ANNO XVIII. Capodistria, 1 Marzo 1884. N. 5. Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione.— Gli abbonamenti si ricevono presso la lied azione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Società arctolopa e di storia patria Com'è ormai noto, fu costituito il Comitato per la fondazione in provincia di una Società archeologica e di storia patria, la cui iniziativa spetta all'Avvocato Andrea Amoroso. I membri di cui ella si compone, appartengono ai principali centri dell' Istria, e sono oltre il nominato Avvocato Amoroso, il Professor Benussi, il Dottor Cleva, il De Franceschi, il Dottor Glezer, l'Abate Marsich, il sig. Nicolò Rizzi, l'Avvocato Scampicchio. Ed è assai da rallegrarsene di questo Comitato, perchè tutti i suoi membri sono egregi patriotti, conosciuti tra noi quali intelligenti e zelanti propugnatori della conservazione di ciò che spetta al nostro passato. E tanto più è da rallegrarsene, perchè tra essi spiccano dei distinti cultori della nostra storia ed archeologia, capitanati dal Nestore degli eruditi i-striani, il settuagenario Carlo De Franceschi, il quale [sebbene grave d'anni, è tuttora infaticabile nel compulsare pergamene e documenti cartacei, nell'illustrare antiche lapidi e sculture, nel rilevare l'importanza delle scoperte, che di frequente compariscono alla luce da tutti i luoghi della provincia. Il De Franceschi si può quindi collocare tra i più dotti ed operosi continuatori del dottissimo ed operosissimo Pietro Kandler. E ritornando a questa nascente società ; non dubitiamo, eh' ella diverrà incile un fattore potente di que' principii, che qualche tempo mestatori forastieri tentano sfrattare a loro vantaggio. Già ella si propone li estendere la sua attività anche allo studio della storia patria, la quale è, senza dubbio, mezzo efficacissimo per diffonilere la vera istruzione civilizzatrice. E fu già detto dal Carrara nostro che„ la conservazione dei monumenti antichi sta in intimo nes.;o coli' istruzione pubblica. a È giusto quindi il voto espresso dall'Istria, che oltre la Società arebe-| ologica anche la Società politica porti il suo con-j tributo, secondando le investigazioni di quei com-j provinciali, che sono chiamati a dar vita all'altro sodalizio. Così queste due istituzioni, nate quasi ge-| melle, diverranno una grande forza intelligente, che | si presterà a stimolare dappertutto l'attività, sorreggendola quando incespicherà, tenendola sulla diritta via quando minaccerà di sbandare. STORIA. PATRIA Il doge Obelerio e la città di Veglia (Continuazione vedi n. 3 a. c.) Gio vauni Diacono nella Cronaca de' Veneti (uua volta attribuita a Giov. Sagomino) parlando del ritorno da Costantinopoli dell'esiliato doge Obelerio, così si esprime: "Interea Obelerius dux qui apud Costan-tinopolim exilio fuerat damnatus Veneciam reciprocavi^ et in Vigilia civitate apud Curidum sese retrusit." E alludendo alla presa di questa città ed alla uccisione di Obelerio per parte di Giov. Partecipalo, soggiunge: „ Vigiliam civitatem expugnavit, et capto Obelerio, decollare euni iussit." (Cfr. Pertz VII. 16.) A quel Curidum l'annotatore vi aggiunge in nota del suo, in latino s'intende: "Curido, (o forse Curiclo?) oggi Cornicchia, nell'isola di Veglia, presso la città dello stesso nome.,, Frenalo un risolino che mi spuntò sulle labbra spontaneo: passi, dissi tra me, per un forastiere passi! Chi sa mai quale idea ha egli di Cornicchia! Ma quale non si fu la mia meraviglia, quando ripassando la Storia di Venezia del celebre Gfrorer tradotta nell' Archivio Veneto vi trovai a pag. 338. Tom. XIII. P. II (a. 1877) clie "Obelerio comparve nelle acque soggette a Venezia, e si fortificò nella città di Veglia che si trova nell'isola dello stesso nome, al S. di Fiume!! Oh questa poi non me V aspettava. E qui un nuovo risoliuo, uu pò di meditazione sulla s> utenza di Niebhur che aveva letta anni fa. e un'altra sulle fonti e siigli annotatori. E sottolineo annotatori, perchè il GfrSrer citando la fonte da me citata, dimostra di essere stato indotto a quel!' asserzione dalla nota or' detta. Del resto egli non sarà uè il primo uè l'ultimo ad essere ingannato» perchè la riprodusse tale quale anche il Dr. Racki (quatidoque bonus dormitat Homerus !) nel voi. VII. p. 335 dei Montini. Slav. merid. Godo nel citarlo e trovarlo in errore, perchè ai Croati è saltala addosso, da qualche anno in qua, ' na smania storica da non si dire! E vi sanno trovare" il pelo nell' uovo, arrampicarsi sugli specchi, interpretare a modo loro documenti che frugano nelle sagrestie, fare storte deduzioni da documenti falsi e sospetti, non distinguere mai l'elemento italiano dallo slavo nei nostri paesi, per cai, agli occhi loro, siamo tutti slavi meridionali ! Egli che ha saputo scaldarsi tanto par decifrare uua lapide glagolitica trovata a S. Lucia di Besca, la quale poi non accenna punto a dominio croato, come vorrebbero farci credere i signori di Zagabria; ma ad una semplice donazione di terreno da parte dei re croati, nfcta ed astuta arte loro, per venire amicandosi il clero, iu possesso delle città a maro della Dalmazia, lo quali s'erano già spontaneamente rese tributarie ai Veneti ancora nel 1018 (compresa Veglia) — e proprio alla Chiesa di Besca vicinissima alla Croazia, in tempi quando i terreni potevano essere comperati e donati a chi meglio tornava. — egli che per sapere il nome antico d'Ala, nostra isola si dègiiò sino a consultare il Forbiger, che. poi gli insegnò la solita sbagliata lezione Kopoxtiy.T], mentre ignora i nostri che scrissero, e bene, di questo paese;— egli, dico, poteva nuche prendersi il disturbo di esaminare meglio il fatto e non fidarsi d' uno straniero. Ma a, suo tempo e luogo, metterò le cose in sodo. Qui soltanto accennerò, che morto 1'ultimo re croato colla voglia in corpo, 1'isola Veglia nou venne data in mano al conte Doimo dai re ungheresi — gli eredi re dei croati in Dalmazia — ma dal doge Domenico Michiel (1117 — 1136)! Dal doge di Venezia!! Altro che Zvonimiro ! ! (Continua) ILT otizie Il distinto Sig. prof. Hugues, direttore della stazione sperimentale iu Parenzo, ebbe occasione di recarsi a Capodistria giorni or sono, dove s'intrattenne coll'illus. Sig. Podestà e con altri cittadini sulle condizioni agricole del territorio, accennando al progetto, altre volte discusso, di istituire a Capodistria una sezione della stazione provinciale per lo studio speciale della orticoltura e frutticoltura, con riguardo al sempre più esteso sviluppo della coltura intensiva e nel territorio di Capodistria e in quelli limitrofi d'Isola e Pirano. Bisogna dire che la organizzazione di simili istituti non sia tanto facile cosa quanto alcuni possono supporre, se, malgrado il vivo desiderio e di questi agricoltori e delle autorità provinciali, ancora nou si è potino eseguire il progetto; ma oggi abbiamo buone ragioni per credere, che finalmente sarà corrisposto all'in- gente bisogno di aprire un più largo campo di attività alle industrie agricole di questo distretto; mentre la filossera procede inesorabile nella distruzione delle vigne di Pirano e d'Isola, sicché in un determinato periodo non si potrà più far calcolo del loro prodotto. La raccolta di oggetti preistorici in Parenzo va arricchendosi sempre più; fu scoperta la necropoli anche a piedi del primo castelliere di Pizzughi. Il Tribunale d'Inusbruk, dove verrà dibattuto il processo verso la metà del mese corr., escluse per il Sig. Enrico Iurettich gli articoli : Egoismo e beneficenza — La festa di ieri — I fatti del 17 agosto — La pelle di tigre — e La fine dell'orgia. Ridusse invece l'accusa al solo titolo di crimine di perturbazione della tranquillità pubblica per gli altri articoli. Cose locali Il signor Giovanni de Baldini, maestro ambulante di agricoltura, tenue il 17 m. d. alla presenza di numeroso uditorio, composto in massima parte ili campagnoli, una conferenza intorno ai nemici della vite, che rese più attraente coli' esposizione di vari apparati filosserici rappresentanti alcune vigue colpite dalla filossera. Ci scrivono : Onorevole Redazione, È permesso dire due parole intorno ai lavori della Società di abbellimento, senza correre il rischio di vedersi ricambiati da tanto di muso o peggio? Questa domanda bisogna farla, oggi, qui tra noi, oggi, che s'intende la libertà per il „guai a chi mi tocca„. Dirò adunque, che gl'intendimenti della Società suddetta; di abbellire, cioè, con giardinetti, macchie verdi, siepi e così via, i luoghi frequentati di passeggio, sono ottimi ; e non c' è dubbio, che i nostri concittadini lontani, sognando lo splendido orizzonte del patrio Belvedere, s'immaginino, a leggere i giornali, di camminare tra le ajuole fiorite, per viali sabbiosi, press' a poco come quelli di Monte Carlo, di Nizza .... Eh sì! se ci fossero i mezzi, si potrebbe fare ciò che seppero fare tante graziose cittadine sulle riviere di Genova e di Marsiglia, dove accorrono i ricconi di mezzo mondo. Ma da noi i mezzi non ci sono ; non ci sono per fare i giardinetti, non ci sono per mantenere in buone condizioni quel poco che si fa. I giardinetti da noi sono uu lusso per il pubblico come per i privati; e nelle condizioni uostre, il Comune non può prendersi il capriccio di spendere delle centinaia di fiorini ogni anno per la manutenzione di giardini, costosissima dappertutto, ma assai più nel nostro clima, funestato da siccità ostinate e da venti impetuosi e frequenti. Il Comune spenderebbe piuttosto quei denari nel tenere pulite le strade e dalle immondizie e dal fango. Prima di tutto pulizia e poi abbellimenti. Ma se e' è una Società ad hoc, come dovrà ella esercitare la sua attività? Pianti qualche albero dove c' è un vuoto, ponga una siepe !.. ma non perda di vista altri modi di abbellimento. Io dovrei qui stendere un programma di attività, ma forse sarà meglio mi spieghi col presentare un progetto pratico. Un problema tormentoso pei nostri abbellitori è il Brolo, — il deserto del Brolo. Chi vuole un semplice filare d'alberi intorno; chi lo vuole doppio; altri invece un' oasi nel mezzo . . . Ecco un'idea mia: non si potrebbero ristorare le due cisterne com' erano una volta, e farle servire di ornamento e di utilità? Raccontano i vecchi, che le due cisterne erano circondate da una piazzetta selciata di marmo bianco, chiusa intorno da una graziosa balaustra, pure di marmo bianco. La piazzetta era alzata sul circostante terreno di due o tre gradini ; e le linee della balaustra erano variate da curve gentili nella pianta, e da svelte colonnette nel prospetto : le porte della balaustra avevano cancellate. Era insomma un bel monumento, di que' tanti che ha lasciato il sapiente Governo di S. Marco; e i nostri nonni lo ricordano, perchè fu distrutto appena nei primordi della prefettura di Angelo Calafatti, sotto il Regno d'Italia. E perchè fu distrutto? . . Per ornare un giardino pubblico, dove oggi i reverendi padri francescani coltivano le ortaglie . . . Caduto il Governo napoleonico, un nostro podestà, Dio 1' abbia in gloria, permise ai padri di prendersi l'orto, che circondarono di muro. Ritornando alla mia idea, pensino i miei concittadini alla bella costruzione rifatta ; pensino al vantaggio dì avere nel centro della città un ricco deposito d' acqua eccellente ; cosa, del resto, facile a ottenersi colla conduttura di tutte le acque del Brolo nella cisterna ampliata. Ma sarà un lavoro costoso! Eh, non si pretende di vederlo fatto in un anno ; e poi cittadini e Municipio offriranno volontieri straordinari contributi. Ecco un programma nuovo di lavori per la Società di abbellimento. Sarà preso in considerazione? Io ci vedo subito un ostacolo, e forse giova farlo conoscere subito, perchè sia tolto. Esso è il mal senso che provano alcuni, quando certi altri suggeriscono loro qualcosa. Per carità! non se n'abbia a male nessuno : tutto il mondo è paese, e di miserie ce ne sono dovunque; ma devono i saggi essere pronti a far tacere quelli che non vedono più in là del naso. Se mi diranno, che proprio tra questi ultimi ci sono anch'io, e che il progetto è un sogno, 10 mi rassegnerò, purché me lo dicano. . . i saggi. Frattanto vi saluto. Appunti bibliografici Letture italiane scelte ed ordinate ad uso delle scuole del ginnasio inferiore da Giosuè Carducci e dal Dott. Ugo Brilli. — Bologna — ' Zanichelli — 1883. Un nome da baldacchino sulla copertina del libro mi attira a pigliare in mano il tagliacarta, e compiere la prima e la più uojosa operazione. Tanto più che al nome del Carducci va congiunto quello del Dottore Brilli, discepolo che fu dell'altro, ed ora professore degnissimo, e collega a me affezionato, e quanto altro mai desidera-tissimo, come si dice a parlare per la quale. E questi si è messo all'opera, come è facile scorgere da ogni pagina del libro, con tutto F impegno, ha scelto da moltissimi autori, ha ordinato, "ha tagliato via risolutamente, le foglie morte e i ramicelli secchi e intristiti, nel Sacchetti e nelle favole esopiane "e da tutto ciò, ammesso 11 genere e gl'intendimenti del libro» gli viene lode non | poca. Ho detto, ammesso il genere e gVintendimenti ; e | perciò si ha a dire subito dell'introduzione scritta appo-! sitamente dal Carducci, e nella quale tocca di quello e di questi con poche parole, ma che possono dare luogo a molte questioni. L'egregio Carducci pare abbia l'abitudine di scrivere prefazioni alle opere de' suoi scolari: già in questo foglio si è discorso di quelle poche ma brillanti righe messe innanzi ai versi del bravo Mazzone, e dove c'è quella famosa definizione delia poesia che ha fatto alle muse venir del cencio in Elicona, come alla nipote di Fresco. Questa volta però l'illustre uomo, trattandosi di uu libro di scuola, è entrato in biblioteca, e si è messo in pauni curiali ; e invece della sua prosa delle Confessioni e Battaglie tutta viva, tagliente, splendida come acciajo brunito, ci dà quattro buoni periodi in istile da cattedra, condensando le idee. Io spero adunque venia dal Carducci e dall' amico dottore, se in queste poche righe manifesto schiettamente la mia opinione. Opinione, badiamo, da modesto scrittore, e non già avvertimenti, consigli, emendazioni, da professore. Il Carducci comincia col dire "d'aver largheggiato in scritture del secolo decimoquarto anche perchè raccomandate dall iì istruzioni ministeriali, e per non dare alla gioventù il malo esempio del contraddire e contraffare alla legge,. E va benissimo. Se non che e'si potrebbe anche domandare se questa antologia, solo perchè antologia non sia un contraddire e contraffare alla legge. E di fatto le istruzioni e i programmi ministeriali raccomandano per ogni classe del ginnasio la scelta di un autore antico e di un moderno, e come furono aboliie le autologie del latino, così anche per l'italiano. Ma in affari di istruzione pubblica quidlibet audendi sempre fuit mqua potestas al corpo dei professori, e sotto l'eccellenza del ministro Baccelli poi peggio che peggio. Dunque ben vengano anche le antologie, le quali, se fatte con pochi autori, cou brani più lunghi e con altri criteri per le scuole del ginnasio inferiore (prima, seconda e terza secondo il sistema italiano) possono anche passare. Continua il Carducci. — Largheggiai iu scritture del sec do decimoquarto anche perchè la tradizione dyla letteratura nazionale e una matura considerazioue alle questioni di recente agitate intorno la lingua mi consigliarono a così fare. Lasciamo stare le questioni recenti, chè sarebbe un cacciarsi in uu ginepraio da non poterne uscire così presto, e meno che meno iu uu articolo da giornale, e atteniamoci alla ragione della tradizione. Convengo pienamente coi due compilatori; «nelle scuole classiche, si hanno a studiare auche i classici antichi, ed è necessario che la gioventù conosca lo svolgimento 8el pensiero italiano; e perchè poi possa abboccar Dante, il Boccaccio, il Machiavelli anche concedo necessaria la preparazione nel ginnasio. Ma qui ci casca l'asiuo, signori miei. Perchè voi ammettete che alle scuole del ginua,sio inferiore gli alunni vengono o dovrebbero venire impratichiti abastanza dei novellieri o narratori moderni„. Ma adagio Biagio. I novellieri moderni ecco il noto, il punto di partenza per passare agli antichi, all' ignoto. Ma alla croce di Dio, quattro annetti di scuole elementari fatti tra il sesto e il nono anno d'età, bastano forse por addestrarsi sul Giannetto, sul Thouar, sul Manzoni, Dell'italiano moderno? E poi si sa come vanno le cose. Oggi che in fatto d'educazione l'arrivare presto alla meta, e strappare la licenza e un diploma è tutto, si mandano al ginnasio fanciulli di otto, di sette anui fin auche, faceudo loro saltare quasi sempre la quarta ed auche spesso la terza; e nelle piccole città di provincia non è raro il caso di trovare capi d'istituti che vanno a reclutarli nelle scuole elementari pur di avere un numero sufficiente di ragazzi nel ginnasio, e professori compiacenti che gentilmente si prestano. E con questi famosi Tironi, che in fatto di lingua e di moltissime altre coso sono sempre al pappo e al dindi, volete cominciare lo studio della lingua antica e dare loro ad abboccare la crosta dei trecentisti? lo ripeto cose pur troppo note a tutti iu Italia, deplorate da tutti; e parole non ci ap-pulcro. Non abbadiamo adunque al come dovrebbero venire gli alunni al giuuasio, ma al come ci vengono di fatto: nn po' di machiavellica, e un attendere non all' ideale ma alla realtà delle cose, sta bene auche in faccende di scuola. Il Carducci però di queste miserie 11011 si dà per inteso e scrive iu tuono sicuro: — Ove s'indugi a pascerle (le fresche menti) ancora di ricotte, come potranno abboccare e digerire Dante, il Boccaccio e il Machiavelli? si lascino i Promessi Sposi ad accompagnare gli alunni per le varie scuole, secondo paia meglio ai maestri. Ci siamo; le ricotte del Manzoni e di altri scrittori moderni rilegate per grazia nelle scuole elementari! E le altissime lucubrazioni del pensiero antico agli eroi del giuuasio inferiore! Apro la Antologia del Carducci, e vado a fare il saggio del pan forte. Una filatessa di favole piccine piccine tanto per cominciare, poi intramezzate da tavolette e novelline moderne, moltissime novelle di Franco Sacchetti: ■— il topo nelle brache — il frodatore delle uova eoe — dove il dice lui, dico io, dicono loro mi fanuo agli ocelli l'effetto dei fusi giranti iu uu filatojo; poi le sublimi descrizioni del padre Bartoli — Veduta del mare — con quel famoso periodo (pag. 15) del quel quel e quello quello che farebbe veuire il mal di mare anche al Biancoue di Piazza; e finalmente, sentite questa, moltissimi brani di quel grande italiauoue, di quell' illustre romanziere che fu il padre Bresciani, il quale a proposito di pastori e di olivi di Geremeus. (pag. 263) insegna ai figliuoli come i pastori di Sardegua„ recansi l'agnelladi traverso, e posto il secchio sotto le poppe sì le spremono alzandone le lacche, e le mungono per di dietro torcendo i capezzoli verso il secchio, — Immaginiamo l'acquolina in bocca verrà ai dottoriui in erba del ginnasio ! Altro che le ricotte e le frasche del Manzoni ! ! Oh! è ora di finirla, e parliamoci chiaro. In tutta questa disertazione, e in tante altre questioni di classici e di romantici, e di antichi e di moderni, c'è sempre un sottointeso che non fa troppo onore al Carducci ed alla sua scuola: uu'avversione costante, ingiusta e un po'anche ridicola al grande Manzoni. Difendere il Manzoni sarebbe ancor più ridicolo. Qui mi basterà citare, e non certo da fonte sospetta, due recentissimi braui „ — L'elemento morale nell'arte è forse il più importante di tutti: infatti per quanto l'etica manzoniana sia lontana dai nostri desideri, noi dobbiamo confessare che una gran parte della forza dei Promessi Sposi e degl'Inni sacri procede dalla sicura e profon la coscienza morale del Manzoni,, — (E. Scarfoglio. Domenica letteraria 27 Gen-tiajo 1884) Tante grazie. Ed ora sentite un altro suonare una più grossa campana. — " Sono passati sessant'anui ormai dalla pubblicazione dei Promessi Sposi, e in tanto tempo pure molti uomini e molte fortune sono passate. Le tragedie dell'Alfieri (?) e quelle del Pellico, i poemi del Grossi ed i romanzi del Guerrazzi, i panegirici del Giordani e i pochi e buoni versi del Torti non si leggono più. Il romanzo del Manzoni si studia ancora da tutti, e le giovanetto si commovono, e i letterati vi traggono la maniera nuova della prosa italiana. Il fatto è questo, ed è vivo, vitale ed accertabile: a che confonderci con puntigli ed arzigogoli di scuole che sou morte da un pfzzo? Il Manzoni rimane, mentre gli altri dileguano. „ (Luigi Lodi, nella Domenica letteraria 6 Geuuajo 1884 ). Così i bravi scolari si souo ribellati al maestro di Bologna. E all' antologie tornando, dirò che questo scegliere di preferenza anche per tenui fanciulli tra gli antichi, e tra que' pochi moderni che sono più vecchi dei vecchi ( perchè viva Dio, nè il Sacchetti nè altro trecentista srissero così contorto, lezioso, arcaico, rettorico come il Baiteli, il Bresciani, il Guerrazzi ) mostra un pregiudizio di scuola, contro i seguaci dell' uso. E io non voglio già negare alla, scuola di tentare di stringere i freni, di combattere lo stile sciolto e ciondolino degli stenterelli più o meno toscani, che sono la caricatura del maestro. Anche io ammetto l'uso, regolato però dall'esempio dei grandi scrittori, dalle leggi intime della lingua, dalla tradizione, dalla letteratura nazionale. Ma è in nome di questa letteratura nazionale medesima che tutti, i quali non abbiano la benda dei pregiudizi di scuola o di campanile sugli occhi, domaudauo che a questa benedetta letteratura nazionale sia permesso di vivere e di accomodarsi un pò alla battuta del nuovo maestro; perchè, viva Dio, la lingua nostra, non è morta, ma viva; è la lingua di un popolo, di una nazione risorta che ha tanti nuovi bisogni e quindi tante nuove parole. che ha veduto scomparire tante cose vecchie e sorgere tante altre nuovissime, che ha assistito alla più grande epopea, ha veduto compiuto il lungo voto di Dante e del Machiavelli, che ha fatto insomma l'Italia ; ed ha quindi ben altro di meglio a fare ed a raccontare che le scempiaggini del Gabbadeo, e apprendere, auspice il poeta di Satana, dall'ingiulebbato, lezioso e rugiadoso Padre Bresciani com'è i pastori di Sardegna muugono le agnella allargando a quelle le lacche e facciano le ricotte!! Perchè M>pra a tutti i pregiudizi di scuola rimane vera questa bella sentenza del Balbo, che io vorrei accolta come la parola d'ordine da tutti i presenti e futuri compilatori di autologie; — Lo scrivere italiano efficace non è affare letterario, ma azione nazionale.— E finché i libri di scuola saranno fatti col sistema del Carducci — non è da maravigliarsi sei ragazzi, non ci comprendendo un'acca, e trovandosi in iscuola come in uu mondo del tutto diverso ài reale, anche dopo tanto strombazzare di — scuola e famiglia — dopo aver fatte le grasse risa ( come testé avvenn» dell'agiamento (per cesso) iu un brano imposto a memoria) correranno subito a riprendere i giornali, le raccolte periodiche, i novellieri e i narratori moderni. Torno a ripetere, non nego alla scuola 1' opportunità anzi il dovere di stringere i freni ; ed ecco perciò come vorrei e con quali intendimenti compilata uua antologia, dato che l« autologie siano necessarie, e nou un affare ma un* a- zione, Pei ragazzi di prima ginnasiale punto antichi, e tutti moderni, e di preferenza della nuova scuola. Nella seconda e nella terza comincino ad abboccare i cinquecentisti, poi i trecentisti, ma sempre rinfrescando qua e là la raccolta con esempi di letteratura viva. Ottimo metodo quello di avvicinare un moderno ad uh antico, per mostrare come abbiano in diverso tempo differenti autori trattato un medesimo argomento. La viva voce del maestro mostrerà lo svolgimento del pensiero, e in quanto alla forma additerà ciò che è secco negli antichi ; e come il rigoglio delle frasche, e gli strani innesti nuocciano alla pianta nuova. Queste cose si sono dette e stampate senza alcuna pretesa in un cantuccio di questa povera Istria, la quale, oltre ad altri sopraccapi ha anche il dovere di mantenere salde le vere tradizioni dell'arte italiana in faccia all'invadente Slavismo. E poi poi, quando gl'inquilini fanno un po' i matti tocca pure al pjrtinajo la custodia della casa. Da ultimo dirò che il Trofessr Ugo Brilli, messo così a lavorare sulla falsariga imposta, ha compiuto molto bene l'opera sua. L'accurata lezione, per la quale ha dovuto consultare molte edizioni, la scelta graduata, ed anche, siamo giusti, i molti brani di alcuni moderni, come del Giusti, del Leopardi, si devono a lui. Io gli auguro di cuore un campo migliore, e un lavoro originale, dove potrà muoversi con suo agio; e „studioso ed erudito come è, darci un' altra prova del suo bellissimo ingegno». P. T. Bibliografia Storica friulana dal 1861 al 1882 di Giuseppe Occioni lionaffons. Udine. G. B. Doretti e Soci, 1883. Prezzo lire cinque. Ohe l'egregio professore Giuseppe Occioni Bonaffons sia un diligente cultore degli studii storici, è noto a tutti i lettori di Archivi storici delle varie regioni italiane. Che pari all' ingegno abbia lo studio e la pazienza, anche apparisce dall' elenco stampato delle principali sue pubblicazioni a stampa storiche e letterarie edite dal 1859 al 1883. Sono 15 lavori originali, 8 studii su documenti, 1 traduzione, 15 recensioni, 3 rendiconti, cioè pagine 1455 di lavori originali ecc., e 557 di recensioni ecc. : totale pag. 2012 ecc. ecc. Dall'elenco dei lavori originali, recensioni ecc. apparisce come il chiarissimo autore più volte abbia preso l'Istria a soggetto de' suoi studii, e ciò per le strette relazioni fra le due provincie, ed anche per affetto alle cose nostre, ed amicizie strette nella dimora dell'autore a Trieste quale professore in quel ginnasio comunale. Qui non mi è lecito per le ragioni ut intus di riferire tutti i suoi lavori originali, recensioni ecc. sulla nostra Istria : basterà rammentare il suo Saggio di bibliografia istriana nell'Archivio Storico, Firenze, 1870. — Da Trieste a Spalato e viceversa — nella, Nuova Antologia Giugno 1880. — Su>T Archeografo triestino nell'Archivio Veneto. Venezia 1872. — : uir Istria del De Franceschi nell' Archivio Storico Firenze, 1880 ecc. ecc. Ed ecco oia un nuovo titolo alla nostra gratitudine verso il valoroso autore in questa Bibliografia storica friulana. Moltissime le notizie o allusioni a cose o ad autori istriani come si rileva dai quattro copiosi indici che si trovano in fondo al libro, e che qui in parte vi trascrivo a comodo dei lettori istriani. Premetto che questi quattro indici crescono non poco il valore del libro, e devono aver costato molta fatica all' autore. Così gli avessero tutti quei libri da biblioteca, e che non si possono consultare appunto per la mancanza dell' indice. Ed io li riferisco qui tali e quali mi furono scritti dall' amico Luciani, a' benefizio degli studiosi di storia istriana. NelV indice primo, indice degli autori, editori e critici, si fa menzione dell' Istria nei nomi seguenti : — Accademia udinese, Almerigotti F., Amaseo Leonardo, Amato Amati, Anonimi, Antonini Conte Prospero, Archivio storico, Baubela Carlo, Benussi Bernardo, Bini Giuseppe, Bnnfiglio Sigismondo, Bonghi Ruggero, Buttazzoni Carlo, Canestrini Giuseppe, Carli Gian Rinaldo, Caroldo Giacomo, Cesca Giovanni, Combi Carlo, Cutnano Costantino, De Franceschi Carlo, Della Giacoma Simone, Fabris Riccardo, Fambri Paulo, Frangipane Cornelio, Gregorutti Carlo, Hassek Oscarre, Haymerle L., Hortis Attilio, Iabornegg Gassenegg, loppi Antonio, loppi Vincenzo, Kandler Pietro, Kunz Carlo, Liberi Libero, Luciani Tomaso, Maini Luigi, Msjonica Enrico, Marcotti Giuseppe, Marinelli Giovanni, Mar-sich Angelo, Merlato Gaetano, Minotto Antonio Stefano, Mommsen Teodoro, Carducci Luigi, Nodier Romano, Occioni Bonaffons, Pirona Giulio Andrea, Puschi Alberto, Torrigiani Pietro, Valussi Pacifico, Zanella Giacomo, Zecchini Pie; viviano. Neil' Indice II, indice delle persone storiche e dei popoli: — Besenghi degli Ughi Giuseppe Pasquale, Besenghi degli Ughi Pietro, Giovanni II vescovo di Trieste, Kandler Pietro, Pellegrino da Trieste, Uscocchi. Nell'Indice III dei luoghi: — Adelsberg, Adriatico, Alpi, Arsia, Capodistria, Carso monti, Catalano monte, Fianona, Giulia regione, Grisinan, Idria, Isola, Istria, Muggia, Orsaria, Parenzo, Pedena, Pirano, Pisino, Piucca valle, Pola, Quar-nero, San Pietro presso Gorizia, Timavo, Tolmino, Trieste, Venezia Giulia, Vipacco castello, Vipacco valle e fiume (vedi Frigido). Nell'Indice IV delle cose: — Cartografia, Fonti di storia, Geografia, Lingue e dialetti, Stemmi, Strade romane, U....... Valichi (V passi) Valli, Valli romani. Detto così soggettivamente ogni bene dell'opera, esaminiamola ora oggettivamente per rilevarne i pregi ed anche qualche menda. GÌ' intendimenti dell' autore sono con molta chiarezza esposti nella prefazione. Il suo libro viene in continuazione della Bibliografia del Valen-tinelli, dal 1861 al 1882, ma mentre quel volume si occupa di tutta la bibliografia friulana, il Bonaffons restringe le sue indagini alla parte storica, cui crede la più importante. E di questa restrizione si scusa col dire che se poca è la sua competenza nella storia, sarebbe stata affatto nulla negli altri rami di studio. In cambio egli ci da però un sunto del contenuto, e talvolta altresì un giudizio del suo valore, avvicinandosi così alle esigenze dei tempi. Il metodo si potrà anche discutere; benché il fare tante bibliografie quante son le scienze, sembri un po' troppo lungo, senza dire che i limiti delle varie scienze non essendo sempre bene precisi, si corre rischio di ripetere più volte le medesime cose. In ogni modo non mi pare che l'autore potesse dire — il mio libro viene in continuazione della Bibliografia del Friuli del Valentinelli, perchè quella era generale, e questa specialissima; con la prima il lettore poteva formarsi un giudizio di tutto il mo-j vimento letterario del paese, con questa no. E che figura ci faccia, per esempio, il Friuli con soli 12 | libri stampati in un anno, ognuno sei vede. E poiché una bibliografia generale non è così facile a farsi, I specie oggi, meglio è dividere la fatica, e lavorare viribus unitis almeno in una bibliografia generale di un anno, di un quinquennio al di più; come fece pel 1880 il De Gubernatis. I limiti geografici posti a questa bibliografia sono gli stessi seguiti nell' opera del Valentinelli: cioè tra la Livenza e il Timavo. Ben fece l'autore ad escludere il Cadore e la Motta a destra della Livenza da troppo tempo staccati dal nesso friulano, e a includervi il distretto di Portogruaro che è vero Friuli, ed unito alla provincia di Venezia solo per ragioni amministrative. Ma il merito principale dell' opera, oltre che nei giudizi storici, nei quali l'autore, sei lasci dire, è giudice competentissimo, stà, lo torno a ripetere, nei quattro copiosi indici che gli costarono una fatica lunga e scrupolosa, ed una pazienza da frate. E come se tutto questo fosse poco, ecco che con caratteri speciali è indicato il libro che tratta ex professo di una data materia, per distinguerlo da altri che ne toccano per incidenza. Sotto questo aspetto il lavoro dell'egregio professore è veramente ammirabile, e la sua bibliografia rimane un modello del genere. L' autore mette le mani innanzi nella prefazione, e dice di non aver voluto dare una soverchia estensione a' suoi articoli, sia per evitare le ripetizioni, sia per non uscire dai limiti del campo prefisso. Quanto alle ripetizioni certo non potevano evitarsi tutte. Però qualche rara volta le ripetizioni sono anche coutraddizioui, e doveauo essere scrupolosamente evitate. Così al Numero 104 si legge — „Dalla prima maniera alquanto cruda e convenzionale, passò il Pordenone a quel fare franco e grandioso che imparò alla scuola del Giorgione" E al Numero 133 — «Seguì prima la maniera del Giorgione, e poi, creatasene una sua propria....*' Sta invece il fatto che la prima maniera apprese dal maestro Pellegrino da San Daniele, la seconda dal Giorgione ; nel terzo stiL fece di suo. Quindi appare, come senza volerlo, il chiarissimo autore abbia dovuto più volte uscire dal suo campo, perchè la bibliografia storica troppe cose abbraccia. Migliore adunque il metodo della bibliografia generale. D' altra parte spiace vedere come il chiarissimo autore, avendo, come largamente discorre nella prefazione, divisa la sua materia in 12 rubriche, poco o nulla ci abbia dato della rubrica 11 : Arti, e della 12: Volumi, nei quali è toccato per incidenza del Friuli. Non pare possibile che così pochi e in Italia fi fuori si sieuo occupati del Friuli, o in arte od in altro. La porta duodecima specialmente è così larga ; e poiché 1' autore stesso 1' ha aperta, può fare quante restrizioni vuole, ma chi è rimasto fuori ha il sacrosanto diritto di lagnarsi, vedendo le imposte sbattacchiate sul muso. A parte pure poeti e romantici, e parliamo di gente seria. Ecco per esempio un dotto rimasto fuori : I. Coindet : col so bravo bagaglio — Histoire de la peinture e» Italie. Paris. Renquard. Editeur 1861. A pagina 291 è fatta menzione del Pordenone. Ma più è importante il seguente brano : — "Dans le Frioul à V abbaye de Sexto, il existe une fresque de cent ns plus ancienne que le poeme {de Dante), où lenfer est représenté sous forme de cercles su-yerposés les uns aux autres absolument comme Dante Va décritPagina 31. 0 il fatto è vero, ed era della massima importanza rilevarlo; o come è più probabile, falso, e conveniva negarlo, e mettere un po' in ridicolo 1' autore che con un insopportabile sicumera parla delle cose nostre e dice spropositi da cavallo, come, del Palladio architetto, secondo lui, di Santa Maria della Salute a Venezia, mentre tutti sanno che è del Longhena ; degl' incendi che distrussero nel Palazzo ducale nel 1574 e nel 1577 le opere del Tiziano, del Tintoretto, del Pordenone, e simili altri strafalcioni. Così pure è omesso il — Celesia — Storia della Pedagogia italiana, Milano, 1872 e 1874, che nomina appena Paolino d' Aquileja, e la scuola di Cividale del Friuli (pag. 142. Voi. I) : e al quale si poteva rimproverare di essersi dimenticato del padre Stellini Somasco, da Cividale, illustre educatore, istitutore dell' ammiraglio Augelo Emo, e celebrato pe' suoi scritti dal Mabil. Ma passi pel Celesia, che in fondo accenna al Friuli per incidenza. Più si lagna dell' omissione il Léger — Histoire — L'Autriche Hongrie -— Paris 1879 liachette ed. — libro notissimo nel mondo slavo e che tratta la storia austriaca in senso panslavistico, ciò che per un professore alla scuola di lingue o-rientali a Parigi è un fatto abbastanza significante. Or bene, in questo libro, oltre ai frequenti e soliti ceuui di fatti che possono interessare la storia friulana, specialmente pel movimento degli Slavi, il lettore troverà a pagina 575 il famoso consiglio punto evangelico dì sguinzagliare gli Slavi per soffocare e opprimere 1' elemento italiano, come già ho fatto notare nel mio appunto bibliografico nella Provincia dell Istria. Qui non si tratta a-dunque di effemeridi, ma di un libro di storia, e 1' ommissione tanto più si rileva in un libro che s'intitola — Bibliografia storica — e solo di un breve periodo : circostanza questa che rende più esigente il lettore. Da ultimo, a proposito della Provincia delV Istria, dove da sei anni 1' umile sottoscritto è costante collaboratore, anche in questa rovistando, 1' Occioui avrebbe potuto trovare frequentissimi allusioni al Friuli, come nelle recensioni degli scritti del Cesca; nell'articolo — Gl'Istriani in Lombardia, dove si tocca della bandiera di Cividale, caduta in mano dei Visconti ; nel mio studio — Degli errori sull'Istria — stampato anche in fascicolo, Capodistria, Priora 1880; e in altro studio — Del decadimento dell' Istria — del quale si tirarono pure molte copie a parte (Capodistria, Priora 1880). Anche mi sia lecito rammentare il mio libretto — Per uri effe — Viaggio in istrada ferrata da Venezia a Trieste. Milano. Alessandro Lampugnani 1870. dove si tratta umoristicamente della geografìa e della storia del Friuli a benefizio dei viaggiatori. Qualche copia fu venduta anche ad Udine; e al municipio di Cividale, offersi due copie che furono gradite. Mi spiace di dover tirare in campo il mio signor me; certo quel libro come storia è poca cosa, ma nelle Bibliografie si ha a tener conto di tutto. Per innalzare una fabbrica ci vogliono n pietre e mattoni ; ma per chiudere i buchi tra una pietra e 1' altra anche le scagliole sono buone. Poiché il Bonaffons ha registrato nella Bibliografia — Gli Ostrogoti a San Vito del mio amico Cecuto, dove gli Ostrogoti c' entrano come il cavolo a merenda, anche il mio — Per un effe (e l'c-ffe è proprio il Friuli) poteva trovare un posticino. Conchiudo adunque col Fusinato. "Fra l'altre bestie posso starci anch'io„ Poiché parlando di librile chiacchiere sono come le ciliege, rammenterò anche il Cosci — L'Italia durante le preponderanze straniere — Milano. Val-lardi; del quale già notai gli errori nel citato studio — Del Decadimento dell' Istria -— e tutta l'opera — Storia politica dell'Italia compilata da una società di amici sotto la direzione di Pasquale Villari — Milano Vallardi, e nella quale, come è naturale, frequentissimi sono gli accenni alla Patria del Friuli. Il tempo mi manca per verificare il supposto; è molto probabile però che negli recentissimi studi sull'arte del G-aymuller si tenga noto anche di artisti Friulani. A queste ed altre omissioni provvederà l'egregio professore in una Bibliografia generale, che sarà veramente una continuazione di quella del Valen-tinelli. Il Bonaffons ha dimostrato in questo libro di saggio tutte le attitudini per simili lavori : erudizione, ingegno, ordine, pazienza ; quella coscienziosa pazienza che sdegna la fretta dei venali abborracciamenti. E noi possiamo aspettare, diceva quel tedesco. P. T. PUBBLICAZIONI Dai successori Le Mounier — Firenze — riceviamo il seguente anuunzio ; Biblioteca delle Giovanette. Nessuno ha sin ad oggi pensato a fare per le Giovanette italiane una Biblioteca, nella quale l'amore materno, giustamente sospettoso e severo, nulla abbia a temere, e dove le Giovanette possano, con loro diletto, educare il cuore al delicato sentire, comprendere come la famiglia abbia i suoi dolori compensati dalla santità di affetti inef- CJU'ODISIKU, Tipografia (li Uarlo Priora. fabili, conoscere quali sacri doveri abbia la donna verso la patria, arricchire la mente di giuste nozioni intorno all'ordinamento della casa, alla letteratura, alla scienza. Inspirati da tale concetto, noi diamo mano a questa nostra Biblioteca, la quale conterrà racconti e lavori letterari e scientifici. Avremo sempre a cuore che gli scritti in essa compresi conservino una forma semplice, modesta e schiettamente italiana: e che siano tali,sotto ogni rispetto, da preparare le nostre Giovanette ad essere buone madri, buone cittadine e brave donne di casa. Per riuscire più compiutamente che sia possibile nell' intento che ci siamo prefissi, accetteremo con gratitudine 1' opera ed i consigli di coloro ai quali piaccia coadiuvarci. Scritti già 2^>ubblicati di questa nuova Biblioteca : Buccini (Ida). Nuovi Racconti. — Un volume di VI-252 pag., con incisioni.....lire 2.— Paladini (Luisa Amalia). La famiglia del soldato. — Un volume di 327 pagine con incisioni .....................„ 2.— Piatti (Bosalia). Racconti per le giovanette. — Un volume di 274 pag., con incisioni . „ 2.— Caverai (Baffaello). L' Estate in montagna, Nozioni di fisica. — Uu volume di 327 pag. con 132 incisioni.........„ 2.— Giusti (Giuseppe). Poesie scelte e aunotate pelle Giovanette da Guido Biagi, precedute da una Prefazione e da una Autobiografia. — Un voi. di XC-224 pag., col ritratto del Giusti . „ 2.— sotto il torchio Caterina Franceschi Ferrucci. LETTURE MORALI. In preparazione diversi altri volumi. Varietà Cassetta antica Diamo anche noi, come altri periodici, una breve relazione dell' arcella, che si conserva nell' Archivio parrocchiale di Pirano; se non altro, perchè si divulghi tra noi la conoscenza dei tesori artistici che ancoraci restano. L'arcella o cassetta è di legno rivestito di piastre d' avorio, con intagli di stile pompejano. È lunga circa IO-oucie, alta 5, larga 6. Credesi abbia appartenuto ad una delle dodici Marie venete, rapite il giorno 31 gennajo 974; ed è stata ritrovata fra altre vecchie suppellettili nell' anno 1592. Non dubitiamo, che la intelligente e colta Pirauo, saprà custodire con gelosia il preziosissimo cimelio. Errata - corride Nella stampa della lettera intitolata — Museo di antichità in Pola — numero penultimo, col. I, lin. 1, invece di — meno paziente di voi, devesi leggere — meno impaziente di voi. Altri errori dovremmo correggere degli articoli successivi, ma per oggi basti quello della pag. 36, col. II, liu. 21. Qui invece di — rimessa la pietra sepolcrale, leggasi — rimossa la pietra sepolcrale. Pietro M;i4ouzz*a — Anteo Gravisi edit. e rodat. responsabili.