Abfouonamcnto annuo fiorini 4 semestre f.r 2. Pagamenti antecipati. Per un solo numero soldi 20. Rivolgersi per gli annunzi all’Ammiiiis. Redazione ed Amministrazione Via EUGENIA casa N.ro 3154 pianterreno. Il periodico esce ai IO e 25 d’ogni mese. Lettere e denaro devono dirigersi franchi all’Amministrazione Si stampano gratuitamente articoli d’interesse generale. Avvisi in IV. pagina a prezzi da convenirsi e da pagarsi antecipatamonte. Non si restituiscono i manoscritti. Excelsior Capodistria, 25 Giugno 1885. L’agitazione scuscitata negli ultimi tempi da certi servi di Dio in odio al paese, che li ospita e nutre, lascia ornai solo udire il fremito estremo della lor rabbia impotente destinata a frangersi contro il nostro diritto, come contro la roccia granitica va a spezzarsi l’onda irata e sconvolta del mare in tempesta. Quel fremito ispirerà V ultima bestemmia, che la nera congrega sta per pronunciare alle Camere a tentar di invalidare le compiute elezioni, 1’ ultima imprecazione, che scaglierà alla civiltà nostra a nome delle orde che con arti infami organizzava in provincia a stranio servizio. Bestemmi e imprechi a sua posta, V Istria è e rimarrà sempre italiana. Non sono le fazioni o i costringimenti che ci condussero al trionfo, non fù, no, questo il frutto di una dimostrazione di partiti, come mirano a far credere le pazze publicazioni della propaganda clericale croata, fù un’ affermazione solenne di principi, il tracciato d’ una linea spiccata di demarcazione tra tutti coloro che vogliono intangibile l’Istria e que’ pochi che allucinati o compri dalla moneta di forestieri campioni, vorrebbero aggregarla colla forza bruta del panslavismo ad una filiale della benedetta, della grande, della santa Russia. E 1’ esito della lotta potea forse essere dubbio ? Da una parte stava la miseria e l’ignoranza della campagna, elementi di anarchia e fanatismo, signoreggiate e sfruttate da preti d’ oltremonte; dall’altra la proprietà e la coltura, cardini di ogni civile consorzio, rappresentate dai liberali di tutti i colori, di tutte le gradazioni, onde la vittoria doveva esser nostra. E lo fu e non la dobbiamo a forza alcuna esteriore, ma alla devozione profonda che gli Istriani professano per la causa nazionale, allo spirito di sacrificio, di abnegazione, di disciplina, che sanno imporsi nell’ ora del cimento. Voglia il Cielo, che della tempra ferrea non perdano mai e che gli eccessi da noi lamentati sieno opera di singoli fatalmente illusi, non inizio fatale di civile pervertimento. Nè siamo noi soli a preoccuparci d’avvantaggio; 1’ autorevole accento della Provincia si è al nostro associato. „Se domani — scrive ella — cangiatele condizioni, ci troveremo di fronte ai raddoppiati sforzi dei nemici, sostenuti per mutate ragioni di stato, non ci scoraggeremo ; nè, peggio, scenderemo oggi, in previsione di quel pericolo, ad accaparrarci voti con vigliaccherìa, per tirarci addosso il disprezzo e frangere la concordia, solo elemento di nostra forza. Lo tengano bene in mente quegli ingenui patriotti, più teneri delle nostre sorti ; gli è a questi che crediamo opportuno rivolgere la nostra parola, — che cioè non vi sarà modo di scongiurare, quando fossero necessarie, le esigenze di stato. Siamo concordi o saremo forti ! Siamo forti e saremo concordi ! Ci si passi il bisticcio in tanta difficoltà di esprimerci su tale argomento. La nostra forza, con tutto che siamo pochi e poveri, è così potente, come lo è sempre il diritto. Rinunziamo a questo diritto e saremo debellati e derisi, e la discordia terminerà la nostra rovina. Uno sia il nostro grido : Evviva l’Istria ! “ È un sacro dovere che la Provincia ricorda, e noi auguriamo, che per l’interesse del paese e pel suo avvenire il sentimento di questo dovere primeggi incontaminato nel cuore d’ogni buon patriota. Il furore e l’accanimento con cui combattono i famigerati emissari possono, è vero, impensierire ma fino ad un certo punto. Oltre a quel punto si esce dal centro naturale di gravità c la paura smodata può annebbiar l’intelletto più fino e renderlo mancipio di cooperazioni inconsulte. Non possiamo noi trovare in noi esclusivamente la forza di difendere i nostri tesori senza ricorrere a transazioni pericolose ? Leggiamo nel „Raccoglitore „Pro patria“ ecco un titolo che per oltre due mesi si è dovuto rilegare iu un angolo della tipografia. Ma oggi ei ricompare alla luce coll’ egida della legge ed è naturale che da noi lo si usi con un senso di intima compiacenza perchè esprime il trionfo di un’idea, che appena nata fu dall’intero Paese accolta con pa-triotico entusiasmo e con invidiabile slancio. L’i. r. Sezione di Luogotenenza partecipò ieri al nostro Municipio, che nulla ostava da parte dell’ i. r. Ministero per la definitiva costituzione della Società „Pro Patria“ in base al nuovo Statuto di cui già abbiamo tenuto parola. Lo pubblicheremo fra breve in supplemento straordinario; riprendendo tutta quella attività che, reclamata dall’importanza nazionale del fatto, fu per qualche tempo interrotta, sicuri di esser assecondati da tutti i buoni patrioti. Coll’ annuncio recato dalla „Provincia“ della publicazione dei cenni geografici compilati dal Dr. Sanner comprendenti 1’ Adriatico, leggiamo d’ altra parte nel „ Corriere di Gorizia“ : Altra pubblicazione per noi interessante è quell’ etnografica ora pubblicata dal prof. Giovanni Marinelli goriziano, membro effettivo del Regio istituto veneto di scienze lettere ed arti. Questo lavoro è interessantissimo di fronte appunto alle ricerche che gli slavi dell’Istria e del Goriziano fanno sulle loro origini, sperando di ricavarne argomento di materiale diritto alla supremazia della stirpe slava in queste provincie. Il professor Marinelli dimostra colla sua opera che mentre gli italiani provengono tutti da un solo tronco, gli slavi si perdono in dieci varietà e distinzioni linguistiche. L’eloquenza delle cifre constata poi che tra il 1840 e il 1880 la popolazione del Litorale crebbe del 22 per cento, e nella proporzione sta più del 50 per cento a favore degli italiani. Trieste fra le città del Litorale si distingue per questo aumento di popolazione italiana, e il Czoernig attribuisce questo progresso alla quantità di scuole primarie e secondarie tecniche che sono sorte a Trieste negli ultimi anni. Risulta da ciò evidentemente che v’ è un mezzo per affermare e sviluppare la nazionalità italiana delle nostre provincie, e che questo mezzo consiste specialmente nel fondare scuole quanto più possibile. Così è che noi formiamo il voto che il nostro comune sempre più si occupi di questo ramo importantissimo, che le scuole comunali maschili e femminili vengano tenute con ogni diligenza, perchè sempre più ne aumenti la frequentazione, e finalmente diciamo, che scuole italiane dovrebbero aprirsi iu maggior numero per cura di Società patrioti che italiane del Litorale anche nei territori di Gorizia e dell’ Istria, mentre appunto nel territorio Goriziano e Gradiscano deplora il prof. Marinelli troppo mediocri progressi del nostro nazionale elemento. Tra le nostre, le parole del „Raccoglitore“ e quelle del „Corriere11 non vi è nesso manifesto; ina ponilo porsi in stretta relazione tra loro colla pili semplice associazione d’idee. Se la società della scuola „Pro Patriau sarà in breve nel Trentino un fatto compiuto non potrebbe diventar tale anche tra noi? UiVistituzione consimile, tendente a favorire rimpianto di scuole italiane in Istria, nel Goriziano ed a Trieste non potrebbe aver vita feconda anche nelle tre provincie sorelle ed essere, oltre che il principio sodo di quell’ unione per la quale si è tanto detto e nulla fatto sinora, un cospicuo fattore di progresso, un potente rinforzo del nostro elemento, un ostacolo nuovo a deleterie influenze? Ci pensino seriamente gli uomini, che dirig-gono il nostro movimento nazionale. Un po’ „di patriotico entusiasmo“ come quello dì cui danno esempio i fratelli Trentini e l’idea, attuata, sarà un colpo mortale per le macchinazioni straniere. DEL LAVORO NELLE SCUOLE POPOLARI Aristippus interrogatus quae potissimum pueris CBsent discenda, qua viris, inquit, futura sunt. Laert. lib. II cap. Vili. La scuola popolare ha il còmpito di dare ai fanciulli un’ educazione morale e religiosa, di sviluppare l’attività mentale e di procacciar loro quelle cognizioni ed attitudini, che valgono a farne uomini di proposito o utili cittadini. — I mezzi generali con cui la detta scuola intende di raggiungere il suo fine, sono le varie materie che vi s’insegnano, cioè : religione, lettura, scrittura, lingua, aritmetica, geometria, storia naturale, fisica, geografia, storia, disegno, canto, ginnastica e lavori muliebri per le scolare. Lo diciamo in buona coscienza, questi mezzi quantunque molti, non servono pienamente al conseguimento dello scopo prefisso, posto il principio che nelle scuole primarie debbansi insegnare agli scolari quelle cose che avranno a fare allorché saranno uomini. Eccettuati, se vogliamo, coloro i quali dopo compiuto il corso della scuola popolare, vanno in una scuola media a progredire nella carriera degli studi, non basta l’istruzione del catechismo, del patrio idioma, dell’ aritmetica ecc. agli altri che a-vranno un dì limitata la loro sfera d’ azione fra le mura d’ un’ officina od avranno da trattare la marra, la zappa, la vanga. Altra educazione adunque dovrebbero avere i figli degli artigiani e degli a-gricoltori, un’ educazione più corrispondente ai futuri loro destini in società. Noi non vorremmo perciò la scuola elementare quale generalmente la si fa, non vorremmo vi si coltivasse soltanto l’intelletto e il cuore, vi si facesse quel po’ di ginnastica che vi si fa, noi desidereremmo vi si esercitasse anche la mano del ragazzo nelle arti meccaniche, nei mestieri e nell’agricoltura ; dappoiché come la religione, il leggere, lo scrivere e il conteggio, così eziandio il lavoro manuale è necessario all’ avvenire dei fanciulli. Eppure nell’educazione delle ragazze agli esercizi dello spirito e del cuore s’uniscono quelli della mano, e maneggiando 1’ uncino, l’ aguglia, 1’ ago, acquistano a poco a poco sufficiente abilità nel preparare ed eseguire parecchi lavori che occorrono nella vita famigliare. Anzi si dà tanta importanza ai lavori muliebri, che i piani d’istruzione ne prescrivono l’incominciainento fin dal secondo semestre del primo anno di scuola, e il regolamento scolastico e didattico in vigore non solo ne ordina una sezione a parte, ma anche autorizza l’autorità scolastica locale d’affidarne l’immediata sorveglianza ad un comitato di donne scelte fra le famiglie dei membri comunali. Solo deploriamo, che a questo ramo d’insegnamento non sono oggidì assegnate tante ore alla settimana d’istruzione, quante una volta, vale a dire prima del 1868, nella quale epoca nelle scuole popolari femminili p. e. di quattro classi ne erano fissate da otto a dieci ore settimanali per classe, mentre adesso ne sono soltanto due. E dov’ è riposta la causa di ciò ? A parer nostro nell’organismo stesso dell’odierna scuola popolare, nella moltiplicità delle materie, alcune delle quali, per noi secondarie, assorbono una gran parte del tempo, che dovrebbesi impiegare nell’ insegnamento delle principali. Del resto non siamo mica d’ avviso che si trascuri nelle scuole popolari lo studio della storia naturale, della fisica, della geografia e della storia : tutt’ altro, anzi bramiamo che lo si coltivi, e vi si faccia pur conoscere alquanto la terra su cui abitiamo, alcune delle più importanti produzioni animali, vegetali e minerali; che vi si spieghino i principali fenomeni della natura, vi si rompa la catena di tutte le superstizioni; che vi si apra un po’ il libro della storia dell’ umana famiglia e del paese nativo ; ma che tutto ciò abbia ad aver luogo nell’ insegnamento della lettura, dilucidando i brani contenenti le relative nozioni in maniera più che sia possibile intuitiva ed elementare. Onde persuadersi poi, che con assai meno ore settimanali d’istruzione soddisfarebbesi alla bisogna, oltre al suesposto basta por mente alla tenera età, allo sviluppo intellettuale dei fanciulli, nonché al § 21 della legge dell’Impero sulle scuole popolari, in forza del quale possono licenziarsi dalla scuola quei ragazzi i quali, terminata l’età di dodici anni, hanno acquisite le cognizioni più necessarie statuite per la scuola popolare cioè : leggere, scrivere e far de’ conti. — E se l’utile pratico dei lavori manuali si trovò d’introdurla nelle scuole femminili, potrebbesi far altrettanto anche nelle scuole maschili a vantaggio dei figli degli operai e degli agricoltori, a prò delle arti e dell’ agricoltura in ispecie. Ove si riducesse colle ore d’istruzione il quantitativo delle materie, sarebbe facile l’aumento delle ore di lavoro nelle scuole femminili e l’introduzione dei lavori manuali nelle maschili. L’insegnamento poi compartirebbesi in due maniere, vale a dire teoricamente in iscuola e praticamente in un orto e in una officina annessi alla scuola. Il libro di lettura infine dovrebbe stare in istretta relazione colle capacità, coll’ indole, cogli usi, coi bisogni della scolaresca ; dovrebbe porgere succintamente le nozioni più necessarie a conoscersi intorno alle arti, dare una chiara idea dell’ utilità e del pregio delle arti e degli artigiani, inspirare nei fanciulli amore nella condizione onorata dei loro parenti, che sono nel maggior numero agricoltori ed artigiani. Riteniamo che sarebbe opera rigeneratrice lo unire l’attività intellettuale alla manuale, lo stringere in connubio di buon’ ora l’istruzione e il lavoro, levando dalle scuole primordiali il superfluo degli esercizi dell’intelletto ed aggiungendo ad esse un po’ dell’ officina e del campo. Così i fanciulli giungerebbero per tempo a conoscere il debito e il piacere del lavoro, crescerebbero più sani e robusti, sarebbero più allegri, meno pallidi e disamorati, avrebbero la mente più pronta allo studio, e i loro genitori non sarebbero restii a mandarli alla scuola, pei vantaggi reali che ne ritrarrebbero. Sembrandoci di gran rilievo l’argomento del-l’introduzione delle arti meccaniche, dei mestieri, e specialmente dell’agricoltura nelle scuole popolari, ci sia permesso di sperare, che qualche eletta intelligenza si dedicherà fra noi allo studio del medesimo. I risultati d’uno studio scrupoloso, profondo tornerebbero certo utilissimi all’Istria nostra dilettissima, a cui di tutto cuore auguriamo il serto glorioso dei pacifici trionfi sui campi delle arti e delle scienze. -----------------------------------------------—---------- Saggio di Annali Istriani. Del secolo XIII — dall’ anno 1235 e seg. dell’Ab. Angelo Marsich. (Cont. vedi N. 10) 1246. — I nobili triestini istituiscono nella Chiesa dei Minori di S. Francesco una Confraterna i di cui ascritti dovevano essere figli di legittimo matrimonio aventi padre e madre nobili, discendenti dai primi tredici fondatori ; la Confraterna non doveva oltrepassare il numero de’ quaranta nè appartenere ad altra Fraglia. La fraterna si rinovò nel 1465, nel 1588 ed anche più tardi ; fu soppressa nel 1783. Kandler. Indicazioni p. 29, — e Bandelli, Notizie storiche di Trieste, p. 235. 1246. — Bugierò del fu Pietro Morosini annette alla contea d’ Ossero l’isola d’ Arbe. Farlati. Illiricum Sacrurn. To. V, p. 197. 1246. — Il patriarco Bertoldo conferma agl’ Istriani le concessioni fatte loro da Volchero, suo antecessore. Marnano. Annali del Friuli v. II p. 355, — Kandler. L’Istria, An. I, p. 131, ed Indicazioni p. 29. — e Carli. Antichità Italiche v. V, p. 213. 1246, 12 marzo. — Il patriarca Bertoldo, trovandosi in Pola si pronuncia in favore di Pagano vescovo di Parenzo contro il Comune, offendente la immunità del vescovo e del clero parentino. Alla sentenza assistevano Volrico vescovo di Trieste, Gulielmo vescovo polense e Vicardo signore di Grisignana. Kandler. Cod. Dipi. Istr. ed Indicazioni p. 29. — Mannano. Ann. del Friuli v. II p. 854. 1246. — Ottocaro re di Boemia s' impossessa della contea di Pisino. Marnano. Ann. del Friuli v. II, p. 354. 1247. — Si prepara in Parenzo Arca nuova per i corpi dei Santi Mauro ed Eleuterio, la quale viene riposta nel mausoleo, detto la cappella di S. Andrea. Kandler. Indicaz. p. 29. 1247, 7 aprile, Trieste. — Don Pellegrino, pievano di Cosana, rinuncia le pieve nelle mani di Vo-dolrico vescovo di Trieste, il quale a sua volta ne investe il capitolo della cattedrale, salvi i diritti di questa chiesa e dell’ arcidia-conato; il capitolo poi ne reinveste lo stesso Pellegrino. A questa rinuncia e rinvestitura assistono don Bartolomeo pievano di Maggia, don Giannino pievano d’ Umago e don Andrea pievano di Sant’ Odorico (ora Dolina) Kandler. Cod. Dipi. Is.r. ed indicazioni p. 29. 1247, 30 giugno,*) Lione. — Iunocenzo IV in seguito a domanda fatta dal vescovo eletto di Capodistria e dal capitolo cenferma a dieci il numero dei canonici giustinopolitani. *) Il Kandler nel Cod. Dipi. Istr. dice li 21 giugno 1246. Joppi. Aggiunte al Cod. Dipi. Istr. - Tergestino p. 36. 1247, 5 agosto. — Giovanni del fu domino Almerico de Tornar da Pirano riceve l’investitura degli aviti feudi. Carli. Ant. Ital. To. V, p. 209. 1247, 2 ottobre. — Corrado vescovo di Capodistria conferma al monastero di S. Michele di Murano 1’ esenzione della decima della casa che possedeva nella contrada di Groma in Capodistria, salvo il quartese dovuto ai canonici. Tra i capitolari compariscono 0 . . . decano, P . . . arcidiacono, V . . . scolastico, don Bartolomeo, don Giovanni, don Almerico e don Damiano. Kandler. Cod. Dipi. Istr. 1248, Lione. — Innocenzo IV conferma dietro domanda del vescovo di Parenzo le donazioni fatte alla chiesa parentina già nel X secolo, tra le quali donazioni figura il Monastero di San Michele presso il Castello di Valle, e la chiesa di Valle. P. Giovanni da Vicenza. Il castello di Valle in Istria, pag. 12 e seg. An. 1248. — La Terra di Montona dà in affitto al comune diValta parte inabitata del territorio verso 1’ annuo canone di 50 moggia di frumento, 50 moggia di avena e d’ un agnello per casa. Kandler. Notizie storiche di Montona, p. 235 1248. — La peste desola la provincia d’ Istria. Kandler. L’Istria. Ann. VI, p. 83 ed Indicaz. p. 29. 1248 (25 Aprile) — Convenzione tra Venezia, Veglia ed Arbe da una parte, ed i templari dall’altra, questi promettono di voler risarcire ai negozianti di Veglia i danni loro causati allorché presero ed incendiarono Segna nel dicembre 1239, Veglia di risarcire i Templari de’ danni loro causati quando fuggirono dal convento di S. Giorgio per sottrarsi ai tartari, non intendono però di obbligarsi al risarcimento dei danni che loro causarono què di Besca. Monumenta spectantia historiam slavorum meri-dionalium, p- 76 e seg. 1248, (10 luglio Veglia) — Si riassume 1’ elenco delle persone nobili di Veglia, esenti quindi da imposizioni. Kandler. Spiegazione d’ Inscrizione romana trovata a Veglia (1862), p. 23. 1248, 14 settembre, Venezia. — Patti fatti tra il doge Giacomo Tiepolo e Bertoldo patriarca d’ A-quileia; tra altro Venezia accorda al patriarca la grazia di poter ritirare annualmente senza dazio per mare in Aquileia il proprio vino dall’ Istria, quello delle monache d’Aquileia ed altre 1000 anfore dalla terra d’isola. Kandler. Cod. Dipi. Istr. ed Indicazioni p. 29. 1249. — Il nuovo doge Marino Morosini promette di osservare il capitolo che vietava al capo della Repubblica di proporre chisissia per fargli avere alcun governo fuori della veneta giurisdizione nell’ Istria. Bomanin, Storia di Ven. — II, 250. 1249. — Volrico de’Portis, vescovo di Trieste, pubblica molte leggi a riforma del suo Clero. Come tutore poi dei minori di suo fratello Giovanni dona al capitolo di Cividale alcuni poderi, perchè preghi annualmonte per le anime dei loro defunti. Marnano. Ann. del Friuli v. II p. 266. 1249 — Costruzione di vasca battesimale nella chiesa di Santa Sofia dei Due-Castelli. Kandler. Indie, p. 29. 1249, 11 marzo, Udine. — U patriarca Bertoldo ed altri principi italiani stringono alleanza contro Ezzelino da Romano ; tra’ testimoni havvi Corrado vescovo eletto di Capodistria. Archiv fur Kunde Osterr G-. Q. To. XXI, p. 382 — Marnano. Ann. del Friuli v. II, p. 364. 125... — L’ abbazia di S. Maria Formosa e di S. Andrea in Pola, dell’ ordine dei PP. Benedettini, viene data in commenda alla Basilica ducale di S. Marco di Venezia. Kandler. L’Istria. Ann. II, p. 129. 125... — I Minori (Conventuali) di S. Francesco si stabiliscono in Capodistria presso una chiesa situata, nel luogo detto il Caprile, parte più alta e piana della città. Naldini. Corografìa etc. p. 186. 1250. — Montona ha arringo (voto universale), pailazzo pubblico, podestà scelto dal comune e confermato dal Patriarca, trovatasi a tal punto da poter muover guerra a Parenzo. Kandler. Notizie storiche di Montona. pag. 80. 1250. — La città di Trieste ha i suoi statuti penali. Kandler. Notizie storiche di Montona. pag. 104. 1250 — Warnerio (Guarnerio) de Gillago, podestà di Parenzo, costruisce ne’ due anni del suo reggimento il borgo, innalza le mura e le torri verso il borgo e le mura sul mare che guardavano l’isola. Kandler. L’Istria. Ann. VI, p. 177 ed Indie, p. 29. 1250 o circa. — Montona cade in potere dei patriarchi aquileiesi. Kandler. Notizie storiche di Montona, p. 262. 1250, 16 agosto, Lione. — Papa Innocenzo IV approva la nomina di maestro Gualtiero canonico di Aquileia e di Pola. nipote del decano d’A-quileia cappellano papale, in canonico di Capodistria. Kandler. Cod. Dipi. Istr. 1250, Settembre (prima metà), Stein nella Carniolia — Il patriarca Bertoldo ed Ulrico di Bernardo duca di Carintia si promettono vicendevole aiuto contro Mainardo Conte di Gorizia, ove questi avesse ad invadere il Friuli o l’Istria. Marnano. Ann. del Friuli v. II, p. 370. — I. v. Zahn. Austro - Friulana, Saimnlung von Acten stiicken zur Ghescichte des Conflictes Hcrzogs Rudolfs IV von Oster, mit dem Patriarcale von Aquileia. p. 1 e 2. (Continua) ---- --------------—7--------------------------------- Ancora de lana caprina. Quando si dice pegola ! Ci si trova da ridire perfino sul titolo del nostro periodico. Adesso è uno che vuole si abbia omesso 1’ articolo, perchè ci si legga in quella vece la particella prò ; un altro si fa innanzi per incriminarci, che parlando del periodico, si" abbia detto il Patria e non la Patria ; e forse domani un terzo ci verrà insegnare, che invece di Patria lo si dovea dire Matria, perchè essendo di carta, che è sostantivo femminile, ha più da fare con madre che è femminile, che con padre che è maschile. Non ci faremo qui a ripetere le ragioni sulle quali abbiamo appoggiato il nostro modo di dire. Chi non le avesse lette, e non trovasse da spendere più utilmente quei cinque minuti, le può vedere nel N. 9 di quest’anno del nostro periodico sub titulo „de lana caprina." Ci sembra che non sieno state confutate. Anche può vedere il N. 5 dell’anno stesso dello stesso Patria, dove in una lettera si tratta comicamente l’argomento (se lo può trattare seriamente?) prima che VIstria ne facesse parola. La replica dell’ Istria confessiamo di non averla capita. Del resto noi siamo sicuri, che nè per sottigliezza di argomentazioni, nè per copia di erudizione grammaticale si giungerà mai a provare, che il dire il Patria sia, anziché italiano, calmucco. Nè a ciò credere siamo soli. Il fare dommatico onde l’Istria censurava la locuzione controversa, ha dato sui nervi a un nostro conterraneo, il quale c’ inviava una Ietterà che non abbiamo voluto publicare allora, perchè avevamo già pronta la nostra prima risposta che ci pareva più popolare, ma che publichiamo adesso, appunto per dimostrare che la nostra opinione non è solitaria. E la lettera è questa : Esimio sig. Direttore dell' Istria! Lessi, nè poche volte, nel Suo lodato Periodico, VIstria, gli elogi all’indirizzo del nostro chiarissimo filologo Ab. G. Moise, e me ne compiacqui, come ben devesi, per una vivente gloria nostrana. Se non che, a non ismentire quella schiettezza che torna impreteribile per chiunque rispettasi senza belletti, io mi sento costretto dirLe che non sempre, nè in tutto, mi parve poter condividere quegli elogi profusi, massime allorché si sbracciavano a raccomandare quella non mi saprei quale problematica strennetta Baccelliana (edita presso il Frullone) la quale sarà già nota ad ogni studioso nostrale più ancora, per avventura, che la non meriti. — Non si vorrà negare alla stessa un certo quale atticismo o fiorentino lepóre, quando non sia più presto lo schifevole ribobbolismo ed acaismo dei ciompi e dallo trecche di Mercato Vecchio ; ma il suo complesso me ne sembrava, almeno talfiata, cotanto arcadico e primitivo, se non pedantesco di ammanierata infantilità, che, Le protesto, non mi va giù pel gorguzzo ! — Se non che, lasciamo pure dove si trova la Baccilleide bacucchiana o 1’ umorismo alla Padre-Bresciani, e veniamo ad hominem. — Nel rispettato di Lei confiteor „Errori di lingua“ inserito sull’ Istria dd. 2 corr. (quando non fosse ironico) mi parve di ravvisare nientemeno che la presa di un granchio a secco ! — Non Le ribiascierò io quel trito e rurale adagio: „Summus grammaticus . . . etc.“ ma Le dirò solo candidamente, e con quella riverenza ad un tempo che il lepido nostro chiarissimo filologo in fatto si merita, qualmente la errata corrige a Lei indirizzata circa la frase il Patria, che Ella con tutta docilità e buona fede non peritavasi di sottoscrivere, mi dovette, recisamente, scandalezzare. — Poffare il mondo 1 Come sarà spiegabile mai che ad un glottologo ornai incanutito, il quale pur disseriva di lunga mano circa quella grammaticale maniera tropica che si addimanda la Elissi, occorra equivoco tanto supino da volerla confondere persino col sollecismo, coll’ improprismo, o collo sgrammuf-famento più elementare ? . . . . Di cotali elissi, nel dolce i idioma del Sì, come nella sua alma Madre, ed in altre lingue ancora ne vanno stipate, come si fraseggia, le fosse, e non mi saprei, gnaffe, capacitare, covella, come ad uomo versato nella Retorica e nella Logica, non ricorra di scatto la idea che allorquando si pronunciasse verbigrazia: il Patria, il Provincia, il Propatria, il Venezia, il Vedetta, etc. etc. c’ è latitante o sottinteso il complemento il foglio Patria, il giornale Provincia, il periodico Patria, il diario Venezia, il quaderno Vedetta, e così via via ! Tanto più, alla fin fine, ne darà meraviglia che un filologo consumato, ed autore di vaste ed acclamate Grammatiche, incappi in appunti sì strani dal momento che lo stesso sottacersi dell’ indicato articolo nella sua intestatura — come già fece il nostro assennato Patria — ci autorizza, se non quasi costringe, ad indicarlo col premettergli la idea di Foglio a quella stessa di Patria, come desso ne volle indurre a riflettere, dall’ istante che non volle trivialmente stampare „La Patria" il che tanto di leggieri avrebbe potuto, ad imitazione dei pubblicisti che redigono la Tribuna, la Perseveranza, la Riforma, la Pentarchia, la Rena, la Lombardia, la Venezia... E questo sia suggel ... — È giusto bensì l’epifonema del lirico Venosino ; Aliquando etiam bonus dormitat Homerus .. ; ma giusta è pur troppo eziandio la sentenza del scettrato sapiente : In multilaquio non deerit peccatami.. E la stessa or mi richiama quel gnome fatalmente oggi tanto obliato del nostro vate Zacintino : Si parla troppo si scrive troppo, si pensa poco ... e così si svapora quella bile generosa che sola ne insegna V arte del meditare 1 — Della quale verità troveremmo la riconferma puranco nel Profeta più eloquente colà dove ci esclama : „Desolatane desolata est omnis terra, quia non est qui recogitet corde!. . . . se oggimai non fosse invalso nello squarquoio secolo dei divertimenti ad usum Delphini, quell’ orribile vezzo delle pagliacciate perfino contro le cose più auguste e più seriose ... persino nei funerali ! — Concludiamo che il troppo stroppia, e che se mai un Aristarco, od un Zoilo, presume di poter iscoprire, senza posa, il pelo nell’ uovo sopra cotesto pianeta dei relativi e dei contingibili, si ritrova, alla sua volta, prosato per guisa, come se dato si fosse da per sé la vanga sui propri piedi ! — Fileufrasio Doccastellano (Dall’ Istria, Maggio 1885.) Ed ora se la sbrighi l’incognito che si cela tra le quattro virgole dell’ Istria con Fileufrasio Doccastellano. Le Margherite (li casa Savoia. Crediamo di far cosa grata ai nostri lettori, mettendo loro sott’ occhio i seguenti brevi cenni storici: Furono dicianove le Margherite di Savoja, e fra quste molte che si resero celebri nella storia. La lista comincia con l’austera Margherita, sorella di Umberto III e figlia di quell’ Amedeo, che trovò morte nelle crociate all’isola di Cipro, l’anno 1148; fattasi monaca cistercense, in un atto dell’anno 1150 circa, si legge una sua firma autografa Margherita soror comitis Savoye. Per seconda viene la celeberrima Margherita di Ginevra, la più bella fra le donne di quell’epoca. Nel mentre era condotta all’altare per divenire sposa al Re di Francia, Tommaso di Savoja, pazzamente di lei innamorato, alla testa di alcuui suoi compagni, assaltò il nuziale corteo e la rapì. La bella Margherita scelse il valoroso suo rapitore ed amò essere sua sposa. Suo figlio fu quell’Umberto che morì combattendo contro i prussiani. La terza Margherita fu figlia di Tommaso di Savoja, moglie al Conte Artemanno di Kibour e Nidow, Langravio di Alsazia nel 1238. La quarta Margherita non ebbe i natali da Casa Savoja, ma fu moglie ad Amedeo IV nel 1228, e fu madre della sventurata Beatrice, seconda moglie di Manfredi, la vittima di Carlo d’Augiò. La quinta Margherita fu figlia di Amedeo IV, sposa a Bonifacio, Marchese di Monferrato. La sesta Margherita, figlia di Amedeo V, valoroso e strenuo campione della Casa Savoja, diventò marchese di Monferrato, essendosi congiunta con Giovanni I di Casale, Chivasso ecc. ; morto il marito fu riamata amante del duca Aimont di Collant. I cannoncini a polvere e le spingarde furono usati per la prima volta da lei. Morì nell’ anno 1340 vittima della terribile peste descritta dal Boccaccio. La settima fu Margherita figlia di Lodovico di Savoia e sposa a Giovanni di Chàlons nel 1293. L’ ottava fu Margherita figlia di Filippo di Savoia 0 d’Acaia, sposata a Rinaldo sire di Malaval, nel 1324. La nona fu Margherita di Chàlons, francese, moglie di Giovanni di Savoja, anno 1237. La decima fu Margherita di Beaujeu sposa a Iacopo di Savoja. L’ undecima fu la Beata Margherita, sposa di Teodoro II Paleologo, marchese di Monferrato, figlia di A-medeo d’ Acaia. La dodicesima ebbe il nomignolo di stupenda, tanta era la la sua grazia e la sua bellezza. Figlia di Amedeo Vili. La tredicesima era figlia della famosa Anna de Lusignan dei reali di Cipro, di Gerusaleme e di Armenia, sposa a Giovanni IV di Monferato. La quattordicesima fu Margherita di Borbone, sposa a Filippo di Savoia, conte di Bangè. La quindicesima fu Margherita d’Austria figlia dell’ imperatore Massimiliano e di Maria di Borgogna, moglie a Filiberto il Bello duca di Sovoia. La sedicesima fu Margherita di Francia, figlia di Francesco I, moglie a Emmanuele Fliberto. La diciassettesima Margherita fu la figlia di Carlo Emmanuele I, moglie a Francesco Gonzaga di Mantova, e rivale politica della Famosa Luisa di Gusman a Lisbona. La Diciottesima fu Margherita figlia di Vittorio Amedeo I duchessa di Parma, anno 1660. La dicianovesima, finalmente, è la virtuosissima Regina d’ Italia, Margherita di Savoja, figlia di Ferdinando linea di Genova, e di Elisabetta di Sassonia. ---,------------------------:------------ CORRISPONDENZE. Pinguente 18 giugno 1885. Alla corrispondenza comparsa non ha guari sulle colonne d’ un giornale innominabile molto potremmo opporre : e per quanto 1’ animo nostro si ribelli al rispondere a scritti di tal fatta, pure diremo alcunché in argomento, tanto da non far le viste di non capir certe cose. Innanzi tutto non ci par giusto, con tutto il rispetto che professiamo all’ opinione della pretesa scarpa grossa, che dalla mancanza di capacità trar si debba, quasi logica conseguenza, la mancanza d’intelligenza. Infatti, a nostro senno, può darsi benissimo che una persona tuttoché intelligente e colta, ad esempio un medico di vaglia, non abbia poi quell’ attitudine che si richiede pel disbrigo di affari politico -amministrativi. Quest’ inettitudine però od incapacità come la chiama la scarpa grossa, può dipendere anche spesse volte da qualche difetto fisico o psichico, sebbene di poca entità, senza che per ciò solo possa dirsi che la tale o tal altra persona difetti d’intelligenza. . . . Non possiamo poi comprendere il come, negli affari comunali, si possa riconoscere incapace una persona appena dopo un periodo di parecchi anni, senz’ essersene accorti prima. Ed in caso affermativo, come si fa mai a riporre al timone dell’ azienda comunale persona, della cui incapacità si è a conoscenza? ... La domanda è naturale e logica; poiché in tal caso siete voi, o patres patriae, voi, o scarpe grosse, che procurate il danno del vostro comune quando scientemente designate una persona incapace e quindi non intelligente a capo del vostro comune ! L’incapacità dunque è dal lato vostro, incapacità cioè di valutare ammodo l’importanza di una tal scelta ; e quindi non comprendendo l’importanza di quel che avete a fare, siete nell’ incapacità assoluta di ottenere coi vostri deliberati un felice e vantaggioso successo !... Stando dunque alla corrispondenza della fiuta scarpa grossa, la cosa ci si presenta nei termini or ora esposti... Ma . . . Passiamo ad un altro punto. Abbenchè non possa nè debba ammettersi che Tizio ambisca alla carica podestarile per puro interesse personale e per quell’amor della propria esca, come dice la nota scarpa; e ciò tanto meno trattandosi di un officio che impone oneri grandissimi e per conseguenza responsabilità pari al peso che si accolla; sebbene di fronte al-l’interesse del comune e della patria che devesi curare senza differenza di sorta e senza spirito di parte, scomparir deve ogni e qualsiasi interesse personale; pur tuttavia, per rimbeccare l’asserto del corrispondente „scarpa" noi concediamo per un tantino che anche l’interesse personale possa aver una parte qualunque in questa vertenza. E siccome le parole della „scarpa" vanno dirette evidentemente in generale e non solo agli stivaletti, così mutatis mutandis ne consegue logicamente e per forza d’argomento che anco le scarpe grosse tendano a diveuire Podestà od altra magistratura per curar un po’ meglio i loro interessi personalissimi ; anzi, se mal non giudichiamo, la stessa „scarpa grossa" provveder ebbe all’ occorrenza al suo tornaconto indirettamente se non direttamente. Ci sorprende poi, e davvero noi comprendiamo qualmente la piuddetta „scarpa grossa" possa asserire così categoricamente che comune fu 1’ educazione degli stivaletti colle scarpe grosse e che commie è il loro sapere con queste ultime . . Il significato che vuol affibbiare la nota „scarpa" alla voce comune, non ci è dato colpire; e noi dal canto nostro giustificheremmo 1’ espressione, prendendola in senso oggettivo, nel senso cioè che 1’ educazione, il sapere, lo scibile offrono uua fonte alla quale può accedere, attesa la pubblicità degli istituti scolastici, qualunque cittadino per formare la mente e il cuore: qualunque, ripetiamo, dal maggior censito al figlio del più povero contadino, gli stivaletti non meno che le scarpe grosse. Non ci si venga però a dire, come pare la intenda la „grossa scarpa" che un avvocato verbigrazia, un medico, un professore ecc. abbia un sapere — cognizioni scientifiche — comune a quello delle scarpo grosse e viceversa. Eìi ! questa la ci par troppo ardita e madornale ! Benché il corrispondente cerchi di mitigare l’erroneità della sua asserzione, concedendo agli stivaletti, quasi per compiacente cortesia, una certa pratica che sfarebbero acquistata disbrigando gli affari del comune. Il corrispondente di quel tal giornale tocca ancora, così di volo e quasi per incidenza, dei sacerdoti ai quali, dice, noi vogliamo muover guerra, censurandoli ecc. ecc. Ciò tutto è falso. Noi sappiamo, la dio mercè, valutare il prò e il contro, il fas e il nefas ; laonde se qualche volta gridiamo e protestiamo contro la condotta, punto corretta, di certi Reverendi, lo facciamo su basi vere, nella piena ragione e colla guida di tre grandi fattori, la legge divina, la civile e la ecclesiastica. Lo giudichino gli stessi nostri contadini; e se mai abbiamo torto, ce lo dicano pure con tutta franchezza, che noi lor ne sapremo grado. Magari che i nostri moderni preti, quelli della campagna specialmente, si attenessero al loro ministero, magari sferzassero dal pergamo 1’ ozio, il vizio e tutte le altre piaghe onde purtroppo sono affetti molti e molti ; noi saremmo contentissimi : i sacerdoti farebbero il loro dovere, di cui nessuno avrebbe il diritto di accusarli.... Ma quando si servono del sacro tempio per dar sfogho alle loro aspirazioni nazionali e politiche, quando, pochi giorni prima delle elezioni politiche, tengono dal pulpito discorsoni d’indole nazionale e politica, preparando gli animi degli elettori alla lotta elettorale ; quando infine — per tacere di altro — in pubblica piazza fanno impunemente da politicastri e più ancora da agitatori, — allora ci si sconvolge il sangue nelle vene e ci sale al capo, e non possiamo a meno di pagarli della meritata moneta. E foss’ anche il nostro più gran amico, noi lo biasimeremmo egualmente, e meglio ancora, ove scendesse a simili bassezze. „Regnum meum, diceva Cristo agli Ebrei — credo — non est de hoc mundo." Questo tengansi a mente e seguano i sacerdoti ; s’ attengano esclusivamente al loro santo ministero, provvedano alla beata pace di tutte le peccorelle senza riguardo a nazionalità ; lascino le politica a chi si spetta e vedranno che, operando in tal guisa, saranno amati e rispettati da tutti e dappertutto con grande onore e gloria di quella nobile famiglia, a cui oggi molti non sono degni d’ appartenere ! Potremmo dilungarci ancora per confutare altri punti della corrispondenza della ripetuta „scarpa grossa" ma per oggi deponiamo la penna. Ritorneremo forse ancora all’ ameno corrispondente, e sarà l’ultima volta che contratteremmo con lui. --------------— ' --------------------------- BIBLIOGRAFIA Il Proposito di questo Capitolo concattedrale, ha in animo di publicare un opera dal titolo „Elucidationes in Summam catholicae fidei contra Gentiles Divi Thomae Aquininatis* in quattro volumi, semprechè trovi un numero sufficiente di soci. Visto che la pubblicazione di questo lavoro riuscirebbe senz’ altro di decoro alla nostra provincia, facciamo appello al patriottismo dei nostri lettori, perchè vogliano concorrere a sopportarne le spese associandosi. Ogni volume costerà un fiorino, da pagarsi all’ atto della consegna ; due mesi d’intervallo fra la pu-blicazione di ogni singolo volume. - Ed ecco colle parole del eh. Autore la ragione dell’ opera. Sanctus Thomas Aquinas omnium est theologorum facile princeps. Eum veteres modernique sacrarum disci-plinarum doctores, eum Universitatum collegia et Summi Pontifices, eum sacrorum Conciliorum patres consuluerunt. ita quidem, ut omnium consensu, qui in religionis scientia vere proficere cupit, Aquinatem adeat necessum est, ejusque operum studio assiduo et dilige nter incumbat. Sed inter Angelici Doctoris scripta, illud quod maxime ad aetatem nostram facit est „Summa contra Gentiles" quam rogatu exaravit S. Raimundi de Pennafort, qui actuosae vitae suae seniles annos conversioni Mau-rorum ludaeorum Hispaniae dedicans ab eo petierat, „ut opus aliquod faceret contra infidelium errores, per quod et tenebrarum tolleretur caligo, et veri Solis doctrina credere nolentibus panderetur." (Frauc. Diego; Vita S, Raim. 1601.) Ad eum misit S. Doctor Summam contra Gentiles. opus omni ex parte absolutum, in quo errores infidelium solide lucideque perstringens, quam sit Catho-licorum rationabile fidei obsequium ostendit, quamve stulte philosophiae nomine Ecclesia ignorantiae et superstitionis damnetur. Quoniam bis nostris diebus vesana incredulitatis arro-gantia eo usque est pregressa, ut jam omnem divinam revelationem tamquam humanum commentum rejiciat et undequaque colligat argumenta quibus demonstret, non aliunde quam ex philosophicis investigationibus et natura-lium phoenomenorum intuitu erui posse verae religionis notitia, operae pretium me facturum confido, si Sancti Thomae Summae contra Gentiles explanationem suscepero. Nec me latet alios jamdudum hunc suscepisse labo-rem, ast, quod mihi propone, Angelici Doctoris librum ita explicare, ut ex eo argumenta traherem ad eos confutandum errores, qui post D. Thomae tempora irrepsere, illos vero maxime qui hodiedum ab increduli praedicantur : mihi aiiquid novi indolique temporum opportuni ad hucusque praestita adderò censeo, speroque Venerabilem Clerum la-borem meum aequi bonique facturum. „Fino dall’ anno 1879, per incarico della sotto-co-missioue per l’inchiesta agraria della provincia di Catanzaro, ebbi a fare una descrizione sommaria delle condizioni fisiche di quel circondario, nello scopo avesse a servire alla Commissione generale d’inchiesta per le provincie meridionali. Quel mio lavoro rimase però inedito e solo al presente ne pubblico la parte che si riferisce alla geologia dei terreni terziari e posterziari. Sicché le pagine che seguono rimontano a 6 anni addietro, e se ora m’induco a renderle di pubblica ragione, senza però mutare una sola linea, egli è perchè m’interessa che i risultati delle mie ricerche in quel campo sieno conosciuti, allo scopo di segnare agli studiosi di quelle contrade non tanto ciò che ho potuto far io, quanto quello che da loro potrebbe essere fatto in avvenire in quel vastissimo campo". Con queste parole, che fanno anche una volta testimonianza della sua modestia e dell’affetto intenso, che nutre per tutto ciò, eh’è d’interesse del paese, il D.r Domenico Lovisato publica un „Riassunto sui terreni terziari e posterziari del Circondario di Catanzaro." Al nostro carissimo e chiarissimo amico una riconoscente stretta di mano conterranea per la sua instancabile attività, che tanto ridonda ad onore del nome istriano. Il nostro concittadino Pietro Giovannini ha testé publicato un opuscolo dal titolo „L’aritmetica riformata sulla base di una nuova convenzione numerica." T7" aria. In esito alle recenti elezioni, la presidenza della Società politica Istriana rimetteva alla Podesteria di Pin-guente il seguente atto : Onorevole Signor Podestà! La lotta sostenuta nei giorni 18, 19, 20, 21 e 22 corr. dai patrioti di Pinguente e luoghi annessi, per l’elezione degli elettori del deputato al Parlamento di Vienna, formerà una data gloriosa negli annali non solo di Pinguente, ma di tutta la provincia. La perseveranza, l’abnegazione, il sacrifìcio loro, meritano 1’ ammirazione di tutti, e devono servire di esempio ai nostri comprovinciali, come conviene lottare per la patria nei momenti supremi del pericolo. Fino a tanto che abbiamo patrioti della tempra dei Pinguentini, no, non si deve disperare delle sorti nostre. La forza bruta potrà momentaneamente prevalere sulla ragione, ma il trionfo finale non può essere dubbio. Se l’eroismo dei Pinguentini sarà preso di esempio e seguito dai nostri comprovinciali, la nostra gloriosa civiltà, se anche quà e là per brevi istanti angustiata, non perirà. 10 ringrazio i cittadini di Pinguente e suoi dintorni per l’ammirabile loro patriottismo, li ringrazio a nome della Presidenza della Società politica istriana e della Società stessa, li ringrazio a nome di tutta la provincia, della quale essi hanno bene meritato. Onore e gloria ai patrioti di Pinguente. La prego Onorevole Signor Podestà, di far ciò conoscere a tutti i benemeriti cittadini sia di Pinguente che dei luoghi annessi, e di assicurarli della riconoscenza imperitura del sodalizio che ho l'onore di rappresentare. Accolga Onorevole Signor Podestà, i sensi della perfetta mia stima e pari considerazione. Dalla Presidenza della Società politica istriana Pisino, 25 Maggio 1885. Il Presidente D.r Costantini m. p. *** 11 „Corriere di Gorizia" narra le vicende delle recenti elezioni politiche di quel collegio del grande possesso fondiario che per ballottaggio tra il principe Hohenlohe ed il conte Attems finirono colla riuscita del primo in forza dei voti datigli dal partito nazionale liberale ed esponendo in dettaglio la relativa azione della Società politica „Unione" conchiude colle seguenti considerazioni : „La giornata di lunedì nel suo complesso ebbe questo di confortante, che permise di mettere nella loro vera luce distinti patrioti, di dimostrare che possediamo e qui e in provincia delle forze rispettabili, dei cuori aurei, che 1’ Unione non è un’accozzaglia di facinorosi, ebbe infine il pregio di dimostrare che nell’ ora di un grande cimento il cuore batte forte nel petto a questi patrioti. Che se, come dappertutto, anche in essa sono penetrati dei venali e dei deboli, essa è pure bene decisa a depurarsi, per sempre meglio consolidarsi. Il fatto delle elezioni ha provato che la nostra provincia ha elementi nobilissimi che saranno forza e baluardo all’ Unione, e che l’accordo fra la provincia e la città, scosso per un momento, si rifarà più saldo che mai, dopo questa depurazione, dolorosa ma necessaria. Di più il principio liberale lunedì fu salvo ; si è dimostrato in tal giorno ad evidenza che l’influenza clericale che abbiamo veduta onnipotente nei comuni rurali, diventa fiacca ed impotente nei centri inciviliti e fra le menti svegliate, che dunque istruzione e incivilimento possono man mano indebolirla pure nelle campagne. Il periodo elettorale è chiuso ; ma gli ammaestramenti che lascia dietro di sè non saranno perduti. L’ astensione nulla ci avrebbe insegnato ; la lotta invece ci ha dato la coscienza di valere e di essere qualche cosa; ci ha mostrato i punti neri, e additato la via per combatterli. Il compito serio, assiduo dell’ Unione nella calma e nel raccoglimento, incomincia." * * * Concerto. Tiranneggiati — per usare una frase fatta — dallo spazio, diremo -poche parole sul concerto dato dall’ orchestra della società filarmonica nella sera del 10 corr. nel giardino „Paparotti," limitandoci anche in questo poco alla pura cronaca senza lasciarci andare ad una critica musicale propriamente detta, che, giusto in quella sera, ci mancava il nostro critico competente in materia. Il simpatico locale — che, con generale rincrescimento, non sarà più fra breve nel numero de’ publici ritrovi — col suo cielo verde ingemmato di palloncini dai vivi colori, era gremito di scelto publico, tra cui brillava il sesso gentile. Diretta dal distinto maestro Garetti l’orchestra disimpeguò per bene il suo vario programma, combinato assai felicemente, eseguendo con accuratezza ed intelligenza i diversi pezzi, alcuni non privi di difficoltà. Tra questi ci piace ricordare il potpourri nell’ o-pera „Faust" di Gounod, che lasciò generale desiderio di risentirlo ; e noi giriamo la cambiale al sig. maestro, fidenti che colla ben nota sua gentilezza egli vorrà farcelo riudire ; piacque anche il caratteristico ballabile „La valse des Parisiennes11 di Burgmain, il quale, tolte di mezzo alcune incertezze nell’esecuzione causata dalla scabrosità di alcuni passaggi, incontrerà sempre più il favore del publico. La serata in complesso lasciò nell’ animo di tutti dolce memoria, e suscitò del pari un desiderio che . . . ci affrettiamo a dirlo — sarà quanto prima appagato, poiché siamo autorizzati ad anunziare che fra breve la nostra orchestra si produrrà di bel nuovo a diletto de’soci e del publico nell’ ameno giardino dell' Hòtel Paparotti. Prima di chiudere questo breve cenno non vogliamo mancare dal tributare meritato elogio alla Direzione della Società che iniziò questi concerti in publico ed all’ aperto, confacenti alla presente stagione, come pure non faremo a meno dal lodare il bravo maestro Garetti pel buon gusto nella scelta dei pezzi del programma, per 1’ abilità nella direzione dell' orchestra e per la sua instancabile attività e costanza, alle quali noi dobbiamo se i giovani suoi allievi siedono oggi degnamente accanto a’ provetti nostri dilettanti. —--------------------—---------------—----------- Sunto dei Verbali delle sedute della Giunta provinciale dell'Istria in Faremo. Seduta 76 — Faremo 1 Maggio 1885 Si propongono all’ eccelsa i. r. Luogotenenza le sovvenzioni da accordarsi dai fondi dello Stato nell’ anno 1786 della locale Stazione eno - pomolo-gica provinciale, per la istruzione agricola forestale nell’ importo complessivo di fiorini 4300. Uniformandosi alla proposta del Consiglio scolastico distrettuale di Lussino, ed alla terna fatta della Rappresentanza comunale di Cherso si nomina al vacante posto di maestro superiore di prima classe nella scuola popolare maschile di Cherso il concorrente Luigi Budin, maestro nella scuola medesima. Ad analoga richiesta dell’ i. r. Consiglio scolastico provinciale si dichiara di non poter decampare dalla condizione posta col colchiuso 18 marzo p. p. N. 1033 per aderire alla istituzione di una scuola regolare in Abbazia. Vengono cencretate ed approvate le osservazioni da farsi al progetto di Regolamento interno della Commissione sanitaria nella città di Pola, in esecuzione di quanto prescrive il §. 6 della legge prov. 28 agosto 1884 N. 33, proposto dall’ i. r. Luogotenenza. Viene presa a notizia la comunicazione del dispaccio 14 aprile a. c. N. 5767 del signor ministro dell’ istruzione col quale fu accordata frattanto 1’ attivazione delle scuole industriali a Parenzo ed a Castua a cominciare dall’ anno scolastico 1885 -86 sulla base dei pregetti statuti e piani d’insegnamento, accordando alla prima la sovvenzione annua di fior. 400, ed alla seconda di fior. 1000. Si prende atto della costituzione della nuova Rappresentanza comunale di Capodistria. Si avanza, raccomandandola, all’ i. r. Tribunale d’appello di Trieste la domanda della deputazione comunale di Lussingrande per la prolungazione del termine edittale per la regolazione di quel nuovo libro fondiario. Si prende atto della decisione 21 aprile a. c. N. 79 dell’ i. r. Tribunale dell’Impero sulla petizione di Edoardo Cuder, colla quale V eccelso Tri-tribunale si dichiara incompetente. Si autorizza il Comune di Decani a contrarre un mutuo di fiorini 2500 col sig. A. C., per provvedersi i fondi occorrenti a coprire la spesa per la costruzione della nuova canonica. Si accorda in massima al Comune di Castel-muschio 1’ autorizzazione di contrarre un mutuo di fior. 4000 coll’ istituto di credito fondiario istriano per coprire la spesa di costruzione d’ un edilìzio scolastico. Aderendo alla disposizione dell’ i. r. Luogo-tenenza relativamente al trasferimento del posto di Gendarmeria di Lanischie a Rezzo, viene omologato il contratto di affittanza per la Caserma di Rozzo. Seduta 77. — Parenzo 16 maggio 1885. In base ai relativi atti di concorso viene nominato al posto di sottomaestro definitivo nella scuola maschile di Verbenico 1’ unico concorrente Pietro Matanich, attualmente supplente provvisorio nella scuola popolare di Lussinpiccolo. Si approva il deliberato 12 febbraio a. c. della Rappresentanza comunale di Canfanaro concernente il ristauro di cinque strade comunali campestri. Viene rimessa all’ i, r. Luogotenenza la relazione del Direttore della Stazione eno - pomologica provinciale sul risultato del I. corso agronomico per i possidenti ed agricoltori tenuto appresso la medesima nel mese decorso. Viene deliberato di conservare anche per l’anno in corso la sovvenzione di fior. 125 accordata al Comune di Cittanova col decreto 16 Aprile 1884 N, 147 per il ristauro dello stagno comunale. Viene incaricato il Dipartimento tecnico di presentare il tracciamento preliminare, in via del tutto sommaria, della strada progettata da Trusche a Maresego presso Capodistria e Trieste, coll’indicazione approssimativa della spesa occorrente per V occupazione dei fondi privati pella carreggiata ed opere d’arte. Viene ceduta alla podesteria di Dignano per le sue dichiarazioni e relative informazioni, l’istanza di buon numero d’ elettori del comune censuario di Carnizza per l’istituzione nel suddetto comune d’un proprio consiglio d’ amministrazione a sensi della legge provinciale 25 ottobre 1868. Viene delegato il Direttore contabile provinciale a recarsi a Muggia allo scopo di prendere cognizione della vertenza relativa all’ approvazione dei conti consuntivi comunali. Viene omologato il contratto di data Montona 5 maggio a. c. riguardante la regolazione dei diritti del comune di Visignano verso la massa Cadore. Si ringrazia la presidenza della Società di archeologia e storia patria pel dono di due e-semplari del Bollettino testé pubblicato ; e 1’ onor. Dr. Felice Glezer di Fola del dono dell’ opuscolo „Memorie di Rovignoa dal medesimo raccolte e pubblicate in occasione delle nozze Rismondo-Ghira. Viene presa a notizia la comunicazione 5 maggio a. c. N. 5950 dell’ i. r. Luogotenenza, di aver accordato al comune di Paugnano la concessione d’un mercato annuale per bestiame e merci, ammesse al commercio, da tenersi nel comune censuario di Trusche la seconda domenica dopo S. Martino, cadente 1’ 11 novembre di ogni anno. Vengono prelette ed approvate : la relazione alla Dieta provinciale sul conto consuntivo prò 1884 del fondo confraterne localizzate, e quella sul preventivo 1886 del fondo pensioni degli impiegati provinciali. Approvato il resoconto delle spese per affari d’ esonero nel distretto di Lussin presentato da quell’ i. r. Capitanato distrettuale pel I trimestre 1885, si accorda V ulteriore antecipazione di f. 300. Vengono accolte ventisei istanze per frazionamento di debito d’esonero verso pagamento del rispettivo quoto di debito, calcolato sulla base della vendita catastale delle particelle obnuxie. Si autorizza in massima il comune di Vepri-naz alla contrazione d’ un mutuo di fior. 16000 coll’ Istituto di credito fondiario istriano, allo scopo di estinguere e rispettivamente unificare i vari debiti del comune, e di eseguire alcuni urgenti lavori nel comune medesimo. Non si fa luogo al ricorso di M. R. e di A. B. fu A. da Mompaderno, per essere compresi fra i partecipanti alla divisione di quei beni comunali. Non si fa luogo al ricorso di G. A. S. da Montona contro il deliberato 27 ottobre 1884 di quella Rappresentanza comunale, in oggetto di polizia urbana. Accogliendosi il ricorso di P. V. da Pirano in argomento di polizia, si rimette quella podesteria ad assumere un nuovo sopraluogo peritale. In seguito alla relazione presentata dal delegato giuntale, vengano date le opportune istruzioni alla podesteria di Verteneglio ed al Consiglio di amministrazione di Villanova per regolare le rispettive gestioni comunali. Si approvano i deliberati 24 agosto e 21 decembre 1884 della Rappresentanza comunale di Cittanova, relativamente alla vendita di due fondi comunali, al Mandracchio. S’incarica la Podesteria di Castua di unire al preventivo generale del comune un preventivo speciale per la gestione boschiva, da compilarsi d’intelligenza coll’ i. r. Commissario forestale di Volosca, in conformità al piano economico approvato dall’ i. r. Luogotenenza. Vengono liquidati ed assegnati : al Magistrato civico di Trieste fior. 1811: 88 a pagamento del conto per spese ospitalizie del mese di marzo a. c. ; alla podesteria di Pola fior. 2078:70 a pagamento di spese occorse in quel pubblico ospitale nel I trimestre a. c. TOMBOLA a beneficio dell’ Ospitale ed Asilo di Carità in nel giorno 5 Luglio 1885 ore 6 ‘|2 poiner. Fremii : Quaderna f. 20 Cinquina „ 30 I. Tombola „ 100 II. » » 50 Prezzo d’ ogni Cartella (di 10 numeri) soldi 20. CÀPODIBTBLA Tipografia di CABLO PBIOBA VLKIBO BASI* Editerà e Beiattere rtipo«»abile