Anno III. Capodistria, Agosto 1905. N. 8 PAGINE ISTRIANE PERI ODI C O MENSILE Si alcune opere del pire Bortolo MIL Un cenno deirillustre Cesare DaH'Acqua e del suo com-pagno (1'armi Bortolo Giauelli in uiio dei passati numeri delle Pat/ine h!ritme mi eccita a dettare poche righe sul bravo pit-tore da Capodistria. Hi badi pero, non č una biografia, ne un coinpleto elenco delle opero di questo simpatico pittore. Senza il sussidio degli occlii e solo fidandomi della memoria (liro quel poeo che so. Non vi ripetero i soliti miracoli del genio in erba; i muri sgorbiati coi carbone, i cartoni dei libri scolastici illustrati ecc. ecc. La signora contessa Grisoni, di čara memoria, da Capodistria avendo intravveduto nel giovanetto una spiccata incli-nazione a dipingere barche e marine lo mando a sue spese a studiare airaccademia di belle arti a Venezia. Ben presto il Gianelli si segnalo nella pittnra di marine. Di queste molte ce ne devono essere tuttora nelle čase di ricclii negozianti di Trie-ste. Anche a Capodistria ce n'erano, e čredo ce ne siano an-cora nelle sale della famiglia Grisoni. Ben presto pero 1'ainico s'avvide che con le sole marine le acque rimanevano basse in časa; e percio, tirato anche al-1' eclettismo, si propose di trattare soggetti storici. II suo primo lavoro fu un San Pietro e Paolo pel Duomo di Capodistria. II soggetto e largamente immaginato e trattato: sul dinanzi si veggono i due principi degli Apostoli quasi in atto di prendere possesso Roma pagana. Nel fondo in una luce evaneseente ve-desi la Basilica e il Vaticano. Oggi si direbbe una fantasia inspirata dalla lettura del Qtio radi*. L'apostolo Piero e con-forme alla tradizione; non cosi San Paolo che posa da atleta, quasi per far pompa del manto con buon partito di pieghe stu-diate sul manichino; cosi voleva allora la classica accademia. Un'altra tela di soggetto sacro fece il Gianelli per il mu-nicipio di Trieste, cioe un San Luea che si espoue sui terzo altare in piazza della Borsa nella processione teoforica. Nell'occasione delle feste per la proraulgazione del dogma deirimmacolata, e che si tennero nella cattedrale di Capodistria, il nostro Gianelli improvviso un' Immacolata. L'avvocato Madonizza nel suo forbito stile dice che Bortolo la fece bella come la rosa di Gerico, forte come il cedro del Libano. Sta il fatto pero che il nostro pittore, stretto dal tempo, copio una celebre Immacolata di ben noto pennello spagnuolo. Ma il Gianelli, spinto dalFingegno e.dalla fervida fanta-sia, desiderava sempre di trattare un soggetto ampio; ed ecco gli fu dato occasione a cio dal parroco di Carcauzze, pel quale con lungo amore e studio, tratto in ampia tela 1'adorazione dei Magi. I vari personaggi si svolgono in modo naturale; molti sono copiati dal vero, ma con qualelie idealita. Bellissimo il primo re inginocehhito davanti al Bambino in atto di offrirgli l'oro; in questo tutti ravvisavano subito padre Filippo o meglio Filippetto come lo cliiamavano per la piccola statura; 1111 tipo di fraticello buono, semplice, noto ai devoti della contrada. Per commissione del signor Nicolo Madonizza, allora podesta, fece 1' Annunziazione della Vergine per la chiesetta deli' Annunziata vicino al ginnasio. E non devesi dimenticare un San Bonifacio in Semedella. Anche qui i ritratti non mancano, e tutti quei cliierici che so-stengono sacri arredi, se potessero parlare, direbbero: altro abbiam noi a fare nei bottegiiini di Ponte! La cresiinanda in-ginocchiata davanti al vescovo, e che dovrebbe essere una neofita della lontana Anglia, e invece la signora Carniel Fa-vento, che negi i ozi del suo molino a Risano, inspirata da non so quali visioni isteriche, vedeva sempre Monsignor Bonifazio da Ponte, ultimo vescovo di Capodistria, aggirasi come la son-nambula sopra le doccie scricchiolanti del mulino. Da ultimo volendo apprendere anche la pittura a fresco, tiro giu sul muro delForto dei Cappuccini in Capodistria un San Francesco in atto di ricevere le stimmate Modello in quel-1'occasione fu un laico da Chioggia, custode della Cavana, e ali'occasione capitano della barca di San Francesco nei fre-quenti viaggi in Istria alla cerca di legna. Curioso spettacolo vedere il buon laico con gli occhi spiritati verso chi lo teneva in quel supplizio in virtu di santa obbedienza! Negli ultimi anni tento anche i cjuadri di genere e rara-mento una bella veccbia popolana in atto di cuocere il caffe alla chetichella, con uno stile studiosamente negletto, secondo gli esempi del pittore Cremona che allora teneva il campo. In tutti i generi adunque si studio il Gianelli di riuscire, perche aveva pronto e versatile 1'ingegno. Se piu non fece, non e colpa sua, ma della mancanza di occasioni. II suo nome dunque vuol essere segnalato nell' albo d'onore della Gentil-donna deli'Istria coi due Carpaccio e con gli altri settecentisti i due Trevisani. Paolo Tedeschi. Ci lusinghiamo che questo seritto, del quale 1' illustre Paolo Tedeschi si compiacque fregiare il nostro periodieo, inizierž, una serie di artieoli silil' artista capodistriano da parte di quanti lo conobbero e lo stimarono. Oggi siamo gia in grado di annunziare pel prossinio fascicolo una eorri-spondenza in cui fra altro si dimostrera che per il quadro deli'Iuimacolata, dovuto condur a termine in soli 8 giorni, il Gianelli non esegui una sein-plice copia, ma si ispiro ad una tela del Murillo. (N. d. D.) lina Regata a Capodistria nel Giugno del 1754. A una regata di donne ho assistito io pure; e chissa a quante assistettero i nostri avoli, bisavoli e trisavoli! Sentite infatti il co. Di Prata dalla cui Regata di Venezia ') levo di pianta le seguenti quattro quartine: «Qualche volta un quinto palio E vestide da Vilane Co i colori relativi Co de pagia un capelin Gera di a le done in premio Coragiose e cortesane Per uguali tentativi; Le tentava el so destin. Perche, aponto, anca le femene, Sta so impresa assae piaseva, Per el piu de Pelestrina, E meteva in bon umor; Le voleva far in puhlico E ele intanto le intendeva La so mata Regatina. A la patria farghe onor». ') La ltegata de Venezia. Composizion poetica in vernacolo de Clean-dro conte Di Prata co una letera ana'oga de Emanuel Cieogna. Venezia Fracasso 1845. Una seconda edizione, modiflcata e ampliata, e cli Venezia Merlo 1856. II Cicogna poi nella Lettera, la quale si legge in seguito ai versi del poeta (diciamolo pur poeta, che tanto non facciamo male a nessuno) scrive «che in molte Regate si cimentavano anche le donne, le quali comparvero in gara per la prima volta nel 1493, e 1'ultima nel 1784». Ma una regata, a cui presero parte e maschi e robuste popolane, s'ebbe pure a Capodistria nel giugno del 1754; e, ol-trecche per tal ragione, vale la pena di riferirla coi suoi spro-positi e le sue semplicita quale trovasi scritta in un codice del civico Museo Correr di Venezia1), per la singolarita de'premi accordati ai vincitori (liguratevi, del panno turchino, camicie, calze, gonnelle, berrette, cappelli, e, manco male, il tradizionale porcellino!), e inoltre per la sontuosita della testa, dovuta piu che altro alla splendidezza del podesta e capitano di quel tempo, Pietro Dolfin. Apprendete or dunque ogni particolarita dalla penna del-1'ingenuo narratore: *Relazione della Regatta seguita in Capo d' Istria il giorno delli 29 (iiugno 17.') /. « Erano rti gia scorsi cinque lustri, senza che godessero questi popoli delle pria accostumate ibnzioni di pubbliche Regatte, 22 del suaccennato giorno s'andarono a sedere coi nostro Ecc.liio Rap.te e il Sig.r Comandante di Trieste, sua moglie e tutta quella liobilta, gi;\ accennata deli'uno e deli'altro sesso, che pilote capire in quel luogo, il quale eertain.e non era angusto p. se medesinio. In ambi lati di questo, ed aH' intorno eransi eretti altri palebi, e di-sposte molte bottegbe da caffo, e di rinfresehi di varie sorti. Alla parte anteriore del Belvedere sotto il nominato palco, lungo la riviera del mare eravi fabbricato nella piu vaga prospettiva un altro palco di assai nota-bile estensione disposto in molti gradini pel comodo de spettatori, niNv'era časa o liiuraglia situata in questo lato della CittiV, la quale lion sostenesse alcuna tenda, e non rappresentasse a risguardanti lontani un giocondo spettacolo. Si vedeva nel mare un buon numero di barche si ben addob-bate, che, averebbero potuto a ragione favoleggiare i poeti, avere in qnel giorno Nettuno arrecata invidia .i 11'altre Deitil coi far pompa di quanto di piu ameno, e dilettevole puo rimirarsi nell'incostante sua časa. Verano di quelle barche, le quali diconsi Bissone, altre adorne di varie niacehine, statue e pitture, ed altre con artiliciosi spettacoli variamente, e, con leg-giadria disposti. Tra queste, quella del Sig. Podesta d'Isola aveva per tenda nel mezzo un padiglionc, tutto di damasco ricoperto, e per lo intorno ador-nato di franze. Sopra di esso davansi a vedere molte, statue. rappresentanti aleune favole di Nettuno, e Teti, ed altre simili su la poppa, e prova di-sposte. Tutto il corpo della barca restava a varij colori dipiuto, e traman-dava dal di sotto di detta tenda un soave concerto di vari s 1'intorno. Ricreata da tali dilettazioni la moltitudine de spettatori, si venne flnalm.e alla Regatta, e dato il segno del corso si spicearono dal luogo determinato, vale a dire da S. Niccolo d'()ltra, le barclie degli uomini, e quali furono sette di Capo d'Istria, di Pirano, dTsola, e di Muggia, aguerite da suoi respettivi remiganti, ch'erano sei p cadauna. Non potrebbe quivi ridirsi appieno cpiali fossero i batticuori de spettatori inclinati p genio, chi al vantaggio di questi, chi p Ponore della propria nazione al vantag-gio di quelli, e chi flnalm.e p l'interesse del proprio sborso al vantaggio degli al tri. E poiche la lontananza deli'oggetto. non permetteva ad alcuno il chiaramente discernere (juali fossero i primi del corso, procnrava ogn' uno di soddisfare alla propria curiositA col montare p fino su le. eminenze degli alberi. Si fermarono in questo, mentre tutti' le bissone ed altre barche quasi immobili in doppia sehiera, cesso in esse il snono degli stromenti, e nell'uccellatojo il volo de colombi: ne altro s'udiva, che un tacito, e dubbioso: Vira la /al Nazione. La sperienza d'altri simili incontri deter-minava la voce comune ali' applauso de Piranesi, ma poiche la facilita di fingersi lo che si aina, non seni|)re corrisponde ali' esito delle cose, nello avvicinarsi delle barche direi quasi portate a volo dalla violenza del moto impresso loro da contendenti, si scuopri essere la prinia una di quelle di Capo d'Istria, alla quale succedeva nel corso una di quelle di Pirano. E con tal ordine come furono scoperte da lungi, pros.seguirono il corso loro p fino al palco di prospettiva accennato, ch' era il termine della decisione. Tocco impertanto alle barche di Capo d'Istria il premio'de Primi, e de Terzi, ed a quelle di Pirano il premio de Secondi. Finita questa prinia Regatta, il rumore de soddisfatti. e, contenti ruppe col dibattimento delle mani il primiero silenzio, e ripigliarono p brieve tratto il loro moto le bissone, il suono, gli stromenti, i colombi, il volo; ed il cinfolare, gli uccellatori nel niobile frondoso boschetto, e mentre s' appareecliiavano le donne alla fonzione della loro Regatta, si dispensarono a nobili spettatori dal primo palco i rinfreschi, e stettero alquanto in esercizio qnelli ilelle botteghe, e guari non ando che dal tiro di spingarda, s' udi p le donne il solito segno. A quelle di Capo d' Istria furono assegnate due barche de Uomini vincitori, e due de secondi alle Piranesi, le quali, come le Carresane, erano sei p barca, vestite di bianco al di fuori, e munite d' un coraggio virile nell' animo. Si diedero entrambi con tutta la furia alle mosse dalla meta del corso agli uomini pria ilestinato il qual corso stava in tre miglia di estinzionej e gareggiando del pari, ne contorciinenti, e ne sforzi, sem-bravano tante Amazoni, che contendessero pel piu precioso trofeo. Finalni.e la barca med.a di Capo d' Istria, che aveva vinto il premio degli Uomini, arrivo anche la prima in questa gara donnesca, e le due di Pirano con-seguirono il secondo, ed il terzo luogo. Li premi disposti p i vincitori furono li segnenti: Per i primi uomini due, brazza di panno turehino, una camiseia, ed una beretta di scarlatto p eadauno : Per li Secondi un eapello, un paio di calze, e due fazzoletti p eadauno: Per li terzi un tazzoletto ]i eadauno, ed il porehetto. Per le prime Donne una eottola, ed un pajo di calze per eadauna: Per le seconde un grembiale ed una eendalina : Per le terze una eendalina ed il porehetto, hi quali eose tutte furono bagattelle assai leggiere eomparativam.e alle maneie gia pria disposte, ed in segnito generosam.e esibite dalli spettatori del Paleo Nobile alli vincitori. Finita la fonzione delle Regatte. allorche s' avvieinava la notte, non pno dirsi (piante rele si vedessero in un istante spiegate p ricomlurre le genti alli respettivi circumvicini paesi di Trieste, di Muggia, (1' Isola e di Pirano, se di (preste ultime se ne contarono intorno a GO ; le quali quasicche volessero far eeo alla passione di cbi eontenevano in se mede-sime, rieusavano 1'uso di quelle poehe aure, ehe le gonfiavano. La magnifleenza deli' Eee.mo Nostro Pod.a e Cap.o ripiglio con piu di vi gore i suoi squarzi nel trattare la sera, come avea fatto nella cadente giornata i Nobili <»spiti. Imperciocche se il primo banchetto fu sontuoso cotanto a dispetto della stagione, e di sommo dispendio per la provviggione del piu squisito pešce ordinato anche nelle lontane rive (sebbene 1' alta stima, on d'egli e riguardato nniversalm.e da sudditi abbia fatto, che ognuno di buon grado posponesse al di lui pronto servigio il proprio vantaggio non fu meno splendido il secondo ordinato nella sera del sabato dopo la Regatta. Duro la festa di ballo in Palazzo lino le ore sette, dopo di che si assisero tutti li nobili convitati (che non furono poehi) p godere in quella Sabadina disposta coll' ultimo della grandiosita, quanto di piu raro fu possibile a ritrovarsi, e p ammirare quanto di piu vago e magnifico poteva corrispondere ali'animo grande di cbi impartiva loro si bel trattamento. Circa di che protesto un Cavalier di Capo d' Istria, che in niun altro tempo, ed appresso di niun altro Publico Rap.nte erasi p 1' addietro veduto un trattamento si nobile, e si grandioso in quella citta. Ne furono dissonanti da ((uesta le ammirazioni, con le quali parti dopo il pranzo con le stesse solennita con cui era stato ricevuto il Sig. Comandante di Trieste con la moglie, il Sintzendorf, e. con tutta la nobile sua comitiva, non cessando questi di parlarne in Trieste del contento provato in Capo d' Istria, e non mai saziandosi di commendare la generosita del sempre grande Ecc.ino Sig.r Pietro Dolfin, le di cui tempie vanno ormai degne, p approvazione comune, della piu illustre corona che cinger possa il capo ad un uomo mortale ». Ecco. Che 1'Eccell. Pietro Dolfin magnificamente sfoggiasse per tale festa, non puo negarsi; ma che il nostro scrittore con la sua conclusione, piu magnificamente ancora gli lisciasse la coda, anche questo s' affermera da ognuno. Venezia Giugno 190-r> Dr. Cesare Musatti Notizie storiclie di Grisignana (Continuazione — v. A. III, pg\ 162). Piemonte ha ora propria scuola popolare pubblica, nel-1' edificio che fu gi& palazzo de' Contarini, e coiiettoria postale '). Da Piemonte lontano un miglio, trovasi Castagna, piccola villa di 92 čase, che siede adagiata sul tianco di un monte a 140 metri dal mare. Castagna, a mezzodl, guarda la valle del Quieto, gode buo-n'aria e buoni ter-reni. II Tommasini narra che al suo tempo, lasciate incolte le terre, la villa di solo 30 fuochi si ridusse a una grande miseria. . La stessa cosa puo dirsi oggi di quelli abitanti, fra i quali vi sono alcune famiglie molto comode, con buone abitazioui. Secondo 1' ultimo anagrafe Castagna conta 44li abitanti, dei quali 240 maschi e 206 femmine. Sono tutti italiani, meno uno sloveno. Nutre 5 cavalli, 71 bovini, 37 asini, 21 pecore, 37 maiali e 339 volatili. Castagna, insieme con Grisignana, trovasi menzionata la prima volta nell'anno 1102. E annoverata fra i doni largiti alla chiesa d'Aquileia del conte Volrico, ed e detta »villa Ca-stan». Castana si trova in provincia di Pavia, Castagna in provincia di Catanza.ro, a tacere de' tanti Častimo, Castagnole, l) Nell' anno 1806 Piemonte aveva anche un Ospitale dei poveri, che contava un attivo di lire 1.-39.16 e il passivo di 1. 68.— (V. Madonizza, nella «Porta orientale«). Castagneto, Castagnaro che incontransi in varie altre provincie dTtalia'). Fu terra abitata al tempo romano, e ne fanno prova le due epigrafi romane che esistono ancora. Quella sull' angolo della chiesa dei santi Pietro e Paolo e quasi scomparsa in causa dello sgretolamento della pietra; 1'altra sta sull'angolo della časa Valente, per due terzi sepolta nel terreno. Si ripublicano qui l'una e 1'altra, prima che scompaiano, tanto piu che la seconda, coni' e riportata del Kandler, non 6 esatta s). Sono epigrafi funebri, di cui la prima suona cosi: Sestia Spendusa fece alla Madre Sestia Urša, liberta di Severo 3). La seconda: I ge-nitori Lucio Giulio Cresto e Flemica Paulliua e il marito Tito Claudio Marziale a Giulia Seconda di anni ventuno e mei sei. Furono trovate oltre di cio tegole romane col bollo presso la chiesa campestre di s. Stefano '). Nel medio evo Castagna visse la vita feudale di Piemonte, colla pace di Worms passo alla republica veneta e nel 1530 fu dei Contarini. Ha una scuola popolare publica da prima ancora del 1848 in apposito edificio eretto nell'anno 1887, e una colletoria postale. B. Santi. Dizionario dei comuni del Ilegno d' Italia. Milano, U. Hoepli, 1902. 2 ) Kandler. Iscrizioni romane deli'Istria. Vedi i n. 119 e 450. Alla seconda malica una riga, e precisamente la sesta, che reca la voce PAVLLINA. SESTIAE VRSAE • SEVER LIB • SESTIA SPENDVSA MATRI ■ F 3) Tale e 1' interpretazioue che di (juesta epigrafe di il prof. P. Sticotti. IVLIAE SECVNDAE ■ F ANN • XXI • M • VI L • IVLIVS • CHRESTVS ET FLAEMICA PAVLLINA PARENTES • V • FEC TI • CLAVD • MARTIAL MARITVS ■ V ■ F ■ ET • SIBI Apprendiaino da ultiino che 1' iscrizione fu ripublicata, veramente eorretta, dal Mommsen nel suo po lungo sarebbe nnalizzare convenientemente i pregi insigni di bellezza contenuti nel giro di queste pur poche terzine. GiA si sa, il P. e poeta essenzialmente pensatore: quel critico, il quale, or e poco, scrisse un libro per distribuire i poeti nelle tre categorie di musici, pittori e scultori, non ha considerato questa quarta, de' pensa-tori, ove il P. ha diritto a figurare da re. ITn pensiero, rigorosamente lo-gico, percorre da capo a fondo il suo poema e domina, vorrei dire domina quasi da tiranno, tutte le facolta complementari delPartista clie della parola ha fatto il suo strumento creatore. L' Istria nosiva che i jVist/ni ne veste, lisci ran, foclii fo/ui, inni a la pace: ecco due versi p. e. che non peeeano di eecessiva musicalita. Ma 1'autore persegue altri fini che il verso impeccabilmente armonioso: non il verso che suona, dipinge o scolpisce egli vuole, si il verso che fa pen-sare, e tutto il resto subordina a questo suo eapitale proponimento. Se.m-bra anzi che il P., fatto eonseio di questa sua conformazione mentale, n'abbia, talvolta, serupolo e cerchi a' singoli elementi poetioi di far piu larga parte di quanto non eoncederebbe 1'economia deli'opera da lui ori-ginariamente concepita, come ad appagare le varie tendenze de' lettori o come a prevenire le osservazioni di certi critici, i quali tengono per grave difetto il prevalere di alcune facolta sull'altre. Cosi p. e., se liietto a confronto il canto Pace. o L' ellera e l'olivo o, meglio aneora, Istria con la prinia parte del canto Greda, io mentirei a me stesso dicendo di non avvertire subito una gran diflerenza di costruzione, poiche in qnelli il tema si svolge, come in un periodo ben chiuso, serrato, perfetto, liberamente ma pure organica-mente, senza urtare in ostacoli d' espressione ma anche senza trasgredire le esigenze minute della rappresentazione concettuale, in questa invece s'impiegano sei su nove terzine n spezzettare in non so quante proposi-zioni secondarie, infilate dietro uno schema sintattieo piuttosto uniforme, un unico avverbio loeale. Gli e che il P. forse ha voluto forzare la sua personalita di poeta pensatore e, quasi per invogliare e compensare i lettori della fatica che avrebbe poi richiesta da loro con la profondita del suo raziocinio, s'e indugiato, sul limitare della propria opera, a co-lorire un po' di paesaggio: onde la sproporzione e 1'esile struttura di questa prima parte. Sia come si sia, chi ha il dono di sapersi mettere a contemplare un'opera d' arte dal punto di vista di čolni che l'ha prodotta, non neghera che queste pagine del P. riboceano di bellezze so.vrane. La parola e eri-brata con difficile criterio; la trase e nobile, snecosa, efticace; le sentenze sono dense di riHessione e mirabilmente atte ad eccitare in voi ijnello che i piccoli poeti non sanno fare, i secondi pensieri. La descrizione avviene a tratti sicuri e preeisi, d'un'evidenza immediata; se il poeta ricorre alla favola, il suo pensiero ci si plasma dinanzi sieche lo percepiamo prima con gli ocehi che col cervello ; se egli poi, tedele alla serena ed immortale arte romana, personifica i suoi concetti ed alTArsa p. e. fa parlare il Ti-mavo, la sua eloquenza non solo ci persuade ma ci trascina. Certo raramente e passato su questa terra istriana un piu caldo alito d'amor patrio che quello onde 1'ha tutta investita 1' entusiasmo del suo maggior poeta vivente; e certo piu d'uno si duole con me che questi canti, cosi come sono publicati, senza note idico le piu neeessarie i che mettano Tanimo del lettore in eontatto diretto col pen.siero deli'autore, non pos.sano godere di una piu ampia diffnsione ne penetrare fra il popolo, inteso nel suo senso piu largo, ove molti comprenderebbero e sentirebbero che non comprendono e non sentono per ragioni e circostanze indipendenti dal loro volere. Perche, s'ha un bel dire col Bovio: note non oceorrono al lettore che io mi desidero! Sapere non e comprendere; ne io mi sento di dar torto a colui che diceva : se per comprendere un centinaio di versi, mi tocca portarmi in una biblioteca a consultare una ventina di libri, butto i versi in un canto! — Ma su cio qui non e il luogo di seguitare. F. P. Doti. Elisio (liglio-TuK J Tal morale nel ieatro d' Ibsen. Parte prima. Editori Renzo Streglio & Comp., Torino-Genova, 1904. II teatro di Enrico Ibsen, di čolni, cioe, che. fu chiamato, perche. d' imlole calma, riservata e taciturna, la «tosta della Norvegia«, in con-trapposto a Bjornstjerne Bjornson, impulsivo ed entusiasta, che ne fu detto il «cuore», trova finalmente anche tra noi, nel dottor Etisio Giglio-Tos, ora professore di filosolia nel regio liceo di Aosta, cbi imprende con ma-turita di studii e con rigor grande di logica a sviscerarne e illustrarne il pensiero mirabile e profondo, qnel pensiero che fu una volta definito, sein-braini dal Berg, «qualchecosa come la grande coscienza europea». In eotesta prima parte de' suoi studii su 1'Ibsen, solidamente impo-stata e scritta in lingnia duttile e perspicna, il (iiglio-Tos si fa ad analiz-zare i primi tre fra i qnattro d ranimi sociali del celebre figlio della Norvegia, e cioe: «La lega dei giovani« (1869); «Le colonne della societš.» (1877); e «Nora» ovvero «Casa di bambola> (1879): omettendo, dunque, gli «S])etti'i», i quali, secondo il professor Erhard, fformerebbero il realismo ibseniano da cui 1' idea morale si preselita piu chiara che non nei drammi seguenti, nei quali lo spettatore od il lettore sono spesso costretti a dipa-narla dalToscuro e intrieato simbolismo per poterla aflferrare»; e a' quali il Giglio-Tos assegnerA, assai verosimilmente un pošto d'onore nella seconda parte del suo eommento al teatro ibseniano; parte che noi augu-riamo di gran euore non tardi ad escire in luce, si per render sempre piu noto anche in Italia il «Teatro d' idee» (come un critico di genio volle battezzare il teatro deli'Ibsen),'oggi da noi certo non tanto compreso quanto ammirato, e si per aggiunger lustro al nome caro dell'ideatore e fondatore di quel modelJo di associazione studentesca internazionale ch'š la «Corda Fratres». K. ((. Fortnnat« Camerino: Stelle cadenti, versi. Trieste, li hrena Ettore Vram, editriee, MDCCCXCIX. La poesia del signor Camerino, lo strenuo diretlore della Farilla, e inateriata, parmi, di dolore e di pessimismo; ma di un dolore e di un pessimismo rassegnati e pacati, che si guardano dal prorompere in be-stemmie e che non tolgono ne minuiscono mai al poeta la volonta della lotta e il desiderio della vita. Di (|ui una pronta simpatia del lettore per il signor Camerino. II libretto del quale riuscirebbe ancor piu gradevole, se il valor deli' intrinseco fosse non diro sempre ma al meno piu costantemente agguagliato dalla virtuosita della forma. In fatti, la strofe del signor Camerino gitta piu ombra che luce, ingombra com'e solitamente di parole che vogliono dir troppo e finiscon poi col non dir nulla; senza che, le pause logiche non s'uniformano che troppo di rado con le pause del ritmo ; il quale, per parte sua, procede, a esser sinceri, piu tosto dinoccolato e fiacco. E ne meno il linguaggio poetico del signor Camerino e scevro di pecche. L'umetno consorzio fpag. 17), il primo capitcito (pag". 17;, l'eta ventura {pag-. 231, la quete apatica i pag. 59), il male clie non perdona (pag. 77 , son luoghi comuni ed espressioni sciatte, cui la prosa usuale puo fare ancora, forse, buon viso, ma che in poesia non vanno assolutamente piu. Noto poi che .....del vostro spirito il mister io seppi mai (Ne la serra, pag. 29) non si puo diro a nessun patto, perche 1' avverbio mai puo essere. usato senza il non soltanto nelle risposte recise e nel caso in cui esso preceda il verbo cui si riferisce. Ugualmente, son errati Ai invece di Ah i (pag. 79) e da (pres., III sing. i al ]iosto di da (pag 71). Ma cotesti, piu che altro, sono nei e come tali non pregiudicano gran fatto il resto. Finiro ricordando che buoni versi si contengono in Melanconia i pag. 9), che un sonetto di garbo, salvo che neH'ultimo verso, e (juello intito-lato Piccoli amici (pag. 69), e che perfetto o quasi mi sembra il compo-nimento La torellina (pag 49), cosa squisita e fine quant' altra mai. Dante (!esare Occor: Rime; editore Enrico Kunad libraio, Trieste. Tipografia Cobol & Priora, Capodistria, 1905. Le Rime del signor Dante Cesare Occor, delle quali io ho sott' occhio la prima impressione, mandata fuori due mesi sono, furon di gia edite, or non e molto, una seconda volta; gran buon segno, questo, specialmente qui da noi dove i poeti, si sa, sono affortunati col puhlico come i cani in chiesa. Sinceramente, le Rime del signor Occor, se anche non eccellono af-fatto per singolariti o novita di meriti, son degne tuttavia d'esser consi-derate con ipialche attenzione. Poco felice rinvenitor di temi i vecchi stantii la piu parte: Le Memorie, Tempesta, II mare, L' uomo, 1'rimavera, Alla ■speranza ecc.), il signor Occor model In, per compenso, con esperta mano e delicata i suoi versi, mai sciamannati e tloscii, se anche piu spesso che non farebbe di bisogno soverchiamente fluidi, e sa avvantaggiarsi con abi- lit A molta del suo ricco temperamenta lirico, quando pero non si lasci tra-sportare — cio ehe g'li avviene con frequenza anzi che no — da una non saprei qual piu se chiassosa ovvero ingombrante retorica. Che cosa mi pno saper dire, per esempio, cotesta quartina: Taci, mio cor! Che vuoi di piu? Qual pianto pianger che ancor non m'abbia inumidito il eiglio? O quale rinnovar rimpianto ch'ogni pace non m'abbia ancor rapito? ' Vitimi verni, pag. 78)? Questa non e arte da vero. Come non e ne meno correttezza linguistica usar P aggettivo crebro i pag. 72) e il sostantivo nauta (pag. 39), due termini che i piu non ammettono 1'italiano redasse mai dal latino, e scrivere: il murimire canto (pag. 16) e 1' illecebra chimera (pag. 69), costringendo a far la parte d' aggettivi due voci che in lingua italiana non furono, non sono e non saranno mai altro se non belli e buoni sostantivi. Or, chi voglia rifarsi la bocca, legga pure nel volumetto del signor Oc.cor II pensiero ^pag. 24), ode eiegante e svelta e concettosa, Inno alla notte (pag. 47), Fiori ili campo (pag. 52), forse il miglior sonetto di tutto il libro, Iunio (pag. 59) e flnalmente Autunno pag. 72). G. ({. Antonio Pilot: Alcnni componimenti inediti contro Carlo Emanuele I. {Estratto dal Vol. I, Fasc. 1, A. XXVIII Ac\VAteneo Veneto . — Venezia, A. Pellizzato, 1905. Trascrivendoli colla ben nota scrupolosita da un codice Cicogna del Museo Civico di Venezia, 1' egregio A. trae dali' ombra «in cui da secoli giacquero» «certi versi stillati contro Carlo Emanuele I da qualche maledico»; ed e questo un lodevole contributo alla poesia storiea, ora tanto studiata. Le poesie dialettali hanno poi anche importanza dal lato paremiologico : di fatti in una canzone in lingua venetiana, riprodotta nella preselite raccoltina, troviamo i seguenti proverbi, usati ancor oggi dal nostro popolo: «Ma chi nasce di gal, convien che raspa | Despuo al longo filar alfin se naspa» ; «chi la fa, 1'aspetta [ Ch'amazza, xe amazzao, cosi e tradio | Chi altri ha ancor tradio«; «11 Diavol nol xe brutto co '1 se mostra». n. Dott. I). R. Bratti. Miniutori Veneziani. iEstratto dal Nuoro Archivio Veneto, Nuova Serie, T. II, P. I. . — Venezia, F. Visintini, 1901. Detto degli inizii deli'arte del miniare a Venezia, sorta specialmente nei libri ecclesiastici e nelle opere geografiche, il chiaro A. descrive il grande sviluppo che essa prese allargaudosi alle Mariegole, ai Capitolari, alle Promissioni ecc. e raccoglie tutte le notizie che si hanno di miniatorl veneti o domiciliati a Venezia. II bel lavoro, condotto con chiarezza ed erttdizione, coiitiene due liotiziette di speciale interesse per no i istriani:si fa menzione cioe (a pg. 19) di due miniature esistenti 1'itna sulla Commis-sione per 1'elezione di Paolo Gradenigo alla podestaria di Grisignana, 1'altra sulla Mariegola della Confraternita di Santo Stefano 11493), miniatura questa che venne attribuita da Teodoro Correr al Carpaccio *). n. ') A titolo di erudizione notiamo qui che la R. Biblioteca di Dresda possiede un codice del 1553 contenente le. istruzioni date a Matteo Marino mandato governatore in Istria. Nella prima pagina di i]uesto codice tro-vasi una miniatura in cui figurano «la Vergine col Bambino con un pešce in mano, San Marco che 1' adora, sopra il leone di S. Marco, sotto lo stemma». (Cfr. La Provincia deli' Istria, A. XVIII, 1884, pg. 189j. NOTIZIE E PIBBLICAZIONI. % Ancora dei Mudi di dire attinenti :i eose di mare usati a Capodistria*. Oilemperando a un desiderio del ehiaro eollaboratore di questo periodieo Prof. Giovanui Quarantotto, rendiaino ben volentieri di publiea ragione la seguente lettera aperta, da lui indirizzata al nostro Dott. (rianuaudrea Gravisi: Carissimo Gravisi, ho ijui sul mio tavolino, in mezzo a un guazzabuglio di carte e di libri, anche il tuo ultimo estratto dalle Pagine Istriane,: «Modi di dire attinenti a eose cli mare usati a Capodistria«. Giunse a Firenze dne giorni or fanno e io lo lessi iersera sul piazzale di Michelangelo, al lume porpo-rino di un tramonto meraviglioso. E lo lessi anzi con un interessamento e un' attenzione cosi g* randi, malg-rado il sito, 1' ora e lo spettacolo, che mi venne fatto d' apporvi, appie d' ogni singola pagina, una quantita di segni... eabalistici. Or vuoi tu ch'io ti sveli il senso recondito di que' ge-roglifici? Si? e allora eccoti degli appunti critici clie nulla posson detrarre al valore intrinseco del tuo studio e che ogni capodistriano un po' pratico della rieca fraseologia della sua parlata mniiicijiale sarebbe in grado di farti. Tu stesso, molto saggiainente, coniinci dali' aminonire il lettore, che la tua raccolta non ha la pretesa (son parole tue) di essere completa. E in verita ne pure lo e; e a me p ar ve specialmentemanchevole la rubrica d : modi di dire riguardanti i pešci e il mare. A Capodistria, me ne sovviene benissimo, usano (|uasi generalmente anche i modi di dire seguenti: Esser muto come un pesse 1'esse de aqua doU-e, Andar indrio come i gdmbari Ti pare? E poi i tuoi concittadini adoprano molto spesso anche un rogar drito, che fa bene il paio con il toscano a mre diritlo; un restar in seca, ch' e tutt' altra cosa, parnii, dal tuo esser in seca, ottima espressione aneor questa ; un aver l' aqua ala gola e un spetar che vegni l' aqua ala gola, dove per acqua s' intende manifestamente l'acqua del mare, come, per es., nella tua frase la barca fa aqua ; un bordar i^o anche ciapar un hordo), cioe rodersi intensainente per stizza; e finalmente un scandaiar, riferito di so-lito tanto a eose che a persone, bellissima e acutissiina voce. E bada: c' e dell'altro ancora, ma d'uso piu liiuitato e piu... via, diciamolo francaniente, volgare. Eccoti, a mo' d' esempio, una frase che risuona piu d' una volta tra voi, dietro le spalle di qualche feniniina atticciata e, poco avvenente : Che folpo! e come clie la camina ! la par un trabacolo in mare,ta ! Non k galante, si capisce, ma incisivo e caratteristico. E incisivo e earatteristico k pure, giacche ci sono, il termine cumulativo minudaia che voi usate figuratamente tanto spesso e tanto bene. Con che, carissimo Gravisi, ho terminato di accennarti quelle che m' eran parse le lacune maggiori della tua utile e simpatica raccolta. Tu non avertene a male e eontinua a lavorar strenuamente e originalmente, offerendo ai noncuranti e agli oziosi un beli' esempio di patriottismo moderno. Tuo aff.mo Firenze, 31 luglio 1905 Giov. Quarantotto II primo vohune tleli' opera poštnina di Giuseppe Caprin : «L'Istria Nobilissinia«, pnblieato alla fine di maržo eorrispose pienamente alla fama del compianto Autore ed ali' impaziente attesa del publico. Preannunziato nella Gaezetta di Venezia del 1. maržo e nell' IneUpendente di Trieste del 2 maržo, da uno splendido artieolo del ehiar.mo Prof. Albert o I'u sebi, il libro, appena comparso, fu ampiamente eommentato e lodato da tutti i giornali della Regione Giulia; nel nostro periodico ne parlo diffusamente il Prof. B. Z. (A. III, Fase. 7). Fra le varie altre reeensioni ei piace qui accennare a quella di Riceardo Pitteri, comparsa nella Vita Antonoma (Trieste, A. II, 1906, Fase. IX) della quale ei sia leeito riprodurre 1'ultimo periodo: «E pare che da questo libro s'alzi la voee deli'Istria a dire : Son nobilissinia perche ho dato tutto a Venezia, le pietre e i legni de' miei monti, 1' olio e il vino de' miei eolli, il sale del mio mare, 1' ingegno e I' opera de' miei artisti, la forza e la tede della mia gente. Son nobilissinia perehe, eome su le mnra de' miei palagi e delle mie ehiese, custodisco il suggello di San Marco nel euore«. — Degnissinia di attenzione e, pure la recensione. deli' istriano ({hiseppe ('ocevn, inserita nella rivista Minenri di Roma del ;S0 aprile ]>. d. Alla Soeiela «Minerva» di Trieste continuarono le letture scienti-fiehe e letterarie, delle quali si parlo gi& in cjuesto periodico (A. III, pg. 72). II ehiaro letterato romano Carlo Se gre tenne addi 14 aprile una con-ferenza sul tema : «11 lago di Como : una pagina tli vita lariana«. Nel N. 17 (23 aprile a. e. del Fanfnlla delta Domenim, di eni il Segre e bene-merito direttore, si trova un bel riassunto della eonferenza e una deseri-zione delle festevoli aceoglienze fatte ali'oratore da tutta la eittadinanza di Trieste. — Parlarono inoltre alla «Minerva» : Giovanni M ar rud i sul tema «Dal Prati al Cardueci» li 30 aprile ; Corrado Ricci su «Ravenna« li 10 maggio; Federico (iurlanda sulla tragedia shakespeariana <()tello» li 27 maggio a. c. e molti altri eospieui scienziati e letterati. Riportiamo dal Giornale storico delta letteratura italiana di Torino (1905, NLV, 444) la seguente recensione del Prof. Rodolfo Heiiier intorno alla «Nova Montiana« del I)ott. Ferd. Pasini : "II prof. Pasini principio i suoi studi occupandosi seriamente d' una delle illustrazioni del suo nativo Trentino, Clementino Vannetti. Buon segugio, egli trovo molto materiale inedito, e dal Vannetti ]>asso ai suoi amiei e corrispondenti, massimo tra costoro il Monti. Ora intorno al Monti ha gia messo in luce varie coserelle interessanti ed altre coinpariranno in questo nostro Giornale. Cosi egli si vien preparando ad un volume di Studi Montiani, che da tempo ha ideato e che riuscira una preziosa contribuzione alla miglior conoscenza delPin-signe poeta. L' opuseolo di cui ora discorriamo reca un gruppetto di lettere interessanti del Monti al Vannetti, seritte quasi tutte nel 17H0. Si trovano autografe nella biblioteea civica di Rovereto e sono piene di particolari euriosi sulle occupazioni letterarie del Monti giovine, non che di giudizi suoi su uomini e fatti. Pregevolissime le note storiche con cui il Pasini le ha illustrate. II poemetto, inviato pure al Vannetti, e di 160 endecasillabi sciolti ed ha per tema La solitudine. E eomponimento sgorgato spontanea-mente. dalla penna del Monti, senza che egli vi lavorasse con la lima. L' influsso dei poeti stranieri vi si seorge evidente. II Vicchi ne aveva fatto ricerca invano*. ® La llait.ie.yna bibliografica della Mteratura italiana di Pisa, diretta da Alessandro D' A neona e. da Frnncesco Fiainini, fa onorevole menzione (fasc. 8-5 a. e.) de,gli scritti di 15. Ziliotto, A. Pilot, F. Maddnlena e F. Pasini, publicati in estratto dalle Pogine Istriave. Annunziamo eon piacere la eomparsa del nuovo confratello: Memorie Storir/ie Cividalesi, Bullettino del It. Museo di Cividale, diretto da (lino• Fogolari, Pietro Sjlverio Leicbt e Lnigri Snttina. Queste Memorie. si publieano in Cividale del Frinli, in faseieoli triniestrali. -S Addi 24 maržo a. e moriva ad Amiens il eelebre romanziere (»iulio Verne. II suo romanzo «Mattia Sandorf« e eomposto di avvenimenti che si svolgono in parte nell' Istria ; e se I' intonazione, dol raeeonto non e prettamente loeale, pure noi dobbiamo esser grati ali' autore di aver riehiamato 1' attenzione dei suoi lettori anche sulla nostra provincia. * Addi 26 maržo a. e. moriva a Modena il Prof. Doinenieo Steffe da Capodistria. Fu un bravo docente, che onoro coi lavoro o colla rara modestia la terra natale. -S L' egregio nostro comprovinciale Kraneesco Salata t'n nominato alla fine di maržo a. e. menibro corrispondente della Commissiono Centrale per monumenti storici ed artistici in Vienna. % Tj' Indipendente di Trieste del 1 aprile a. e. si osprimc in modo molto lusinghioro snllo studio dol nostro egregio eollaboratore (». Vnssillch, »S'iill' origine dei Conti di Voglia sedicevti Frangipani, o, sul lavoro dol nostro direttore ]>. Venturini, La gaerra di Gradišča, pagine. di storia patria del XVII secolo. Altro elog-io di questa Gnerra di Gradišča troviamo in una bella recensione dol Dott. A. Pilot, eomparsa nel Piemonte del 7 maggio a. c. * Addi 26 aprile p. d. alla prosenza del Dnca di Genova o del Mi-nistro Tittoni viene inaugurata la «Sosta Esposizione Internazionale di Venezia« con diseorsi del ministro e del sindaco Conte (ifriinani, il quale rileva che «sotto un iluplice auspicio si inaugnrano queste esposizioni : quello della patria che raduna il flore della sua creazione e quollo della solidarieta umana che si afferma nel linguaggio universale deli' arte». — Fra gli espositori flgurano onorevolnionte molti artisti dolle nostro rogioni. — In occasione deli' esposizione venne data parecchie volte nel (lecorso maggio al teatro Rossini di Venezia P opera «Nozze istriane« del maestro Antonio Smareglia da Pola. L' opera ebhe grande succosso e al maestro furono fatte entusiastiche ovazioni. ^ Addi 27 aprile p. d. venne solennemente inaugurata a Venezia la nuova sede della Biblioteea Marciana nel palazzo deli' antica Zecca. II Biblioteeario Cav. Salomone Morpnrgo, triestino, tenne un forbitissimo di-seorso illustrante la storia della Biblioteea, diseorso che fu publicato anche nella Bibliofilia di Firenze (A. VII, 1905, disp. 1-2) e nell' Indipendente di Trieste (29 aprile a. c.). Per la stessa occasione il Dott. Giulio Coggiola publico nella Rivista delle Biblioteche e degli Archivi una importante mono-grafia intitolata »Dalla libreria del Sansovino al Palazzo I)ucale» in cui e descritta la storia della Marciana dal 1797 al 1812. Domejsico Ve.nturj.m, direttore — Carlo Prjjra, editore e redattore responsabile. Stab. Tip. Carlo Priora, Capodistria.