ANNO XXIV. Capodistria, 1 Novembre 1890. N. 21 LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-irimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Sedazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. DIETA PROVINCIALE Prima seduta. Parenzo, 14 ottobre, presenti il capitano provinciale, presidente, cav. Matteo Campitelli, il commissario governativo Alessandro cav. Eluschegg, e 18 onor. deputati. Il capitano provinciale apre la seduta alle 12, con un discorso e con le solite forme. Riportiamo i punti principali del discorso : La gelazione generale della Giunta provinciale vi darà agio di giudicare della di lei operosità, e vi darà Iiotizia insieme della esecuzione dei vostri deliberati, d'Uno dei quali però, devo pur intrattenervi, reclamandolo imperiosamente la sua particolare importanza, Ossequiente al maudato avuto, e premessi gli opportuni rilievi preliminari, già al principio dell'anno in corso la Giunta provinciale conferiva — presenti alcuni rappresentanti dei Comuni interessati — colla Ditta concessionaria della ideata ferrovia Trieste-Parenzo, e mentre senza impegnare il paese, stabiliva con questa i punti di partenza d'ulteriori trattative e studi indispensabili a raggiungere lo scopo, perveniale da quelli, iu proposito interpellati, promessa di proporzionale concorrenza. Ad avere poi in mano valida direttiva, la Giunta provinciale istituiva altresì un' inchiesta, tanto sulla partecipazione d'altre provincie a imprese pari per ritrarne luce di provate esperienze, quanto sul probabile movimento della linea, che pareale consulto dover essere meglio accertato, e statuiva, successivamente, di affidarne il grogetto, per esame e riferta, a preclaro ingegnere di sua fiducia. All'uopo richiestole, ancor nel giugno decorso, all'i, r. Governo, e ripetutamente dippoi, potè averlo a propria disposizione appena ai primi del corrente col mezzo della Luogotenenza, la quale favoriva con esso il dispaccio ministeriale che dichiarava alla Ditta concessionaria — nulla ostare al tracciamento proposto dalla Commissione che l'avea riveduto — accettarsene, meno ima, le varianti, tendenti ad avvicinare la ferrovia ai vari centri — esigersi nuovi stYidi sulla laterale Pirano e sull' allacciamento colla ferrovia dello Stato — accettabile in massima 1' uso promiscuo del tronco S. Andrea, S.t Sabba e della Stazione di S. Andrea, ma verso dirette trattative colla Direzione delle ferrovie dello Stato, a conseguirne l'esercizio convenzionale — occorrente per la concessione Sovrana l'assicurazione antecipata del provvedimento de' fondi necessari all' impresa senza calcolo di eventuali sovvenzioni in via amministrativa dai fondi dello Stato — ed in fine comunicarle dover seguire in breve evasione della porretta domanda per un preliminare sul futuro esercizio postale. La Ditta stessa, asserendosi informata che l'imperiale Governo accorderebbe in via amministrativa ed in misura conveniente la sovvenzione sperata tosto che la Provincia assicurasse — fino alla somma di metà del capitale nominale d'impianto — la garanzia richiestale per le obbligazioni di priorità che intendeva emettere a render certa la provvista de' fondi occorrenti all'impresa, instava per la presentazione di proposta analoga ali e^élsa Dieta già nell' attuale sessione ; ma sino a che non sono esaurite le pratiche necessarie a presentare attendibili e compiute proposte, la Giunta provinciale non è iu grado di assecondarla. Nè a risolvere ia cosa sarà da attendersi la futura ordinaria sessione, essendo io deciso — ad opra pronta — d'impetrare all' occorenza, la convocazione d' una straordinaria sessione per trattarla e definirla. Ed ora di affliggente argomento. Nel luglio decorso, iu occasione della consegua dell' ufficio cassa all' impiegato chiamato a sostituire il cassiere Rigo — posto d'ufficio in permesso per ragioni di salute — si venne a constatare 1' ammanco di 82 lettere -di pegno dell'Istituto di Credito fondiario istriano del valore nominale di fior. 1000 cadauna — delle quali 42 del fondo provinciale e 40 dell' Istituto medesimo — ammanco di cui s' è reso contabile il Rigo, che, eludendó la fiducia e vigilanza della Giunta provinciale, ebbe man mano a depositarle presso la Banca commerciale triestina per f. 62,800 da lui prelevati in più riprese dal 4 novembre 1887 al 24 febbraio 1890. Coli' autorizzazione del Tribunale che le aveva sequestrate, ad evitare ogni danno ulteriore, venivano riscattate dalla Giunta provinciale, riservata, ben inteso, ogni azione d'indennizzo contro chi di ragione. Scoperta la frode, la Giunta provinciale e l'Istituto di Credito si costituivano subito parti civili per curare gì' interessi dei rispettivi fondi e prendevano inoltre opportune disposizioni per un esercizio più sicuro dell'Ufficio Cassa provinciale. Non essendo prudente una discussione su argomento di avviata e non ancora chiusa procedura penale, in causa dei pregiudizi che ne potrebbero derivare, nel dolore dell' accaduto, ho pure il conforto di poter accertare, a tranquillità vostra e del paese, che — in virtù della loro solidità ed ordinamento — i due fondi danneggiati non risentirono scossa o turbamento, e n' è prova il Conto preventivo provinciale che avrete a discutere, mantenuto fermo ed inalterato, benché compilato prima della rivelazione del defraudo. Qualsisia d'altronde possa essere 1' esito dell' accennata procedura, l'ammanco deplorato non darà conseguenze dannose neppure per 1' avvenire, chè per esso non avranno ad essere mai gravati comunque i censiti. I neo eletti deputati Mandic e Marinoni prestano la solenne promessa. Vengono eletti a segretari gli onor. Lius e Ver-gottini, a revisori gli onor. Babuder, Becich, Gambini, Marinoni, Stanich, Tamaro. La prossima seduta è fissata per il giorno 16 coli' ordine del giorno : 1. Comunicazioni; 2. Presentazione degli atti; 3. Relazione della Giunta provinciale sulle elezioni suppletorie; 4. Nomina della commissione. --—----- DI GIACOMO ARRIGHI BA LODI Vescovo di Trieste Di questo vescovo illustre a' suoi tempi, e che ha avuto tanta parte nelle vicende ecclesiastiche e civili durante il concilio di Costanza ho fatto un cenno nel N.o 15 della Provincia in quest' anno, ed ho promesso di ritornare sull' argomento. II tema è importante; si trata di un vescovo istriano di fama non pari al merito nelle nostre storie. E ciò per la divisione politica, causa che fu di molte dimenticanze. Finché l'Istria durò unita, i primi vescovi di Trieste appariscono nell' albo dei prelati istriani; non così più tardi. E si che tra i vescovi di Trieste ci sono nomi illustri come il Pedrazzani, il Bonomo, Enea Silvio Piccolomini, poi Pio II papa e molti altri. Si aggiunga l'altra circostanza della larga italianità, buon testimonio del sentimento nazionale a Trieste. Il Pedrazzani lombardo, il De Luca veneto, Guglielmo corso, Pace da Vedano lombardo, il Negri veneto, Angelo da (Moggia, il Saltarelli fiorentino, ed altri molti furono tutti italiani nominati dal capitolo, il quale, finché ebbe mano libera, seppe, dove si potevano, scegliere i migliori. Anche l'albo dei vescovi triestini è prova storica adunque dell'antica nostra cultura: l'infiltrazione slovena è di questi ultimi tempi, come e perchè avvenuta tutti sappiamo. A parte anche altre considerazioni e raffronti che si potrebbero fare e giudizi sui meriti, e passiamo a dire dell' Arrigoni. Nacque questi da famiglia lodigfania d' umile condizione nella seconda metà del secolo XV. Suo padre di fatti, Tomaso di nome, era un povero sarto; e nei primi anni, il futuro vescovo ed oratore di grido, attendeva a cucire nella paterna bottega, e non ne sarebbe uscito senza un caso straordinario che lo mise su di un' altra strada. Giuocava questi un giorno dinanzi alla sua casa, quando abbaruffatosi con un compagno, cieco d'ira, gli lasciò andare una coltellata. Ab ungue leonem: il futuro condannatore di Giovanni Huss dimostrava così la sua indole focosa. Per salvarsi dalla giustizia, more solito, si ricoverò poi nella chiesa vicina. Un ragazzo che dà una coltellata non è caso che succeda ogni giorno; quindi gran ressa di curiosi nella chiesa, e tra questi un gentiluomo francese, il quale, ammirando la vivacità del ragazzo, cheto cheto di notte lo trafugò e lo condusse con sè in Francia '), dove vestì 1' abito dei padri domenicani, e „con somma diligenza attendendo agli studi delle sacre lettere in breve tempo divenne non meno famoso nelle scienze che di vita esemplare, avvegnaché più olio che vino consumasse," scrive il padre Serafino Razzi nella sua Historia dei Domenicani celebri. Passato qualche anno, e messa la cosa in tacere (allora, come tutti sanno le grida o si applicavano subito, o divenivano let- . tera morta) e sicuro in ogni modo per immunità personale concessa alla tonaca, Fra Giacomo tornò in patria, e quindi recossi a Roma dove il Papa Innocenzo VII, conosciuta la sua valentia, lo nominò maestro in vaticano, carica da lui sostenuta egregiamente onde fu eletto poscia da Gregorio XII vescovo di Lodi, e consacrato il 26 Febbrajo dell'anno 1407. Le vicende dell'Arrigoni quale vescovo di Lodi non toccano direttamente la nostra storia; pure gioverà dirne qualche cosa per dimostrare qual' uomo fosse l'Arrigoni. Gli affari della cristianità andavano intanto in rovina per 1' elezione di tre Papi, onde lo scisma scandaloso d'Occidente. Per trovarvi qualche rimedio l'imperatore Sigismondo scrisse a Giovanni XXIII che desiderava di abboccarsi con lui a Lodi. Che nel designare Lodi qual luogo di convegno, l'imperatore avesse di mira, con altri motivi, anche la circostanza del trovarsi a Lodi l'Arrigoni, si potrebbe arguire dalla stima dimostrata di poi al Vescovo, e dalla carica tenuta da questo al concilio di Costanza. E qui cedo la penna al Tiinolati biblio- •) Ho raccolto queste notizie dai «Commentari della Chiesa Lodigiana del Canonico Defendente Lodi,» manoscritto esistente nella biblioteca laudense, e indicatomi dal bravo e buon bibliotecario Cav. Don Andrea Timolati. tecario a Lodi1) — «Arrivato il vescovo in patria fece subito allestire il suo palazzo e la cattedrale con ogni possibile apparato per ricevervi il Papa il quale arrivò il 20 Novembre 1413, e poco dopo comparve l'Augusto che alloggiò nel palazzo Vignati, usando questi ogni sforzo per trattare come conveniva, un principe sì grande. Si abboccarono più volte il papa e V imperatore, tenendo le loro conferenze nella nostra cattedrale. Per quietare lo scisma si conchiuse da essi di congregare un concilio generale in Costanza. Il Papa pubblicò in Lodi la bolla pontificia per l'intimazione del concilio il 9 Dicembre, invitando tutti i prelati a concorrervi. Dimorarono questi due capi supremi nella nostra città circa due mesi : ed alla notte del Natale, l'imperatore presente al Mattutino cantò la lezione; Ecoiit edictum a Cesare Augusto, e il Papa dopo P ora nona cantò la messa all' aitar di San Bassiano." Nel concilio di Costanza, radunato nell'anno 1414, il Vescovo Arrigoni fu poi dal Pontefice . nominato predicatore e segretario del concilio. Dagli atti del concilio stesso apparisce chiaramente quale fosse il prelato. Frate e di giunta domenicano, vescovo nel secolo XV non è da maravigliarsi se concorresse con tutte sue forze alla condanua del celebre Giovanni Huss; e benché il fanatismo dell' Arrigoni ce lo renda oggi antipatico e avverso alle nostre idee, pure avuto riguardo ai tempi ed al luogo, non si può non riconoscerlo per uomo che ebbe allora molta voce in capitolo. E per vero nelle appendici al concilio di Costanza sotto la sessione XV leggessi, „che dopo essersi cantata la messa della B. V. le litanie, e il Veni Creator fu introdotto Giovanni Huss eretico già accusato e convinto, e fattolo salire in luogo eminente dove fosse da ciascuno veduto, gli fu fatto un sermone contro dal vescono di Lodi. Ascendit ambonem Rev.us Dominus Epis. Laudensis de ordine Fratruum predicatorum, et fecit unum brevem, compendio-sum et ìaudabilem scrmonem assumens prò themate : Destruatur corpus peccati. Finito il qual ragionamento fu il detto eretico condannato per sentenza del concilio ad essere abbruciato. Così nel principio della sessione 21, dopo cantata la messa dello Spirito Santo si condannò Girolamo da Praga eretico, fattogli prima dal medesimo vescovo un sermone, leggendosi in detto concilio queste formali parole : Quibus exple-tis fiebat sermo per Rev.um praesidem Iacobum !) Neil' Archivio storico lodigiano anno V, dispensa 3 e seg. episcopum laudensem, qui prò suo tliemate assumpsit verba haec, videlicet „exprobavit Deus increduli-tatem eorum et duritiam cordis con quel che segue." Fin qui il canonico Defendente Lodi. Più simpatica fu l'opera dell'Arrigoni nella nomina del nuovo Pontefice, per cui ebbe fine lo scisma d' occidente. „I1 simile, scrive il citato canonico, nella sessione 41, dovendo entrare i cardinali in conclave per eleggere il sommo Pontefice, il medesimo vescovo vi fa il sermone, dicendovisi: „ et missa finita Dom. Iacobus Episcopus Laudensis solemnem fecit sennonem ad Sinodum, assumens prò themate:" eligite meliorem con quel che segue. Dopo il concilio di Costanza i cronisti e storici lodigiani perdettero di vista il loro vescovo; alcuni anzi lo fanno morto nel 1417. Ma troppo è noto invece come fosse nell' anno istesso trasferito alla sede di Trieste. Così leggesi difatti nel nostro Scussa. 1417. XLIX. Frater Iacobus Bal-lardus Laudensis, magister sacri palatii, ordinis sancti Dominici sue praedicatorum a Laodensi sede ad Tergestinam traslatus, cui de consensu consilii majoris ex redditibus episcopalibus per duos com-misarios trasmissi fuere aurei quinquaginta C'on-stantiam usque tempore concila prò expensis sibi faciendis, donec novus pontifex eligeretur contra schisma trium pontificum, quibus depositis Mar-tinus V. electus fuit. E qui lo Scussa ci dà occasione a due importanti ricerche. Sta il fatto adunque che, mentre l'Arrigoni era a Costanza ricevette cinquanta ducati dalle rendite del Vescovato triestino, prima ancora di prenderne possesso, anzi essendo sempre vescovo di Lodi. Il citato canonico di fatti ci dice che l'Arrigoni nominato vescovo di Trieste da Martino V, aderendo ai desideri del Papa, conservò anche il titolo di Lodi, deputando per amministratore della diocesi laudense Gerardo Londriano milanese, canonico di Pavia. Ma tutte queste irregolarità non hanno a destare alcuna maraviglia, quando si pensi che allora era sempre vigente quell' altro scandalo della pluralità dei benefizi. È probabile adunque anzi certo che l'Arrigoni, prevedendo le difficoltà del suo ingresso a Trieste, abbia tenuto per qualche tempo le due sedi, e sopperito alle spese del viaggio e del soggiorno a Costanza con le rendite di Lodi e di Trieste; cosa, lo ripeto, naturalissima allora. Si osservi in secondo luogo come il fatto del trasferimento da Lodi a Trieste, trasferimento conceduto dal Papa e dall' Imperatore a titolo di premio e di gratitudine per le prestazioni del- l'Arrigoni al concilio di Costanza, sia una prova del conto si faceva in alto della sede vescovile tergestina. Se l'Arrigoni di fatti da una città di Lombardia, illustre allora, e che potè ospitare un Papa ed un Imperatore, fu trasmutato a Trieste dopo i meriti acquistati a Costanza, ciò vuol dire ohe già allora Trieste era più grande e ricca di Lodi. E questo dicesi a quegli storici aulici da strapazzo che sognano Trieste, prima di Carlo VI e di Maria Teresa, un comunello e una cittaduzza simile all' odierna Muggia. Da ultimo la spedizione dei cinquanta ducati fatta dai commissari triestini proverebbe che il comune non prese parte alle ire capitolari e non pose ostacolo all' ingresso del vescovo. Quale poi sia stata 1' opposizione del capitolo alla nomina dell'Arrigoni vedano gli storici in loco: a me lontano mancano i mezzi per chiarire la cosa. Solo rammento due righe del Diario dell'Abate Marsich, dalle quali appare che il Vescovo, non potendo prender possesso della cattedra, si era rifugiato nella vicina Muggia. Fatto sta che l'Arrigoni, stanco di lottare e impedito nel reggime della diocesi, ottenne da Martino V, nel 1424, il vescovato d' Urbino. «Anno 1424, dominus frater Iacobus Ballardus evasit episcopus TJrUnatensis. (Scussa). Quindi questioni sopra questioni, tra il capitolo che vuole conservare il diritto di nomina, ed il Pontefice, e P Arciduca d' Austria che difendono un tale diritto ognuno per sè, finché nel 1448 Pio II, prima Enea Silvio Piccolomini vescovo di Trieste, troncò la lite concedendo all'Arciduca d'Austria la nomina „vocatus Pius II, qui jus eligendi episcopuni tergestinum ed augustis-simam domum austriacam transtulit, et canonicos tanto jure privavit" così lo Scussa nostro. L'opposizione adunque del capitolo all' Arrigoni non fu fatta ad personam; ma in difesa di un diritto. Occorre dirlo? in quest' occasione, i nostri canonici furono, si direbbe oggi a Trieste, del partito liberale. Brava gente que' calonaci; si capisce che vedevano lontano. Pure tanta fu la forza della consuetudine, così s'imponeva il diritto della nostra nazionalità che gli Arciduchi fecero in generale buona scelta; dal 1448 a tutto il secolo XVII i nostri vescovi, ad eccezione di un carintiano e di uno spagnolo, furono tutti italiani. Come e perchè poi lo Scussa chiami l'Arrigoni Ballardi io non so; il vero si è che a Lodi l'Arrigoni fu sempre Arrigoni. Il quale se non potè tranquillamente governare la diocesi a Trieste, vi lasciò però molti de' suoi lodigiani venuti con lui, e che tutti ebbero cariche e onori, e molto bene si trovarono nella nuova sede. Tale il De Favalibus vicario generele (i Favani esistono tuttora nel Lo-digiano) e quel Plato de Arrigonibus celebre umanista, del quale ci tesserà la biografia, 1' egregio Attilio Hortis nella sua storia di Trieste alla quale da molti anni attende con lungo studio e grande amore. Così la nostra nazionalità combattuta, se anche messa alla porta da qualche prepotente, rientra in casa per le feritoje del castello, per gli abbaini di tutte le nostre abitazioni, e, piaccia o non piaccia, perfino per le finestruole della vecchia sagrestia di San Giusto. P. T. ■-—------— Seminario o Collegio di Capodistria (Continuazione vedi N. 7 e seg.) (carte 17. r.) Ducale in risposta alla Supplica per le deliberazioni prese di cedere il Seminario alti P. P. ricevuta ri-cevida li 30 Ott.e 1708 Aloysius Mocenico Dei Gratia Dux Venet. Nob. et, Sap. Viru Nicolao Contareno de suo mandato Potestati et Cap.eo Iustinopolis salutem et dilectionis aff.m. Unita alle vostre lettere 23 Agosto passato s' è ricevuta la Parte presa nel Con.o di cotesta Città, che riguarda la direzione del Sem.io che sarebbe la medesima per appoggiare alli Chierici Beg.ri dellejScuole Pie per 1' educazione de proprj Pigli. Prima però di venire sopra questo particolare à deliberazione veruna, volemo haver distinta la notizia de Decreti, che vi fossero per l'instituzione del Sem.io medesimo : Quali rendite s' at-trovino ad esso assegnate: a che somma arrivino, e sopra qual fondo siano stabilite ; Se la corrisponsione debba esser fatta per conto della Città: o da particolari persone; Se questa sia stata sin'ora contribuita: o se sia caduta in difetto ; E se li Relig.si predetti siano Mendicanti: o se habbino perii loro mantenimento qualche altra particolare corrisponsione. Voi perciò haverete di tutto a rendercene pienamente informati al lume do più opportuni Decreti Dat in n.ro Ducali Palat. die 27 Sept.is Ind.e 2 1708 Iseppo Zuccata Sec.rio (carte 18.) Altra Informazione trasmessa a' tenore della precedente Ducale Sereniss.o Prencipe All' onore di rispondere sopra le riverite Commissioni della S.tà V.a espresse in Ducali 23 cad.to devo umilmente riferire: che l'eretione d'un Seminario in questa Città fu un antica, nobile idea concepita dal zelo di quei Cittadini ancora l'anno 1612 e 1617 incoraggita da premurose Ducali dell' Ecc.mo Senato, e divertita solo dagl' accidenti insorti in quei tempi di guerra e Peste ; che finalmente continuando nei Descendenti le stesse massime, vedendo crescere il numero della Gioventù, ■et in questa li talenti, et il spirito restò 1' anno 1675 con strutta onesta fabrica con quelle forme, e modi, che •diffusam.te sono state da me espresse nelle lettere di 23 ag.to passato; liavendo havuto per suà base, e prin-cipal foudain.to li pietosi concorsi dell' Ecc.mo Senato, e la publica approv.e in tutto ciò, che veniva conosciuto conferente, come in Ducali 21 marzo, 25 Sett.e, e 22 Dec.e 1675 come 28 Sett.e 1677, approvando il zelo, -et incalorendo l'opra. Per stabilir poi la sussistenza a1 più Maestri, fu sottoposto a publici riflessi la qualità e quantità del denaro, ch'era destinato a Precettori, e suggeriti ricordi per compire in questa premurosa occ.ne un decoroso stipendio, quali abbracciati, et approvati, vengono a restringersi nelle seguenti somme. La publica Cassa contribuisce L. 912:16 all'anno di ragione del denaro che esigge dal Dazio del Vino per «pina, riserv ata questa porzione particolarmente alla so-disfazione del medico, e Precett.e all'ora quando la ■Città in segno di dev.ne nell'urgenze premurose del suo adorato Prencipe lo rassegnò in dono con tutti gì' altri Dazii. ---- INDICE WELLE CARTE DI RASPO (Archivio provinciale) Filza 4. (Continuazione vedi N.o 8 e seguenti) anni 1514, 1515 e 1515 pag. 291-544 Appellationes Montone I podestà di Montona Vincenzo Marcello e Marco Zeno, Invitati a farlo, rimettono all' ufficio del capitanato gli atti e le sentenze da loro pronunciate in processi civili tra sudditi loro o "tra sudditi di altra giurisdizione in lite con sudditi di quella città, contro le quali sentenze fu presentato il ricorso. Esamo da parte del capitano, quale auditore delle sentenze dei podestà di Montona, degli atti stessi, delle parti, dei testi ecc. e rispettive sentenze. — In questi atti appaiono le famiglie montonesi Barbo, de Polesini, Tomaz, Cugna Cancellieri dei podestà: Demetrio Cosma e Iacopo de Gavardo. Procuratori presso il capitano: Gerolamo Pergarich e Bernardino de Germanis pinguentini. Lazaro de Polesini pievano ■di Montona. anni 1515, 1516 e 1517 pag. 545-598 Capitano Nicolò Zorzi Testium depositiones Deposizioni testimoniali in processi civili, talune delle quali appariscono assunte da magistrati di altra giurisdizione, come dal capitano di Pisino Giovanni de Dur, dal podestà di Cittanova Giovanni (?) F. Canco e del marchese di Pietrapelosa Iacopo de Gravisi per testi non appartenenti al capitanato di Raspo. anni 1514, 1515, 1516 e 1517 pag. 599-678 Capitano Nicolò Zorzi Extraordtnaria prima sub felici regimine clarissimi Domini Nicolai Georgio Registro di estimazioni di stabili o di danni dati ai campi fatte dagli stimatori comunali di Pinguente. — Sequestri, precetti, atti di procura generale e speciale. — Consegna fatta a prete Elia pievano di Rozzo da Onorio Tacito cancelliere del capitano, presenti i giudici di Pinguente e di Rozzo, di quindici iugeri (?) di terra arativa di ragione dello Stato posta nel territorio di Rozzo e ciò in esecuzione della concessione fatta al detto pievano colla ducale L. Loredan 16 (?) luglio 1514. Licenza di consentimento del capitano e di prete Elia, concessa ai vicini di Rozzo di coltivare le dette terre con la condizione di dover pagare la decima al pievano come prima pagavano allo Stato. — Obligo ai vendi- tori di pane di dare il loro nome nell' ufficio del capitano e che nessun altro possa vender pane; gl'inscritti in tal guisa sono obbligati a vendere il pane in piazza ben cotto e in abbondanza. — Terminazione del capitano concernente i proclami degli strumenti di permuta, vendita od altro contratto fatti da publico notaio. Quei proclami debbono farsi in piazza, in giorno di domenica da un ufficiale del capitano. Il quale deve nominare l'oggetto del contratto, i contraenti, il prezzo, i confinanti e il termine di 30 giorni concesso a chi intenda presentare opposizioni. — Fideiussioni per il pagamento di debiti. — Compromessi. — Sentenza d' arbitri. — Regolamento pel conduttore de' dazi publici di Pinguente. — Provvedimento riguardante l'abitazione di pre Bartolomeo magitter scolarum. — Onorevole menzione fatta dal capitano di Bernardino de Germanis cittadino e giudice di Pinguente, chiamato egregio e benemerito dello Stato maxime tempore presentis belli in urgentibus negotiis Illustrissimis Ducalis Domini Nostri pluries et pluries explorando loca inimicorum de mandato nostro non sine maximo vite discrimine. — Triennali esenzioni dalle imposizioni dovute allo Stato, giusta una consuetudine di Pinguente, a chi lascia la casa paterna e vuol essere sui iuris et tamquam civis abitare. anni 1514, 1515, 1516, 1517 pag. 679-954 Capitano Nicolò Zorzi Civilium primus, secundus, tertius. Registro di petizioni, termini, repliche, dupliche, deposizioni tessimoniali e sentenze in affari civili. Note di spese processuali e qualche istrumento. In questi atti appaiono quali avvocati: Al-merigo Agresta, Domenico Petronio e Bernardino de Germania. Cancelliere del capitano: Onorio Tacito di Spilimbergo, anni 1514 e 1515 pag. 955-976 Capitano Nicolò Zorzi Processus civilis inter spectabilem virum Dominum Honorium Tacitum cancellarium Magnifici et p. Clar.i Domini Nicolai Georgio Raspurch, pinguenti etc. prefecti dignissimi uti procu-ratorem Camere fiscalis lli.i Ducalis Domini Venetiarum ex una: Et ser Guidonem Murarium uti Gastaldionem Ecclesie Sancte Marie Maioris Pinguenti. Per sentenza del dì 10 giugno 1444, Lodovico Loredan (?) che fu podestà di Pinguente si pronunciava contro donna Matelda di Pinguente e in favore della Camera fiscale del Dominio veneto in merito a tre quarte parti di molino nelle quali Matelda s' era introdotta senza alcun titolo; quindi la stessa fu investita nella quarta parte del molino indicato e poi mori senza lasciare legittimi discendenti. Nel suo testamento poi Matelda lasciava erede universale de' suoi beni la chiesa maggiore di Pinguente. Ora dall' epoca della sua morte in poi i gastaldi della detta chiesa godettero anche la quarta parte del molino in danno della Camera fiscale. — Ciò premesso, Onorio Tacito, quale procuratore della Camera, chiede sia intimato a Guidone gastaldo che debba rilasciare la detta parte di molino in cui Matelda era stata investita a titolo feudale ; e poichà essa morì senza lasciare eredi e senza che fosse rinnovata l'investitura, giusta la legge feudale quella porzione di molino non poteva essere alienata o altrimenti donata, ma deve ritornare al signore del fondo. (Proc. non esped.) (Continua) G. V. — Portole ---S^ffi^gV^^S- ILT otizie Il giorno 17 ottobre, nelle ore pomeridiane, mandava l'ultimo spirito a Dio il canonico Favento, benemerito cittadino di Capodistria. Don Giovanni nob. Favento, mansionario Apollonio, era nato il 21 luglio 1808. Percorse i primi studi nella sua città nativa, e li compì nel seminario arcivescovile di Gorizia. Consacrato sacerdote nel 1831 si diede tutto agli studi e all' esercizio del santo suo ministero con zelo, con amore, man- t tenuto sempre uguale fino agli ultimi momenti della sua vita. Nel 1842 l'i. r. governo tolse a Capodistria il ginnasio per trasferirlo a Trieste ; la popolazione fu impressionata dolorosamente, oltre modo, per la mancanza dell'istituto creato dalla sapienza degli avi, e che da secoli, sotto forme diverse, aveva tanto contribuito al suo sviluppo civile; ma per fortuna non mancavano neppure allora nella città uomini animosi e sapienti ; tra questi ebbe parte non poca Don Giovanni Favento. Coraggiosamente divisarono i bravi concittadini di ripristinare il ginnasio a proprie spese; e fatto appello ai più danarosi in pochi giorni raccolsero oltre 54 mila fiorini. Subito nel novembre del 1848 venne aperta la prima classe, e Don Gievanni Fa-vento, oltre che di borsa per quanto aveva potuto, concorse a tener alto il decoro del patrio istituto assumendone gratuitamente la direzione e i' istruzione religiosa. Organizzato in seguito il ginnasio, col consorso dello Stato, fu nominato catechista nel 1856 e conservò il posto fino al 1879; durante la giubilazione fu commissario vescovile per l'istruzione religiosa nello stesso ginnasio, dentro le cui mura, si può dire, ha passato l'intera vita; e volle .lasciarvi ricordo imperituro generoso destinando al fondo di beneficenza del ginnasio, l'intiero ricavato della sua opera pregiata: "La chiesa, la sua dottrina e la sua storia;,, opera dedicata ai suoi discepoli. Fu chiamato in diverse occasioni a coprire parecchie cariche : fu deputato alla dieta, membro del consiglio scolastico provinciale, della rappresentanza comunale ecc. Coltissimo, discorreva di letteratura, di storia, di scienze esatte con perfetta cognizione ; e sempre, anche nelle ore di svago, durante le passeggiate, contornato da giovanetti, procurava di rendersi utile a loro. Fu P angelo tutelare della sua famiglia, e in molte famiglie portò il conforto del suo cuore buono e in molte il pane quotidiano, senza che mai una mano sapesse della carità fatta dall' altra. Tutti di ogni classe sociale domandavano spesso notizie della sua salute in questi ultimi mesi, tutti piansero la sua morte e lo accompagnarono all' ultima dimora. La sua memoria sarà sempre benedetta, il suo nome resterà tra quelli dei comprovinciali distinti. Riportiamo dal dizionario del De Gubernatis 1' elenco delle opere dell' egregio trapassato : Negli atti del ginnasio trattò, 1' anno 18 69r della "Educazione religiosa nei ginnasi, e nei successivi anni 1870 e 71 riprodusse con premesse correzioni, confronti e commenti, pieni di dottrina e di erudizione due edizioni rare del bel Poema latino1 intitolato " Istria„ opera del triestino giureconsulto^ poi vescovo Andrea Rapiccio. Negli anni 1874 e seguenti pubblicò nell'ZJ-nione (cronaca capodistriana bimensile, diretta dal signor Domenico Manzoni), parecchi altri scritti ; fra questi un trattato "Sulla educazione popolare;„ altro "sulla igiene;,, una "Istruzione popolare sulle nuove misure e i nuovi pesi ; „ alcuni "Brevi cenni storici sul calendario,, ecc. Separatamente stampò parecchie-poesie latine; un "Breve Sunto della geografia di Terra Santa;,, le "Parole di un vecchio Prete ;„ uno scritto "Sulla Fede e bellezza di Tommaseo„ e 1' opera in quattro volumi intitolata : "La Chiesa,, la sua Dottrina e la sua Storia. „ Come altra volta abbiamo annunziato quest'ultima opera fu approvata quale libro di testo per le scuole medie, dal ministero del culto e dall' ordinariato vescovile. Nel 1889 pubblicò 1' ultima sua opera Quae-stiunmlae quaedam tkeologicae, della quale il nostro periodico fece cenno (vedi Provincia 16 aprile 1889) in un articolo critico che si chiudeva con queste parole: Accettiamo adunque la nuova opera del Favento, e riconosciamo in lui un sacerdote del vecchio stampo istriano, utile alla religione ed alla patria. Riportiamo dal Piccolo la descrizione dei solenni funerali. Fino dalle prime ore del mattino di lunedì il campiello dei cappuccini era affollato di popolani che con le lagrime agli occhi enumeravano le alte benemerenze dell' illustre estinto. Alle 10 il Clero della Cattedrale, i Padri Cappuccini e Francescani vennero a levare il defunto. Il feretro era portato dai fedeli della scuola di S. Filippo. 1 cordoni erano sostenuti dal dott. Zetto, primo consigliere comunale, dott. Paulovich, prof. Maier e dal direttore del convitto diocesano parentino - polese Spadaro. Faceva scorta d'onore una squadra dei civici vigili in grande tenuta. Seguivano il feretro : il podestà di Capodistria col consiglio comunale, le autorità governative, mons. cav. Zamarin da Isola, mons. Pesante da Parenzo, rappresentanti le rispettive diocesi, poi molti altri delle vicine cittadette. Seguivano quindi i rappresentanti delle associazioni cittadine. Da Trieste vennero espressamente il dott. Girolamo Vidacovich, il prof. Yettach, direttore del Ginnasio comunale di Trieste con i prof. Benussi e Vatova, il prof. Hamerle per le scuole reali. Erano pure rappresentate le città d'Isola, Pirano, Buie e Grisignana. Anche il vescovo di Parenzo era rappresentato, non così quello di Trieste, e quest' assenza produsse nel popolo indignazione. La Giunta provinciale dell' Istria non potè intervenire pei lavori della sessione dietale e delegava il podestà a rappresentarla. Seguiva inoltre la scolaresca Dante. Il greve tuono. Lettera aperta al prof. Puc-cianti P. T. XXI. 5. — Item. Questioni dantesche. Lettera aperta ad Isidoro Del Lungo P. T. XXI, 6. Dall' Ongaro Francesco. Racconti III. u. 18. P. T. De Amicis. Poesie. Ap. P. T. XV. 3. — Item Cuore. Ap. P. T. XX. 23. — Item. De Amicis Edmondo a Capodistria XXL 4. — Item. Sull' Oceano. Ap. P. T. XXIII, 8. — Item. Il Romanzo d'un maestro Ap. P. T. XXIV, 11._ CAPODISTRIA, Tipografia Cobol-Priora. De Castro Giovanni. I popoli dell'antico oriente-. Boi. bibl. XIII, 9. — Item. La storia nella poesia popolare milanese. Ap. P. T. XIII, 13. — Item. Fratellanze segrete. Annunzio bibl. XIV, 10. — Item. Giorni senza tramonto. Ap. P. T. XXIII, 10. — Item. Ghigliottina. Ap. P. T. XXIII, 21. — Item. Il giorno del Parini. Ap. P. T. XXIII, 22. — Item. Laura. Caro nido. Ap. P. T. XIII, 7. Della Barba Andrea. Sul parlare dei Sardi e la derivazione dell' articolo determinativo nelle lingue neolatine. Ap. P. T. XIV, 15. De Leva Giuseppe. Commemorazione di Giacomo Zanella. Ap. P. T. XXIV, 1. Del Lungo Isidoro. Dino Compagni e la sua cronaca. Ap. P. T. XV, 20 e 21. — Item. La gente nuova a Firenze ai tempi di Dante. Ap. P. T. XVII, 7. De Gubernatis Angelo. Dizionario bibliografico degli scrittori contemporanei. Ap. P. T. XIII, 6. — Item Cordelia. Periodico settimanale. Ap. P. T. XVI, 2. De Medici. Libro secondo dell'Eneide tradotto. Ap. P. T, XIX, 10. -- Item. Libro lT. XX; 16. De SanCtl* Nuovi saggi critici. Ap. P. T Xffl, 8. — Item. Zola e l'Assamoir. Ap. P. 'r. £111, Dialetto triestino. P. T. XXIII, 18. — Item. Nei nomi delle vie e delle contrade. P. T. XXIII, 23. Dialetto dignanese. XIV, 6, 7, 8. Dire e non dire. Lettera all'Adria. Un patriotta istriano (P. T.) XXIII, 11. Distinti istriani. T. Luciani XVIII, 8. Donati Cesare. Bozzetti Romani. Ap. P. T. XVIII, 12. — lt»m. La Signora Manfredi. Romanzo. Ap. P. T. XVIII, 15. Donna Cuny. Donnina forte. Ap. P. T. XIII, 10. D' Ovidio Francesco. Saggi critici. Ap. P. T. XIII, 1. — Item. La lingua dei Promessi Sposi nella prima e nella seconda edizione. Ap. P. T. XV, 16 e 17. — Item. Appunti per un paralello fra il Manzoni e Walter Schott. Ap. P. T. XX, 12. (Continua) ----—■—23X3—--- Pregati, pubblichiamo : RINGRAZIAMENTO La famiglia de Pavento vivamente commossa pelle molteplici e cordiali manifestazioni di riverente affetto inverso il Reverendissimo Professore Giovanni de Favento, rende i più cordiali ringraziamenti all'Onorevole Municipio locale, al rev. Capitolo e Clero secolare e regolare, all'Amministrazione della Concattedrale, al Collegio dei Professori Ginnasiali, e dell'i, r. Scuola Magistrale, ai Maestri e Maestre della Caposcuola, agli Studenti dei due ii. rr. Istituti di educazione, a tutte le Corporazioni, Rappresentanze, Notabilità, alla Tipografia Cobol-Priora ed ai cittadini, che, nel dì 20 corrente, presero parte ai funerali. _Capodistria, 21 Ottobre 1890.