Alberto Zamboni Università di Padova UDK 811.131.1'282:81'373-112:581 nuove osservazioni su una glossa botanica mediolatina: otamus 'colchico' 1. La classica monografía di Vittorio Bertoldi (1923) sui nomi del 'colchico' o 'zaf-ferano bastardo (Colchicum autumnale L.)'1 riserva uno spazio piuttosto ampio alla tradizione ed alla trasmissione medievale della complessa nomenclatura di questo tipo botanico, a causa della forte popolarità goduta all'epoca dalla pianta quale suc-cedanea d'una spezia rinomata e costosa, lo zafferano verace (Crocus sativus L.), originario dell'Asia occidentale. Rinvio direttamente a questa trattazione (1923: 124-33) e ad altri riassunti premessi all'esame di terminologie regionali (tra cui soprattutto Pellegrini/Zamboni 1982: 325-42) per soffermarmi sulle due glosse cita-losa e citamus (soprattutto sulla seconda) di cui Bertoldi argomenta ai §§ 71-73 del suo Ribelle. La prima, che accompagna in genere l'antico (h)ermodactylon (gr. ép^oôdKxuÀov, da Alessandro di Tralle e Galeno),2 compare in varie forme soprattutto in glossari d'area tedesca, cit(e)lose, citelosa, citilosa, ancora a.alto ted. cytelose, m.alto ted. ciidelosse (Marzell 1: 1070-1109), diffuso tramite una «fortunata etimologia popolare» nel ted. zeitlose3 e congeneri, sospetto secondo alcuni di provenienza meridionale nel filone nomenclatorio ispirato al culto della Madonna, cioè a partire da una base citella, z- 'ragazza', che d'altra parte non ha lasciato nessuna tradizio-ne nel supposto dominio d'origine: gli unici lasciti romanzi pertengono infatti al grigionese tschentaloscha, tschiantlosas, schitalosas, tschittaloscha, d'influsso evidentemente tedesco. È qui che Bertoldi, accantonando quest'ipotesi, tira in ballo la seconda delle glosse medievali succitate, che compare nelle varianti citamus e citomus (tra gli altri, in Diefenbach), base che secondo taluni rappresenterebbe l'anticrocus 'herba ... quae habet florem croceum in modum croci' ossia il Carthamus tinctorius L. 'zafferano saracinesco' (altro succedaneo), lat.mediev. cartamen (sec. XV), cartamus (1486), d'origine araba, del quale la nostra glossa non sarebbe in ultima analisi che «una 1 Denominazione garantita dall'estensione pressoché panromanza dei tipi 'zafferano selvatico', 'zafferano matto', 'zafferano bastardo', 'zafferano falso', 'zafferano dei prati', 'zafferanone' ecc. (Bertoldi 1923: 133 e nota 2). 2 Il nome di spezieria hermodactyla (che ricorre gia in S. Ildegarda) si riferisce propriamente ad una pianta importata nel Medioevo, probabilmente dall'Egitto tramite la Turchia, che acquisto rapidamente fama come rimedio antipodagrico e come mezzo purgativo, restando tuttavia di i discussa identificazione tra il Colchicum Illyricum e il C. variegatum o anche l'Iris tuberosa L., tutte liliacee affini, evidentemente (Bertoldi 1923: 126-7). 3 Reinterpretato infatti come 'senza tempo' perché il colchico fiorisce in autunno. variante sorta forseper immistione di un'altra voce, che ora sfugge alle nostre indagini»: una variante non giustificata insomma, neppur con qualche timido argomento paleografico od altro e forse semplicemente una cattiva lettura di cart(h)amus, documentato già in Simon Januensis (1288, 1304: Marzell 1: 1372). Sta di fatto, sempre secondo Bertoldi, che mentre citalosa non ha attecchito nei linguaggi romanzi il meno frequente citamus ha (o avrebbe) potuto invece conseguire quest'esito, dato che ad esso e più precisamente ad un derivato *citamula dovrebbe risalire un vero e proprio fascio di voci alpine designanti il colchico, il cui tipo lessicale è rappresentato dal sigámula riportato dal Michael (1905) al n. 137 del suo studio sul dialetto di Poschiavo, varietà lombarda alpina orientale. Va aggiunto tuttavia, per necessaria completezza, che lo studioso svizzero aveva supposto alla base di questa voce (sul modello del lat. delle glosse cavlc(ü)la da clavicula, REW 1979) un *cicamüla prodot-to per dissimilazione da *ciclamüla < cyclamen 'ciclamino', il cui fiore ha evidenti somiglianze con quello del colchico, confortato dallo stesso Battisti (1924: 152) con-tro l'ipotesi di *citamula, per non dire che la scarsa consistenza della base consente addirittura un andirivieni di posizioni, visto che ai dinieghi di Salvioni (1906: 618, ma cfr. Faré 2434a) e del citato Bertoldi4 fa poi seguito la ritrattazione di quest'ulti-mo (in Pedrotti/Bertoldi 1930: 99). 2. Il punto sulla questione: secondo Bertoldi (1923: 132), ripreso da Stampa (1937: 78), *citamula abbraccia tutto il sistema fluviale della Bernina, ad eccezione dell'Engadina, quindi tutto il corso superiore dell'Adda, il Poschiavino e il corso della Maira con le varianti bregagliotte, quello della Spol con la variante di Livigno, donde la voce è scesa per il passo di Ofen (Pass dal Fuorn) anche nella valle di Monastero, cfr. a Fuldera siçmbla d'altun; schiombla 'Zeitlose' (Pallioppi). Un tempo fu questo cer-tamente anche il tipo lessicale dell'alta valle dell'Oglio e forse anche dell'alta valle di Sole, qui giunto oltrepassando il baluardo naturale dell'Adamello e della Presanella: cfr. grigion. schiombla, tschiombla 'colchico', HWbRatorom (2: 726); aggiungendo, sia pur con un punto di domanda, il friul.cargn. siàngala, occ. (Forni di Sotto) siángoles pl. (AIS 640, p. 327), bisàngule, Pellegrini/Zamboni (1982: 466); DESF (1: 222); siàngala 'zafferano primaticcio (Crocus vernus L.)' Penzig (1924: 146). Gli apporti di Pedrotti/Bertoldi (1930: 96; 99) e del cit. Stampa (1937: 77-8) danno buona conferma del tutto: il primo espone nella complessa onomastica del colchico (accanto a tipi concorrenti, isolati arcaismi e sovrapposizioni, cfr. fass. mirándole f. pl.; Cavedago sane f.pl.; cembr. violaster m., Faver olastri pl.) la serie compatta di cigàmbola f. (Breguzzo), segamble, segàmbole pl. (Storo), segàmole (Bondone), rimàngola f. (Castello di Condino),5 commentando: 4 Che obietta il carattere dotto della tradizione di 'ciclamino' e soprattutto la mancanza di conti-nuatori della base primitiva (che dovrebbe essere la piu feconda e la piu antica) in confronto a quella di un'elaborata base derivata: obiezione per la verita tutt'altro che insormontabile. 5 Che nella Val del Chiese segna appunto il passaggio a 'mirándola' (Pellegrini/Zamboni 1982: 328). Anche le Giudicarie hanno un tipo lessicale notevole: cigambola. Benché la voce cyclamen non abbia su territorio romanzo continuatori di stretta fattura popolare, pure non si puó negare la possibilita che i nomi giudicariesi del colchico risalgano a un *cicamula, nato da *ciclamula sul modello di cavicula da clavicula. Ritorniamo quindi alla vecchia idea del Michael che spiegava il poschiavino sigamula (= 'colchico') appunto cosí. Anche meglio fa lo Stampa riguardo al bacino principale lombardo alpino nel capitolo Colchico e croco, che sottolinea preliminarmente la difficoltosa distinzione popolare delle due piante: da inchieste personali il tipo 'cicamula' ricorre in al fa sigámbola 'e ubriaco' (40); sigámpuli pl. (63), sigámuli (70, 72, 73, 74), sigámbuli (78, 80, 82, Tiolo), cigámbula f. (88, 99), cigámula (90, 94), cirámula (92), hibáqgole pl. (172), cigámboli (176), segámbuy, -bula f. (Gandino), sigámula (112, 113), nome che si dice anche alle ragazze e fiore di cui anticamente ci si serviva del per uccidere i pidocchi dei vitelli, fyu cikámul m. (119), fyu sigámmul (129), cigámlaf. (135), cigám(b)la(143);6 da altre fonti posch. sigamula (Michael), scigammuli pl. 'zafferano', ~ d'altoin 'colchico', borm. cigámola 'croco' e 'colchico' (Longa); AIS (640, p. 209) cigamula, -ola 'croco', p. 218 sigámbuli pl. sigámbul m. 'poltrone', p. 227 sigámbuli pl., berg. (Valtorta, Val Brembana) gámber, 7oltre ai materiali giudicariesi di Pedrotti/Bertoldi e al poco chiaro bresc. siborgola (Penzig 1924: 131), mentre in area romancia il tipo occorre soltanto nel monast. schiómla (Carisch), sigmbla d'altun (Vieli). In conclusione, 'cicamula' e sconosciuto nella Bassa Valtellina mentre nella media valle esso si rintraccia a partire dal p. 40 (Caiolo, presso Sondrio) nell'espres-sione figurata che vale 'ubriaco' (e alludera alle note qualita venefiche del colchico) ed e poi diffuso nel resto della valle fino a Livigno: nella Bassa Mera esso fa capo-lino sulla riva sinistra (pp. 112-13, 119), dal lago di Mezzóla fino a Chiavenna, a Villa di Chiavenna e in tutta la Val Bregaglia: si vedano anche per la stessa Bregaglia, Sopraporta e Poschiavo scigamula, cigam(b)la di LSI (4: 698). 2.1. Riporto di seguito (per gentile concessione dei Direttori) l'ordinamento provvi-sorio del LEI: a. *citamülu: tic.alp.centr. (Prosito) tsigámal m. 'colchico (Colchicum autumnale L.)' (Wartburg 1942: 209). b. *citamüla: breg.Sopraporta (Borgonovo) sigámbal f. 'colchico', Sottoporta (Soglio) cigámbla, lomb.alp.or. (Tartano) scigambula f. 'colchico' e 'croco (Crocus vernus L.)' Bianchini/Bracchi, Albosaggia sigámbuli pl. 'croco', Sondrio ~, posch. scigamula f. 'col-chico', sigámula Michael num. 172, Tirano ~ 'croco' Bonazzi, scigamola ib.,8 Sóndalo cigámbala, Cepina cigambula 'colchico',9 borm. cigamola 'croco' Longa, Valfurva cira- 6 Anche qui e sporadicamente nota la commistione con la nomenclatura del veratro: fyur di veládr§ (14). 7 Con aferesi di sillaba iniziale inquantoché, secondo riferisce Bertoldi (1923: 168) da un'informa-zione di P. Scheuermeier, interpretato dai contadini del luogo come 'i gamberi'. 8 Lo spostamento accentuale pare dovuto alle locuzioni in cui la voce e incrociata con tiramola (Bianchini/Bracchi). 9 L'interferenza di gamba ipotizzata da Bianchini-Bracchi non e realmente necessaria, essendo suficiente una spiegazione fonetica: -mb- dissimilato da un soggiacente -m(m)- coda di sillaba debole (intertonica). mula 'colchico',10 Livigno cigambola, trent.occ. (Storo) segambole pl., Pedrotti/Bertoldi 96, segamble ib., Castello di Condino rimangola11 ib., Val Giudicarie cigambola f., Bondone segamole pl. ib., Breguzzo cigambola f. ib. Sintagmi: tic.alp.centr. (Artore) combün I12 'colchico' (Bertoldi 132), breg. Sopraporta (Vicosoprano) tsigambla f. d'aton (Wartburg 1942: 209), posch. schigamu-li pl. d'altoin Bertoldi 131, borm. cigamola f. d'altögn Longa, Isolaccia Valdidentro cigamula d'altön. Breg.Sopraporta (Vicosoprano) tsigambla de prümaveira 'croco' (Wartburg 1942: 209). Sign.fig.: lomb.alp.or. (Tartano) scigambula f. 'ragazza, anche ragazza leggera' Bianchini/Bracchi), Grosio ~ Antonioli/Bracchi. Locuz.: lomb.alp.or. (Tirano) anda 'n scigambula 'fingere, vaneggiare' Bonazzi, sunä la ~ 'id.' ib., vess an scigamola 'essere insicuro' ib. 2.2. Il friulano siangala, siangola 'colchico' (PironaN 1037), attestato in area carnica e ampezzano-fornese nelle raccolte locali (Gortani 2: 108) e generali (Penzig 1924: 1312), citato (col dubbio) da Bertoldi (1923: 132 n. 2) e poi da Battisti (1924: 152), e discus-so in Pellegrini/Zamboni (1982: 328, 340-2), anche in base alle poche risultanze geo-linguistiche di AIS 640 e di ASLEF I, 421 carta 47: siangalas pl. a Vico (p. 22a), ziango-les pl. a Forni di Sotto (p. 23), ciandule, raccolto ma non confermato ad Artegna (p. 64), senza che vi si raggiungano novita rispetto alla vulgata di *citamüla, *cicamüla. Incerto resta infine il nesso con bisangule, denominazione isolata del narciso (Narcissus poeticus L.),13 raccolta a Raveo (p. 26) dall'ASLEF I, 475 e gia nota al Gortani (2: 119) e al PironaN 56; Pellegrini/Zamboni (1982: 466); DESF (1: 222). 3. Il panorama resta dunque insoddisfacente e impone la ricerca di altre soluzioni, diverse da quella d'un prelatino *citamus ipotizzata in prima battuta dallo stesso LEI ma in ogni caso sprovvista di una vera base documentaria. A questo scopo credo utile ripartire dal commento di Pedrotti/Bertoldi (1930: 98-101), che esordi-sce con la testimonianza isidoriana (Etym. xvii, 9, 48) di milimindrum 'giusquiamo' glossato «milimindrum vulgus dicit hyoscyamum propter quod alienationem mentis 10 Con sovrapposizione di rama (Bianchini/Bracchi). 11 Zona della Val del Chiese di sovrapposizione e di passaggio fra i tipi 'mirándola'' e 'cigamola' (Pellegrini/Zamboni 1982: 328). 12 Di genere indeterminabile: forse fusione di 'cigámula d'altón 'croco d'autunno' ossia 'colchico'? O meglio, connesso col tic. cimbol (Moghegno, Sonogno), cimborio (Sonogno), ciumbol, ciumbul (Val Verzasca) agg. 'ubriaco' (sempre per le note qualita venefiche) ossia in definitiva con la diffusa locuzione in cimba(r)li 'brillo', 'ilare' dal passo latino «laudate eum in cymbalis bene sonantibus, laudate eum in cymbalis jubilationis» del Salmo CL, 5 (VDSI 5: 281; LSI - 1: 811; DELI 339). 13 Che in area tedesca sett. mostra qualche interferenza con la nomenclatura del colchico: Seddloschen, Ziddloschen (Kiel) ossia íZeitlose,, Marzell (3: 273). inducit»: entrambe le piante sono infatti velenose14 e usate per scopi simili nella medicina popolare, col che si spiega facilmente l'intersezione delle nomenclature rispettive. Il nome, di verosimile pertinenza celtica, si continua soprattutto nella Ladinia centrale (in area adiacente a quella di *cicamüla), nelle varianti milàndores pl., mirándoles, minándoles ecc., con le lontane eco iberiche dello sp. milmendro e del port. meimendro, che insieme con poche15 altre ne garantiscono l'arcaicità di fronte alla folla delle innovazioni posteriori e più trasparenti. Altro in sostanza non c'è e la questione si ritorce su *cicamüla, fortemente indiziato a questo punto d'essere un filone derivato (e piuttosto elaborato) d'una base già nota: in tale prospettiva il candidato d'obbligo è appunto 'giusquiamo ', la nota solanacea velenosa.16 Il lat. hyoscyamus m. (noto da Columella e Celso) hyoscyamum n. (Plinio, Ps.-Apuleio), iusquiamus (Discoride), yosc-, yosqu- (Oribasio), è ricalcato sul gr. OGKÙa^oç 'fava porcina' (per la forma del bulbo) e conta numerose alternative lessicali come adamantu(m), altercum, Apollinaris, calycularis, faba lupina, insana, sinfoniaca(m), milimindrum: ThesLL (VI/2: 3145-6); André (1956: 127). Tuttavia, nonostante e contro la seriore continuità di queste, esso non sembra elevarsi oltre una tradizione a mala-pena semipopolare (comunque minoritaria), a giudicare dalle attestazioni medievali, puri e semplici nomi di spezieria, e dai riflessi moderni: fr. jusquiame (dal sec. XIII), fr.a. jusquiainne. m.fr. jusquiman, dial. jussiame, junscane, occit. jusquiam, Drôme jusclia, aveyr. jusclamo, Vd'Aure yousquiamo; m.fr. hyoscyame (1611), hyosciame (1732): FEW (4: 524).17 Quanto all'italiano, il Penzig (1924: 236-7) riporta per l'Hyoscyamus albus L. tosc. giusquiamo bianco, iosciamo, jusquiamo, lig.nizz. giuschiama (il cui genere parla per 14 Il colchico, in particolare, contiene specialmente nel bulbo e nei semi un potente veleno, la col-chicina, molto pericolosa per il bestiame che pascola e anche per i bambini che inavvertitamente ci giocano: per i riflessi di queste nozioni nella farmacopea medievale cfr. anche Bertoldi (1923: 126-7). Quanto al giusquiamo, mangiato o bevuto in decotto, provoca alterazioni della mente, come insegna anche il latino mediev. insana, non privo di continuazioni volgari, cfr. nel Trentino zani pl. (Fai della Paganella), sane f.pl. (Cavedago) 'capsula coi semi': in realtá voce popolare nel latino tardo, come attestano Sereno Sammonico (sec. III) e lo stesso Isidoro (Etym. xvii, 9, 41) «haec erba et insana vocatur, quia .... si bibatur vel edatur, insaniam facit». Si tenga presente che insanus (accanto a demens e a furiosus 'persona che non e in grado di contenersi, pazzo conclama-to', di tradizione costante fin dalla legge delle XII Tavole) e il termine centrale per 'pazzo' nel les-sico latino (Zamboni 2006-07: 571-2, 579, 587). 15 Per esempio, e in riferimento al colchico, il valsuganotto lavene pl. (gall. lagena?) 'pianta prima-verile colle foglie', il cemb. olastri pl. violaster 'id.', tributario della nomenclatura del veratro) e il trent.occ. spressate, spersate pl. 'bulbo' (lat. di glossa sparsio). 16 Perché le sue foglie contengono la giusquiamina, dalle proprietá narcotiche e calmanti: i semi erano invece rinomati un tempo nelle campagne perché efficaci contro il mal di denti, cosa che ingenera notevoli intersezioni con la nomenclatura della celidonia (Chelidonium Majus L.), a partire dal tipo 'erba di Sant'Apollonia', Pellegrini/Zamboni (1982: 311; 430-1). 17 E numerose altre, spesso di genere f., in Rolland (8: 93): fra le tante, jusquiau, jusquiane, juskia-ma, juskiano, justiame, justiano, jusc(l)ano, juskémé, justiné, janscane, jussiame, l'interessante jame (Charente Inf.) ecc. un nesso occitanico), salent.lecc. iosciamo, sard. iosciamo; e per l'H. Niger L. tosc. giu-squiamo nero, piem. giosquiamo, ast. osquiamo, lomb.com. osquiam, ven.ver. giosquiamo, pochi e residuali entro un'ampia tradizione popolare nella quale emergono anche resti di basi storiche, cfr. tosc. alterco, lig. (Porto Maurizio) simprineigua e abr. (Lama) gian-frignacca (ossia sinfoniaca); tosc. erba apollinaria, ~ apollinea, emil. lèbur (ossia elleboro, altra pianta velenosa). Al patrimonio culto Alessio 217 ha tuttavia il merito d'aggiun-gere, oltre al sic. iosciamo (di modello accentuale latino?) e al salent.ant. josciamo (sec. XVIII), il salent. erva d'assame, èrva r'assane, asssème f. (in VDS 1: 62 'erba di sciame'), sciama (anche 'verbasco'), sciamu m. (anche 'salvia'); ervë dëssamë f., ssamë m., ussème m., otrant. sciamo m. 'giusquiamo', collegandoli (unico a mia conoscenza) al piemon-tese (?) di Val S. Martino erba de la ciamo (tratto dal succitato Penzig, che dà pure lecc. sciamo) e, aggiungo io, al succitato fr. di Sud-Ovest jamë. Ignoro se qualcuno abbia già avanzato un'ipotesi del genere, ma perché non pensare proprio a hyoscyamus (REW 4250; Faré; Alessio 217), partendo appunto da una base affine al semipopolare merid. 'samo'? Ne occorrerebbe naturalmente supporre un ampliamento *hyoscyamüla > *sciamüla (analogo del resto a *citamüla, *cic-l), facilmente restituibile negli adattamenti locali con sa-, si-, ca-, ci-, sia-, si- che, rispetto al tipo semplice, verrebbe a costituire una base ragione-vole per gli esiti sigàmula, ci(g)-, si(g)àmbul(a), supponendo per quest'ultimo un -mülu sincopato in -mlu e un successivo scioglimento del nesso consonantico -ml-con l'inserzione di -b-; cosa che, oltretutto, si adatterebbe meglio anche al friul. siangala, emergenza laterale ed isolata, che urta contro la caduta di -d- (< -t-) implicata da *citamulu- ed è invece meglio compatibile quella d'altre sonore, per la verità con -g-, che dilegua in plae 'piaga', leâ 'legare' ecc.: se palatale in ro(j)e 'roggia', corée 'correggia', màine < imagine 'cappelletta', tant'è vero che il nesso iniziale sia- non accoglie la -g- di refezione > siga- propria invece delle forme giu-dicariesi; ma anche -v- è piuttosto stabile, cève 'cipolla', pavée 'farfalla', avonde 'abbastanza', savalón < *sabülone 'sabbia'. A rigor di termini dunque, da un *(hyo)scyamüla ci si aspetterebbe un esito finale *siàmula, *siambla o *siambula. Osservo tuttavia la pur lontana coincidenza della variante hibáygole pl. 'croco', raccolta sempre da Stampa (1937: 77) a Cortenedolo in alta Val Camonica (p. 172), che passa necessariamente attraverso una metatesi *sigámbola > *sibángola (con successivo s- > h- tipicamente lombardo orientale), di quella giudicariese (Castello di Condino) rimàngola, segnalata da Pedrotti/Bertoldi (1930: 96) in area di connessione con 'mirándola', cfr. n. 5, e quella bresciana siborgola registrata dal Penzig: il friulano stesso ne ha infine un'ulteriore versione, seppur non con-fermata, nel ciándule di Artegna (p. 64). Un parallelo friulano è senz'altro possibile, anche se restano vari dubbi sulla componibilità di tante dispersioni: d'altra parte, queste formazioni in -àmola, -àngola, -àndula ecc. ricalcano piuttosto bene 'mirándola', estraneo si al friulano ma non al ladino-centrale e alto-bellunese e percio facilmente esposto ad interagi-re con *(hyo)scyamüla: ragionevolmente giustificando insomma l'acquisizione d'un nuovo filone autonomo ed elaborato di hyoscyamus, più vicino alle forme popolari e arealmente, come ci si puo attendere, relittario e marginale, tuttavia entro un omogeneo areale alpino e subalpino. Bibliografía Fonti e repertori Ais = Jaberg, Karl/Jakob Jud (1928-40) Sprach- und Sachatlas Italiens und der Südschweiz. Zofingen. Alessio = Alessio, Giovanni (1976) Lexicón etymologicum: supplemento ai dizionari etimologici latini e romanzi. Napoli: Accademia di Archeologia, Lettere e Belle Arti. 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Bertoldi (1923: §§ 71-3) ad una glossa mediolatina citamus, citomus, riportata nel Diefenbach ma piuttosto isolata e possibile cattiva lettura di cart(h)amus (1288, 1304). L'ipotesi passa attraverso un suffissato (e non documentato) *citamûla, che renderebbe le numerose varianti dialettali attraverso una normale lenizione di -t- > -d- > -0- (con eventuale refezio-ne tramite -g-) - tratto fonetico estraneo tuttavia al friulano - e si oppone a quella sostenuta in prima istanza da Michael (1905), che pensava ad un *cicamûla dissimilato da *ciclamûla, derivato da cyclämen 'ciclamino', i cui fiori hanno somiglianza con quelli del colchico e del croco. Va tuttavia riconosciuta ad Alessio la valorizzazione del meridionale šamo 'giusquiamo', solanacea velenosa di lontana tradizione per le sue proprietà farmacologiche (cosi come per il colchico, una liliacea): una forma, almeno semipopolare, che a mio avviso puö esser stata diffusa anche in aree settentrionali, sempre in una variante suffissata *,sámula, *siá- che rende facile conto del patrimonio grigionese schiombla (/š/!), lombardo segám(b)ola, meno invece del friulano siángala. Una nuova soluzione che offre il vantaggio di recuperare un filone autonomo ed elaborato di hyoscyamus in un areale alpino sostanzialmente omogeneo. Povzetek NOVA OPAŽANJA O SREDNJELATINSKI BOTANIČNI BESEDI: CITAMUS 'PODLESEK' Graubundensko schiombla, tschiombla 'podlesek', vzhodnoalpsko lombardsko cigam(b)ula, si-, zahodno tridentinsko (Giudicarie) čigambola, segambola itd. so, morda skupaj s sporadičnim podalpsko furlanskim siangala, v znanem Bertoldijevem delu Ribelle (1923: §§ 71-3) pripisane srednjelatinski besedi citamus, citomus, ki jo navaja Diefenbach, vendar je precej osamljena in morda izhaja iz slabega branja besede cart(h)amus (1288, 1304). Ta hipoteza nato upošteva priponsko (in nedokumentirano) besedo *citamula, iz katere naj bi nastale številne narečne različice prek običajne leniza-cije -t- > -d- > -0- (z morebitno okrepitvijo s pomočjo -g-) - fonetične značilnosti, ki je sicer furlanščini tuja - in nasprotuje domnevi, ki jo je najprej zagovarjal Michael (1905), ko je imel v mislih besedo *cicamula, nastalo z disimilacijo iz *ciclamula, iz cyclamen 'ciklama', katere cvetovi so podobni cvetovom podleska in žafrana. Pač pa je treba Alessiu priznati vlogo pri ovrednotenju leksema iz južne italijanščine samo 'črni zobnik', imena strupene razhudnikovke, ki ima dolgo tradicijo zaradi svojih farmakoloških lastnosti (tako kot podlesek, ki spada med lilije); ta oblika je vsaj napol ljudska in se je po mnenju avtorja tega prispevka lahko razširila tudi na severna področja, ravno tako kot pripon-ska različica *šamula, *sia-, ki jo je zlahka mogoče povezati z graubundensko obliko schiombla (/š/!), lombardsko segam(b)ola, manj pa s furlansko siangala. Prednost takšne nove rešitve je v tem, da predpostavlja obstoj samostojnega in razdelanega niza, izhajajočega iz besede hyoscyamus, na praktično homogenem alpskem območju.