delle ragioni metropolitiche di Grado sull'Estuario Veneto tutto, e sull'Istria. Neil'855 Lodovico Imperatore pronunciava in favore d'Aquileja per la supremazia sulle chiese istriane; i-mitaudo in ciò Carlomagno che di qualche chiesa istriana, di Cittanova cioè e di Pedena, aveva così disposto. Ma la cosa non finì con quel decreto imperiale, chè rinnovate le attuazioni e le sentenze, ed anzi venuto Poppone a vie di fatto pigliando Grado colle armi, e volendolo semplice plebanìa d'Aquileja, il Concilio Romano, in contumacia del patriarca Gradense, pronunciò in favore di Aquileja, alla quale poi Grado cedette nel 1180 per con-cordio. Fra le poesie popolari raccolte e pubblicate dal sig. Edelstand de Meril ve ne ha una, la quale fu scritta ' fra 1'850, in cui Lodovico fu associato all'impero, e 1'855 in cui mori Lottario, e crediamo poco prima che Lodovico pronunciasse la soggezione dell'Istria a Grado. Questa poesia era stata pubblicata dall'Endlicher nel Codir.es Manuscripti latini p. 300, traendola da manoscritto del X secolo. Nel canto si narra la storia della chiesa Aquilejese, come S. Marco per incarico di S. Pietro vi predicasse il Vangelo, come S. Marco scrivesse in Roma (non in A-quileja) il suo libro degli Evangeli, come S. Ermagora fosse il primo vescovo, come S. Marco andasse poi in Alessandria, come ?. Ermagora con S. Fortunato soflris- sero la morte per la fede, all'Ermagora succedesse E-laro martire pure questo con Taziano ; come Aquileja fosse distrutta dagli Avari (anche altri dissero identici Unni ed Avari). Indi ricorda come cacciati i Goti venissero i Longobardi al dominio d'Italia nel tempo dei quali visse l'abbate Giovanni eretico, il quale primo divise in due il patriarcato, il quale spergiuro e ribelle al suo pontefice Vivenzio ebbe il pontificato in Forogiulio. Poi venne per volontà di Dio Carlomagno, al quale Massenzio voleva persuadere che assoggettasse la Dalmazia; cacciato poi Massenzio da Lodovico imperatore. Le quali cose sono vere per la parte nota di storia e materiale di storia per ciò che finor non è noto. Nel 606 certo abbate Giovanni portato dagli scismatici s' era fatto patriarca d'Aquileja, così che cominciò con lui doppia serie di prelati, di una stessa chiesa, l'uno degli ortodossi che aveva stanza in Grado, l'altro degli scismatici che avrebbe dovuto tener ferma stanza in A-quileja se timore di guerra o scorrerie non avesse lui ed i successori persuasi a prendere stanza in Forojulio ed in Cormons. Questa prima scissura nella chiesa d'Aquileja portò poi alla divisione territoriale delle diocesi seguita con assenso dell' Apostolico secondo la dominazione bizantina e la longobarda, solennemente rinnovata da Papa Gregorio III nel 731, che diamo in appendice perchè meno ovvia. Così vi fu una diocesi che diremo Aquile-jese per le terre longobardiche, ed una Gradense per le terre bizantine. Il canto incolpa questo abbate Giovanni di essere stato spergiuro al suo pontefice Vivenzio, il quale avrebbe dovuto essere di Grado, sennonché nel tempo che visse Giovanni dal 606 al 623 nè pel trentennio precedente troviamo segnato un patriarca di nome tale o simile; e supponiamo piutlosto difetto di amanuense che ripetè Vivenzio in luogo di Severo alla cui morte Giovanni inalberò lo stendardo della spartizione. Potrebbe però essere che questo Vivenzio fosse succeduto a Severo per brevissimo tempo dacché nel 607 era già Candidiano. Giovanni era prelato in Forojulio, cioè in Cividale, che per dispregio il poeta dice plebicula, mentre era chiesa episcopale, sebbene non con serie di propri prelati. Il patriarca Massenzio, del quale si fa menzione, era di Aquileja non di Grado, ma nuova riesce la caduta in disgrazia di lui presso l'imperatore, e la sua cacciata dall'episcopato; seppure le parole non sono e-sagerate per odio di parte. Si fa colpa a Massenzio di avere persuaso l'imperatore alla conquista della Dalmazia ed è naturale che il poeta suddito dei Bizantini, vedesse malvolentieri esteso il dominio dei Franchi su provincia bizantina, e peggio vedesse che il patriarca Aquilejese divenisse metropolita di quella parte di Dalmazia che sarebbe stata tolta all'arcivescovo di Spalato, per entrare nella provincia metropolitica d'Aquileja. Il principio di conformare la territorialità ecclesiastica alla territorialità politica era già prevalente e durò lungamente, Aquileja fu delta metropoli (ecclesiastica) della Dalmazia in parecchi atti. Il canto non lo riteniamo nè dei vescovi istriani, né di qualche istriano, sibbene di qualche gradense. Aquileja, gloriosa quondam urbs et inelyla, Bellicosa, Iriumphalis, Yenelum mefropolis, Aitila quam saevus olim funditus everterat. Benignitatis expers facta, Augustalis gloria, Yestram precnmur submissi pielatis gratiam, Ut eam non integretis, augustales Principes. Coelici cives, occisum agnum, Dei hostiam, Qui adoranf, benedicunt ante tronum jugiter, Lamentanlur propter illatn quam dicarunt Domino. Divinitus haec post Bomam a Sanctorum principe Petro vocatur ad ftdem, per dilectum filium Marcum, qui postea Bomae scripsit evangeliuni. Elecfum hinc Hermachoram is ad Petram destinai, Et ut praesul ordinelur petit Aquilegicus Ab eodem, ipse dehine adii Alexandriam; Faclus martyr suo sacro sanguine quam dedicat. Sed nec mora, Fortunatus magistrum prosequitur; Helarius sacer, deinde Tatianus socius. Genuere Deo plebem plurimam martyrio ; Hi sequaces sunt eorum per quos est catholica Fides roborata pios hunc usque per praesules. Haec dum sua glorioso pollebat in culmine, Ob immania offendit Dominum flagitia, Quibus meruit per manus destrui gentilium. Impiorum Avarorum tradita sub manibus; Conculcantur sacerdotes ; perimuntur nobiles ; Uxores et matres captae trahuntur, et virgines. Katervatim perit omnis illustris nobilitas ; Archimonio sublato, dirutisque moenibus, Sola fides Venelicos dala per pontifices. Lucida Venetiarum semper gens et inclyta, Omnes nationes prima superat per gratiam; Sine fine, firma fide, destruens mendacia. Malum super malum, scelus addidit sceleribus Aquileja, corde duro consummata crimine; A gente in terra pulsa confovet daemonia. Natio perosa coelo, terra simul ; veluti In porcos missam tetra legionem daemonura, Praecipitatam in mare Salvator abegerat. Oh illorura pertinacem fraudem et maliciam Ibi colubres et ranae degent in lacunulis; Sicut Deo sunt extorres sic terreno agmine. Pulso Golho, Longobardus adiit Italiani, Quera Deus ad suara nunquam perduxit notitiam, Et sub quo Johannes abbas deguit bereticus. Qui super nefanda nefas adjecit scelestius Ut secatus apostatarurn, dampnator baeresium Ipse primus unam in 'duas scinderei Ecclesiam, Quod Hieroboam malignus in Israel egerat Ut, amisso tempio Dei, adoraret vilulos, Quos conflatiles erexit rex infidelissimus. Ilcus et perjurus suo Viventjo pontifici, Idem Forojuliensi Joannes in plebicula Erectus atque rebellis praesulalum arripuit. Superbus ob infideles et avaros judices, Longobardos atque Gothos, periit justitia Sanctorum, et perietur idem infìdeliter. Tandem, judicante Deo Sanctorumque principe, Francorum catbolicorum tradilur in manibus, Injustis humililatis, penitus Italia. Veneficus magnum regem promissis fallacibus Carolum Maxenlius ut totam Dalmatiam Suis exorabat dictis subderet imperio. Cristo tribuente, pius ut paternum solium Assederat Ludovicus, vir catbolicissimus, Maxentium, patriarcham nota fraude, dejicit. Ymnizanda quae pollebat justitia jugiter, Ejus cum regnante magno filio Lotbario Quotiens est venenosus vocatus Maxenti us. / Zelo Dei Ludovicus cum pafre Lotbario Aquilegum vocando falsa non valet praestigia Ut juslum superaret veniant judicium. Gloriosa deitalis unitatis Trinitas, Fac devincere fallaces Aquilegienses ! . Exallentur Principes in aeternum Et in cuncta saeculorum saecula! RIEMPITURA (Vedi N. 33 p. 152.) Peraltro la Statua, eli' è di legno, della B. V., la quale piange il morto figliuolo che tiene sopra le sue ginocchia , rappresenterebbe piuttosto la Madonna del pianto. Dopo che nel 1788 venne fatto ricostruire in pietra, e delle Cave di Orsara, il suo Altare, con due colonne di bellissimo marmo verdebruno, da mio avo, Castaldo allora degli Ospitali ; ( e sopra l'Altare, lavoro di Giuseppe Mattiuzzi di Udine, vi è in lettere d'oro : ANT. ANGELINIO ANG. F. TERT. GAST. MDCCLXXXVIIIO pensavasi pur anche dallo stesso di rinnovar la Statua in marmo : ma il prezzo forse troppo costoso di D.ti 250 da 1. 6.4, che per l'opera di due figure unite chiedeva il sud. Altarista, come da sua lettera datata Udine 7 Ott, 1788, o qualche altra causa, potrebb'essere stato il motivo, che non andò allora effettuata. Però gli attuali Amministratori potrebbero darsi il merito di effettuarla, facendo finalmente una Statua che armonizzasse con 1' Altare, e che rappresentasse la Madonna della Misericordia, cui fu dedicata la Chiesa. (Circa l'Antipendio V. 1V32-33, n. 9.) Vi è poi una bella Pilella di marmo rossiccio, che porta nella colonnetta uno Scudo con tre dolfini ; stemma della veneta famiglia Dolfin, che diede in varie epoche a questa Terra dei Podestà. Al 1703 memoria prima dopo straordinario') per l'assistenza dei bastimenti di qualunque sorta, e al quale fu in detto Consiglio stabilito il salario di 1. 6 al mese. Al 1732-33, n. 9) b. Peraltro avrebbe ora cessalo, perchè quelle povere donne nel giugno 1853 furono finalmente traslocate da quest' Ospitale, luogo veramente angusto ed insalubre, in altri locali di ragione del patrimonio dei poveri, ampii, soleggiati e ventilati, in contrada Montalbano , in prossimità all'altro degli uomini, e del Duomo, fatti adattare a quest'oggetto dagli attuali Amministratori degli Ospitali, a spese del patrimonio suddetto. Al 1750-51-52, n. 4 si rifà il b per scoperti documenti) 6. Peraltro anche dopo quest'epoca si seppellivano tanto nella Chiesa di questi Frati, quanto nel loro contiguo Cimitero sì defunti estranei che propri. Anzi con Ducale dello stesso Loredan 15 luglio 1751, rimessa con lettera della Carica di Capodistria Lorenzo Paruta dei 10 agosto, in seguito a supplica delli Domenico Albanese, Mattio Cherini, e Zuanne Artusi veniva inerentemente alla citata Ducale 24 marzo 1751 accordato, che anche in Ro-vigno dai moribondi o dai loro eredi si potessero eleggere lo sepolture in ogni chiesa, anche dei Regolari di qualunque Ordine, non già ereditarie o gentilizie, ma di volta in volta ed universali, salva la quarta funerum alla Parrocchiale, e il trasporto in quella dei cadaveri per la relativa officiatura. Al 1756-57, n. 10 aggiungasi) a. Contro questa Terminazione fu reclamato dal Comune. Con Ducale Francesco Loredan 21 luglio 1757 veniva destinato A-scolto presso il Magistrato dell'Entrade pubbliche. Furono ricercate dalla Carica di Capodistria Lorenzo Paruta con lettera 8 agosto 1757 molte copie necessarie per le ricercate informazioni; e con posteriori 5 novembre ricercava opinione al Podestà Contarini successore del Corner, sopra alquanti proposti articoli in proposito. Ma con altra Ducale Loredan 6 maggio 1758, accompagnata con lettera di Capodistria Bertucci Valier 21 suddetto, furono rigettate le suddette due Parti, che aumentavano dalle casse del Comune e del Fondaco la somma di D.ti 70 a quelle Cariche, sul riflesso di non rendere maggiormente aggravato il Comune stesso, che avea il peso dell'annuo prò del 6 per °/n, ed il debito della francazione entro 5 anni delle 1. 17,731, prese ultimamente a censo per l'erezione dei due Torchi. (V. in seguito il n. 18). Al suddetto millesimo n. 15 aggiungasi) c. Quattro Libri di questa Raccolta furono spediti al Podestà Fantin Contarini dal Paruta con lettera, 2 marzo 1758; uno perchè, custodito nella sua Cancelleria, passasse ai successori per inventario a memoria avvenire : 1' altro, perchè venisse consegnato a quel ministro che fosse Custode dell'Archivio : il terzo allo Scrivano delle Scuole laiche, ed il quarto al Fondaco, per l'osservanza delle proprie inspezioni. ' . ' 1 :'. ' ; . , ( Al 1693). Per osservazione fatta della Iscrizione sopra riportala al n. 17. devo rettificare la riempitura al 1693 .inserita al n. 41 del 1851 come segue':. ,, Anche il popolo di Parenzo mediante deliberazione di quel Consiglio 25 gennaio 1694 avea ricorso, non so però con qual esito mancandomi ulteriori documenti, al Principe contro l'uso della ^Zanfarda di questi Canonici. Al 1724-25 n. 10 aggiungasi in fine.) a. Il Comune di Rovigno però ha dovuto cessare dal corrispondere a quello di Pola le annuo 1. 700, perchè incamerate per conto di limitazione e grosso debito dello stesso verso la Cassa del Consiglio di X, e versarle invece a dirittura nella Cassa sudd.a, appar Ordine di questo Podestà Anzolo Corner 25 marzo 1756, inesivo a decreto 26 settembre 1755 del Consiglio medesimo, ed a Lett.a 1. marzo sudd.o della Carica di Capodistria Pasqual Ci-gogna. AI 1746-47-48 in fine aggiungasi.) Agli 11 Selt.e 1747 questa Chiesa Collegiata, che già teneva il primo luogo dopo la Cattedrale, fu dichiarata veramente insigne con pubblico istromento dal suo Diocesano mons. Gasparo Negri, come dalla seguente Iscrizione posta in pietra l'anno 1763 sopra la finta porta laterale a sinistra del Coro da quei medesimi Canonici nominati nell'altra dirimpetto (vedila al 1756-57 n. 17.) D • 0 • M. ECCLESIAM ISTAM PRIMYM LOCVM OBTINENTEM POST PRIMAM DIOEC. CAETERISQ. AYCTAM PRAEROGATIVIS ESSE VERE INSIGNEM GAS PAR DE NIGRIS EPISC PARENTIN. PYBLICO EXARATO INSTRYM. DECLARA VIT ATQ. HABENDAM 1VSSIT • III. ID. SEPTEM. cnnccxLvn EIVSD. CANONICI MEM. CVR ■ " : AN; DOM. MDCCLXIII, Anno 73L i Papa Gregorio III costituisce Grado in capo e Metropoli delle chiese nella Venezia e nell' Istria entro i confini delle terre di dominazione romana, ed il Vescovo di Forogiulio entro i confini delle terre longobardiche\ (Hormayer, Archiv. fiir Sud. Deustchlaud.) Greg o ri u s episcopus serims seruorum Dei. Cimi sinuis do-miiiice plebis diurna miseratione rectores. studiosius nos couuenit Dei presidio prò eorum saepe cogitare salate, ne creditis frustra tis quod absit a manibus insidiis antiquus hostis ante omnium castoruin dominum, nisi succedat preueniendo de offensis cor-rectio districtam cogamur soluere rationein. Igitur cum superna dispensatone in gremio ecclesie beatissimi apostolorum principis ac celestis regni clauigeri petri cujus uicem licet iiuneriti gerimus una cum sanctorum coelu episcoporum ante ejusdem confessionem ad relractandain ecclesiastice dis-pensationis normam consedisscmus precipue ob imagines, que ad instar domini redemptoris nostri facte proiciebantur atque ecclesie ipse in regia urbe ut utilia hominum habitacula efficiebantur et propter ilicitas quasdarn conjunctioaes que fiebant quod fatale maluin et intollerabile erat cxiciuni Inter cetera que prò defensione uere fidei uentilata sunt. Antoninus unus ex residentibus noue aquilegie id est gradensis patriarcha super Serenum foroiulensem antistitem con-questus tunc est, quod paruipendens beate memorie decessoris nostri Gregorii edictum qui regis Langobardorum precibus deuictus pallium sub ea sibi concesserat interminatione, ut sue sancte gradensis ecclesie terminos nulla elatus penitus contingeret presumptione, uerum ipse temerario dehinc ausu eosdem terminos proterue inuasisset; neque prò tante audacia usurpationis Deum timeret neque hominem uersetur. Cui asurgens Serenus cum relulisset, — non equam eum promouisse de hoc aduersum se querelam deceret potius ea, que obiciebat taciturnitati illum comittere. Ad hec Antoninus, apostolice sedis hujus pontificum censura serene prò Iiac ipsa contentione habita superna ju~ vante gracia erit hodie nobis magistra, quibus cum ediceremus, si qua haberent auctoralia oportere utrosque in medio deferre instrumenta, ut inspectis amborurn diligenti cura apicibus talem superno intuitu hujusmodi liti imponeremus finem per quem nulla inter eos eorumque successores ia posterum de his resurgeret disceptatio ; Interea Antoninus gradensis patriarcha sua protulit monimenta, in quibus continebatur de mutatione sue sedis ex ueteri aquilegia in gradensein ciuitatem pie memorationis de-cecessoris nostri pape pellagii auctoritate facta. eamque episcoporum uiginli sinodica promulgata sen-tencia totius uenetiae • et istr'ie metropolim confirmatam • atque ad istar ueteris nouam dictain fuisse aquilegiam. Ilis denique euidenter considcratis • ùisum nobis fuit • quod serenus contra hec sua o- stendere soripla debuisset • sed isdem lune confessus est, nil se aliud preter unum habere priuile-gium, quod a decessore nostro gregorio prò uso sibi pallii concessum fuerat. In quo habebatur quod licet regis longobardorum precibus pallii consecutus fuisset benedictionem, non ob id gloriaretur. sed esset quasi non accepisset • in eo tantum contentus, quod lune usque obtinuisset id est foroiulensi e-picopatu • nec umquam gradensis dicionis iura patriarche contingere presumpsisset. Quod si inobediens aliqua fultus elatione comprobaretur edicto apostolici uigore concilii ipso se gratia collati pallii ex presumptione iudignum ostenderet et indicaret. Non enim his auditis condempnentis sancita patrum atque ecclesiastica statuta sereni culpa latere diu potuit, prò qua ab episcopali collegio esset definitione patrum extorris et sacerdotalis officio nudatus, nisi confitentem sue temeritatis reatum et a tali dein-ceps cessare presumptione sub iuris iurandi relione spondenti cum apostolica preueniret compassio qua instruimur seueritatem legum bonitatis indulgenza temperare. Preterea nos ecclesiae dei utilitati preuidentes et no ultra talis eandem uexaret disceptatio, consedentium fratrum definitione epi-scoporum liti finem imponentes Stabilimus, ut noue aquilegie idest gradensis ciuitatis anto-ninus patriarcha suique successores totius uenecie et istrie que nostra sunt confinia remota omnium insolentia ac tergiuersatione primates perpetuo habeantur. foroiulensem antistitem serenum suosque successores cormonensi castro, in quo ad presens cernitur sedere in finibus; langobardorum solumodo semper esse contentus • statuentes insuper et ex apostolica auctoritatc nulli umquam hec que a nobis pio promulgata sunt prò imitate ecclesie intuitu in quoquam uiolare * aut aliqua licere transgredi presumptione. Sed perpetuis temporibus ab omnibus sancte ecclesie dei fidelibus inuiolata sub inter-minatione futuri iudicii obseruari ac inconyulsa manere, qui autem huius nostre definitionis uiolator extiterit nostro anathemate sic pereat ■ ut in aduentum domini cum his qui a sinistris damnandi erunt, eterna mulctentur pena. Gregorius episcopus sancte catholice atque apostolice romane sedis ecclesie huic constituto a nobis promulgato s. seripsi. Johannes rauennas archiepiscopus huic constituto a nobis promulgato subs. Agnellus episcopus sancte ecclesie feretinensis huic constituto a nobis promulgato subscripsi. Vitalis episcopus sancte ecclesie aratrine huic constituto a nobis promulgato subscripsi. Oportunus gratia dei episcopus sancte ecclesie manturianense huic constituto a nobis promulgato subscripsi. Martinianus episcopus sancte ecclesie gauennatis constituto a nobis promulgato subscripsi. Gregorius episcopus sancte ecclesie portuensis huic constituto a nobis promulgato subscripsi. Tiberius episcopus sancte ecclesie silue candide huic constituto a nobis promulgato subscripsi, Gregorius episcopus sancte ecclesie silue agnine huic constituto a nobis promulgato subscripsi. Antoninus sancte noue aquilegie ecclesie patriarcha huic decreto a nobis promulgato subscripsi. Rusticanus episcopus concordiensis subscripsi. Sereno foroiulensis episcopus huic decreto subscripsi. Dominicus episcopus matemaucensis subscripsi. Johannes episcopus tergestine ecclesie subscripsi. Johannes foroliviensis episcopus subscripsi. Stephanus episcopus sancte aquilegie subscripsi. Petrus sabionensis episcopus subscripsi Petrus bononiensis episcopus subscripsi. Johannes indignus episcopus sancte ecclesie signine huic decreto subscripsi. Andreas episcopus sancte ecclesie albanensis subscripsi. Agnellus peccator episcopus sancte ecclesie matrine subscripsi. Tribunarius episcopus sancte ecclesie falaritane subscripsi. Anastasius episcopus sanctc ecclesie uburtine subscripsi. Johannes episcopus sancte ecclesie prenesline subscripsi. "Wilarius episcopus sancta ecclesie narniense subscripsi. Sergius gratia dei episcopus sancte ecclesie prenestine subscripsi. Petrus humilis episcopus sancte ecclesie amerine subscripsi. Maiorinus episcopus sancte ecclesie b'ispanie subscripsi. Sinderedus episcopus sancte ecclesie pholimarcii subscripsi. Sedulus episcopus de genere scotorum subscripsi. Sergastus episcopus huic constituto a nobis promulgato subscripsi. Sisinnius humilis presbyter sancte romane ecclesie tilulo sancti Laurei! ti, qui appellatur lucine huic constituto subscripsi. Johannes presbyter sancte ecclesie romane subscripsi. Sisinnius presbyter sancte ecclesie romane titulo sancti sexti subscripsi. Johannes presbyter tilulo sancti marcelli subscripsi. Johannes humilis presbyter sancte romane titulo sancti marcelli subscripsi. Eustarcius humilis presbyter. sancte romane ecclesie anastasie subscripsi. Gregorius inmeritus presbyter sancte romane ecclesie intitulate sanctorum iohannis et pauli subscripsi. Talasius humilis presbyter titulo sancte dei genetricis, qui appellatur calisti trans tiberini subscripsi. Marinus humilis presbyter tilulo sancle sauine subscripsi. Constantinus presbyter sancti ciriaci subscripsi. Gregorius humilis presbyter tilulo sancti Clementis subscripsi. Epiphanes humilis presbiter sancte romane ecclesie intitulate sancti laurentii subscripsi. Marinus indignus presbyter . . apostolos . . subscripsi. Johannes humilis presbyter titulo sancte prisce subscripsi. Petrus indignus archidiaconus sancle sedis apostolice subscripsi. Gregorius indignus et humilis diaconus subscripsi. Marcus humilis diaconus sancte sedis apostolice subscripsi. Benedictus indignus diaconus subscripsi.