Aimo 1. IVuni ero 7. Capodistria, sabato 23 novembre 1918. oC'JIstria (J«i ìiumero cent. IO. Inserzioni: per ogni millimetro di colonna larga (J7 mm.: Avvisi commerciali <>0 cent. Avvisi mortuari, comunicati di banche, partecipazioni matrimonio o di fidanzamento 100 cent. Notizie nel corpo del giornale 100 cent. Avvisi economici (collettivi) centesimi 8, 10, e 14 la parola a s»>-condit della rubrica ; in carattere inarcato i! doppio, in marcatissimo il triplo. Pagamenti antecipa\i. L Istria redenta esce, per ora. ogni secondo giorno. Abbonamento Lire ti; per gli altri luoghi del Regno e per 1' Estero Lire ! mensile per Capodistria anticipate. Gli Uffici di Redazione, Amministrazione e Pubblicità Nazionale CARLO PRIORA - Capodistria. si trovano nello Stabilimento Tipografico : Telefono No. 40 Esortazioni ti ammaestramenti. (a molti istriani). Ora che la ferocissima guerra è terminata e il inondo si rimette a nuovo, come la natura, superato il crudo inverno, si veste tutta d'erbe e di fiori: ora bisogna che anche voi, miei cari istriani, vi facciate ur' anima nuova, spogliandovi di tutti quei falsi pregiudizi e di quei terrori che finora vi cagionarono dei turbamenti e vi offuscarono l'inteletto. La lunga soggezione all' Austria, dominata dal militarismo tedesco, vi aveva in gran parte come abbrutiti, vi aveva messo intorno al cuore una patina d'indifferenza per ogni bellezza artistica, per ogni sentimento d'umanità. Dovete convenire che voi eravate già impotenti di pensare e ragionare, perchè in ogni vostro pensiero e ragionamento s'affacciava la paura della galera e della forca. L' Austria vi aveva a poco a poco imbevuti della sua barbara disciplina, assuefatti ai suoi rigorismi. Pochi di voi avevano Ja forza di ribellarsi, di squarciare le tenebre onde il morto Governo vi avvolgeva per mirare la bella luce della verità. Ma questi pochi, parte dovettero fuggire dalla terra natia allo scoppio della guerra, parte soffersero le più gravi persecuzioni, parte infine terminarono la vita sul patibolo, come Battisti, Filzi, Chiesa e Nazario Sauro, il martire capodistriano. In realtà i tre primi non erano istriani, ma erano vostri fratelli e amavano tanto la vostra madrepatria da sfidare per essa la morte. La vostra amata terra istriana s'è unita dopo un si lungo ed abominevole servaggio all' Italia, alla grande e gloriosa nazione italiana, che fu, ne' secoli passati maestra nelle arti e nelle scienze agli altri popoli. Nel nesso della madrepatria voi potrete sviluppare il vostro spirito, nobilitarvi moralmente e abituarvi a sentire il sacro palpito dell' amor patrio ; inoltre potrete liberamente parlare la vostra lingua, eh' è la più dolce di tutte le lingue del mondo, senza paura che il tedesco vi insulti con 1' epiteto di »Katzelmaclier», parolaccia eh' egli aveva sempre pronta per voi. Ormai potete essere orgogliosi di essere italiani e di far parte della grande civiltà latina, mentre fino a poco tempo fa eravate soggetti alla nazione tedesca, eravate schiavi calpestati di altra gente. So bene che non sùbito, con un solo articolo, io potrò risvegliarvi la mente e farvi toccar con mano la bruttura nella quale eravate caduti; ma sono convinto che, se presterete fede alle mie parole, se farete come io vi dico, non passerà molto tempo che anche voi vi sentirete effettivamente rinati, migliori, contenti. Adesso si tratta di educarvi la mente con buone letture, di esercitarvi nella vostra lingua. Il barbaro Governo voleva che noi dimenticassimo perfino il nostro idioma, voleva che imparassimo il tedesco. Se egli vinceva questa guerra, avrebbe eretto dovunque, in Istria, a Trieste, nel Friuli, scuole tedesche e vi avrebbe obbligati a mandare i vostri figli in tali scuole. Voi, deboli di comprendonio, avreste fatto il suo comodacelo. Già durante la guerra, quando i tedeschi pretendevano da noi la conoscenza della loro lingua, alcuni di voi si lamentavano di non aver appreso il tedesco, accusando il Governo di non avervi dato sufficienti scuole tedesche... Nella vostra grande, crassa ignoranza voi vi chiamavate l'ira di Dio addosso, certi di ricavarne un utile. Poveri istriani, in che brutte e torbide acque navigavate! A salvarvi da tanti pericoli e, sia pur detto, dall' orribile naufragio venne l'Italia, la vostra grande patria, la quale languiva nel vedervi in tanto abban- dono, in tanto errore. E còme una madre si getta nei più gravi pericoli per salvare i propri figli, così si gettò l'Italia nei disagi orrendi della più grande delle guerre combattute, per stivarvi dalla perdizione. L'Italia vedeva da anni tutte le angherie che il tedesco commetteva contro di voi, vedeva e nolava. 1 vostro dolore era il suo dolore, e il vestro grido di soccorso, lanciatole per bocca dei vostri figli studenti a Vienna, Graz e Innsbruck, essa lo udì con uno strazio indescrivibile. Nel maggio 1914, quando gli italiani di Trieste furono battuti e feriti Sulle vie e poi alcuni persino incarcerati senza colpa, tutte le città d'Italia si levarono in tumulto in segno di protesta contro 1' agire della infame Austria, e poco mancò che già allora non scoppiasse la guerra fra l'Austria e l'Italia. Ma questa dovette frenarsi perchè ancora troppo debole. Dopo avere sparso tanto sangue l'Italia consegui la sua più splendida vittoria Ma voi, istriani, dovete pur sapere e tenervi a mente che essa fece tanti sacrifizi per amor vostro: essa diede il suo miglior sangue per la vostra libertà, perchè, voi, italiani, possiate parlare l'italiano e parlare della vostra patria senza tremare. Ma per oggi basti così: la mente vostra si aprirà a poco a poco alla verità e sarete sodisfatti di aver raggiunto quel bene che finora v'era ignoto: il bene di godere il bacio di vostra madre, che la rigida mano dell' oppressore teneva lontana. A'. Puceli. Notizie indispensabili 10. Una notizia che sarà accolta con grande piacere: Osserv. tr. dd. 19 nov. 18: «Con decreto del r. Governatore generale Petitti di Roreto è stata sciolta la Commissione amministrativa provinciale per l'Istria essendo nominato regio Commissario civile per l'Istria l'avvocato doti* Innocenzo Cliersieh.» All' illustre comprovinciale, che già sotto il cessato Governo con opera assidua e illuminata, aveva saputo accattivarsi le simpatie anche di molti avversari politici, giunga il saluto riverente dell' Istria redenta. N. 11. La nuova Camera di commercio e di industria di Trieste. 11 R. Governatore di Trieste à definitivamente affidato le mansioni statutariamente spettanti alla Camera di commercio e d'industria della capitale giuliana, ad una Deputazione di Borsa, composta di 14 persone: Francesco Ber-ger, cornili. Leopoldo Brunner, Erminio Cornei, Oscarre Oosulich, Antonio Mac-cari, Guido Mazzoli, Ettore Modiano, Edgardo Morpurgo, Benedetto Pototsch-nig, Geza Pulitzer, Edmondo Randegger, cav. Giovanni de Scaramangà, dott. Vittorio Tedeschi, Vittorio Venezian. La Deputazione di Borsa à la facoltà di eleggere dal suo seno il presidente ed uno, eventualmente due vicepresidenti; nomina le Commissioni speciali della Camera, scegliendone i membri anche fuori della propria cer< hia; nomina i delegati della Camera in tutte le istituzioni dipendenti ecc. esercitando tutte le mansioni statutariamente spettanti alla Camera di commercio e industria. La Deputazione à infine la facoltà di nominare la Giunta consultiva, che deve raccogliere j nel suo seno, non meno di 15 e non più di 25 persone, scelte fra i rappresentanti del commercio, dell' industria e della navigazione. Essa assiste la Deputazione di Borsa con voto puramente consultivo. La presidenza della Deputazione, dopo la rinunzia fatta dal cav. Scaramangà, alla prima carica conferitagli dai suoi colleghi, è affidata ai signori : Villo)-io Venezian come presidente, e n Osca>-re Cosulich come vicepresidente. - N. 12. 11 bando del 5 nov. 1918 contro coloro che saranno trovati in possesso di armi minaccia di deferire al Tribunale di guerra di Trieste e di' punire con le seguenti pene: a) con la reclusione ordinaria da uno a cinque anni chiunque verrà trovato in possesso di armi da fuoco; b) con la reclusione ordinaria da sette a quindici anni le persone che in numero di quattro o più saranno trovate a circolare con armi da fuoco od armi bianche, che avrebbero dovuto conse- gnare, ovvero di concerto fra di loro ne stabiliscano un qualsiasi deposito. I promotori e i capi saranno puniti con la pena di morte; C) con la stessa pena di morte sarà punito chiunque colto in contravvenzione alle precedenti disposizioni faccia uso di qualsiasi arma; d) sarà punito con le pene stabilite dal Codice Penale comune e dalle particolari disposizioni in vigore, chiunque verrà trovato in possesso di armi diverse da quelle da fuoco di genere proibito. Per effetto di tali disposizioni è considerato fra le armi da guerra proibite il coltello con lama acuminata lunga oltre quattro centimetri, e non acuminata oltre i dieci. Commemorazione di Nazario Sauro Grazicne tenuta la sera del 19 novembre 1918 da italo Zaratin : : : : nel Teatro Sociale Ristori d! Capodistria. : : : : 0 verità redimita di quercia, canta | ^ oggi gli eroi al genio d'Italia che ti ascolta! Al popolo ardente di vita novella canta oggi i suoi leoni, il suo sangue più prode ; fa che le mie parole s' effondano alto sonanti per tutti i lidi, per tutte le altezze, per tutta la Patria Sublime che freme di gloria risorta. Canta o Verità redimita di quercia, canta oggi gli eroi al genio d'Italia. E ascolta dall' ombra dell' Adriatico la città Medusea, l'indomata figlia, sempre fedele alla sua meta! E ricorda Pod-gora, e ricorda Pola! Innalza un inno di gloria al prode dei prodi, a Nazario Sauro, che dorme leggiero noli' Istria dolce. Il nome suo basta a risvegliare nella mente la gloriosa epopea di servaggio e d'ideali di Giustinopoli bella. In lui era il simbolo, 1' esemplare della ferrea razza tricolore. Nel carattere suo c'era qualcosa della salda durezza degli Apen-nini. Nelle sue dolci pupille brillava nei momenti di maggior ardore un'idealità così alta e pura, che si smarriva negli azzurri regni del sogno. Nell'azione era d'acciaio: correva diritto allo scopo, non conosceva ostacoli. — Egli nacque ogni mattina; ogni suo risveglio fu come un' improvvisa nascita della luce. I suoi occhi miravano attoniti la luce ed il mondo. Chiedeva l'ignoto. Un mattino lo destò il sole raggiandogli la faccia. Ei vide per le trame delle sue palpebre il fulgore del suo sangue. Il mozzo pendalo dal cordame, gittò a lui il suo grido annunziatore; le secchie traboccanti d'acqua diaccia all' alba, nel pozzo, suscitarono col loro croscio argentino il brivido salubre nel suo nudo vigore; l'allodole gloriose in alto, in alto, in alto dalla rooca dello Azzurro, lo chiamarono al grande dovere ; i poledri, ebbri di giovanezza, irsuti il pelo selvaggio, coperti di rugiade, gli annitrirono su i venti. Quante voci, quanti richiami, quanti inviti dall'aurore belle ! Ed egli ubbidì : E donò la vita alla gran Madre, e combattè fiero, terribile, ed amò sempre e sopratutto l'Italia. Gli ispirarono questa nobile passione i sonni, il canto della trebbia, il canto de' marinai, il cupo ruggire de' forni accesi, il battere della maciulla nell'aia. — E gli parve talora farsi un alto silenzio su' quei suoni famigliari e riudire il lontano canto della Patria felice accanto a quello della Morte felice. O Vita, o Vita, dono terribile dell'Immortale, come una spada fedele, come una falce ruggente, come la gorgona; o Vita, o Vita, dono d' oblio, come una acqua chiara, come una tenera corona di mirto, conobbe egli tutte le tue bellezze? E se le conobbe come, come, con qual ferrea volontà ti disprezzò? Esulta in quest' ora sì bella, esulta, o anima di Giustinopoli vetusta, ma ricorda anche l'umile martire. Chi ti consolerà mentre vivi sotto cieli pur dolci, chi ti consolerà di tanto orgoglio e di tanta allegrezza, che il vento di Lachesi disperse con la polve delle ruine, con la cenere dei sepolcri? Certo su altre rive, altre alture, altre pianure, sui picchi Apennini, sul petto dei colossi di Nova-York, nel nome, di Provenza, ricco di cervi e di melagrani, altrove, altrove, nell' acque di Londra e di Bristol, nelle sabbie di Selinunte, ove vive di luce, una vasta dorica stirpe di colonne, e altrove lo conobbero figlio tuo e del Sole! Sìa che vale? —< Ti sovviene? Ei ti vide perduta, ei vide tanto sangue sparso invano, tanto fiore di libere vite invano reciso; Tergeste come te perduta, come te perduta Trento; le porte d'Italia alla mercè dell'inimico; e laggiù, sola su l'Isonzo, la macchia di Caporetto, l'infamia, tutta l'onta; e disse: »Obbedisco»! Ali ! ti sovvenga, ti sovvenga ancora di lui, combusto dal fuoco di cento battaglie, già pensoso del vasto rogo ch'ei voleva alzato sul selvaggio granito al conspetto del mare, per dar le sue ceneri ai venti! Ei disse: «Ah! Ch'io vegga anche l'ultima guerra! Ch'io vegga brillare le stelle su la Verrucca, eh' io oda al Quarnero cantare i marinai d'Italia!» E si volse alla Penisola e gridò: «Qual i sono, per te sarò, sacro per te, gloriosa in patire e resistere e vincere, o Madre! Tu sentirai in me il soffio vorticoso dell'intero mondo, pur quello che ignoto mi sta nel core, pur quello che ignoto mi sta nella mente. Gloria al tuo capo, o Madre! Sii tu testimonio sublime di mia verità, sotto il cielo. 0 Madre sia gloria al tuo capo!» Oceano infinito d'intorno, senza rive ed oscuro, ma lampeggiante, e con un greve silenzio immoto, ma vivente, come il silenzio delle labbra che parleranno; tenebrose dei tempi ; oceano senza rive tra due poli: tale era la vostra, la mia, la nostra terra; ed egli come una rupe, come un' isola montuosa, come una solitudine di pensiero e di potenza, come una taciturna mole di dolore meditabondo, che ode ed opera, sorse uno dal gorgo; e nell'ululo delle prede, nel sibilo dei nembi, nel rombo della corrente il suo orecchio udiva quel silenzio e la sola Parola che doveva esser detta: e di sotto la fronte percossa dalle schiume e dai venti il suo occhio insonne vedeva infiammarsi il mondo all'alta sua vendetta. 0 "nutrito in disparte, su le cime de sacro monte, abbeverato solo nell' albe alla fontana secreta delle cose immor tali ; Eroe primo di nostro sangue rin novellante; oceanica mente, anima vetusta e nova, instrutta e ignara, memore e indovina, ove s' aduna tutto il pensiero dei Forti, e palpitano il Fuoco, 1' Ària, l'Acqua e la Terra; o Tu che accrescesti il vigore della stirpe come il pane nato dal sudore nostro, noi T'invochiamo; o Tu che disvelasti agli uomini i cammini invisibili e discopristi i volti nascosti del destino, noi Ti preghiamo ; o Tu che suscitasti l'antica virtù delle contrade temprasti il medesimo ferro per la bontà de' pugnali e per la gioia delle falci nelle messi profonde, noi Ti attendiamo. — Il core della nazione è maraviglioso come la forza delle sorgenti ; e Tu rimanti alzato nel conspetto della Nazione con la Tua parola eterna nella Tua bocca respirante, col Tuo potere eterno nel pugno vivo; e la Tua virtù è dentro le radici di nostra vita come il sale è nel mare, come la fecondità è nella terra nostra ; e nulla di Te perisce nei tempi, ma la Tua passione, ma il Tuo furore, ma il Tuo orgoglio, e la Tua fede, e la Tua estasi e tutta la Tua grandezza dura nei tempi come dura la nostra terra. — Cammineremo noi ne' tuoi cammini? O Imperiale Duce, o Signore dei culmini, o insonne Fabbro d' ali, per la sera che si sprofonda e per la notte che non sorge ancora, noi Ti preghiamo! Per la quercia e per il lauro e per il ferro bruni-lucente, per la Vittoria e per la Gloria e per la Gioia e per le Tue sante speranze, o Tu che odi e vedi e sai, custode allo della nostra città, o Nazario Sauro, noi Ti attendiamo. Ed ora Tu verrai, verrai sul tuo cavallo, con giovane chioma, per veder tolto dalla sacra Torre che serba il vestigio di S. Marco, il vessillo nero e giallo. E vedrai ridere su 1' antica cattedrale l'è Tue vergini stelle ; più oltre, più oltre verso le sorelle marine udrai anche nel Quarnaro i canti d'Italia sul vento. E vivrai con noi ed esulterai con noi! Intorno alla Tua tomba aleggerà come nel tempio sacro all' Italia Nova, 1' ombra Tua assieme a quelle de' grandi, e veglierai con esse sulla Patria e ci infonderai 1' amore alle più sante virtù". SI, si ! O Maestro, vibri 1' anima Tua, vibri in noi e sollevi in alto i nostri cuori e rafforzi il nostro animo. Noi T'ammirammo quando ponesti al di sopra della vita l'indipendenza della Tua opinione ; T' ammirammo e T' ammirreremo sempre. Si! T' ameremo e T' ammireremo eter namente, pe/chè il tuo sguardo s'innalzò fino alle stelle e penetrò ne' più intimi recessi dell' anima umana, sempre cercando d'additarci 1' ardua via della virtù, via che noi abbiamo bisogno ci sia indicata, perchè troppo presto i nostri- cuori si fiaccano, s'ammolliscono. Ah! si, o Maestro, spira nell'anima nostra le più sublimi virtù, infondi in noi quell' energia di cui abbiamo tanto bisogno, e il tuo nome sarà eterno, come eterni e veri saranno tutti i nostri più nobili sentimenti, e durerà finché sarà creduto bello l'amore della Patria, della Giustizia, della Libertà. A Te sia glòria nei secoli! Evviva l'Italia! Vivano le Terre redente! Evviva Savoia! Cronaca Cittadina. • Il trattenimento musicai« del 19 nov. Folla enorme. Un ritrovo geniale di cittadini tutti commossi ed esultanti per lo stesso gaudio : patrizi e plebei, civili e militari, bianchi, rossi, neri. Molte feste ai profughi, agli internati, agli sperduti. Quante persone di cui nulla si sapeva da tanto tempo LQuali sorrisi e strette di mano! Quante sorprese! Che enorme rivoluzione di fatti, d'idee, di rapporti personali, sociali e politici. Le caterrate del cielo ànno bagnato per quattro anni continui il nostro povero mondo, che il diluvio à completamente rigenerato. Ridire gli applausi interminabili, lo sventolio commosso de' fazzoletti tricolori salutanti 1' orchestra e il coro, esprimenti una, due e più volte, la riconoscenza dei concittadini al dottor Volpis, alla sig.na Ciasca, al Maestro Tevini? Ridire il ringraziamento commosso di tanta folla plaudente rivolto al Capitano V. Bizzari quasi fosse già noto che sta per lasciarci portando via la parte migliore di noi stessi? Il «Saluto italico» che avrebbe dovuto dire la sig-.na Scampicchio è gustato per merito della sig.na Ivanovich che si assume improvvisamente la non fàcile sostituzione Ed ecco un fanciullo quindicenne che, come il figlio dell' avv. Edmondo Pue-cher, dà al pubblico meravigliato lo spettacolo di ciò che può scaturire dalla rinascita dei grandi ideali di libertà, di fratellanza, di giustizia. Egli pronuncia un'orazione a Nazario Sauro: così bella, così viva, così scultoria, che il pubblico lo ascolta con prove non dubbie di grande e schiotta ammirazione. Un'altra sorpresa ci reca il tenente Luigi Ruzzier di Pirano che commuove e fa ridere insieme, mentre porta ai ca-podistriani, tra i quali frequentò il ginnasio, il saluto della grande capitale lombarda, Per il modo magistrale con cui eseguì 1'aria per violino del Tartini furono tributali meritati applausi al sig. Renato Dragovina. Furoreggiò in fine 1' «Istria redenta» di Nino Petris musicata dal dottor Volpis come 1' «Inno alla Libertà» Pasini-Tevini. Oltre all' infinito godimento i due trattenimenti del 18 e 19 fruttarono 1458 corone, già distribuite fra le persone più povere della città. La Commissione Comunale d'Approvvigionamento mei te in vendita CASSE DI LiEGNO vuote. Coloro cho desiderano acquistarne, possono rivolgersi giornalmente (eccetto i lunedì e martedì) al magazziniere nel magazzino centrale. La famiglia Cadauniro Morgante, mediante il Sig. Percolt, consegnò al Sig. Sindaco, per la custodia nel civico Museo, la fascia tricolore che portava il governatore Calafati. CORRISPONDENZE. nUGOIA. -Egregio Professore, La sua ,,Istria redenta" è caduta tra noi come piccola favilla che gran fiamma seconda. Con che gioia l'abbiamo salutata noi che da parecchio tempo invocavamo uno spirito nuovo che come vento gagliardo, fresco, sano, innovatore, movesse, sconvolgesse, sollevasse il proletariato di Muggia nelle correnti vive di pensiero, di poesia, di azione che tutto il mondo ànno sconvolto, l'Umanità intera redimendo, nobilitando. Apparentemente noi si è ancor sempre dei boni figlioli... Ma attenda un po', caro professore, e vedrà 1' Etna fumnre, eruttare e buttare all'aria il cocuzzolo che vorrebbe comprimerne il foco inferiore. Quando verrà a Muggia?» Orario dei vapori che armasi» e partono «la Trieste. D' ora innanzi nel raorimento dei piroscafi entrerà in vigore il seguente orario: Arrivi a Trieste : da Pirano, al molo dei Pescatori, alle 9 e un quarto : da Capodistria, alla riva di fronte al palazzo del Lloyd, alle tì e mezzo ; da Muggia, alla riva di fronte al Lloyd alle 7 e mezzo, e alle 14 e mezzo ; da Grado, al modo della Sanità alle 15; da Monfalcone, al molo S. Carlo i giorni feriali alle 19; le domeniche alle 16 e mezzo; Partenze da Trieste: per Pirano, dal molo dei pescatori alle 14 ; per Capodistria, dalla riva di fronte al Llovd alle 13; per Muggia, dalla riva di fronte al Lloyd alle 8 o alle 15 ; per Grado, al molo della Sanità alle 8; per Monfalcone, dal molo San Carlo 1 giorni feriali alle 5 ; le domeniche alle 8. Comunicazioni con Venezia : partenze da Trieste domenica e mercoledì alle 10 ; arrivi a Trieste martedì e venerdì alle ore 1G. ;: IN CORSO PI STAMPA. :: ARTURO BOMDi Spunti autobiografici. - Storia del Partito socialista capodistriano dal 1900 al novembre 1918. - Storia dell'Approvvigionamento capodistriano. Il primo volumetto uscirà d h ran te la prossima settimana. Coloro che avranno antecipate 10 lire avranno assicurati tutti i volumetti a un prezzo di favore. Coloro che desiderano di abbonarsi I all'«ISTRIA REDENTA» sono pregati H di spedir subito all' Amministrazione del Bj Giornale P importo fissato per l'abbo-Q namento mensile. / rivenditori che al venerdì di ciascuna settimana non avran-U no spedito a Capodistria il denaro in- M cassato e le copie invendute, non rice- veranno, il prossimo numero del giornale. £ S Si accorda loro lo sconto del 70" «. || A coloro che vorranno incoraggiare »§ II l'opera nostra con anticipazioni, prestiti J£ 8 o in qualsisai altro modo, vada fin d'ora pj l'espressione della nostra vivissima gra-g titudine. n e sEUSsacssaìfl» ^KEKsssgJSiassìassajsHasassHSissss Prof. Arturo Bondi, Cspodislria. manuale di Storia uniuer» saie per le scuole medie e v per le persone colle v Vol. I. Evo Antico 1910. „ 11. Evo Medio 1911. ,, III. Evo Moderno 1914. Opera premiata dalla l.a Esposizione prov. istriana, già introdotta in vari istituti del Regno, primo il Liceo Carducci di Volterra. Stab. Tip. lìazionaie | Carlo Priora H Capodistria wk SI Assuntesi qualsiasi lavoro Si tipografico a prezzi di as-•: soluta convenienza. fcessava, oggi, di vivere all'ospitale di Trieste dopo atroci aofferenze Antonio Romano d'anni 4-6. lasciando nel più profondo dolore la moglie Lucìa, i figli Istria mar. Gregorich, Salve, Viola, Pietro e Antonio, i quali in unione ai fratelli Luigi, Giovanni, rietro (assente), Giuseppe, Iginio, alle sorelle Maria Corrente, Elonorci veci. Borri, Antonietta Bolsich, nonché al genero Mario Gregorich e ai numerosi nipoti, cognati e cognate ne danno il triste annunzio agli altri parenti e a tutti coloro che lo conobbero. I funerali del caro Estinto seguiranno sabato 23 m. c. alle 9..'i0, partendo il convoglio dalla Cappella del Civico spedale di Trieste direttamente a quel. Campo Santo. Trieste-Capodistria, 21 nov. 1918. t Volava al Cielo ieri a sera, col conforto di religione, la bella e giovin'anima di / Antonietta Zalacosta nata Cocianckh Il desolatissimo marito Temistocle, il figlio Costantino, i genitori Antonio a d Anna n. Ce-regon, la suocera Anna ved. Zalacosta, in una ai fratelli, cognati e cognate ne danno la triste notizia agli altri parenti, amici e conoscenti. I funerali delle amate spoglie seguiranno il 22 corr. ad ore 15.30. Capodistria, 21 novembre 1918. Avvisi Economici. (Cent. 6 la parola, minime Lire 1.50.) OFFERTE PER LAVORO. Domestica c*rca8* prontamente. Orti Grandi No. 955, nnmpojjpo verso ottimo abbondante vitto im-uumuouoa pieg.asi prontamente. Informarsi alle Coop. operaie. Prptfawrv'7i matt™a u dopopranzo verso ge- I I Udluoul liil neroso salario cercasi prontamente. 15. I. ACQUISTI. 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Ma non vogliamo dirvi di quelle, sib-bene di quei rancori celati, ma continui, che non raramente si riscontrano fra un compagno e l'àltro; di quelle piccole invidie le quali sono tanto' dannose alla causa che abbiamo abbr;.« data, dijquei dissapori, infatti, e quelle guerricciuole combattute nell'ombra, le quali rendono impossibile qualunque azione profìcua e costante pel bene nostro comune. Ebbene: cessate una volta dai sospetti; non date ascolto alle calunnie di questo e di quello, non date retta alle insinuazioni; lungi da voi ombra di gelosia. Un nostro compagno sembra non si mostri con voi come dovrebbe? Diteglielo francamente in faccia, ma 11011 state a mormorarne. Tizio vi tratta uu po' arrogantemente ? Voi fate che ri • conosca il suo torto, ma colla miglior maniera che vi ò possibile. Compatitevi, insomma, ed educatevi a vicenda. Pensate che i vostri avversari appro littano di ogni piccolezza per calunniarvi; che prendendo pretesto da questo o da quello se ne valgono per affermare che il nostro è un partito dei mascalzoni, dei poca voglia, dei fannulloni. Sappiate, che se molti i quali pure vorrebbero chiamarvi compagni, non vengono fra voi, non è già per superbia, ma solo perchè seccati dalle vostre reciproche inimicizie, le quali procedono il più delle volte da falsi sospetti o da pura immaginazione. Educhiamoci, sopratutto; noi non abbiamo, è vero, libri, e se anche ne avessimo, non avremmo il tempo suffi-cente per leggerli; tornando a casa stanchi per il 'lavoro, e circondati da chi sa quante creature che ci assordano, a molti di noi è concesso appena di leggere il giornale nostro. Con tutto ciò potremo educarci egualmente : ammaestrandoci 1' un 1' altro in questa 0 in quella occasione: mostrandoci mai sempre solidali nei pericoli e nelle avversità : confortandoci a vicenda a sopportare la condizione nostra. Non siamo superbi, perchè più ben vestiti di Tizio, 0 più intelligenti di Caio; facciamo del bene a tutti, del male a nessuno ; amiamoci e rispettiamo noi stessi, e allora saremo amati e rispettati anche dagli altri. E chi sa, che qualche filantropo dall'ottimo cuore non venga per tal modo guadagno alla nostra causa? < Educhiamoci adunque; la nostra causa abbia numerosi i martiri del sacrificio... e i nostri figli ne avranno in compenso altrettanti diritti. (a. b. 1898.) Ili« it JSIlREDin t