DISERTORE FRANCESE; ' ' . / - uA DRAM MA SEMISERIO, |I N DUE ATTI, D e d i c a t s AI RISPETTNB1LI AMATORI, L PROTETTORI DELL OPERA ITALIANA. La Primavera deli’ Anno lgo7» iri- r ■S3 IN LUBIANA Igo?. Pet la JStainjeria, jtei Neb. di Kleinmayer, , «' ' V > - V , - • : i .c . - . • ff H' f f ' P^eSiTNA- • l4->!Qlt - IA AI RISPETTABILI$|AMATORQ E PROl’ETTÖRI DELL’OPERA ITALIANA. tili Dramma semi-serio in dae^ttl, che porta per Titolo IL DISERTÖ* RE FRANCESE, che vien decorato da noovi scenaij, e da spettacolose rapp resen taziotii' dee cattivarsi, o Signori, V applause vostro, L’ Impresario, ehe cerca ogni mezzo per meri-tare il vestro compattimento verebbe persoädersi ehe sar4 cjuesta quell’ Opera, lä * % 'o-■:/?«* 'v-* -V' > : ; -u. " AT TO PRIMO. Seena Prima; Gabbinetto in Casa della Contessa, Contessa e Tenente giocancto a Piccketto, Engenia, Cnmandante e d. Fabio gjb-cando alV ombra in attro Tävdiino. Eug.eCoht•) Quanto & amabile t graffiti , Ten-e Com» ) a s, l a gentil conversazione t Fab. ) 8' b composta di p^nrone Di reciproco piacer, Žtlg. Ho Spadigiia permettete, entrerb, d. Fab. Padroria Siete, Com. (Cos’ da detto ?) (piano a Fabio) d t ab. Che ha Spadigiia. Com. / Che? Eug. Spadigiia, Spadigiia.' d.Fab. ) Malederto , dar di peggio non si Eug. ) • pub. Cont. II mio panto č Sessantotto, *'*• Eug. Delle spade troverb. Cont. Un Picchetto dar potrb. Ten. ) Almen vinfcer potess1 io d. Fab. ) II bei cuor dell' Idol itiio, a 4» Se ora il gioco perderb. Eug. ) Cosi vincer potess’ io Cont. ) II bei cuor dell’ Idol ihio, Come il giöco tittccrb. •tfog. ) s 2. V Cont. ) Ecco vinta la partita. Ten. d. Fab.) » j, , e Com. ) Viva lei ehe, ben glpcö. . Scena sec onjd-a. Alessio con servizio di Cioccolata e Detti. Ales. E’ quä la Cioccolata. Cont. Si servino Signori. Eug. ) «3. Teh. ) Eccedono i favori d. Fab,) Contessa in veritä. ► Com. Ghe son questi rumori £ ' i d. Fab. La Cioccolata ž qua, Co#M. Ebben si bevetä. q . Eug. ) Q „ Li soliti timer! Alessio torna qui. Ales. ) Gelost miei timori cerate per pieta* d Fab Eugenia favorite. Com. MioJFabio compatite, 1’onor per voi non v^. d. Fab. (Che vecchio malamlrino Con lei fa 1’ amorino Ma lb vedrb da me.) Com. Ragazza mia premiere. Eug. L’ amico k la ehe freme. -aCom. Insieme certo insieme. ' Com. eFab.) Fra "noi si bevera. Eug. e'Ten.) E’ sordo in veri$. a 5. ' ‘ Quanto ö amabile &c. Ten. Gen til Contessa, ilcaso talor meglio di noi. ' Dispon gl’eventi, sa ehe della bellezza Ammirator io sono, "E secondando appunto il mio placers, > Fissato ho in yostra čaša il mio quartiere. Cont. Teneiue, i vosti, detti '• Son troppo lusinghieri, ", . ' ' Ma consolano aitaen se »on son veri« X en. Anzi piü ehe verac». s' T. . • ' Cont. Creder lo voglio.' 'len. (Questa vedovella, £ graziosa e bclla, ^ E* ričca assai, Potrebbe risarcir Uliti i mici gnai.) Coni. Engenia, non avete ora il solito brio d. FahZ Si, mi semhra mesta. Com. Cos’ ha, le duol la testa ? Eug. Nö» ma non sempre siamo del »edesin>o .6' . r' i'«-" - umore, (Non so cbi sia di pot piü sec ca tor e.) Com. Ha detto far 1’ amore, e con chi mai ? d. Tok* Forse vi tedrerä qualctm che quä, hug. Qualcun ceno; ma v' £ perd fra quest!., Centi. Un-pö piu forte. Eng. Dico che v' £ fra questi, Una .persona di tptto gen io mio. Ccm. Grazie, graeie, da wer (quelle son! io.) tf.FaU Se 1'£ presa per se., , s> Alts. So ch’ £ fedele, ma^ca pena crudele, Per un povtro amar.te, , Ä t E il vederja instdiara ad ogtii istante. Celit. Siete Francese, ed ustigial, Due titoli -ehe nou »i pfrsuadouo Di una sierra e stabile cestaiua. Tctl. Ah ! mia bella speranza Questi dubbi mi offendtoo,Rimani sequo x E’ vero le tiandieve, 1 Ma per- voi df Cupido io'söno Alfiere, Cont. Sara.. ..... - „„.5 Ales. (Resisto appena, mirandola fra lord.) jEttg. Alessio £ in pena. Ales, .Sara meglio. anciar via, Proprio mi sento, tutto il saogue agitato; ' . ’ (parte.) Eug. Per een poter piü regier ei ?* & nc «dato. Com. Cos’ ha quel matto, Eug. Nee lo so. Com. Don Fabio partisse ancor, d. Fab. Partisse il komandante. Com. V orrei svelarle V amor mio. d Fab. Vorrei ad Eugenia scoprir gli affetti ffllci. Com. Ma 6 li confine. 4- Fob. Ebben cosi fard, Vado L da solo a sola poi la vedrd. ' Permettono Signori. Com. Vada pure, Cont. Si serve. Com. Fin?ran le secature. d. Fab. Signora, persuadetc Eugenia a maritarii,^ E* tempo omai, ehe qnesto geotil fior 1, Formi con suo diletto, Ad altro fiore unito un bei mazze/to. Per le donne innammorate Io son tennero di cnore, Se le veggo disparate ' Mi fan subbite pieti. Ma piu resistere Non pih non posso, O donne amabbili Senza ttna sposa, Sono Frenetico, ' Ne so piü star. (parte) ' Scena t e r z a; :Eugenia, Contessa, Ten. e Comandante. TetU Non si nega Contessa, ' \ Che tutto corrisponde k quests casa v. >. . - Al vostret rare genio 4 bella la Padrona, E’ non lo e meno la sua Coropsgns, Cont. Dite Eugenia? len. Appunto. . , •« . Cent. Mia Compagna vel dissi, eUa non 4, Ma una civil tagazza a me raccomanda«, E’ »' bo tutta la cura. Ten. E’ assai garbat*. Coni. Ci mencava costui. Cent» Ehi, ebi Tenetue. A. len. Son tutto vostro, non fernere niente. «Bella graziosa in vero, ha tutta 1' am Delle nostre Francesi, Aggi’ioge quests un pregio ai merti suoi, E ä quel che vedo, place aucora a voj. Cam. Che ? , len. Che a vol pisce molto quests bella ragazze. Com. Come a voi la Contessa. len. E’ ver, ma qu^sta Fiazza di non facil con» quista V- Per voi sari. Com. Che dite? len. Che per voi, sia facile aquistarla, io nog v' accordo. Com. Che sordo,.. non son sordo ; Sono un pö vecchio ma robusto 4 saao. len. Basta, siete Soldat» Veteranu. Eng. Per segnitar Signori Ja fräse milita re. Quests ritia piazza da un altro Comantante E’ den guardata, len. Non si potria tentar qualcbe scalata. Eng. Saria vana 1* impress. Cont, Ha gii promesso ad unaltrc la mano, " 12 ,1 , , . Ellg. Anzi la mia Signora atnabil prottetrice, - Accid succeda presto il mio sposalizio, Mi dä la dote, Teil. Eh via, che dote, qnesta la portate con roU Coresto vasjo amoroso sembiante, E* la dote maggior ch’ a bdi a un am a n te. malice e vezzosa •» Destate in seno a more« Ma per tov sola il core In sen tpi parla ogtior. j ' * _ ” Oh fortnnati amanti Che in libertä godete Tem er vbi non duvete , L’ affanno ed il ddlor. Xpflrte-) Scena q.u a rta; 7 Eugenia, Comapdante, e Contessa, Cotlt. Eugenia, con permesso del Signor Cbtnan-r dante. Segnitemi ehe ho i ditvi'alcune cose. Eng., Obbedisco. Com. Ove a kidate ? Eug. Seguito la Signora. Com, Nö, restate, Contessa n n solo istante Lasciatela con me, son gentiluomo, Milisare giubilato, ed uoir. di beli’ Eti, Fidatsi pub. Cotlt• Rest!; per altro, V Io so, ehe anche la bella Eti, Dalle passion! difendersi non sä. Ma cosa 6 mai quest’ amore Che ci pone in tanti quai ? E un non so ehe, Che piace, eppure io non ho pace. Mi sento un pizzicore v tiha smanietta al core. Cangio voglie, e pensieri in un momente» - . > ■ Eug. com. i Eug. Com. Eug- Com, Ardo .. gelo .. mi affanno 1 E chi sei che predeliti, amor tiranno! Donne, dirmi il sapete Se il provate voi pur, se 1' intentfete. Da voi saper vorrei O donee amor cos’ d Io dirlo non saprei 1 £ppur lo sen to in me. , Amore in seno l’anima '1 . . . \ Spesso mi scalda, e accende, Spesso quel gel discende Ad agghtaeciaruri il cor. Che fieri palpiti X .• j , Mi desta amore - • E’ un umne amahile . •: Ma inganna amore Credete donzellette Quest’ d la veriiä Gran cose amor promette Ma poi vi burlerä, (parte.) Scena quinta*, * ' » Eugenia e Comandante. (Ci son, ma presto presto lo strigerd.) Siam soli Eugenia della, e posso finalmente, Palesarvi una cosa di premura. Palesatela pur ptesto addrittura. Se al primitiv» impegno, voleste riuunziar Sarei nel caso, di proporvi in me stesso, Uno sposo piii degno, io v* amo assai E se yolete,,... ''Che cattivo tempo. E’ vcr, ehe ho un pd di • tempo, - Ma son robusto ancor, e se tu’ amate posso far vi una dote di ventimila Dopple. -£ttg. Oggi d piti freddo «fd consurto. Com, Nd, nd non sard iüquieto, Anzi docile ogndr sard ver voi. Evg* II freddo certamente vien da quella finestra. Com, Minestra * che minesrra, un qualche dent« d uscito Certamente dal suo posto. Ma rods francamente anctie Varrosto. jEng, Che sordo. Com. £ ehe condudesi? ' Eug. A miei Conti, "Ji • Oggi credo ehe faccia neve ai monti. Com, Dico, come si resta, via ri.^pondete. -Eug, La mia risposta, la mia nsposta d questa, Che il core d prevenuto, \ ehe voi non mi . piacete * Sturatevi le orechie allot m* in ten derete, : . ''' (parte,) Scena sesta, Comancfante sole% Corpo di Scanderbech '. , -r Per quel poebetto die capire ho potato, La cars Eugenia mia, ' " ' • ' ’ ‘Vv- 'v E’ di di me innamorats alia kbllia. -Ho vinto quella piazza, espngnato quel Forte GH ufficiali chiamerammi all’Atmata Dei spesiy e degli amand, :> "v II granterrere in materia d’araore, io sempre fui Conquistator famoso. Daaque facciam co- T raggio, Pormna juvat and aces, timidos re- pellit, Ceme dice in cettö stih setiuone. Non sd se Mtrco Telli«, o Cicerone. Gnernero i socer 1’ »more J< L' som» » hii pognai A' A' £ del mio gran valete Ho dato prev« *ssai etA , In pib telice e tj. He fatto piü Campagne Che in bocca non ho denn B* in ^utti i miei eimemi Mos trato ho il gran valor. Hl spagna tre Duchesse Caderono ai miei piedi» In Londora due Miledi Con dodici Cortesse L' Italia non rammentv. Che furomo piü di cento, Ma in Francia, in Francia po* Mi feci nn grand onor. ; .> «' L' forse maraviglia E’ poeo quel che ho detto, eh ? . . . Farevami un sorbetto Di bere in quell’ et*. Il Brando mio tembile Neli’ amor osa guerra tutto » tam Gettava tutto a terra Sanaa difficolti. (forte.) Scena »ettima,, Giardino con statua d’araore in mezzo, Alessio, pot Eugenia, poi d. Fabio m suo tempo. 'Alti» Numi ehe deggio far ? Vi vere pji» non se ftp-ttoli /»flanrr4 il gdoso mio core $ii resister yon cht. Iti h Nami consiglio . D eh salvatemi voi da tal periglio (t/0-Eug, Pove cofri ‘mio bene i lendo part i'e.) Dove t’ ascondi Älessio vita mia, dolce mia speno?, Ales. Eugenia ccadele, . _ Evg* Ingrato. , . Ricompensi cosi.tü la mia fede E questa e del imp amor la tu» mevcede, ' a 2, ' ' Pace o mio bel name lo ti giiuo eterno amor, (esce Fab. E lo sgnardo ruo. sereno in OsS£T-Passi passi nel mio cor, r vato.) Fab. (Eugenia con Alessio L’ amors fan cošpetto Or dietro qni mi mefto ' Ei’ tntto ascoolterö! (levß la ttSta La testa pav movibbile ali’ amer e e ci Si levi immantineute si acconioda Ma viene di ia gents C01llasua? ed • Vo tntto qui ascolsar. ascolta.) Eug. Ma se il scopre, o caro \ . t ' -Stay Che tu sei disertore D’ affanno e di dölorec Allora io moiirö, -iati Ales. Non dubbitar che questo Non e il mio reggimentd - <•' Ma il cor non ö contento E segne a palpitar, * . , Fab* Cospetto! disertore (sempre düirt) La spia ti voglio fare* . la stutua,\. L’ avvranno a moschettare Con grah solenniti,) • - v >7 S cena o 11 a v a. 1 Contessa, Tenente, pot Commidante. v Cont' ) In bel puntb eccoci quä e Ten-) Presentiamci al Dio d’Amore' a 2>) E giuramci fedeliti. 1 Jiilg- ed) Si noi pure eccoci qui sites ) Presentiamci al Dio d’ Amore n 2. ) E giuriamci fedclta. Scena n o n a-Comandante, e detti. Costi- Al fine,vi ritrovo Ragazze iniei g&rbate, M a qui ehe cosa fate < Psrlate , dike sü. Eug-s) Andiam dal.Dio d’afliore Cont. ) Chiediam ehe in mezzo al core a 2. ) Ci: vihri un dolce stral. Com. E’ ben pregare voglianchio (ad Eugenia Pet te beli* Idol mio . solamentt.) Tutti. Andi cm o dunqne andiamo II n ume ad implorar. a Arbitre o tu de cori (singinocchiano O biondo n ume arciero avanti l'a~ Fa moštva del top impero more ) In si felice di Ecih. Audi ti che che chiedete (COll.VOce terri-' Eugenia a me cedete tile ) Perch’ essa spetta a me (tutti s'al-Cem•> C he cosa 6 stato ? zano spaventati, Che cosa 4 nato ? fuorche H Comatl-a 2. Ii Dio A favellato. gottiti,) d ante, ehe non ha iy te so ) d’ Amor« (tremantt e sli- iS Com. Cb« «osa... a 4. * ' Che vuole Eugenia Com• Ah. fellone aspetta an poco v Or tagliarti vo la testa, / . Ed Eugenia ti dar», (sguainando la spado, e Fabio ritira la Usta.) « 4' . Ma la testa dove and» ? v 'Bug e) Ah venite e qui l’amote Cont. ) Che noi tutti cordeil». as.) Ecco quä quel bel šcioccone Che volea -qual nuovo Oracolo .Qui noi tutti beffeggiar. Tjites.) Come ben m Thai pagata Ten.) a 3. Ti sta ben ben la pettinata Com.) Ne 1’ avrai mai da scordar. Tab. Or la rabbia il cor mi rode Ma non vana and» la frede E vendetta sapr» far. 1 5- Or la la rabbia il core gii rode. Per ehe vana and» la frode Ma vendetta saprem far. (tutti par tono, resta Alessio edEug.) Scena det im a. Eugenia, Alessio, poi Contessa. rAUs. B* ben ehe ee ne audiamo Perche tai pretendenti sono molto a proposiso Per farmi fare alfin qualcho sproposito. Cent. Alessio. (frettolosa.) Ales. Cose c’ e ? Eng. Cos’ » avvenoto ? Quel Den Fabio ho veduto, , CWW Parlate a an Caposak, • aredonoa far oak A prevetritvi, di qaello che gli ha detto Riguardo a voi. Jles. Che gli poteva dire. Eug. Oh Dio ! mi trema fl core. ' Cont. Che siete uti Disertore qui rifpgiato, e che., dies. Basta .. ho capito .. Stelle » .. misero me!. Soo rovioato. Bug. O Dio! Signo ra mia ✓. povero sposo ... Alessio sventnrato, (ont. E' dunque vero f Ah Don Radio scellerato, Eng. Or che fafem ? Cont. Cercate star nascosro. dies. Eugenia, oh Dio! faggir cooviene, etoste» Le piü .remote strade ncercherö, Quamto sarö in sicuro scrivcrd alia Contessa Che a tue vi mandi. Ellg. E' cosi dunque .. . dies. Addis op» V L tempo da perdere Vi lascio, ma negi' am ari giorni, Che da voi mi dividono o mio bene, Non vadili quel cor. 1 Eug. Ferse potresse dnbnar di mia fgde ? dies. L pih fervidi affetti, Suol spesso intiepidir la lontananza. Etlg• Ah! questo Č un insultarla mia costanza, dies. Deh ! Scusate 1* amore, la confusion, La smania al duro passo, Di dovervi lasciar, mi fan di sasso. Cara perdona al tuo fedele amante Che t‘ama, e che t* adora •i ,Qaal fier dolore in doverti lasciar Ora mi desta Ah si si mia cara giuro e ti promett» Che sol sei 1' idol mio, 1* amato oggetto." Non temer te sola adoro . Doke-speraedeiner mio Si fa sei' 1’ idole mio E te sola vozijo Amar Per te smanio, per te tremo Sento I' »Ima vacillar Tint* affanno ho gitmo cielo Piü non posso tolierar. (patte) Scena'und e cim a. Eugenia, e la Contessa. Eug. Donque cosi mi lascia (oh Dio čara Contpssa, Che novella fatal, perdere io deggio, II „mio cor, il mio bene 1’anima mia, < Cont. Povera Eugenia, gia lo so Causa ne fu quella malvaggia spi% Andiamo andiamo, il vostro caro amante Forse in salvo šari; Che riaoJvo ?.. che pen so ? .. dunque sia ver ' Che perdere degg’ io, il caro mio resor I' 3, ■ maro bcn ? Ma forse in quest’ istante, egli in salvo sati, Ah! che una doled speme mi scende al cor E se m’inganna oh ehe contraffo fiero Sento ehe in sea mi fanno, Mentre in dubbio sta il cor amore, e affanno. Mesta vece al cor mi sento Che un affanno in sen mi desta E mi colma di spavento, E cagiona il mio penar. Ah la speme oh Dio ! s’ arresta Per timor d’ un nero inganno. E ritorna in sen 1’ affanno Questo core a tormentar, (parte) r.\ • I Scena du ode c ima. Don Ftibio solo. > Perch e son h runo mi son ben rjeartato. A me briccone a me anima infids Se 1’ Asia piange 1’ Africa non rida, (p.) Scena de cim a t erza. ‘ Ester no del giurdino della Contessa. Alessio fagitivo e guar din go por Ca porah e pattuglia. * ^ Ales. Ah iov’ nnqae il pasio io moyo Parmi d e.v ete osservato, E* se po, §Sn ravrisato Piii non v' e per me pietl. ' < Pei veder la mia dileita Imprudence amor mi fa. Cap. Alto la, chi siete voi*? , Ales. Un dneva pc fatti suoi ■ ^Cap. Qeusta voce non mi e nnova La conosco in verita. Ales. (Mcmeschino, so no scopeno.) Cap. Vi conosco n’ č son certs » Siete Alessio Drsertor» , Ales. Si, son qnello non Jo nego Cap. Attestate!:?, trrc.'iatelo. Ales. Dch I ,vi prego a. J?. CtV ^°n ““ OSrte un tal rjgor. I’ (£’giustizia, e non rigor. Scena decimaquarta. Tenente. Contessa Rosina, e detti. .Ten» E hi! CaporaJe Che cosa č staro? Cap. Uh Diserrore H6 qui arrestatoj (Oh sventursto Cont. .. (Mi balza il Cdre Ros. Ten. Ales, Cay, Con. Ros. Ten. a* ^"(Povera Eugenia (Che mai sari. Voi siete Alessio ? Signor son quelio, a. 5. Che gran flagello, Che caso strano Si spera invano A • JN Scasä,‘6 PietL. Com. Ros. Ah Caporale. Non sd che fertig Passat per l'Armi Certo dovrl. -- -- c?T ™e""- Pü un imprudente, Ma di salvarlo Si tenteri. Üal Comandante Lä nel Castello Con il Rapporte Subito andrd. a. 5. Che gran. flagello Che caso strano Si spera invano Scusa 6 pietä. (Parte il Caporale con Alessio w, > mezzo a una pattuglia.) \ - - SJ . X— 1 Scena decimaquinta, Contessa, Resina, Tentnte, poi Eugenie Con. Beh prevenite sebito Del Comandante il cor, ; • - v » Correte eh Die I pregatelo Del misero 1 favor. Ten» E* troppo inesorabile Pur tenterd quel cor, . * . fin dove mai permettono Le leggl dell’ onor. {forte.') Con» s Oh conseguenze orribili Ros» a* * D' un sconsigliato amor. Etlg» Ed 5 vet ehe il caro bene Cinto oh Dio d* aspre Catene Ora in Carccre sen v4, äoj* a* 3. (Che dirö i) (Sospiräudo.) fug» Voi sopirate 1 per pieti roo mi ee*ate Questa infaust» veritä. Con, Cara Eugenia e vero, e vero. ROS» Si pur troppo L prigioniero, Eug» Ah! previdi il suo periglio. Ah mi senco, oh dio • mavčar. •k (Non si perdi tai momenti ROS. (Qui nei pianti, nei lamenti, Con.°* ^'(4da si vada il Comandante (Tutte unite 4 supplicar. . a» 3. Si partiamo, si corriamo Non L tempo d’ indugiar. (partOtlO•) Scena d e ci mas es ta. Interno del Padiglione. Comandante al tavclino pot Caporale. Com. (suona H Cavipanello.) 014. Cap. Mio Signore, Com. Ten. Com, Ten. Com. Eug. Cant Ros. Com. Eug. Com. a, 6. Com. Tmt V E’ qui un Disertore,. Ristretto tr« lern. Si guardi, si servi, Si formi il Process« jNi s’ usi pieti. Signor mio Comandante, Sapete Teqente, E qui un Delinquenten l. o so, lo giä vi sto Si pallido š tristo, Ciie induce ä pieti. Si formi il Prqcvsso ' Ne sinusi pieti, Scena d^c i.ma set tima; Eugenia, Contessa, Rosina, e detti. (Jn stto umile s supplies (Not vi preghiaih Signore a. Z- (La grazia al Dismore, (Benigno d’ accordar. Al Militär rigors, non posso >derogar. Deli! mio S’gnpr perdono, Grazia per 1’ infelice, Salvarlo ä voi sol lice, Fatelo per pieta. Eugenia per čolni, V’ intenerite tanto! ( Tutti fuor ehe Comandante,) Deriva in lei quel pianto Da un naturale istinto. , (Quasi costei, m' ha vinto; xChe grazia ehe delta.) z. Tenente ehe credete, ' La grazia deggio far J • L* arbitru voi ne siete Pto» deggio consigliar. COOT. S’ inoltri il Delinquent«, Cop* Or or sari presence, . Tosto lo ft passar. {Tutti.) Quando sari presente, Vedftm che nascerä. {il Caporal* parte.) Scena decimaotta va. Alessio incatenato, e detti. AltS. Di colpevole in sembianza Qui mi avanzo o mio Signor, E la sola mia spevanza Sti.nel vostro amabil-cor. COOT, Chi .sei tii ? Ales» Sono UN meschino. Com. Disertasti ? AUS. tiö disertato. {Tutti fuori ehe Comandante.) s Coiupatite un sventurato Che non seppe quel ehe ft. Com. Perche il posto abbandonasti ? Ales. Per amoret Com, Amor ! per chi ? Aks. Lamia smsa eccola li. {accenna Tug.) ( Tutti fuori ehe il Comandante.) Comp mile hu sventurato Che non seppe quel che ft, Com. Or capisco la ragione, » /; Di eotanta compassione Rfon piü grazia ne pieta (Tutti fuori ehe Alessio-) Quest* ingenua confession« La sua raorte affrener^. Ah Signor pieti, pie'tä. & Com» Nb HOB deggio aver pietä. Eug. Ah caro Signore. Com. Ri gore, r:gorev ' Cont. Ma in conclusions. Com. Prigione, prigione. flen» M’ a vete giä espresso. Com» Processo, processo. Mos. Ma pure qtfei detri. ' Com. Moschetti, moschetri. \Ales» Faceste sperarmi. Com» Per i’ar:ni, per 1’ armi. ‘ . 1 Olä Caporale si tolga di quä. (paKtß.) Tutti. Oh! che caso," che Giomo funcsto Non v* ö speme, pietä non si trov L' infelice dar deve nna prova, D’un delitto ch e figlio d’amor. Oh che smania, che nuova fatale Ah giä sen to la tromba ferale, I Soldati giä sond sulll Armi U Tamburo d’ udire giä panni. Tutto č pena, tormento k dolor.j Fine deli’ Atto primo. atto secondo. Scena Prim a. Piazza. ' . Caporale e ‘Dou Fabio. d.Fab. Caporak ? Cap. (Or che vuol questo spione ?) d. Fab. II militar consiglio, ha poi deciso, Ii disertor Alessio šara gia eondjnuato Coni’ io suppongo ad esser m.oschettato. Cap. Nulla ancora si sa. d. tab. Eh 'presto si sapri. Cap- Ma voi Signore par ehe assai giubllate ' Nelle di$grazie altrui. d.Fab. Eh v’ ingannate. Qael che mi faparlare E ii zel dali’ osservanza inilitare. Cap» Oh veduto, Questo zelo appuiuo spinse vosighoria, Contro quel poveretto a far la spia. d. Fab. V oi perö 1* arestaste. Cap. Perchl voi Signor mio me 1* insegnaste, d. Fab. Basta non me ne pento, II principe hd servito d son contentb. E piti contento io sono per che ho servito Alla vendetta mia, Sce'na s e con da, Tenente. Contessa e detti. Ten. Che fate Caporal con quell a spia? j E venuto a denunziarvi qualch’ altro disertore? -3 . - '> Cap* Mi domandäVa del prigioniet*. -Ten* Sarete lodiffatto di quanto avete fatto. Cpntro quel disgraziato, d. Eab. Ma io pevd. Ten, Partite uomo malnato. d- Eab, Signor come pari ate ? Ten. Io parlo come meriti, Cont, Tenente, barattando parole con costay Ci va dell’ onor vostro, d.Fab. E’voi Signora Con lui v’unite ad insultarmi ancora ? ' Cont Non mi degno risponderti, soltanto ti diro Che hd gran rossore, ch* io t’accordai l’onore, D’ amtpetterti alia mia conversazione. d Fab. Vi son delle persune perd, die hieritano t '. meno, > x Ten. • 1’chi son quest! ? Cont. Ch «di lui non curate earn Tenente mio. Ten. Lo vud sapex perchd ci vengo anch’io. ' Paria indegno chi son ? d.Fab. Con quest! titöli caro Signor Tenente, M’ obbligherete a dirvi impertinente. Ten/- Ah! temerario! Caporale a voi arrestatelo, - E’ poi il Rapporto färete a! Comandante. d.Fab. (Di leguate unflagello sopra ilmioppster-> • ' • / gale , Ojmž m’aspetto, Tenente maledetto.) ;•*' Ma pih assai maledetta questa linguaccia mia. Ttn. Impara ä parlar male, Cont• E ä far la spia. 8 cen a t e r z a. Comandante, e detti. Com* Don fabio la arrestato ! per ehe ? Cap. Perchž ha mancato di rispetto'al Tenente, Com. JNon M iatto aiente ? ' , S- \ Caf* Aozi Signers ' Hi raaltrattato un n-tizial d’ onore. Con:, Corpo di Scanderbeck! chi 6 V uffiziale Che ha osato maltrauare Ž Jell. Jo son quel desso. C Otn. Spesso ? che spesso! anco una volta serve Per castigarlo. ; . - J(tl. Dissi ch’ io son qutllo. Ccm. Gö papito. - *j£Tl E’ mi disse impertinente. C Om, Si Teneme Io so, siete Tenente. Jen. Impertinente mi disse. Com. Ab disse impertinente!? Ah temerario; sia eastigato A’ forma della sua tracotanza, Dateli due cinquanta com 4 1* nsanza. d. Fab. (Bd disgraziato me, non ti sspettavi ac. / ' , coglienza si s trsna, O povera mia.parte deretaua.) Cap* (Vu6 servirlo di gusto.) COUt. (bl Ten.) Tenente contentatevi del suo ,x timor ; Pregate il Comandante che si degtii cam-biare il suo castigo, Con esentarlo sol dal suo Gastello.) Ten. Questo vostro bei cuore, In me risveglia piü cocente ardore. Cont. Impetrando per Iui, strada ancor d faremo Per ottener la grazia al disertore, Ten. Benissimo. Signore, { Quanto a cuore io vi sia conosco e vedo, Ma il suo rossor mi basta, altro non chiedo. Com. Ho inteso. Ai giusd preghi. Di tanto intercessor nulla si neght. Ten. Grazie. Com, CalCap,) Si tasti (a, d.Fab.) 5 th ; Vanne ed impara barbaro discortese^ Come vendica enca le propi e offese, d. Fab- (L’ho scampata assai beliš.) Com. Rittgražiate il Tenente £ baciateli il bastone. d. Fab. Grazie Signor Tenqnte. Teil. Andate, e sia, ' . Il rossor vostro la vendetta mia. (parte la Cont, il Ten. e Com.) d. Fab.”Auc0t non pp vero, ehe si siano , dileguate, Quell’ arcisolennissime legnate, Ancora tremo dalla paura A dir il uero e cosa dura Sentir di dietro quel tippetä; Parmi vedere il Caporale Sul mio sedere far tippetä Ah 1 e yna gran cosa qnel tippetä Beiidissejpppcrate undia Platone Se ami il tuo tergo fuggi il bastone , ( . E fuggirai dal... dal tippetetä. Ma d' ora innan’si non fd per dire Ji militate vuö rispettare Per ’non sodrire il tippetä. (parte.) Scena quarts, ■ P a d i g 1 i o n e. Com and ante. Tenente e Contessa4 Com• Contessa, Eugenia vostra che fä che tion si vide ? Cont• Poverina sarä ristretta in camera piangendo • > quella d'isgraziata abbiate alfin pietä, Salvatele il suo ben per carita. Povera davver mi fä pietä. (Amore amor affd ehe sei tiranno; Anch’ io per il Tenentp sento ardere il cor Se perderlo dovessi, e sola p'oi restare Mi farebbe di pena delirare. Infelice vedovella Šempre sola ho da restare E ima cosa da crepard Tollfrarla piii non sö. Se trovat mi posso anch’ io Un vezzoso giovinetto II piü amabile diletto Cefta Son che ii proverb, (parted Scena quinta. Comandante e Tenmte. Com. Che ha detto Ja Contessa'V 'len, V’ha pregato per la grazia d’Alessio, Ed ai suoi pregbi aggmngo ancora i mi ci. Salvando Alessio, salverete a n ehe Eugenia. ' Voi I’ amate, e se la consolate, Al vostro affetto non sarä ingrata. Com. Che cosa avete detto? Jeti. (E* tempo perso.) Eugenia parleri * Forse con maggior sorte. Eccola quä. Scena sest a, Eugenia e dettuj Coni. (Eugenia e pur carina.) [Jeti. (ad Etlg•) Al Comandante per Alessio parlai Parlai per voi, e parld pur Ja Contessa, Ma nieu’te ha capito i detti' nostri, Forse avran piii virtii gl’ accenti. vostri. Signor (al Com.) vi lascio insieme Con una ch* io so ben ehe non vi spiace. Com. Come, Eugenia vi piace ? Ten» Dico ehe non vi spiace, Ora a voi tocca a non spiacern a lei. Conu Avete detto lei ? 3-2 . Ten. Certa. Com. Che cosa? Ten. (Questo ö morir di pena.) In somraa Eugenia, con lui vi lascio, JJsate ogn’ arte, ogn’ opra, Per indurle alia grazia. fing» E* ehe poss’ 10 sperar da lui ? Teru Tutto sperar potete, E se voi non 1’ a in ate ajroen fingete. (p.) Scena s e 11 i m a* Eugenia e Comandante. Eüg. (Come finger poss’ 10, se la finzione mio costume non £.) Corn. Vezzosa Eugenia, sempre mesta cosi?j Eng. Pur troppo il soho, MS voi potete ralle- grarmi vo endo. Com. Uu pö piii forte. Bug. Liberando da niorte quel povero infelice. (paflandok forte all'orechio.) Com Favellate d’ Alessio ? Eüg. Di lui favello. " , Com. Ebben to salverč. Con un patto perö, che se ne vada subito dal Castell o, Anzi dovete dirgli, die non 1* amate piii, ' Che ad altr’ oggetto, donaste il vostro affetto. Eüg. (Ah che crudele sacrifizio inumano.- Eppur convieue per saivare il mio ben finger d’jodiarlo,) ' Com. Che cosa risolvete ? - £Ugt (Misera me \) Fard quel che volete. Com. Alessio voi volete? no non faremo niente, ei moriri. Eng. Dissi ehe lo farö. com. Lev, si vedrk.(«rCap.)Ehi, UDisertore ä me. Fug. (Vederlo almeno potrö unistante,) x Com. 1° H"' starö presente ä quanto gli direte, ^ Un atto solo d* amor di tenerezza 4 Decide di sua sorte. Eug- (U cor si spezza.) Com (Se l’udito aon ho Ho bon'occhie, e con quello capiroj Scena o c t a,v a. '" Alessio con gnardie, e dettu Ales. Signor,... Com. Qncllonon so che ha da pariarti. (accett~ nando Eng.) -Eccoia. Ales* Eugenia mia, il mio misero stato Men penoso divien, s’io pur ti miro. 11 mio crude! maniro, , % I suoi straži sospende al cor dolen^e. Ma! tu mi guardi appena, a me tn non r ap- pressi ? Eug. (plano ad Alessio) Idolo miff ^ Teco finger degg’do.-sdegnp k furor, Com. (Sdegno ö furore a detto. ' Brava, comincia beqe.) Ales. (piano ad Eng ) Finger perche? Eug. Non vedi il Comandante, egi' ödi te geloso, E’ a te d' amore s‘ io mostro un cenno, II tuo castigo ä betto. Com. (Ho inteso certo ) Eug- A questo patto intende di salvarti la vita, Con che tosto di quä„ faccia partita. Com. (Hä detto far partiny dunquel’hälicenziato,) Ales. Ma tu mio bene lhato ... Eug. Io mia speranza sempre t* adorerö. Com. (Pöter di warte, m’ d parso di sentire adorer* Ma puö ancora aver detto .t’ aberrirb.) AUS. Anco finto mia vita, Troppo quel tuo ritegnoi peuoso per me. Eug. Ma sol da questo, la tua vita dipende, e 1* mia pace. Com. (Ho ,capito, ha rispösto non Is place ) Ales. M* un dolce sguardo, un gesto.,. Eug. I gesti i sguardi,' sono equivoci men delle < " parole. Com. (Parole! die parole! veramente Oggi ehe fa scirocco, ci sento men del soliro.) Ales• Ma dunque... Eug. Dunque soffri per ora i nostri affanni, ' Alfin vpietoso amor consoleri. Cowl. (E’ adesso? oh maledetra sorditi) Ales. E' amor da te pretends quel vgechio parrs & sciocco? Com. Oh ehe maledettissimo scirocco. Ebben fard cosi, per un memento la mi ritirerd, E‘ all* improwiso li sorprenderd.^ {si ritira non osservato ) Scena non a. Eugenia. Alessio pot Comandante in disparte, e torna nel tempo ehe Alessio da una Tabacchiera ad Eugenia. ' {osservando.) Ales. Parti,..' Eug. Ma temo. Ales. Eh non temer ben mio, prendi adcondi Questa Tabacchiera, in essa il mio ritratto troverai E nel guardarlo'- d* ua sospiro almeno la ü, , < mia memoria ofiora. Eug. Ohimž! cosi crude], tu vuoi eh’ ie mora ? /ties- Ah nd mia cara, profittiamo intanto, di at momedti, Ai dolci sguardi ai gesti Si dia iibero il fren mia vita omai, ' Nel tuo ritegno ho giipenato assai. Se ritotni al vago ciglio, Quel seren cbe m’ iimamora, ' ‘, Sfido allora ilmio periglio Saldo in petto il cor mi sti. Cow", Fermi lä. Eue:. Signor scnsat?, questo erompere 1 accord». Com. IS1» carina non son sordo, Ne son cieco in veritä. jfles. Ah destiti perverse ed etnpio! COW. Voi partite ? j4les. Non Signore. Com, Stracinate il disertore. JleS. Parto spbito di qui. Elig. Nd mio ben. Jles. Mi lascia d cara. EuS‘ Se ti Jascio, oh dio qui moro ? Ales. Resta, resta 6 mio tesoro, i Cbe comincio k vacillar. Com. , (Strascinate il disertore Eug. a. Z.(Nd mio ben non mi lasciar Ales. (Gii comincio i vacillar. < Fnv. /Ihr. (Ah V amor la srnama il duolo e Com. (Ma fard chela facenda. Ma se mesta an cor timiro, Sostener quel felso sdegno, Tremo... p'alpito... sosp'iro... Pien d’ affanno d di vilta. a' 3'(]VIi riscaldano (a vicenda. (Vieni vol a morte orrenda {Mi tormentano (a vicenda. L’ ontai Eug» Ales» (Le mie pene a terminar e Com. o' (Vadi prestnj a terminar. (Messio parte colle guardie.)] Scena dec im a* Eugenia, Comandante, indi i/ Caporale. Eug. (Misera me ]) COWJ. Mi. deJndevi adnnque femmina menzugnera! Quä quellaTabacchfera, cheil mioriyaltidie A me la povgi.. vud veder, vud sapere.. Eug» (Ah lo previdi questo colpo funesto.)(/< du Com. TVla la vendetta mia vedrö ben presto, la Ta-C ap. Eccellenza. bacchiera.) Com. Che c’ ČP Cap. Giä radunato d il consiglio di gueira, Ne altrj ehe voi s’ aspetta. Cbm. Subito vengo. (z7 Corporate parte) (Ecco la mia vendetta.) Eug. Ah ! per pietä Signore. Com. Brava bravissiina, spiritosa arditissima, In si tristi momenti Ella prenda tabacco ä conmplimqnti. . Dd tnoi disprezzi ingrata Mi voglio venditar Non servon quelle lacrime Non serve sospirar. (Eppure 6 si bellina Epp'ure 6 si carina ) Non mi guardar nemmeno A me non t’ aqcostar (Ma piano piano un pocp ‘ • Qni non bisogna corere porse a tuo tempo 6 loeb . Destin si. cambierä.) .(Che brutto imbroglio f q&e&o f Lo sdegno oh Dio! l’onore ä? Con gl’ anni k cön I* amorc ,, E’ un brutto contrastar.) (parte.) Scena un de cima* Eugenia sola. ! nd Signpr, oia.. oh Dio! minaccioso e sdegnato Sen cvrte alia vendetta, e fiero in viso, Lo veggo all’ improvvisq laf non dovuta pena, Sul mio bene scagliar. Perm ate vi ctudeli, Ah ! mio tesoro, dnnque da te divisa Oh stelle iv moro. Dna sentenza ittgiusta, Jo tehio in quest’ istrmte, 11 caso ben 1’ atnaute, Ah! dove šono, a chi chitdo perdono, Da chi sparb pieti barbara sorte, Se ho da viver cosi, bramo la morte. Fra 1’orror di fante pene S en to 1’ sima oh Dio > mavčar, Ah nel perdere 11 mio bkne, To mi sento il cor tremar. Scellcrati, oli fermate, Ah mio ben pčr te sol temo Caro bene, stelle ingrate, • D^ate fine al mio penar. Ma sento la speranza . Che beta al cor mi dice Fra tanti guai felice Ahiore ti fari. Io pib non temd il fato Se meco amer si sta. ' (parte.) Scena du ode cima. Luogo solitario del castello vista della časa del consiglio. Contessa, Rosina, e a suo tempo sorti-rannö fuori aleuni militari del con- siglio di guerra che travers er anno It* Piazza senza ascoltare quanto le do-manderanno la Contessa,, e Rosina, indi il Tenente parlerä due parole ma di passaggio Cont* Cola dentro Rosina d adnnaro ilconsiglio, , £’ giusto adesso sarä prrviiunzi.ita, Ja sen- % ; - tenza d’ Alessio. Ros. Ah ! vogli? il cielo, che sia d> vita. Coilt.. Molto ^tar non devel’aduuanza a disciors’. Ros. E’ il results to potrem sapere- alfine, , Proprio Signora mia sto solle spine. Cont. (sente aprir la porta) Ecco s'apreiapona (sorte un Caporale e senza fermarsi tra-ROS. Galantnomo, comeando ? versa la piazza) Non risponde ! (sorte 2 soldati com sopra Per graziasi potrebbe sapere .. Neppur questil Cont. (sorte 2 nff.ziali come,sopra) Costor Saran piü onesti.1 Gliel domanderd io. Appaggäte Signori il desir mio. Vorrei sapere.. Ros. Affh, voi 1’ avete saputo come me. Cont. (vedendo il Imente) Ecco il Tenente, egli parlerä. Tenente, com’ ö andata. Ten. (passando c. S ) Contessa vi saluto. Ros. Auch’ egli in questo ä diveatato muto. Cont. Cospetto! son piccata. Ros. Anch’ io. Cont. Rosina, facciam cost. Si cerchi Eugenia £ andiamo alia carcere insieme. Ros. E si poträ, z Dunque saper la dentro .. Cont. Si vedrä (partono.) Scena decimalerza. C a r c e r e. ' (ove šara Alessio con catena seduto ador-menntato sopra d'un sasso.) Eugenia, Contessa e Rosina, pot Caporale. Stanchi gft dal lungo pianto Ee Donne Gl’ o cehi suei cedero al sonuo, a z. Infclice, ah 1 posa imamo, E addormenta il suo martir. Aleš* (gnesti amplessi solo ponoo Far men grave il niio morir. 1' . {Le Donne a z) Al tuo bene il braccio stendi / Sventmato 1’ aure stringi. AleS, (C SOJU a) Cara Eugenia, ob Dio sospendi Uu istante, il tue partir, {Le Donne a 3 ) O pensiero lusinghiero Un immago ä liti tu pingi, Che poi desto piu funesso, \ Renderagli il suo martir. Aleš. (c. J.) La tua mano, o mia speranza. Ellg. Prendi o caro. {le da la mano ) Ales, (c S-) Sij costante o.mio te^oro, {si SVeglta Ah! tu qui sei? SOrpreso•) Cotlt.) F» sincere, veritiero ROS.) An che in sogno il mo pensier, Eug Ma per poco sia verace. Ales. Lo so anch io, ma pur mi piacc E«S-)fl 2 Sara ^ breye ,, tuo goder. Aleš.)“"* Benchč '* mio Cont. y Via sperate ancora un pocoy ROS. ) Alia grazia v* 4 pur loco, lo mi vogli» lusiegar. 4o sua Sia decisa la sorte« Non attends ehe la morte. a 4. Cap. Hs-r as. Ales ) > ) attendo Non mi posso lnsingar. Del militar consiglio, Leggete il gran Decreto. (il Caporale 4a il Decreto in mano ad Alessio.) a. 4. 'E’ grazia, ovver periglio ? Ales. Ah! ehe mi trema il cor. „Del militar consiglio 1 „II deaertor Alessio „A’ morte & cordannato.44 Oh Dio! (con esclamazione, cade ) a. S' Cap. Eug. cont. Ros. Ales. Ah I ben previdi ö stelle! ' , Per tanto rigor. " (me Ales. Dnnque si ceda alfa to, Son meno sventurato, - •'<, Se m mia ears Eugenia Piangi per me cosi. Cav. Sieguimi. (ad Alessio.-') Ales. Teco sons. Eug. Ah barbaro, ah crudele. (inveindo COH-Cap. Son militar fedele. tfO il Cap.) (le donrte a- 3 ) Per tua cagione il misero I.a morte subira. (contra al ) Eng» TÜ 1’ arrestasti ö perfido. (al Cap ) Cont. Til 1’ opprimesti 6 barbaro. (COtM SOpra) Cap. (Mi destano ä pieti ) a. 5» Mi rento il sangue .movere Le fibre ohimč si scuotono, E con frequenti, palpiri, Il cor va in quä b in lä« 4k Scena decimaquarta. Tenente e detti. fön, Contessa, queste donne shrove conducete, Io parlar deggio al Caporale, e el prigionjer, Etlg' Avete per Ini la grazia ? ' Ten. Andate ö lo saprete. Cont. Venite, (ad Eugenia e Rosina.) Rug. Alessio mio ti lasov /lies. E’vuoi partir ? - - Ten. Ma andate. Eug. Addio, addio. (partone le donng.) Scena de cimaqui n ta/ A'essio TenenU e Caporale. Ten. Alessio, Caporal, ppche parole. Eccovi qui due t»drse, in cui vi sodo Cinquanta doppie per ciascuna. (ad/Jles,) Amico qvesta č per voi col passaportb, E’ qvesta (al Cap.) per voi šara, -Se secondar vorrete il mio bon car. ColComandante io sonomollo irritato E gl’ uffiziali ancora al par dime lo sono, Feli ama Fngenin, e per quests mwchibo Credendosi sprezzato r\ \ r ,, ^ , l.o vuole per vendetta m o sch et ta to. Un adito alia fuga dargli potrete; I setvi roici son pronti coUa.sedia Di posta dal castello, cola presse le mora. - Ebben, che dite ? Cap. Ma Signor... Ten. Qüesta e una borsa di cinquanta dtippie. Cap. (Che bei suono.. non saprei... Cento scudi, e poi cinquanta, . E una svuimo ckegiammat non vidi tanta.) E ' ^ '4$ Ten, Ebbene? Cap. Uh ? lo fard. Ten, D’ Alessio il vote non ticerco, si trstta di sua vita. Ales*' Ma d’ Eugenia I’ amor,.. Ten, Quel della vita. In n<:i dee prevalere, Alessio aridate Subito in salvo 4 a lei pin non pensate. (parte.) Ales, Ch’ io non pensi ad Eugenia ? Cap. Amico il tempo passa. Ales. E star potrei Sen^a il mio ben ? rd, di dolor morrei. Cap. Presto. Ales, E’ roeglio soccombere al destine, Vhe'prolungar vivendo il mio martlrc. Cap. Andiam . Ales, lo vengo subito L giorire. Cap. A morir ? siete pazzo? eh via... Ales. Vi dissi die morir voglio. Cap, Oh questa in veritü, e una bestialni Nuova di zecca, giä credo cbe sefaerz ate, Se volete crepar, dunque crepate. {parte') Scena decimasesta. Alessio solo. Pjb tosto mille morti, die star Iungr da lei, Che tieue in mano il fil de giomi miei. L’ amo... V adoro.. ma nd ! morasi alfine, Eh non si ascolti questo vile timore, Gi& il destine lo vnole, e la rea sorte, Vadasi pure alfin, vadasi 4 morte. E dovrd fri rante pene Cosi perdere il mio bene. All! nel sol pensarlo,,.. H sargue, mi si gela, In torno al cor. 16 vicende si funeste ^ . Per pirn cki mi consiglia Dite voi se raai vedeste Svenrurato al par di me. (va asedere sopra il sasso.) Cap» Alessio... amico .. riflettele Che dne palle in petto, e dot in testa,' .Non vi Lira troppo bene — r Ma voi non riipondep» ? Di gia voi siete di inorir risolnto Dnncjuecoraggio.. betiamo... Addio ! egli - e perdttto. (parte.) Scena settiraa* Gabinetto della Contessa. Contessa e Rosina. gug. Se perdo Alessio mio - Voglio morir anch* io Senza di lni la vit» ■“' Vifa per me non d. , Cont. Non disparate ancora Coraggio mia Signora Coit'Ros. Sa p ete che il Tenenre Suo difensor si ß. Bug. Nori posso lusingarmi Li trnppa d g;ä soll’ irmi Pace per me non v’e, Cont. Dscisa A la sui sorte Vä V infelice 1 morte. Cont Ros. Una maggior dimora Fatale esser g}i puö. (partono.) Eugenia. 44 Eug. Voi mi lasciate d- barbare Ma pur vi seguiro. Ohirne le gambe tremono, Reggermi piü non s6„ (parte.) p # * ocena deciraaottava. Gran piazza ; I nogo des tin ato per mos-chettare d Deserture. Soldati che sfila con marcia, pot il Disertore con sol-dati, Tencnte, Contessa e Rosina, Comandante, e Caporale. V ’ • Ten. Non se an cor a Ei s’* salvam, O se ha abusato Di mia pied. Cielo! ehe miro ! Eccolo qua ! - (' (Lo vede venire in mezzo a un Pic• chetto di Soldati acoompagnato da mar chi a lugubre, e Tamburq scortfato o coperto.) [dies. E’ giunto il termine, De giorni unci, Il colpo orribile - M’ attende gia. Ten. CE’ giunto il termine Cota, a, z (De’ giorni suoi Cap. (11 colpo orribile L’ attende gi&, dies. -Posso la grazia_ ; Sperar Signore ? (<,/ Comand.) Com. Nö, ehe a me vietalo Di nostre leggj L’ indisprensaWe Severity. . «. z. after. 7>n. Cap. Oh troppo barbara Seventi. a. 2. Cont. Ros. Ah Signore Una meschina Solo voi salvar poteke Se vedeste poverim Verameute fi pieti. Com, (Cosa dicono Tenente? Teji. (Per Eugenia mio Signore L’ unaj e 1’ ultra vi prego.) Com. Per EugeniaJ che desia ? a. 2. Cont. Ros. Che il suo ben libero sia. Com. E’ deciso non si poö. a. r. Cont. Ros. Voi potete se volete. Com, Io vi replica, nö no, (Jlessio si vn a mettere in gino-cchio, e te ben dano gli occht e quatt.ro Soldati si pongono in ordvie per fucilarlo.) {Tutti fuori che Comand ) Crndelti magg'or di qoesta Nd ehe mai trovarsi pnö. Seena ultima, Eugenia, e detti. Rüg. Deh! lasciate, si sospenda, La pieti, 1’ error la peha.* (al Com.) Ah! Signore io posso appena Le wie voci articolar. '/lies. Vi conosco care voci Siete quelle del mio bene, 46 Com> (Ascoltarla non conviene, PerchS poi mi sednrrä.) Eng. Grazia oh Dio! perdon pieri. Com. Non vi bado, forti lä. T»tti fuori ehe Comandante. r Ah ! Sign'T, pic a, pieta CbfM Non vi bado, fern tö. Tutti fuori che Comandante; Grada,-grazi» in caritä Ah! Signor pietä pieti. Cb.*». Non soiio una fiera ' Un md