tassa postals pagata ISTRIANI! »LA NOSTRA LOTTA“ ò II quadro completo della vostra settimana -—» . ... ESCE IL SABATO La nostra Lolla ORGANO. DELL'U. A. I. S. DEL CIRCONDARIO ISTRIANO - TERRITORIO DI TRIESTE Il pressiate numere dedicale all'annuale della Kleeluzlene di Oiiebre ------------ DIREZIONE - REDAZIONE - AMMINISTRAZIONE: Riva Castelleone 2 — GoPODISTRIA, tel. 9 ABBONAMENTI: Zona B: anno jugl. 300; semestre Jugl. 170; trimestre jugl. 90. Zona A: anno L. 700; semestre X». 370; trimestre L. 190 — Jugoslavia: anno din. 90; semestre din. 48; trimestre din. 25 SABATO 30 OTTOBRE 1948. ANNO I — N. 9 — UN NUMERO : JGL. 7.—. L. 15,- DIN. 2,- LOTTA DECISIVA Quantunque nulla risulti ancora deci'so riguardo alle elezioni amministrative nella zona amglo-ame'.cara de. Territorio di Trieste e appena sia stato emanato un’ordine ohe determina il diritto elettorale, delle elezioni si parla nondimeno ovunque. Non è strano che i triestini s’interessf-no tanto di queste, che accanto alla stampa la quale tratta della questione delle elezioni, abbiano luogo già riunioni' in massa degli elettori, che si costituiscano comitati elettorali e commissioni Innanzitutto nelle file del movimento democratico con lo scopo di combattere per la massima democraticità delle elezioni. Non è strano che le elezioni diventino già uno dei problemi' fondamentali della vita politica triestina. Quantunque in ogni parte d’Europa le elezioni abbiano già avuto luogo dopo la fine della guerra, ai triestini non si è offerta ancora l’occasione, da quando l’Italia fascista ha liquidato tutte le libertà democratiche, di esprimere, attraverso elezioni democratiche le loro aspirazioni e richieste. Nel corso di questi anni del dopoguerra essi hanno dovuto subire la politica antipopolare dell’amministrazione militare anglo-americana, contraria agli interessi fondamentali di Trieste. L’amministrazione militare si è servita in ciò dell’aiuto delle forze reazionarie locali, che si sono messe apertamente al servizio degli imperialisti anglo-americani ed alle quali è stata consegnata, con decreto dall’alto, tutta l’am-ministnazione pubblica, non tenendo in alcun conto 1' desideri e le volontà delle masse democratiche. Già dia lungo tempo le masse 'democratiche triestine hanno poeto la richiesta che si addivenga alle elezioni amministrative, per rendere possibile ad esse di essere rappresentate in tutti gli organi della pubblica amministrazione. Per tale ragione hanno salutato ogni passo che portava allò elezioni. Il G.M. anglo-americano si è apposto invece sempre elle richieste tendenti a elezioni democratiche, con la scusa che l’occupazione militare non permetteva libertà democratiche maggiori, che si deve attendere, che definitivamente doveva venir risolta la questione del governatore ecc. Di fatto però essa temeva ohe con le elezioni predominassero le forze democratiche, le quali avrebbero costituito poi un deciso impedimento agli imperialisti anglo-americani dì fare di Trieste la loro base imperialista. Lo stesso gen. Airey ha riconosciuto ciò apertamente parlando nella sua relazione al Consiglio di Sicurezza dell’ONU del pericolo «slavo-comunista». La situazione che si è verificata nel movimento democratico triestino in seguito alla Risoluzione dell’U. I. ha invece dato nuovo coraggio al G M anglo-americano e alle forze reazionarie locali nella persuasione che l’avvenuta scissione abbia indebblito decisamente le forze democratiche, condizione questa per una loro facile vittoria. Nello stesso ^ tempo essi avrebbero salvato In certo qual modo la loro faccia «democratica» di fronte al mondo esterno. Sono giunti perciò i primi provvedimenti, i quali dicono che il Governo Militare anglo-americano ci si è messo seriamente a preparare le elezioni amministrative. Però già il primo ordine relativo agli elenchi elettorali, dimostra chiaramente che il G M anglo-americano, d’accordo con i partiti reazionari locali non tende a elezioni veramente democratiche, ma tenta, sfruttando l’apparato amministrativo, di' deformare completamente la democraticità delle elezioni a. danni delle forze democratiche (ordine N.o 345). Sarà perci'0 compito delle forze democratiche di combattere decisamente contro tutti i tentativi ohe tendono alla deformazione della democraticità delle elezioni. La posizione assunta già in tale questione da varie organizzazioni democratiche, il movimento che si ò già sviluppato nelle masse ohe costituiscono comitati e commissioni elettorali, indicano la direzione sulla quale le forze democratiche devono lottare per ottenere elezioni quanto più possibile democratiche. Già però ora sorge anche la questione come le forze democratiche si presenteranno in occasione di eventuali elezioni amministrative. Una delle condizioni fondamentali per un’affermazione vittoriosa delle forze democratiche triestine è che esse si presentino in maniera quanto ma. «unitaria se si vuole frustrare i piani della reazione alla ricerca di un qualsiasi consenso per poter continuare nella sua attuale politica disastrosa In opposizione degli interessi di Tr este e della sua popolazione. Noi pens amo che le differenze esistenti* negli atteggiamenti relativi alla risoluzione dell’U. I. non debbano impedire alle forze democratiche dd presen'arsi unite contro le reazióne e la sua politica antipopolare. n problema della lotta contro l’imperialismo e la politica ant’popo'are della reazione locale è molto p'ù importante de: contrasti interni del campo democratico. Proprio con tale questione deve trovare una netta espressione la giusta tenedenza per cui gli Interessi concreti del-'e larghe masse popolar: e lavoratrici debbano essere posti al di soora di tutto. Noi potremo difendere questi interèssi se combatteremo uniti e non indeboliremo con la scissione le forze del blocco democratico. Noi pensiamo che la forma del fronte po- polare italo-slavo. Ita cui dovrebbero essere incluse tutte le organizza?. oni democratiche,, a partire dal Partito comunista, dal-l’UAIS, OF e fino a tutte le organizzazioni popolar! di massa ohe accettassero il programma elettorale del blocco democratico, sarebbe la forma più adatta in cui dovrebbero presentarsi le forze democratiche in occasione delle elezioni. I punti fondamentali del programma dovrebbero essere invece: lotta conseguente per il rispetto del trattato di pace, per la massima indipendenza politica ed economica del Territorio di Trieste, per la massima democratizzazione di tutta la vita pubblica e per la normalizzazione delle condizioni con la cessazione dei provvedimenti eccezionali della occupazione militare. Lotta decisa contro il Plano Marcitali e la marshallizzazione di Trieste che trascinano con sè la stagnazione generale della nostra economia, nuovi e nuovi licenziamenti di' operai e dall’altra parte grandi aumenti nei prezzi dei generi di prima necessità, causa della miseria, della disoccupazione e dell’impoverimento generale della popolazione. Nello stesso tempo il Piano Marshall ci rende completamente dipendenti politica-mente dall’iimperialismo anglo-americano. Allo scopo di infondere nuova vita all’economia di* Trieste si rende urgentemente necessaria la cessazione della politica di unione economica con l’Italia il che è anche In contrasto con il trattato di pace. Inoltre urge ohe si addivenga alla collaborazione economica anche con i paesi del retroterra, Innanzitutto con la Jugoslavia. La Jugoslavia può mettere molte cose a disposizione deU’eoonomia triestina ed innanzitutto le materie prime più importanti' per la sua industria. Nello stesso tempo essa può essere anche un grande acquirente dei prodotti industriali. Fino ad oggi si è impedito di proposito ogni collaborazione con la Jugoslavia con gravi danni per tutta l’economia triestina. Si deve porre termine ad una tale politica. La risoluzione dell’U. I. non può essere un motivo per respingere ogni collaborazione economica con la Jugoslavia nell’interesse di una politica di «isolamento» di questo Paese. La Jugoslavia ha ancora oggi, dopo la Risoluzione dell’U. I., trattati commerciali con ; Paesi democratici e proprio attualmente si trova a Mosca una delegazione commerciale jugoslava con alla testa il ministro per il commercio estero, dove essa tratta la conclusione di un nuovo trattato commerciale con la Unione sovietica. Perchè noi si dovrebbe agire diversamente a nostro danno? Questi dovrebbero essere i nostri pensieri fondamentali intorno alla prospettiva delle future elezioni amministrative. Siamo convinti che soltanto su questa base potremo garantire alle forze democratiche un risultato vittorioso nelle elezioni. Soltanto così potremo creare la possibilità di potere in seguito condurre una politica Che nella miglior maniera risponda agli interessi di' Trieste e della sua popolazione. Branko Babič Onoriamo i caduti Martedi 2 novembre, nella giornata dedicata ai de-fnnti, ricordiamo con deferenza ed orgoglio i nostri caduti nella guerra di liberazione. Gi sla il loro esempio gnida sicura nella nastra lotta giornaliera per il trionfo della democrazia Traditori degenerati ed avviliti Bollano a vivo fuoco la parole del grande Lenin A Mosca una delegazione jugoslava MOSCA — E’ arrivata oggi e Mosca la delegazione commerciale jugoslava guidata dal Ministro del commercio estero Popovič. La delegazione è stata salutata all’aereodromo dal Ministro aggiunto al commercio estero Semi-ciastnov, dal rappresentante commerciale sovietico in Jugoslavia Lebedev, dai rappresentanti del ministero del commercio estero sovietico e da i 1 ’ am bascia tore jugoslavo a Mosca. Non è in pericolo il liceo di Capodisfria La cricca scuola - CLN ormai morta e sepolta Giorni or sono la «Voce libera» ci ha dato la conferma che le autorità popolari hanno visto giusto intraprendendo un ’azione di risanamento nel campo della scuola italiana. Infatti" ha annunciato essere in pericolo l’esistenza del Liceo di Capodistria perchè lo stesso non potrà più svolgere 1® sua funzione Irredentistica in favore del ritorno alla «Grande Madre». E’ particolarmente interessante la precisazione del detto giornale. Interessante non per noi ohe conoscevamo benissimo su che piede zoppicasse la scuola citata, ma per quei professori che, forse essendo in buona fede ed essendo abituati a non vedere più In la del proprio naso, ai cullavano nell’Idea che il Liceo C. Combi, come del resto le altre scuole italiane, avessero un compito esclusivamente scolastico e non volevano credere quanto ripetutamente avevano enunciato: essere cioè le scuole italiane del Circondario dirette dal CLN clandestino (ma non tanto). Già in un nostro precedente articolo ci siamo intrattenuti sui retroscena della scuola italiana e nessuno ha potuto finora smentire i fatti. Ora però l’impudenza iha raggiunto il culmine. Si pretenderebbe ohe le autorità popolari continuassero a permettere una sudiceria simile. Secondo questa gente a nuLla sono serviti i sacrifici e le vittime della Lotta di Liberazione. Non di questo parere però è la popolazióne lavoratrice del circondario. Essa esige che dalla scuola escano i propri figli pronti ed entrare nella vita e non che nella scuola si preparino invece I propri figli secondo i dettami dèi CLN indirizzandoli cioè agli atti terroristici* ed all’occultamento dei mitra come il trascorso prooesso Drioli ha dimostrato. Ancora una cosa vogliamo far risaltare, e precisa-mente la seguente: alcuni professori, hanno concordemente affermato ohe a nessun studente conveniva abbandonare il liceo di Capodistria per andare a studiare a Trieste in quanto l’insegnamento che avevano avuto s'fnora era talmente scarso che a Trieste od in altre parti d’Italia sarebbero sfati inesorabilmente bocciati. Altro che minacciata esistenza del liceo. La sua esistenza sarebbe stata realmente minacciata lasciando continuare un’andazzo simile. Da parte nostra esigiamo che le Autorità popolari continuino l’opera iniziata, superando le difficoltà ohe hanno già incontrato ed ancora incontreranno, fino a raggiungere la completa democratizzazione della scuola. Inoltre la Commissione di esami* finali dovrebbe essere soelta con maggior criterio e con maggior cura. Ci consta infatti che negli anni scorsi c’è stata la tendenza da parte di certi professori di dare dei suggerimenti durante l’esame agli studenti, dimostrando oosì chiaramente dhie studenti e professori erano strettamente uniti e legati dalT'fdeologia irredentistica del CLN e che l’uno non poteva staccarsi dall’altro. Siamo certi che le autorità popolari terranno conto di questo nostro suggerimento. Infatti al pari* di noi sono interessate affnchè nella scuola non si creino degli asini, ma bensì della gente còlta e capace. Ci spiace aver dovuto dire queste verità ma crediamo che esse faranno bene a coloro che amano sognare e vivere in un mondo astratto e non in quello reale. E’ necessario che gli insegnanti non si chiudano in se stessi accarezzando idealmente un mondo ormai scomparso, ma che realisticamente volgano in giro lo sguardo sapendo quindi trarne l’esempio da quell’intensa attività ohe denota volontà d>i ricostruzione della quale è animato il nostro popolo lavoratore. E sappiano successivamente unire il proprio sforzo a quello degli altri. L’umiliante e degradante supplica di collaborazione, rivolta dal gruppo frazionista dell’Associazione Partigiani del TLT al-l’A.PJ. di Trieste e, la richiesta da parte dell’Esecutivo dei Sindacati Unici alla VUJA riguardante l’abolizione del cambio delle 10 mila metrolire cui sono sottoposti i residenti nella zona B che lavorano a Trieste, rappresentano — attualmente — la fase massima della degenerazione e dell’avvilimento nel quale è piombato Viđali e la sua cricca. Da notarsi: è stato detto «attualmente», in quanto ben altre ne vedremo ancora. A questo riguardo, non possono non balzare chiare e nette le parole usate da Lenin nel bollare a fuoco i* traditori della classe operaia. Usate, nella sua strenui lotta contro di essi. Vediamole un momento, riportandole integralmente le più salienti, quelle che meglio caratterizzano la situazione, dalle sue «Opere scelte», pagina 469 e seguenti. Esso condanna «il tentativo di una certa parte di intellettuali del Partito di liquidare l’organizzazione del P.O.S.D.R. esistente e di sostituirla con una associazione amorfa nel quadro della legalità a qualunque prezzo, anche se quest’ultiima dovesse essere acquistata con un’aperta rinuncia al programma, alla tattica ed alle tradizioni del partito». Ancora: «Il liquidatorismo è il tentativo di una certa parte di intellettuali del Partito di liquidare (ossia sciogliere, distruggere, abolire, chiudere) l’organizzazione del partito esistente e di sostituirla con un’unione amorfa nel quadro della legalità (ossia con un’esistenza legale, «aperta»)a a qualunque prezzo anche se questa ultima dovesse essere acquistata con un’aperta rinuncia al programma, alla tattica ed alle tradizioni (ossia alle precedenti esperienze) del partito». Inoltre: «La borghesia diffonde e sostiene con ogni mezzo tutte le idee orientate verso la liquidazione del partito della classe operaia.. La borghesìa tende a far nascere la rinuncia a tutti I vecchi compiti, a «raccorciarli», a tagliarli, a mutilarli, e castrarli, per giungere ad un accomodamento e ad un accordo con Puri-sekevič e consorti invece di abbattere risolutamente le basi del •loro patere». —Ormai è chiaro a tutti che Viđali e soci sono nient’altro che la agentura diretta dièU’imperialismo anglo-americano. Come tali agiscono tentando dd avvilire, con la loro azione, ogni traccia di un passato rivoluzionario del quale ogni lavoratore può essere ben fiero. Azione che non ha nulla da vedere con la Risoluzione dell’U. I. Quest’ultima è servita solamente per meglio raggiungere i compiti fissati dalla FSS. Ne si vanga a dire che queste sono accuse lanciate senza base. L’azione stessa di questi traditori ne è la prova più lampante. Basta prendersi la briga di esaminarla nella sua essenza. Essa, azione, non rappresenta altro che il tentativo di liquidazione e revisione della linea rivoluzionaria, che tana ombra dava all’imperialismo. Tentativo denunciato da Lenin nei passi sopra citati*. Questa azione è molto peggiore del «compromesso per il compromesso» tanto criticato dallo stesso Lenin nella sua opera «Estremismo, malattia in fantile del ComuniSmo». Vediamo oosa rappresenta realmente Il tentativo di agganciamento, da parte dell’A. P. del T. L. T„ con l’A. P. I. Innanzitutto, cosa sia l’A.PJ. 10 sappiamo tutti molto bene. E’ creatura della borghesia ohe raccoglie nel suo seno Bande Nere, X.a Mas, Guardie Civiche, che, nell’estremo tentativo di salvarsi, 11 30 aprile 1945 hanno messo il bracciale del CLN. Accanto a costoro ci sono quelli dell’Osoppo e qualche singolo partigiano. Ora, elemosinare l’appoggio di costoro significa infangare Ü movimento partigiano invocando l’aiuto di alcuni fascisti per scendere in lotta contro altri* fascisti. Questo, non significa solo avvilimento ma idiozia e provocazione. Che ne dice per esempio !1 camp. Gašperini* ed altri, che hanno avuto modo di studiare la «Storia del Partito Comunista (b) dell’URSS?». Non trova analogie tra la provocazione del pope Ga-pon e quella ora denunciata? Naturalmente la risposta data dall’API è stata un sonoro calcio nelle parti posteriori. Ne poteva essere altra. E’ chiaro come una simile azione possa far fregare le mani dalla gioia all’agente Videli e soci. Ma I partigiani e coloro che in mille guise gli anno sorretti, e sono in buona fede, cosa ne dicono? E’ possibile non si sentano ribollire il sàngue nelle vene dinanzi ad una tale vergogna? L’atteggiamento dell’Esecutivo dei Sindacati Unici poi è degno degli elementi che attualmente compongono lo stesso. Logico, che da social-traditori di tai fatta non si poteva attendersi altro. Vidalì ha saputo manovrare bene in questo campo, chiave del movimento proletario. Allontanati* gli elementi migliori, rispolverata e rimessa su di un piedistallo la zavorra già buttata a mare da avvenimenti rivoluzionar:, ha svuotato i Sindacati dal loro contenuto classista. Infatti l’Esecutivo dopo essersi pronato dinanzi a: dirigenti dei* «sindacati gialli», ed averne ricevuto il solito caleione (che ognuno può aspettarsi quando sì genuflette e prega invece di lottare), per usare le parole di Lenin: «castrati», cercano l’accomodamento sulla base delle concessioni. Ih al modo appoggiano in pieno il giuoco dell’imperialismo difendendo gente che Invece di lavorare in cesa propria, dove c’è mancanza di mano d'opera, va a rubare il pane ai 30 e più mila disoccupati dii Trieste. Non solo, ma che contrabbandando valuta e specillando sfrutta i lavoratori del Circondario istriano. I lavoratori di Trieste però non la pensano in questo modo. Costituendo, nelle fabbriche, i Comitati di difesa delle linea classista nel Sindacati, essi hanno detto: basta! a Vidalì ed alla sua cricca. Le misura ormai è colma. Anche i veri partigiani devono ora chiamare a raccolta tutte le forze sane ed oneste del popolo lavoratore onde impedire che il loro eroico sacrificio, e quello ancora maggioro dei Caduti, venga ulteriormente infangato ad opera di agenti provocatori. LAURENT! EUGENIO Nota jugoslava all* ONU Ecco 1 punti salienti del memorandum presentato al Consiglio dd sicurezza dal Governo jugoslavo sulla situazione in Trieste. L’Amministrazione Alleata ha accordato il diritto di voto a persone venute a Trieste durante o dopo la guerra che non hanno la cittadinanza triestina e sono note come fasciste; nello stesso tempo l’Amministrazione Alleata ha privato di tale diritto persone che alla data del 10 giugno 1940 erano cittadini italiani, residenti a Trieste e costrette a lasciare la città durante la guerra per sfuggire al terrore fascista; l’Am-ministraz’one Alleata ha oltrepassato i diritti conferitile dal Trattato di pace con l’Italia ed ha violato le disposizioni dello statuto con l’estero concludendo il 21 settembre un’accordo finanziario con l’Italia che costituisce un’attentato all’indipendenza economica del TLT. In base a tale accordo infatti, la Zona, anglo-americana non può, senza l’approvazione del Governo Italiano, modificare il suo bilancio, nè commerciare liberamente, è costretta a compiere i suoi acquisti in Italia e ad adattare i suoi prezzi a quelli del mercato italiano; infine, contrariamente a quanto disposto dal Trattato di pace, il TLT non ha ancora acquisito a titolo gratuito i beni nazionali e semlnazionali del suo Territorio. In conseguenza il Governo jugoslavo chiede al Consiglio di Sicurezza: i 1-) Di abrogare il decreto dell’Amministrazione Militare Alleata in,data 25 settembre 1948 sulle liste elettorali; 2) Di dare istruzioni aU’Ämministrazione Militare Alleata circa la partecipazione alle elezioni dei rappresentanti di tutte le organizzazioni politiche e democratiche; 3) Di* annullare la decisione dell’Amministrazione Militare Alleata concernente l’adesione della Zona anglo-americana del TLT al-l’ERP; 4) Di annullare l’accordo finanziario del 22 settembre 1943 tra la Zona anglo-americana dei TLT e l’Italia, nonché l’accordo finanziario del 9 marzo 1948 ; 5) Di dare istruzioni all’Amministrazione Militare Alleata affinchè assuma la gestione dei beni nazionali e semmazionali italiani che si trovano nella Zona anglo-americana del TLT. Sempre insoluto rimane il problema di Berlino. Tutto un mese è trascorso in colloqui, discussioni, esame di progetti di soluzióne e sedute del Consiglio di sicurezza. Naturalmente, in chiusa de: negoziati — condotti ita una atmosfera di scarso ottimismo a motivo del rigido mantenersi dei rappresentanti* della Francia, dell’Inghilterra e degli Stati Uniti su posizioni che precludevano a priori la possibilità di ogni* accordo amichevole — le solite agenzie di stampa occidentali si sono affrettate a rigettare, come di consueto, la colpa dell’Snsue-cesso sulla Russia. Nel contempo, le stesse agenzie di stampa, diffondevano per il mondo i più larghi elogi per i rappresentanti diplomatici delle Potenze occidentali, ai quali si fa sempre credito di un’atteggiamento oltremodo conciliante, che, invero, nessuno ha mai avuto occasione di constatare L’intervento dei rappresentanti delle sei Potenze neutrali come mediatori fra le due parti in causa, è, pertanto, ’ risultato vano e tutto il grosso affare tedesco dovrà essere riesaminato ex novo. Si attribuiva all’America l’intenzione di ricorrere all’Assemblea generale delle Nazioni Unite perchè questa riprendesse in esame il «caso Berlino», ma, secondo le ultime informazioni che si hanno da Parigi, i tre Ministri scomodare un’altra volta l’alto 1 er contro, quello che viene intrapreso, in questi giorni, da parte statunitense, è un più vasto disegno di blocco militare. L’opera si è già iniziata, a Parigi, immediatamente dopo l’esito negativo della votazione al Consiglio di sicurezza. Infatti Marshall si è affrettato ad incontrare Bevin e Schuman con i quali ha stabilito l’atteggiamento comune da prendere nei confronti del rifiuto sovietico di accettare la proposta soluzione del problema di* Berlino, secondo gli interessi degli occidentali. Ora però esce, alla grande Ilice del giorno, anche un’altro affane: il Patto atlantico. Anche questo piano allargato del blocco occidentale viene sfornato, caldo caldo dal capace pentolone della Casa Bianca, dove evidentemente, non si riposa mai A questo Patto atlantico parteciperebbero i cinque Paesi della cosiddetta Unione occidentale nonché gli Stati Uniti ed O Cana-dà. Ma non è tutto. Il gruopo di nazioni aderente al nuovo Patto, od «Alleanza atlantica», come altre fonti più appropriatamente lo chiamano, si riprométterebbe di* allungare i suol tentacoli sino ad includere nel Patto stesso anche la Norvegia ed II Portogallo. Poi, naturalmente, verrebbe la volta della Spagna, eoe. ecc. Infine verrebbero trascinate degli Esteri hanno deciso di non nella «Alleanza atlantica» tutte le Consesso déll’ONU. nazioni dell’America latina, le Ritorna nei Sindacati Attualità chiara di Unici il liquidatore Radich vecchia relazione una Ho tenuto questa relazione nel 1946, all’attivo dei quadri dirigenti del PC della Regione Giulia. Allora tutto il Partito, con alla testa la direzione di oui facevano parte anche membri attuali della direzione del Partito frazionista di Viđali, Gasparini, Destradi ed altri, concordava con la posi-z one in merito alla questione trattata da quella relazione. Questa gente è diventata oggi sostenitrice del ritorno di Radtch alla direzione dei Sindacati Un.ci. Con ciò dimostra di trovarsi oggi essa stessa sulle posizioni d-Radich o di non esseT stata allora sincera. Poiché la relazione è diventata con il ritorno di Radich alla direzione dei S. U. nuovamente attuale, quantunque tenuta in una a’tra situazione politica, la pubblichiamo per conoscenza de: membri del Partito e di tutta la classe operaia, perchè da essa passa trarre le conclusioni necessarie contro la politica liqui-datrice e traditrice di Radich ne: Sindacati Unici. Branko Babič Il Comitato direttivo del P. C della Ragione Giulia ha espulso nella sua ultima riunione dal Parti*«. Radich e Ubaflđini. La questione Radich e Ubaldini non d è sconosciuta. Già da lun- go tempo essa si trascina nel nostro Partito, ovvero nel movimento sindacale, dove questi due, membri del Partito, lavoravano come funzionari. Già i primi inizi della contrarietà che i due mostrarono nei confronti della linea politica del nostro Partito davano a vedere che quella non era una questione di Radidh e Ubal-dini come persone, ma che portava in sè le radici di una certa linea politica, ovvero ideologia estranea e nettamente contraria alla linea conseguentemente rivoluzionarla nel PC, di un’ideologia che tenta di smussare la punta rivoluzionaria del nostro Partito per condurlo sulla strada de: compromessi, delle concessioni, nell’opportunismo più aperto. Ciò significa la liquidazione di fatto del nostro Partito e con ciò il massimo tradimento perpretrato ai danni della classe operaia e del movimento rivoluzionario in generale, nell’interesse delle forze della controrivoluzione! Il nostro Partito ha fatto di tutto per convincere Radich e Ubal-dini del carattere delle loro posizioni, degli errori che commettevano con esse, per mostrare dove conduce la loro politioa e quale è la linea gvus‘a del nostro Partito nel riguardi della situazione politica concreta nella Regione Giulia come anche delle forze ri- voluzionarie nel mondo. Tutti questi tentativi partivano dal presupposto che Radich e Ubaldini erano nondimeno sinceri ed attaccati al Partito ed al movimento operalo, che il loro errore era soltanto una conseguenza di concetti non chiariti nei confronti della linea del Partito, una conseguenza dei residui d’influssi socialdemocratici, dalle cui file essi sono usciti. Ciò è specialmente possibile presso compagni che non sono passati attraverso una lotta rivoluzionaria aspra e che perciò non si sono liberati di questi residui Dei compagni, che sono veramente attaccati alla causa della rivoluzione e del progresso, pur trovandosi momentaneamente in erroie, dovranno poi* trovare finalmente, la strada giusta e con la loro attività serviranno l’idea della rivoluzione a con ciò il migliore avvenire delle masse lavoratrici e di tutta l’umanità in genere. Con Radidh e la sua mano destra Ubaldini non era però, questo il caso. Tutti gli sforzi fatti dal Partito per portarli sulla strada giusta sono rimasti veni. Nello stesso tempo però si è dimostrato che ambedue erano elementi estranei al Partito, che in esso sono riusciti a entrare per caso, ma ehe sostanzialmente avevano conservato l’ideologia piccolo borghese. Questa si è manifestata non appena la lotta rivoluzionaria è d ventata più acuta richiedendo da ogni membro del Partito un’attaccamento conseguente all’idea della rivoluzione ed al Partito comunista ohe dirige quella lotta rivoluzionaria. Invece di riconoscere il loro errore essi hanno persistito con più accanimento e testardaggine nelle loro posizioni sbagliate. Con piena coscienza hanno cominciato a lottare contro la nostra linea di Partito. Essi hanno respinto qualsiasi disciplina nei confronti del Partito. Hanno cominciato a cospirare contro di esso raccogliendo attorno a se i cosidetti malcontenti delle linea politica del nostro Partito, i quali però erano sostanzialmente elementi estranei ad esso. Con ciò questi due elementi creavano l’opposizione nel Partito. Passarono poi alla creazione della fraziona nel Partito e con dò alla disgregazione dell’unità del Partito e perciò dello stesso. Diventarono così agenti aperti della reazione nelle file del nostro Partito. E’ chiaro che il Comitato direttivo del P. C. non poteva comportarsi diversa-mente, necessariamente doveva espellerli dal Partito. In che cosa consiste l’essenza della questione politioa di Radich e Ubaldini? La linea politica fondamentale I del P. C. della R. G. è costituita oggi dalla lotta contro la restau- | razione della reazione e contro invece il punto d’appoggio della reazione e della controrivoluzione nella lotta contro le forze democratiche della Jugoslavia e tutte le sue istituzioni liquidate , dell’Oriente. La giustezza di que- dal nostro popolo durante 11 cor so della lotta di liberazione nazionale. E’ possibile impedire ciò soltanto con l’unione della Regione Giulia e dì Trieste alla Jugoslavia. A questo scopo fondamentale tendono tutti i nostri sforzi. Tutta l’attività del Partito deve essere guidata in tutti I settari dèi suo lavoro da questo pensiero fondamentale. Questa linea politica fondamentale risponde alla posizione del marismo-leninismo intorno alla questione nazionale della Regione Giulia, risponde alla lotta per la conservazione ed il rafforzamento delle conquiste della lotta di liberazione nazionale ed a quella fondamentale, del potere popolare dhe è oggi possibile conservare e ra'forza re nella Regóne Giulia soltanto con l’unione alla Jugoslavia. Risponde infine alla lotta fra le forze della rivoluzione e dela controrivoluzione In campo internazionale ponendosi oggi il problema se la Regione Giulia e Trieste diventeranno un punto d’appoggio della rivoluzione per la sua successiva penetrazione verso l’occidente, innanzitutto In Ttalia, o sta linea politica viene oggi confermata nella misura maggiore dalla posizione che ha assunto l’Unione sovietica nei confronti della Regione Giulia e di Trieste, dove questa appoggia cosi decisamente la soluzione jugoslava di questo problema. Ogni deviazione da questa linea politica, ogni abbandono di posiziona nella lotta conseguente per l’unióne della Regione Giulia e di Trieste alla Jugoslavia significa deviazione dalla rivoluzione, è un sorv'Igio reso alla controrivoluzione, è un tradimento dèlia rivoluzione. Vediamo che cosa dicono Radich ed : suoi satelliti* sul problema della linea politica del nostro Partito. Radich dichiara solennemente di essere d’accordo con l’unione della Regióne Giulia e di Trieste alla Jugoslavia, ma di non esserlo con la tattica del nostro Partito, con i metodi di lotta che ci dovrebbero condurre a questo fine. Noi conosciamo già questa parola d’ordine. Essa è una veech'a frase di cui si servono nel Partito tutti gli element-' antipartito, tutti co- (eontinua In 4,a pag.) quali, come è noto, hanno stipu-ato l’anno scorso, a Rio de Janeiro, un Trattato dì sicurezza dell’emisfero occidentale. Occorre dire dhe anche quel Trattato è stato tenuto al fonte battesimale dagli Stati Uniti? Come si vede incomincia a delincarsi sul torbido orizzonte politico mondiale quel vasto piano d’intrighi al quale abbiamo accennato, in questa rubrica, la settimana scorsa. Intanto le agitazioni operaie in terra di Francia si aggravano sempre più; i minatori resìstono disperatamente, dove e come possono, alla violenta ed inumana opera di repressione iniziata aal Governo con l’impiego di oltre centomila uomini fra truppa e poliziotti e con l’intervento, addirittura, di intere formazioni di carri armati. Nei vari conflitti fra le truppe e gli scioperanti si sono già avuti morti* e feriti. Mentre il Governo francese nega ai minatori scioperanti gli aumenti di salario da essi richiesti, ingenti quantità di carbone, ordinati all’estero parecchi mesi or sono in’omaggfo al piano Marshall, vengono attualmente scaricati nei porti francesi dell’atlantico. Si calcola che una tonnellata di carbone estero venga a costare al Governo di Schuman circa un terzo di più di quello che costerebbe una tonnellata di* carbone francese pur concedendo gli aumenti richiesti dai minatori. Speciale considerazione merita il fatto che il Gabinetto francese si è riunito in seduta straordinaria per studiare, evidentemente, nuove misure di terrore poliziesco nei confronti dei minatori scioperanti, dei quali, nell’ultima settimana, ne sono stati arrestati diverse centinaia. Esaminando nel suo insieme la situazione politica generale, va rilevato ancora che la stampa ed i circoli di estrema destra della vicina Repubblica italiana incominciavano a battere la grancassa della «speciale posizione strategica dell’Italia», allo scopo di sollecitare una revisione delle clausole del Trattato d: Pace che impongono limitazioni all’esercito italiano. Ma deve trattarsi di una preordinata manovra che riecheggia, stranamente, a distanza di una sett mana, il passo marziale di Marshall per le vie dì Roma. Senza dare uno speciale rilievo agli altri piccoli avvenimenti politici europei, i quali si inseriscono nel quadro generale, apportandovi nuovi elementi di perturbamento e di instabilità, noteremo invece l’incognita palestinese, dove arabi ed ebrei, combattendosi a vicenda, continuano a fare le spese di chi ha tutto lo interesse di tenere costantemente in agitazione il medio oriente. Chiudendo questa nostra breve rassegna degli avvenimenti più importanti della settimana crediamo sia interessante citare una Informazione della «Associated Press», secondo la quale alcuni alti esponenti militari degli Stati Uniti avrebbero dichiarato di ritenere «escluso che la bomba atomica sia un’arma capace di assicurare da sola :a vittoria in una prossma guerra». POLITICUS La nostra Lolla Spensieratezza,spirito e dovere Degno degli eroi caduti lo slancio della gioventù La gioventù istriana, è accorsa in massa al lavoro di ricostruzione della sua terra, dimostrando cosi quale è la volontà che la an’ma. Essa ha dato i migliori quadri durante la lotta partigia-na; I migliori suoi elementi sono caduti in combattimento nella lotta contro l’oppressore naz fascista. ed ora. non paga di questi sacrifici, dedica le sue forra alla costruzione d’un migliore avvenire. E’ meravigl'oso vedere come questi giovani, raggiungano gli hanno risposto all’appello per collaborare alla costruzione del socialismo. Le concrete realtà emerse dal lavoro d’assalto dimostrano quale sia stato lo slancio che animava e che anima questi giovani, sono la mig’lore risposta alle calunnie ed al fango gettato contro la zona B da una cricca di elementi guidati dal «desperado» Viđali, i quali non contenti di calunniare il Potere ponolare ed i suoi raionresentont’. hanno dichiarato che in zona B la gioven- obiettivi di lavoro, cantando con tù non capisce nulla e perciò seia bandiera in testa, consci che il gue i vecchi quadri dirigenti, loro lavoro fru‘terà un gran pas- i La g'oventù istriana segue coso innanzi nella nostra economia, loro che la hanno »"’dato do ran- il gran nomerò di brigate e di compagnie di giovani che si sono formato dorante il periodo della gara di’ emulazione b’mestra’e. in collegamento con le nostre brigate giovanili che si sono recate in jiin>f>s'n«7