ORGANO PELL’UNIONE SOCIALISTA DEI, LAVORATORI MARTEDÌ’, 1 maggio 1956 ANNO Vili. - No. 446 Redazione e Amministrazione CAPODISTRIA Via Santorio 26 - tei. 128 # Prezzo din 10 lire 20 ABBONAMENTI: Annuo din. 420, semestrale din 220, trimestrale din. 110. Spedizione in c. c. p. Nell’alba del Primo Maggio 1956, con in cuore la certezza, più che la speranza, del socialismo, non è facile sottrarsi ad una sensazione di ottimismo. Quasi di entusiasmo. Di quelFottimismo ed entusiasmo che riempiva il cuore dei lavoratori, dei nostri padri, alle prime manifestazioni grandiose che, negli eroici Primo Maggio di lotta, dettero al mondo il senso della forza e della potenza della classe operaia mondiale che, incrociando le braccia nella «sua» Festa, arrestava la vita produttiva di intere nazioni e faceva tremare di riverenza, più che di timore, le vecchie classi dominanti. Mentre l’apparato respressivo dei grandi stati veniva mobilitato contro la più pacifica delle manifestazioni di fratellanza umana ed i poliziotti venivano lanciati alla «conquista» di una bandiera rossa alzata alla testa di un corteo di lavoratori. Scioperi del Primo Maggio, dimostrazioni del Primo Maggio, lotte del Primo Maggio. Manifestazioni di una nuova forza nascente per una società nuova che entusiasmava i nostri padri e dava loro l’ottimismo che era speranza di avvenire. Anche per noi oggi, a 60 anni da quelle prime manifestazioni, è difficile sottrarsi all’atmosfera di entusiasmo e di ottimismo che è propria della Festa dei Lavoratori. E, forse, pur nella cauta ragionevolezza dettata dall’esperienza, oggi vi è per noi motivo di entusiasmo e di ottimismo. Come lavoratori della Jugoslavia socialista, come proletari, come cittadini e come uomini. Infatti nel nostro paese il grido del Primo Maggio «le fabbriche agli operai! la terra a chi la lavora!» è una realtà sociale. Nostra! Il socialismo non è più «il, sole dell’avvenire» ma è già l’alba sorta sulla nostra giornata. Come lavoratori possiamo guardare all’affermazione della classe operaia quale nuova classe dirigente edificante il socialismo in una parte del mondo mentre nell’altra il socialismo non è più un «movimento sovversivo» ma una ideologia ed una prassi che si afferma e si impone nella coscienza dei lavoratori e penetra in tutti i pori della società borghese, ip evoluzione. Primo Maggio in cui la Festa dei Lavoratori è un «delitto» solo in stati e regimi che ripugnano ormai alla stessa coscienza umana degli uomini, indipendentemente dalla loro classe, ed ai quali manca la solidarietà stessa degli stati borghesi. Come proletari e come cittadini non possiamo non sentire che il Primo Maggio 1956 ha in se un qualchecosa di diverso da tutti gli altri in quanto sorge in una atmosfera di distensione internazionale che è promessa di pace al mondo ed agli uomini. Un Primo Maggio che, in questo senso, può venir avvicinato soltanto a quello del 1945 che — nelle ultime battaglie — annunciava la vittoria sul nazifascismo e la pace dopo quasi sei anni della più sanguinosa delle guerre che abbia flagellato l’umanità. Ma anche quel Primo Maggio, pur nell’atmosfera della Vittoria, risentiva troppo di lutti e di distruzioni per dare ai cuori, oltre alla rinnovata speranza avvalorata dalla Vittoria, l’entusiasmo e l’ottimismo per l’avvenire. Poi vennero le celebrazioni del Primo Maggio nel fervore di edificazione per noi, ma i nostri sguardi anda-vano preoccupàti alla formazione dei blocchi di guerra, alla divisione del mondo, allo smarrimento ed alla scissione nel movimento socialista ed operaio, alla perdita della fiducia dell’uomo nella possibilità di potersi sviluppare pacificamente senza dover lavorare con l’arma al piede per difendere il proprio lavoro e la propria pace. Anni che videro bagliori di guerra, compagne di odio, blocchi di egemoni, minacce alla pace, alle conquiste del socialismo, alle conquiste del cittadino e dell’uomo. Come lavoratori questo Primo Maggio ritrova in noi tutta intera la fiducia mai perduta nell’internazionalismo operaio e la ritrova nella opera di chiarificazione in corso nei movimenti socialisti dopo una triste parentesi di divisioni create da dolorosi errori incuneatisi nel movimento socialista attraverso il varco dei tentativi di assoggettamento egemonico che snaturavano l’internazionalismo ed arrestavano, minacciando di farlo degenerare, il movimento operaio internazionale nella sua marcia verso la società socialista. Ed anche in questa rinnovata unità spontanea del movimento socialista il nostro ottimismo e il nostro entusiasmo ha profondi motivi di naturale ed umana soddisfazione. Come per la distensione internazionale, promessa di pace, anche per la rinnovata unità di speranze del movimento operaio e socialista nulla è caduto dal cielo. Tutto è risultato di lotte, di sacrificio e di cosciente sicurezza nel domani. Come di lotte, di sacrifici nella sicurezza dei domani è fatta la storia dell’umanità che da sessant’anni è anche la storia del Primo Maggio. E l’entusiasmo, come l’ottimismo, che entra in noi fa parte della coscienza di essere stati, di essere, parte attiva in questi sacrifici ed in queste lotte, nella coscienza che, come cittadini e come uomini, le speranze di pace sono frutto anche della nostra lotta e del nostro sacrificio. Così come proletari e socialisti siamo coscienti di aver avuto la nostra parte di lotte e di sacrifici affinchè questo Primo Maggio ritornasse ad essere speranza di unità proletaria e socialista. Unità non meccanica, non imposta, ma spontanea e libera da schemi perchè nata e basata sui concetto che il libero sviluppo verso il socialismo non è solo un impulso storico ma un diritto della classe operaia e dei popoli in cammino sulla propria via confluente sulla grande strada maestra indicata, da oltre mezzo secolo, dalle libere rosse bandiere del Primo Maggio. Dopo l’affermazione del Primo Maggio attraverso le manifestazioni di forza contro la repressione borghese fino alla prima guerra mondiale; dopo i Primo Maggio di battaglia e di sangue sotto il fascismo di varia specie fino alla seconda guerra mondiale; dopo i Primo Maggio passati all’attacco nella guerra partigiana e nella lotta di liberazione nazionale e sociale; dopo i Primo Maggio della guerra fredda, delle divisioni, dei timori, degli odi e degli immanenti pericoli di guerra atomica è forse questo il Primo Maggio senza sangue proletario sui selciati, senza fascismo, senza scissioni dolorose, senza il deprimente pensiero di una inevitabile guerra di distruzione totale nell’urto delle egemonie e dei blocchi contrapposti. Primo Maggio di positive speranze di coesistenza internazionale, di pacifico sviluppo dei popoli liberi da tutele straniere, di premesse di unità proletaria e socialista. E’ questo il nostro augurio. Augurio pieno dì entusiasmo e di ottimismo ragionato seppur vigile. Come i Primo Maggio a cavallo dei due secoli e che dettero al mondo la dimostrazione che la classe operaia, dopo essere nata per la fabbrica, era anche nata per la direzione della società. Come quei lontani Primo maggio, anche questo internazionalista e umano nella speranza e nella solidarietà con chi ancora ha un Primo Maggio di lotta sotto i residui del fascismo o nell’oppressione nazionale e sociale. Per un Domani che sia per tutti i lavoratori del mondo uniti il «Primo Maggio» che la storia e la classe operaia, con le sue lotte, i suoi sacrifici e la sua azione sociale, preparano all’umanità: Socialismo!!! I PRIMI SINTOMI In occasione di questo I. Maggio sarà1 forse meglio al posto delle roboanti dichiarazioni programma-jtiche slugli Sviluppi dielila nostra economia e politica interna, esaminare alcuni fatti ohe sono il primo sintomatico risultato iniziale (deli-indirizzo economico generale. Da qualche mese in qua, senza decreti e disposizioni, che a sua tempo dettero alcun risultato pratico, in parecchi negozi della Slovenia e della Croazia san apparsi (cartelli indicanti una riduzione dei prezzi che raggiunge anche il 10 per cento. Si potrà osservare trattarsi in parte di svendite invernali, ma anche così il fatto assume il proprio significato, dato- che sino ad oggi le (svendite stagionali in Jugoslavia erano una cosa piuttosto rara. Comunque, non si tratta so-lo di svendite stagionali. Ne4 recente passato la nostra 'economia era caratterizzata da un aumento di gran lunga maggiore della circolazione monetaria dii quello-che non fosse l’aumento del valore della produzione. Le riduzioni attuali sono invece: in un certo senso i primi sintomi, delle contrazioni avvenute nella circolazione monetaria in conseguenza della riduzione degli stanziamenti per l’edificazione capitale e le altre misure in questo campo, come la riduzione dei crediti circolanti da parte delle banche. A questa riduzione dei liquidi in circolazione ha corrisposto un, seppur lieve, aumento della produzione. A questo nuovo stato di cose il primo a reagire è il commercio, più sensibile alle variazioni sul mercato, ma non si può dire, che alla tendenza sia rimasta indifferente anche la produzione, colpita com è da un lato dalla riduzione dei crediti circolanti e dall’altra dalla minaccia di un giro molto più lento dei capitali in seguito alla contrazione delle richieste. Parecchie a-ziende industriali hanno, infine perso la loro posizione monopolistica detenuta sul mercato nazionale in seguito al sorgere di attività analoghe, oppure- ad una maggiore importazione delle merci di largo consumo. Quindi, la tendenza alla riduzione è quasi generale ne-1-l’industria e, manifesta, nel commercio. Per ora isi provvede alla riduzione, detraendola da quel margine generante i profitti nel commercio ed i -superrprofitti nell’industria, venutisi a creare nella particolare congiuntura -esìstente nel passato. Non è però escluso, possiamo anzi dire, sii tratti di una cosa certa, che in avvenire le aziende produttrici saranno cosi-rete a ricorrere anche alle riserve esistenti nel processo produttivo stesso, razionaliz-izanidolo e organizzandolo meglio, in modo da poter ridurre i coisti e di conseguenza ii prezzi di vendita sul mercato. Finora, infatti, il fenomeno ha investito la produzione solo per quanto riguarda il miglioramento della- qualità e dell’ass'orti-.mentQ diei prodotta. Si «nella il siciaiisioi nel inali Lo sviluppo sociale contemporra-neo del-l’umianità è indubbiamente caratterizzato da tutta una serie di mutamenti, quantitativi e qualitativi, che influiscono in modo specifico sulle concezioni sociali, introducendovi elementi sempre nuovi. Aver presente questo dato incom-te-s’taibile è determinante per qualsiasi -esame che si voglia fare dello sviluppo del socialismo nel mondo. Socialismo inteso come movimento operaio ed anche come affermazione idi concetti e forme socialiste nello -stesso -sistema capitalista. Nel processo di affermazione del socialismo, dalla Rivoluzione dì Ottobre ad oggi, si hanno avvenimenti di una portata tale per cui potrebbe bastare la loro enumerazione per dimostrarne l’ampiezza. Cina-, India, Indonesia numerosi altri paesi, s’orti ad indipendenza nazionale -dal dominio cotonale, partecipano oggi — in forme varie ma armoniche con lo -sviluppo toro e dell'umanità — all’affermazione delle forme socialiste! di convivenza sociale e di sviluppo umano. Negli stessi stati capitalisti l’intervento, coordinato o meno, dello stato nell’economia afferma l’inelluttalità di sempre -più vaste forme di socializzazione del processo produttivo, se non dei mezzi di produzione. Questo mentre alla rivoluzione nei mezzi di produzione che la scoperta del vapore e id-eH’ielettricità1 ha provocato nella storia sta aggiungendosi la terza grande rivoluzione industriale rappresentata dai processi di automazione del lavoro connessi all’impiego di sistemi elettronici e della- staslsa energia atomica. Nello stesso momento in cui i popoli coloniali, libera-nido -se stessi dal dominio straniero, -hanno liberato la classe operaia dei paelsi colonialisti da concetti conserva-tori nati dall’a-ver, indirettamente, beneficiato per oltre un secolo del plus valore che -il capitalismo metropolitano strappava ne-1 mondo coloniale. Per non parlare del fenomeno, grandioso delle rivoluzioni popolari -che .s'i sono affiancate alla- Rivoluzione d’Oltobre, da quella jugoslava a quella cinese, creando un vasto mondo in cui la classe ope^ raia e 1-e -classi lavoratrici in genere operano direttamente nella creazione di Una società socialista. Nel -mondo del nostro tempo in rapida evoluzione i rapporti di produzione sì modificano incessantemente e rendono più che mai attuale l’insegnamemo di Marx che, già un secolo fà, avvertiva che lo sviluppo storico verso- il socialismo sta nel fatto che l’umanità rinnova -sempre Se stes'sa nel non voler più vivere nella vecchia maniera ((superata continuamente dallo sviluppò dei mezzi di produzione) e cerca sempre una maniera nuova anche -se non percepisce con precisione quale sarà il s-uo nuovo modo di vita nel continuo mutamento dei rapporti sociali. Più rapido lo sviluppo de-i mezzi e delle; forze da produzione a disposizione dell'uomo, più rapida e deci-sa la ricerca di nuo-vi rapporti sociali, di nuove form.e di comunità in senso socialista. Alla luce di questi avvenimenti resta persino difficile, rendersi oonto della rapidità di sviluppo che caratterizza il nostro tempo così come resila difficile prevedere con esattezza la forza con la quale su tale sviluppo promette di agire (Pultilìzzazlone dlelljenergija / atomica a scopi di pace. Nel mondo contemporaneo l’affermazione del (socialismo si rivela più che mai nelle cose, anche se tale affermazione avviene in modo ineguale a seconda- dei vari paesi e delle varie, situazioni (Storiche. Nei vasti paesi ex coloniali la borghesia nazionale, per ricuperare con le nuove forze di produzione il tempo n-ello- sviluppo storico del paese, è costretta ad aecellerare i tempi del suo progresso economico instaurando così forme di produzione, dì pianificazione e di controllo della produzione che portano con se rapporti di produzione -sempre più Sociali, sempre, più socialisti. Cosi come paesi di vecchia tradizione capitalista «liberale», per far fronte alla perdita- delle colonie, alla limitazione economica dei mercati, alla concorrenza ed alle contraddizioni interiori del capitalismo (moltiplicate dall’ac ere scersi della potenza dei mezzi di produzione) sono costretti a dar Sempre più larga via, all’interno, a forme non solo di capitalismo di stato ma anche di socializzazione del capitale. Nello (Stesso tempo sentono il bisogno. «economico» di concorrere allo sviluppo delle aree del mondo ancora economicamente sottosviluppate. Processi storici di sviluppo sociale che allargano le basi sulle quali si afferma -la concezione socialista della vita e portano, inevitabilmente, con se l’affermazione del proletariato, consolidando e s-vi-l-upaindo la forza e la coscienza dei movimenti socialisti, delle tendenze più varie corrispondenti allo sviluppo storico e sociale dei vari paesi e dei vari popoli. Il sindacalismo opera-io, forza potente per lo sviluppo della coscienza di classe, è divenuto ormai un fatto universale che con la sua potenza concorre alla affermazione socialista. Non solo per la formazione sociale del proletariato ma anche perchè, attraverso la potenza deH’organìzz,azione sindacale, la classe operaia aumenta la sua pressione sulle forze monopoliste del capitale e sullo- stesso stato capitalista, -costringendo le forze economiche del capitale a concessioni che ((diminuendo momentaneamente la percentuale dei profitti) inducono- i monopoli capitalisti alla ricerca di nuovi miglioramenti tecnici e di nuovi sistemi di lavoro (vedi per esempio la «automazione») per ricuperare ciò che la forza delle masse lavoratrici ha .strappato loiro. Ciò mentre contemporaneamente, la pressione della- cla-s'se operaia costringe lo stato capitalista a concessioni che rafforzalo, in campo politico, le posizioni del proletariato e del socialismo in un processo di para-llellismo che dalla vita economica porta all’a-l’fermazione di forme socialiste nella stessa cittadella dello stato capitalista. Nello sviluppo del socialismo nel mondo contemparraneo non possiamo dimenticare un fenomeno di grandiosa importanza consistente, nel fatto che Sempre più larghi strati della popolazione (oltre che del proletariato) prendano coscienza di tale sviluppo e lo accettano. Ne prendono coscienza in modo diverso, a seconda della loro posizione sociale e -dello sviluppo dei loro paesi, ma lo accettano come una inevitabilità della storia. Da qui la pluralità dei movimenti socialisti e progires'sisti nelle varie parti del mciiVto e nel seno di uno stesso paese, pluralità d'i movimenti che hanno una sostanziale unità organica neH’acceittaziane del socialismo od anche solo di fattori socialisti: unità organica, che tende anche ad unità di concezione, di -azione ed organizzativa, pur in una apparente divisione. Vedesi la Conferenza Socialista Asiatica come esempio di unità organica ed organizzativa pur nella separazione di concezione e di azione dovuta alle differenti situazioni maturate nei singoli paesi. Vedesi le correnti socialiste dell’America Latina, gli o-ri-entamenti socialisti del Nord Europa, le tendenze socialiste della borghesia- nazionale di gran parte del mondo arabo ancora- in lotta per ila -sua- affermazione nazionale. Esempi di -unità nella pluralità. Unità ohe si rileva nella spontanea c-ooperazione* fra i vari partiti e movimenti sui problemi fondamentali della pace, dello sviluppo pacifico e della difesa del principi della coesistenza. Unità ohe porta allo scambio ed all’utilizzazione reciproca di esperienze nell’edificazione socialista o, più semplicemente, nell’a-ffiermazione del socialismo come forma sociale non più solo di domani ma già di oggi. Del nostro «oggi». Non solo, dunque, prospettive ma bilancio dello sviluppo del socialismo nel mondo. Ai nostri lettori auguriamo un felice I MAGGIO CEHT fllHI DELIO "SCOGLIO OLIVI,. Fondati nel 1856 dall ammiraglio Dahierupp, i cantieri dij Pokesano da un secolo il motore della città mmmmm MMmm WmmmÈ, POLA, aprile — Verso la prima metà del secolo scórso, l’ammiraglio Dahierupp, valente ed esperto ufficiale marittimo, dórigine danese, comandatole in capo della Marina da guerra austriaca, fiu incaricato di compiere un’ispezione accurata lungo tutta la costa istriana e dalmata per cercarvi la località più adatta a trasferirvi l”Ar-semaie. Questiultimo aveva sede a Venezia, ed anche Se i noti rivoluzionari del 1848 erano già passati e . l’Austria era riuscita a cavarsela senza troppi danni, c’era sempre il pericolo .che si ripetessero e che malgari ci andasse di mezzo l’Ara'enale della marina da guerra auslro-ungaxica. E cosi l’ammiraglio Dahierupp parti. Osservò ogni insenatura, ogni golfo, ogni località: c Pola gli sembrò migliore di tutte, per la confi gurazione naturale della sua rada accogliente e, per le concezioni tattiche e strategiche di quel tempo, molto sicura. I preparativi preliminari furono condotti ad un ritmo abbastanza celere, e, finalmente, nel 1856, fu tutto pronto. V eniisette navi da guerra, il fiore della marina austriaca, avevano issato il gran pavese, alla fonda nel porto di Pola, in quel lem-’ tano, giorno del 1856, per salutare l’arrivo dei sovrani austriaci. £ Timper,atri.ee Elisabetta, presa una manciata di zecchini d’oro, la .gettò nel solco che era stato tracciato per accogliervi le fondamenta. E fu posta la prima pietra. * Le mani abili, capaci, infaticabili degli Istriani eressero questo cantiere che oggi è l’orgoglio di Pola. Il cantiere e Tarsenale. Il primo sull’isolotto. degli olivi, il secondo in riva, E con questi due importantissimi,1 obiettivi, con quesiti due nodi nevralgici per la marina d’Austria, cresceva e si sviluppava Pola. Nel 1842 essa contava appena mille abitanti. Nel 1870, il loro-numero era salito a 18.000, raggiungendo addirittura Zagabria, Intan- to, l'impero austro-ungarico, che si andava preparando per la prima guerra mondiale, forzava continuamente la marcia del cantiere po-lese, dai cui scali scesero in mare navi da battaglia eh® furono il vanto della Marina austriaca: la »Danubio«, ).a «Principe Eredita rio», la «Imperatrice Elisabetta», e numerose altre ancora . . . Quando, la prima conflagrazione mondiale passò, Scoglio. Olivi cambiò padrone. Cambiò maestro ma la musica rimase la medesima. Anzi, peggiorò: perchè da.l 1927, furono varate soltanto quattro unità. Quattro unità in nove anni . . . Un cantiere in agonia, che si stava spegnendo, per inedia. E già allora «Scoglio Olivi») aveva dato segni dì pàlpc-'-anbe vitalità, esternato sintomi d’uno spirito rivoluzionario insofferente al gioco. Già allora c’erano stati i primi caduti: i primi «can!ferini» e «arsenalotti» immolatisi per la santa causa della libertà . . . * Si festeggia il centenario, questo anno, allo Scoglio Olivi. Perchè è nato, cent’anni or sono, un secolo fa. Mia era stato molto vicino a morire, il carotiere po’jCise: nella seconda guerra mondiale, i bombardamenti aerei lo avevano distrutto dell’ottanta per cento. Ciò .significava dover rifare tutto daccapo per più di tre quarti; un o-biettivo gigantesco come lo «.Scoglio Olivi». Dover rimettere in piedi un gigante colpito a morte. E fu quello che fecero i «cantierini» rimasti, sopravvissuti, forgiatisi al fuoco della Lotta di liberazione. Un lavoro di pazienza, lungo, costante, che, oggi ha cancellato quasi completamente le ferite esterne, quelle visibili, lasciate dalla guerra. Perchè le altre ferite,, quelle che non si vedono, sono state rimarginate ben presto. Nei 1947 Fola fu annessa definitivamente alla Madrepatria, alla Jugoslavia, e con essa il Cantiere, che era ancora pieno sii rovine, semidistrutto. Len- fss g — 1 «s talmente si costruivamo i vari re-, parti, le officine, le gru, gli scali, i magazzini, gli uffici. E con questi obiettivi ingigantiva il desiderio, il sogno confesso di tutti i can: inermi, di costruire delle navi. E finalmente, .ne,l 19,50, il 25 maggio, le maestranze operose di «Scoglio, Olivi», potevano, scrivere al compagno Tito: . . . Esprimendovi i nostri auguri più sinceri, cogliamo l’aceasione per comunicarvi che oggi, in onore al tuo compleanno, abbiamo impostato la prima chiglia . . .» Fino ad allora il Cantiere aveva eseguito solamente riparazioni alle nostre navi mercantili e da guerra. L’anno della prima chiglia impostata, però, è passato alla storia del Cartiere di Pola pure per un altro avvenimento di portata eccezionale: la consegna dell’impresa ip gestione agli operai. Neil’otto-bre del 1950 questo principio marxista adottato finora solamente in Jugoslavia, diveniva realtà' pure allo «Scoglio Olivi». E gli operai si dimostrarono degni, più degni che mai, della fiducia in essi risposta. In Cinque anni di loro gestione, dagli scali del Cantiere scivolarono con eleganza impeccabile nel loro elemento vitale, ben sessanta,sci unità: le più moderne navi per la navigazione costiera, cui furono dati nomi di poeti e di nostre città per la nostra Marina da guerra, * Lo s’corso anno, poi, è iniziata la terza tappa, si può dire, per lo sviluppo postbellico del Cantiere: s’è iniziata la costruzione del primo «tramper» da 10.000 tonnellate e dei primi motori «Diese!» marini, di tipo turbo-soffiante, da 4.800 IIP. E’ stato compiuto un altro passo io avanti, allo «Scoglio Olivi». sotto la direzione dei lavoratori. E gli investimenti che si prevedono per il futuro, parlari appunto, in favore dello sviluppo ulteriore, in questa direzione, fi programma di; massima, già steso, contempla una spesa di 1 miliardo e 720 milioni, con la quale si porrebbe lo «Sco-glio Olivi» in condizione da poter; produrre 20.500 IIP di motori e di ^lavorare 10—12 mila tonnellate di metallurgia nera all’anno. Dal fondo di riserva federale, sono già stati stanziati 325, .milioni con i quali sono stati acquistati tre macchinari speciali per la lavorazione dei motori Diesel marini. Ora, .invece, il programma d’iri-vestimenti del Cantiere si trova allo studio dell’Istituto piani della Croazia. E’ ’ molto probabile che verrà approvato nella misura che richiedono Je necessità attuali più impellenti. Ciò significa: l’ultimazione del banco di prova par i motori Diesel, delia nuova fonderia, della gru .da 40 tonnellate che, servirà alla fàibbricazione delle petroliere da 20.000' ; tonnellate che si stanno icbntratòSfó,. » con, resterò, Così vedono i tecnici la futura «Tomos» i ' ; él, fesiìw, i . I HÉfc intanto il montaggio dei motori avviene in locali provvisori PER IL I MAGGIO Programma festeggiamenti PIRAN O La sera del 30 aprile, a Tirano si svolgerà la fiaccolata, che sarà seguita dalia solenne àccademia all’aperto, con la partecipazione dei cori della Società culturale e dell’Istituto Nautico. Durante la fiaccolata la gioventù organizzerà una staffetta mentre prima dell’accademia i migliori giovani verranno premiati ed elogiati. La sera stessa su tutte le colline del dintorni verranno accesi i falò. Il 1 maggio alle 6 del hiattino sarà data la sveglia mentre alle 11 «ine complessi bandistici effettueranno un concerto all’aperto. Alle ore 12 tna barca di gitanti partirà per Ancarano. Nel corso della mattinata, a Porto-rose si svolgeranno vari incontri sportivi, un torneo di scacchi e le gare di tiro a segno. Nel pomeriggio avranno luogo vari trattenimenti danzami, intramezzati da programmi artistici ai quali parteciperà, tra gli altri, l’ottetto corale di Pirano. A Sicciole si svolgeranno le gare motociclistiche locali e un torneo di scacchi mentre per il resto i sicciolani si recheranno alle manifestazioni a Portorose. Il 2 maggio si svolgeranno a Portorose le gare auto-motociclistiche valevoli per il campionato repubblicano. ISOLA La sera del 30 aprile, preceduta da una fiaccolata, si svolgerà nella sala del cinema una solenne accademia, con la partecipazione della locale società artistico-culturale. L’accademia sarà seguita dal ballo nelle sale della Arrigoni. La mattina del I Maggio la sveglia verrà data alle 6 da un complesso bandistico. Alle 7 si formerà un corteo con un comizio in piazza. Nelle ore pomeridiane verranno organizzate varie gite con barche nelle località vicine. CAPODISTRIA Il 30 aprile alle ore 8 nel Teatro del Popolo di Capodistria si svolgerà una solenne accademia con la partecipazione dei membri del teatro stesso, del coro «Svoboda» e del coro del Ginhasio Sloveno. La manifestazione centrale per il comune si svolgerà il I Maggio a Crevatini con inizio alle ore 10. Il comizio dei convenuti, sarà seguito da una manifestazione artistica e dai balli in posti diversi che si protra-ranno sino a tarda notte. Il 2 maggio avranno luogo a Capodistria varie manifestazioni sportive. UMAGO A Umago la solenne accademia avrà luogo, invece, questa sera alle ore 20 nella ex sala Pellegrini, con la partecipazione del coro, della mando-linistica e della sezione folcloristica della società culturale «V. Gortan». Il I Maggio, sia al mattino che al pomeriggio, verranno organizzate varie manifestazioni sportive, atletiche, vela e calcio. Il 2 maggio, organizzate dai vari collettivi, si svolgeranno le gite in diverse località delia costa istriana. Dàlia “Dragogna,« al cuore pulsante cementificio di Umago Mentre l'industria conserviera ‘e stata potenziata, la costruzione del cementificio entra nella fase conclusiva di misurare il polso che pulsa in Forse la maniera più singolare una fabbrica è quella di mettersi-al portone e registrare quanto vi entra ed esce. Secondo dati approssimativi fornitici alla «Dragonja» di Umago, nel corso dell’anno passeranno attraverso i suoi cancelli 1300 vagoni di materiale vario e prodotti finiti. Ne risulterebbe così un treno lungo qualcosa come 10 chilometri e mezzo, destinato certamente ad allungarsi ancora nei prossimi anni. Infatti durante il 1955 la «Dragonja» ha rinnovato e ampliato il suo potenziale produttivo con l’acquisto di tutta una serie di modernissime macchine. Anzitutto la Visti dall’alto, i cantieri «Scoglio Olivi» nel 1920 RIUNIONE DI INSEGNANTI A CAPODISTRIA UNA DISAMINA della riforma scolastica produzione tradizionale dì questa delia gru da 15 toanellate, del for- fabbrica, cioè quella del pesce in no di normalizzazione, delle offi- • scàtola, è stata dotata di macchi- Di recente ha avuto luogo una riunione sindacale ,di insegnanti sloveni ed italiani del Comune di Capodistria per trattare ancora una volta il pesante problema della »Riforma scolastica«, relatore il compagno Valentinčič, ispettore delle scuole slovene. Questo problema, come si vedrà, non potrà essere affrontato se non attraverso lo studio particolareggiato di nuovi criteri e sistemi che tendono a creare il tipo «novo ed unico» della scuola obbligatoria. Secondo il compagno relatore, il problema della riforma è anzitutto un movimento costante di giudizi e di opinioni che per essere realizzato richiede il suo tempo. Come punto di partenza egli accenna al sistema della democrazia sociale dove la decentralizzazione del potere e quindi l’autogestione delle scuole rappresentano per noi un fenomeno non indifferente e l’essenziale in questo processo è una maggiore collaborazione delle masse col potere.. Conclude poi affermando che una tale situazione richiede un tipo di scuola più approfondito, atto a fornire all’alunno di domani una completa visuale sui problemi sociali. La scuola deve essere poi collegata con la vita. Essa oggi non soddisfa a queste esigenze, poiché l’alunno, assolto l’obbligo scolastico non è tale da poter collaborare attivamente nell’apparato amministrativo. Il relatore si pone poi la domanda: quale è stato fino ad oggi il contenuto sociale della scuola? Ha essa seguito le orme dello sviluppo sociale? Della tecnica? Quanto è stata osservata l’educazione politecnica dell’individuo? Perchè gli alunni che assolvono le medie inferiori sentono un’antipatia verso le occupazioni fisiche? L’educazione politecnica dovrebbe quindi aumentare le disposizioni dei giovani verso il lavoro fisico. Essa diventa per il nuovo tipo di scuola un’esigenza fondamentale. Passando poi ad analizzare alcuni aspetti della scuola di oggi, il relatore accenna al professionalismo americano affermando che negli Stati Uniti, dopo i primi sei anni di scuola, i giovani vengono automaticamente inclusi in un nuovo tipo di scuola duennale di carattere prettamente tecnico. Da noi si cerca invece di creare un tipo di scuola ettennale unico dove l’alunno possa istruirsi intellettualmente, esteticamente, tecnicamente, ecc. Tuttavia il ginnasio superiore è ancora preferito sia dagli inse-porta che dai genitori. E ciò comporta conseguentemente delle passività nelle classi inferiori. Basti dire, per esempio, che in talune classi delle medie inferiqri la percentuale sul profitto è molto bassa: il 30%. Il carattere del ramo tecnico- professionale dovrebbe essere poi adattato alle condizioni sociali di un dato luogo. Il compagno Valentinčič parla poi dei metodi di educazione, di punizione e delle varie mentalità dei nostri insegnanti nel-l’usarli per cui non sempre il processo della formazione della personalità dell’alunno viene da quest’ultimi compreso nella vera luce delle esigenze sociali. La riforma, afferma il relatore, vuole creare pure un nuovo stimolo per i nostri alunni che non sia il cattivo voto. P. B. cine saldatura elettrica, cromatura ; e nichelatura ... Nonostante le difficoltà d’indo-. le varia che si mfraprpongano al-l’eseouzione completa ed integrale del programima summenzionato, al Cantiere tutto procede nel. migliore dei modi, s’e si tengono presenti tubi gli ostacoli da superare. La costruzione del , primo «tiram-per» è già giunta a buon punto, è stata impostata la chiglia del secondo, ohe come il precedente sarà coistruito per la «Jugolinija», il primo «Diesel» da 4.800 HP, stando alla situazione attuale, dovrebbe essere terminato entro la fine dell’anno. Altri due motori, della stessa potenza, dovrebbero esserlo per tre quarti . . . Ed all’ultimazione del primo di essi, od al varo del tramiper quasi pronto a scendere in mare, sarà legato il festeggiamento ufficiale dell certi,esimio anniversario di vita, di storia, di lavoro, al Cantiere navale «Scoglio Olivi» di Pola ... nari per il liveggio e la sterilizzazione degli astucci metallici, di altri per la chiusura ermetica de- gli stessi e infine di un singolare mezzo, di produzione svedese, che recide le teste del pesce. In tutto rappresenta quanto di meglio la tecnica internazionale ha saputo finora creare. Anche in un settore più recente della sua produzione, quello delle mermellate e confetture di frutta, la fabbrica «Dragonja» ha montato nuove macchine accanto alla serie inaugurata nel 1954 e destinata alla lavorazione del pomodoro. Si tratta di nuove caldaie automatiche per la cottura delle frutta. Singolare sopratutto ci sono apparse due macchine che crediamo di produzione italiana: una sbuccia le frutta e l’altra toglie i noccioli. A prima vista, queste due grosse macchine destinate a compiere un lavoro così minuto e perfino modesto, ci paiono eccessive, ma poi ci vien dimostrato che sostituiscono vantaggiosamente nu- li' ili» ■Hföi Fabbrica «Dragogna». Il Irli? mr*à reparto per ls dì pomodoro concentrato Lo sviluppo economico del Capodistriano Dalla tabella qui accanto risulta che nel 1955 il valore della produzione sociale del distretto di Ca-poidistria è aumentato, rispetto all’anno precedente, dei 27,5% e che nell’anno in corto è previsto un ulteriore aumento del 4,2 per cento. La produzione sociale dei vari settori (statale, cooperativistico e privato) è stata calcolata detraendo dal valore lordo tutte le sp-es-e materiali necessarie' alla stessa. Se però ci limitiamo all’oss'er-vaziome del prodotto sociale realizzato dal settore socialista, esclusi cioè i privati, vediamo che il suo dinamismo è ancora maggiore, essendo stato aumentato net 1955 del 25,1% e che, secondo le previsioni dell’ufficio' per la pianificazione, aumenterà nel 1956 di ulteriori 15,5%. Alla fine dell’anno in corso il valore del prodotto sociale del distretto di Capodistria sarà di circa 3 miliardi di dinari maggiore che nel 1954 è questo aumento sarà dovuto principaltnen,te •all’a'ìii-mentata produzione nelle fabbriche e nelle altre imprese socialiste. La percentuale d’aumento prevista neU’anno in corso è alquanto ftiferiore a quella registrata nel 1955, tanto nel valore della produzione totale quanto in quella del settore socialista. Dobbiamo arguire da ciò che il dinamismo della nostra economia sta esaurendosi? Da un’analisi più approfondita risulta che questa parziale diminu- zione rispetto all’anno precedente spressa in dinari, era nel 1954 di 3 deve essere attribuita al fatto che miliardi e 600 milioni e per l’anno ila produzione agricola, che rappre- in corso viene valutata a 6 miliar-, senta una delle basi fondamentali di e 580 milioni. Un aumento co-delia nostra economia, è stata du- stante che è il risultato dei mezzi ramente colpita dal gelo e in par- che la società ha invesjtito per ticolare dal conseguente ritardo l’incremeri.o della produzione e la delle culture primaticcie delle zo- trasformazione economico-sociale di ne costiere. Lo scorai» anno invece alcune zone depresse, nonché del-è stato particolarmente favorevole l0 sforzo dei collettivi di lavoro all’agricoltura, che ha registrato per migliorare l’organizzazione del una produzione di un quinto su- processo produttivo ed il rendimen-per.iore alla media dagli ultimi cinque anni. Vi sarà, poi, una minore attività neH’addlizia essendo stati limitati gli investimenti per le nuove costruzioni. getto del piano economico è previsto che le imprese indirizzeranno i propri mezzi negli investi- SETTORE SOCIALE (in miliardi di dinari) Buone sono invece le prospettive per tutti gli altri rami economici, ,in particolar modo nelle attività comunali, trasporti e industria. Fra le fabbriche e le aziende del idiiljtreft'fc'o di’ Capodistria abbiapio scelto le più tipiche, quelle in cui negli ultimi anni sono stati investiti notevoli mezzi per la loro riicoisfruziionej, je: Seguite l’aumento della loro produzione. Eisse sono: la miniera di carbone di Sicciole, «Lama», di Dekani, «Meha-notehnika» di Isola, Cantieri di Pirano, «Erma» di Šmarje, «Telekomunikacije» di Sežana, «Lesonit» di Ilirska Bistrica, «Stil» ed «Istra» di Capodistria, «Javor» di Pivka, 1 "industria tessile di Sežana, i conservifici di Isola e la tipografia di Capodistria. La loro produzione materiale, e- 1NDICI DELLA PRODUZIONE SOCIALE 1954 — 1955 — e 1956 (previsione) 1954:100 Settore economico Industria ; miniere............. Agricoltura e pesca............ . Silvifcoltura.............. Edilizia........................ Traffico stradale e marit. .... Commercio .......... Turismo e industria albeìrgh. . . . Artigianato . . ............» • Attività comunali................. Totale 1955 1956 114,3 139,3 140,3 115,1 132,2 171,1 107,4 71,1 167,3 253,1 122,4 129,3 153,3 177,2 131,3 153,1 89,1 163,6 127,5 132,9 to. Le prospettive per il fjutpro? Tutto il ìiiano sociale della Federazione è indirizzato, non solo nella sua distribuzione ma anche nei provvedimenti concreti, al consolidamento dell’economia in generale, alla stabilizzazione , del marcato, all’aiuroento della produttività1 delle impresela frenare la cor-, sa ai grand! investimenti e, di conseguenza, al previsto miglioramento del tenore di vita della nostra popolazione. Lo sviluppo del distretto eh Capodistria si inquadrerà in questo piano economico. Accanto a tal compito vi è poi per la nostra.economia la necessità di unire i bisogni e le posisibiità dei tre territori, che prima della riforma amministrativa avevano un orientamento economico individuale, in un unico complèsso. Nelle approfondite discussioni che si sono svolte in seno alle istituzioni economiche, è stato già precisato l’indirizzo da seguire nei più importanti rami della nostra economia. Nell’agricoltura, oltre alle spese di miglioramento e la coltivazione di superfiei prima improduttive, vi è la necessità di incrementare la produzione, specie per quanto riguarda i demani statali, ed è augurabile un più efficace intervento delle cooperative nella produzione. Anche la produzione industriale potrà essere 'ulteriormente incrementata con il miglioramento del processo tecnologico e con investimeli nelle impres'e ancora servite da mezzi antiquati. Nel p'ro- 1954 1955 1956 meriti produttivi più di quanto non abbiano fatto finora, invece di affidarsi ai crediti fino a qui fin trioo-po largamente concessi. Saranno poi incoraggiate quelle attività che 1 naigigcjno ite proprie risorse idei mare, come i trasporti marittimi e la pesca. DeH’aumento della flotta peschereccia avrà beneficio anche la nastra tradizionale industria conserviera. Il turismo, i trasporti, l’attrezzj-turà commerciale saranno pure incrementati. Cura particolare verrà dedicata al miglioramento dei servizi comunali, che sono piuttosto' defitìieniti nelle cittadine costiere benché molto sia stato fatto negli ultimi anni, e alla costruzione di nuove abitazioni. Le discussioni che si sono svolte finora in merito al nuovo piano sociale del distretto, indicano che nell’economia dello stesso saranno incoraggiati nel futuro tutti quei provvedimenti atti a consolidare ciò che è stato creato negli anni precedenti. merosa manodopera e accelerano la produzione non indifferentemente. La serie degli investimenti non è ancora finita. Nello stesso perimetro della fabbrica è sorto un frigorifero sullo stesso principio di quello di Dekani, ma più modesto. La sua capacità è di 5 vagoni contemporaneamente. Sono stati acquistati due camions, uno dei quali con rimorchio. C’è infine la nuova flotta della «Dragonja», Flotta è un termine forse un pò pomposo per 3 motobarche da1 pesca e battello-trasporto. Fatto è, comunque, che essa è destinata già quest’anno a fornire almeno un terzo del fabbisogno di pesce della fabbrica. Si calcola che il pescato dell’amio potrà toccare complessivamente i 29 vagoni- Mentre il pesce azzurro verrebbe lavorato, il pesce bianco potrà essere destinato, oltre che al mercato interno, all’esportazione. Tutto ciò (e bisogna aggiungervi anche un edificio costruito per i dipendenti, composti di 2 quartieri tipo famiglia e 2 per scapoli) è costato ìa bella somma di 150 milioni dì dinari, ottenuti parte dalle realizzazioni della stessa fabbrica e parte da créditi d’investimento. Tuttavia la «Dragonja» non ha nessuna difficoltà ad assolvere ai suoi obblighi finanziari; è insom-, ma quella che si dice una solida impresa. Anche sotto altri aspetti la vita della fabbrica è da mostrare a modello. Le maestranze — salite dalle 129 unità dello scorso anno alle 400 attuali — hanno, avuto modo di impadronirsi del proprio lavoro. Sono anzi d’imminente inaugurazione, nei quadro dell’Università popolare di Umago, due corsi di preparazione tecnica per i dipendenti. I corsi dureranno da cinque a sei mesi e il primo gruppo che vi prenderà parte sarà composto di circa 100 persone. Molti dipendenti della «Dragonja» sono inoltre attivi membri della società artistico-culturale «V. Gortan» di Umago. C’è da segnalare infine che sia la filiale sindacale quanto il consiglio operaio assolvono regoiaremente i propri compiti. Alla fabbrica si è anzi alla vigilia delle elezioni del nuovo consiglio operaio e già si svolgono riunioni e conferenze. IL CEMENTIFICIO UMAGO, 26 — All’altezza del piccolo cimitero di Umago, circa 300 metri fuori della cittadina, si apre una strada che prima non c’era. La strada punta diritta ver-iso il mare, che raggiunge in una zona chiamata Punta delle Vacche. Evidentementie la località era un tempo adibita a pascolo: una landa deserta, dominio delle vacche dalle quali prese il nome. L’edificio destinato ad accogliere gli uffici del cementificio che pulserà sulla Punta delle Vacche è ultimato... Più avanti, posti in fila vèrso il mare, vediamo: il reparto per la fabbricazione delle balle di carta e rispettivo magazzino, 3 silos non ancora ultimati e il reparto, per iFimiballaggio contenuto da un elegante edificio sostenuto da agili colonne. Lo ispazio che le costruzioni, ultimate e no, occupano è vastissimo. Dappertutto, fra le baracche per gli attrezzi e i depositi di materiale edile si trovano mucchi di ghiaia e di mattoni. Domina il ferro per l’armamento del cemento: a rotoli, a fasci, a gomitoli, che speciali macchine si incaricano di piegare e tagliare nel modo dovuto. Poi è tutto un inters’icarsì di binarietti decauville, con vagoncini che vanno e vengono -carichi di materiale. Da una parte è stato a-perto un grande cratere dal quale escono a ritmo continuo valanghe di pietra. L’impresa «Primorje» ha affrontato la costruzione del grande complesso del cementificio con metodi estremamente razionali. Singolare è la maniera nella quale vengono innalzati i silos. Intorno a delle colonne di sostegno si muove una ■specie di ascensore circolare déntro al quale si. innalza l’armatura; del silo's che viene riempita di. cemento. Quando un tratto è finito, delie semplici leve sollevano l’«a-scensore» di, altri due metri, e così via. Questo sistema è stato introdotto dalla «Primorje» su disegno, dei propri tecnici. Qualche centinaio di metri più, in là oltre il complesso del sorgente cementificio è ora pron > un minu-' scolo molo operativo. Un largo tratto è stato tolto al dominio del mare che ora si accanisce contro gli scogli a protezione della banchina. MARTEDÌ’, 1 — 7.15: Festa del I. Maggio — 7.30: Notiziario — : 10.30: Primavera in Asia e in Africa — 11.16: Musica leggera — 12 e 12.45: Musica per voi — 17: Canzoni di lotta — 17,10: Radiomontaggio: «Sciopero» — 17.40: Čajkovski, ouverture 1^12 — 22.15: Suona per voi l’orchestra Gorni Kramar — 22.45: I valzer di Johann Strauss — 23.15 Musica da ballo — 23.45: Ultime notizie —-'23.50: Musica per la buona notte. MERCOLEDÌ,’ 2 — Ore 6: Musica -del mattino — 6.1.5: Notiziario — U: L’angolo dei raggazzi —11.30: Canzoni popolari — 12 e 12.45: Musica per voi — 12.30: Notiziario — 18: Ritmi e canzoni — 18.il.5: Radioscena: «La biblioteca di Campegàne» — 18.45: Palcoscenico musicale — 22.15: Ritmi per organo — 22.30: Notiziario — 223.15: Musica da ballo — 23.45: Ultime notizie — 23.50: Musica per la buona notte. GIOVEDÌ’, .3 — Ore 6: Musica del mattino — 6.15: Notiziario — 12. e 12.45: Musica per voi — 12.30: Notiziario — 12.40: Problemi d’attualità — 16: Cori ritmici — 16.20: Concerto del giovedì — 17: Dal mondo del lavoro — 17.15: Valzer, con l’orchestra Victor Silvester — 17.40: Notiziario — 17.56: Intermezzo musicale — 22.15: Molodìo per tromba — 22.30: Notiziario — 23.15: Musica da ballo — 23.45: Ultime notizie. VENERDÌ’, 4 — Ore 6: Musica del mattino —t 6.15: Notiziario — 12 e 12.45: Musica per vbi — 12.30: Notiziario — 12.40: Problemi d’attualità ■— 16: Melodie divertenti — 16.25: Arie, duetti e cori in microsolco — 17:, Corrispondenza — 17.10: Finestra musicale — 17.40: Notiziario — 17.55: Intermezzo musicale — 22.15: Ritmi e canzoni -— 22.50: Notiziario e sport — 22.45: Fobert Schumann — 23.15: Musica da ballo — 23.45: Ultime notizie — 23.50: Musica per la buona notte. Splošna Trgovska Importazioni ed esportazioni Capodistria augura alla propria — affezionata ^ e a tutto il popolo lavoratore un felice I. MAGGIO TRA FEUDALESIMO E COOPERATIVISMO CON LA FILODRAMMATICA DEL CIC DI ISOLA I CONTADINI GIAPPONESI PER II RISCATTO DELLA TERRA LIETO SUCCESSO Si dice ehe i:l Giappone è il paese asiatico maggiormente sviluppato. Ciò è esatto sie ai considera soltanto l’attuale sviluppo di industrializzazione ctelTecònomia nazionale e resistenza di un capitale monopolistico, risultato di questa stessa industrializza zione. Il ritmo di sviluppo dell’industria nipponica (il più rapido al mondo) e, di conseguenza ili rapido accumularsi del capitale, è stato facilitato unicamente dal massimo sfruttamento delì’aigricoltura da parte del-l’industria. E perchè l’industria potesse sfruttarne in tal modo l’agri-coltiura, è stato necessario mantenere nelle campagne i rapporti feudali. Tale rapporto tra industria e a-gricoltura lo s'i è riscontrato in tutti i palesi non appena divenuti carpitali',ti e nelle prime fasi di sviluppo dol capitalismo. Specifico per il capitalismo nipponico è che tale rapporto è stato mantenuto anche nell’era del capitale monopolistico, tanto più che il capitale monopolistico giapponese slenza uno sfruttamento dell’agricoltura arretrata, che continua a vivere allo stato feudale, non starebbe in grado di mantenersi. Dopo la Seconda Guerra Mondiale è stata attuata la riforma agraria. I proprietari di temoni, che finora prendevano ai contadini la metà deh raccolto, erano costretti nella maggior parte dei casi a vendere la terra ai propri agricoltori-affittuari. Ma nè tutti i latifondisti hanno venduto; la propria terra, nè gli altri hanno venduto tutto quello che avevano. Un gran numero di contadinni è divenuto proprietario di piccole parcelle di terra. Intanto il reale sfruttatore — il capitale monopolistico — ha sopravvissuto la riforma agraria, continuando a sfruttare ampliamente gli elementi feudali rimasti e nelle terre e nei rapporti di produzione nei villaggi. I problemi di fronte ai quali si trova oggi il movimento contadino nipponico provengono dunque da questa fondamentale situazione. Primo di questi problemi è come organizzare i contadini in un’uniane unica sufficientemente forte da opporsi al capitale monopolistico. Secando, come rinsaldare i legami del movimento contadino con il movimento operaio. La soluzione del primo problema non è facile in quanto sei milioni di economie domestiche contadine lavorano oggi in unità produttive sparpagliate e non collegate, che altro non sono, se non. resti di una struttura feudale. Il capitale monopolista sfrutta il contadino attraverso il meccanismo dei prezzi sicché egli non può intravvedere il suo reale nemico. In talli condizioni, in cui sei milioni di famiglie contadine sono tenute sotto il gioco1 sfruttatore, un movimento contadino organizzato non può trovare una facile via d’uscita, almeno fino a tanto che il movimento non crescerà, non si' traisformierà in una forte organizzazione. La soluzione del secondo problema richiede forse un» più lunga spiegazione. Come già rilevato, i contadini che lavorano piccolissimi possedimenti sono talmente sfruttati che molti di essi non possono vivere col lavoro sulla propria terra. Nella maggior parte dei casi i membri delle loro famiglie sono costretti ad abbandonare le proprie campagne per trovare occupazione e un guadagno che permetterà lo- La fuga dell’anti-papa Una delle tre maggiori sette religiose del Viet-Nam Meridionale, quella dei Kao Daj, ha nella persona di Fam Kong Tag il proprio papa. Costui è il capo supremo, dunque, di una strana religione, che ha una collezione di santi piuttosto originale: Cristo, Budda, Giovanna d’Orleans, Victor Hugo, Pasteur e un mucchio d’altri. La setta in parola ha poi un proprio e-sercito con tanto di generali e di stati maggiori. Il guaio è che nonostante tutte queste belle cose, il papa del Kao-dajismo non incontrava il favore del primo ministro Vietnamese, Di-jerti, che è cattolico e riconosce pertanto solo l’autorità religiosa — via Spellman — del papa di Roma. In omaggio a quest’ultimo, Dijem ha- puntato l’indice, e le forze armate, contro l’anti-papa Fam Kong Tag e cotanto personaggio è stato costretto ad alzare i tacchi riparando nel Kambogia. IICOIDO QUEI. I. IMO L’adolescenza la ricordo inchiodato in roba: andava e veniva cóme un cane, un letto, malato alle gambe. Per non Quando faceva bel tempo, spalancava farmi alzare, la nonna non si muoveva la finestra perchè il sole arrivasse al mai dal mio capezzale. «Se tu morissi — letto. Dall’orlo del finestrino spuntava le dicevo spesso per non sfogare .in pian- l’erbetta del tetto. Io pensavo ai prati, to — butterei certamente le gambe dal Vedevo i tetti coi gatti e sentivo il maletto». La nonna non mostrava di aver- re. In gioriii di sole, stendevano i panni, sene a male. Ripeteva soltanto: «Non I panni si gonfiavano, erano calzoni, ca-aver furia a scendere in questo mondo», micie e robe da donna: io pensavo a chi Forse anche per via di questo non rhi ci stesse dentro e li chiamavo con noni; lasciava mai solo. Abitavamo, dopo la inventati. «Cos’è che dici?», subito mi morte della mamma, l’ultimo piano di chiedeva impensierita la nonna «Ho det-un casamento pieno di gente e di urli, to Amelia», ho risposto un gionio di pri-Due stanzette che davano sul tetto. Da mavera. Con gli occhi pieni di sole, avevo una parte sentivo le strade; dall’altra voglia di piangere. Una ragazza cantava, parte le barche sul Canale e il picchiet- Una che in autunno riprendivi a tossii : tio dei calafati dada mattina alla sera, al di là dei vetri appannati. Non l’avrei Alle volte udivo molti tamburi e la ca- rivista sino ad aprile. Per me si chiama-denza di lunghe file verso la piazza ai va Amelia. Alle volte mi pareva guardi là della strada. Cantavano sempre «Gio- dasse. Io ridevo. Forse rideva anche lei: vinezza». La nonna attaccava allora la stava tre tetti lontana. La nonna non instoria degli zìi Pietro, Paolo e Giovanni, sorgeva. Il padre di Amelia era scappato * in Francia nel ventidue quando i fasci- La storia degli zii era un pò la storia sti ammazzarono lo zio Pietro. La norma del povero Alabindo da quando i fascisti sapeva tutto anche del padre di Amelia, venivano a picchiarlo davaùti alla moglie Quella sera udii il camion. «Eècoii, e ai quattro bimbetti. Da un pezzo, ogni nonna», quasi gridai. Eppure faceva bel giorno, come a un appuntamento festo- tempo. Il casamento si chetò di colpo, so, arrivavano alla stessa ora. Dovevano Sentimmo il passo della fila sulle scale, essere in tanti. Io sentivo il camion fre- poi . colpi aH’usci0, il pianto dei bambinate giù nella strada, poi la fila su per n- 0 urli della madre. Poi gli altri le scale e i colpi all’uscio. Tranne il co]pi come sbattessero con violenza una martello di mio padre nel bugigattolo al coperta nella tromba delle scale, povero piano terreno, il casamento sprangava gli Ajabindo. Ma lui zitto. Ma il suo respiro usci e diveniva silenzioso come un po- g^jjnale ferito arrivava anche a me, vero teschio dissepolto. Ma dopo si riem- mentre ]a nonna si avvicinava al mio piva degli urli della moglie di Alabindo braccio perchè gridassi. O forse perchè e dei quattro bimbetti attaccati alla sua non glassi. Giù i fascisti urlavano: «À-gonna. Lui, Alabindo, non si sentiva mai. vanti> mascalzone, canta Giovinezza, dun-Si sentivano soltanto dei colpi, cupi, pro- quef>># p0j botte. I tonfi risuonavano in fondi, come avessero sbattuto una coperta tutto i-l casamento come nell’antro dei nella tromba delle scale e il suo fiato: petti cb;i ascoltava con le mani sul il fiato di Alabindo che moriva piutto- vojto Tutti i cinque piani li sapevo die-sto di gridare. tro gli usci, le donne con i bimbetti av- lo non conoscevo Alabindo. Lo sapevo vingbiati al seno, gli uomini a pugni basso, nero di carnato e di capelli, con qbiusi. Soltanto mio padre non smetteva gli ocelli chiari, non grandi ma buoni. di battere il martello sopra la forma. Aveva perso il lavoro. Tutti i lavori che # trovava glieli facevano perdere perchè Alabindo e non era fascista. Io ave- Una sera sono arrivati in tanti, li ho ra dei fascisti. E volevo conoscere capiti dai passi e cantavano «Giovinezza». Al' b ndó Ma anche di Alabindo avevo Un momento prima, mi garbava la gente a m Avevo paura di tutto durante l’ado- che sentivo camminare e vociare nelle teneva inchiodato al strade. Anche Amelia cantava sui tetti. Era maggio e il venticello di mare smuo-, -ii oer finire ad Ala- veva l’erbetta sull’orlo della finestra. Ogni Zi t. t - — ■“*» '■ — -7- bmao. rut s* Alabindo «O nonna», tra: metteva persino un garofano rosso sera per -a di ALirnndo.^ ^ ^ ^ ^ ^ Quando ^ {er. fre nasse;0 ghT nella strada. Lei mi prende- mato il camion s’è fermato anche il vo-ta d braccio. E stringeva sino a farmi ciò nelle strade e ri casamento e rrtor male Forse voleva che sapessi che sapore „ato vuoto e silenzioso al pan di un temale. rors , p j ,. «canta, canta! maledetto rosso», aveva il male per capire Alabindo. schro.^ ^ ^ CQme “l,Vestono dava sui tetti. Il cielo In bombavano i colpi quel giorno nella 11 pen- tromba dele scale! La nonna m. teneva, forse pregava per Alabindo e guardava T n pi silenzio s’è sentito can- Gente non come rmo pa- me. Infine nei i, , p.‘m/ìnp7Z3» ma non era la voce dre che si zeveva la sera quello che gua- tare «G^me • quella dei degnava di giorno. Non conoscevo quasi di lui. Era sua 8 # cantavano mio padre. Di lui ricordavo il grosso quattro b^bm . P S fasci3ti duri. grembiule da ciabattino, e . capelli ar- che strappa'^ > °uo • e gjù ruffa«. Un anno è salito da me che era -GJnta te cantó . ^ cantavano Pasqua: poi è tornato un Natale. Entro a botte. La donna momento> ecco testa bassa, quasi s vergognasse e diceva: 0ra sulle scale, in q _ era vo paura lescenza che letto, con la nonna che riattaccava sera di- “Pensaci Giacomino ro di .sbarcare :il lunario. Coi! abbiamo che il 60 per canto dei membri di tutte le economie domestiche contadine sono occupali in lavori supplementari non agricoli. E una buona percentuale di essi lavora a giornata. Questi lavoratori s'i divìdono in due gruppi: quelli che lavorano in fabbriche ed in altre aziende, e quelli che lavorano a giornata presso altri contadini; Quest'ultimi però non. isono lavoratori agricoli, come avvilirne nella maggior parte di paesicapitalistici, bensì contadini, occupati in parte presso altri contadini. Sia che lavorino nella fabbrica o presso altri contadini, essi non producono per sé, ma per la propria economia. Di tali contadini potremmo dire ohe con un piede stanno ■nell’agricoltura e potrebbero essere definiti operai — contadini. E’ questo un fenomeno anormale per un paese industrialmente sviluppato. Per tale motivo oggi la maggioranza degli agricoltori nipponici non Lsono nè contadini nè operai. ® La sostanza di questo secondo problema sta nel fatto che ci si chiede come organizzare i contadini di questo tipo in sindacati o Unioni. Si è deciso di organizzarli, almeno per il momento, nei sindacati professionali cui appartengono in base alla loro occupazione nell’indiustria. Quelli invece che lavorano presso altri agricoltori vengono inclusi nel sindacato dei braccianti. Le maggior difficoltà nell’organizzazione dei contadini derivano proprio dal fatto che essi deficitario di una coscienza di classe comune al proletariato industriale, in quanto permeati dal carattere e dalla psicologia semi-operaia, semi-contadina, dato che essi lavorano per la paga unicamente per completare la propria economia. Un’altra difficoltà risiede nella coscienza degli (affittuari i quali non riescono ad individuare di persona il proprio- nemico in quanto la maggior parte degli affittuari non lavora* la terra di un solo proprietario, ma ha in affitto varie minuscole particelle dii vari contadini. Ma ciò nonostante il movimento contadino che da lungo tempo ha combattuto contro enormi difficoltà è riuscito infine ad attirare a sé una buona parte di agricoltori. Gradualmente essi si rendono conto, che la loro indigenza non giunge di per se stessa ma proviene in primo luogo dallo sfruttamento cui tono sottoposti dal capitale monopolistico, e quindi dagli ormai antiquati rapporti di produzione che facilitano tale sfrati amento. Tra i contadini, come pure tra i semi-contadini va sviluppandosi un movimento cha ha come slogans: «Modernizziamo ragricoltura.» Ciò non sott’intende soltanto la meccanizzazione ma anche nuovi rapporti di lavoro attuali, e, sopratutto, unq sviluppo del movimento contadino quale organizzazione. vedovo tra due al« camini. Ma non savo al rumore, alle voci della gente e volevo guarire, ’è scappata fuori e dal ripiano cantare, a cantare forte «Non ho mai fatto un vero paio di scar- il martello di mio foiJ mto pTdrc! pe di vacchetta: ma giuro che le avrai alza. Gesù, come batt a giorno che lasci il letto». E anche La nonna quella volta mi prese le misure con la ha ripreso - andaVa e ve- striscia del giornale. «Bandiera Rossa»_ La e aUcra La nonna non lo detestava, ma neppure „iva nella tromba fabbrica americana di apparecchi radio, ad esempio, due persone svolgono mansioni che fino a poco richiedevano l’dmpiiego di 200 operai. Due operai per mille apparecchi iradio al giorno! Ma ciò non è nulla, qualora si pensi che i cervelli elettronici, adottati dalle banche e degli istituti d’assicurazione, emettono assegni e raccolgono ogni genere di dati, risolvendo addirittura i calcali più complicati per la più complessa delle contabilità! I controlli degli inventari nei grandiosi magazzini newyorkesi non richiedono più le schiere di impiegati e settimane intere di lavoro: in 30 minuti il cervello elettronico è in grado di compilare la lista completa degli articoli giacenti. Oggi non è per nulla strano un apparato, fatto di semplice filo e valvole, che con il proprio cervello elettronico, in due Sole ore, risolve i 70 mila calcoli, necessari per misurare la profondità del campo elettronico fra i due componenti l’atomo, alla cui soluzione le scienziato o il matematico più abile dovrebbe lavorare, matita alla mano per ben 800 anni! Nell’URSS un solo ingegnere governa, da un centro di smistamento, il funzionamento di un intera rete dii stazioni trasfarmatrici e-lettriche. Una sola persona, altamente qualificata, è in grado, dunque, non solo di controllare il funzionamento di un intero sistema di macchine, distanti centinaia e migliaia dii chilometri, ma può anche metterle in moto e fermarle, diminuire o aumentare la tensione della corrente ece. ******************** ★ A- * ***** ATTRAVERSO I MILLENNI LA VITA DEGLI UOMINI nella comunità primitiva Quando s'i parla, e lo si fa spesso, del cammino percorso dall’uomo dall’epoca della comunità primitiva a quella atomica, ci sii basia di solito sull’America e sull’Europa. E-saminando e giudicando la vita che gli abitanti di questi diue continenti conducono, si emettono sentenze sullo sviluppo e la civiltà dell’u-manità intiera. Troppo di frequente si dimentica chla il mondo non è composto solo da queste terre e si trascurano numerose regioni, del resto a noi note soltanto per aver visto il loro nome segnato sulla carta geografica. * Le terna del continente africano, con i 140 milioni di abitanti che le popolano, costituiscono uno dei più grandi spicchi del mondo.. Esse, specialmente quelle che compongono la cosidetta Africa Tropicale, si trovano ad avere un sistema 'sociale che ben poco si distacca da quello primitivo. Similmente ad alcune migliaia di anni fa, gli uomini vivono in tribù e «clan». Una parte della terra viene coltivata collettivamente, l’altra metà viene suddivisa tra le singole famiglie. La terra cosi distribuita, non puoi eei^-lre venduta o donata a qualche altro membro della tribù. I figli che nascono ne diventano automaticamente proprietari. Se una donna si sposa con un componente un’altra tribù, perde i diritti al-(t’erledità. Ogni due o tre anni si procede ad una nuova suddivisione del terreno per evitare le eventuali ineguaglianze. In queste tribù vigono- ancora i vecchi metodi dì suiddivisionle del lavoro. I campi vengono lavorati da tutta la tribù, ma i frutti vengono suddivisi in base al bisogno delle Singole famiglie. * In seno a queste comunità, i capi-tribù trovano sempre il modo di arricchirsi fino a divenire potenti proprietari privati. La maggior parte di loro possiede piantagioni di cacao, caffè o altre colture e si preoccupa innanzi tutto di procurarsi un numero sufficiente di forze-lavoro. Qui la poligamia ha un. significato prettamente economico.. I vari proprietari acquistano un ■grande numero di donne, numero* che spesso supera .il centinaio. Questo è il modo più facile di assicurarsi la mano d’opera. Alle donne,, naturalmente, non viene dato alcun salario, il padrone provvede soltanto al loro mantenimento. E’ ovvio che, grazie a questo nobile1 uso di comperare le donne, FAfri-ca conta numerose regioni ove il numero delle donne libere è assai piccolo, mentre grande è quello degli uomini celibi, ormai in età a--vanzata. Gli organi amministrativi hanno tentato, in questa ultimi anni, di. intervenire, ma non sono riusciti ad impedire la soluzione alla quale si ricorre in quelle terre: i proprie- tari di tante mogli maritano buona parte di queste ad altri scapoli i quali, in base a condizioni prestabilite, se le portano nelle loro capanne. * Neanche la schiavitù è sparita dalla terra. Da una- relazione presentata all’ONU dal Consiglio eco-namicoHsociale, appare come più di 30 paesi conservino ancora, in forme. diverse, la abitudine di rendere schiava la gente. Prenderemo come esempio l’Arabia Saudita. Nelle sue città si possono acquistare degli schiavi in qualsiasi momento. Non vi sono piazze speciali come un tempo, ma i «negrieri» che fungono da mediatori, sono abbastanza conosciuti. Una vera e propria piazza per la vendita, degli schiavi sussiste .soltanto nella Mecca: in una oscura via dèlia «citta santa», oggi com.e molti secoli fa, si vende liberamente la merce u- NeU’appanato statale dell Arabia Saudita esiste uno speciale reparto per gli «affari schiavisti», come anche leggi speciali che regolano a-li «affari». Una di queste leggi, e-manata ultimamente, proibisce la speculazione sulla compra-vendita degli schiavi e precisa i diritti e doveri dleii proprietari di schiavi. Questi ultimi, forse per differenziarsi da quelli antichi, devono a-vere il certificato medico e la fotografia dello schiavo. Il proprietario di schiavi, dice la legge, ha il dovere di nutrire e vestire lo schiavo, di trattarlo bene, di educarlo nella religione islamitica e di non dividerlo dalla moglie, nel caso che ce l’abbia. * Nell’America Latina, particolarmente nel Messico e nella Bolivia, i colonizzatori spagnoli avevano creato, a loro tempo, dei grandi latifondi e piantagioni, nei ^ quali era stata introdotta la schiavitù. In seguito alla rivoluzione messicana idei 1910, la terra venne tolta ai-latifondisti e restituita ai contadini. Interessante notare, però, come la terra non venne data in possesso ai singoli contadini, ma distribuita fra de varie comunità dette «ehidos1». Questo fatto riportò l’economia a-gricola allo stato esistènte prima dell’avvento degli Spagnoli. La terra degli «ehidos» è proprietà comune del villaggio o città e si distribuisce in parti uguali fra i contadini membri deU’«ehidos». Nel caso che la terra rimanga incoltivata per dule anni, il contadino perde i suoi diritti su di ess'a. Da una statistica del 1952, il numero degli «ehidos» appare superiore a 17 mila, mentre la terra loro affidata comprende il 58 per cento del complessivo territorio coltivabile. Anche in Bolivia il problema della terra è stato risolto allo stess'o modo. Niente singoli proprietari, ma soltanto «ehidos». VANTAGGI E SCOPI L’introduzione dell’automazione porta alla diminuzione dei posti di lavoro e a un elevamento qualitativo grandissimo della produzione. Esperimenti compiuti nell’URSS nel campo della produzione di macchine industriali con l’introduzione di catene produttive automatiche e semiautomatiche hanno dimois'frato che la produttività del lavoro1 aumenta da 3 a 10 volte. Inoltre, l’automazione del processo produttivo provoca un enorme risparmio di materie prime e mezzi finanziari. L’ammortamento degli investimenti nelliautomazione è perciò molto rapido. Secondo calcoli precisi, l’automazione del sistema di pompe e idrocentrali sul canale Mosca, porterebbe alla diminuzione fino a 1/5 del personale ora 'impiegato, con un risparmio dii oltre cinque milioni di rubli sul fondo retribuzioni, mentre il numero delle avarie diverrebbe quasi insignificante. La scienza moderna e le sue conquiste hanno spalancato le porte alle applicazioni' più vaste dell’automazione in molti campi della produzione. Molto in verità s’è già fatto, ma molto rimane ancora da fare.Modeste sono per ora le realizzazioni (già alttualte hellfinduistria pesante, nelle miniere e nell’imd'u-stria estrattiva, mentre in quella chimica, come pure nelle centrali idro e termoelettriche, nell’industria dei macchinari, del legno e in quella dei prodotti alimentari sono sensibili. I PRINCIPI TECNICI Fatto questo discorso, dal quale appare quanto l’auitomarione porti utile all’umainità, bisogna dire che i principi tecnologici su cui esisa poggia sono: la meccanizzazione, GRANDE CONQUISTA RIVOLTA al benessere della società BISSI 11 ni 1 m l’afflusiso della materia prima con il controllo automatico del prodotto, il processo produttivo ininterrotto e la razionalizzazione. In tal senso i passi più lunghi sono stati compiuti nelle raffinerie, nei grandi mulini e negli stabilimenti chimici. Qui ci si avvicina già all’autamazione quasi integrale! Nei traspórti l’automazione ha già fatto e può fare, ancor maggiori progressi, mentre più lenta e difficile è la sua affermazione nell’agricoltura, nell’industria, nelle miniere e nell’edilizia, dove il processo produttivo è molto decentrato. Qui si tratta di un terreno facile a generalizzare, in quanto le forme e l’ampiezza dell’applicazione sono togate alla natura del lavoro, alle esigenze del mercato, alia saggezza dell’amministrazione ecc. TEMPO E’ DANARO E’ un detto mai troppo lodato. In questa lotta dell’uomo contro il tempo per la conquista delle ricchezze naturali, l’automazione sta realizzando raspi, razione vecchia quanto l’umanità. Tempo è denaro! Vediamo concretamente. Gli stabilimenti Ford di Cleveland fanno parte di quelle ancor poche fabbriche nelle quali, per gli sviluppi assunti dall’automazione nel loro processo produttivo, è difficile incontrare un operaio. La macchina l’ha quasi completamente spodestato. Dalla fonderia, automatizzata nel vero sènso della parola (dall’afflusso delle materie prime ai fusi finiti) scorrono vari blocchi i quali successivamente, in 13 secondi, sì trasformano in scheietri già rifiniti di motori d’automobiìi. Macchine automatiche trapanano i fori per i cilindri sotto la sorveglianza di una spia elettrica che controlla l’esattezza delle dimensioni. Se la macchina ha sbagliato, il pezzo ritorna al trapano e, quindi, al controllo, il tutto automaticamente. In 14 minuti e 6 secondi il blocco del motore è completamente finito senza che la mano dell’uomo lo abbia minimamente toccato! Dieci anni fa questa serie d’operazioni, fatte da macchine e uomini, richiedeva 24 ore, e soltanto recentemente è stata ridotta à 9. I tecnici della Ford non sono però del tutto soddisfatti: Si può fare ancor meglio e prima, dicono. E sì che le fabbriche della Ford hanno già raddoppiato 'la produzione, riducendo al 10% la manodopera necessaria! IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA C’è però un rovescio della medaglia. In questa evoluzione della produzione nelle condizioni del capitalismo è insito il pericolo di u-no squilibrio generale dell’economia e di mutamenti repentini nei rapporti fra produzione e consumo. L’automazione elimina, infatti, gran parte della manodopera, vale a dire minaccia di aumentare le file della disoccupazione, cosa che allarma non poco non solo coloro che vedono pendere questa minaccia sul proprio capo, cioè gli operai, ma anche gli stessi industriali: nulla infatti grava più sulla bilancia della disoccupazione quanto la disoccupazione stessa. La capacità di consumo dei lavoratori diminuisce e con essa la richiesta sul mercato, per cui il danno derivante alla produzione da questo congestio-namento, provoca la sovrapprodu- zione con la conseguente, inevitabile, crisi, cui segue altra disoccupazione e ulteriore abbassamento dei consumi. Il problema si complica quindi progressivamente e non è difficile comprenderne le conseguenze immediate e quelle del poi. In America, ad esempio, i sindacati hanno già proposto che, entro il 1956, quando l’automazione avrà raggiunto presumibilmente uno sviluppo quasi generale, la settimana lavorativa venga ridotta a 32 ore (quattro giornate lavorative di 8 ore). Inutile dire, invece, che gli ambienti del grosso capitale privato guardano all’automazione come al mezzo più efficace per battersi nella reciproca concorrenza per la conquista del mercato e per trarre i maggiori profitti. Ma è un intento che con tutta probabilità non potrà essere realizzato appieno. I rapporti sociali, anche nei paesi capitalisti, sono molto mutati rispetto a un decennio fa: la società è ben più saldamente organizzata e 10 Stato accentra sempre più il suo potere anche nel campo economico. 11 Congresso degli USA, infatti, ha già aperto un’inchiesta per ottenere gli elementi di giudizio necessari ad adottare gli strumenti legislativi per sventare in tempo, o per lo meno diminuire, gli effetti negativi paventati. Gli scopi cui si vuol far servire l’automazione non sono dunque e-guali per tutti. Il grosso capitale guarda ingordamente ad essa come ad un mezzo per trarre maggiori profitti, mentre la classe lavoratrice vede una possibilità di sviluppo più rapido della società contemporanea verso il benessere. E’ la vecchia antitesi che si ripete e continua, promettendo di inasprirsi. ■mnnuHunninunnmiinuininninnimiinnillininini ALLA VIGILIA DEL TRIPLICE CONFRONTO UNGHERIA — JUGOSLAVIA CONTINUITÀ’ 0 DECLINO? JUGOSLAVIA BELGRADO, 28 Siamo ormai alla vigilia del più atteso incontro dell’anno non solo nel nostro Paese, ma anche in tutto il mondo del calcio. Domani, infatti, al «NEP stadion» di Budapest già esaurito (oltre 100 mila spettatori) si troveranno di fronte le rappresentative di Ungheria e Jugoslavia, ritenute non a torto due fra le più quotate potenze calcistiche del mondo. I nostri giocatori sono già arrivati nella capitale magiara, dove l’attesa per l’avvenimento sportivo di domani ha qualcosa di spasmodico. Gli Ungheresi si sono preparati con straordinaria serietà e in assoluto riserbo. Ancora al momento in cui scriviamo non si conosce la formazione definitiva della squadra, '■'s La formazione jugoslava scenderà in campo nella seguente formazione: Beara, Belin, Crnkovič, Krstić II., Horvat, Boškov, Ognjanov, Milutinovič, Vukas, Veselinovič, Ze-bec. Da riserva fungerà Mujič, che a Sofia domenica scorsa è stato il migliore uomo in campo e che, all’ultimo momento, potrebbe rimpiazzare Veselinovič. La squadra, dunque, meno Stankovič e Vidoše-vič, rimpiazzati da Crnkovič e Mi- lutinovič, ritornati in forma splendente, è la stessa che battè lo scorso anno a Torino la nazionale italiana. Dopo una settimana trascorsa in polemiche, i bollori nell’opinione pubblica jugoslava si sono calmati. Tirnanić, l’autoritario capitano federale, che tanta polvere aveva fatto levare per la formazione schierata domenica scorsa contro la Romania e che aveva, a parere dei più, provocato l’inaspettata sconfitta, è ritornato sui suoi passi, cedendo alle giustificate critiche di cui era stato fatto oggetto in questi giorni. Rimasto invariato il terzetto difensivo, rivelatosi contro i Romeni in grande forma, ha riammesso nella mediana Krstić II., sacrificando il suo pupillo, Mitič. All’attacco, al posto dell’infortunato Bobek, altro pupilo del capitano, è stato immesso Veselinovič, il quale per le sue doti di realizzatore e la sua straordinaria mobilità presenta indubbie qualità di preferenza nei confronti dell’anziano, pur sempre valido campione del Partizan. Comunque, se Veselinovič non girasse come si conviene, c’è sempre tempo, sino al 46’, di sostituirlo con il giovanissimo Mujič, dalle medesime caratteristiche di stile e di gioco. Chi vincerà?, è l’interrogativo sulla bocca di tutti, ma nessuno si arrischia a fare un pronostico. Benché tutti pensino che in fondo i Magiari dovrebbero prevalere, nessuno ne è certo, in quanto si sa che la rappresentativa jugoslava, capace magari di perdere rincontro con un’avversaria di rango inferiore, incomincia a giocare sul serio soltanto quando l’avversario dovrebbe incuterle timore. E questa è una vecchia verità, che preclude ogni garanzia di pronostico. Detto questo, senza togliere nulla ai grandi meriti dell’avversario, possiamo affermare tranquillamente che anche le possibilità jugoslave di vittoria non sono poche. Tutto dipenderà, a nostro parere, dalla vena dei giocatori e dalla volontà che essi avranno di vincere: dai confronti diretti Boškov—Puskas, Bozsik—Vukas, Kocsis—Horvat e Szojka—Milutinovič sortirà il risultato finale dell’incontro. In precedenza al grande confronto, giocheranno le rappresentative giovanili dei due paesi. I favo- Belin Krstič II. Milutinovič Ognjanov Fenivesy Puskas Karpati Lantos Beara Horvat Vukas ★ Tichy Szojka Geller Crnkovič Boškov Veselinovič Zebec Sudai Kocsis Bozsik Buzanski UNGHERIA ri del pronostico, vanno a netto favore degli Ungheresi, che già dimostrarono il loro valore al recente torneo 'giovanile della FIFA, svoltosi proprio a Budapest. A meno di una sorpresa, il risultato dovrebbe essere acquisito in partenza. A Sarajevo invece saranno di scena le squadre cadetti. La nostra, che dovrebbe dare l’ossatura per la formazione cui sarà affidato il compito di difendere il prestigio del nostro calcio alto Olimpiadi di Melbourne, non è da gettar via. Formata da elementi tutti giovanis- simi (tolto il solo Spajić), combattivi, anche se un po’ acerbi, è in grado di battere l’avversario. Più forte all’attacco, anche se stavolta dovrà fare a meno dell’apporto di Mujič, dovrà compensare con una maggiore aggressività una certa debolezza della retroguardia. Il triplice confronto con i Magiari deciderà dunque se la loro supremazia è ancora in buone mani, o se, sull’orizzonte calcistico internazionale la loro stella ha incominciato il declino; come deciderà anche se la Jugoslavia sia, come si ritiene la più quotata delle eredi. 6105$-09» 3947-49960 1700^ ?953ri49*& I «CARIOCAS» BATTUTI A MILANO ITALIA -BRASILE 3:0(1:0) ITALIA Viola Magnini Cervato Bernasconi Chiappella Segato / Gratton Montuori Romperti Vergili Carapellese Escurinho Gino (Larry) Paulinho Didi Walter Dequinho Zožimo De Sordi N. Santos D. Santos Gilmar BRASILE ARBITRO: Horn, della Federazione olandese. MARCATORI: al 15’ e 63’ Virgili, al 76’ De Sordi (autorete). MILANO, 25 — Con un secco e indiscutibile 3:0 i «cariocas» hanno lasciato le penne allo stadio di S. Siro, dinanzi a una folla di 100 mila persone, dopo un incontro che ha deluso l’aspettativa generale di vedere uno spettacolo che converrebbe ad avversarie della classe del Brasile e dell’Italia. La partita, infatti, non ha presentato nulla che possa giustificare il primato di pubblico e d’incasso della stagione registrato. I. brasiliani sono stati infatti molto inferiori alla loro fama: oltre a qualche buon spunto individuale, più dannoso al gioco d’assieme che altro, non hanno fatto vedere nulla che possa ricordare lo squadrone sudamericano di qualche anno fa. Gli «azzurri» di contro, pur non eccellendo, hanno confermato un discreto miglioramento nei confronti delle partite precedenti, svolgendo un’onesta partita che ha soddisfatto per il momento tecnici e pubblico. E’ evidente che il calcio italiano sta risollevandosi piano dalla crisi che sin dall’epoca della tragedia di Su-perga lo sta tormentando. Gran parte del merito per la vittoria, senza minimamente sminuire la prova degli atleti, che del resto hanno profuso senza riparmio le loro energie, va giustamente ascritto alla direzione tecnica della squadra, che ha saputo impostare intelligentemente la tattica di giuoco e trovare, per metterla in esecuzione, gli uomini necessari. L’ossatura della squadra, quella della Fiorentina, l’attuale leader della classifica e ormai certa vincitrice del campionato di quest’anno, completata saggiamente con l’innesto fe- lice del giovane Bernasconi, al centro della mediana, Boniperti (un po’ in ombra) e Carapellese — due esperti del mestiere — alle ali ha dato i frutti che gli sportivi italiani si attendevano da molti anni; riavere un complesso organico, seppur senza individualità eccezionali, in grado di funzionare come il vecchio Torino, fare cioè dei goal nella maniera più sbrigativa e lineare, priva di accorgimenti tattici astrusi, degeneranti questo bellissimo sport, quali il contropiede e il catenaccio, malattie di cui il calcio italiano purtroppo non è ancora completamente guarito. Come già detto la squadra azzurra va considerata più come complesso che come classe di singoli. Tuttavia elementi di maggior valore si sono dimostrati Virgili (il giovane friulano che, con la mobilità, l’intelligenza del suo gioco e il fiuto spiccato della rete, sembra destinato a continuare la tradizione degli Schiavio, dei Meazza, dei Piola e dei Gabetto al centro del quintetto attaccante), Chiappella (che ha neutralizzato compieta-mente il fuoriclasse brasiliano, Didi) e il vecchio Carapellese (che ha messo quasi sempre nel sacco il famoso D. Santos), artefici principali del successo azzurro. I «cariocas» brasiliani, ripetiamo, sono stati una delusione. Non come individualità, poiché il loro virtuosismo personale e la finezza del palleggio sono veramente superlativi, ma come squadra. Inferiore all’attesa è stata in particolare la linea dei terzini: N. Santos e D. Santos hanno un po’ sulla coscienza una rete per uno, mentre De Sordi ha segnato addirittura un’autorete. L’attacco, con gli uomini visti in campo a Milano, non è nemmeno l’ombra di quello dei campionato del mondo in Svizzera, fatto com’è di veri giocolieri da circo, ma assolutamente privi (il solo Walter escluso) di idee chiare e organiche di gioco. Gli unici a salvarsi sono stati i due mediani, Dequinho e Zožimo, rivelatisi due intelligenti e instancabili campioni, ma del tutto incompresi sia alle spalle che davanti. Vicedirettore responsabile MARIO BARAK Stampato presso lo stabil, tipograf. »JADRAN« Capodistria Pubblicazione autorizzata PAGINA 5 In occasione del 1 Maggio Festa del Lavoro, i seguenti collettivi di lavoro inviano a tutto il popolo lavoratore i più sentiti auguri : L’IMPRESA ARTIGIANA DI PRODOTTI CHIMICI «SODA» CAPODISTRIA ★ LA COOPERATIVA VINICOLA DI BUIE L’IMPRESA D’ESPORTAZIONE ED IMPORTAZIONE LEGNAMI «B O R» DI CAPODISTRIA LA TIPOGRAFIA E LEGATORIA mm DI CAPODISTRIA L’AZIENDA PER LA DISTRIBUZIONE DI FILMS GLOMH CAPOMSIBIA lati di BUIE ★ auspica un lieto 1 MAGGIO a tutto il popolo lavoratore L’AMMINISTRAZIONE DISTRETTUALE BONIFICHE DI CAPODISTRIA L’ I Y 1» PRESA COMMERCIALE GOVSKI DO"“ DI CAPODISTRIA CHE POSSIEDE UN RICCHISSIMO ASSORTIMENTO DI ARTICOLI VARI La «TURIST» di UMAGO La „KVARNER" - UMAGO IMPRESA DI NAVIGAZIONE, TRASPORTI E SPEDIZIONI INTERNAZIONALI L’ IMPRESA INDUSTRIALE PER LA LAVORAZIONE DEL PESCE, FRUTTA E VERDURA DRAGONJA T» I XJMAGO L’IMPRESA COMMERCIALE 5LÀVKÀ di CAPODISTRIA desidera al proprio collettivo e a tutto il popolo della Jugoslavia socialista un felice 1 Maggio Raccomanda il proprio vasto assortimento di tessuti, ferramenta, materiale edile, mobili e galanterie U impresa „Napredak“ di Umago esegue lavori edili di qualsiasi genere nel distretto di Pola e altrove Sede dell’impresa: UMAGO, via Vladimir Gortan nr. 6 - Tel. 1 e 23 La «NAPREDAK» augura a {ulti i lavoratori della Jugoslavia socialista un felice 1 Maggio In occasione del 1 Maggio Pesta del Lavoro, i seguenti collettivi di lavoro inviano a tutto il popolo lavoratore i più sentiti auguri : «DOM» Sìik Lubiana [OHEHUO D! imma II MOTTI delimito obuo E MULE LUBIANA, Mestni Trg 24 — Tel. 21-407, 20-508 Telegr. DOMEXPORT - Lubiana in occasione delia Festa del Lavoro, invia alle genti dei Litorale i saluti di lotta con l’augurio di una fruttuosa edificazione del socialismo il collettivo di lavoro della FABBRICA AUTOMOBILI T A M DI MARIBOR vi augura in occasione del 1 MAGGIO molti successi nel vostro lavoro ~ Il Comitato Popolare Comunale di Capodlstria 1MM5A AUTOTWPO&TI MUCI l »AMGCUI M i i CAPODIUMA L’INDUSTRIA ESTRATTIVA KAMENOLOM DI BUIE La COOPERATIVA AGRICOLA DI TIPO GENERALE BUIE A tutti i lavoratori del Litorale Sloveno e delle altre regioni della nostra Patria inviamo i più sinceri auguri in occasione dei 1 Maggio = Festa del Lavoro II collettivo di lavoro ★ DELL’ INDUSTRIA MECCANICA DI PRECISIONE «RUDI ČAJEVEC» BANJA LUKA ZAGREB,^ MANIFATTURA CONFEZIONI « NAPRIJED » ZAGREB RADNIČKA CESTA 42 azieela [unciali CAPODinilfl Avverte contemporaneamente l’affezionata clientela di aver trasferita la propria rivendita n. 5 dai locali situati in Piazzale Bennati al Mercato Cittadino INDUSTRIJA PLATNENIH IZDELKOV INDUSTRIA ARTICOLI DI LINO JARŠE * invia alle genti dei Litorale i più sentiti auguri in occasione dei / MAGGIO - FESTA DEL LAVORO „Ex AMPELEA - IZOLA FABBRICA SARDINE SARDINE SOTT’ OLIO SGOMBRI SOTT’ OLIO TONNO SOTT’ OLIO FILETTI SALATI SOTT’ OLIO ANTIPASTI IN SALSA PICCANTE produce: PASTA DI SARDELLE PEPERONI SOTT’ACETO FARINA DI PESCE PER ALIMENTAZIONE ANIMALE OLIVE IN SALAMOIA OLIO TECNICO DI PESCE La IL MOBILIFICIO „PROLETER“ DI BUIE Cooperativa agricola per Capodistria e dintorni con sede a Capodistria