ANNO II ^ ^ --- ----------' ^^^^ZyTy) II- PUBBLIOIV (prezzl per mm d'altezza, larghezza 1 colonna): commerciaU L. 1.50 — finanzlan, legall, cronaca L. 2.50 — Concesslonarla escluslva UNIONE PUBBLIOITA ITALIANA S. A. HIBIANA, Via Selenburg n. 1 — Tel. 24 83 Lubiana, 27 marzo 1943-XXI Sl PUBBLICA OGNI SABATO ABBONAMENTI: Annuo L. 25 — Semestrale L. 13 — Sostenltore L. 1000 Spedizione in abbonamento postale II" Gruppo — UN NUMERO LIRE I.-DIREZIONE — BEDAZIONE: LUBIANA, VIA WOLPOVA 12 — Tel. 2196 1919 Se noi abbiamo scelfo questa sfrada e segno che ci sono nella nostra sforia, nel nosfro son-gue degli elementi e dei f er m en f i d i grandezza, poiche se cid non fosse noi oggi sa-remmo I'ultimo popolo del mondo. 1922 Non possiamo accef-tare la morale umani-taria, la morale tolstoiana, la morale degli scbiavi. Noi, in tempi di guerra, adottiamo la formula socratica: superare nel bene gli amid, superare nel male i nemici. 1936 La guerra che va dal 3 ottobre al 5 maggio puö di pieno diritto dirsi "fascista" perche e stata condotta e vinta coll'animo del Fascismo: rapidita, de-cisione, spirito di sa-crificio, coraggio e re-sistenza oltre i limiti uma ni. Un giorno la sfessa Voce an-nuncera al mondo: Vifforia, ViHoria, pace con giusfizia ha i popoli ftama lUxta SABATO, 27 MARŽO ld43-XXl O. rua/e /u in sostanza il ca-laltere di quella riunione di precursori che ebbe luogo Ji 23 maržo 1919 in Piazza S. Sepolcro a Milano e che oggi noi ricordiamo come ogni anno, e necessario ri-petere. Fu sopraltutto la consapevolezza della grande crisi odierna, della sua iata-litä, delle ioize che si scon-irano, dei problemi che ne attendono l'indispensabile ri-soluzione, della necessila di prepararsi. Fu il vaticinio di quel-1'ordine nuovo che le invit-te forze delVAsse stanno realizzando con le ardimen-tose imprese che illumina-no di una fulgida luce di sacrificio e di gloria le ter-re, i deli e 1 mari del mondo. Nel lontano maržo 1919 ritalia senti — per prima, nel mondo inter o — la pro-ionda ingiuslizia e sopraltutto la nessuna stabilita del-I'assetto dato all'Europa dalle forze egemoniche che, pur senza aver vinto direttamen-te la guerra, erano riuscite a monopolizzare a proprio beneficio tutti i vantaggi della vittoria. Tre lattori fondamentali, come e noto, hanno provo-cato le successive crisi dei due decenni intercorsi Ira la prima e la seconda guerra mondiale: il regime di schiavistica sudditanza im-posto a Versaglia alle genti tedesche; I'assurda artifi-ciosita della sistemazione politica e territoriale data all'Europa Centrale e Meri-dionale, da Danzica a Salo-nicco; lo spregio dei diritti che il popolo italiano si era assicurato col sangue dei suoi 600 mila morti e del suo milione di mutilati e fe-riti, essendo riuscito, diret-tamente e totalitariamente, vincitore del piii antico im-pero del continente. Questi tre fattorl valsero a documentare I'ipocrita ot-tusita della iorza egemonica capitalistica che, in tal guisa operando, si scavava la fossa con le proprie mani. La negata giustizia aj sa-crosanti diritti dell'Italia fu il punto di partenza della ri-scossa: e quando il Duce, il 23 marzo 1919, alzd la ban-diera del Fascismo, il popolo italiano comprese, I'Europa senti, il mondo s'avvide, che cominciava la resa dei conti, sul piano nazionale come sul piano internazionale. Fu allora che la grande coalizione massonica, demo-cratica, plutocratica, giudai-ca e bolscevica ci dichiaro quella guerra che oggi si decide con le armi e nella quale noi tutti ferreamente siamo impegnati a tener dura un quarto d'ora piu del nemico, perche vogliamo vincere, a costo di qualsiasi sacrificio. Quali erano, e sono, le forze che il Duce individuo, neU'adunata di Piazza S. Sepolcro, come nemiche del-I'ordine sociale, della giustizia internazionale, della pace del popolo? Sono le forze della con-servazione e della distruzio-ne, fin da allora alleate per sbarrare la strada ai popoli giovani, forti, sobri e fecon-di, che non ad altro anela-vano se non a lavorare e a vivere dignitosamente in pace, negli spazi vitali, cui avevano diritto per la lor o potenza demografica, la loro capacita di lavoro, per la loro luminosa civiltä afferma-ta nel mondo, durante secoli e millenni, attraverso splendor! d'arte, di scienze e di opere immortali. Erano le forze dei ubeati possidentes», i quali, essen-dosi assicurato a prezzo del-I'altrui sangue e dell'altrui lavoro il dominio del mondo, avevano ribadito a Versaglia le catene in cui tene-vano avvinte le giovani Na-zioni proletarie, ricche solo Nostra vecchia bandiera di braccia, d'ingegno e di lede. Erano le forze della di-struzione che sognavano di sommergere nel caos, come avevano giä fatto in Russia, ogni idea di patria, di fami-glia e di religione e di por-lare I'Europa, attraverso un colossale bagno di sangue, alia feroce barbarie del regime sovietico. Con decisione assoluta, sa-crificando innumerevoli vite di giovani eroi, i cui nomi stanno scritti a lettere d'oro nel Sacrario dei nostri Mar-tiri, il Fascismo affrontö le forze della distruzione, per salvare I'ltalia e I'Europa dagli orrori del bolscevismo. Con infinita pazienza, non sottraendosi a nessun tenta-tivo di risolvere coi nego-ziati ogni conflitto, e di rag-giungere pacificamente un nuovo assetto, equo e dure-vole, dell'Europa e dei suoi spazi vitali, Mussolini affrontö le forze egemoniche plutocratiche della conser-vazione e della reazione. La Marcia su Roma risol-se vittoriosamente la lotta contro le forze della distruzione nel fronte interno, e segno il cammino a tutti gli altri movimenti di riscossa, primo fra tutti la Rivoluzio-ne nazional-socialista che consent! alia Germania, sot-to la guida di Hitler, di rom-pere la camicia di Nesso, in cui I'avevano immobilizzata, umiliata e martoriata i ne-fcisti trattati di pace. 11 Patto a Quattro, Stresa e Monaco, sono le faticose, successive tappe attraverso le quali I'ltalia Fascista cer-CÖ di risolvere fino all'ulti-mo istante, pacificamente, il problema del nuovo assetto curopeo. A questi nobili, leali, co-laggiosi tentativi di riordi-namenio incruento del mondo, le cieche e illuse pluto-crazie risposero con un atto che da solo compendia e de-finisce il loro carattere, la loro mentalita, il loro feroce egoismo, la loro spletata ri-pulsa a ogni umana com-prenslone: risposero con I'as-sedio economico, con quelle indimenticate e indimentica-bili sanzioni, che servirono tuttavia a dare, per la prima volta al mondo, la splendida prova della granitica com-pattezza del popolo italiano, totalitariamente inquadrato sotto i segni del Littorio. All'Italia Fascista, che chie-deva il suo posto al sole, che conquistava con il sangue dei suoi figli nelle lontane terre africane il fondamentale diritto al lavoro, le forze del capitalismo internazionale risposero con la guerra bianca dell'affamamento. Sbagliarono allora i loro calcoli, perche noi conqui-stammo in sette mesi di ar-dimentosi prodigi, sottraen-dolo alia millenaria barbarie, un vasto Impero africano. Sbagliano oggi, se credono davvero di averci pkr sem-pre allontanati dall'Africa, perche — come ha dichiara-to il Duce il 1° febbraio ai Legionari della M. V. S. N. — «incoercibile come la legge della gravitazione fisica delta materia e la legge della gravitazione politica dei popoli. Cinquanta milioni di Italian! hanno gravitato e graviteranno verso 1'Africa, perche ess! al pari e forse piu di qualsiasi altro popolo hanno un diriito sacrosanto alia vita». Nella sala del Circolo milanese per gli interessi com-merciali ed agricoli gli animosi della prima ora si serra-rono attorno al Capo, nel comune giuramento di fedeltä. Oggi le forze coalizzate della conservazione e della distruzione, le forze alleate della plutocrazia e del bolscevismo, sono da tre anni apertamente e dichiaratamen-te in guerra contro di noi. Le abbiamo debellate con la Marcia su Roma, le abbiamo stroncate con la fer-rea volontä opposta dal nostra mirabile popolo alle di-sumane sanzioni, le stiama vincendo e le debelleremo' definitivamente su! camp! di battaglia, non sola per la nostra salvezza, ma per la salvezza del mondo intero. ' La bandiera deU'antibol- scevismo che fu alzata a Piazza S. Sepolcro il 23 marzo 1919, e stata raccolta e alzata sui camp! di battaglia dagli eroici alpin! della «Julia», della «Tridentina» e della «Cuneense» dalle prod! Camicie Nere Legionarie del Gruppo «Tagliamento», da tutte le valorose Division! dell'Armir, che per prime hanno subito, nella grande offensiva invernale sovieti-ca, I'urto della valanga bolscevica, scrivendo pagine sublim! di sovrumano ardimen-to, nella storia millenaria dell'Italia Fascista. La con-segna e ancora quella del- ÄLLAÖipe lU^SSIONEDI ,,. Tmssoun. R?^rOLTHNlZIA: O.i'i'T^RANDEMO ^ FASCISTA '^IStiRf A' PÖPÖ' '^' :LliNQ-L4 FEDS EULA R^RIA-kA^t rn-TA. ITit^ i^lC/^lDI iM A ^mam - L DDELHON t poster! rivivranno — nelle s cultoree parole della lapide in ricordo della storica adunata del 23 marzo 1919 — la parabola dl bnidante passione dei primi apostoli del credo mussoliniano. la lontana vigilia: bisogna schiantare il bolscevismQ, col ferro e col fuoco, se si vo-gliono difendere i valor! etern! della Patria, della so-cieta, della famiglia. Questo I'imperativo cate-gorico che fu fissato nel-i adunata di Piazza S. Sepolcro. Oggi esso e piCi vivo ed attuale che ma! e gli stes-si nemici ne avvertono, nel loro intimo, la tragica fata-litä. Nessuno s'illuda, nem-meno per un attimo, sul vero volto del bolscevismo. In questa gigantesca lotta «il bolscevismo e difeso dal-la plutocrazia internazionale-, questa e la verita sostan-ziale». L'affermazione sem-hra di oggi e ci pare sor-prendente conoscere che fu invece fissata dal Duce sulle colonne del «Popolo d'lta-lia», il 4 luglio 1919, appena tre mesi dopo la Fondazione dei Fasci italiani di combat-timento. Giä allora, con meraviglio-sa intuizione politica, da segni minimi che ad ogni altro occhio mortale sfuggivano, il Duce scorgeva limpida-mente la realta di una situa-zione, che oggi domina in pieno la scena politica e bellica del mondo intero. Come allora, anche oggi, le lungi-miranti parole del Duce sono guida sicura ai canoni della fede. Ma la plutocrazia internazionale anglo-giudaica-ame-ricana si illude e si scava da se stessa la tomba se spe-ra di trovare la sua salvezza negli eserciti di Stalin. Anche per essa valgono e re-Etano documento incancella-bile, le istruzioni di Lenin: gli accordi e le alleanze di Stalin con le nazioni borghe-si hanno sempre lo stesso scopo prefisso, quello di giungere alia distruzione di tutti i regimi esistenti e alia sovietizzazione del mondo. E' puerile che Wallace fac-cia distinzione fra le dottri-ne di Trotski e le dottrine di Stalin. Stalin e I'erede di Lenin; e un erede che vuole non solo eguagliare, ma anche superare il maestro; e giä inglesi e amerlcani ve-dono apparire innanzi al loro occhi sbarrati dal terrore lo spettro rosso del comuni-smo, Che nessun incontro tra Roosevelt e Eden e nessun Convegno di Casablanca pud riuscire a far allontanare e sparire. Solo la vittoria dell'Asse potra garantlre anche ai nemici un ordine sociale e una giustizia internazionale. La conservazione di quella civiltä che Roma e I'Europa hanno dato al mondo, nei secoli, e senza la quale non possono sopravvivere, nella vita dei popoli, i grandi va-lori divini e umani della religione, della Patria e della famiglia, e affidata soltanto a noi; e non e davvero un paradosso affermare che anche il popolo americano e il popolo inglese riceveranno dalla nostra vittoria la loro giusta pace e dovranno soltanto alia vittoria dell'Asse la possibilitä di una pacifica esistenza in un mondo ordinato e tranquillo, nei linüti impost! da! sacrosant! diritt! di tutti ! popoli. E' giä stato c^utamente osservato che questa guerra. la quale solo oggi forse rivela appieno la sua drammatica sostanza, appare giä agl! occhi di tutti come una grande rissa tra americani, inglesi e russi per la divisione della pelle dell'orso totalitario italo-germanico-nipponico. Ora, a parte il fatto che 11 cosidetto «orso totalitario» e ben vivo e deciso a ven-dere carissima la sua pelle (la quale d'altronde come ricchezža e ben modesta, perche e quella di tre Paes! pro-letari) ed e anche sicuro di afferrare alia gola i tre illu-si compar! pluto-bolscevichi, e chiaro che le Potenze dell'Asse hanno trovato fino ad oggi un ostacolo non nelle forze anglosassoni, ma nelle forze russe; e che, quindi, ammettendo in via di pura, assurda ipotesi, che non po-tesse fondarsi in Europa il nuovo ordine perseguito dal-I'Asse, prevarrebbe fatalrnen-te il programma d! Stalin, con la conseguenza che e a tutti assa! facile immagi-nare. Chiarissimo anche appare ormai il fatto, per confessio-ne degli stess! nemici, che le Potenze anglosassoni non possono vincere se non in quanto vinca la Russia. E vincere in questo modo, checche ne dica (ma certa-mente non ne possa) il si-gnor Eden, sarebbe per le Potenze anglosassoni infini-tamente piu disastroso di qualsiasi sconfitta. Tuttavia questa ipotesi e assolutamente vana e fanta-stica. La Russia non vlncerä. E giä la luminosa vittoria di Karkov segna il punto di ar-resto di quella discesa verso la pianura d'Europa che le orde sovietiche avevano sognato con tanta orgoglio-sa sicurezza. Un giorno o I'altro, I'immancabile, potente controffensiva dell'Asse inchioderä definitivamente gli eserciti di Stalin al destino secolare della Russia, che e moralmente e mate-rialmente al di la dell'Europa. La primavera e giunta: e i I «Generale Inverno» non si e dimostrato quel potente alleato che russi e anglosassoni si erano illusi di avere. L'euforica spavalderia dei mesi scorsi si e giä spenta sulle labbra dei nostri nemici. Anche quest'inverno e passato, senzd portare a Stalin, a Churchill e a Roosevelt la decisione tanto ago-gnata e sperata. Esso invece ha temprato noi e i nostri alleati alia piü ferrea resistenza. Possiamo oggi, alle soglie di questa nuova primavera di guerra, guardare con orgoglio ai mesi trascorsi, i quali hanno segnato per noi la fase piü aspra della lotta, quella che ci ha imposto amare rinun-zie', dolorosi sacrifici, duris-sime prove. Le epiche gesta dei nostri combattenti, la fervida, ope-rosa disciplina del nostra popalo; il fiero, virile con-tegno delle nastre cittä, pro-vate dal barbaro terrorismo delle bombe nemiche, la Serena fiducia e fermezza di tutta la Nazlone, di fronte ai piü duri colpi, alle spavalde minaccie, alle pubblicitarie intimazioni avversarie di resa, hanno offerto al mondo un'altra mirabile, superba prova della granitica com-pattezza dell'Italia Fascista. Con un popolo come questo, la Patria non ha nulla da temere. frmanno Amicucci SABATO, 27 MARŽO 1943-XXI fteitna Unea GVERRA IE Rivolviione Che lo scoppk) della guer-ra fosse fatale, Mussolini non aveva mai dubitato. «La guerra — egli scriveva nel 1914 — era diventata una necessitä. Si erano accumu-lati troppi motivi, troppe tensioni. II dramma doveva scoppiare. Essi avevano in-vocato il Diavolo e non po-tevano piü liberarsene». E, nella sua natura diabolica, la guerra avrebbe divorato per primi coloro che l'ave-vano figliata. Giä il 21 e il 26 febbraio 1913 in due articoli nel-VAvant! Mussolini, stigma-tizzando la folle gara inter-nazionale degli armamenti, profetizza; «Un solo segnale si aspetta e la Sesta Poten-za, la piü grande di Europa — la Rivoluzione — verrä fuori sfolgorante di armature, con la spada in pugno, come Minerva dalla testa del-rOlimpico. Questo segnale sara dato dalla imminentc guerra europea». E ribadisce: «Con lo scate-nare una conflagrazione di popoli la borghesia gioca la sua carta suprema ed evoca sulla scena del mondo la Sesta Potenza: la Rivoluzione». Quasi certamente i micro-cefali del socialismo italiano «rinchiusi tra le siepi angu-ste del beghinoggio sower-sivo (16 novembre 1914)» in-tesero questo vaticinio alia stregua dei loro soliti appelli comiziali alia insurrezione di classe. estranea alia Patria, anzi neqatrice della Patria. Ma il ritmo ideale che con progressiva accelerazione Mussolini subito dopo impri-me alia propria predicazione per I'intervento «popolare» nella guerra, chiarisce quale significato e quale funzione Egli assegni alia parola e al fatto «Rivoluzione»; «trava-glio di educazione e di ele-vazione» che partendo dalle classi lavoratrici, si impor-rebbe alle altre classi e le scavalcherebbe ove esse non aderissero alia prima meta mussoliniana: compiere quel-la imita morale della nazione che—crismatadalvolontario e consapevole sacrificio del-la guerra — dovette permet- j tere agli «intervenuti» —come egli ricorderä il 3 aprile 1921 (Bologna) — «di dichia-rarsi, con supremo spregiu-dicato coraggio, imperialisti e antirinunciatari». E la guerra esplode, come Egli I'ha preveduta, dall'or-ganizzato torbidume balca-nico e I'ltalia lentamente si rende conto che deve parte-ciparvi. Le si fa chiaro come, gettati che siano i dadi, nessun diritto ne reale ne ideale potranno poi accam-pare coloro che avranno di-sertato la partita del sacrificio. «E' il sangue che da il mo-vimento alia ruota sonante della Storia (1° dicembre 1914)». Indubbiamente que-ste sensazioni che si awia-no a diventare certezza — &le masse dove non sono convinte, sono per lo meno turbate. Ripetono ancora meccanicamente la formula di opposizione alia guerra ma il dubbio apre a poco a poco la breccia nell'animo di queste masse e le defe-zioni aumentano. II nimiero dei Fasci e la prova che questo stato d'animo esiste» (24 gennaio 1925) — queste sensazioni, dicevo, partono da concezioni differentissime, «da correnti diverse che tut-tavia convergono». I nazio-nalisti realisticamente pun-tano su im ingrandimento del Paese e cio spiega la loro nobile incertezza iniziale nello scegliere il campo in cui gettare — negoziato — il peso del nostro interven-to. I demorratici guardaho alia conquista di Trieste e di Trento come ad una fatidica compiutezza del testamento del Risorgimento, senza ac-corgersi — tuttavia — che con cio mortificano il destine d'ltalia rinchiudendosi tra Alpi e Adriatico mentre giä si gioca, anche in confronto deiritalia, la partita mediter-ranea e africana. A se stes-so, invece, e ai sindacalisti che lo seguono, Mussolini ri-vendica ben altra concezione funzionale dell'intervento e, quindi, della guerra. Nessun dubbio che Egli stesso di-chiari dovuto all'Italia — ma col sangue, non con le trat-tative — I'acquisto delle ter-re sacre al compimento della unita nazionale (»noi recla-miamo le terre italiane sog-gette all'Austria» 25 dicem- austroungarico come anacro-nistica galera di popoli inca-tenati, quando parla della Germania distingue sistema-ticamente tra dinastia impe-rante e nazione germanica. Perciö coloro che oggi ancora dai bassifondi della propaganda democratica osa-no rinfacciarci (chi scrive ne sa personalmente qualcosa) di essere alleati della Germania dopo averla allora asprissi-mamente attaccata anche nei discorsi e negli scritti, do-vrebbero ricordare, almeno per il Duce, che mai e poi mai Egli si schiero con la folle crociata democratica per la «distruzione della Germania», distruzione propu-gnata invece dai tradiziona-listi francesi della politica di Richelieu, i quali dopo Versa- commemorare Filippo Corri-dcni, nella luce di quel sacrificio di apostolo, ribadirä la sua fede: «in questa guerra si devono decidere le sorti deirUmanitä per almeno un secolo: in questa guerra emi-nentemente rivoluzionaria, non nel senso politicante della parola ma per il fatto che tutto e in gioco, che molto andrä sommerso e molto sara rinnovato (29 ottobre 1917)». Poi venne il tradimento sconsolante di Versaglia. Ora non e detto che la rivela-zione del tradimento premeditate dalle Democrazie gli sia apparsa imprevista e sor-prendente. Certi silenzi di Mussolini sulla moralita al-leata, certe velate distinzio-ni che punteggiano i suoi scritti tra il 1917 e il 1918 devono considerarsi come I'anticipazione (saggiamente frenata dallo stato di guerra A questa scrivania del «Covo», sotto la simbollca vigilanza del prime gagliardetto rivoluzionario, il Duce collaudö in infaticabile operositä la Sua tempra di condottiero. bre 1914) ma al di sopra di questa, oserei dire, subordi-nata, Egli rivendica di «vo-lere la guerra per sviluppa-re da essa la Rivoluzione». F. meglio precisera: «II nostro intervento ha un duplice scopo, nazionale e inter-nazionale. Per una singolare circostanza, la nostra guerra nazionale puö servire alia realizzazione di fini piü va-sti di ordine internazionale ed imiano» (24 dicembre 1915). Non ci si batterä, dunque, soltanto per I'ltalia ma per un mondo nuovo nel quale I'ltalia dovra essere la portatrice di fiaccola, la protagonista di potenza politica e di saggezza sociale e morale. Questo suo anelito verso il sorgere di vm mondo nuovo e cosi profondo e sentito che Egli non ammette nemmeno I'ipotesi di una pace di com-promesso, mortificata in qual-che modifica territoriale e in qualche miliardo di indenni-tä. Nel suo vasto animo di riformatore del mondo non vi e posto per quella concezione esosa del «vincitore» che ispirerä il dettato versagliese; domina in Lui, al contrario, la concezione diun'Eu-ropa totalitariamente rinno-vata; comprensiva, qmndi, di ambedue i campi oggi con-tendenti. «Pariare di una pace di transazione e il colmo dell'abbominio; significa vo-lere I'Europa di domani in tutto uguale a quella di ieri» (26 aprile 1915). Ciö e tanto vero che mentre Egli apertamente allinea tra gli scopi della guerra lo smembramento dell'Impero glia ne trovavano ancora in-sufficienti le formule stran-golatrici e rinfacciavano al non certo moderate Clemen-ceau «di avere lasciato in-tatta rUnitä germanica in-vt ce di spezzarla per sem-pre», e di non averle strap-pato la riva sinistra del Reno. «Nessuno—scrive nel 1917 — vuole distruggere la Germania come grande Potenza, mentre e importante rendere innocuo l'HohenzolIem». Tale distruzione e cusi estranea al suo pensiero che giä un anno prima — 1916 — antivedendo il problema del-l'Anschluss Egli scrive: «L'Austria potrebbe essere annes-sa alla Germania o potrebbe costituire uno Stato autonome. La bussola orientatrice dovrebbe essere il prin-cipio di nazionalitä». Affer-mazione che riprenderä il 26 settembre 1918 scrivendo: «Se i tedeschi d'Austria sa-ranno annessi alla Germania, ciö rappresenterä il minore dei mali, oltre ad essere la soluzione piü conse-guente al principio di nazionalitä». Anzi, in ogni suo scritto e discorso di quegli anni, Mussolini comprende anche la Germania tra i beneficandi del rinnovamento di Europa. «Con la sconfitta della Germania sboccerä la nuova ver-miglia primavera europea e nella sconfitta la Germania rinnoverä la sua anima». La nuova vermiglia primavera europea! Passato dal tavolo direttoriale del Popolo d'ltalia alle trincee del Carso, ri-tornato ferito al suo posto di animatore, mai Egli attenua il suo credo iniziale e nel e dalla nostra posizione di alleati) del suo insorgere, quando la maschera versagliese sarä del tutto caduta. Ma allorquando — abbattuto anche il cartaceo para-vento del miracolismo wilso-niano — l'Europa disvela la sua tremenda realtä di enorme macina girata da schiavi incatenati a profitto dei barattieri demoplutocratici, l'insurrezione mussoliniana ascenderä veemente dal-l'amarezza alio sdegno, dalle bibliche maledizioni ai tra-ditori, egli passerä ai piü divinatori" vaticini dei disastri che tale tradimento parto-rirä. Allora la sua vocenonsa-rä piü soltanto la voce dell'Ita-liano deluso che numera le tombe inutili della gioventü ilaliana sacrificata; tearä la voce — animosa e disdegno-sa — di Chi in nome del-rUmanitä, ripiombata ima volta ancora nella geenna dell'ingiustizia, rimane solo a interpretare sull'altare scon-sacrato della Vittoria quello che avrebbe dovuto essere, quello che si era detto sarebbe stato, quello che Egli aveva invocato: il mondo nuovo di giustizia e di con-senso che milioni di uomini avevano creduto, sacrifican-dosi, di instaurare. Solo, Egli rimane nell'in-terpretarlo idealmente; solo nel misurare lucidamente le ccnseguenze palesi e il segreto del dramma d'Europa; solo sarä, contro tutti, ad ini-ziare con lealtä di gioco e con tranquilla potenza di vo-lontä l'opera di revisione e di ricostruzione che deve sbocciare nell'unitä del Con-tinente. Ezio Maria Gray fascisiiiD, rilalia, la guerra Cade oggi una dal^ che vorremmo dire storica se non ci fossero venuti a noia i bombardamenti di pai'ole. II Fascism© nasce in questo giomo come manlfest^zione politica di im'idea che appar-tiene alla storia d'Itaüa. In ogni secolo deUa sua esistenza I'ltalia si inserisce nel corso della civütä con fenomeni di particolare impor-tanza che alla civUtä universale medesima conferiscono quei contributi che servono a riconoscerne, a caratteriz-zarne le tappe. Non solo in Italia si elaoora la prima idea poiitico-economica di unitä mediterraneo-europea, ma ivi il cattolicesimo trova la sua conferma neUa struttura del Papato, le invasioni barbari-che attingono i fondamenti del loro vivere civile, i Comu-ni anticipano la rivelazione di un diritto dell'uomo al quale non contraddice l'esi-stenza supei-iore deUImpero. In un'Europa che ha struttura geografica altamente unitaria, Tltalia serve di ful-cro alle aspirazioni dei popoli che, dopo di avervi attinto i modi Ol essere e di pensare, ne fanno il ponte strategico delle loro concezioni di domi-nazione. Vinta 0 vincitrice, suddivisa in stati od unitaria, essa resta il centro di attraüione delle forze che si conteudono un primato e delle idee che di qui si' dipartono, per irrag-giarsi all'intorno, per es.^ere acquisite come elementi üi rielaborazione magari, sem-pre tuttavia all'avanguardia dl un'aspirazione, dl xina cul-tura, di un atteggiamento rii civiltä, nel quale la tradizione resta il fondamento di ogiii fenomeno nascente. A tale stregua il Fascismo Č im'idea che si innesta sul tronco della nostra italianitä come giä l'Impero, i Comunt, la Rinascenza, il Risorgimento sono gli anelli di una catena di pensiero e di azione che ha per denominatore co ■ mune la nostra psicologia di popolo e gli atteggiamenti della Stirpe che lo compou-gono. II Fascismo ciofe riassume nella propria concezione eti-| co-politica i principi conge-niti al sentimento, al cervel-lo, alle opere di quella razza italica che popola la penisola sino dai piü remoti tempi della storia umana. Questa concezione non ö difficile ri-conoscere nei suoi conati di restaurazione del diritto sta-tale al govemo degli indivi-dui, nelle sue leggi informate al rafforzamento del patri-monio familiare, nei suoi ri-chiami alla cattolicitä della nostra storia, nelle sue opere dominate dalla preoccupa-zlone di dare alla comunitä nazionale una fisionomla di alta spiritualitä non meno che di intensa produttivitä nel campo dei beni mate-riaU. C'6 armonia in tutto ciö; queirarmonla che 6 fnitto dl un incontro tradizionale sul piano della materia-uomo, dei fattori psicologici e fisici concorrenti alla formazione deUa persona umana. Puö sembrare strano, ma in realtä 6 la conseguenzä di una profonda ignoranza della nostra storia abbinata a motivi di propaganda e di di-fesa dei rispettivi patrimoni miriacciati da un'ideale supe-riore, che l'opinione dei popoli nemici, nei nostri riguar-di, tenda ad una discrimina-zione tra Fascismo ed Italia, fi difficile stabUire fino a qual punto tale modo dl pensare sia legato alle contin-genze belliche e fin dove invece esso risponda ad una credenza erronea. II fatto ö che esiste. Ma noi, lungi dal sottovalutarlo, ne deduciamo la conseguenzä che il tentative non depone a favore del-l'inteUigenza del nemico: o che, se debba essere considerate come un portato propa-gandistico, dimestra che osso teme nel Fascismo l'effettivo risveglie di una coscienza italiana. La guerra che oggi si combatte contro U bolsce-visme e contro gli Anglosas-soni 6 stata, nelle sue prime origini determinanti, tenuta a battesimo dal Fascismo. Anche se, nel calcolo superficiale delle cause che ne hanno originate le scoppio, si puö affermare che la guerra non 6 stata da noi premedi-tata ma semplicemente subita, un'analisi piü accurata conferma che il nostro modo di essere come realtä politica. illumlnata dall'accensione del faro ideale che ha presieduto all'avvento del Fascismo, ha fatto si che la dichiarazione di guerra alle civiltä nemlche fosse giä insita nella nostra rinascita, sine dal giorno in cui questa si concretava nel nuovo programma. Nei portatori di una cultu-ra, tutta sostanza di accenti prefondi e per di piü giä con-sacrata dall'adesione di una coscienza universale, non po-tevame, senza contraddire alla nostra quidditä, accettare il sopruso di manifestazioni di Vita improwisate sulla tec-nica merceelegica e sulla fal-sitä di ißtituzioni esclusiva-mente appoggiate al coman-damento del denare. L'uemo interiore che vlve in ognuno di nei e che rap-presenta per la nostra civiltä il motore ideale d'ogni conquista effettuata con Taluto della materia, ma sulla materia, non puö essere ripiega-te come si ripiega una pagina. Ripiegarsl in tal case equi-vale a sparire come coscienza, cieč come uomo. I nostri eroi e i nostri santi, i nostri pionieri di ogni conquista civile sono tuttora idealmente presenti neUa guerra che combattiame centro l'abbru-tirsi della coscienza, contro 1 conati di spegnimento della fiaccola che essi hanno acceso per noi. Per questo, in questa guerra, la data della nostra rinascita ha valore di simbole, di monlto, di credo. Bisogna fare di essa, al di sopra degh. errori degli uomini, delle lere defezioni, delle loro debolezze, la roccia sulla quale plantare! con Tanima e ool corpo per dire al nemico: di qui non si passa! Renzo Arnoldi goooooooooooooooooooooooooooooooog § -«MENTI KDNZO'-MU^RM § TRIESTE g FILIALE DI LUBIANA Q Via Trdinova N. 5 - Tel. 24-20 flUUmaU fite tdiivzia .loiiMr o Coperture, rivestlmenti, Isolazlonl tubi a pressione, tubi O O fognatura, canne fumarie, fumaioli, reciplenti, ecc. O Q O oooooooooooooooooooooooooooooooooo 23 MARŽO 1919 Uessenza sociale e imperiale due adunate delle La ricerca delle origin! dun movimento rivoluziona-rio capace di ricondurre un popolo sbandalo sulle vie dell'lmpeio, abbandonale da quindici secoli, dopo una breve necessaria risalita nei secoli per la riprova della conlinuitä di pensiero nel-l'ideale, deve risolversi alle immediate vicinanze della data ulliciale di nascita del movimento stesso indagan-do le azioni di Colui che ne Č slato il fondatore. La conoscenza delle con-dizioni mediate e immediate Č nel pleno possesso di quanti hanno vissuto le ore della vigilia e gli svolgimen-li logici che il Fondatore detle alle poche necessarie londamentali premesse. Ma tale conoscenza, se in colo-To che seguivano giä Benito Mussolini e perletla sin nei minimi particolari, sempre deficiente rimane in tutti o quasi in tutti gli studiosi del movimento rivoluzionario fa-scista. E' iatale che costoro, obbligati a ricostruire sol-tanto SU document! pubblici, diano personale valore a quelli che secondo la prove-nienza politica e la prece-äenle orientazione collima-no con le )loro aspirazioni personali, non tutte insite nel movimento in azione, specialmente se alle origini ne stavano piü o meno di-scosti. La recente minula do-cumentazione che 11 Senato-re Salata ha oilerto sulla rormazione della passione adriatica quale uno dej cri-smi del Fascismo, basla a darne una prova luminosa. Non e quesla la sede op-portuna per la completa esemplificazione d'onde sol-ianto deve scaturire la prova della premessa. Qui ba-sta ricordare alcune date che imprimono alla fondazione del Fasci di Combaltimento, avvenuta storicamenle il 23 marzo 1919 nella «oscura sala» del Circolo per gli in-teressi industriali, commer-ciali e agricoli di piazza S. Sepolcro in Milano, il ca-rattere e la soslanza inde-lettibili di rivoluzione sociale unica al mondo. 11 Fascismo nasce antim-perialista ma imperiale, anti-bolscevico ma sociale, per la valorizzazione dell ltalia nel mondo con la direlta tutela della sua civiltä catlolica. Primo caposaldo II discorso che Benito Mussolini, mutilalo di guerra, Ijronuncia in Milano dal Mo-numenlo delle Cinque Gior-nate, I'll novembre 1918, nel giorno stesso deH'armistizio sul fronte Irancese, a seile giorni dalla data della Vil-loria di Vittorio Veneto, lo rivi.^la. Da quel monumento Mussolini aveva parlato al tempo delVInterventismo nel Primo Comizio per la guerra. Uli novembre 1918 la fine della guerra non e senlita da Lui come una pielra lom-bale. C'e qualcosa che rina-Kce e s'impone. Nel pensiero di Filippo Corridoni, la cui immagine e iatla rivivere dinanzi al popolo milanese, viene im-i)oslato il problema del fini interni della guerra per la redenzione del lavoro. In quel giorno Mussolini di-chiard — rievocato un verso di Dante — che lutto il Popolo Italiano doveva divenire il nocchiero di «quesla nave che, protesa superba-mente fra tre mari e tre con-linenti veleggia serena e si-cura verso i porti della su-prema giustizia, nella Uma-nitä redenta di domani». In questo primo caposaldo Occorre difendere la Vil-spiccavano evidenli e lapi- toria se si vuole il benesse-darie la riforma sociale e la te alVinterno e il piu largo visione imperiale. ' respiro all'esterno. • I II giorno dopo, sul «Po-, tn j t j polo d Italia», rarticolo di\ Secondo caposaldo iondo parla alla coscienza ^ Un mese dopo la Vitloria, degiltaliani e vuole che nel giä svoltasi la prima crisi cuore di ciascuno viva e si minisleriale del dopo-guer-nulrisca 1'odio necessario al ra, delineatosi il Iradimento piü grande amore. ^ degli Alleali nell'Adrialico Mussolini non ha ancora ed in Istria, Mussolini si le prove dirette del tradi- metle decisamenle di fronte menlo degli Alleali, ma le al nemico interno ed a quel-sente imminenti, e verranno lo esterno. Senz'altro parla di proprio dali'Adrialico. ricostituire i Fasci deU'inter- Egli invoca I'odio per i ne- venlo, i Fasci della resislen-gatori e sabotalori della no-' -a, i Fasci d azione rivolu-stra Vitloria e per i rinun- zionaria, verso la nuova Co-ciatari di denlro e di fuori, sliluente. 1 amore per coloro che vo- II tema immanente della gliono la sublimazione Vitlorio Venelo. di ■Rivoluzione fascisla e cosi pošto dinanzi al mondo. Sin dalla soglia il «Covo» additava la sua fisionomia battagliera. Nelle cantine poi, tra scritte prettamente fa-sciste, i fucili facevano buona guardia. Alla scadenza del secondo mese dalla nostra Vitloria, vitloria lolalitaria per noi e per gli Alleali dallora, Mussolini invoca la Prima Costi-tuente dell'interventismo italiano per porre I'incerlo no-slro governo in difesa dei iiostri diritti. Alla vigilia della scadenza del quarto mese lancia il pubblico invito ai^ corrispon-denti, collaborator!, lettori, seguaci del «Popolo dlta-lia», combatlenti, ex combal-tenli, citladini e rappreseh-lanli dei «Fasci della Nuova Italia» e del reslo della Na-zione all'Adunata «privala» della domenica 23 marzo 1919 in Milano. La fondazione dei Fasci di combaltimento viene prean-nunciata il 6 marzo. Tre giorni dopo, per eli-minare dall'adunala i solili lelicisli del cadreghino mon-leciloriale, Mussolini dichia-ra che il movimento avrä caraltere e sostanza di anti-partito per fronteggiare il pericolo misoneista di destra e quello distrultivo di sinistra. Perlanlo, posato in prece-denza il fondamenlo sociale, resla ben chiarilo lo spirito antiparlamentare sollo la specie del piü profondo disgusto per i polilicanli e aspi-lanli polilicaslri dell'epoca, inelti dinanzi ai grandi problemi interni ed internazio-nali. Terzo caposaldo II 16 marzo scoppia a Däl-mine, nella Bassa Bergama-sca, lo sciopero coslrullivo di duemila siderurgici negli slabilimenti dove si forgiano tubi senza saldalura. Fatlo cosi strabiliante le storie dei movimenli sociali non ne avevano ancora an-noveralo. L'eccezione dello sciopero viene inluita dalla combut-ta delle opposizioni istanla-neamenle formalesi contro lavoratori che scioperano lavorando nell'assenza dei rappresenlanli del capilale anonimo, protelti dal Trico-lore ditalia, per assicurare la conlinuitä della produzio-ne a protezione del capilale della Nazione. Per i conservator! reazio-uari del «Corriere della Se-1Ü», per i clerico - pipineg-gianli deir«Eco di Bergamo», per i liberali-reazionari del «Popolo di Bergamo», per i social-pussisti deIl'«Avanlil» lo sciopero lavoralivo di Dalmine e chiamato — na-luralmente — lo sciopero strano: infalli gli scioperanli credono nel sindacalismo corridoniano, amano la Pa-Iria, plaudono aU'esercilo, esallano la Vitloria. Un solo giornale 11 com-prende, li incoraggia, li esal-ta: naluralmenle «II Popolo d Italia». L Alla banca; I'Alta indu-stria, I'Allo affarismo, e I'Alta borghesia sono sconcer-tali. Appoggiare apertamenle lo sciopero lavorativo di Dalmine pud far diradare i simpalizzanti del movimento mussoliniano. II pericolo e reale. Mussolini lo sente. Ma in se ne deve godere. «Molti nemici, molto ono-re», dirä sedici anni dopo. Quindi, lira dirillo. Va a Dälmine, parla ai lavoratori corridoniani, pronuncia la celebre frase in cui non pone il nascente fascismo come carabiniere a guardia del capitalismo, ma nel tempo stesso non da ai lavoratori le lusinghe dei falsi profeli, bensi fa intender loro I'asso-lula necessitä della coscien- le totale prestazione dogni atlivila da parle dei citladini a vanlaggio della comune Patrfa. La queslione sociale, non piü arma disgregalrice, bensi cemenlo dell'imperia-lita dltalia resla posta e cosi fondata a Dalmine, dinanzi agli Ilaliani e alio straniero. Ire giorni prima della slorica adunata di Piazza S. Sepolcro. Reazioni interne ed estere Conseguenze immediate e mediate: all inlerno, lo squa-gliamenlo dei cosidelti «ben-pensanti»; aU'estero, I'av-versione subdola dei candi-di cosidelti «democratici» della plutocrazia giudaico-massonica che la loro vita pongono sulla pregiudiziale disgregazione sociale delle Potenze virtualmente e po-lenzialmente forti. Quelle plulocrazie, ipocri-lamente ammantale da vela-mi democratici che ne nascondono le brutlure, saran-no feroci contro I'llalia dopo la Conciliazione dimo-slrando che non odiano I'llalia perche fascisla, bensi perche giusla esaltalrice della morale catlolica. Da lale avversione nascerä I'azione contro il Patto a Quattro cntitodo di ogni guerra di coalizione di marca inglese. Le due tornate Ed eccoci alla slorica adunata. L'azione epuralrice e avvenuta. Delle centinaia e centinaia di aderenti solo «poche dedne duomini» intervengono pronti ad ogni evento. C'e odor di baslonate e peggio, in giro. C'e previsione di fallimen-li politici, atlorno. Percio vanno e reslano gli spregiudicali, i «menefreghi-sli», i iedeli di Jeri, di domani, di sempre. Qualche curioso, qualche pescatore dinforluni, qualche equilibrisla... su due slaffe, magari qualche patriota di Iroppo antico stam-po, inlerviene ai lavori della mallina. Nel pomeriggio restano quelli che si senlono com-plelamente in Mussolini e in Lui e con Lui vogliono an-dare fino al trionfo dell'idea, costi quel che costi. Cosi la slorica adunata, per consecutive eliminazio-ni, si purifica e dä all'ltalia lo spirito della Rivoluzione fascisla, fondalo su pochi chiari scultorii principi informativ i. Eccoli: 1) non pavenlare la ten-denzialita repubblicana; 2) diffidare delle inlerna- zionali, soprallullo della nascente Socielä delle Nazioni-, 3) essere decisamenle an-tiparlamentari; 4) sentirsi unanimamenle concordi nei fini del sindacalismo corridoniano. Eliminate le premesse negative, sla della tendenzia-lilä repubblicana (seppellila decisamenle dal discorso le-nulo ad Udine il 20 seltem-bre 1922), sla della scarsa fede nella Socielä delle Nazioni (dimoslrata profetica durante le inique sanzioni), reslarono i capisaldi positi-vi: rantiparlamentare, il sociale. Quello atluato con il Ira-passo dal Collegio unico alla riforma costituzionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni nonche del Se-nalo, questo in altuazione dalla Carla del lavoro in poi. Ma la Rivoluzione fascisla, che nasce per non morire, ha le sue sligmale di asso-luta originalna nella fondazione di un Parlilo unico — dopo la conquista del polere — unico e totale, vivente ed operante nella Nazione e per la Nazione, sotlometlendo la liberta dei singoli alla grandezza della Patria, altraver-so la liberlä collettiva. . . . nel Fascismo e la sal-vezza della «nostra» liberta . . . In questo principio sla il caraltere permanente del Fascismo: Creatore di energie sociali e nazionali, dislrutto-re di inlrighi di caste feudali preordinate ali'asservimento di lulti i popoli eslranei al loro egoistico malvolere. Ecco perche la subdola guerra contro di noi e co-minciala sin dallora ed ha trascinalo la malricida America. Dal concetto totale, spirito fondamentale del Fascismo, reslarono dislurbale e lo re-steranno ancora, quanta basil, lulle le consorterie anni-date ovunque c'e un alto non giuslificato Interesse personale da conservare. Nel principio fascisla sla la perfella sana chiara con-cezione della fusione di tutti in una Nazione in uno Stalo in un Impero, risolvendo la queslione sociale in fun-zione imperiale, nulla negan-do, nulla dislruggendo di quanlo giovi all'Ilalia e alle genti in essa lealmenle ope-ranti, purche ciascuna sl sen-ta parte disciplinata, necessaria e sufficienle — ma so-stituibile! — dun organismo complesso che uno solo muo-ve ordinatamente per il be-nessere cerlo della comunilä imperiale fascisla. Ed ecco perche I'aperta guerra doggi sarä vinla da noi. Luigi Filippo De Magislris Sansepolcrista TRIGLAV Fabbrica biancheria JUtUana - Slaci Z GIUSEPPE ŠMUC Oggetti totograiici e profuml Lubiana — via Bleiweis. 5 Palazzo della Banco Slovio IG ELAy. GROSUPUE FILATI SPAGHI TESSUTI (DIOHTÄ DI P rrii Ohl certi stati d'animo che gü uomini pavidi palesano nei momenti diff icili quando sono sempre uguali. Oh! quanta pOi pro fonda filosofia di quello che "non sia parsa ai superficiaii contiene una delle ultime frasi di Mussolini (t-cUma di ferro, di combattimento, di decisione nel quale finalmente si rivela-no gli uomini per quello che sono e per quello che val-gono*. Oh! certi atteggiamenti e certi umori quanta assomi-gliano a quelli constatati in taluni settori della vita nazio-nale, prima, durante e dopo la prima guerra mondiale ed in tutte le crisi di sviluppo della Rivoluzione fascista. La differenza fra oggi e ieri i, questa: non che possa sparire la triste pianta della viltä la qtuile vegeta e talora finanche prospera sotto tutte le latitudini dei due emisferi, ma e che oggi c'ä il Fascismo; ed h che il Fascismo e sorto appunto come reazione contro tutte le debolezze, contro gli smarrimenti. II Fascismo nacque come ' fede degli Italiani nel proprio destino. II fatto storico fondamentale, importantissimo e che il popolo abbia potuto e saputo esprimere dal suo stesso seno la volontä di ri-sorgere; il resto ž conseguen-za, e corollario. Quando l'Ita-lia, durante e subito dopo l'altra guerra dimostro una sua forte capacitä di reazione, confermando di essere un corpo vitale, l'Italia era salva. L'Italia si redense non per un giorno solo, ma per allora e per l'avvenire: l'es-senza della Rivoluzione fascista sta appunto in questo. II segreto taumaturgico della storica riunione del 23 marzo consiste semplicemen-te nella felice e coraggiosa impostazione della ricetta: e che la Rivoluzione fascista attribuisce a suo successo, non e che la elaborazione corn-piuta dal popolo stesso, nel-l'intimo del suo spirito, nella parte piü recondita del suo essere, di quei valori che esso giä possedeva da secoli e che attendevano di svilup-parsi nell'occasione propizia. II Fascismo in fondo non ha fatto che richiamare alia superficie — col giusto tono della voce, con la giu^ta mi-sura della sua sensibilitä — ed in quest'arte rifulge il ge-nio del Capo — tutti i mi-gliori elementi vitali della Stirpe italica; e che questo processo meraviglioso di resurr ezione abbia avuto luogo lo diranno i posteri in ma-niera tale che noi — da protagonisti — non possiamo neppure osare di sospettare. La Storia dira che ad un certo punto, anzi nell'esatto momento in cui usciva dal diffusa lavacro di sacrifizio rappresentato da oltre seicen-tamila morti, il popolo italia-na appariva esangue e smar-rito ai pvsillanimi e agli ixo-teressati denigratari stranie-ri — mentre la sua agitazio-ne non era che ansia di supe-ramento e quindi volontä di evadere dalla morte alla vita — un Uomo, un Italiano si fa avanti a pranunciare que-ste precise parole: Mtissolini II 23 marzo 1919, nella sto-rica adunata di Piazza S. Se-polcro, Mussolini nella se-conda dichiarazione ha par-lato delle «rivendicazioni del-la Delmazias. Da pochi niesi era finita la guerra; sull'opposta spon-da dell'Adriatico sventolava ovunque il tricolore. Ma il governo d'allora non dimo-strava di volerlo difendere; üosi quel tricolore, che dopo tanti anni era comparso lä dove Roma e Venezia aveva-no lasciato per sempre le loro impronte, sventolava senza nessuna certezza di restare. Annientata l'Austria e gli re la Dalniazia nel grembo della grande Madre Italia. E cosi e stato: il governo fascista tentö tutto per con-durre una politica di anii-cizia con lo stato vicino, nia i niegaloinani di Belgrado jCa tuu di Uon^ il mondo oceano per vendere l'Europa, climentico che se non vi fosse! compresero mai stato un Italiano, nessuno avrebbe conosciuto la sua ma-ledetta terra ed egli avrebbe saltellato ancora attorno al fuoco conie i suoi barbari avi, i pellirosse. Invano i grandi patrioti dalniati: Salvi, Zigliotto, Ghi-glianovich, Avoscani ed altri mandarono ambascerie a Roma; invano per le piazze d'Italia si gridava al tradi-mento del governo; nulla val-se: la Dalmazia fu venduta e lasciata in mano agli sciacalli ed ai barbari jugoslavi che iniziarono immediatamente una canipagna contro gli ita-liani e contro tutto quello che era italiano. Cosi ricominciö il calvario degli italiani della Dalmazia, Asburgo per sempre, in tutti cominciö l'esodo dalla terra ? _____! _____ ^ nQTlQ i^iTTO i veri italiani era sentito im solo desiderio: quello di riu-nire tutti gli italiani dell'Adriatico sotto lo scettro di Vittorio Emanuele III". D'al-tronde eravamo entrati in guerra per quel motivo ed il ;trattato di Londra^ parlava chiaro. Ma purtroppo vennero i giorni neri. II governo ma-rionettistico di allora dimen-ticö la storia, dimenticö i di-ritti; un triste giorno gli italiani di Dalmazia con le lacri-me agli occhi e la disperazio-ne nel cuore videro ammai-'narsi quella Santa Bandiera che il valore dei baldi soldati italiani, il martirio di Oberdan, Battisti, Filzi, Rismondo, Sauro avevano dato alla loro grande madre: Italia. Dalle torri di Sebenico, Spalato, Ragusa, Curzola, Cat-taro, Lissa, Trau, il tricolore si abbassava salutato dalla gioia di quello stato trino che fu un niostruoso aborto di Versaglia e di quel famige-rato Wilson, venuto d'oltre GIOVANNI SAVO Presenfe! L'll corrente cadeva colpito da mano comu-nista il camerata Giovanni Savo, Vice Federale di Spalato. Un'altra viie aggressione viene annoverata in queste terre occupate dal valore delle armi italiane. Questa volta il piombo comunista ha stroncato la vita di un fedelissimo della Rivoluzione che era tomato nella sua terra' con la sua bandiera. Cadendo a terra ha gridato: «Viva I'lta-Ua» e all ospedale e mor-to rivolgendo il sue ultimo pensiero al Duce e al Fascismo. Queste vili aggressioni che i partigiani intra-prendono contro gli uo-mini fedeli alia Rivoluzione delle Camicie Ne-re servono a temprare sempre piü il nostro animo di f ascisti, proteso verso la lotta contro il comunismo disgregatore e rinnegatore di civilta e di vita. L'olocausto di Giovanni Savo non rimarrä in-vendicato. Lo tengano bene in mente i partigiani. I fascisti della Fede-razione in prima linea, fieri del sacrificio del camerata di Spalato come nel giugno dello scor-so anno i fascisti spala-tini lo furono per il sacrificio di Nicola Zito e di Ariella Rea, giurano di continuare la lotta senza quartiere contro il vile partigiano, indegno di vivere un'epoca sto-rica come quella attuale. natia verso le citta consorelle della penisola, ed il singhioz-zo del vegliardo di Lissa: il Doimi divenne un giura-mento. ] Si costituirono comitati, si ' iniziarono proteste da tutte le parti, ma nulla servi; 1 pat-ti di vendita vennero firmati: il martirio era in atto. Mussolini non dimentica. In Lui e sempre viva la «passio-ne dal mata» ed in ogni circo-stanza propizia Egli ce lo di-niostra. Nel 1932 i sicari del barbaro governo di Belgrado di-strussero i secolari leoni di S. Marco nella italianissima Quando il 27 marzo 1941 la Jugoslavia entro a far parte del Tripartite, tutto sembrava sistemato; ma noi che Ii conoscevamo bene ave-vamo sempre un dubbio della loro lealta. II moniento politico era grande; ma per noi dalmati divenne ancor piü grande quando il 6 aprile sentimmo che la diana per noi era suo-nata: la guerra all'ultimo aborto di Versaglia era di-chiarata. La nostra ]jassione crebbe. A Fiume, ove eravamo ri-masti in pochi, pronti a qual-siasi sacrificio, si sentiva I'ebbrezza del momento. Fu mobilitato un battaglio-ne di volontari fascisti pronti a tutto osare e desiderosi di issare anche al di lä del ponte sull'Eneo il nostro Tricolore. Lo spirito dannunziano ci invase: tutti eravamo pro-tesi nello scatto t'elino. Quando, la mattina dell'll aprile nella storica piazza Dante letrombe ci chiamarono aH'adunata armati di tutto punto, vecchi che portavano sul petto il. ricordo della mar-cia di Ronchi, giovani che vo-levano diventare emuli degli anziani e giovanissimi del G. U. F. e della G. I. L. che sembravano tanti puledri sal-tellanti, lo spirito del Grande Poeta Sol dato era r i tomato fra noi. Le ore dell'attesa furono Trau, credendo cosi di can- ^e, ordini su ordini e fi-cellare con un gesto incon- sulto le impronte indelebili di una secolare civilta. Ma anche allora lo zampino ebraico-franco-inglese era in funzione e Mussolini nel suo discorso al Senato il 14 di-cembre 1932 dice: cTutto cio non accade per impulso irresponsabile di in-dividui o gruppi, ma risponde ad un piano preciso». Ed avanti ancora: ■Gli autentici responsabili nalmente alle 17 I'ordine di movlmento. Si va... Gabriele D'Annun-zio era spiritualmente in testa sul suo cavallo bianco, come allora; i laceri vessilli del Fascismo del Carnaro, un plotone di <; fedelissimi» e poi il baldo battaglione dei fascisti. Al ponte Eneo ujia sosta, si ammaina la bandiera dello SI čiiuiiičiiiičt la uaiiuieia ueiiu ■ . _ Stato vinto; tre squilli di at- per cui ognuno deve tenti e si innalza libero al sono da individuare in taluni sole il bel tricolore d'ltalia. II Fascismo dimoströ ben presto, con baldanza rivoluzionaria, che le barricate non erano morte col Risorgimento. illuminera La promessa che 11 Duce ha fatto al popolo italiano e al mondo il 23 marzo 1919 non voleva essere un grido di vittoria ma un grido di certezza e di battaglia: era per portare quella luce, che non un misterioso destino ma il senso di una volonta di conquista doveva far sorgere, che le legioni fasciste si strin-gevano intorno al loro capo. Ecoo perche essa i n quest'ora di duro sacrificio e ancora attuale non solo nella conce-zione di un grido di battaglia, ma nel divenire stesso della lotta quasi che la luce grande, quella che illuminera la vittoria dell'Asse, dovesse essere il fascio di tutte queste fiammelle unite. E cosi sara: idea-forza di un mondo stanco e sfiduciato nel suo destino, la parola del Duce echeggiata in piazza San Sepolcro e stata la bandiera verso cui si sono orientate le forze vive di tutti i po-poli che volevano ribellarsi a questo incombente destino di morte che Versaglia aveva pronunciato ai popoli esal-tando nelle nazidni, oltre i limiti di un sano equilibrio, quei sentimenti di orgoglio nazionale, quelle necessita d'ordine materiale che avevano fatto perdere alle genti il senso della missione stessa deH'umanita. Quella missione che iogni popolo come ogni individuo deve sentire entro d i se e deve prefiggersi quale meta ai propri atti, non solo per proseguire il cammino della sua vita e vivere, ma per fare che con se possa prendere vigore e forza tutta la vita dell'umanitä. II senso collettivo della vita, della necessita della co-munita che richiede a ciascu-no la'sua parte di sacrificio per dare a ciascuno quanto elementi che guidano la clas-se politica dominante nello stato vicino, e per i quali la propaganda di odio e di ca-lunnie contro l'Italia costitui-sce il tentative per stabilire una qualsiasi coesione all'in-terno ed agitare un diversivo per l'estero. Ma non meno gra\-i responsabilitä ricadono sopra altri elementi che chia-merö europei, i quali vana-niente sperano di turbare il nostro sangue freddo .. Mussolini non ci dinientica mai, la pagina «rivendicazio-ne dalmata> e sempre aper-ta nel Suo animo. II Fascismo solamente poträ riporta- L'esercito jugoslavo e in fu-ga. La commozione mi assale, stringo il moschetto fra le braccia, le lacrime solcano le mie guancie, finalmente giu-stizia e fatta: la Dalmazia e rivendicata per volontä esclu-siva di Mussolini. II tricolore sale nuovamen-te sulle torri delle italianis-sime cittä di Ragusa, Spalato, Sebenico, Veglia, Curzola, Cattaro, Traii, Lissa e Pera-sto, ma questa volta per non essere ammainate mai piü, mai piü. Solo il Fascismo ha potuto compiere questo miracolo; cosi come solo il Fascismo ha potuto compiere il miracolo della conciliazione. La seconda dichiarazione dell'adunata di S. Sepolcro e conclusa. Duce, i dalmati Te ne sono riconoscenti, e giurano ancora una volta che sono pronti a tutto osare per la grande Italia. I martiri di questa italianissima terra riprendono tranquillamente il loro riposo baciati bei sole d'Italia; dall'azzurra bandiera si strap-pa il lutto, e da migliaia di petti si ode un solo grido di: Italia, Italia, Italia mia. Ernesio Capurso per piü produrre e meglio fare, entro i suoi limiti che pur nettamente segnati sono come gli ingranaggi di una ruota che altri ingranaggi in-grana, fa muovere completa. Perche questa e la parola di Roma, quella parola che si era taciuta dopo che fu incisa nel marmo e nel bronzo all'alba del primo millennio, da quando genti nuove, ricche di san-gue generoso certo ma po-vere di quella vita spirituale che gagliardamente era vissuta nella gente latina, si af-facciö sul nostro mare e cal-pestö i colli di Roma sacra a Dio e ai Cesari. La parola che aveva par-lato ai cittadini di Roma, ai «comites> e ai «clientes» un linguaggio unico pur nella di-versa assegnazione delle fun-zioni, la parola che gettö le basi del diritto che crea in perpetuo divenire, che creö gli istituti eterni della fami-glia e della casa, della so-cietä e della nazione. Ecco che cosa e la luce di Roma, ecco che cosa signifi-cano quelle fatidiche parole del Duce che segnano, all'alba della nostra rinascita come popolo, il cammino alle nuove legioni. Questa luce che e il verbo di veritä e di vita e parla all'interno degli stati un linguaggio che dice: colla-borazione di categoria, e, sul piano della politica interna-zionale, collaborazione di popoli e di nazioni, che esalta i valori costruttivi della i-az-za che si estrinsecano nella vita della fa'miglia, nella san-titä del lavoro inteso sotto tutti gli aspetti, dal lavoro manuale a quello intellettua-le, alto e nobilissimo lavoro, uguale nel rapporto che crea la soddisfazione del dovere compiuto. Si, la luce di Roma anche in quest'ora dura splende e noi tutti lo sentiamo: splende sull'Europa, dove ormai si distendono al vento le ban-diere deH'Asse, spl^de nel-l'Estremo Oriente dove il popolo nipponico, riplasmando-la nella sua tradizione di fe-deltä e di sacrificio, illumina la speranza di milioni di es-seri che nelle ^terminate pia-nure del Gange o nelle foreste e miniere dell'Africa Equatoriale ancora gemono sotto il giogo di Albione e la mercantilistica, fariseiaca grinta del puritano di Can-tarbury, e pegno di certezza per i popoli del vicino Oriente che si affacciano al mare di Roma. I Luce di mille fiammelle I quanto e quella della fiacco-la che porta ciascuno di noi I nel suo grande o nel suo piccolo lavoro: luce oggi piü grande e di quel colore ros-signo che porta i riflessi di un sacrificio generoso che ogni giorno, ogni ora si rin-nova sotto il cielo africano e balcanico, sul mare di Roma, nei cieli di tre continenti. Era un grido di battaglia, la luce di Roma illuminera il mondo» e la battaglia s'e accesa: essa e in atto da vent'anni e pochi se ne sono accorti perche solo il suo di-vampare l'ha resa evidente: essa continuerä, continuerä fino alla vittoria e oltre, toc-cherä i cuori di lä dagli in-teressi materiali e farä di tutti gli esseri umani dei soldati coscienti della vita. Questa e la nostra certezza perche e la parola della nostra fede. Gian luigi GaiÜ liilWf dl LUBI4IVA Rappresenlazlonl: giorni lestivi alle ore 10.00, 13.30, 15.30 e 17.30 - giorni feriali alle ore 14.00 e 17.30 SLOGA Un film di alto valore arti-stico, una interpretazione possente, una rievocazione palpitante di drammatica vitalitä: ff MASimDIEli (( Interpretato da tre attori di fama europea: Heiii-ricli Georg, Lil Dagover, Horst Caspar. Segue: „Adescatrice" MATICA Lc piü belle musiche del piü nppas-sionantü dramma Urico, immortalate da Beniamino Gigli nel film „I PAGLI4CCI" Attori: Alida Valli, Paul Hörbiger, Carlo Romano. Segne I'indirncnticabile film „LA PRIMA MOGLIE" Dil VL-ncrdl 26 eorr. sarntino proiettati: „IL LEONE DI DflMaSCO" grandioso film storico con Adriano Rimoldi, Carlo Ninchi e Doris Duranti. E L 0 S I A" brillante viccnda ainorosa con i mi-gliori esponenti della Tinematografia italiana: Luisa Ferida c Rolando Lupi. „IL LEONE m DAMASCO" giornal-mente alio 14.30: ..GKLOSIA" giornairaenle alle IC-W ed alle 18.30. UNION Una commedia vivace e spiritosa «BARBABLU» con Nino Besozzi. Lilia Silvi, Umberto Melnati Dal 2(i al 31 niarzo 194.S Molti sono gU indiziati, into il colpevole L'ORADELDELITTO con IWaria de Tasnady Dal 1 al 7 aprile UM.S Un film dal ronianzo di Emilio Marchi GIACOMO L'iOEALISTA con Marina Herti, Massimo Sera-lo, Tina Lattanzi, Andrea Cliechi Kappre.'ientazioni: giorni feriali alle ore 16 e 18.30; giorni fesUvi alle ore 10.30, 14.30, 1G.30 e 18.:!0 MOSTE Terruccio Tagliaviiii mel film dell.'umorismo sponlaneo „Voglio vivere cosi" La biograf ia di un grande scien-ziaito obe tamto bene fece al-I'limanitil: «ROBERTO KOCH» con Emil Jannings. A questo film "verrä agglamto un allTo sensaziona'le e Mmmovente: «LA PESTE A PARIGI» KODELJEVO «AN(iELl SULLA TERRA» nella parte di Sarasate: Alfredo Malo; nella parte della celebre cantante Adellna Pattl: Marglierita Carosio. «MA]\IM.\» con Beniamino Cigli od Emma Cra-matica. «CARO FANTASMA» (Urn avventuroso e fantaslofo. «OTARABUB» dociiincntario ilell'crolsino del nostri soldati. «Lcttoro (I'aiiiore sniarrito» dellKiosa vicenda d'amore. Illllllllllllli PINGUI E MAGRI II dupUce movimento rivo-luzionaiio compiutosi dappri-ma nel nostro paese con l'av-vento del Partito fascista e successivamente con l'impor-si nella vicina Germania del-l'idea nazionalistica, pud pre-atarsi ad innumeri considera-zioni di vario or dine: sia esso politico, sociale, economico. Esaminando le due rivolu-zioni, limitatamente alle loro causali ed ai loro riflessi nel campo delle relazioni interna-zionali, si pud osservare che entramhe hanno avuto una comune determinante da ri-cercarsi in im fatto inteima-zionale d'indubbia importan-za: kl situazione decisamente sfavorevole nella quale, im-mediatamente dopo il primo conflitto mondiale, si erano volute mettere la Patria nostra, da parte' degli alleati, il Reich da parte dei nemici. Logico era che fatalmente i due movimenti nazionali sfociassero nell'ämbitp inter-nazionale in un tentativo ri-volto a richiedere, dapprima, a realizzare, poi, un radicale mutamento di una situazione d'inferioritä che non poteva essere perpetuata senza mip-cere alia propria dignita di stati, non solo, ma senza at-tentare all'esistenza stessa dei rispettivi popoli. Si ricadrebbe forse in un luogo comune rammentando sta, e tutto cid mentre nessu- 'ic» potranno essere costretti na occasione veniva trascura-1« dovere «mollare* il molto. ta per offrire a coloro che Giä del resto, indipendente-erano doviziosi di ogni ric- j mente dall'esito del conflitto, vo dall'estguitä dei compensi, ^ « ^^ f'^r^cio sta avvenendo attraverso da un Mo, ed il cumulo enor- disgregazione, virtuale od , . , , , dio che ormxLi fatalmente^,, ... , ... •, .. me dei debiti dar-late. Reiterate ed appassio-nate seno state le ovazioni aU'indlrizze del Duce e del Führer, quando 1 nomi dei due Condettieri ricorsero nel discorso. Parole di fede del Segretario Federale Prima che prendesse la parola il Soittosegretarie alle Corporazioni, il Federale ha rivolto a lui parole di fede e di certezza nella vittoria, pre-gandole'di portare al Segretario del Partito I'impressione esatta dell'entusiasmo e della volontä delle Camlcie Nere dl Lubiana, pronte come sempre a tutto esare per dimostrare al popolo Slovene che lltalia Ö venuta in queste terre non per sfruttare ma per creare uno state di benessere. La lotta Che i fascisti della pro-vincia di Lubiana conducono per 11 risanamente sociale della Slovenia ne 6 la prova migliere. Le parole del Federale sono state seguite at-tentamente dall'uditerio e sa-lutate alia fine da grandi ac-clamazionl. Paria il Sottosegretario alle Corporazioni L'Eccellenza Amicucci ha iniziate ü suo discorso par-lando della missione dei fascist! e dei combattenti in queste nueve terre italiane, dlcendosi sicuro della loro fede e dell'impronta di civlltä romana che ad esse daranne. Prendendo spunto dal discorso del 23 marze 1919 dl Mussolini nel Palazzo di Piazza S. Sepolcro, fe venuto ad esa- minare l'attuale situazlone intemazlonale che in quelle lontane parole trova la sua giustificazione. La vecchla bandlera antibolscevica anche oggl sventola • sulle Legieni d'ItaUa che combattono U cemunismo sowertitore. Anche la guerra antianglosasso-ne 6 una censeguenza dl quel discorso. Sembrerä forse un paradosso, ha detto fra Taltro , SABATO, 27 MARŽO 1943-XXI ftcifna Uftea «t A LUBIANA appassionate parole ricorda ai fondazione dei Fasci di Combattimento col loro entusiasmo di essere degni del 23 maizo 1919 TEccellenza Amicucci, ma non lo e, che, se per ipotesi assurda la guerra dovesse esser vinta dalla coalizione russo-anglo-americana, ripo-tetica vittoria saluterebbe U trionfo del comunismo e non delle democrazie, poichž an-che queste si troverebbero impastoiate c nettamente sovvertdte dalle Ideologie utxj-pistiche di Lenin. «Bastera ricordare, per non cadere in errore, le istruzioni strategiche e tit-tiche di Lenin ai sovieti (istruzioni che vanno tenu-te particolarmente presenti dal popolo di Lubiana, su cui farse 1'insidia spera di trovare piü facile terreno): «Per affrettare lo sfascia-mento delle Nazioni borghe-si — dichiarö Lenin — bi-sogna giocare d'astuzia, dis-simulare, stringere accordi ed alleanze con esse, favori-re nei vari Paesi i movi-menti insurrezionali anche in senso nazionale, ma sem-pre con lo scopo prefisso di giungere alia distruzione di tutti i regimi e di tutte le nazionalitä esistenti, per ar-rivare ad un solo regime, ad un solo governo ed a una sola nazionalitä, per arriva-i"e ai soviets ovunque». A questa distruzione il holscevismo e giunto in Rtis-sia attraverso massacri, il cui ricordo fa inorridire. Ecco le cifre sui misfatti delki Ceka: dal 1917 al 1923 la Ceka ha giustiziato: 12AO ecclesiastici tra cui 25 ve-scovi (e da queste cifre ri-sulta chiaro da, quale odio verso l-a religione sia anima-to il comunismo); 311.260 intellettuali (di cui 6875 pro-fessori o maestri e 8800 medici); 5h.850 ufficiali; 260 mile militari; 10.500 agenti di polizia; If8.000 gendarmi; 19.850 fimzionari; 192.000 operai; 815.000 contadini. Sono cifre che nessuno do-vrebbe mai dimenticare ...» L'Ecc. Amicucci ha prose-guito dicendo che la guerra dovrä esser vinta dall'Asse poichö soltanto da Roma e da Berlino 11 mondo poträ avere la sua nuova civiltä, che non ha nulla in comune con 1 di-vearsi piani Beveridge e con le piü disparate fantastiche-rie d'oltre Manica e d'oltre-oceano. La nuova primavera di guerra b Incominciata e sugli oceani e a Karkov s'in-dovina giä quali risultati por-terä. La compattezza del popolo italiano, temprato glomo per giomo, ora per ora, dalle prove piü dure, ci dä la cer-tezza che la vittoria non poträ mancare. «Camerati, voi sapete che la guerra ha richiesto a tutti i piü duri sacrifici: dalla Reggia alia Cosa del Duce, dal palazzo al tugurio, la morte e entrata dovunque. Dali'Augusta Dinastia della gloriosa Casa Savoia, che ha visto spegnersi in prigionia la, grande figura del Vicere d'Etiopia, di Amedeo di Sa-voia Duca d'Aosta, — di cui non dimenticheremo la sacra consegna del nostro fatale ritomo sulle terre africa-ne, bagnate dal nostro san-gue e fecondate dal nostro lavoro, — al Duce che ha dato alia Patria il Suo dilet-to figlio Bruno, soldato esem-plare, aviatore avdacissimo, caduto nell'adempimento del suo aspro dovere; daU'aristo-crazia, che ha offerto in olo-causto un manipolo di com-battenti omato dei nomi di piü antica e gloriosa nobiltä italiana, al popolo piü umile, che ha nobilitato, ancora un volta, le sue fiere tradizioni, dando alia Patria, senza ri-sparmio, il sangue dei suoi numerosissimi figli; tutta l'Italia ha contribuito, e con-tribuisce, con mirabile slan-cio e inesausta fede, alia strenua difesa del nostro di-ritto di vivere. Interminabili ovazioni hanno salutato le parole deU'ora-tore. La folla ha lungamente ac-clamato i gloriosi rappresen-tanti delle Forze Armate che a loro volta inneggiarono lungamente al Ro Imperatore e al Duce. I canti della Patria hanno chiuso l'imponente adunata. La partenza dell'Ecc. Amicucci II pomeriggio ha visto la partenza da Lubiana deU'Ec- cellenza Amicucci. Alla sta-ziane erano adunati 1 fascisti di Lubiana; prestava servizio una Compagnia d'onore con la bandiera di un glorioso reggimento e la musica pre-sidiaria. Hanno salutato il Sottose-gretario alle Corporazioni l'Alto Commissari«, ilComan-dante il Corpo d'Armata, il Segretario Federale, al quale l'Eccellenza Amicucci ha esternato il suo compiacimento e la sua soddisfazione per l'imponente adunata dei fascisti, il Podestä, ü Generale Rug-gero e le altre Autoritä. L'Alto Commissario inaugura una Sezione del Fascio di Lubiana Sübito dopo, l'Eccellenza l'Alto Commissario si 6 reca-to, insieme con 11 Segretario Federale, ad inaugurare la Sezione di Moste del Fascio di Lubiana. Sono sorti in questo 23 marzo tre Sezioni del Fasclo di Lubiana e precisamente quelle dl Moste, dl Vič, e dl Šiška. II Fascio dl Lubiana ha voluto creare in questl tre quartleri popolari un capo-saldo della nostra fede per dlmostrare ancor piü a' popolo sloveno che 11 Fascismo non Č quello descrltto dal partigianl, ma š apportatore di pace e dl benessere e sa soprattutto essere vicino al popolo che soffre in ogni mo-mento e con ogni mezzo. Le prime traccie di questa im-pronta giä si rllevano dal primi contatti che 1 camerati prepDsti alle Sezioni hanno avuto con 11 popolo. Di questo si e anche compiaciu-to l'Eccellenza Grazioll che ha espresso la sua viva soddisfazione al Federale. II Segretario Federale si 6 poi recato ad inaugurare le Sezlonl dl šiška e dl Vič. Rlcevuto dai camerati addet-tl alle Sezionl, egli si š reso conto della sistemazione dei locali ed ha impartito diret-tive per I'azlojie di questi ca-posaldl lontai?l dal centro della clttä. Ha anche espresso la sua soddisfazione al came-rata Cungi, Vice Segretario del Fasclo dl Lubiana, per la reallzzazione del Fascio locale, I'addobbo del Teatro 11-rico e I'adunata dei fascisti Che durante la mattinata, al ccxmando del Vice Federale Capurso, avevano^ per la prima volta, sfilato armatl per le vie della clttä. Era una centuria dl fascisti apparte-nentl alle squadre che ha impresso all'adunata quel tono marziale necessario in questo tempo dl guerra, monito ai nostri nemici in terra slo-vena. Telegrammi di saluto al Segretario del Partito ealle Camicie Here di Lubiana II messaggio deH'Ecc. Gambara a nome del combattenti Alia fine delle cerimonie l'Eccellenza Amicucci, l'Alto Commissario e il Federale hanno inviato al Segretario del Partito il seguente tele-gramma: «Eccellenza Vidussoni — Segretario Partito Roma — Fascismo prima linea ha ce-lebrato in Lubiana d'ltalia con armi et opere ventiquat-tresimo anniversario fondazione Fasci in eguale ardente atmosfera vigilia riaffer-mando incrollabile certezza vittoria. f.to Amicucci, Alto Commissario Grazioli, Federale Orlandini» Di ritomo a Roma l'Eccellenza Amicucci ha inviato al Segretario Federale il seguente telegramma: «Cons. Naz. Orlando Orlandini — Federale Lubiana — Rientrando a Roma desi-dero rinnovare il mlo elogio al Fascismo di prima linea di codesta Federazione per lutto ciö che esse ha fatto e fa nella nuova provincia del Regno punto le opere che ho visitate et inaugurate ieri sono un segno magnifico della fede e dell'azione delle CC. NN. di Lubiana punto ti ringrazio molto della cordia- le accoglienza e delle gradite premure e ti prego di estendere i miei ringrazia-menti a tutti i tuoi collabo-ratori punto cordialmente. f.to tuo Ermanno Amicucci» Nella storica ricorrenza il Generale Gambara ha inviato al Segretario Federale il seguente messaggio a nome dei combattenti dell'XI Corpo d'Armata: «Ricorre oggi il 24" annua-le della fondazione dei Fasci. La lotta contro il holscevismo, contro la democrazia e il disordine, iniziata 24 anni or sono, dura tuttora e volge ormai verso la iase conclusiva sui campi di bat-taglia dall'Artico all'Africa. Essa trova oggi tutte le forze materiali e morali della Nazione, fuse in un unico fascio, protese verso la Vittoria. Mai come oggi Esercito e Nazione sono stati lusi lin un unico blocco granitico di fede e di opere; mai come oggi i camerati in grigio-ver-de si sono trovati spiritual-mente uniti ai camerati dei Fasci. Nel rendermi interprete di questi sentimenti desidero giunga a Voi e a tutti i fascisti della Federazione il saluto augurale mio e di tutti gli ufficiali, sottufficiali e gregari dell'XI Corpo d'Armata. f.to il Generale di Corpo d'Armata Comandante Gastone Gambara» II Federale ha cosi risposto: Eccellenza Gen. Gastone Gambara, Comandante I'XI Corpo d'Armata — P. M. 46. i fascisti di Lubiana rivol-gono a mio mezzo le espres-sioni della loro piü profonda riconoscenza a Voi, agli uf-iiciali, sottufficiali e gregari dell'XI Corpo d'Armata per il cameratesco augurale messaggio che avete voluto in-viarmi in occasione del XXIV annuale della fondazione dei Fasci di Combattimento. II Fascio Littorio, romano simbolo di giustizia e di civiltä universali, e da venti-quattro anni riapparso sul mondo per volonta di Benito Mussolini, monito a tutte le genti e baluardo contro le forze sovvertitrici di ogni ordine sociale. Mai come in quest'ora, co-si decisiva per I'avvenire della Patria nostra e per la salvezza della civiltä, si ren-de indispensabile I'unione di tutte le forze operanti della Nazione. II messaggio dei camerati in grigioverde e la viva espressione e la piii sicura garanzia per il raggiungi-mento delle mete supreme indicate nella storica adunata di Piazza San Sepolcro. F. to Orlando Orlandini. (tcifna iinea SETTIMANALE OELLA FEDERAZIONI DEI FASCI Dl COMBATTIMENTO Dl LUBIANA Dlrettora respontablla LUIGI PIETRANTONIO Tipografia «Merkur» S. A. Lubian» Mentre parla l'Eccellenza Amicucci L'imponente adunata al teatro Lirico 12 S.ABATO, 27 MARŽO I943-XX1 FOJOCROMACA DELIA del 23 maržo L'omaggio ai Caduli al Cimitero I lagazzi deU'Educatorio scbierati mentie il Tricolore viene alzato CELEBRAIIONE a Lubiana II reverente saluto alla lapide che ricorda i Caduti per la Rivoluzione Gli squadrisii del Fascio di Lubiana in corteo L'Eccellenza Grazioli inaugura la Sezione di Moste II Federale alla Sezione di Vič La Tivista a una Centuria d'onoie della GILL Le Autorita aU'Educatorio maschile della GILL II Federale inaugura la Sezione di Šiška Le Sezioni del Fascio di Lubiana a Vič, Moste e Šiška inaugurate dali'Alto Cotrunissario e dal Federale