Anno I Seno da pochi giorni in questa regione e devo dire che quello che mi ha maggiormente colpito sin dal primo giorno è stato il stragrande numero di giornali che pullulano nelle edicole. Con testate più o meno vistose, con titoli più o meno stravaganti, ognuno di essi cerca di attirare la «farina nel proprio sacco . Cosi ap punto si dice nella mia lontana E-miiia. Da questi giornali escono giornalmente teorie più o meno svariate, naturalmente nate dalle teste di certa gioventù che lavora tutto il santo giorno nei caffè, nei bar o nei passeggi. Uomini che di calli nelle mani ne hanno l'ombra, perchè così madre natura ha voluto. Per venire al sodo voglio dirvi che mi rivolgo ai collaboratori di quei giornahmcoli che vorrebbero con le loro cretinerie mettere confusione nei cervelli della nostra gente. Dalle loro pagine non leggiamo che critiche più o meno stupide ai vari partiti o organizzazioni democratiche, senza mai parlare naturalmente di ricostruzione e delle neces sità del popolo. Naturalmente questo lavoro stanca molto i nervi di questi «proletari da caffè» che a notte tarda vanno a letto stanchi morti, perchè non bisogna negarlo, è molto faticoso trovare giornalmente tante stupidaggini. Questi infaticabili lavoratori di stecca e bigliardo, nonché dei principali giuochi d’azzardo sanno benissimo che con il defunto regime fascista se la cavavano d’altezza e sanno pure bene che tuttora in Italia esiste la grande libertà dei «caffè pieni zeppi», dove, come al solito, mettono in pratica i loro grandi piani strategici, trovando più facilmente il modo di nascondere un asso nella manica che procurarsi un conveniente ed onesto lavoro. Tutta gente che naturalmente lavora, nei campi, nelle fabbriche, ecc. ecc.? ! ? Il Governo democratico del compagno Tito ha un motto che dà alla Capodistria, 15 ottobre 1945 nausea a questi signorini: Chi non lavora - non mangia! Ecco, di qui salta fuori lo spirito nazionale e saltano fuori a decine i giornali più o meno rappresentati da questi ceti con le Varie centinaia di migliaia di articoli sulle varie dittature. E’ innegabile che sono articoli ben composti, più o meno velati da satira ipocrita, affinchè facilmente qualche sano proletario abbocchi. E 10 riconosciamo che hanno avuto qualche piccolo successo. Ma perchè, dirà qualcuno? Ecco la risposta. Naturalmente questi fanatici lascialavoro sfruttano tutte le più piccole manchevolezze e le illustrano come una bestia nera - anzi rossa - pari a quella già esistita che tanto mate ha fatto, particolarmente in questa regione. Questi signorotti però, non dicono chiaramente che la faccenda è tutt’ altra cosa, non dicono chiaramente che vedono troppo chiaro che 11 Governo della nuova Jugoslavia ha un solo scopo, quello di mettere in effetto due cose principali: primo la riforma agraria, poi «Chi non lavora non mangia». Con l’ex regime fascista non esistevano questi due motti e purtroppo anche la grande democrazia in Italia per ora non li ha in programma. Ma io mi faccio una domanda e prego tutti gli onesti lavoratori giovani e vecchi di farsela, ponderando bene: se questo esistesse in Italia vi meravigliereste di sentire sui giornali «Merlo» e soci che la Venezia Giulia appartiene per diritto alla Jugoslavia? Intendiamoci, capovolgendo le cose ! ! Cioè un re in Jugoslavia e un Tito in Italia ; e allora scommetto che in Italia non sarebbe più tanto bello. Naturalmente ! A loro non sarebbe più permesso di scaldare giornalmente la sedia nei caffè, e cercherebbero una via di scampo per non privarsi di sì comodo lavoro, e naturalmente la cercherebbero nella Jugoslavia dove ci sarebbe un re a proteggerli. N. 5 Mi rivolgo dunque a tutti i la voratori onesti e specie ai giovani affinchè di queste mie parole ne facciano caro tesoro, sappiano bene distinguere il vero dal falso, il disonesto dall’ onesto, non prestando alcuna attenzione a quelle voci tanto menzognere che per pochi soldi vengono tra loro gettate. Chi vi parla non è della vostra regione, è un emiliano, un buon italiano che, dopo aver combattuto sui campi dell’onore, ha ora impugnato la penna per dirvi sinceramente, senza essere «venduto» come realmente stanno le cose e come la pensiamo noi giovani di laggiù. Mario Mancini. RINNOVAMENTO «Risveglio* diventa oggi il vero organo delia Gioventù Antifascista, 'poiché giovani saranno i direttori, giovani saranno i collaboratori. Dopo un periodo di incertezza e di incapacità, i giovani della GAI si sono presi la responsabilità di redigere da soli il proprio giornale. E, nel farlo, rivolgono un sincero grazie ai compagni Bussani e Borisi che, coti grande passione e a-more, li hanno, con la loro capacità ed esperienza, aiutati, consigliati e spronati a condurre queste nostre modeste pagine. Ora il loro compito è finito; ci hanno insegnalo a guardare ben allo dinanzi a noi e a camminare sicuri e decisi per quella strada che rappresenta per noi giovani una migliore vita nel futuro. Dobbiamo tenere molto cari questi loro insegnamenti, divulgarli fra le forze sane del popolo e difenderli da quelle reazionarie-fasciste. Ci siamo messi tutti d’impegno; operai, contadini e, nella 'millesima parte studenti (attendiamo ora il '.risveglio* degli altri), per condurre questo nostro giornale, che sarà la nostra guida nell’ attuale lotta. Da questo giornale lancieremo i nostri appelli e le nostre direttive che certamente ci porteranno alla conquista dei nostri diritti e delle nostre aspirazioni. Giornale di giovani, giornale di lavoratori che, armali da teorie giuste e sane, sì stringono in un unico e compatto blocco per difendere le loro conquiste. Remigio. „Chi non lavora non mangia" Còme* la UH EtniUanb Uno delia GAI risponde Per chiarire il nostro atteggiamento di fronte a falsi preconcetti FRATELLANZA in bosco Ben poco si sa su quella che é stata la vita e la lotta dei nostri valorosi partigiani. Io sono stato pochi giorni con loro, ma nonostante ciò sono riuscito a farmi un’ idea ben definita di quella che fu la vita del bosco. La vita del partigiano ritemprava tutte le energie fisiche e morali, vita in cui il compagno ti era veramente compagno e fratello, non solo nei giorni di quiete e riposo, ma anche in quelli di rischio e sacrificio, vita nella quale si accettava con coraggio ogni sorta di rischi e pericoli perchè e dell’uno e dell’altro si conoscevano le ragioni e le necessità. Il partigiano non temeva il combattimento, lo desiderava, lo cercava. Non distingueva il compagno di nazionalità e di lingua straniera, ognuno aiutava, ognuno provvedeva per il più debole, per il meno atto ai disagi del bosco. Nè il freddo, nè la fame, distolse alcuno dalla sua idea, anzi lo temprò maggiormente in quella lotta contro il fascismo cui bisognava perire o vincere. Figlio del popolo il partigiano si batteva per vendicare le sofferenze e i diritti, non solo del suo popolo, ma anche per la realizzazione della libertà di ogni popolo oppresso dal vecchio padrone. Non voleva essere più schiavo, ma voleva essere l’artefice del suo destino, della sua libertà. Le mete erano sante e il destino non poteva essere diverso dalla realtà odierna. Così sorse quella fratellanza cui oggi menti offuscate ed imbevute di false ideologie reazionarie tentano sfacciatamente minare. Illusioni, solamente illusioni. Nessuna forza al mondo potrà ormai infrangere ciò che dalla comunità del bosco tanto spontaneamente è sorto. Andrea Martinoli Per le prossime elezioni, l’ufficio della Commissione elettorale distrettuale si troverà a disposizione del pubblico dalle ore 8 alle 12 e dalle ore 15 alle 18 nella sala dei dibattimenti posta nel tribunale, ove si potranno ottenere tutte le informazioni del caso. Alle voci malsane, ai cervelli contaminati di ipocrisismo reazionario, alle menti confuse, che tanto di noi sparlano, rispondo : Sappiate simpaticissimi compagni di Belvedere e di altri principali passeggi pubblici che la nostra organizzazione è prettamente antifascista e non antitaliana, come voi malintenzionatamente credete. Voglio soffermarmi un po’ su tale argomento e chiarire una volta per sempre ciò che vogliamo, rispondendo anche a quello che voi di non italiano volete vedere nella nostra organizzazione. Avete dapprima, lo riconosciamo giustamente, obbiettato sulla nostra bandiera rossa con la scritta in giallo GAI. Vi abbiamo accontentato, anzi grazie voi, abbiamo corretto il nostro sbaglio e come Gioventù Antifascista Italiana abbiamo adottato la bandiera italiana. Fino a qui tutto a posto vero? Ma sembra che la vostra mania di criticare non sia stata ancora soddisfatta, onde trovaste motivo di tacciarci di filo slavi. A questo possiamo rispondere in modo eloquente ed in termini ancor più lampanti? E’ vero! le nostre sincere simpatie sono protese verso quel popolo cui vediamo realizzarsi la verità democratica, non so se ciò possa costituire reato, non so se giustamente possiamo venire intaccati e sentirci chiamare più o meno venduti, più o meno slavi. Perchè se un’ altra nazione a noi vicina avesse raggiunto quella democrazia progressista conseguente che oggi ha, grazie al suo governo, raggiunto il vicino popolo slavo, noi inneggiassimo anche a quest’ altra nazione. Sfortunatamente l’Italia, la nostra madre patria naviga in acque non tanto chiare, anzi direi, in un convulso svolgersi di idee e di partiti, perciò non può ancora garantirci 1’ espressiva volontà di tutto il popolo. Non so perchè ciò tanto inasprisca le vostre suscettibilità, vi faccia tanto malignare nei riguardi della GAL Anche noi siamo degli italiani, anzi più di voi, perchè oltre che salvaguardare i nostri diritti, costumi, tradizioni, faremo nobil cosa aiutando, con la nostra democrazia, quei fratelli italiani che ancora si trascinano in un caotico confuzionismo. In Italia la parola democrazia è una pura espressione limitata in una libertà di stampa, anche troppo esagerata; da noi manifesta realtà. In Italia nulla di positivo, nulla di concreto, mentre da noi qualche cosa si é facto, al resto si provvederà quanto prima e nel modo più soddisfacente. Ciò fa male anche a noi italiani cui un solo pensiero ci anima e ci assilla: il realizzarsi di un Italia veramente democratica, libera in un lavoro di piena ed attiva ricostruzione. Mentre questa ricostruzione in Italia esiste solamente nella fantasia di pochi, nel vicino popolo slavo questa ricostruzione è parte integrante nella vita di ogni onesto e sano cittadino. Vecchi e giovani danno volontariamente tutte le loro forze per la riabilitazione di ogni organo civile e statale. Lavorano tutti a gara per il benessere e la prosperità dei loro paesi, delle loro case, dei loro figli. Mettiamoci d'accordo anche noi una buona volta e lavoriamo concordi ed uniti per il maggior conseguimento di una pace duratura. Vedrete che non avrete nulla a che rimproverarvi, e forse allora, per la prima volta, al terminare del giorno ne sarete pienamente soddisfatti. Non tengo offendervi, ne farvi inutili sermoni, ma solo incamminarvi sulla retta via e se avrete qualche cosa da obiettare parlate pure, anzi scrivete alla nostra redazione (GAI - Casa del Popolo) tanto siamo in democrazia, e per lo più progressista e noi saremo ben lieti di rispondervi cortesemente. 10 giugno 1944 La gioventù della GAI nel periodo di cospirazione Ricordi del Coroneo Questa data desta nell’animo di chi in quel giorno si trovava a Trieste, il ricordo dei terrificanti momenti del primo barbaro bombardamento terroristico. Anch’ io mi trovavo a Trieste, anzi, per meglio precisare, nel carcere del Coroneo, pianoterra, tratto di mezzo, stesso corridoio dove erano rinchiusi gli ebrei e i perseguitati politici. Come tutte le mattine la sirena diede il segnale di pericolo e vicini si sentivano già i rumori degli ap- parecchi forieri di morte; cosa-questa da non destare il minimo turbamento, dato che il fatto succedeva tutti i giorni Mentre venivano portati in cantina i detenuti dei piani superiori, si effettuavano già i primi sganci di bombe. Cominciammo allora a battere la porta, affinchè anche per noi provvedessero un posto più sicuro. Invano! Il panico cominciava ad invadere i detenuti, in particolar modo le donne e i più vecchi; urli, ingiurie venivano lanciati verso le guardie che finalmente si decisero, di propria iniziativa, a preoccuparsene. Dataci infine ia possibilità di rifugiarci nei locali sotterranei, abbiamo dovuto purtroppo rinunciarci, perchè colà il luogo era di gran lunga ripieno. Gli apparecchi sganciavano il loro carico ferale mentre noi, ognuno per conto proprio, tentammo di ripararci alla meglio. Uomini, donne, giovani e giovanissimi si trovarono frammisti in una caotica ed irreparabile confusione, ed è proprio in questo momento che si verificarono quei casi compassionevoli oggi ancor tanto presenti nell’animo di chi li ha vissuti. La madre si incontrava col figlio, la moglie col marito, il fratello con la sorella ; poche frasi, pochi abbracci, tutto nell’ atmosfera paurosa ed o-scura di pochi istanti. Gli aguzzini intervennero e separarono rincontro sì stranamente voluto dal fato con ogni frase più insultante ed impro-peria. Sembrava che tutto venisse travolto da questi uomini che non volevano abbandonare o moglie o sorella per l’ipocrisia sfacciata di pochi ignobili venduti. E venduti erano davvero ! Ricorsero alla SS, che, simile a uragano violento, fece irruzione nei tratti con i mitra spianati. Bella capacità! Il bombardamento finiva, le giostre apocalitiche dei bombardieri si allontanavano, il pericolo era cessato e bisognava ritornare in cella. Mi sdraiai sul pagliericcio e inconsciamente rividi le scene di poco prima. Il pensiero vagava lontano ed arrivava a pronosticare tristi situazioni per 1’ avvenire. Ma inutile pensarci tanto ; meglio «bufarla in valser» e cosi cominciai a motivare : Tutto passa e si scorda tutto deve finir sta galera balorda no la posso soffrir. Giovanni Parovel. jiii IOVENTU' ■ “il llllilir nei 1 ■ ili ONDO Il congresso mondiale della gioventù ù^&fti&za