DL CAPODISTRIA CAPODISTRIA TIPOGKAFIA COBOL & PRIORA 1008. PHOGHR^nf/iR DELL’ I. E. MIMI SÜPEEIORE 1)1 C A PO D ISTRI A A n no scol. 1002-03. CAPODISTRIA TIHOQRAPIA COHOL ä 1’RIOHA I na versione maziana incdita
  • 1 <*<• a dei profoxsori deli’ i. r. (iinnasio superiorc in Capodistria. — Compilato dal pro/'. Giovanni Jlisiac. HARTE TERZA: Noti/le intorno al Ginnasio. UNA VERSIONE O RAZI ANA INEDITA ili CLEMENTINO VANNETTI Fm i molti e variatissimi stud! di Clementino Vannetti «gli amoi i con Orazio» t'urono — per sua stessa confessione — «i mono impetuosi ed i piü massieci')». Le imitazioni di Plauto e di Terenzio, i furori per Cicerone, il f'anatismo per il Eerni, per il Boccaccio, per il Sacchetti e per «tutto il Fiorentino Liceo», l;i passione, financo, del pennello occtipano periodi ben detenninati della sua vita, ma gli amori con Orazio la occu-pano quasi tuttü. Fin dal 1775, cio6 di circa vent’anni, il Vannetti atten-deva a un lavoro oraziano*). Nel 1778 lo troviamo intento a an saggio di traduzione, da Orazio, in prosa, il cui pensiero gli ei a stato sug'gerito dalla reccnte versione italiana di Francesco Corsetti:i) e confermato dalla lettura degli espositori francesi Dacier, Sanadon, Batteux ‘). Fra gl’ incoraggiamenti di Ippolito Bevilacqua e le obiezioni di Gian Francesco Malt'atti egli fini pero col piantare l’impresa5) e si tenne pago d’aver manifestst to i suoi criteri di traduttore in una Leitern critica sul Corsetti, dirctta al fiorentino Giovanni Fabroni °). Per 1 ui 1’originale andava bensi rispettato, ') Lctt. di CI. V. a Gins. Pederzani, in I’itt. Vittori, Clem. Vannetti, Firenze, 189!), pg\ öS. 2) CI",m. Van neti/, Opere ital. e lat. Venezia, MDCCCXXXI, Vol. VIII, ]>g. 101. :l) Le odi di Orazio, Siena, Frat. Pazzini Carli, 1778. — Le satire, tradotte dallo stesso, erano comparse nel 175!), le e,pištole nel 1761. *) L’ Orazio del Dacier era useito a Parig’Pnel 1(581, nel 1709 e nel 1733; quello del Savatlon. ibid. nel 1728 e nel 1756; qitollo del Hatteux ibid. nel 1768 e nel 1771, e piü volte, ancOra ivi ed altrove. Nel 1771 a Parigi il Hatteux aveva anche publicata la Poetiea di Orazio assieme a quella di Aristotile, del Vida e del Despreanx. r>) Lctt. di CI. V. ad Aless. Zorzi, XIN". Kal. Dec. MDCCLXXVIII, in Clem. Vavn. Op. it. e lat. o. e. Vol. VIII, pg. 153. 6) Clem. Vanu. Lottern al sig'. Giov. Fabr. ecc. sopra le odi di Orazio tradotte dal D. Corsetti eee. In Vicenza, Per Gio. Battista Vendramini Mosca (1778). — II Fabroni, assegnato dal Granduca di Toscana corne compagno di viaggio, per recarsi in Francia, a Felice Fontana, s’ era fecato, prima della partenza per coliY, a Villa Lagarina a visitare la fa-ltiiglia Fontana. Nella breve dimora che vi l'eco (sett.-nov. 1775) il giovane naturalista, giit in fama, ebbe occasione di conoscere il Vannetti. Resta memoria anche della sna šalita ali’ Orto d' Abramo, sopra Pomarolo, allo scopo di studiarne la flora. Cfr. A damo Chht.snle, Notizie ant. c inod. della Vftlle Lagarina, Verona, 1787, pg. 61, «da ehe il volgarizzamento el’ un’ opera altro esser non dee, che la stessa opera in alt.ro idioma»: ma, - rispondendo ad Aurelio Hertöla, die avea fatto la prefazione ;il Corsetti dopo averne completato il lavoro, interrotto per morte, — affermava che il traduttore avea diritto di fare deli’arte individuale, a gara col modello propöstosi, mirando ad arricchire la propria lingua e letteratura con le bellezze di lingue e letterature straniere. E, — contro la sentenza del Quadrio, — sosteneva, che il verso non fosse elemento essenzialo e indispensabile della poesia; onde traeva argomento per difendere cd approvarele versioni in prosa1). Quanto poi al lavoro del Corsetti, 11011 se ne sentiva sodisfatto per pii'i ragioni, e gli pareva preferibile, per fedele riproduzione di snono e colorito oraziano, il volga-rizzaniento di Francesco Borgianelli, ch’era stato alquanto mallnenato dal Bertola. — II quäle, lungi dall’aversi a male delle censure del Vannetti, publicando nel 1782 il secondo volunie della traduzione corsettiana, contenente le satire e le epistole -), ringraziava il critico roveretano dell’esame fatto al primo e gli dava lode, perfino, di »troppa umilt/i». Due anni dopo 116 Francesco Borgianelli nö Stefano Pal-lavicini (altro volgarizzatore oraziano) andavano piü a sangue al Vannetti, che, innamoratosi dello stile di Cabriello Chiabrera, primo sermonatore italiano, s’era posto a ricalcarlo, voltando in versi sciolti 1’ e pištola di Orazio a Mecen ate, settima del libro primo1). Non garbava 1’opera di lui alle dame letterate di Verona, alle quali parve di versiticazione difficile, disar-monic.a e dura: lo esortava invece a continuare il Bettinelli, giurando e spergiurando che meglio 11011 si poteva fare «ne 11110 quidem excepto verbo» '). _l) Che il Vannetti (cfr. Op. it. <• lat. o. c. MDCCCXXVII, Vol. III, pg'g\ ;-)0 sgg'. 83-84, 42) ammettesse an che il ri torno ai motri antichi, ten-tato vittoriosamonte dalla moderna poesia barbara, e stato gia rilevato da (liiiilo Maeeoni, Spigolature. metrielie, nel vol. In llil/liotrra, Koma, 1883, pg'g1. -17, 53. -) Siena, Frat. Pazzini Carli (Profaz.). — Della Le.ttvva vannettiana al Fabroni parlano anehe. con onore, il «Giornale. onciclopedico» di Vicenza, 1778, 'I’. Xir, pg'. 37 ; le, «Kfomeridi letterarie» di Itoma, 177!), N.° 10, 1(> marzo ; altri aceenni in San. JM.tinrtli, Trattato ilell’ Kntnsiasmo, in Opere, Venezia, 1780, T. II, pg\ •i-">7, e. Carlo liosmiiii, Vita di Ovidio, Ferrara, 1789, I’. I, pg\ 7.-1. :!) Lett. di CI. V. a Franc. Saibante, XIV. Kal. Oct. MDCCLXXX, in <)[>. it. a lat. o. c. Vrol. VIII, pg\ 193. () Idem, IV'. Non. Oct. (1780), ibid. pg'. 197. K a liernardino Ito-dolli, ai 3 feb. 1781 (Ms. lamig'lia Vittori, Kovereto): «I)opo ch’Ella mi vide 1’ altrn, fiata, crede, ehe sia stato tre giorni intento alla versiono Ora-ziana ? oibö, aliud <‘x alio continuamente, per dir cosl. Pnre lio linito quel lavoro, e I’ ho corretto piü volte secondo i sng'g'erimenti di Bettinelli 0, di Cesarotti, i miei dne Consiglieri e. Maestri. I’oi Ijo dovuto Car altro, e due sole Ode ho tradotte ; 0, ciö basta pel mio disogno, ch’ 0. di frapporre tai sag'gi in mezzo a dello I’ros« sopra Orazip, che, sto sei ivendo, ma tra mille distrazioni». E poichö il bizzarro abate mantovano, tanto per fare la corte all’ amico, che sapea dilettante di pittura, 1’ avea riehiesto d’ un suo lavoro a pennello, questi, volendo fornire una prova aneor piü stupefacente della sua virtuositä in fatto di studi oraziani, si diede a raccogliere per le opere del poeta a ug us tč o tutti gli accenni ehe riguardassero la villa Sabina, e sulla scörta di essi ne teče un pastello, del cui pregio artistico non pos-siamo perö giudicare, essendo andato smarrito 1’originale, 116 avendolo d’altro canto fedelmente ritratto 1’incisione in rame, sola pervenutaei, di Giovanni Galvagni. Non contento d’aver ricostruita la villa a pastello, il Van-netti volle anche farne la descrizione in versi sciolti ‘). L’Kpi-slola, indirizzata parimenti al Bettinelli, onorata di triplice edizione 2) e lodata assai da’ contcinporanei, e un paciente lavoro d’intarsio, sia pure meno lungo e disordinalo del tentativo fatto non molti anni prima, in prosa, da quell’abate li ancese ehe dalla villa »Sabina avea cavato uu labirinto3), m a pur sempre stucchevole per la mancanza d’iuspirazione diretta e continuata, per lo sfoggio eercato di erudizione e per il mo-vimento fiacco e involuto del verso. Nuoce, in fine, al poeta il costante confronto, che il lettore instituisce mentalmente, con la sovrana eleganza e perfezione delle fonti latine, per tacere del sensibile contrasto fra il tono umile e confidenziale dell’epistola e il tono elevato e sublime delle reminiscenze liriche intrecciatevi. *) Lett. di CI. V. a Costant. Lorenzi (1781), in Oj>. it. e lat. o. c. Vol. Vlil, pg. 208. 2) Kpistola di fjagarinio Ace. Occulto al sig'nor ahate Bettinelli (llo-vereto, Marchesani, 1782) ; cfr. (Honiale de’ IMtcniti, Modena, 1782, T. XXV, |)g'. 275, c Mentoric enciclopeilic/ie, Bologna, N". XXIII, higlio 1782, ]>g\ 101. — Una seconda ediz. rilusa o notevolmcntc nccrcsciuta: «Epistola del Cav. Clernentiiio Varnici ti Accadcni. Fiorent. soi>ra la Villa da lui di-pinta di Q. Oraaio Fiacco ecc. a rischiaramonto del nobile Intaglio in rame fattone in Vineg'ia per lo Sig. Giov. Galvagni ecc.» usci pure in Kovereto, per Lnigi Marchesani, 17110 ; cfr. (1 nzzetta Urbinm, Venezia, N". 40, 19 niag'g'. 171)0; Notizie. letlerarie, Milano, N". 2(>, Vol. fX, pg-. 104; Novelle lettcrune, Firenze, N". !•), 28 ott. 171)1, pg. <>78 sg-g.; (Hom. de' Letter., Modena, T. XLI1I, p g'g'. 21Ki-i)7. lina terza ediz. nella raccolta delle iagge erme c deserte: sarö qual fui, vivrö qual vissi, amante di lei che dolce ha ’1 riso e ’1 parlar dolce. Clii rieonosce piü in questi ultimi versi pedestri il fiuente e canoro dulce videnimi, dnlce loquenlem ? Frattanto s’era venuta maturando nel Vannetti 1’idea di una racco.lta di prose interno ad Orazio, il corpo delle qqali doveva essere fonnato dalle critiche ai traduttori italiani ‘). Dopo lunghe esitazioni e tatichc di livna credette d’aver pronta ogni cosa per il 1788 *); ma sopraggiunsero altre eanse d’indugio. Pl ima, 1’amicizia eol padre Antonio Cesari. Allora, com’ e noto, il Cesari s’era,, accinto a tradurre Orazio con qnel suo metodo bislaeco, onde tradusse piü tardi a n c. h e Terenzio c Cicerone, attribuendo cioe agli autori romani la maniera di esprimersi d’nn treeentista o d’un cinquecentista italiano, senza badare piü ehe tanto alle ineongruenze sociali e agli anaero-nismi ehe ne derivavano. Orazio lo travestl in canzoni petrar-chesche. K se ne consigliava, di molte volte, con 1’amieo rove-retano. Tratto tratto pareva accorgersi, questi, che Orazio, nella veste cesariana, scambiava la sua consueta sveltezza con «la cappa magna di Dante», riuscendone «accigliato e duro»8); ma in lui, purista non meno del Cesari, tali dubbt svanirono presto, lasc.iandolo collaborare ali’opera di quel padre con una infinifit di eorrezioni c di suggerimenti. Nel 1788 il Vannetti si vide dedicate le prime dodiei odi tradotte dal filippino ve-ronese l) : 1'ispose con una recensione anonima nel «Nuovo *) Clr. p. e. l.ett. di CI. V. a Gius. Gennari, 29 ott. 1780, in dem. Vanu. Epistolario scelto, Venezia, 1S;11. — Lott. di CI. V. a Girol. Tira-boschi, 11 genu. 17Sil, Ms. Hibi. Estense, Modena, ecc. 8) V. Viftori, Ciem. Vann. o. c. pg. llft, nota 1. 'J) Lett. di CI. V. al Cesari, 26 magg. 1788, Ms. Bibl. Mediceo-Lau-renziana, Firenze. *) Dodiči Ode d’Orazio volgarizzate da Sannito (legli, Axcrci, Verona, llamanzini, 1788, Giorliale Letterario d’Italia» '), esaltando sovra tutte lo altre la nuova versione e diehiarandovi trasfuso interamente «lo spirito, la torza e la maestii» del Venosino. Preso animo, il Cesari condusse a termine il suo lavoro, il quäle coinparve perö solo
  • )! Tandem aliquotido anche il Vannetti si decide a dar fuori le sue prose. Ma il Reinondini di Bassano, da lui scelto in sulic prime come editore, gli mena tanto il can per l’aia, ch’egli si vede costretto a riti rare il manoscritto giä conse-gnatogli per rivolgersi al Marchesani di Rovereto *). Quivi adimque usciva nel 1792 1’opera maggiore di Cle-mentino Vannetti, in tre volumi, col titolo Oswrazioni itttorno ad Orazio. Kra dedicata alla Reale Accademia Fiorentina, la quäle «non avendo osservati errori di lingua», avea concesso all’ autore di inscrivere nel frontispizio, accanto al proprio nonie, il titolo di socio. «Non e altro», dichiarava il Vannetti al Tiraboschi, «che una selva, o volete un gineprajo d’ Osservazioni sopra i tra-duttori, chiosatori cd imitatori di quel poeta, e sopra 1’opere sue» 7). La definizione calza a capello. II primo volume era introdotto dalla Lrllcra sul Corsetti al Fabroni, riprodotta con notevoli mutazioni e di contenuto ') Venezia, Storti, 178!), sec. Trim. pj>’. 21(>. 2) Lo odi di Q. Orazio Flaeeo messe in rime toscane da Ant. Cexari, Verona, Ramanzini, 1792. ■') 17!)2, N.° 89, 7 nov. •*) Lett. di CI. V. a Gir. Tiraboschi, ult. di carnev. 1791, Ms. Bibi. Estense, Modena. 5) Id. ibid. 3 die. 1791. — Lett. di 01. X. al Bodoni, 8 genn. 1792, Ms. famiglia Vittori, Rovereto. 8) Lett. di 01. V. al Reinondini, 12 genn. 1791, ibidem. 7) Lett. di 01. V. a Gir. Tiraboschi, 21 marzo 1791, Ms. Bibi. Estense, Modena. e di forma. — Sopra il canzonier d' Orazio volgarizzato da Giuseppe de’ Necchi Aquilu discorre una seconda lettera, a Saverio Jiettiiit'lli. Dove apprendiamo che il Vannetti, da quella pi'iraa critica al Corsetti in poi, avea cambiato parere, quanto alle versioni in prosa: allora, dice, le avea proposte e racco-mandate per disgusto dei traduttori italiani, che non faceano che disfigurare Orazio eome Et,tore in sogno ad Enea; per de-siderio di emulare i franeesi, rimasti, nella prova, al di sotto (ch6 al Batteux mancava nerbo e spirito, il Dacier era riuscito freddo e pesante, il Sanadon avea parafrasato le odi in altret-tante orazioni) e perchö la lingua italiana gli serubrava piü aceoneia all’esperimento che la francese. Ma poscia Alessandro Zorzi lo avea convinto, che i franeesi erano ricorsi alla prosa avendo una lingua disadatta alla poesia, e il Bettinelli avea finito con indurlo a riraettere il verso neH’onor pi iiniero. Difcnde quindi la traduzione di Stefano Paliavicini dai biasimi del Necchi l), che s’ era, vicevcrsa, dimostrato molto da meno, e per I’ in telice scclta del verso sciolto nel volgarizzare le odi e per la eopia degli svarioni Jiell’interpretare. (Fra il resto, avea prešo Murena per una donna!) Toneva dietro un’ Ap-pendice, ov’e rapida parola di al tri che s’ erano cimentati con Orazio: del ('assoli, del Venini, del Caprio, del Ieröcades, del Havelli, del Cesari, del Pczzoli, del Sanseverino, del Godard, e di non so chi ancora, venuto di fresco ad accrescere la turba gi;'i innumerabile. A confutare il favorevole giu-dizio dato — nella prefazione alla Teocjonia d’Esiodo — da (lian Hinaldo ('arli i 11 torno alle satire cd epistole volgarizzate da Francesco Borgianelli e dedicata un’altra lettera. al Betti-nelli, ove Stefano Paliavicini, al paragone col Borgianelli, ri-porta su di lui la palma. —- Dopo la versione in isciolti del-1’ epiüola sellima di Orazio a Mecenale, munita di argomento e di copiosissime note critiche, storiche, filologiehe, il volume si chiude con l’esame della seconda parte della traduzione corsettiana, edita dal Bertöla (1782) e contenente le satire e le epistole: per il Nostro, il Corsetti andava messo prima del Borgianelli, ma dopo il Paliavicini. Nella nona delle Leltere da’ Campi Elisi agli Arcadi *), il Bettinelli avea sentenziato 11011 essere la lingua e la natura degl’italiani atta alla poesia satirica coltivata da Orazio e da Giovenale, n e il ’.-il ‘). E raccolsero copiosi elogi dai giornali ’) e dai letterati. 11 Cesari le portö alle stelle, nella prefazione al suo Orazio (1792); il Sibiliato ne prendeva motivo per fare una lezione sopra un passo dell’epistola ai Pisoni neU’Accademia di Padova e ne magnificava, scrivendo alla Roberti Franco, «rabbondanza e la sceltezza dell’erudizione, la perspicaoia del glisto, la magistrale intelligenza della latina poesia, la fresehezza, evidenza, atticismo dello stile»"); il Tiraboschi se ne congratulava con lodi ancor piü sincere7); <*- Gian Rinaldo Carli, pur dolendosi 1) L’ ediz. oraziana del ltentlKij, usata dal Vannetti, sani stata |iro-babilmente quella uscita a Lipsia, I7(i4. 2) G. Horatii Fi. Opera, Parmae, MDCCXXXXI, typis Bodonianis. — Gli editori erano Gius. Nicc. Azara, Ennio Quir. Visconti, Carlo Fea e Stef. Arteaga. 3) Cfr. Clem. Vunn. Op. it. e lat. Venezia, MDCCCXXVII, Vol. III, pg. V ; questa seconda ediz. 11011 mi fn dato pero di rintraeciarla in nessun luogo. ') Vol. III-V (1M27-28), con molte correzioni ed ag'giunte <>'ia appron-täte dali’ autore, e un’ appendice di scrittarelli minori riguardanti la storia deli’ opera e un eccellente indice delle materie. 5) Cfr. l'Avvinö della puhlicaz. in un Supplem. alla Gazzetta di Ro-vereto, N." LXX1I, 1792, ristainp. nella- Gazzetta Urbava, Venezia, N.° 7!!, 12 sett. 1792; e quivi, N". 64, 9 ag. 1794, pg. 506-07 ; — la Gazzetta del Graziosi, Venezia, sett. 1792; — tiagifio del N novo Giom. il Gen io letter. d’ Europa, Venezia, Zatta, 1793, pg. 119; — Efemer, letter. Roma, 1793, N.i XXIV-XXVII, g'ivig. e lugl. (quattro articoli interessanti); — Giom. letter. Pisa, T. LXXXIX, pg. 219-92 ; — Entr. deli' ult. nenn, de.ll’ Acc. di Padova, 27 ging. 1793, pg. 30. I!) Lett. di Clem. Sibiliato al Bettinelli, 6 ott. 1792, in Clem. Vanu. Op. it. e lat. cit. Vol. V, pg. 217. 7) Lett. di CI. V. al Tiraboschi, 4 genn. 1793, Ms. Bibi. Estense, Modena. al Bettinelli d’essere stalo combattuto dall’autore, confessava chc il pregio deli’opera meritava *1’ universale approvazione di tutti quelli ehe conoseono cosa sia serivere con puritä di lingua e gustano la sana critiea nell’ intelligenza de’ elassici antichi e particolarmente d’Orazio» *); e Ippolito Pindemonte, in fine, esaltava l’amicp nel tessere 1 'Elogio al Gozzi2). Trenta o quarant’anni piü tardi altrimenti ne giudieava Camillo Ugoni, quando seriveva: «tale Comento non 6 senza merito; ma vi si seorge piü erudizione ehe buon gusto; lo stile n’6 arido e pedantesco, e la lingua morta vi amraazza la lingua viva» 3). Giudizio 11011 del tutto sballato; piü benigno era quello ancor piu reeente di Cristiano Schneller, secondojl quäle le Osservasioni del Vannetti «sind das Werk langer und fleissiger Studien über den römischen Dichter und selbst heute noch in ihrer geistreichen geschmackvollen Fassung für jeden Freund desselben lesenswerth, soweit auch die strenge Methode der neuern philologischen Kritik über Vannetti ’s Zeit und Anschauung hinausgeschritten sein mag» '). Realmente non pochi nö lievi sono i dit'etti doll’ opera vannettiana. La materia vi 6 disposta in troppi opuscoletti non bene legati fra loro e mancanti d’ unitA perfino nella loro sin-gola coslruzione. Sovente la loro mole e pari, se non sover-Chiata, dalle annotazioni, e quasi ad ognuno seguono delle ap-pendici, con note all’opuscolo, note aü’appendice e contronote alle note5). Vero e che talune digressioni, coine gli accosta-menti di örazio al Berni °) o la polemica contro le capestrerie del Galiani7), o altre intoriio ai costumi dei romani o alla bio-grafia del Venosino, sono interessanti e utili; ma esse vi furono seminate col sacco e troppe volte a puro sfoggio d’ erudizione. Lingua e stile poi softrono delle solite magagne dei puristi: affettazione, sussiego, pedanteria R). ‘) Lett. fiel Bettinelli a CI. V. 20 febbr. 179!!, in Clem. Vcinn. Op. it. e lat. cit. Vol. V, pg\ 229. *) Gasp. Gozzi, Opore, Venezia, 1794, Vol. I, pg. IV’. :i) Biografia universale, Venezia, 18.'i(), vol. 40, pg. 53. ') Skizzen und Cnlturbilder aus Tirol, Innsbruck, Wagner, 1877, pg. 239. r') Di questo dit'etto, avvertito da se o additatogli da nltri, il Vannetti eerea scusarsi nel dialogo Gli xtiuli, csdito nel lunario L' eremita del Mar-ehesani, Rovereto, 179.'!. Gran parte del dialogo e un’ apologia che 1’ autore fa della propria ojicra contro le consure, o piuttosto dispregl, de’ concittadini roveretani. Nota (> alla prosa sulla versione del Necchi Aquila, nel vol. I. 1) In quella stessa prosa. Al Galiani avea perö rivedute le bucco ancor |>riina il Calxabit/i, Lettera ad un suo amico sopra i nuovi comenti alle poesie d’Orazio dell’ ab. Galiani ecc. Livorno, Falorni, 1788. s) Una lacuna non lieve, trattandosi di chi lavorava attorno a un poeta, era, nella critica del Vannetti, anche la sua mancanzn di senso della prosodia latina. Lo confessava egli stesso, scrivcndo al Pederzani, di quei pochi endecasillabi italiani di Agost. Paradisi tradotti in esamotri latini nel suo Commentariolum de Iulio Turrattio (Op. it. e lat. cit. Vol. VIII, Ma non va negato altresi ehe gran parte delle conclu-sioni, a eui venne l’autore nell’esame dei traduttori oraziani, ö eosa guadagnata per sempre alla critica: poco felice nei componiraenti in verso inspirätigli dal poeta romano, egli 6 fe-licissimo nell’ indagare la natura e le bellezze della sua arte, e fra la congerie delle ottime osservazioni estetiche, critiehe, filologiche hanno tuttora da racimolare con frutto gli studiosi di lettere1). Non ci faccia speeie dunque neppure ehe il Giordani, dalla raritä deli’opera in Italia verso il 1817, argomen-tasse sullo searso valore di ehi 1’aveva seritta*): rammenta-vasene inveee, proprio in quel tempo, Piero Maroneelli, e la chiedeva compagna degli studi, onde cereava attutire i dolori del carcere Quasi tutti gli opuseoli oraziani erano dedieati a Saverio Bettinelli'). Da lui quindi era da attendersi il giudizio ]»iü be-nevolo. Ai 26 settembre 1792 egli trovava ditatti, serivendo all’amico, ehe Orazio non avrebbe avuto «piti bisogno di eom-menti. Erudizione vastissima, somma critica, ottimo gusto.... opera in fine, d’anni e
  • Se non che il Vannetti avea coinmesso l’ingemiitft di tributäre, nel Saggio sui sermonatori italiani, alte lodi al sermone del Gennari, diretto al Salvagnini e tutto eontro le lellere rirgilianc del Bettinelli; e contro una sentenza delle stesse era stato scritto l’intero Saggio. 11 Bettinelli non era uomo da lasciarsela passare. Una pg. 4), ehe la versione 1’ avea fatta a orccchio e eon 1’ aiuto di Co.stantino Lorenzi: «due, o tre mi sono venuti giusti al priino eolpo, e, giusti sempre gli ultirni piedi di tutti: I)oii Costantino poi ha corretto il resto, sugge-rendog'li pero io sempre le voei quand’ ei mi dieea che bisognava mutare. Ouesta e la lavola del zoppo portato dall’ orbo. 11 Costantino vedea eoi miei ocehi, ed io eamminava eolle sue gambe» (di CI. V. a Gius. Pederzani, 9 aprile I7SS, I\ls. pröprictä Dr. Franc. Cog'lievina, Cherso). *) Non tutti perö gli studiosi d’ Orazio, venuti dopo il Vann., rese.ro, come il Hindi (Q. <)r. Fl. opere purgate ecc. Prato, lKiir>'), giustizia alle sue «Osservazioni». E si, che, leggendo p. c. la traduz. e il eommento vannettiano all’ epistola xrttima, e’ e da restar sorpresi nel pensare alle diseussioni e ai dubbi sollevati dal Gruppe, dal Cima, dal I’ascoli e da altri sull' autenticitä o sulla costruzione di quel eomponimento oraziano ! V. Ein. Dubcneilctti, L’epistola 1, 7 di Orazio, in Ahne c l/onut, Firenze, lugl.-ag. 1900. — Nomina, del Vannetti, solo la «Villa d’Orazio», non le «Osservazioni», Wilh. Sit/m. Teuffel, Q. Horatiiis Flaccus, in «Einladung zur akad. Feier des Königs Karl von Württemberg' an der Kön. Eberhard-Karls-Universität Tübingen», Tiib. IHtiS, pg. I. — Curiosamente scambiato con lo spagnuolo Celrstivo Mtt.s.siicco, altro eommentatore d’ Orazio (Genova, 1H0H-11) e il Vannetti in Val. Xmnbra, Prova d' un volgarizzam. dell’Epist. d’Or. ai Pisoni ecc. nel «Progr. dell’i. r. ginn. sup. di Trento», Trento, lS7(i. ä) Alf. Hertöldi, L’ amicizia di P. Giord. con A. Cesari, § 111, lett. da Milano, 28 maggio (1817), in Prose critiehe di storia e d’ arte, Firenze, Šansoni, 18!)!). ;i) Ale.ss. Lazio, Antonio Salvotti e i processi del ventuno, Koma, 1901, pg. 201, Lett. di P. Marone, al Salvotti, 21 ag. 1821. ‘) Cio£, tutti, meno la critica al priino volmne della trad. corsettiana. •^) Giern. Vann. Op. it. e lat. cit. Vol. V, pg. 214. slifi anonima reeensione all’ opera vannettiana uscl di 11 a poco nel «Mercurio italiano» di Vienna1). Dopo un esordio di smac-catissiini elogi sulle generali, s’ occupava soltanto del Saggin testö nominato, traendo le eonclusioni deH’autore a conferma, nientemcno, della sentenza bettinelliana, e, eon velenosa ironia, citava, come prova che la lingua italiana 11011 fosse atta alla satira, 1’ epislola settirna tradotta — diceva — dal Vannetti «con isquisitissimo studio maraviglioso, sentendo noi gifi dire agli ainici suoi stessi esser quella piü latina che italiana di stile e di fräse, intendersi appena da chi ben possede 1’originale, abbisognar d’un comraento come il Tacito del Davanzati: onde alcuno potrü porvi questo titolo: Epistola del Vannetti tradotta in talino e rischiarafa da Orazio». Non bastava: un’altra reeensione, del Volta, ma inspirata dal medesimo Bettinelli, piü accurata nella forma, ma 11011 meno demolitiva nello spirito, veniva publicata contemporaneamente, o quasi, nel «Giornale della letteratura italiana» di Mantova2). Come se nulla fosse, Diodoro Üelfico (il Bettinelli) ebbe anche la t'accia tosta di inviare c.opia dell’ articolo suo all’amico Cimone Doriano (il Vannetti); il quäle rispondeva gareggiando nell’arte di sputar dolce iughiottendo amaro: *ho fatto di sa-poritissime risa in gustar tutte le piü recondite finezze del suo dettato... Or noi siam pari pari... il suo articolo... difende Lei, e ’l mio libro difende me» :i). Ma subito dopo raccolse i due articoli, del «Mercurio» e del «Giornale mantovano», e, fornitili di postil/e anonime, per mezzo di Ippolito Pindemonte li fece comparire nelle «Memorie per servire alla Storia Letteraria e Civile», dirette dall’Aglietti a Venezia1). Le postille difendevano caldamente il Gozzi, nel quäle il Bettinelli, malgrado 1’ esame del Vannetti, 11011 avea voluto riconoscere i caratteri oraziani, e, fra altri bene appo-stati frizzi, replicavano a quello bettinelliano circa 1 ’epislola ') 1792, N.° 8, pg. 258. — Di qiiosto giornale, che nelle biblioteche di Vienna non mi tu (lato di trovare, leggo nell’ opera del inio valente e inilimonticabile maeslro Arturo Farinclli, Deutschlands und Spaniens lit-terarische, Beziehungen, §. XV, in Xtnc.hft. f. vert/lrich. IÄtte.raturyexeh; Weimar (estr.), ch’ (^sso era «ein Blatt, welches, als Vermittler zwischen deutscher und italienischer Litteratur diene», edito mensilmente a Vienna, da un g'iovane Mnrt|uis Valari creinonese, come diceva I’ at>. spag'nuolo Giov. Andres in una lettera del a suo fratello. — L’ articolo del Bettinelli publicatovi mi e noto dalla riproduzione che il Vann. ne fece nelle Mcmorir ecc. di Venezia. Cfr. anche ('Im 1. Vann. Op. it. e lat. cit. Vol. V, pg. 1!)H sgg. !) J71)2, I*. I, 'F. I, p<>'. 14-äi!. — E vedi lett. di Clem. Vann. a Ipp. Pindemonte, lti febbr. Ms. Bibi. Civiea, Trento; ov’e detto della parte avuta dal Bettin. nell’artic. del Volta. Lett. di CI. V. al Bettin. 9 genn. 17!)3, in Clem. Vann. Op. it. e lat. cit. Vol. V, pg. 220-21. ‘) 175)3, N." V, ]>{<■. 33-:l4, cfr. ivi Vol. III, ag. 17!)3, Vol. IV, sett. 1793, po\ 46-47 ; Vol. VI, nov. 1793, pg. 53. settima, ch’essa era «tradotta in latino e riachiarata da Ora zio... par cornodo tli. colovo, che non sanno la propria linputt». ContrO il Volta i lagni erano ancora piii aspri, specialmente per le censure eh’ egli avea latte alla lingaa e a Ho stile del libro. Oltre ehe con le postille, il Vannetti rispondeva ai suoi critici aguzzando la punta deli’ epigramma: A to cedim gl’ ing'eg'ni sopraffini, o Volta, in tar lo spog-lio do’ Trattati: ehe, se li recan gii Mitri nbbrevlati, tu gli spogli davvero e gli assassiai ! *) E contro il Bettinelli: Bettinel, quel ehe tu hai (atto del mio libro il ehiami K4ratto; e a ragion, perehi'. ne cava tutto il btion ehe vi spieeava. Piii mordace quest’ ultimo: I)ella stessa evidenca a g'ran dispetto eome non sn.s e. r i, lineh’ abbia vita, ogni atorisino suo piii falso e inetto un letterato veechio e g'esuita V . «Se il Bettinelli», — seri veva il Vannetti al Pindemonte, — avesse ribattuto ragion con ragione e convintomi d’error vero, voi sapete ch’io mi sarei ricreduto e 1’avrei ringraziato; nia venirmi innanzi con falsita e malizie, e pfvtender di farmi tacere a torza d’elogi palliati, laddove io con lui son proceduto con ogni lealtA, ed esattezza? Oh ella non 6 temerita da la-sciare senza un po’ di gastigatoja» 2). Non potendo battere il cavallo, il Bettinelli .si diede a battere la sella; public,6 cioö o fece publicare un anno dopo, nel «Giornale della letteratura italiana» di Mantova3], un ar-ticolo, ovc se la prendeva col Gozzi e oi Lett. di CI. V. a Gius. Pederzani, 19 lugi. 1794, Ms. fam. Vittori, Kovereto, ove sono parecchi particolari della con-troversia. ‘) (i. Gozzi, Opere, Venezia, 1794, T. I. p g'g'. 71-102. 5) 1794, ai 9 agosto. L’Arteaga avea da saldar col Vannetti de’ vecchi conti *). Attaccato da 1 ui, fln dal 1785, nel serrnone a Ipp. Pin demanti',*), avea replicato tosto con una nota alle sue liivaluzioni del teatra mmicale ilaliano3); ma poi tutto era flnito in uno scam-bio di lettere4), ehe aveano lasc.iato il tempo di prima. Circa sette nuni dopo uscivano le Osservasioni vannettiane, recanti la critica all’Orazio bodoniano, cui l’Arteaga avea collaborato c-on grande zelo. Sapendo di aver a che fare con uno di quegli spagnuoli «presti a ricevere ogni cosa in sinistro» 5), il Vannetti dichiarava d’essersi t'orzato di «lavorare con diligenza e con gran riguardo di non dar nel maligno e nel mordace» ; e della sua tatica gli dava lode segnatamente il Tiraboschi. Non fu d’egual parere l’Arteaga, il quäle rispose, a nome dei quattro editöri, con una Lettern al signor Iiodani, stampata in Cri-sopoli, ossia a Parma “): la critica subita era meramente affare di odio personale; stando a Rovereto, con dne o tre edizioni d’Orazio alla mano, il Vannetti avea osato rivedere il lavoi'o di chi avea consultato infinitA, di codiei, egli, povero di spirito e sciocco pedante, che non vedeva piü in hi del suo adorato Bentley! Sülle prime il Nostro parve intenzionato a serbare il si-lenzio 7); ma, poichö la lettera dello spagnuolo (di cui, ne ignoro il perchö, in Parma era vietata la vendita) si spacciava con gran furia a Milano, a Torino, a Londra e in altre cittii capi-tali, e le Efemeridi romane *), dandone il sunto, s’erano guar-date dal decidere la questione, si lascio convinc.ere dal Peder-zani a non mettere le pive nel sacco, nö a limitarsi, come diceva, da ultimo, di fare, a un paio di righe nelle (limite, che avea sul telaio, per un’ altra edizione delle Osservasioni. Publicö dunque, in foglio volantc, una lettera all’ amico Sopra la risposta del Sir/. Ab. Sief. Arleaga ali' esame deli'Edizione Bodoniana d'Orazio9): ammetteva di poter essere con fu tato solo in un passo o due delle proprie censure, prometteva piü ampio discorso nelle (Hunte alla sua opera, e dichiarava di ‘j Era uno tlei tanti gesuiti spagnuoli emigrati in Italia verso il 17(>7 dopo la soppressione dell’ ordine. Cfr. Vitt. Cian, L’ iminigraz. dei gesuiti spagnuoli letter. in Italia, Torino, 1895. 2) Publicato a Rovereto, Marchesanl, di nuovo a Verona, Moroni, 178ö, e in Clem. Vann. Op. it. e lat. cit. Vol. VI, pg. 277. 3) Venezia, Palese, 1785, II ediz. T. III, pg. 345. >) Clein. Vann. Epistolario scelto, Vene/.ia, 1831, lett. all’Arteaga, 2 die. 1786 e 28 febbr. 1787. 5) Lett. di CI. V. a Gir. Tiraboschi, 4 genn. 1793, Ms. Bibi. Estense, Modena. (1) 1793, pg. 137. 7) Lett. di CI. V. a Gins. Pederzani, 3 ag. 1793, Ms. fam. Vittori, Rovereto. *) 1793, N.i 33-34, 17 e 24 ag.; cfr. anche N.° 29, 20 lugl. 1793. °) In Rovereto, con la data 4 sett. 1793. non vedere nell’avversario che «romor di bravate, nelle cose men rilevanti lusso d’erudizione, silenzio lä döve e il nodo». Questa replica ebbe subita ristarapa a Milano ‘) e a Venezia 2). Quivi stesso, nelle Me m orte. dell’Aglietti3), il Vannetti era difeso da Luigi Bramieri con una lettera al direttore della rivista; e difeso e lodato altamente, proprio per le critiche al-1’ edizione bodoniana, veniva anche dal bavarese Antonio Drexl nel siio SpicUe.tjium oOserrationum in J'/teocritum, uscito in Pavia '). Nel corso degli sc.arni appunti, c.he ho mandati innanzi, sugli studi oraziani del Vannetti, i^’ö avuta occasione di toccare delle sue idee intorno al modo di tradurre Orazio, e di vedere com’egli tentasse anc.he di metterle in pratica., Di aver risoltd l’eterna questione della traducibilitä cielle poesie liriche col proporne la versione in prosa, io gli fo plauso, nö mi pare ch’egli abbia poi smentito se stesso traducendo in versi infeli-cissimi l’ode (111. 13) alla fonte di Bandusia r), nö che l’abbianp smentito a 1 tri venuti dopo di lui, pure, se, abbandonata la rima, si appigliarono ai versi ritmici. Vinsero la prova nel tradnrre Catullo in metri barbari il d’Annunzio, il Mazzoni e il De Titta0); non riescirono, — facendo per Orazio altrettanto, — a sopprimere in noi il desiderio di ritornare alle inarrivabili bellezze doll’ originale, nö il Chiarini, nö il Mestica, hö il Ca-vallotti, nö il Rapisardi7). Me ne appello a un giüdice non sospetto d’incompetenza: «tradussi in prosa», scriveva test6 ’) Notide letterarie, Motta, 1793, Vol. XIV’, N.i 40 41. *) Mi mori" per serdre. alla Stör, le.lt. e de., Venezia, Vol. VI, nov. 170«}. :i) Ibid. Vol. IV, sett. 17i).‘J; la lett. ha la data di Piacenza, 18 ag. 1798; 6 anotiima. ') Nella Hihlioteca 1'Wteniastica, dirctta dallo Zola, vol. IV, pg. 22. ■') Ülem. Vami. Pros« c poo.sio iiuid. Milano, Bernardoni, 1S36. P. II. pg. 192-93. (i) Cex. De Titta, Saggio di traduz. da Catullo. Lanciano, 1890; con nn’assennata prefazione in torno al tradurre. 7) A tutti superiore forse il Chiarini. Elegante ancho il saggio (tro|>po brevo) du tone dal prof. ('. Cristofblivi in «Strenna trentina Letter, e Artist, per 1’anno 1894», 'I'rento, Zippel, 1893, pg. 110 sgg. ; in «Progr. d. Ginn, comun. sup. deli’a. 1894-90», Trieste, Caprih, 1895 (e.str. «Bri-ciole oraziane», pi»'. 5): e in qualche strenna ancora. — Abortitissiino invece, ancho per le scarse doti di lingua e di stile, il tentativo di (!. Uritli nel rendere niinu/.iosaniente le arsi e le, tesi dei versi latini (Le liriche (li Q. Orazio Flacc.o recate in ital. col ritmo deli’ origin. Sondrio, tip. soc. valtellineso, 1894). Cfr. p. e. <|iiivi, Odi, I. II e la Irade.zionc ben di versa datane da Giov. l'anvoli, Lyra, Livorno. 1899®, pg. LXX. Beuche, non «>o a che giovi la riproduzione italiana del metro di quell’ ode! Co’ suoi du« ottonari ital. appaiati mi paro ehe neppur (|ni Carlo T,vcavi (I eannl (li Q. Orazio Fl. trad., Bologna, 19).t, pg. VI) abbia raggiunto il suo seopo (vccchio sco[)o) di «ottenere sn 1’animo e la mente dei lettori quell’ eflftitto ^ medesimo,‘ehe otteneva ne’ suoi contemporanei lo scrittorc original«), o, almeno in parte, quello eh’ egli ottieno ora letto nella sita lingua», Giosuö Carducci, «perchö in rima o ritmicamente non saprei r non rorrei» '). Tacita conferma di quanto voleva Clementino Vannetti. Altro 6 il caso dolle poesie satiriche e didascaliche. Qui 11011 legame di strofa o di rima, ne gravi difficoltft di metro, dacclič, per ehi non voglia giovarsi dell’ esametro, 6 piü che sufflcente il nostro endecasillabo sciolto. Soverchia importanza diede il Gazzoletti alla questione della lingua, «di quella lingua viva e parlata, onde in tale parte de’ suoi lavori poetici si valse Orazio; mentre noi, 11011 nati e non vissuti in riva al-l’Arno, e quindi ridotti a cercare e formare il nostro frasario sui libri e sui dizionarl, ci troviamo fieramente impacciati ogni qual volta si tratti di esprimersi con un linguaggio spigliato, sicuro, formato al buon uso, e quäle appunto si richiederebbe nel caso nostro, per essere degnamente sostituito all’ antico» 2). Piü che di lingua, io farei questione d’intonazione di stile. E un’ intonazione di atile familiare, quando a scatti e quando fluente, quando conciso, rapido, scolpito e quando arguto, dis-involto, noncurante (ma solo in apparenza), si puö sempre ot,-tenere anche c.011 una lingua di eonvenzione. Gli e per ciö, che ci sentiamo di gustare un’ opera straniera in differenti tra-duziohi fatte in differenti secoli; gli e per ciö che a me piace un sermone oraziano nella versione toscana (certo la migliore) del Chiarini o del Vescovi, ma 11011 trovo nemmeno tradito il carattere del pocta in quella del Gazzoletti o del Vannetti. Di quest’ ultimo sono parecchie le prove rimasteci. A stampa, oltre alla citata epistola settima, abbiamo la quarta, l’ottava e la diciasettesima del primo libro, e la satira seconda del libro secondo a). Altre, magari non condotte a termine o appena avviate, giacciono di certo ancora inedite negli zibal-doni di studio, che del Vannetti si conservano nelle biblioteche di Rovereto e di Trento. Non tutte ne in tutto telici, bcn in-teso: il traduttore non ha piü in mente le rcgole, giusta le quali avea trattato Teocrito, riproducendo cioe-1’ originale «secondo il gusto della nostra poesia» e procurando di t'ar parlare il poeta «come avrebbe parlato egli stesso in versi italiani, so il destiii lo serbava al seeol nostro» '); ma tal volta ha voluto in quella vece gareggiare con lui di concisione, fino a mantenere il numero degli endecasillabi pari *) I tre primi epodi d’ Orazio, •sag'g'i di versione ; in «Nuova Anto-log'ia», Roma, 16 die. 1902. 2) Ant. Gazzoletti, Seelta di poesie öraziane volgarizz. e commentate; edite da V. Zambra in «l’rogr. dell’ i. r. Ginn. sup. di Trento» (Trento, 1897 e 1898), P. I. pg. 8. 3) €lem. Vann. Op. it. e lat. eit. Vol. V. pg'. 242-49. 4) Versi d’ Erotico (C. Rosmini) e di Cimone Doriano (CI. Vannetti), s. 1. nfe a. usciti in Rovereto, Marchesani, 1783 ; pg. (i; 1’ idillio di Teocrito tradotto e il XI. a quello degli esametri, o divenendo quindi stentatissimo; tal’ altra, per iscrupolo di fedeltA sino a lasciare ose,uri i passi oscuri del testo, fini col rendere incerto anche il senso de’ piii chiari: p. e. i versi dell’epistola sel tirna: Prova, s’ or vag'lia a render lieto i doni. Non mal parit) del softerente lllisse Telemaco ligliuol, chi li capirebbe senza rieorrere al latino: Inspiee, si possnm donata reponere laetus. Ilaud male Telemaehus proles patientis ITlixei'? II verso, in fine, lascia desiderare nn po’ piii d’armonia, o, almeno, quanta ne comporterebbe-il genere letterario per s6 stesso. Tutte queste raende 11011 sono pero tali da tarči negare il pregio dell’insieme, che sta nel rendere fedelmente lo spirito del contenuto e il gioco stilistieo del la forma; e pure la lingua, una volta accettate per convenzione le predilezioni del Van-netti purista, bisogna riconoseere ehe vi (i ricca e varia, assai piii al certo ehe nel meno areaizzante Gazzoletti. La versione inedita, c.he produeo, e tolta dal ms. 45f> della Biblioteca Civica di Trento; in mala eopia, e piena di cancellature, di pentimenti (> di noterelle, ma ar n vata, čredo, all’ ultima mano1). Se nell’epistola settima, come giustamente dice il Gius-sani, «e’e tutto il carattere d’ O razi o 2), ha mostrato perö buon fiuto il Vannetti a tentare, do]>o di quella, anche la traduzione della satira terza del libro secondo, un vero poemetto, per la mole, e modello della nuova maniera introdotta dal poeta in questo libro, dove, allontanandosi dall’andatura quasi casuale del discorso, proprio alle satire del primo, 1’argomento viene sceneggiato, come nell’antica natura dramatica. La vicenda continua degl’iriterlocutori, che rendono viva e vera la discus-sione, ha lasciato perplesso il Kiessling, il quäle, scambiando la perpetua fusione per confusione, fece rimprovero al poeta di non far capire molte volte, s’egli parli sni serio o da burla. Gli rispose il Giussani con una pagina eh’ 6 la migliore intro- ‘) Porta la data : «comineiata ai ÜK «'cnnaio 177!), (inita ai \ maržo 177‘J, a contare ai 5 di maržo». Stando al tempo dunque non si potrebbe parlare di una lingua purista, adoperata qui dal Vannetti, poiche il suo ha t tešimo iti Dante e conscsgmsnte purisino va pošto dopo il 1786. Ma la tenden/.a agli arcaismi ei 1’ebbe, piti o meno, sempre, avendola ereditata dal padre berneg'giante in poesia e boeeaccevole in prosa. Molte corre-zioni, del resto, nel nianoseritto potrebbero essere ((('.gli arini maturi. — Delle noterelle, non tutte leggibili, rilerirö a pie della versione quelle che mi paiono piii interessanti, segnandole con la .sigvla I’. 2) Carlo Giussani, Letteratura Romana, Milano, Frane. Vallardi (1900?), pg. 254. duzione alla lettura di quella satira e che io riporto hen vo-lentieri *). «L’ argomento 6 la sentenza stoiea che ogni vizio 6 pazzia, e che pazzi son tutti gli uoinini, o quasi, perche tutt.i, ad ec-cezione del sapiente (im’ araba f’enice), hanno im qnalche vizio; ma öi'azio si propone due scopi: da im lato illustrare il liucleo veramente serio e ragionevole della sentenza stoiea (e la eon-seguenza che ne viene: il dovere dello scambievole compati-mento e della scambievole tolleranza: si che anche questa satira e parallela alla terza del primo libro); dall’altra mettere in ridicolo e la pedanteria e la assurda esagerazione della pre-dicazione stoiea; epperö Orazio fa teuer la sua predica a im Damasippo, mezzo marto per davvero e convertitosi allo stoi-cismo per la predica d’ uno di quei predicatori stoici cappuci-neschi, de’ quali c’era allora un certo numero a Roma, oggetto di ammirazione e di risa secondo 1’ umor della geilte. Ora Orazio sa far andar insieme i due suoi intenti, continuamente intrec-ciali insieme e insieme fusi, per modo che il suo discorso 6 continuamente serio e scherzoso ad un tempo; e per l’aggiunta anche, che Orazio fa, di alcuni tocchi di semiseria autocritica, risulta un complesso che b di un umodsmo inarrivabilmente fine e geniale». *) Ibid. pg. 261. — Gi;\ prima
  • 5 St ort'mio. (ir. 75 onde ini poser di Mercurfale le popolose piazze il soprannome. Lo so, cd aimniro, che tu sia guarito da qnel malore. Appunto il inalor vecchio fu da un liovello in ammirabil g'uisa snidato, coine avvion, quando di punta o di capo dolor as pro sen passa a lo stomaco : ovver quando il letargico pugi 1 diventa c ’1 suo medico inealza. Purchö nulla tu faccia di simile a questo, sii qual pili ti piace. O caro, sappi, per 11011 errar, che pazzo sei tu ancora, c ehe lo son tutti gli stolti, se pnnto il ver narra Stcrtinio ; ond’ io questi, doeile, trassi alti precetti il di eh’ ei, consolandomi, la saggia ni’ inipose di nutrir barba e dal ponte Fabricio di tornar non mesto in viso. Chü, riuseiti a male i fatti iniei, nicntrc saltar volea, eoperto il capo, nel ti ume, ei giunse in destro punto e : Guarda di 11011 far cosa di te indegna : un tristo rossor t’ agita, — disse, — ond’ hai ribrezno di passare per pazzo in mezzo a’ pazzi. Che prima io cercherö, che sia impazzire: se tal difetto lia in te sol, parola piü non dirö, si che da eroe 11011 muoia. Colui, ehe, cieco, rea stoltezza guida ed ignoranza di qualunque vero, il portico ed il gregge di Crisippo dicliiarano per pazzo. II popol questa regola, questa i regi grandi abbraccia, eccetto il sapiente. Or la ragione odi, perchfe coloro, ehe di pazzo a te imposero il uoine, al pari tutti vaneggino di te. Come in le selve, allorche i passegger qua e la dispersi giii toglie errer dal dritto calle ; a malica quegli, questi va a destra ; un solo errore delude entrambi, ma per varie vie.: tu pazzo in guisa tal erediti, ehe chi beft'a tua persona, ei pur la coda non pili saggio straseini. Di follia un geliere si trova, ond’ uom paventa eose da non temer ; si ehe nel mezzo d’ ima piauura e luochi e rupi e fiuini si lagna ehe il trattengono. Diverso ävvene un altro e 11011 piu sano, ond’ uoino si precipita a’ fuochi in mezzo e a’ fiumi: grida la eara madre, 1’ onorata suora, i parenti, il genitor, la moglie: ‘Qui e un’alta cava, qui un grau masso: guarti!’ ei nulla pivi udira di quel ehe uu giorno udi Fufio ubbrlaco, d’ Iliona mentre dorme le veei, fra dugento mila a gridar intesi Cazieni: Madre, te invdeo! Error a questo eguale 10 mostrerö, ch’ ö quello, onde vaneggia 11 vulgo tutto. Damasippo impazza in comperare antiche statue : 6 sano chi a Damasippo fa credenza ? Or via : ‘Prendi’, s’ io ti dicessi, ‘questa roba per non piü rifcornarmela’; saresti pazzo a pigliarla ? o non piuttosto sciocco, rigettando nna bazza, che a te inanda favorevol Mercurio ? Scrivi: dieci mila sesterzj io ricevo da Nerio ; non basta : cento carte ora v’ aggiugni dcl grupposo Cicuta, aggiugni mille catene : scamperA 1’ infame Pröteo da tai legami nönpertanto ; e quando in giudizio il trarrai eon non sue g’uance ridente, egli un cinghial, poscia un uccello diverrii, quindi un masso, e, dove il voglia, un albero. Se il far male i negozj proprj 6 da pazzo e il farli ben da savio : e di molto piü guasto, a me lo credi, il cervcl di Perillio, che tal carta detta, cui tu non fla ch’ unqua eancelli. Che m’ oda io voglio e che la toga assetti chYunque per malvagia ambizi'one o d’ oro per desio pallido ha il volto, chYunque avvampa di lussuria o d’ egra vana religi'on o d’ altro inorbo di mente. Voi qua a me 1’ un dopo 1’ altro, mentre tutti impazzir inostro, venite ! Dar conviene d’ elleboro agli avari la piü gran dose, ch’ i’ 11011 so, se ad essi buona ragion tutta Anticira assegni. Di Staberio gli eredi sul sepolcro incisero la somma, condannati, non facendolo, a dar ben cento paja di gladiatori.al popolo, un banchetto a piacere di Arrio e grano poi quant’ Affrica ne miete. Sia Iravolta questa rnia volontate, nia diritta, non farmi il barbn addosso. Io son d’ avviso, che 1’ accorto Staberio prevedesse.... Qual mira ebbe egli dunque allorchö volle che gli eredi scolpissero de’ beni la somma in su la pietra ? Un vizio enorme ei, linelie visse, poverta. credca, e nulla schivö mai con piü d’ ardore ; laiche, so morto fosse per disgrazia d’ un sol quadrante men ricco, sarebbe a se stesso sembrato un uoin ribaldo. Poiche tutto, virtü, fama, splendore, e le divine e urnane cose a 1’ alme ricchezze omaggio prestano, e chi queste avrA ammassate, sara illustre, invitto, g'iusto. E savio V Anche savio, e rege e tutto quel ch’ essere vorrA. IJn tale acquisto, qual frutto di virtü, sperö che a lui fosse per arrecar non tenue lode. Dam. Stert. £ (J h e di simile a qitesto il greco fece Aristippo ? che in mezzo de la Libia a’ servi eomando di gettar 1’ oro, >oichö, gravi pel peso, andavan lenti. Jhi e piu pazzo dei dne V Non vale esempio, che un dubbio scioglie con un altro dnbbio. Se eoinprasse talim cetere e insieme, eomprate, le adnnasse, ne di eetra dedito al suono ne di lnnsie’ arte a genere verun ; se scalpri e forme non calzolaio, niarinosche vele de’ traflici inimico, a ragion tutti delirante il direbbero e insensato. Come e diverso da costor ch’ insacca oro e danari, ne de’ beni accolti sa prevalersi e di toecarli teme, quai saere cose V Se talim di biade im gran mncehio vegghiasse, ognora ritto con iiinga canna, nö di lit si ardisse, affamato padron, pigliarne un grano, ma d’ erbe, parco, si eibasse amare ; se di Chio stando e di Falerno vecchio mille tiaschi in cantina, qnest’ e nul la, treeento mila, ei si bevesse aceto mordaee ; di pili ancor, se, di ottant’ anni men uuo, in sni paglion dormisse, mentre ricchi strati, di tarme e di tignuole pascolo, gli mufteggian negti armadi: a pochi certo sembrerebbe pazzo, per la ragion, che da lo stesso morbo sono i piu degli uomini agitati. Forse perclie il tuo liglio o, peggio ancora, perehe erede il liberto le trangugi, vecchio odioso agli Dei, tu custodisci queste ricchczze, onde a te non ne manchi ? ma quanto poco sottrerä dal mucchio ciascun giorno, se ad ugner cominciassi con miglior olio i torsi e il capo, immondo per 1'orfore negletta V e perehe mai, se ogni micca a te basta, fai spergiuri e truffi e rubi da ogni parte ? sano tu di cervello ? Se ’1 popolo e i servi, col tuo proprio denaro comperati, prendessi a lapidare, ad alta voce tutti i fanciulli e le fanciulle pazzo ti chiamerebbon. Quando tua mogliera col laccio e col velen tua madre uccidi, hai la testa in buon esser'? Tu dirai, ehe ne commetti un tal delitto in Argo, ne col pugnal la genitrice ainmazzi, qual mentecatto Greste. Pensi lorse ch’ cgli impazzisse in uccider la madre ? e ehe non lo agitasser le rie Furie mentecatto giä ]»ria, ehe intiepidisse ne la gola materna il crudo acciaro V Anzi, da che di mente non sicura fu Oreste riputato, nulla al certo fece, che tu a ragion riprender possa. Non Pilade assalir, 11011 ei la suora Medico. Opimio. Med. 2M Op. Med. Op. Med. Op. Med. Op. Dam. Stert. Dam. 211 Stert. Denn. Stert. Dam. Stert. Elettra osö con ferro ; solo enfcrambi maledice, di Furia il nomc dando a questa, a quello un altro, quäl •»'li detta la sfavillante bile. Opiinio, povero in menzo a 1’ oro cd a 1’ argento aseoso, il qual bere solen ne’ di festivi da CatnpA.no boccal vin Vejentano e vin guasto ne’ giorni ferYali, fu da grave letarg’o un tempo oppresso ; talche 1’ erede licto e trionfante agli scrigni d’ intorno ed a le chiavi di g'ia ronzava. Molto lesto e lido il medico costui sveglia in tal guisa : por fa una mensa e de’ danari i sacchi vi fa sopra versar; poi varj ainici fa che a contar si mettano : il buon uomo ei cosi desta ; aggiugno a ciö tal voce : Se tu non guardi il tuo, 1’ avido erede or ora sel torni. Mentr’io son vivo? Dunque per viver ti risveglia: attendi! Che cosa c’ö? Tu debile verrai da’ polsi abbandonato, ove alimento e sostogno efficace non ripari 10 stomaco cadente. Indugi ? presto : piglia il sugo di riso ! A quanto avuto ? A buon prezzo. Ma a quanto ? A ott’ assi. Oiinö che importa ch’ io perisca pel malore o per i furti e le rapine V Or dunque chi fia sano V Colui che 11011 e stolto. E 1’ avaro ? Egli b stolto e pazzo insieine. E se avaro talun non sia, per questo 6 sanoV No. Ferche, stoico ? Mi spiego. ‘Non ha (metti che detto abbia Cratero) 11 mal cardiaco quest’ infermo’. Dunque sta bene e s’ alzerA V Ei negherallo, che ’l flanco da malor (iero o le reni son travagliate. 11 tal non 6 spergiuro nsi sordido : una porca ai buoni Lari sagrifichi costui. Ma 6 vano e audace: lulvighi in Anticira ; e che divario e da donare il fatto tuo a un buffone a non usar mai ciö c’ hai acquistato ? Ricco per beni aviti Servio Oppldio, si dice, che in Canusio duc podori dividesse ai due flgli e che morendo cosi parlasse ai fanciulli chiamati dinanzi al letto : — ‘Poicht1! te, Aulo, io vidi portar gli aliossi a sen largo e le noci, 205 270 275 280 Againennone Stert. Agam. 2sr> Stert. Agam. Stert. 2ün Agam. Stert. :,on Agam. Stert. 305 Agam. 310 denarne e dissi parne; to, Tiberio, contarle intento o asconderlc ne’ buchi: temetti, non voi altri nna discorde follia agitasse e tu di Nonientano, tu non seguissi di Cicüta 1’ orine. II perche entrambi per gli Dei Penati io vi scongiuro : di sceniar tu schiva, tu di accreseere ciö, ch’ esser bastante giudica il pndre e che natura serra ne’ suoi eonfin1. Di piü, eon giurainento legherö 1' uno e 1’ altro, onde di gloria non vi prenda il solletico : di voi chi sara edlle ovver pretore, infame ed esecrato sia ! Che in eeci e in favo tu a gettar abbia ed in lupini i beni per tronfio passeggiar ncl circo e starvi ritto di bronsso, nudo de’ poderi e nudo, o pazzo, del paterno argento : appunto perche tu gli applausi istessi, ch’ ottieue Agrippa, ottenga, asttita volpe di leon generoso imitatriceV’ Perche proibisci, Atrida, che nessuno osi Ajace interrar V Son re. Plebeo, di piü non cerco. E giusto il mio comando ; pur, se a talun non ragionevol sembro, di dir ciö ch’ ei ne pensa impuneinente io gli permetto. O il piü grande de’ regi, a te diano gli Dei che, Troia doma, illesa ricondur possa tua flotta ! Dunque lecito lia di consultare e poscia di rispondere ? Consulta. Ajace, il primo eroe dopo di Achille, perche sta a infraeidare, ei ch’ e si chiaro pei tante volte liberati Achivi V forso perch6 di Priamo il popol tutto e Priamo di veder goda insepolto quello per cui tanti giovani e tanti privi rimaser de la patria tomba V Mille pecore a niorte il forsennato mise, gridando che uccidea 1’ egregio Ulisse e Menelao con meco insieme. E tu, allorchOi, di.una vitella in vece, la dolce tiglia in Aulide preseliti dinanzi a 1’ are e le cospergi il capo, empio ! del salso farro, il proprio senno conserviV E che vuoi dir? II pa/.zo Ajace che fece alfin, quando distese il gregge col brando V Da far onta a la mogliera si asten ne ed al figliölo : ed, imprecando molti, agli Atridi, sventurati eventi, non egli o Teucro o Ulisse stesso ofl'esc. Ma, per ritrar le sul nemico lido immote na vi, a bella posta i Numi placai col sangue. Agam. Stcrt. S te rt. o furioso ! Si, col inio, m», pure I. Chi sani. invasato 11011 furioso del giusto e del reo oprar in false idee da tumulto confuse, si avni in conto di sceino, ne šara divario aleuno, che per stoltezza ogli erri ovver por ira. Folleggia Ajace allor ehe gl’ innocenti agnelli mette a lil di spada : e tu, quando per vani titoli un delitto comnietti a bella posta, hai il tuo s on n o ? ed e puro da vizio il tuo cor, quando k rigonlio d’ orgoglio ? Se taluno amasse di condur seeo in lettiga una candida agnella, e drappi e ancelle a questa, conie a liglia, cd aurei arredi provvedesse, di bambola o bambina le desse il nome e a ragguardevol sposo moglie la destinasse, per decreto a costui il pretore leverebbe ogni diritto e de’ savj parenti in man ne passerobbe la tutela. Como V se aicun, di lnuta agnella in vece, la figlia inimoli, lia sano di mente? Non dirlo : adunquo, dov’ Os rea stoltezza, ivi is soinnia follia ; chi h scellerato, furioso sani nel tempo istesso ; colui, clie abbaglič farna al vetro eguale, Bellona, amante di sanguinee stragi, con tuon profondo intorno sbalordlo. Or bone, la lussuria e Nonientano piglia močo per man ; ch6 di follia ragion convinco nulla men gli stolti scialacquator. Poichö di patriinonio ricevette costui milic talenti, immantinente un oditto promulga, ehe il pescatore, il vonditor di fruito, il cacciatore, il profumior, del borgo Tosciin 1’ infame ciurma, co’ buftoni il pizzicagnol, col Vel&bro tutto il macello a sua casa la mattina faccian capo. Che avvieti V giunsero in folla : parla il ruflian : ‘Quanto in mia casa io tengo e quanto 110 la sua tien di costoro ciascun, stimalo tuo : c lo richiedi o ancli’ oggi ovver domani.’ A tali detti senti quäle risposta il giovin feo pien d’ equit;i : ‘Tu dormi stivalato 110 la nove Luc.ina, perch’ io mangi a cena del cinghial: con lo straschio da la vernal marisa tu cavi i pešci; io, pigro, indogno son tanto ricchczzo di posseder: portane via: por te un mili'on, per te piglia altrettanto e per te il triplo, per cui vion che corra di mezza notte la chiamata sposa.’ Insigne perla, da 1' orecchio tratta di Metella, d’ Esöpo il figlio (appunto per tracannarsi un mili'on d’ un pezzo) con 1’ aceto stemprö : come piü savio, ehe se gettato avesse il pezzo istesso in im l'iipido iiume,o in una fognaV I figli di Quinto Arrio, insigno coppia di fratelli, nel viver dissoluto, ne le inezie o nel mal g'enio geinelli, soglion ltiangiare a pranzo rosignuoli eomperati a gran prezzo : in qual dovranno classe andar questi saggi V con la creta si debb’ egli segnarli o col earbone V Far easuecie, aggiogar topi al carretto, giuoeare a pari, a caffo, su di lungo bastone cavalcar sc ad nom barbuto piaccia, eonvien che 1’ agiti follia. Or sc ragion dimostrerä, di queste esser cosa 1’ anior piü puürile, nč divario aleun esser che tu giuoc.hi in su la polve, qual solevi in pria fanciullo di tre anni, o che. geloso di eortigiana per amor sospiri: ditnando se farai ciö che, cangiato, fcce un dl Polemön : se deporrai del male i contrassegni, le fasciuole, il mantello, i collcttiV come quegli pien di stravizzo fama e che dal collo de’ fiori le ghirlande si togliesse a poco a poco, poscia che sgridato fu da la voce del digiun macstro. Quando a irato fanciul porgi dei frutti, ei gli ricusa : ‘Prendi, cagnuol mio crolla la testa ; se 11011 gliene däi, fia che ne brami. L’ amador scacciato in che ö diverso V allor che seco alterca, se debba andare o no, dove pur era per rieder non ccrcato, e fitto stässi a 1’ odi'ate soglic. ‘Non androvvi nfe meno or ch’ ella di suo proprio moto mi chiama V ovver risolvero piuttosto di una volta tinir le pene mie? Mi scacciö, mi richiama, ho da tornarvi ? No, sc anche mi scongiuri.’ Ecco uno schiavo di non |>oco piü saggio : ‘Quella cosa, 0 padron, che misura non conosce lie consiglio verun, trattar 11011 vuolsi con ragione e misura : ne 1’ amore regnano (|uesti guai : guerra e poi pace. Cotali cose di tempesta al pari volubili cd in seno a cieca sorte ondeggianti, se aleun stabili e lisse render procuri, nulla lia che ot.tenga piü che se d’ impazzire si studiasse con istabil ragione e con misura.’ Come? allorchö, da le Picene poxna 1 granelli in estrar, tutto g'ioisci, se avvien che de la stanza il ciel colpisca, sei in te stesso V e quando con 1’ antico palato storpi scilinguati accenti, coine i>iit sano sei di chi casuccie fabbrica ? ag'g'iuiigi a la stoltezza il sangue e stuzziea la fiannna con la spada. Poeo fa (i’ dieo), quando Mario, uccisa Ellade, si gettö da 1' alto, era eg'li da Cerure colpito ? o v ver tu forse assolverai quest’ uom di scossa men te da la taccia e lo stesso d’ empietate condannerai, dando, eom’e costume, noini a le cose fra di lor cong'iunti ? C’ era, un vecchio liberto ehe a digiuno la inattiiia correa con le man inonde per le piazze ; e : ‘Me sol (ehe gran facccnda,’ aggiugnendo, ‘e eg'li j>oi ?), me sol togiiete,’ gridava, ‘da la morte, che ag'li I)ei e facil eosa d’ambidue gli orecehi e gli oeehi era egli sano ; ina la inente eccettuär, vendendolo, dovea il padrone, se pur stato 11011 fosse di litigare amante. Anche sl fatta sorta d’ uomini colloea Crisippo ne la stirpe feeonda di Menenio. ‘Giove ehe i gran malor mandi e ritogli,’ diee la madre di fanciul giacente da einque mesi: ‘se fia ehe la fredda quartana il fanciul lasci, la tnattina di quel g'iorno, che tu i digiuni intimi, stani igliudo nel Tevere.’ Sia il easo o il medico ehe tratto abbia 1’ infermo dal precipizio, la impazzita madre lo ucciderä sil la gelata riva confitto e a lui ricondurrä la febbre. Da qual male costei sconvolto ha il capo? Dal timor degli Iddii. Queste son 1’ arini che a me Stertinio die, I’ ottavo saggio quäle ad amico, sicche d’ ora innanzi non mi udissi a sfidar senza vendetta. Chi pazzo dira a me, ne avrä altrettanto ; e a riguardare imparera le tasche ehe a lui rieadon da I’ ignota schiena. O stoico mio, cosi dopo lo seapito vender |»ossa ogni merce a doppio prezzo : di qual stoltezza, s’ (’•, pur ver ehe in vario specie si parta, eredi tu eh’ io impazzi V 1’oiche a me senibra d’ esser sano. E ehe? quando in man porta il capo tronco Agave del figlio sventurato, furlosa senibra allora a se stessa ? Io giä eonfesso d’ esser stolto (convien rendersi al vero) ed anche pazzo : dirnini sol, di quäle vizio d’ animo credi ch’ io sia infermo. Odi; prima tu fahbrichi, cioe a diru, imiti i grandi, da la cima al lbndo uoin di due piedi, e di Turbon ne 1’ armi beffl 1’ ardire poi maggior del eorpo e ’l portamento ; in che ridicol meno di lui medestno ? u forse giusta cosa che tutto quel, che Mecenate idea, voglia tu pur, che tanto dissinüle sei e a la gara inferior di tanto V D’ un vitello dal pie prenmti i tig'li d’ assente rana, poich’ un ne fuggio, uarra a la madre, come ininiensa bestia schiacciati avea i fratelli: essa dimanda, quäl fosse pur sna mole.; se a Ventura (e in questo dir gonfiossi) era si grande? ‘Maggior d’assai !’ ‘Forse cosl'?’ A la fine, poichö pivi e piü si rigonfiava: ‘S’ anche (disse) tu t.i rompessi, non saresti egual giammai.’ N011 k da te grau fatto quest’ inunagin diversa. Ora vi aggiugni i carmi (cioö aggiugni olio al cammino), cui s’ unqua uom sano feo, tu pur sei sano. Taccio 1’orrenda rabbia... Omai linisci! il lusso de 1’entrate vie maggiore... ßada a te stesso, Damasippo ! i mille di dame, di ragazzi i mille amori... 0 maggior pazsso, alfin scusa un minore! Verso I. In torno all» leziono cfr. Olem. Vann. Oporo it. e Int. Vol. III. pgg. 240-41. — V. 0. Ommesso nolla trud uz. ab ipxix del testo. — V. 7 sg. Qui Sanadon ampliliea (V.)— V. 17. Sn questo passo cfr. Op. lt. e lat. Vol. V, pg. 4(5. — "V. 24 sg. cfr. ibid. Vol. IV, pg. 141, — V. 40-48. II Kiessling fa dire tutti questi versi a Orazio. — V. 44. Axpro e’ & di piii. Di punta =- lat er im mixeri. — V. 51. Xarra — crepat, cfr. Op. it. e lat. Vol. IV. p. 14!l. — V. 521. Saggia, per siniili epiteti elV. Op. it. e lat. Vol IV. pg. 175. — V. 58. Staiupo di tCeren teinente dai noini dei due principal! interlooutori della satira «iik^Ui degl’ intorlocutori secondari, die hoho rifo-riti nel discorso fra Damasippo e Stertinio, narnito da Damasippo. Su «picsti pcrsonaggi cfr. Op. it. e lat. Vol. IV'. pg. 145, — V. 04. Piü eliiaro pereax del testo ehe il muaia sen/.a indica/., della persona. --- V. 08. Poptilox nel testo. — V. 80 sgg. Senafonte, Meniorab. I. 1. 14 ; «poichc dei pazzi, diceva, alcuni non teinono neppure Io eose temibili, altri teinom» anelie le oose da non teniere».— V. 87. II Vann. leggeva ool Hentloy : amica mater, non amica, mater (l’amante, la madro). — V. 80. Questo gvarti per guftrdati il Vann. 1’avea pcscato ne\V Orlando innamo-rata dol Jloiardo, V. ül. — V. 01 sg. Edonnit Iliana donnir le vooi, teuer le veei (V.). Cfr. ancho Op. it. e lat. Vol. IV. pg. 1(55. — V. I0!J sjj. Sul passo cfr. Op. it. e lat. Voll. III, pgg. 110-12 e IV. pg. 100. — V'. 100. Gruppaso o tartigliaxa (V.). Cfr. ancho Op. it. o lat. Vol. IV. pg. 175. — V. 122 sg. Omnix, vax, Hentloy. — V. 127. Da questo passo o da Sat. I. 1. 84-00 il Vann. oavft una speeio di cantroverxia rctorica sul tipo di quelle d: Seneea, nolla quäle ci doscrive in latino la sordidozza di un secondo Staborio, morto a Kovereto nel 1775. Cfr. Op. it. e lat. Vol. VIII. pgg. 00 o 00, lettero a Tal ia reo. — V. 1II2-Ü4. Sono parole sul sasso o nel testamentu? (V.). — V. 1!I4. II Lnmbino qui spiega male. Bene i Franeesi (V.). — V. 147. Sat. 1. 1. 02 (V.). — V. 150-57, Nel Kicssling dotti da Stertinio. K cfr. Op. it. o lat. Vol. IV, |>g. 1(57. — V. 158 sgg. Per le rclazioui «1 i questo passo, e, piii sotto, v. '124 sgg. oon Gasp. (Jozzi, cfr. Op. it. e lat. Vol. IV. pg. OJi. — V. 100. Maxae vlli signitica questo (V.). — V. 100. Parrectvx, difeso in Op. it. e lat. Vol. III. pgg. 241-42. V. 184. Confronto col Chiabrera, in Op. it. <• lat. Vol. IV. pg. ftp. Dei liberti vedi ancho Fedro (V.): il Vann. allnde forse 1 ib. III. 10. — V. 180. «II senso 6 questo, secondo nie: custodisoi tu tali eoso, ]>erehe a te non ne manchi, aftiuohe poi, avanzato, sieno un di preda dol flglio oec. I V. Da<‘ier, Katteux, Sanadon. i quali pare che vi capiscano uno schcrzo ainaro, con dire: in apparenza le serbi pol figlio, nia in sostanza per paura che non te ne manchi. La mia versione o in ognl senso» (Vr.). — V. 100. Oie. Parad. VI, del rieco (V.). — V. 108. Contro Scova, Sat. II. 1. 5!1 (V’.). — V’. 109 sg. Sulla lezione quid nit net/ne enim cfr. Op. it. e lut. Vol. 111, pgg. 242-44. — V. 210 sgg. «I Franeesi sembrano aver fatto le Satire d’ Orazio un soggetto <1 i prolisso dcclamazioni. massimo Sanadon» (V.). — V. 214. Dolle favole o storiello in Orazio. come questo di Opitnio, e la seguente di Oppidio cfr. Op. it. o lat. Vol. IV. pg. 2!l; di quolla della rana e dei vitello. verso la Uno, Vol. IV, pg. 140. V. 21."». Delle frasi mordaci, cfr. Op. it. e lat. Vol. IV. pg. 124. — V. 220. Dell'aviditä degli eredi, cfr. Cie. Parad. 111; Or. Sat. II. 5 (V.). — V. 221«. Cfr. Op. it. e lat. Vol. IV. pg. 150. — V. 220. Jam iam (V.). — V. 248. Parcam (V.). — V. 250. Perdere, difeso in Op. it. e lat. Vol. 111, pgg. 244-45. — V. 200. Trixtem, cosi si spiega da Dacier e Saiuulon (V'.). — V. 271. Intcxtabilix, lientl., Itattcux 495 500 Or. Dam. Or. Dam. per Incapaoe dl teatare; eos\ Pesprez. Dneier e altri. Sanadon e Dorlgbelll vogllono ehe eosi sia solo incixnx, perclu* ln patria potent (tu non arj'ivava a laut« (V.). (MV. Still. Hell. Ingnrtli. ($7. improbux intextabilixqiie, eoine in Or. intextabilix et naeer. — V. 272. Per 1’ ironia cfr. Op. it. e lat. Vol. IN’, pg. 150. K cfr. Cie. Parad. III. quid iam illn eee. (V.). V. 277. Scilicrt. ut, io Io stinio niui seqnela ironica, non nn senso a patte, eonie Daeier e Sanadon tradneono (V.). — V. 280. Silil’ episodio imitato da (liovenale, X. elV. Op. it. e lat. Voll. IV. p^. 139 e V. pjj. 104. — V. 287. Sulla lezlone cfr. Op. it. e lat. Vol. \'. pjj. 102. «tauest.' f* il veio senso e 1’ illexa bi-sojjnn ajr^in^nerlo» (V.). — V. 1112, Imila/.. nel Gozzi, elV. Op, it. e lut. Vol. IV. pj*. HO. — V. 314. LM.'i cliiaro il lesto: 8. 322 Caesar, C. I., Storia di Giulio Cesare. Trad. da Giulio Minervini. Firenze 18(55-(57. 323 Caesar, C. I., Commentari di Giulio Cesare. Trad. da Arnlr. I’alladio. Col t(>sto lat.ino a fronte. Venezia 1820. 324 Caesar, C. I., Connnentarii de bello civili. Ed. G. Th. Paul. Pragae 1893 (4 copie). 325 Caesar, C. I., Commentarii. Novis einend, ill. Eiusdem libri . 1 .ateinisch V Leipzig 1892. 330 C'anilina Acad. Occultornm, Io. Francisco Commendono Card. Ampliss. I)". Brixiae 1570. 331 Cumiina Selecta ex illustrioribus poetis sae-culi XVr et XVI. Voronae 1732. 332 Carolus a S. Antonio Patav. Anconitanus, De arte epigrammatica libellns, sive de ratione cpigrammatis rite conliciendi. Romae 1(575. 333 Casai/ramle, Alberto, Esercizi di sintassi latina. Torino 1885. 334 Casaf/rande, Elementi di sintassi greca. Torino 1880. 335 Casayraiule, Compendio di esercizi greci. Torino 1878. 33(5 Casagraiide, Esercizi greci per i ginnasi e li-cei. Torino 1888. 337 Cato, M. Porcius, Quae supcrsunt opera. Con traduzione e note di Gius. Compagnoni. Ve-nezia 184(1. 338 Catultus, C. Valerius, Titnillus, Albius, et Propertius, S. Aurelius, Casta carmina ad scholasticorum usuni selecta, notisquo extem-poralibus illustrata. Venotiis 17(14. Sr^iisitma vol. I, A 30-37 XIV, 1) 1-2 II, F 10 XIV, C 2 I, 1! 20 I, B 21-22 I c 10-11 XIII, F I, A 59 XIII, B 17 II, 15 17 II, I) 28 1, B 51 XIII, B 11 XIII, B 2-3 I, A 22 I, C 19 II, B 41 II, B 43 II, B 45 II, F 9 XIII, 15 37 33!) Catullus, Selecta earinina noti« illustrata. Ve-netiis 1768. 340 Ca tu Ihm, Poesie scelte con not« italiane. Prec. tla un discorso tli A. Vannucci. Prato 1865. 341 Cane.r, Paul, G mn tl fragen der Homerkritik. Leipzig 18!)5. 342 Cavriimi, Fetlerico, Delle seienze, lettere ed arti tlei Romani sino ad Angusto. Mantova 1822-23. 343 Cellariiis, Cbristopliorus, Orthographie. latina ex vetustis rnonnmentis excerpta, digesta no-visque observationilms illustrata. Patavii 1724. 344 Cern, Thomas, Carmina (Iesns 1’uer. Silvae. Philosophia novo-antiqua). Venetiis 1732. 345 Chrejitoniathia latina. Vindobonae 1847-48. 3 Ki Chreatomathia Pliniana. I lerausgegeben und erklärt von L. Urlichs. Berlin 1857. 347 C/irt/sostomtis, Ioannes a Sancto Paulo, Uexae-nieron, metris expressum. Romae 1705. 348 Ciampinus, Ioannes, Itomanus, Vetora moni-menta in quibus praccipue inusiva opera sa-crarum profanarumque aediuni structura ete. illustrantnr. Romae 1 (!!>(), 16!)!). 34!) Cicero. M. Tullius, Opera ovnnia. Con tradu-zione e note tli diversi autori. Venezia 1848-1863. 350 Cicero, Opera. Hx reeensione Io. Casp. Orelli. F.ditio altera einentlatior. Curavernnt Io. Casp. Orellins et Io. (ieorg. Baiterus. Continua verunt I. G. Baiterus et Car. Ilalmius. Turiei 1845-1862. 351 Cicero, Ilieronymi Itagarzonii in epistolas familiäres cominentarins (Manea il frontispizio ed e pure difettoso il line). 352 Cicero, In familiarium epistolaruin comrnen-tarii. Nune M. Angeli Roceh. August. A Ca-merino summa diligentia exptirgati. Adieetis praetorea Argumentis et Leinmatibus Giberti Longolii in fronte singularutn epistolarum. Venetiis 1607. 353 Cicero, Opera uno volumine comprehensa. Ex ree. Io. Aug. Krnestii studiose recognita. E-didit Car. Frid. Aug. Nobbe. Lipsiae 1827. 354 Cicero, Orationum selectarum, quarum in sclio-lis est frei|uentior usus et atl praecepta tra-denda facilior stvlus, liberunicus. Patavii 1770. 355 Cicero, Philosophicoruni Tomus I. et II. Ae-eessit Consolatio, ut inseribitur, Cieeronis. Patavii 1741. 356 Cicero, Epistolarum atl familiäres libri XVI. Cum selectis variantibus leetionibus. Adtlito indice copiosissimo. Utini 1771. 357 Cicero, Libri tres de oflieiis. Addito Catone Maiore, Laelio, Paradoxis et Somnio Scipionis. Iuxta ree. Graevianam ein. et cuin uotis perp. instar coiuui. ad niodmn lob. Minellii ill. Venetiis 1707. 358 Cicero, I)e oflieiis libri III, Cato Maior vel tle seneetute, Laelius vel de amioitia, Paradoxa Stoicorum sex : cum Petri Marsi Franc. Ma-turantii, Oinniboni ete. commentariis. Venetiis 1568. Senntum vol. I, D 37 1 XIV, C 13 1 I, B 24-25 2 I, A 35 1 XIII, 1! !) I, B 12-13 3 o I, I) 27 1 XIII, B 32 1 IV, G 17-18 2 II, E 18-26 1» I, D 1-5 5 I, F 16 1 1, D II 1 I, D 15 1 1, A 16 1 I, A 42-43 2 1, A 44 1 I, A 0 1 1, F 18 1 359 Cicero, Orationes. Ab Aeinilio Kerretto easti-gatae. Venetiis 1549. 360 Cicero, Orationum über unicus. Venetiis 361 Cicero, Paradoxa ad M. Brutnm. Erklärt von Max Schneider. Leipzig 1891. 362 Cicero, Ausgewählte Heden. Krklärt von K. Halm. Kiinftes Bändchen enthaltend die Heden für Milo, Ligariusu. Dejotaurns. Leipzig 1850. ;!(>;! Cicero, Cato Maior sive de senectute dialogus. Erklärt von Iul. Sonnnerbrodt. Kerlin 1X51. 364 Cicero, Orator. Erklärt von Otto Iahn. Anhang: De optunio geliere oratoruni. Leipzig 1851. 365 Cicero, Le epistole faniigliari. Tradotte da Aldo Manuzio. In Venezia 17 (6 copie). 373 Cicero, Kpistolae selectae. Schol. in nsuin ed. Rud. Dietsch. Pars I. Lipsiae 1893 ((i copie). 374 Cicero, Kpistolae selectae. Schol. in usum ed. lind. Dietsch. Pars II. Lipsiae 1893 (6 copie). 375 Cicero, Tnseulanarum Dispntationnm libri quin-i|ue. Schol. in usum ed. Th. Sehiche. i’ragae 1888 (6 copie). 37t) Cicero, De Ol'ficiis libri tres. Schol. in usum ed. Th. Schiche. Pragae 1885 (9 copie). 377 Cicero, Cato Maior, Laelius. Schol. in usum ed. Th. Schiche. Pragae 1881 (6 copie). 378 Cicero, Pro L. Murena, Pro P. Sulla, Pro A. Licinio Archia orationes. Schol. in usum ed. II. Nohl. Pragae 1890 (5 copie). 379 Cicero, De Imperio Cn. Pompei oratio, In L. Catilinam orationes IV. Schol. in usum ed. H. Nohl. Pragae 188(i (4 copie). 380 Cicero, Pro T. Annio Milone, Pro Q. Ligario, Pro rege Deiotaro orationes. Schol. in usum ed. H. Nohl. Pragae 1888 ((» copie). 381 Cioburnich, Mons. Giuseppe, I Carini Impera-torli ed al tri latini. Haccolti e insieme a nuova biogratia editi nel quarantesimo anniversario di sua inorte da Luigi Cesare de Pavissich. Hovereto 1892. 382 deinem Alexandrinus, Opera (piae exstant. Gentiano Herveto Avirellianensi interprete. In officina Sanctandreana, Anno Chr. 1592. Sojrnat XIII, B I XIII, I! 1 I, 1) 24 I, 1! 29 I, K 30 I, B 31 I, A 15 I, A 10 I, E 1-13 I, 15 35 I, B 33 I, R 34 I, K 32 XIII, F XIII, K XIII, K XIII, K XIII, K XIII, K XIII, K XIII, K XIII, K I, B 26 I, P 1 383 Clerico, Giuseppe, Metrica per il liceo. I’rosodia e Metrica per 1’ esame
  • 30 Lucaniis, M. Annaeus, Pharsalia sive de bello civili libri decem. Volgarizzata da Franc Cassi. Con annotazioni nuovamente compilate. Venezia 1850. 531 Lucanus, La Farsaglia. Volg. da Franc. Cassi. Pesaro 1826-29 (3 copie). 532 T/ucresio, Tito, Caro, Deila Natura dolle cose. Trad. da Aless. Marchetti. Milano 1874. 533 hucubrationes im omnes M. T. Ciceronis ora-tiones — doctissiinoruin virorum. Adjectis Q. Asconii Pediani commentariis cum correotio-nibus Pauli Manutii prope innumerabilibus. Venetiis 1547. 534 Lucubratioii.es Francisci Sylvii Ainbiani, Bar-tholomei Latomi et aliorum in M. T. Ciceronis orationes aliquot. Pars prima. Venetiis 1537. 535 Lyxias, Ausgowiihlto Reden. Erklärt von II. Rauchenstein. Leipzig 1853. 536 2failvi;/, I. N. Lateinische Sprachlehre für Schulen. Braunschweig' 1844. 537 Maff'ni, Scipiono, Museo d’ iscrizioni in Verona. (Traduttori italiani). Venezia 1720. ;>38 Manilius, Marcus, Astronomicon. Patavii 1743. 53!) Maniii, Dom. Maria, Osservazioni istoriche sopra i sigilli antichi de’ secoli bassi. In Firenze 1739-1744. 540 Manovsos, Antonios, Lyrik». Trieste 18!)H. 541 Manutius, Paulus, Adagia quaecumquo ad hanc diem exiorunt. Studio atque industria etc. einend, a F. Angolo Rocch. IOretnita Aug. etc. Venetiis 1578. 542 Manutius, Apophtegmafcuin libri octo. Vonotiis 1603. ;)43 Martialis, Gargilius, Opera quae suporsunt. Frammenti dei libri poniuti. Volgarizzati; con note. Venezia 1848. 544 Martialis, M. Valerius, Epigrammata. Con tra-duziono o noto di I’. Magenta. Venezia 1842. 545 Martialis, Epigrammata cum notis Th. Far-nabii. Amsterdaini 1701. 546 Mason, Carlo, Primo grado alla lettura d’()-moro. Capodistria 1888. 547 Maurus, P. Sylvcstrus, No\ a et accuraia Po-iiticao et Oeconomicae Aristotolicao oditio cum praoclara pnrnphrasi. Vonotiis 1 <>5)8. 518 Memorabilia Aloxandri Magni ot aliorum virorum illustrium ; Phaedri fabulae seloctao. Zum Schulgobrauch herausgegeben von K. Schmidt u. O. Gehlen. Wien 1882. Sa^natura vol. XIII, F XIII. F S. C. 1521 II, F 4 III, G 22-24 IV, V, 5 I, F 1!) I, A 73 II, C 2!) I. A l(i I, A 50 I, A 56 IV, F 19-24 II, A 52-53 I, A I I, A 57 II, F 18 H, F (i I, A 16 II, B 39 I, F (i I, I) 41 5-1!) Meiirsius, Ioannes, Fortuna Attiea sive: de Athcniiriun origiue, incrcmonto, magnitudine, potent,ia, gloria, vario statu, decreinento ot oceasu. Liber singularis. Lug'duni Batavorum 1022. 550 Meyer, Gustav, Griechische Grammatik. Leipzig 1880 (2 copie). 551 Minotto, A. S., Trattato della prosodia, del-1’ aceento e della pronunzia della lingua la-tina. Torino 1870. 552 Malier, Iwan, Klassische Altertumswissenschaft. München 1886 ft'. 553 Müller, Atlas zur Archaeologie der Kunst. München 1897. 554 Mil Iler, W., Homerische Vorschule. Eine Einleitung- in das Studium der Ilias u. Odyssee. Leipzig' 183«. 555 Müller, Giuseppe, Dizionario della lingua gre-ca. Torino 1871. 556 Mnvk, Eduard, Geschichte der griechischen Literatur. Neu bearbeitet von Rieh. Volkinann. Berlin 1879. 557 Muretus, M. Ant., Variarum lectionum libri XV ad Hippol. Estensem cardin. ac principem illustrissimum. Lugdunuin Batavorum 1586. 558 Muxaeus GmmmaÜcu*, De Herone et Leandro Carmen. Ab. Ant. Mar. Salvinio italicis ver-sibus redditum. Kec. et i 11. Ang. Mar. Bandi-nius. Florentiae 1765. 559 Museo, (II), Civico di antichita di Trieste. In-formazione di Carlo Kunz; illustrato da Carlo Gregorutti. Trieste 1879. 560 Museum Cortonense in quo vetora monuinenta complectuntur. A Franc. Valesio Uomano, Antonio Franc. Gorio Florentino et Rudolphino Venuti Cortonenste notis illustratuni. Romae 1750. 561 Museum Oilescalclium sive Thesaurus antiqua-rurn Gemmarum. A Petro Sancte Bartolo pro-feruntur. ltomae 1751-1752. 562 Museum Homanum sive Thesaurus eruditae antiquitatis. Opera et studio Michaelis Ang’eli Causei Do la Cliausse. Romae 1746. 563 Niu/elsbach, Carl Fr., Lateinische Stilistik für Deutsche. Nürnberg 1870. 564 Nahrhaft, Iosef, Lateinisches llebungsbuch zu Goldbachers Grammatik. Wien 1883-84. 565 Nepos, Cornelius, Opera cum lectissimis va-riorum notis (piibus suas adjecerunt El. Iohan-neau et I. Mangeart. Traduzione di l'ier Domenico Soresi. Venezia 1837. 566 Ne/ws, Liber de excell. ducibus etc. ex Iustino, Cicerone, Frontino aliisque scriptoribus rom. sup|)letus et Curtli Rnli historiae Alexandri Magni etc. Ed. I. Lattmann. Mit einem Wörterbuche. Göttingon 1876. 567 Nepos, Leben ausgezeichneter Feldherren, nebst ausg. Bruchstücken. Hebers, von I. Döblinger. Stuttgart 1859. Allitj, Des C. Sali. Crispus Werke, lieb, von lt. Dietsch. Stuttgart 1858. Sogimtum vol. II, I) 32 1 II, E 8-9 2 I, B 46 1 IX, E 1-9 S. C. 1634 1 II, C 28 1 II, I) 42 1 II, E 12 1 I, A 17 1 II, B 50 1 VII, C 11 1 IV, G 19 1 IV, G 15-16 2 IV, G 13-14 I, E 36 1 I, C 27-28 2 11, E 29 1 I, 1) 30 1 I, D 29 1 568 Nepos, Le vito degli occellenti capitani ; con note ital. di Atto Vannueci. Prato 1866. 569 Nepos J’lmior, Lateinisches Lesebuch für die Quarta der Gymnasien und Realschulen. Bearbeitet von Ford. Vogel. Berlin 187:!. ;>70 Nizothis, Marius, Lexicon Ciceronianum. Ex rcc. Alexandri Scoti etc. Accedunt phrases et formulae linguae latinao ex commentariis Steph. Doleti. Patavii 1734. 571 Omero, L’ Iliade ossia La morte di Ettore. Itidotta in versi ital. da Melchior Cesarotti. Venezia 1803-1804. ;>72 Omero, L’ Iliade. Tradotta eil illustrata da Melchior Cesarotti. Venezia 1787. 573 Omero, L’ Iliade, Traduzione di Vincenzo Mon-ti. Firenze 1861. d74 Omero, Odissea. Trad. da Ippolito Pindemonte. Milano 1873. •>75 Omero, L’Iliade. Con noto ital. di G. Rigutini. l’rato 1863. 576 Onomasticon Tullimmm continens M. T. Ci-ceronis vitam, historiain literaruin etc. Cura-verunt Io. Casp. Orellius et Io. G. Baitcrus. Turici 1836-1838 (2 copie). 577 Oratoren Attici. Ex rceensione I. Bekkeri. Bo-rolini 1823-1824. ;>78 Orasio, Q. Flacco, Le Liriche. Recate in ita-tiano col ritmo doll 'originale da G. Itridi. Sondrio 1894. 57!) Orazio, I cinque libri delle Odi. Version! scolte da Giov. Federzoni. Firenze 1893. 580 Ostermanu, Christian, Lateinische Uebungs-bücher. Neue Ausgabe von H. I. Müller. Leipzig 1902 (9 Hefte). 581 Overbeck, Iohanues, l’ompoji in seinen Gebäuden, Altorthiimorn und Kunstwerken. Lei| >zig 1884. 582 Oridius, P. Naso, Opora oinnia. Tradotte cd illustrate da Erinolao Federigo. Venezia 1844. 583 Ovidittx, Fastorum libri VI, Tristiuin üb. V, de Ponto lib. IV. Bassani 1820 584 Oridius, Metaniorphoseon libri XIV. Auctore Iosepho Iuvencio. Venetiis 1789. 585 Ovhiititi, Carinina Selecta. Erkliirt von (t. Gehlen it. K. Schmidt. Wien 1879. 586 Ovidiun, Fastorum libri sex. Erkliirt von Hermann Peter. Leipzig 1889. ;>87 Oridiits, Die Metamorphosen. Erklärt von M. Haupt. Berlin 1871. 588 oli 1717. 597 Pa»coli, Giovanni, Lyra. Livorno 1899. 598 Paxsoir, Franz, Handwörterbuch der griechischen Sprache. Neu bearbeitet von Val. Chr. Fr. Itost u. Friedrich Palm. Leipzig- 1841. 599 Pau»cmia», Descriptio Graeciae. Iiccognovit Io. Henr. Christ. Schubart. Lipsiae 1875. 600 Peroxino, G. S., Nnova grammatica latina se-condo il metodo del Burnouf. Torino 1864. 601 Perxiv», A., Flaccus, Satirae. Con la tradu-zione (! le, annotazioni di Vincenzo Monti. Venezia 1840. 602 Pert/ie», Hermann, Lateinische Formenlehre zum wörtlichen Auswendiglernen. Berlin 1877. 603 Petroninx, T., Arbiter, Satyricon. Con tradu-zione e note di Vincenzo Lancetti. Venezia 1843. 604 P/iaedntx, Augusti libertus et Fl. Avienus, Fabulae graecae latinis respondentes et Hoineri Batrachomyomachia in usuin scholaruni. Pata vii 1733. 605 Phaedrux, Augusti libertus et Fl. Avianus, Fabulae et llomcri Batrachomyomachia. Venetiis 1778, 606 I'liaedrnx, Fabularum Aesopiaruin libri V. Cum adnotationibus Leonardi Targionii. Venetiis (s. a.). 607 Phileljdut», Franciscus, Tolentinates, Epistolae etc. Accedunt Angeli Politiani epistolae quae-dam f'amiliares. Koinae 1705, 608 Phidarn», Carmina cum deperditorum frag-mentis selectis. Uelegit F. G. Schneidewin. Lipsiae 1865. 609 Phidarn», Carmina qnao supersunt cum deperditorum fragmentis selectis. Ex recensione Boeckhii; eommentario perpetuo illustravit Ludolphus Dissenius. Ed. altera auctior et emendatior. CuravitF. G. Schneidewin. Gothae et Erfordiae 1847. 610 Pindarn», Le Odi. Tradotte da Gins. Borghi. Aggiunti dne Idillii di Teocrito e Pradotti dal medesimo. Firenze 1863. 611 Pluto, Euthphro, Apologia, Crito, l’haedo. Ed. -M. Schanz. Lipsiae 1875 (17 copie). 612 Plato, Symposion, Phaedrus. Ed. M. Schanz. Lispsiae 1882 (6 copie). 613 Plato, Gorgias, Meno. Ed. .M. Schanz. Lipsiae 1881 (21 copie). (>11 Plato, Charmides Laches, Lysis. Ex rec. C. Frid. ll(*.nnanni. Lipsiae 1884 (5 copie). Scannt um vol. II, F 19 1 I, A 7 1 I, A 12-13 •) I, A 30 XIV, B 16 1 1 S. C. 15-24 4 II, A 14-15 0 I, C 31 1 II, E 27 1 I, C 34 1 II, E 27 1 I, A 33 I, A 24 1 1 XIII, B 36 1 I, A 51 1 II, A 22 1 II, C 31 1 II, B 19 l XIII, E 1 XIII, E 1 XIII, E 1 XIII, E 1 (>15 Plato, Euthvdemus, I’rotagoras. Ex rec. C. Frid. Hermanni. Lipsiae 1875 (2 copie). 616 Plato, Opera Omnia. Recensuit et eommenta-riis iustnixit Godof'r. Stallbaum. (iothae et Erfordiae 1 H“)0-1 H<>0. 617 Plato, Opera. Cum Scholiis a Ituhnkenio col-lectis. Editio stereotyp«.. Lipsiae 1829. 618 Plato, Paedo. Recensuit prolegomenis et eom-mentariis iustnixit Martinas Wohlrab. Lipsiae 1875. 61!) Platone, Dialoghi. 'L'radotti da Ituggicro Bon-ghi. Roma 1880-1885. 620 Plautm, M. Ac.eius, Comoediae. Con tradu-zione e note di Ni colo Eugenio Angelio. Venezia 18-17. 621 Plaiititx, Le venti Commedie volgarizzate da Pierluigi Donini col testo a fronte. Crernona 1845-1846. 622 Plautm, Tereiitim et Seneea, Comoediae et Tragoediae selectae: animadversionibus et in-terpretationibus illustratae ad usum seholarum. Florentiae 1718. 623 Plini ns, C. Secundus, llistoriae mundi libri 37. Deila Storia Naturale, libri 37. Traduzione di M. Lodovlco Domenicbi ; emendata per la prima volta secondo il testo latino con 1’ ag-giunta di 1m imovo indice, generale. Venezia 1841. 624 Plini ns, Nattlralis llistoriae prima pars. Ve-netiis 1540. 625 Plinins, llistoriae Mundi libri 37. A Sigismundo Gelenio summa lide castigati. Aecessere ad marginem variae loctiones ex l’intani, Turnebi, Lipsi aliorumqne doctissimorum scriptis fide-liter excerpta«. (ienevac 1616. 626 Plinim, Naturalis llistoriae libri 37. Uecogno-vit atque indieibus instruxit Ludovicus Ianus. Lipsiae 1854-1865. 627 Plinins, Epistularum libri novem ; epistularum ad Traianum über Panegyricus. Reeognovit Henricus Keil. Lipsiae I8(i8. 628 Plivitt;s', Panöfj vricus Nervae Traiano Augusto dictus. Cum notis Thomae Cevae. Venetiis 1727. 62!) Pltttareh, Ausgewiiblte Biographien. Erklilrt von C. Sintenis. Leipzig 1848-1851. 630 Pinta reo, Le Vite degli uomini illustri. Vol-garizzate da Oirolamo Pompei. Milano 1816-1817 (manca il 4. vol.). 631 J’oeti, (I), Greci, nelle loro piii .celebri tradu-zioni italiane. Preeeduti da im discorso storico silila letterattlra greea di Silvestro Centofanti. Livorno 1851!. 632 Polt/aentts, Strategcmaton libri oeto. Ex recens. Ed. Woelltlin. Iterum recens. Io. Melber. Lipsiae 1887. 633 Pomei/, Franciscus, Candidatus Rhetoricae. Venetiis 1700. 634 Porretti, Ferdinando, I’rosodia della lingua la-tina. Dettata per Angelo Querini. Venezia 1781. Segnatum \iii, !•: I) 1-12 A 31-38 C 34 1! 5-10 F 17 1, I! 6-10 I, A 8 II, V 15-16 I, A 62 I, A 63-65 II, A 45-50 II, A 41 XIII, 15 27 II, C 33 III, A 24-33 II, 1) 40 II, A 51 XIII, A 66 XIII, B 28 vol. 1 12 8 635 636 637 «38 639 CIO (Ml 642 643 644 (115 646 647 648 649 650 651 652 653 654 655 (>5( i Prager-Studien ans dom Gebiete der classischen Alterthums Wissenschaft. 1 lerausgegeben mit Unterstützung des k. k. Ministeriums für Cul-tws u. Unterricht. Prag 1894-95. Prammrr, Ignaz, Schulwörterbuch zu Caesars Commcntarii de hello Gallico. Prag. 1884. Preller, L., Griechische Mythologie. Leipzig 1854. l'reller, Römische Mythologie. Uev. u. mit literarischen Zusätzen versehen von It. Köhler. Berlin 1865. Prixcianenxis, Franciscus, Dictionarium Cice-ronianum, in i|uo omnia vocabula Ciceroniana leguntur atque Italiee explicantur. Nuperrime per Svlvestrum Ferrariuni Tiranensem multis mendis purgatum. Venetiis 1645. Properzio e Tibullo, Le Elegie. Itecate in verso italiano (Biblioteca universale di sceita lette-ratura antica e moderna). Milano 1828. l’uc/istchi, Otto, Die griechische Bühne. Eine architektonische Untersuchung. Berlin 1901. 1‘initnclxirt, V., Der Prozess der Yerginia. Wien 1860. QiiinUlitnnis, .M. Fabius, Institutionum orato-riarum libri duodecim. Trndotte ed illustrate con note da Iacopo (iariglio. Venezia 1858. Qumtiüavvs, Institutionum oratoriarum libri duodecim. 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Crispus, Omnia, «|uae exstant opera cum varioruin notis. Volgarizzate da Giulio Trento e Francesco Negri. Venezia 1840. 66:» SaUwitiiix, Opera quae supersunt. Ilecensuit Fridericus Kritzius. Lipsiae. 182rf-1884. 664 SaUtmtivs, Bücher über die Catilinarische Verschwörung u. über den Ingurlhinischen Krieg-liebst ausgewflhltcn Bruchstücken aus den Historien. Uebersetzt von liudolf Dietsch. Stuttgart 1858. (565 Sultmthm, La guerra di Giugurta e La con-giura di Cafcilina. Con note italiane compilate da Atto Vannucci. Prato 18(55. (5(5(5 fktUvsHim, Catilina et Iugurtha. Kd. Fr. Dor. Gerlach. Lipsiae. 185(5 (16 copie). (5(57 Satyrne Decii Iunii hrvmnli# et Auli l'nrxii. Cum interpl’ctatione ac notis I’. losephi luvend i. Veneti is 1717. (5(58 Sca lit/er, I iilius Caesar, l'oetices libri VII. Item comnicntarius in libruni de insomniis Hippo-cratis. Apnd Antonimu Vincentium 15(51. (i(59 Schäfer, Arnold, Demosthenes und seine /eit. Leipzig 185(5-58. 670 Schiifer, Abrisz der Quellenkunde der griechischen und römischen Geschichte,. Leipzig 187i5. (571 Sc/ieivdlcr, Aug., Grammatica latina. Tradotta da Carlo liilg e B. Dalpiaz. Trento 1890. 672 Scheller, I. I. G., Lateinisch-deutsches und dentseh-lateinisc lies I landlexikon. I )urchgese-hen, verbessert u. vermehrt durch G. II. Lünemann. Leipzig 1822. 673 Schenkt, Karl, Deutsch - griechisches Schill-Wörterbuch. Leipzig 1866. (574 Schenkt, Vocabolario greco-italiano. Tradotto da F rane. Ainbrosoli. Torino (s. a.), 675 Schenkt, Uebungsbuch zum Uebersetzen aus dem Deutschen u. Lateinischen ins Griechische für die Classen des Ober-Gvmnasiums. Prag 1861. ►Sognatura vol. ii, h 11-15 2 11, 1) 25 1 XII, K 1-5 5 XII, K 6-15 10 II, 1' 10 1 1, I) 18-19 •) I, 1) 29 1 I, D 20 1 XIII, F 1 I, A 11 1 1, F 17 1 11, C ;{-(> 4 11, I) 31 0 I, C 47 1 i c 37-38 2 s. c. 1523 1 s. c. 1825 1 II, B .‘51 1 Corpo docente deli’ i. r. Gimiasio in Capodistria iti termine dell’anno seolastico. N 0 M K M A T K R I K ort* «'«IJHt- in OSSEltVAZIONI 1 Stefanu Steffani, i. r. direttore. Tedesco in 1 e VI. (> Vipoprosidonto della eonuiiissiono esainina-triee per candidatl al uia^istero milit* seuole popolari o rittadine. 2 Giovanni Hnltisti, i. r. profcssore (lella JI elasse di rango. In porniCHKo per mulat -l ia. o Giovanni Itisiac, i. r. profcssore della VII classe di rango. Tedesco in 111, IV, V, VII, VIII. 15 VIII llihlioteoa rit». 4 Antoni» ('aldiiii, i. r. profcssore. Latino c Greco in III ; Logica in VII, Greco in VIII. i« III 5 <>iulio Pastelpietra, I. r. docente, effett. Latino o Ital. in II e Latino in VITI. 17 II (> Oreste (Jerasu, i. r. professore della VH čl. di rango. Matom, in III, IV e V ; Storia nat. in I, II, nr, V, VI. (pustotie dol gabi not to ili storia nat. «i inombro della eommissione osa-minatriro por eandidati al magistero nollo sciio-lo popolari o cittadine. 7 Giovanni Larcher, i. r. profcssore. Latino e Italiano in I, Latino in Vil, Psicologia in VIII. 1!) I Inspgno lsi Oalligrafia, (2 or« sott.). Fu eustodt; del gnb. arolicol. odistri-bit toro doi libri seol. tlel fondo tli bonofieonza. H Francesco Maler, i. r. prof. della VII classe di rango. Latino e Greco in V, Greco in Vil. J 5 v !) Celso Osti, i. r. docente effett. Greco in IV, Ital. in V, VI, VII, VIII. 16 VII Custode della hiblioteca giovanilo. 10 Stefano I’etris, i. r. prof. della VII cl. di rango, i. r. conserv. nell’ Istria. Geografia e Storia In I, IV, V, VII, VIII. 1« IV Custode della collo/iono googratica. n 1 Nieolii Spadaro, i. r. prof. della VII cl. di rango; cano-nico onor. del Capit. di Capodistria, con-sigliere concistoria-le, cameriere segr. di S. S., direttore del Convitto dioces. Paren tino-Polese. Iteligione in tutte le classi. 16 Mombro della pommis-trfono esaniinatrico por eandidati al magistero nollo soitolo popolari o cittadine. NOM E M A T E it r 10 oro elasse in OSSERVAZIONI 12 (Jiiiscppc Vatov«/, i. r. prof. deli’VIII chasse di rango. Fu in permesso du-rante tutto 1’ anno. 1. f. ispcttorc scolast. ilistrcthialc <'o]]|| KOflu II Pulli. 13 (■iovaiiiii Hartoli, i. r. supplente, i. (‘. r. tonente <1. riserva. Italiano in 111, Ma-tematica in Vi, VII, VIII. Fisica in IV, VII, VIII. 20 ('list,«die (lei «rahmet io «1 i Fisica. — Frequcnto le lezioni «lei prof. (Jc-rosa in IV c V cL 14 Artnro Kondi, i. r. supplente. Italiano in IV, Sto-ria e Geografia in II, III, VI, Matcmn-tica in 1, II. 20 VI Frc«|iiento alcimc lozio-ni «i**l prof. l’ciris. 15 I)r. Ford. Pasini, i. r. supplo.nto abi-lit.ito. Latino in IV e VI, Greco in VI, Tede-sco in TI. 20 Frequent* le lezioni del ilirettore e «lol proies«. Larolier nello classi 1 c VII. Docenti dolle inaterie ibere. 1(J Matteo Kristoll«, i. r. maestro presso la casa di pona. Lingua croata, tre corsi. G 17 (»iovaitni Kren, i. r. maestro di prati ca. Ginnastica, due corsi. 4. 18 Odilo Schall'enlianer, i. r. prof. presso l’i-stituto magistrale. Disegno, due corsi. 4 19 Cwiovaimi Sokoli, i. r. maestro di mušica. Canto, tre corsi. Francesco Zetto, i. r. bidcllo c custode doll' odificio. C R O N A C A. U anno scolastico fu aperto ad dl 1(5 settembre 1902. Fu-rono iseritti 247 scolari, dei quali uno passö allo studio privato, mcntre gli altri 24(5 frequent,arono le lezioiii rome scolari pub-blici. L’ ufficio divino d’ inaugurazione ebbe liiogo addi 18 set-teinbre 1902. Furono pure eelebrati nel modo eonsueto gli anniversari doll’Augustsi Casa Inipmulc addi 1K agosto, 4 ot-tobre e 1!) novembre. Gli esami orali di maturitA per l’anno seol. 1901-02 si tennei’o nei giorni 30 giugno, 1 e 2 luglio 1902; presedeva il Signor Ispettore seol. provinciale Nicolö ßavalico. Nella sessione estiva furono diehiarati maturi: Carlo de Czermack da Capodistria (con dislinzione), (Jinlio Bartoli da Albona, Nieold Benedetti da Parenzo, Vineenzo Bronzin da Ro-vigno, Giuseppe Cosulicli da Lussinpiccolo, Nicolö Linder da Pi rano, Giovanni Marsieh da Capodistria, Umberto Petecl» da Pisino, Bruno Sandrin da Capodistria, Amedeo Tesserin da Parenzo. Nel settembre 1902 non vi t'urono esanri suppletori di maturi tA. All’aprirsi deH’anno seol. novello professori e scolari fe-eero ritorno all’antic.o edifizio gimiasiale, abbellito durante le f'erie estive, provveduto di si opportuni miglioramenti, che la Direzione si sent.e obbligatn ad espriinere, in nome anche dei docenti (' degli scolari, vivi e sentiti lingraziamenti allo spettabile Municipio di Capodistria e all’ imperiale' Governo, che ne sostennero le l'orti spese. Furono ingrandito tutt<* h' tinestri' del secondo piano della facciata principale e fornite di nuove imposte, controfinestre e persiane; furono restaurati o tiiiti di nuovo i muri estei'ni dell’edifizio; il lastric.o veccliio e logoro dell’atrio fa sostituito da un nuovo di pietra bianca dell’Istria; la seconda terza branca della scala di legno per cui si saliva al secondo piano furono sostituite da, una scala di pietra con ringhiera di ferro battuto. II pavimento dell’aula maggiore, che era di calcistruzzo vecchio e sgretolato, tu tolto a grande scarico della travatura, la quäle per il peso sproporzionat.o che doveva portare non offriva piu quella solidita e sicurezza cli’6 indispensabile per un editicio scolastieo. Dipinte quindi dec,enlemente le pareti, fu mes>o a ]>osto un pavimento di doghe di quercia a spina di pesce, solido ed elegante, cosicche il ginnasio ora va superbo della pili vasta (! bella sala ehe si trovi a Capodistria. Furono poi colorite di nuovo tutte le otto stanze scolastiche e la can-celleria della Direzione, colloeate in 11" e IIP due nuove stufe di maiolica e tutte le vecchie panche, sconnesse ed inservibili, sostituite con 32 panche nuove, comodissime e costruite secondo un sistema piti recente e razionale. La spesa totale per questi ristauri ed adattamenti am-montö a 7000 corone. La cattedra di lingua e letteratura italiana, rimasta va-cante per la morte del compianto prof. Gian Antonio Galzigna, fu conferita dall i, r. Ministerodel Culto e dell’Istruzione con disp. d. d. 27 giugno 1902 n. 17321 al Signor Celso Osti, che gh\ nel dicembre 1901 era stat,o chiamato a oecuparla in via provvisoria. Con dispaceio d. d. IT» luglio 1902 n. 21827 il Ministero concesse la chiesta giubilazione al professor anziano dell’Isti-tuto Carlo Sbuelz, il quäle passö nello stato
  • sett. ’02-15 febbr. ’0.‘»), permesso che in seguito ad altra istanza, prcsentata dal medesimo professore addi 15 gennaio 190.'!, fu esteso lino al termine deli’arino seolastico 1902-0.'), con dispacc.io d. d. (i maržo 1903 n. 2f>lK. A sostituire i docenti Sbuelz, Battisti e Magnago la Dire-zione assumeva in qualitä. di supplenti per questo anno seol. i giovani candidati al magistero ginnasiale, Dr. Ferdinando Pasini, Arturo Hondi (> Giovanni Bartoli, i quali addi 1(5 sett. 1902 cominciarono la loro attivitä didattica e furono confermati nel loro pošto dali’ i. r. Consiglio seolastico provinciale con i dispacci d. d. .‘JO sett. 1902 n. 1820 e 7 ott. 1902 n. 1791. II Sig. Ministro, con dispaceio d. d. 28 ottobre 1902 n. 17938, promoveva alla Vil. elasse di rango i professori Stefano Petris <■ Francesco Maier. AUri arvenimenti nel corso deli'anno seolastico: 19 settembre: Principia l’istruzione regolare. 29 novembre: Prima Confessione e Comunione della seo-laresca. 9 gennaio: Muore a Visignano lo scolaro della terza cl. Guido Fortuna. Ai suoi funerali vi prese parte una deputazione dei suoi condiscepoli condotta dal prof. Capoclasse Sig. Antonio Caldini. Addi 18 gennaio, dopo la Messa ginnasiale, si celebra-rono nella Chiesa di San Biagio le esequie del defunto. R. 1. P. 21 febbraio: Chiusa del jirimo semestre. (5-7 aprile: Esercizi pasquali e seeonda Confessione e Comunione degli scolari. 28-29 aprile: 11 Commissario Vescovlle Mons. Giacomo Bonifacio assiste alle lezioni cli Religione in tutte lc classi del Ginnasio. 19-29 maggio: 11 signor ispettore scolastico provinciale Dr. Francesco Swida ispeziona l’istituto e nella conferenza ten uta addl 3 giugno esprime la sua sodisfazione per il buon andamento dell’istruzione, l’operositä seria e proficua dei docenti e il buon profitto della scolaresea. 25 maggio: Terza Confessione e Comunione degli scolari. (> luglio: Esami di ammissione alla prima e,lasse ginnasiale. 10 luglio: Oliiusa dell’anno scolastico e distribuzione degli attestati. Gli esami di maturitä a voce cominceranno addl 11 luglio; presederä il Signor ispettore scolastico provinciale Dr. Francesco Swida. Nel prossimo annuario si pubblicheranno i nomi dei candidati che avranno sostenuto le prove con buon esito. Atti importanti perveiinti alla Direzione ncl corso dell’ anno scolastico Dispaccio dell’ i. r. Min. del Culto e dell’Istruz. d. d. I ottobre 1902 n. 23543. II signor Ministro dispöne che per l’ela-borazione del tema tedcsco di maturita d’ora in poi vengano destinate 4 ore. L’i. r. Consiglio scol. prov. dell’Istria, con disp. d. d. 28 ottobre 1902 n. 1828, emana Helle normt! conccrnenti la lotta contro la tubercolosi. L’i. r. Gons, scolastico prov. dell’Istria, con dispaccio d. d. 30 aprile 1903 n. 842 dispone, che la Direzione l'accia conve-nientemente istruire gli scolari, a tünche questi abbiano cura di conservarsi sani e puliti i denti. L’i. r. Cons. scol. prov. con disp. d. d. 30 giugno 1903 n. 1313 encomia la Direzione e il Corpo docente per lo stato sodisfacente dell’ Istituto e per i buoni risultati ottenuti nel-1’ insegnamento. ELENCO DEI LIBRI SCOLAÖTICI ndoperaiti attiialiiionto in ((»osi« i. r. Ginnasio. Keligione. II Catechismo grande, Trento, Seisser, ’99; in I e II cl. — Ciniadomo, Catechismo dei culto cattolico, Trento, Seisser ’95; in II cl. — Schuster, Storia sacra, Vienna ’95; in 111 e IV cl. Favento, la Chiesa cattolica, la sua dottrina e la sua storia, Capodistria, Priora ’92; in V, VI, VII ed VIII cl. Lutiiio. Scheindler-Iülg, Grammatica lati na, 2. od. Trento ’00, Mo-nauni; in I el. Steiner-Scheindler, Esercizi latini, Trento, Monauni '90; in 1 el. Schultz, Grammatica latina, Trieste, Schimpft' ’88; in tutte le altre classi. — Idlg, Esercizi di sin-tassi latina, Trento, Monauni ’92; in III cl. — Schnltz-Forna-ciari, Esercizi latini, Trieste, Schimpft' ’88; in 11 e IV cl. Schultz-Fornaciari, Temi latini, Torino, Loescher ’89; in V, VI, VII e VIII cl. — Cornelius Nepos, cd. Weidner, Praga, Tempsky 90; in III cl. — Caesar, Bell. Gali., ed. Defant, Praga, Tempsky 92; in IV cl. Ovidius, Carm. sel. ed. Sedlmayer, Praga, Tempsky ’90; in IV e V cl. — Livius, a. u. c. lili. 1 e XXI, ed. Zingerle, Praga, Tempsky ’9G; in V cl. — Sallustius, Bell, lug. ed. Scheindler, Praga, Tempsky ’91 ; in VI cl. — Vergilius, Aen. ed. Kloucek-Szombathely, Praga, Tempsky ’91; in VI e VII cl. — Caesar, Bell. civ. ed. Paul, Praga, Tempsky; in VI cl. — Cicero, in Cat.il., pro Rose,io Amerino, Cato Maior, ed. Nohl, Praga, Tempsky; in VII cl. Tacit,us, Ann. IIist. Genn., ed. Müller, Praga, Tempsky ’90; in VIII cl, —- Iloratius, ('arm. sel. ed. Petschenig, Praga, Tempsky 1900; in VIII cl. Greoo. Curtius-Hartel, Grammatica greca, 2.a ed. 1892, Trento, Monauni; in III, IV, V, VI, VII e VIII cl. — Schenkl, Esercizi greci, Trento, Monauni '89; in III e IV cl. — Casagrande, Esercizi greci, II parte, Capodistria, Priora; in V, VI, VII ed VIII cl. — Schenkl, Crestomazia di Senofonte, Torino, Loescher ’80; in V e VI cl. Ilomeri, Ilias, ed. Christ, Praga, Tempsky '90; in V e VI cl. — Herodoti hist. V. ed. Holder, Praga, Tempsky '88; in VI cl. Demosthenis 1. philipp., slo., 7repi twv sv cd. Defant, Praga, Tempsky ’80; in VII cl. — Homeri Odyss. ed. Wotke, Praga, Tempsky ’89; in VII e VIII cl. — Platonis Apolog., Krit., Phaed. (epitome) ed. Kral, Praga, Tempsky '89; in VIII cl. Sophocl. üed. Colon, ed. Schubert, Praga, Tempsky '97; in VIII cl. Italiiino. Hassek, Gramm, ital., Trieste, Chiopris ’9;i; in I, H, III c IV cl. — Nuovo libro di letture ilaliane, parte I e II, Trie-ste, Schimpft- '98; in 1 e II cl. Letture ilaliane, parte III e IV, Vienna, Holder ’8;>; in III e IV cl. Antologia di poesie e prose italiane, parte I-1V, Trieste, Chiopris ’91 ; in V, VI, VII e VIII cl. — Manzoui, i Promessi Sposi, Iloepli 1900; in III, IV e V cl. Dante, la Divina Commedia, Firenze, Sa-lani; in VI, VII e VIII cl. Tedesco. Defant, Lingua tedcsca I, Trento, Monauni 2.a ediz.; in I e 11 cl. Defant, Lingua tedcsca II, 'Prelito, Monauni '94; in III e IV cl. Noe, Antologia tedcsca 1, Vienna, Manz '92; in V e VI cl. — NoO, Antologia tedcsca II, Vienna, Manz '92; in VII c Vlil ci. Hassck, Libro tli versioni dajll’it. in ted., Tricste, Schimpll' ’94; in VII e VIII cl. Willomil,zor, tlcutschc Grammatik 9. Aufl., Vienna, Man z 02; in V, VI, VII c Vlil cl. Storia o Geografi«. Morteani, Compendio di geografia I-IV, Trieste, Schimpft-’94; in I II, III e IV cl. — Mayer, Manuale di Storia univ. per le classi inf. delle scuole medie, parte I, II e III, Praga, Tempsky ’97; in II. Hl e IV cl. — Gindely, Storia universale per il ginnasio sup. parte 1, 11 e III, Praga, rlempsky; in V, VI e VII cl. — Hannak, Geografia e Storia dell’Austria-Un-gheria, Vienna, Ilölder ’94; in VIII cl. — Kozenn, geogr. Atlas, Vienna, Hölzl ’Ol ; in I, II, III, IV e VIII cl. — Putzger, hist:. Schulatlas, Vienna, Pichler ’02; in II, III, TV, V, VI e VII cl. Mateinatica. Wallentin, Manuale di Aritm. parte I, Trento, Monauni ’96; in 1 e 11 d. — Hočevar, Geometria per Io cl. int'. Praga, Tempsky ’Ol ; in I, II, 111 e IV cl. Wallentin, Manuale di Aritm. parte II, Trento, Monauni ’92; in III e IV cl. — Močnik-Menegazzi, Algebra per lo classi superiori, Triesto, Dase ’84; in V, VI, VII e VIII cl. Močnik-Menegazzi, Geometria per lo classi su])., Tricste, Dase ’84; in V, VI, VII e VIII cl. — Močnik, Tavole logaritmicho, Vienna, Oerold; in VI, VII o VIII cl. Scionze natura li. Pokorny-Lossona, Zoologia, Torino, Loescher ’8f»; in I e j] d, — Pokorny-Caruol, Botanica, Torino, Loescher ’91; in 1 e 11 d. Pokorny-Slruever, Mineralogia, Torino, Loescher ’88; in III cl. oiirist-Postet, Elementi di Fisica, Trento, Monauni '94; in 111 e IV cl. Hochstitdter-Bisohing, Mineralogia e Geologia, Vienna, Ilölder '82; in V cl. — Burgerstein, Bo-tanica per lo classi superiori, Vienna, Ilölder ’9f>; in VI cl. Graber-Mick-(ierosa, Elementi di Zoologia, Praga, Tempsky '96; in VI cl. — Miinch-.lob, Fisica, Vienna, Ilölder ’96; in VII e VIII cl. Propodeuticu lilosofira. Lindner, Compondio di Logica formale, trad. da Erber, Zara ‘82; in VII cl. — Lindnor-Visintainer, Psicologia; in VIII cl. Di quosti tosti scolastici son pormesse, oltre lo edizioni recentissimc, ancho lc anlcriori; souo c(‘(;(*ttuati i segut'iiti libri. I quattro vohuni dolla Antologia italiana per il ginn, su-periore; Dcfant, Letture todcsche parte 1; Wallentin, Manuale di Aritmetica per la 1 o II dass«;; llannak, Gcrgrafia o sta-tistica deH’Austria; Münch, Trattato di Fisica per lo classi superiori doi ginnasi. öli scolari avranno oura di acquistarne soltanto 1’ultima edizione, essendo vietato 1’ uso dello edizioni piü vecchie, p(>r ragioni didattiche. 11 piano didattico dell’i. r. Ginnasio superiore in Capodistria eorrispose nell’anno scol. 1902-03 picnamerite alle vigenti ordi-nanze cd istruzioni; si pubblica quindi soltanto Telenco delle opere lette e commentatc nell’insegnaihento dclle lingue clas-siche, della liriguä italiana c della tcdesca. .1. Latino. III cl.: Corn. Nep., Milt., Them., Arist., Pausan., Cim., Epamin., Pelop., Agesilaus, Conon. IV cl.: Caes. de Bell. Gail. I, II, III, IV 1-3, V 12-14, VI 11- 24, VII 46-53, VIII 53-55; Ovid. ex Metam. dclectus (De quat. actat., Concil. Dcor., Diluv.). V cl.: Liv. I, XXI; Ovid. ex Metam, et Fast, delectus. VI cl.: Sallust. Ing., Vergil. Aen. I, Eel. I, V, VII, IX; Georg. land. Ital., fab. de Arist.; Caes. de Bell. civ. I 1-36; Cicero, in Catil. I; Lettnra privata: Cie. in Catil. I, Vergil. Georg. IV. VII cl.: Cic. in Catil. II, III, pro Koscio Amer., Cato Mai.; Vergil. Aen. IV, VI. — Lettnra privata: Cic. in Catil. IV, Verg. Aen. X 224-450; 473-F>03; XI 648-725; XII 887-ad tin. VIII cl.: Tacit. Germ. 1-27; Ilistor. T, II 1-1»;,Horat. Carm. Serm. Ep. dclectus. — Lettnra privata: Tacit. Ilistor. II. 16-ad tin. /!. Greco. V cl.: Xenoph. Cyröp. I, 11, XVI; Anab. II, III 1-49, V 1-41, VI, VII; dalla Crestomazia dello Schenk]. — ITom. II. 1, III. VI cl.: Hom. II. II 396-ad fin. III, IV, V, VI, VII; Xenoph. Memor. Difesa di Socrate; Della natura degli Dei, Ercole al bivio, Dell’amor fraterno; Herod. Hist. V. — Lettnra privata: 22 ’scolari lessero anticipatamente il canto VII deli’Iliade; altri dne il canto XXII 1-260 VII cl.: Ilom. Odyss. I, V, VI, VII, VIII, IX; - Deinosth. Tffi S'.p. ; twv sv Xspp., Phil. II. VIII cl.: Plat. Apol. Socr.; Crito; Phaed. (de morte .Socr.); Soph. Oed. Col.; Ilom. Odyss., lettnra cursoria e saltuaria verso la fine del secondo semestre. C. lläliano. IV cl.: Manzoni, i Proinessi Sposi, I-XX. V Cl.: Manzoni, i Proinessi Sposi; Pindeinonte, brani della tra- duzione delTOdissea, Poesie c-ampestri: Monti, l’Aristo-deino, la Bassvilliana, Ode a Montgolfier, il Sermone sulla Mitologia; Foscolo, sonetti cd odi, le Grazie, squarci delle Ullime L(‘ttere di lacopo Ortis; Manzoni, PAdelehi; gli Inni Sacri; Hcrchet, i Prolughi di Parga; brani delle opere di Silvio Pellico, Tommaso Grossi, Hartolomeo Šestini, Massimo d’Azeglio, Giulio Carcano, Giovanni Prali e Giacomo Leopafdi. Lettura privata: Angiola Maria; PAdelcbi; i Promessi Sposi XXIII-alla fino. VI el.: Motastasio, l’Atülio Rogolo; Alfieri, il Saul, il Filippo; brani delle opore di Gius. Parini, M. Cesarotti, Scipione Matfei, (!. Baretti; Dante, P Inferno I-X1. — Lettura privata: il Burbero benefico dol Goldoni, il Filippo del-1’Alfieri. VII d.: Tassoni, la Secchia rapita I; Fulvio Testi, Liriche; Filicaia, Sonetti, Vienna assediata dai Turehi; Guidi, la Fortuna; Redi, squarei del Bacco in Toscana; Ariosto, Orlando Furioso I-XVIII, poi qualche episodio piti noto e piti aminirato degli altri eanti; Tasso, la Gerusalemme liberata, gli episodi piti cömmoventi o piti popolari; brani delle opere di G. Vasari, Benvenuto Oellini, Pietro Bembo, G. Trissino, Franc. Berni, Giambatt. Guarini; Dante, 1’Inferno XIl-alla fine, il Purgatorio I-VI. — Lettura privata: Tassoni, la Secchia rapita; Tasso, la Gerusa-lennne liberata. Vlil el.: Tutto come nella ^r cl. eooetluala la lettura privata; di piti: Dante, P Inferno XXI-XXXIII, il Purgatorio VII-XX; dol Paradiso alcuni degli ('])isodi piti noti e cele-brati (Piwarda Donati nol III, 11 volo vittorioso dell’a-quila romana e il brovo episodio di Romeo di Villanova nel VI, S. Francesco d’Assisi nel XI). — Ripetizione della storia letteraria dalle origini fino al Manzoni. Esercizi oratori: II rinascimento (Agapito); Origini della lingua italiana (Bradicich); Origini dolla letteratura italiana (Cella); Ariosto e Tasso (Depangher); Dante Alighieri (Got- tardis); L’avventuriero del 7()U (Lazzarich) ; Leopardi (Petris); Boceaccio (Sirotich); Petrarca (Volpis). D. Tedesco. VI cl.: Goethe, Hermann u. Dorothea I-III. VII cl.: Schiller, die Braut von Messina. VIII cl.: Schiller, Maria Stuart (Fortsetzung). TEMI DI LINGUA ITALIANA V classe. Ulisso nell’isola doi Ciclopi. — Stato delle let-tore italiane nel secolo XIX. — Ultimi momenti di Luigi XVI. Renzo al forno delle grucce. — 11 dl doi morti. — Le,feste di Natale. — Quest’anno 11011 avrö il premio! (lettera), — Rae- conti popolari. Carlo Magno alle Cliiuse. Deucalione c Pirra. Tarquiuio il Superbo. - 11 mio primo disinganno. La conversione. VI classe. Roma e rinvasioue gallica. La morte di Nerone. — Dante e Firenze. — Carattere di Saul. — Una storia di delitti e di sangue. — La cattedrale di Capodistria. Fa-rinata degli Uberti. — Vantaggi delle croeiate alla civiltft europea. — L’ «Avaro» del Goldoni. — Ben conveniva a Roma 1’ amaro rimprovero di Giugurta: «Citta venale e destinata a perire, appena trovi chi ti compri». — La famiglia patrizia nel setteeento. — L’ architettura e l’ordinamento morale del-1’ Inferno dantesco. VII classe. Molte cittä, storiche ora souo nn muechio di rovine. — II fine di una letteratura sta non in se stessa, ma nella perfezione sociale e morale che ö intesa e adatta a pro-durre. — Carattere di Catilina. — 11 Caronte dantesco e il Caronte virgiliano. Per il centenario d’un grande artista. — Dormivo e sognavo che la vita č bellezza, mi svegliai e vidi ehe la vita e dovere. Prodromi della rivoluziong. — Ettetti della lettura. — La civiltä »eile conquiste. — L’episodio di Niso ed Eurialo, confrontato coll’episodio di Cloridano e Medoro. — Due sono i testimoni delle azioni umane: la co-scienza e la storia. Quella tace con la morte, questa eterna-mente parla. — 11 Galilei e le sne opere. VIII classe. Grandi furono Giro e Alessandro, grandi Carlo XII di Svezia e Napoleone; ma qnali piü grandi? — L’arte e la letteratura sono 1’emanazione morale della civiltfi. -11 letterato italiano nel secolo XIX. L’ Ulisse dantesco. - I Sepolcri. — Novel line. — II canto dell’odio. — A Canossa. L’ uomo e la natura. — II Sordello dantesco e gli ideali politici deir Alighieri. Tema di maturitii. Prof. Osti MATERIE LI HK RE Lingua croata: Morfologia e sintassi, secondo il «Corso pratieo comparativo per lo studio della lingua croata» di V. Danilo. Studio di brani scelti dai libri di lettura del Divkovi<- e del Maretič. Esercizi pratici a voce ed in iscrilto. Krištofič. Calligralla: Esercizi di scrittura obliqua a caratteri latini e tedeschi. L’alfabetö greco (nella el. II). l'raf. iMrclier. Canto: I. 1 isercizi elementari nei toni maggiori in Do, Fa, Sol; esercizi a due voci; inni sacri, patriottici e pi'ofani a quattro voci (1 ora sett.). — II. Coro misto (1 ora sett.). III. Coro a voci maschili. Sokoli. Disegno: I. Esereizi tli disegno geomelrico a mano libera; loglie simmotriehe sempljci; ornamenti piani e semplici n nia-tita e colorati. II. Disegno d’ornato policromo, disegno dal vero e figurale. Prof. Schaffenhaiier. («iiimistica : Esereizi d’ordine e sugli attrezzi. Kren. I. Biblioteca dei prot'essori. Acquisti: Nuova Aritologia 1903. — Rivista di filologia classica 1903. — Giornale störico della letteratura italiana 1903. — Mitteilungen der k. k. geographischen Gesellschaft, in Wien 190:5. — Studien zur vergleichenden Literaturgeschichte 1903. - - Zeitschrift für ooster-reichische Gymnasien 1903. Vierteljahrshefte für den geographischen Unterricht 1903. Das Wissen für Alle 1903. — lahrbuch der Naturwissenschaften 1902-03. — Verordnungsblatt für den Dienstbereich dos k. k. Ministeriums für Kultus und Unterricht 1903. — Groeber, Romanische Philologie (contin.). — Die oesterr. ung. Monarchie in Wort und Bild (fine). — Roscher, Lexikon der Mythologie (contin.). —- Gerber-Greef, Lexikon Taci teil in (contin.’). — Mayer, Geschichte Oesterreichs (contin.). Zeidler, deutsch-oesterreiohische Literaturgeschichte (contin.). - Xenophon Uellcnika ed. Dindorf. —; Das Waltha-rilied. — Kohlrausch, Bewegungsspiele. - Dotier, Deutsches Wörterbuch. Seyft'ert, »Schulpraxis. — Probst, Deutsche Redelehre. Weisei', Englische Literaturgeschichte. — Gre-gorovius, Storia di Roma nel medio evo. — Vaccai, Feste di Roma. — Kulm, Leber Maiestfttsverbrechen. — Graf, Foscolo, Manzoni e Leopardi. — Ferrero, Grandezza e decadenza di Roma I-1I. Berlana, Vittorio AItieri. — Gebhardt, Handbuch der deutschen Geschichte. Fünfstück, Naturgeschichte des Pflanzenreiches. Ostermanu, latein. Uebersetzungsbücher. Plato, Eiitydemus u. Protagoras, testo. Höckel, Temi greci. - Carducei, Studi, saggi e discorsi. De Sanctis, Saggi cri-tici. De Sanctis, Nuovi saggi critici. — Mach, populärwissenschaftliche Vorträge. Ianusehke, Das Prinzip der Erhaltung der Energie» — Kircher-Boltslmiisen, Atlas der Krankheiten der Kulturpflanzen. Pascoli, Lyra. — Ohicco-Fcrrari, Dizionario Oesariano. — Jahrbuch des höheren Schulwesens 1903. Hof- und Staatshandbuch 1902. — Pascoli, Sul limitare. Wiese-Percopo, Storia della letteratura italiana. - Dieterich-Horn, Byzantinische u. neugriechische Literaturgeschichte. — Carducei, Studi su Parini. Schell, Christus. Rappold, Chrestomathie lutein. u. griech. Klassiker. Schräder, Erziehung»- und Unterriclitslehre. — Wilhelm, Praktische Paeda-gogik. — Gandino, Esercizi di Sintassi latina I-V. — Plutarchi Vitae parallelae II (testo). D'Annunzio, Le Laudi. — Willmann, Didaktik als Bildungs- u. Erziehungslehre. Doni: Dall’i. r. Ministero del Culto e dell’Istr.: Zeitschrift für oesterreichische Volkskunde 1903. — Botanische Zeitschrift 1903. — Register zu den archaeologischen 11. epigraphischen Mitheilungen aus Oesterreich-Ungarn I-XX. — Dali’ i. r. Luogo-tenenza in Trieste: Bilderbögen für Schule u. Haus 1-50. - 26 opuscoli di vario tenore. — Dall’i. r. Accademia di scienze e lettere in Vienna: Sitzungsberichte der Kaiserlichen Akademie, phil.-hist. und math.-nat. Klasse. — Dalla Giunta provin-ciale in Parenzo: Relazione sull’ attivitä dell’eccelsa Dieta deli’I.stria 1902. — Dalla casa edit. Graeser, Vienna: Dr. S.wida, Krain, Küstenland u. Dalmatien. — Dalla casa edit. Wagner, Innsbruck: Marchel, Compendio di storia lett. ital. e antologia it. per scuole mcdie tedesche. Dalla casa edit. Manz Vienna: Weizmann, Lehrbuch der Gabelsbergschen Stenographie. Dalla casa edit. Irrgang, Brünn: Immenhof, Die Habenberger. Dal Signor Vittorio Cocever: Fotogratia di una vecchia pianta topografica della Cittä di Capodistria. Dal Signor prof. Hridi: Bridi, Le Liriche d’Orazio recate in italiano col ritmo deli’originale. — Dal Sig. Prof. Hugues: llugues, Idro-grafia sotterranea carsica. Prof. Hisiac. II. (iiiltinetto di geogratia. Acqitis/i: Baur, Karte von Krain. — Schober, Karte von Tirol u. Vorarlberg. — Kiepert, Graecia antiqua. — Gerasch, 4 historische Wandbilder. — Gae-bler, Karte der Balkanhalbinsel. — Kiepert, Italia antiqua. Un grande tellurio Schmidt. Prof. Petris. III. liihliotcca giovauilc, sac-ione ilaliana. — Acquhli: Ferrero, grandezza e decadenza di Roma. — Dino Compagni, La cronaca. — Fucini, All’aria aperta. — Amicis, Capo d’ anno. - Amicis, Pagine sparsc. Ferrari, Poesie scelte dc*l XVIII e XIX secolo. Giusti, Epistolario. Salgari, La montagna di luce; la scimitarra di Budda. Menasci, Fra i j)irati del Ryf. — Landucci, La girattu bianea. Laurie, L’erede di Robinson. Bertolini, Gli scorridori del mare. Romero, I na-viganti del Meloria. — Perodi, Uno strano eompagno di nau-fragio. — Martire, Le serate dei bimbi. — Cioci, Moccolo. Kingsley, II eompagno della Croce. Denti, Novelle fanta-stiche. — Demarchi, L’ Eta preziosa. Lioy, Storia naturale in campagna. Doni: Dallo scolaro Tomasi Francesco: Mioni, Un tior«' della prateria. Prof. Osti. IV. ßibliottica giovanile, .svizione fedesca. — Acquisti: Andersen, Märchen. — Stückl, Drei Wochen am Gardasee. Spiegelbilder, Erzählung für die lugend. Klaus, Antologia tedesca 1-11. — Löhr, Erzähhingen. Münchhausens Abenteuer. Kohden, Leuchen Braun. .Schmid, Kurze Erzählungen. Vottcler, Aesops Fabeln. — Eco della lingua tedesca II. Fromhölt, Streichholzspiele.— Schmidt,, Homers Ilias 11. Odyssee. Egelhaaf, Grundzüge der deutschen Literaturgeschichte. - Hansjakob, Im Schwarzwald. — Wagner, Entdeckungen. •—; Müller, Die jungen deutschen Auswanderer in Australien. — Brendel, Erzählungen. — Geschichten für Iung und Alt. Stradner, Neue Skizzen von der Adria II. Doni: Dallo scolaro Paolo De Mori: Schiller, Geschichte des dreissigjährigen Krieges. Prof. Bisiac. V. Gabiuetto archeologico. Acquisli: Cybulski, Tabulae, quibus antiquitates Graecae et Romanae illustrantur XII-X11I (il teat.ro classico), XIV a) e b) (piano di Atene). — Busto di Omero. Busto di Cicerone. — - Busto di Cesare. — Hauser. Säulenordnungen 11. — Cybulski, Monete Romane. Stud-niczka, Vermutungen zur griechischen Kunstgeschichte. Kenner, Bericht über die römischen Funde in Wien. Doni: lahreshefte des archaeologischen Institutes in Wien Bd. V. 1-2. Dono dell’i. r. Min. d. Culto e dell’Istr. — Sei vasi fittili trovati a Efeso, dono del Signor capitano del Lloyd austr. Arturo Petris. Prof. Larclier. VI. Gabiuetto
  • j>. 73-77. 4. Lingua tedesra. I)i<* Winzeln der Bildung sind bitter, die Früchte süss. 5. Malemu!ica. a) Sc si sonima il primo, il secondü cd il terzo termine di una progressione aritmetica ciascuno col termine ehe ha lo stesso indice di una progressione geometriea, si ottengono i numeri 27, 39, 87. La somma dei tre primi termini della progressione aritmetica e 36. Quali sono qaesti termini e quali i tre primi della progressione geometriea? b) II diametro esterno di una sfera cava e d, il peso specifico s, quello del materiale della sfera e s,. Quäle 6 lo spessore e quäle il peso della sfera? (d =6•693 dm, s = 6‘37, s, = 7-28). c) Duc eorpi cadono contemporaneamente dallo stesso punto, l’uno liberamente, l’altro lungo la lunghezza di un piano inclinato verso 1’orizzont.e. Quäle e la distanza dei due corpi dopo t", se si fa astrazione dalla resistenza dell’aria e dell’at-trito? (* = 9-51'. t, = ;•!. g = 9*808 m). d) Una retta passa per i punti (5, 1) e (11, 9). Un cerchio ha il centro in (4, 2) e il raggio 5. Quäle 6 1’ equazione della retta e quäle quella del cerchio? Quali sono i punti d’inter-sezione della retta e del cerchio? Quanto e lunga la normale dal centro del cerchio alla retta e quäle e la sua equazione? L'esame in iscritto tu sostenuto da 25 candidati cd ima candidata, la Signorina Nelly Ascoli da Trieste. Le prove a voce sono indette per il giorno 11 luglio p. v. L’esito di queste verr/i pubblicato nell’Annuario del prossimo anno scolastico. KSCUHSIONI K SPORT NAUTICO Nel corso di quest’anno furono intraprese 12 escursioni scolastiche. Addi 27 settembre 1902 centodieci scolari deli’istituto, accompagnati dai professori (lerosa, Larcher, Caldini, Castel-pietra e Bondi, si recarono a Trieste, dove visitarono quel museö civico di Storia naturale c poi il fondo Coroneo, nel quäle era esposto im enorme cetaceo. Nel giorno 9 ottobre i professori (lerosa, Castelpietra, Hondi c Bartoli condussero a Lippiza 30 scolari del ginnasio superiore, i quali visitarono quellö stabilimento per rallevamcnto equino. Parti ti da Capodistria col piroscafo, fecero la strada da Trieste a Lippiza e ritorno a piedi; ritornarono a Capodistria col piroscafo alle 0 di sera. Nei dl d’Ognissanti e dei Morti, otto scolari deli’ottava classe assieme ai professori Castelpietra, Bondi e Bartoli intra-presero una gita alla volta di Gorizia, pei'coi’rendo gran parte della strada in bicicletta. II professor Larcher nel giorno 20 maržo condusse gli scolari della prima classe a Isola. Mossisi subito dopo le 7 ant. valicarono le amene colline di 8. Marco e dopo una brevc fermata a Isola fecero ritorno per la via maestra ehe costeggia il mare. Alcuni giorni dopo 20 scolari di varie classi del ginnasio inferiore furono condotti a Villa Dečani dai professori Dr. Pasini c Hondi. Vi andarono a piedi alle 2 pom. del giorno 7 aprile e ritornarono a Capodistria col treno ehe arriva a orc 8 pom, Molto istruttiva tu la gita degli scolari d(.*lla VI classe, i quali c.ondotti dal prof. Bondi si recarono addi 23 aprile a Muggia e di la col pi rosento a Triest, e per visi taro I'Arsenale del Lloyd austriaco. Avutano lieenza dalla Direzione dollo sta-bilimonto poterono aiiiiuirare quel grande eantiore e tutti quei potonti eongegni, olio la moderna industria navale pone in moto per 1 .*t costruzione di grandi piroseafi. Föi’ti camminatori si cliinosti'arono gli scolari doll’ottava classe, ehe nella modesima giornata, assiomo ai professori Bartoli o Castelpietra si spinsero sino a l’inguente. Rioevuti festo-samento da quella oitfadinanzn i baldi giovanotti vi passarono im lieto poineriggio, o alla sei'a eon un earro si ricondussero a Capodistria, dove arrivarono verso la mezzanotte. Addl 30 aprile furono intraprese Ir*1 gite soolastiche. tili allievi dolla quinta classe accompagnati dal prof. Maier par-tirono alle 11 a. 111. col trono alla volta di S.ta Lucia, Porto Rose o Pirano, donde ritornarono a piedi a Capodistria. II prof. Bartoli coddusse gli scolari dolla q,uart,a classe a San fjorvolo, e di la a Muggia, dove era stato ordinato il pranzo per questo gi'iippo di gitanti r anclie per gli scolari dolla seconda blass«? che vi capitarono assieine al prof. Castelpietra dopo avor superato !<’ altur«^ di < )ltra <* .Muggia vcc.chia. La gita piu bella perö e piü inh'ressante lu senza dubbio quella intrajirosa addl 20 maggio da llf> scolari e 11 profešsori alla volta, di Adelsberg allo scopo di visitare qucdla rinoinata grotta. Cooperarono alla l iuscita deirescui'sionc 1’i. r. Ministoro del Culto i' dell’lstruzioue, 1’inclito Municiiiio
  • V ('lasse Agaciclt Marce l Io da Capodistria Baccichi Giorgio da Pirano Bernardis Natale da Capodistria Bernobieh Rodolfo da Castellier Bradicich Remigio da, Pedena Cella Antonio da Clierso Delconte Antonio da Capodistria Delton Antonio da Dignano De Mori Paolo da Capodistria Devescovi Bernardo da Rovigno Druscovich Marco da Verteneglio Godina Antonio da Pisino Marin Pietro da Mitggia Papo Guglielmo da. Buie, Perentin Giovanni da lsola Perrotta l’ietro da Palermo (Italia) Pesa ute, Pio da Montona Quarantotto Luigi da Orsera Rocco Antedeo da Parenzo Kossi Giulio «la Pinguente Kumich Giuseppe da Albona llussiaii Oiuseppe (la Parenzo SbisiY Giuseppe «la Parenzo Sclior Carlo da Vienna Senica Otmar da Nabresina Tamburin Osvaldu da Fasana 1 klina Mario da Lussinpiccolo VI ( lasse Abba Giovanni da Kovigno Baban Stefano da Kovigno Bronzin Pietro da Kovigno Cergna Sebastiano da Valle Colombis Francesco da Cherso Cossetto Emanuele da S. Domenica di Visinada Crivellari Cleto da Cherso Czermack, de, Paolo da Capodistria Davanzo Antonio da Pirano Degrassi Mario da Orado Fattor Antonio da Visinada Fortuna Silvio da Yisignano Franzot Achille, da Oradisca Furlan Oiacomo da Muggia Gerosa Attilio da Capodistria lug Alt'onso da Pirano Palisca Giovanni da Albona Sandrin Giovanni da Capodistria Schor Antonio da Trieste Senica Arturo da Volosca Spiteri Antonio da Trieste Sussich Umberto da Veglia Tomasi Pietro da Montona Toncovich Giovanni da Fontane Urbanaz Guglielmo da Capodistria Urbancicb Oscarre da Capodistria Ventini Kodoll'o da Malinska Zelco Manlio da Parenzo Zetto Kiccardo da Capodistria 2!) VII (lasse Bcmbo Tomaso da Kovigno Bcnedetti Giovanni da Kovigno Bergbich Antonio da Carnizza Bordon Antonio da Trieste Borri Ferruccio da Parenzo Bubba Pietro da Pirano Degrassi 'Pito da Isola Devescovi Giorgio da Iiovigno Fontanot Antonio da Villanova
  • 1 — 1 — — i 24 Rimasero alla line deli’ anno scol. 1. pubbliei 39 30 29 2(i 27 29 19 23 222 2. privati 1 — — — — 1 Assieine 39 30 30 290 720 270 3>i pRijvifl con EjvrijslEHzfl *7^ ('LASSE I EMILIO CENTASSI NARCISO ČEŠAREK «UOVANNI CHElflN DOMEN1CO DEL HELLO ANTONIO DUSSICIl SILVIO VARDAUASSO ( LASSE II (UOVANNI HERGAMA8 (UACOMO CLEAN OSCARRE FERLAN PAOLO SARDOTSCH FRANCESCO VISSICll ERNEST«) ZWECK (LASSE III GIOVANNI RASMAN ANDREA RICCOHON E DO A 1U)() SCHLECHTER GIUSEPPE WELWICII (■LASSE IV ROMEO NERI PAOLO SCHLECHTER ANTONIO Z AN FAHR« > (LASSE V REMKUO ÜRADICICII ANTONIO CELLA V LASSE VI CLETO CRIVELLARI 1)1X0 ANTONIO SPITER1 ( LASSE VII GIOVANNI LUGUI FRANCESCO VEN1ER ( LASSE VIII MANLIO KRADICICH GIACOMO CELLA ANTONIO DEPANGHER EICENIO (iOTTARDIS A V V I S O L’ apertura deli’anno seolastioo 1903-04 avrft luogo il 1(5 settembre a. c. L’ iscrizione prinoipier/i il giorno 12 settembre. Tutti i ragazzi ehe vorranno entrare nella I olasse, e quelli, i quali da un altro ginnasio entreranno in una delle altre classi di questo Ist.ituto, dovranno presentarsi al firmato direttore, acoompagnati dai genitori o dai rappresentanti dei medesimi, e muniti della fede di naseita, deli’ attestato dimis-sorio della scuola c*Ii<* frequentano presentemente e di un cer-tificato medico ehe comprovi lo stato di salu te dello seolaro. 1 genitori sono tenuli a dar avviso allo serivente, presso quäle famiglia intendano eollocare a dozzina i loro figi i. Tutti gli scolari, ehe si assoggetteranno ad un osame di aminissione, dovranno esser p resen ti addi 1(5 sottomhre alle ore 8 ant. (ili scolari che frequentavano neH’anno seol. deeorso una delle classi di questo (iinnasio, sono anche obhligati a pre-sentarsi per 1’iscrizione nei giorni suindicati e ad esibire alla serivente il loi'o ultiino attestato scmcstralc. Coloro ehe tra-scureranno di farsi regolarmente isc.rivere, passato il 17 sot-temhro, verranno senz’ahro respinti. AH’atto deli’iscrizionc ogni seolaro nuovo pagherä le lasse preseritte, nell’importo di eorone H.70; tutti gli altri, sonza eccezione, la tassa tli oorone 4.f>0, <• h<* servir/i por 1’aumento dei mezzi didattici, della biblioteea giovanile e per la manu-tenzione dei eanotti ginnasiali. Per gli esami di ammissipne sono fissali i giorni 1<> e 17 settembre; per gli esami posticipati e di riparazione i giorni 16, 17 e IS settembre. L’ ufficio divino d’inaugurazione si celebrerii addl 18 settembre alle 8 ant.: 1’istruzione regolare principier/i il 19 settembre. Quegli scolari ehe vorranno ohiederc 1’esenzione dal pa-gamento del didattro o 1’aggiornamento del medesimo, si pro-curino a tempo la cosi detta Cede di povertä, estosa in forma legale. Alla loro istanza aggiungeranno anche 1’ ultimo ordine di pagamento dell’imposta sulla rendita personale dei genitori, qualora questi abbiano una rendita annua superiore ali’ im-porto di 1200 corone. Dallii Direzionc deli’ i. r. Ginnasio snporiore Capodislria, 10 lugi in 100,'} Tl direttore S/e/ano Steffani.