anno xxii. Capodistria, 16 Settembre 1888. N. 18. LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per 1111 anno fior. 3; semestre e qua-Irimeetre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. DEL LUSSO A CAPQDISTRIA Nel secolo decimoquarto Se il gran re Salomone non avesse pronunziato che questa sola sentenza — Niente di nuovo sotto il sole — avrebbe già diritto alla nostra stima. Quanto non si grida oggi contro il lusso delle signore! Quante famiglie non si rovinano per le soverchie spese! „Così non si faceva una volta, dicono i lodatori del buon tempo antico. Fiato sprecato ; al mondo po' su, po' giù si è fatto sempre così. Ci sono bensì delle circostanze speciali che accrescono od attenuano il male; nel milletrecento anche nella umile Capodistria il morbo era in uno stato acuto. Per convincersene basta leggere una noterei la molto curiosa tolta dai Senato-misti e che si legge nel Voi. Ili Fascicolo terzo e quarto, pagina 292 degli — Atti e Memorie della Società Istriana di Archeologia e Storia patria, — nota che vi do qui tradotta dal barbaro latino: — 1342. 16 ottobre. Passata in Senato. Si accetti e si esaudisca la supplica presentata dal Comune e dagli uomini di Giustinopoli, supplica che è del seguente tenore: All'Illustrissimo e Magnifico signor nostro Bartolomeo Gradonico. Dei gratia inclito Doge dei Veneziani e a tutti gli onorabili Consiglieri porgo umile supplica io Bernardo da Giustinopoli con molti altri sudditi fedeli stante la triste condizione in cui tutti o quasi tutti si trovano e la miseria causata dalle spese straordinarie fatte per via delle vesti delle donne, e degli ornamenti in perle, gemme, oro e argento e acconciature della testa, e ciò per appagare le vanità mondane, senza alcun pensiero al mondo di pareggiare la spesa all'entrata; onde ne è poi avvenuto che le dette vesti eà i detti ornamenti sono oggi in gran parte in Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. mcmibus tuscorum et fenerutorum nelle mani dei Toscani e degli usurai. Affinchè un tanto errore sia estirpato, come è desiderio dei nostri fedeli sudditi, piaccia adunque alle Eccellenze Vostre stabilire: Che nessuna donna, o cittadina o forestiera, di qualsiasi stato o grado, abitante nella città di Capodistria, quindi innanzi osi indossare abiti di velluto, 0 di samito d'oro, nè la tunica con la coda (e noi che ci lamentiamo per quel po' di coda portata fino l'altro giorno) nè possa sfoggiare sui detti abiti in ornamenti di perle, gemme, oro o argento; eccezione fatta per le liste dorate, e la fusaluram ad opitogium (chi sa spiegarmi questa diavoleria dei fusi all' opitogio?) del valore di dieci lire di piccoli, e non un soldo di più. Ed anche si chiuda un occhio per le asole d'argento o dorate intorno alle maniche e sul cappuccio della tunica, e per gli spilli ; ben inteso non passino le quattro oncie ; Ohe quindi innanzi nessuna ardisca portare in testa, nè in altra parte corone di gemme, o gioje incastonate 0 perle, o trezaria ossia fili di perle o trezaria d'argento; nè altro ornamento prezioso ad eccezione degli anelli d'oro, come è costume nelle dita, e di una gioja zqjam, del valore di un ducato iu testa; degli stropoli 0 e della trezeria d' oro del valore di lire dieci di piccoli; anche permesso se vogliono (la volontà non avrà mancato certo) stringersi i fianchi con una cintura d' argento del peso di oncie quindici ; e tutto questo sotto pena alle delinquenti in qualunque dei sopraddetti capitoli, di lire venticinque di piccoli da pagarsi toties quoties verranno colte in fallo, e da dividersi per giusta metà tra il Comune di Giustinopoli e il delatore, se per suo mezzo si sarà conosciuta la veti) Da slropium, pallio portato dalle ragazze. (Vedi il Glos-J sarium med.: latinitatis, o da stophium — fascia. Vedi Forcellini. 138 li// (J'/i/iJ rità. Piaccia alla Eccellenza Vostra stabilire che detto decreto sia osservato da tutti i cittadini e i forestieri in Giustinopoli pel bene della nostra città, affinchè nessuno col proprio errore, eccitando l'invidia altrui si creda in diritto di trasgredire la legge." È un documento importante che può dar luogo a molte riflessioni, e ci fa conoscere le mode ed i costumi del tempo. E perchè mai questo risveglio del lusso e delle smodate spese, nel milletrecento dopo i semplici costumi del popolo nei secoli ^anteriori? Chiedetelo a Dante ed al Boccaccio che ci hanno descritto con così stupendi colori, i costumi rilassati del popolo grasso, superbo delle recenti vittorie sul feudalismo e sugli ascetici terrori dell'evo mediò. È reazione violenta della materia lungamente repressa, è un ritorno al paganèsimo : già si ferrite vidno il millequattrocento'che compirà l'opera. L'Istria e la sua capitale Specialmente, si uniformano agli usi ed ai costumi delle altre città italiane. Se le sostanze cadono in mano degli usurai, il lu'sso tollerato' secondo le restrizioni del sopra riferito decreto,- dimostra d'altra parte una certa agiatezza. Le megli dei signori che potevano portare impunemente una fascia di quindici oncie di argento, e tì'na zoja in testa del valor di un ducato senza dire di tutte' quelle altre diavolerie di stro-poli e treze\ certo erano molto agiate pei tempi. E c' è da Scommettere che anche il popolino, secondo i suoi mezzi, si sarà ingegnato ad imitare i signori. ! ' Ed1.eccoci alla solita conclusione. Siamo sempre andati dì un passo nella storia coi nostri fratelli1. L lamenti del buon Bernardo, cittadino di Giufctiiiópoli,' sofia un' eco lontana di questi versi del ditino' poeta:' o '• . I) Fiorenza dentro dalla cerchia antica, Ond'ella toglie ancora e terza e nona, Si stava ili pace, sobria e pudica. Non avea catenella, non corona, Non donne contigiate, non cintura s Glie'fosse a veder più che la persona. 0 : ... . Non faceva,, nascendo, ancor paura La figlia al padre, chè il tempo e la dote Non f'uggian quinci e quindi la misura. Non avea case di famiglia vote: Non v'era giunto ancor Sardanapalo A mostrar ciò che in camera si puote. PARADISO XV. Et nunc erudimi. ^OOTTI^nEI^T'XI (Cont. v. N.ro prec.) In nome di S. M. V Imperatore d* Austria Francesco II. L' amministrazione della Giustizia Civile e Criminale è la prima base della società, ed il primo garante delle persone, e delle proprietà de' sudditi. Il bisogno che sia essa attivata in questa provincia non sfuggi alle provvide cure del sig. generale conte Nugent, che con suo Decreto 23 settembre decorso, incaricò questa Commissione Provv. Provinciale d'organizzarla coi metodi dell'epoca 1805. E quindi che la Commissione stessa in esecuzione del detto Decreto determina quanto segue": Art. 1. È rimesso il Tribunale di Appello, che risiederà come all'epoca 1805 nella città di Capo d'Istria, e giudicherà in seconda istanza le cause civili e criminali della provincia. Art. 2. Esso è composto da un Presidente, da quattro Giudici, e da un Segretario, e da un attuario principale. Art. 3. Gli emolumenti restano quei medesimi che erano in corso all'epoca 1805. Art. 4. Viene istituito in Capo d'Istria un Tribunale di prima instanza civile, composto da un Presidente, che sarà l'istesso presidente della Direzione politica, con li medesimi emolumenti dell'epoca 1805. Art. 5. II Cancelliere del Tribunale di prima istanza sarà nominato come allora dal Consiglio civico. Art. 6. La giurisdizione del detto Tribunale si estenderà alle comuni di Capo d' Istria, Muggia, Pola, Grisignana, Portole, e rispettivi territori. Art. 7. È istituito in Capo d'Istria un Giudice sommario. Esso giudicherà sino alla somma di venete Lire 50, inappellabilmente, ed appellabilmente alla somma di venete Lire 120. La sua giurisdizione si estenderà alla sola Comune di Capo d'Istria e suo territorio. Esso assumerà ed inquirerà sopra le gravi trasgressioni politiche ed accompagnerà il progetto di sentenza al Tribunale Criminale che pronuncierà definitivamente sopra le medesime, salvo il solo caso alla Revisione. Formerà gli atti preliminari di tutte le azioni criminose, e li accompagnerà al Tribunale criminale per l'ulteriore procedura fino alla definizione. Art. 8. È istituito un Tribunale criminale che risiederà a Capo d'Istria composto d'un Preside, quattro Giudici, un Cancelliere ed un Vice Cancelliere. Esso conoscerà tutte le azioni criminose della Provincia, istituirà i relativi processi, eli accompagnerà col progetto di Sentenza al Tribunale di Appello per il relativo giudizio. Art. 9. È istituito un Tribunale di prima istanza in tutte le comuni di Pirano, Parenzo, Rovigno, Pola, Albona, Pinguente, composto da tre Giudici, e da un Cancelliere, ed estenderà la sua giurisdizione nei luoghi dove l'avea nell'epoca 1805. Art. 10. Il Direttore politico farà le funzioni di Preside del Tribunale nella località, ove così era prima. Vi sarà inoltre un Giudice relatore, ed il Giudice som- marta"Asterà il posto di terzo Giudice ' assessore al detto Tribunale. Li Giudici sommarj avranno un Cancelliere a parte per li loro Uffìzj, che vengono col presente richiamati. Art. 11. Presso cadauno dei detti Tribunali vi sarà un Cancelliere con voto, il quale supplirà, al caso di eccezione, o impedimento di alcuno dei tre soggetti suno-minati, e ciò in quelle località dove non era riservato questo diritto ai Giudici comunitativi. Art. 12. In ogni comune della Provincia, dove vi fosse un Tribunale vi sarà una superiorità locale, che avrà le attribuzioni anche di Giudice sommario, con le istesse incombenze del Giudice sommario di Capo d'Istria. Art. 15. 11 Cancelliere della superiorità locale sarà insieme Cancelliere della sommarietà. Art. 14. La giustizia civile e criminale sarà esercitata sulla base della stessa procedura, e delle stesse leggi civili e criminali che vigevano all'epoca 1805. Art. 15. Sono richiamati in attività tutti quei No-dari che erano in ufficio all'epoca 1805. Art. 16. Restano non di meno in attività tutti quei Nodali che furono legalmente nominati posteriormente. Art. 17. E gli uni e gli altri dovranno per altro nel termine di un mese aver prodotti al Tribunale di Appello i titoli giustificativi il loro esercizio. Frattanto non potranno rifiutarsi sotto loro responsabilità di rogare gli atti, de' quali fossero richiesti, e quindi alla pubblicazione del presente, dovranno mettersi in tutta atti\ ità, rassegnandosi sul momento ai rispettivi superiori locali. Ait. 18. È richiamato in piena osservanza il sistema ipotecario, che vigeva all' epoca 1805, mediante l'uso delle modificazioni e delli Vice Domini, o delli Giudici, o presso le Cancellerie secondo gli usi dei rispettivi paesi. A tale oggetto nella prima domenica seguente alla pubblicazione del presente si convocheranno li rispettivi Consigli civici, che vigevano all'epoca 1805 che sono richiamati alla loro attività, sotto la presidenza drlle rispettive Direzioni politiche, e Superiorità locali- per l'elezione dei Vice-Domini, e nel tempo stesso dei Sindaci comunitativi, ed altri Offizi sanitari annonali e di polizia comunale, ch'erano in corso alla detta epoca. Art. 19. Gli atti dei Tribunali, de'Nodali, e di qualunque altra autorità saranno rinvestiti delle stesse forme, e delle stesse intestature che erano in uso alla epoca, 1805, saranno pagate e riscosse le stesse tasse, ed osservate le medesime tariffe: li Nodari e Cancellieri saranno responsabili dell' esecuzione, dei pubblici diritti, e li verseranno come all'epoca 1805. Capo d'Istria li 8 Ottobre 1818 Totto, Presidente — Battiata — Polesini per copia conforme Zugni, Ag.to al Segretario. (Continuazione vedi li. 7 e seg.) : Adì 14 Luglio 1686 in Capo d'Istria, •'il'':. ffloi'Gov.r Antonio Bruti, et Santo Gauardo D.r. A.' stati elieti degl' Ul.mi S.S. Sindaci da una, et da m.r Zuane Pozzo Muraro dall'altra come nel Com- promesso fatto dal q. Pietro Pola Cane,e di .Comun di 30 Ap.le pross.o passato con facoltà di liquidar terminar sententiar et arbitrar quanto stimeranno p. nostra Consienza sopra le pretese del sud.o Pozgo p, occor.ze della fabrica del Seminario di q.ta Città; Onde ueduto da Noi prima il conto fatto dal q. Can.r Olimpo Gauar-. do, la prima, seconda, e terza poìiza di pretese preditte dal Pozzo sud.o, et il tutto maturam.te considerato con esserci portati sopra loco nel Seminario sud.o et fato compassar l'incartadure, solizi et quanto fu necessario in tal proposito p. n.ro maggior lume, il che maturam.te considarato. ridotte tutte le fatture d' esso Pozzo a' quei pretii che a noi è parso più proprii di Giust.a, e convenienza, giusta la poliza da Noi sottoscritta, quala unita con 1' altre polize sopracitate restata app:o il Canc.e della presente ad ogni buon fine Unanimi et concordi habbiamo liquidato, arbitrato et sententiato. Che il sud.o Pozzo per tutte, e cadauna fatture e lauori da lui fati nella fabrica del Seminario sud.o detrato quello liauuto a tal conto, come dalla precitata carta da Noi sottos.ta si uede uadi p. anco uero e li^ quido Creditore di lire cento quaranta noue soldi sedici hauendo così p. n.ra Concienza liquidato e sententiato Ant.o Bruti Gou.r e Giudice H Santo Gauardo Giudice Io Giulio Gauardo ho estrato la p.ente copia dall' Inuent.o esistente nelli miei atti. Adi 23 Agosto 1686. Congregato il sp.le Colleggio del Sem.o al n.o 11 et fu posta la seguente Parte. Èssendo necessaria la Preuisione di Precettore di Gramatica p. seruitio di questo nostro Seminario an-darà però parte posta di riceueve in maestro di Grammatica ed insieme de principii d' Humanità il M.to Reu.do Don Rinaldo de Rinaldi dello Stato d'Urbino con stipendio de ducati cento cinquanta annui e dell'ha-bitat.ne nel seminario e ciò p. anni due prossimi e con 1'obligo deila Confermat.ne giusta le Leggi et Praticato potendosi sperare dal di lui uirtuoso impiego ogni uan-taggio a prò e benefitio della Patria e Prouintia. Ballottata la parte sud.a hebbe P. 11 C. Ideo capta fuit. Adì 23 decembre 1686. Radunato il Sp.le Coll.o del Seminario al n.o di 9 Illico fu posta la seguente Parte. Vada parte di condurre in Publico Precettore di gramatica ed liumanita il M.to Reu.do Don Giovanni Colauto p. anno uno con stipendio di ducati cento e quaranta all' (carte 36) anno giusta all'ordinario con 1'habitatione del Colleggio sicuri di ritraine dalla sua diligenza, et impiego benef.o considerabile per i studenti. Ballottata la parte sud.a hebbe P. 9 C. Ideo capta fuit. Adì 14 Aprile 1687. Radunato il Sp. Coll.o del Seminario nella solita Camera dell'Udienza del Palazo Pret.o oue compresa la Persona di S. E. interuennero Colleggianti n.o dieci n.o 10 et Illico. fu posta la seguente Parte. conferma del nostro intangibile diritto. E per vero una libera voce che mostrasse oggi avverato in Roma (se con qualche divergenza non importa) il sogno del profetato veltro liberatore, compirebbe opera civile, ed anche umana ed artistica, perchè la significazione dottrinale getta lume ad intendere le bellezze dell' arte, pur quando, come scrive il Carducci, l'aura sacerdotale è svanita, e la significazione dottrinale è venuta meno. Ma il Carducci, con l'alto ingegno vide subito chiaro negl'intendimenti di molti, che pareva volessero al governo sforzare la mano; nè si piegò a spiegare il Divino Poema ad usimi degli onorevoli Delfini, che della Commedia si servono come arma di guerra e dì partito, e nella loro-, mente si foggiano un Dante tra eretico e frammassone. Alla mente lucida del poeta, al galantuomo, per quanto in arte un po' aristocratico, non piacque questa specie di serrata del gran consiglio nella repubblica delle lettere, e rifiutò. Svanita la speranza di avere il primo poeta italiano vivente a spositore di Dante s'invitò il Carducci a tenere almeno sull' argomento una conferenza a Roma. A questi il Carducci volle essere cortese, ed accettò. Cosi nacque il discorso tenuto in Roma a dì 8 Gennaio 1888, ed intitolato — L'Opera di Dante. Arduo titolo! E con questo, credo io, indirettamente ha voluto rispondere l'illustre autore a quelli che nel poeta più universale, vedono le idee particolari di un dato tempo e di date persone. In poche pagine con uno stile fiorito e serrato insieme egli ci ha mostrato Dante all'opera nel suo tempo ed oltre, uomo rappresentante il passato, e „per la gloria dell'arte infuturato nei secoli;" Dante, cittadino di Firenze, italiano, uomo nell' umanità. Il Carducci nel momento della concezione del suo discorso non aveva bisogno di rammentare una sentenza del Balbo, ma egli l'ha certo degnamente interpretata. — Lo scrivere italiano efficace non è affare letterario, ma azione nazionale. — Solo occorre notare, che l'azione di Dante, oltre essere nazionale, fu umanitaria; così meglio s'intende l'opera del Carducci, Dante è l'uomo, scrive egli, il genere umano che passa con le sue passioni, che ama ed odia, erra e cade, si pente e si leva, e purgato e rigenerato è degno di salire alla perfezione dell'essere. (pag. 37). Ho detto di sopra lo stile del Cardùcci fiorito in questo discorso. E non sono già fiò'ri artificiali, ma cresciuti ai liberi soli dei nostri jfftrti : Le similitudini dell'allodola che si leva tril-làhdò, dell' aquila, dell' aria tra i sughereti delle vecchie maremme (pag. 4) sono degne dell' autore delle „Odi barbare." Parrà strano qua e là a taluno questo stile fiorito e pomposo. Avvezzo ai periodi recisi, alla frase nervosa, tagliente come lembo di porpora in nube, al fare spigliato delle — Confessioni e Battaglie -— rimarrà in sulle prime sbalordito *dal periodare largo, drappeggiato ; ma la critica risponde col convenientia verba del ' maestro. Così si doveva scrivere in modo degno della gloria del Campidoglio e dell'alma Roma. Forse (lo dirò modestamente con un forse) si poteva serbare una maggior parsimonia nelle prime pagine, dove il lodatore dipinge il campo del lodato, con una forma usata, e con lusso di storiche memorie. Il lettore però rimane sempre soggiogato, e trascinato dall'impeto lirico, e ammira il pensiero, qua espresso in un turbine di parole, là condensato con una sintesi rapida, forte, che riassume, lo riposa e lo sforza a raccogliere ed a pensare. Nè io ho qui la pretesa di attaccarmi noioso pedante alla toga del professore illustre per dirgli: Badi qnà, noti là; questo esce di chiave; la cabala dantesca del nove si riduce al nove più uno ed altre simili minuterie e alzate d'ingegno che troppo spesso si risolvono in alzate di cianchetta. Solo qualche modesta osservazione mi permetta l'egregio autore. Vi fu già un bellumore il quale si propose di notare le locuzioni che più di sovente cadono dalla penna degli illustri. Sarebbe opportuno invece ricercare negli scrittori le idee che più hanno accarezzato e che ogni tanto fanno capolino ne' loro scritti, anche quando meno si aspettano. Il Carducci ha pure di questi capisaldi, di questi leitmolif che l'accompagnano nel teatro dell'arte. Tale per esempio 1' antipatia profonda pel romanticismo. Che il poeta, opponendosi a certa scialba popolarità, agli ardori mistici, all'estenuazione ed evaporazione dell'anime, abbia fino ad un certo punto fatto opera degna dei tempi, sono pronto a concederlo. Così ci ha richiamati al culto dell' arte antica e sempre nuova; così ha trovato la sua via e segnato in quella orme profonde ; così è divenuto il rappresentante del suo tempo, l'interprete degli impeti, delle giovanili speranze, e un po'anche dei disinganni dell' Italia nuova. Sta bene, ma noij esageriamo. Il parallelo per esempio tra il romanticismo di Dante., e quello del nostro secolo, panni alquanto forzato, e come un ritorno all' idea dominante. Nè è in tutto giusto il giudizio dell'autore sul romanticismo moderno, che, secondo lui Bmovendo dalla considerazione della vita nell'aspetto più triste cioè dello scetticismo morale fu termine d'uu'età, anziché principio di arte nuova, fu estenuazione ed evaporaziune dell' anima nell' e-gcisHio." Il romanticismo, (a parte le esagerazioni, e le particolari tendenze degli individui) fu invece principio di un'arte nuova. 11 vero romanticismo, come un dipresso lo ha definito il Tommaseo, essendo — l'estrinsecazione ar tistica dei principi necessari perchè ogni letteratura rappresenti il suo tempo e sia nazionale, fu origine d'arte nuova, d'un'arte che voleva antica la forma, ma nuovo il concetto, popolare quindi nel buon senso, e conforme ai bisogni dell'umanità, d'un'arte che richiamando l'uomo classico distratto nell" ammirazione del bello esteriore, allo studio di sè stesso, del mondo morale delle sue sorti future, creò il teatro e il romanzo moderno, ed inspirò Goethe, Schiller ed il Manzoni. E neppure è sempre giusto dire che estenuò ed evaporò le anime nell'egoismo. Per qualche povera anima sbigottita, per qualche martire sfinito (e dopo molti anni di terribile prova ne aveva anche il diritto) rifugiatosi nella pace stanca dell'ideale, abbiamo migliaia e migliaia di Seguaci del romanticismo battagliero. E non furono anime svaporate, per Iddio ! i seguaci del romanticismo moderno che combatterono contro lo straniero nei campi di Lipsia, nè quei forti che col motto — Dio e popolo — ci hanno dato una patria. Lo studiare il romanticismo, (come in generale, tutte e questioni, da un lato solo) ci può render parziali; ed anche ciechi, se male c'è, nell'applicazione del rimedio, come quegli empirici che pretendono guarire tutti i mali con un rimedio solo; e nell'arte ci può sforzare la mano, per condurre la letteratura ad un estremo opposto, all' adorazione della forma e della materia per odio alle evaporazioni del misticismo, e costringerla così a fare molti passi indietro. Fra la popolarità del giullare che canta in piazza le prose da romanzo, e 1' aristocrazia del poeta esclamante sdegnoso' ■— Yodi pro-fanmn vulgus et arceo, c'è tanto spazio da collocarvi un altro grande poeta che volle antica la forma e nuovo il concetto, e un pochino anche i suoi imitatori. Ancor utf appunto, o meglio una domanda all'illustre scrittore. Egli crede che Lucifero, preci- Ìpitando dall'empireo, abbia forato il nostro pianeta e formato così nel nostro emisfero boreale' un gran vuoto, cioè P inferno, e quindi pel rincorrere della ferra in su, la montagna del purgatorio, e chiama questa un'invenzione maravigliosa per dinamica e Borale sublimità. Ecco le sue précise parole : — E del Lucifero che, precipitando dall' empireo, il poeta immagina aver forato il nostro pianeta per mezzo, sì che la terra per fuggirlo lasciò nell'emisfero boreale un gran vuoto, e fu il baratro dello inferno, poi ricorrendo in su formò nell' emisfero australe l'isoletta ed il monte del purgatorio — (pag. 40). E più oltre soggiunge: — Lucifero con la sua caduta originò l'inferno che è fine del peccato, e il purgatorio che è mezzo di redenzione,— (pag. 41). Ecco invece le precise parole di Dante. Parla Virgilio che si trova già col discepolo, si noti bene, nell' emisfero australe. Da questa parte cadde giù dal cielo E la terra che pria di qua si sporse Per paura di lui fe' del mar velo, E venue nell' emisperio nostro ; e forse Per fuggir lui lasciò qui il luogo voto Quella che appar di qua, e-su ricorse. Qui finisce di parlar Virgilio, e sottentra Dante a parlar col lettore, quindi adopera il laggiù indicando l'emisfero australe. Luogo è laggiù da Belzebù rimoto Tanto, quanto la tomba si distende, Che non per vista, ma per suono è noto !)' un ruscelletto ........ Secondo tutti i commentatori Lucifero, cadendo, produsse due effetti sempre nell' emisfero australe ; la terra si rovesciò nel nostro e le acque ne presero il luogo, di più una parte della terra interna ricorse su a formare il Purgatorio. Ecco l'esposizione del Tommaseo : — Cadde Lucifero col capo all'ingiù ti vi rimase in eterno. Prima della sua caduta l'emisfero opposto al nostro, era terra; ma per orror di Lucifero la terra si rovesciò tutta dall'altro lato, e le acque ne presero il luogo. E quella parte di terra che èra più presso il centro si alzò e fece il monte del Purgatorio, e lasciò vuoto il luogo, da cui passano i due poeti. — ('). Adunque il baratro infernale non fu formato dalla caduta di Lucifero, ma solo la stretta ed oscura via per cui passano i due poeti nell' emisfero australe a rivedere le stelle. E vi è un'altra difficoltà. Dante stesso ci ha altrove spiegato l'origine dell'inferno. Non Lucifero cadendo : ma Dio stesso lo ha creato : Giustizia mosse il mio alto fattore, Fecemi la divina potestate, La somma sapienza e il primo amore. È vero che a rigor di termini così è scritto sulla porta ; ma la parte pel tutto qui è troppo evidente. Anche si aggiunga che se l'invenzione è terribilmente maravigliosa e degna di Dante riguardo all'origine del Purgatorio, non così pel baratro infernale. Lucifero, cadendo, fu causa del Purgatorio dove l'umanità si purga e il male è vinto ; questo è stupendo ; ma fare che Lucifero si fabbrichi da sè la casa, se anche brutta, è troppo onore. Satana avrebbe ragione di riderne ; ma il Lucifero di Dante non è Mefistofele. E una casa così ampia, così larga nella parte superiore che ci ha a fare con lo stretto vicolo australe per cui Dante salì a rivedere il tremolar della marina? Difficoltà sopra difficoltà, come si spiega questa spaccata del nostro pianeta per mezzo? E la terra smossa nel nostro emisfero dove rincorse? Le sopraccitate terzine di Dante ci autorizzano a credere che abbia formato i nostri continenti, insieme con l'altra della superfìcie australe! Forse così l'intende il Carducci; ed è ciò che gli domandiamo sinceramente per essere illuminati. Non perciò rimane scossa l'ammirazione nostra : la fede nostra è sempre grande pel commento di poeta a poeta. Tractent fabritia fabri è il caso di ripetere. Quanti commentatori fecero dire a Dante tutto l'opposto per la mancanza del senso poetico. Ben vengano sì storici, teologhi, linguisti e grammatici; ma l'ultima parola si lasci al poeta disciplinato dall' età e dallo studio. Quindi proviamo un vivo rammarico perchè il Carducci non abbia accettato l'onorifico incarico di spiegare nou solo Dante con Dante; ma cou l'intuizione di poeta; certo nessun più degno di lui, nè io nè altri crede. Ma verrà un giorno, e forse non è lontano, in cui il Carducci, cessato l'impeto delle prime giovanili battaglie, e disciplinato e maturato sulla cattedra il grande ingegno comprenderà che Dante, disceso dal paradiso, non ne ha gettato le chiavi nell'abisso del passato, che Dante s'intende sempre, ed è sempre nuovo, perchè risponde a questi due grandi bisogni dell'uomo: l'ideale ed il reale, perchè studia l'uomo che è materia e spirito insieme, e perciò degnamente lo presenta. Ecco il segreto di Dante; ecco la sua grandezza. Perciò 1' umanità trova in lui una risposta al dubbio, una speranza nel dolore. Non mai fu 1' uomo così intero nel campo dell'arte: è l'universalità di Dante. Beatrice, simbolo di fede, della teologia, della chiesa, scende dal suo beato scanno, e si fida nel parlare onesto di Virgilio che è la scienza, la filosofìa, la ragione: è 1' armonia di Dante. Perciò Dante non istà solo fra due età, ma in tutte le età; in lui risorge quel di noi che dura e si svolge (l); e non già solo per la concezione e rappresentazione individuale. Dante vive più che mai oggi e flagella, papi, preti e frati intransigenti di quà, e frammassoni cabalistici di là : idealisti vaporosi e materialisti aggavignati dalla terra, e romantici e classici. Quando di tutto questo sarà persuaso il Carducci, allora, cessato fattuale dissidio tra Beatrice e Virgilio, siederà in cattedra degno interprete dell'opera di Dante. P- T. ------------------------------ PUBBLICAZIONI Sul riorganamento della società operaia triestina-, studio tecnico di Giuseppe Gardenghi direttore della R. Scuola tecnica di Parma; ed applicazioni pratiche di Lorenzo Tognoli, segretario della società. Nei numeri 23 e 24 del periodico Arte e Storia che si pubblica a Firenze, abbiamo letto due articoli del nostro carissimo prof. Paolo Tedeschi intorno il Duomo di Pola. Trieste ed il 1 atriarca Nicolò di Aquileia, 1353-1355; per nozze Gasparinetti-Flora. - VII Documenti sulle relazioni tra Pola e Venezia nel 1318; per nozze Zenatti-Covacich. Due opuscoli del prof. Giovanni Cesca. Arezzo 188. Stab. Tip. di B. Picchi" Pregati, pubblichiamo : Ringraziamento Le sottoscritte famiglie, profondamente commosse, porgono le più sentite grazie a tutte le Autorità locali, nonché ai cittadini, amici e conoscenti per la viva partecipazione presa nella circostanza dei funerali dell' indimenticabile loro ANGELO. Capodistria, li 11 Settembre 1888. le famiglie Cadamuro-Morgante, de Posarelli e Pelko _—.--------jgajCS*— ISTITUTO FEMMINILE SCUOLA - FAMIGLIA diretto da Zaira Tedeschi Cairati e dal PROF. PAOLO TEDESCHI LODI Corso Milano N." 29 Per ulteriori informazioni presso la Redazione della Provincia. (1) Giovanni Bovio. — La Protasi di Dante. Napoli, Stab. tip. Tocco 1888 (pag. 48).______