ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) ricevuto: 2001-07-02 UDC 17(497.5)-055.2"1793" ONORE PERDUTO ONORE RITROVATO: IL CASO DI GIOVANNA ARTUSI (PARENZO 1793-94) Michela DAL BORGO Archivio di Stato di Venezia, IT-30125 Venezia, S. Polo 3002 SINTESI Il caso presentato vede Antonio Artusi, nobile del Consiglio di Parenzo, appel-larsi al Podestà, e tramite esso al Consiglio di Dieci, contro Giovanni Marin Chiurco, di estrazione popolana ma emergente, in difesa dell'onore della giovane figlia Giovanna. L'accusa mossa all'imputato è di aver insidiato, con la complicità della servitù, la giovane e "vagheggiando in essa, più che la persona, la condizione e la dote" di averla sedotta, andando poi pubblicamente disonorandola al solo scopo di costringere la famiglia ad un matrimonio riparatore con relativo congruo e rilevante assegnamento dotale. Parole chiave: etica, onore, donne, morale familiare, storia del diritto, Parenzo La vicenda sull'onore di Giovanna Artusi - o meglio la difesa dell'onore della di lei famiglia - si svolse a Parenzo tra il giugno 1793 e il gennaio 1794.1 1 L'incartamento processuale è in Archivio di Stato di Venezia (ASV. CCX). È composto di com-plessive 69 carte numerate a facciata doppia, più due carte finali non numerate e da quattro ducali del Consiglio di Dieci a Gerolamo Antonio Pasqualigo, Podestà e Capitano di Capodistria, rettore cui era stata delegata la formazione del processo. Sul rito inquisitorio del Consiglio di Dieci, ovvero "Rito dell'Eccelso" rimando alla numerosa bibliografia già esistente, in particolare Povolo, 1980; 1996, 932; 1997. La serie dei "Processi e carte criminali" dell'archivio dei Capi del Consiglio di Dieci, parallela a quella in Consiglio di Dieci, Processi criminali delegati, è sempre ordinata per località, in ordine alfabetico, e all'interno in ordine cronologico. Trattasi di frammenti processuali o di interi fascicoli, per complessive 34 buste, quasi totalmente della seconda metà del secolo XVIII, di cui è in corso la redazione di un indice analitico da parte di chi scrive. Sulla vicenda archivistica di queste serie all'inizio dell'Ottocento cfr. Povolo, 1993, 57-64. 491 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Michela DAL BORGO: ONORE PERDUTO ONORE RITROVATO: ..., 491-512 Onore ma pure casta sociale e proprieta, in uno stretto legame che appare chiaro gia dalla lettera del podesta di Parenzo, Nicola Longo, nel comunicare ed inviare al Consiglio di Dieci la supplica (cfr. documento 1) rivolta dal padre di Giovanna, Antonio Artusi, componente del Consiglio dei Nobili di Parenzo e la cui famiglia risultava composta da riguardevole numero di Parenti di Principali della Citta. Il memoriale dell'Artusi e del 2 giugno, la lettera del podesta del 4 giugno. In soli due giorni erano stati citati - ed interrogati - non solo il ricorrente ma anche i quattro testimoni da lui prodotti. Come detto, la stessa posizione del rettore Longo appare subito ben definita, anzi "definitiva", in totale appoggio della facoltosa e rispettata famiglia Artusi, portata ad emblema di tutti i sudditi che lo stato aveva il preciso compito di difendere nella sicurezza della proprieta e dell'onore. E la stessa solerte celerita nell'indagine con-ferma la volonta di giungere in breve tempo al piu valido freno finché questo esempio non avesse piu generali funestissime conseguenze (ASV. CCX, c.1). Ma veniamo al fatto. Giovanni Marin Chiurco, figlio di Giovanni, di bassa origine e di licenziosi e dissipati costumi, insidio - vagheggiando in essa piu che la persona la condizione e la dote - Giovanna, di diciannove anni, educata nel monastero di Santa Chiara a Capodistria. Con la complicita di ben due serve, riusci ad introdursi, nottetempo e di nascosto, in casa Artusi, commettendo con la giovane fatti quanto ributtanti ed ingiusti, ignominiosi. Ma non solo. Di queste licenziosita il Chiurco ando a sfacciatamente vantarsi nella bottega del barbiere Giovanni Mezoli, raccontando di averla goduta carnalmente, facendo con lei quello voleva e descrivendo pure li delineamenti delle parti nascoste della detta signora, e soggiungendo che era essa insaziabile. La mira del giovane - come appare dalle prime concordi testimonianze raccolte - era ovviamente un matrimonio riparatore con una donna non piu vergine, matrimonio che presupponeva - ed esigeva - dalla famiglia l'elargizione di una ricca dote e rappresentava pure, per l'aspirante marito, la conquista di un avanzamento sociale. Ma l'onore della fanciulla, inteso nell'accezione della sua verginita, non viene neppure preso in considerazione nella supplica del padre, malgrado le pubbliche vanterie dell'imputato. Giovanna e vergine, il Chiurco mente. Una denuncia per deflorazione - che attraverso la vox populi e le testimonianze sulla inconfutabile frequentazione, seppur ben celata, tra i due giovani, avrebbe assunto, nella valutazione dell'organo giudicante, la configurazione giuridica di reato di "stupro volontario" - non sarebbe stata, di certo, confacente agli interessi della famiglia Artusi. 492 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Michela DAL BORGO: ONORE PERDUTO ONORE RITROVATO: ..., 491-512 Tale reato, deflorazione ma con la volonta et consentimento della vergine o vedova ecc. (Priori, 1664, 181) prevedeva infatti come pena o il matrimonio ripara-tore o l'assegnazione di una dote proporzionata la conditione et qualita della giovane (Priori, 1664, 181) a titolo di risarcimento. Ad un matrimonio riparatore non era neppure il caso di pensare, e in quanto ad una dote, le miserande condizioni eco-nomiche del Chiurco non ne avrebbero certo permesso una adeguata. Ma in questa tipologia di reato molteplici risultano i fattori che vengono ad interagire al di la della verginita fisica della donna, spesso creando situazioni di ambiguita, sia di tipo teologico che giuridico, come ben evidenziato da Povolo (Povolo, 1996, 35-38). Sottraendosi dunque ad un procedimento processuale per "stupro volontario", la famiglia Artusi, insistendo pesantemente sui concetti di sicurezza, proprieta ed onore dei sudditi, che lo stato e chiamato e tenuto a difendere, invoca una punizione che non solo vaglia ad indennizzarla nella pubblica opinione e al redintegramento del dilaniato di lei onore ma sia pure di esempio a quella gioventu che da qualche tempo a questa parte somministra prove scandalose e commoventi in argomento d'amore, che interessa sommamente la quiete e tranquillita delle famiglie.2 Un ulteriore aspetto che viene sottolineato, con documenti allegati al processo in copia autentica, e la notevole disparita di ceto sociale tra gli Artusi e i Chiurco. I primi, aggregati sin dal 1783 al Consiglio dei Nobili della citta di Parenzo, erano rappresentati dai due fratelli Giovanni, canonico e vicario della cattedrale, ed Antonio, chiamato a ricoprire importanti ruoli nell'amministrazione cittadina, come ad esempio quello di Sovrintendente ed ispettore per i restauri delle pubbliche strade e poi del porto e, dal 1789, pure nominato giudice supplente (ASV. CCX, cc. 18-22). Giovanni Marin Chiurco era invece di oscura origine, di ceto popolare: il nonno facchino e beccaro (macellaio), il padre Giovanni sartor,3 uomo di carattere prepotente e pure reo di un omicidio, dal quale era stato accomodato grazie all'intervento di un fratello canonico.4 Forse quest'ultimo e l'unica figura di un certo peso nella famiglia Chiurco - era infatti canonico teologale alla cattedrale di Parenzo - ma i suoi rapporti con l'imputato non erano buoni, tanto da averlo completamente diseredato, nel suo testamento redatto nel 1789, a favore dell'altro nipote Paolo.5 Severissimo poi il giudizio 2 Dalla prima testimonianza di Antonio Artusi, in data 2 luglio (ASV. CCX, a cc. 14v.-23). 3 Ed anche macellatore d'animali minuti. 4 Dalle testimonianze di Tomaso Guglielmo di Mattio, proprietario di barca (ASV. CCX, a c. 37) e del nobile Benetto Salamon di Andrea (ASV. CCX, a c. 49v). 5 Copia autenticata dal pubblico notaio Alessandro Gavardo di Capodistria di alcuni paragrafi di questo testamento e presente nel fascicolo processuale (ASV. CCX, a c. 57): quantunque Gio. Marin sudetto, altro mio nipote, non mi abbia soddisfatto col suo contegno (ommissis) del resto veramente della mia facolta e beni mobili, stabili, capitali livellari, semoventi, crediti, debiti e ragioni in qualunque modo a me spettanti, e che per qualsivoglia titolo pervenir mi potessero, niuna cosa 493 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Michela DAL BORGO: ONORE PERDUTO ONORE RITROVATO: ..., 491-512 espresso da Antonio Vergottin, arciprete di Parenzo, con sua fede giurata: per voce e fama che corre in questa citta, é un giovane libertino, scandaloso nelle chiese, poco cauto e prudente nel parlare, e di pravi costumi e che vive immerso nell'ozio (cfr. documento 7). Ma quali erano stati i reali rapporti tra l'imputato e l'offesa? E' la stessa Giovanna Artusi nel suo primo interrogatorio in data 3 luglio, a chiarire che il Chiurco, ormai da cinque anni, appena lei tornata a Parenzo da Capodistria, aveva cercato in tutti i modi di avvicinarla ma ella gli aveva sempre fatto chiaramente capire che avrebbe acconsentito a sposarlo ma solo se la famiglia avesse dato il proprio pieno consenso. Della qual cosa la giovane dubitava ma il Chiurco aveva piu volte asserito che si sarebbe trovato il modo di obbligarli, poiché non voleva assolutamente contrarre un matrimonio clandestino e quindi privo di assegnamento dotale. Dopo essere stata scoperta, da ormai un anno, dei suoi segreti contatti notturni con l'imputato, grazie alla complicita di una serva, sedotta dal Chiurco, Giovanna aveva anche tentato, tramite lo zio canonico, di persuadere i genitori a permettere il matrimonio ma essi, da parenti amorevoli, l'avevano convinta della inaccettabilita di un tale legame. Ella stessa, una volta venuta a conoscenza delle diffamazioni diffuse contro di lei dal Chiurco,6 si era fermamente convinta che non l'avrei sposato per qualunque cosa invitando pure il padre ad intraprendere adeguate misure per far risarcire il mio onore e quello della famiglia (cfr. documento 3). Le deposizioni testimoniali raccolte in questa fase processuale risultano nella quasi totalita a sfavore dell'imputato, con la sola eccezione di quelle dei coniugi Marco e Lucietta Salamon, testi che Giovanna aveva segnalato al giudice quali poco attendibili, in quanto legati da stretta amicizia con l'imputato ed anzi definiti i di lui direttori in questo affare. I Salamon confermarono totalmente la relazione segreta tra i due giovani -portando quali prove alcuni episodi di cui erano stati testimoni de visu - asserendo che Giovanna era cosí perdutamente innamorata da aver sperato in una gravidanza che avrebbe finalmente convinto al matrimonio, con una accresciuta dote. Secondo Marco Salamon il Chiurco avrebbe tentato l'ultima carta della pubblica diffusione dei particolari, anche piu intimi, del rapporto solo dopo aver appreso che Antonio Artusi, anche in caso di gravidanza, avrebbe preferito allontanare la figlia dal paese piuttosto che concedergliela in sposa. La relazione inviata al Consiglio di Dieci con i primi risultati del processo eccettuata, lascio, nomino ed instituisco mio erede universale il predetto Paolo Chiurco, mio nipote ex fratre. Le precarie condizioni economiche dell'imputato vengono confermate pure dalla fede giurata del canonico Don Marco Gozzi, in veste di Procuratore del "Reverendissimo Capitolo proprietario delle Decime" di Parenzo che precisa che il Chiurco non comparisce descritto nei publici libri di Decime in figura di proprietario (ASV. CCX, a c. 55). 6 Non era la prima volta che l'imputato adottava tale strategia per sparlare delle fanciulle. Una sua vittima era stata addirittura una cugina di Giovanna, Diana Vergotini, ormai sposa ad Albona. 494 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Michela DAL BORGO: ONORE PERDUTO ONORE RITROVATO: ..., 491-512 informativo, verterá su tre punti, tutti a netto sfavore dell'imputato: seduzione di una inesperta giovanetta di soli quindici anni; pubblica diffamazione della stessa a seguito della ferrea resistenza degli Artusi al matrimonio; origini popolari dell'imputato e proclivita a disonorar le fanciulle. L'unica forma di difesa presentata dal Chiurco, ovvero l'esistenza di alcune lettere di Giovanna,7 da esso depositate, quali scritture extragiudiziali, presso il pubblico notaio Francesco Capello, e vista con sospetto dall'autoritá, perché presentate sei giorni dopo l'ordine della sua retenzione (para-gonabile ad una moderna "custodia preventiva"), probabilmente allo scopo di pre-venire e confondere, con anticipata artifiziosa discolpa, quelle risultanze che, conscio a se stesso, sapeva dover comparir a suo carico dal processo (cfr. documento 6). Il Consiglio di Dieci, cosí informato, inviava il 10 settembre una sua ducale in cui, pur riconoscendo la diffamazione subita dalla giovane Artusi, ammette di non avere ancora del tutto chiaro il "motivo" di tali pubbliche ingiurie: la verificazione perd riesce mancante del motivo o fondamento della ingiuriosa disseminazione, della verita o falsita della quale tanto pud aggravarsi la colpa, e distruggersi o ressister la voce. Pertanto il podestá Pasqualigo veniva incaricato di continuare nell'indagine del processo, in particolare indagando (facendo riconoscere in modi prudenti ma legali) sul reale stato fisico della giovane, sicché consti della verita o falsita della cosa ed aggiungendo perquisizioni sull'auttore della diffamazione, dalla principalita del quale deve ricevere gradi maggiori o minori il delitto.8 Giovanna Artusi fu riconvocata il 14 novembre: ella confermo il suo precedente costituto, minimizzando gli incontri notturni con il Chiurco, avvenuti sulla porta di casa e sempre in presenza di una serva, e, giurando sul suo stato di verginitá, acconsentí a sottoporsi ad una perizia medica da parte di due pubbliche ostetriche scelte dal tribunale. Antonia Fortuna e Maria De Zanetti, dopo aver separatamente esaminata la giovane attestarono, sotto giuramento, di averla ritrovata in perfetto stato di verginitá.9 7 Si tratta di circa 16-18 missive, la cui esistenza non e negata dalla giovane, che invece ha restituito quelle da lui ricevute non volendo conservare alcuna memoria di una persona che non ha avuto riguardo d'infamare nel modo piu indegno il mio onore. 8 Dalla ducale del 1793, 10 settembre, del Consiglio di Dieci ad Gerolamo Antonio Pasqualigo, podestá e capitano di Capodistria, ricevuta il successivo 27 settembre. 9 Dal giuramento di Antonia Fortuna: ho eseguito il publico comando e peritata con tutta diligenza e con l'uso delle cognizioni dell'arte nelle parti pudende la signora Giovanan Artusi e l'ho ritrovata in istato preciso di verginita. Dal giuramento di Maria De Zanetti: Ho praticata la piu esatta perizia nelle parti pudende della signora Giovanna Artusi, con l'uso dell'arte e delle cognizioni della mia professione, e l'ho ritrovata in non equivoco stato di verginita (ASV. CCX, cc. 62-63). 495 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Michela DAL BORGO: ONORE PERDUTO ONORE RITROVATO: ..., 491-512 A questo punto tutta la vicenda risulta ridimensionata. La perdita dell'onore e si avvenuta, con grande e grave risonanza pubblica, ma solo a parole. Gli ultimi due testimoni ascoltati, Bernardo Marzochi, callegaro (calzolaio) e nonsolo (sacrestano) del duomo, e il nobile Andrea Salamon, si esprimono anch'essi a favore di Giovanna e del buon nome della sua stimata famiglia, esprimendosi invece negativamente nei confronti del Chiurco, sottolineandone il pessimo comportamento, la bassa estrazione sociale e l'intento di procacciarsi, in tal modo, un conveniente matrimonio. Non vi sono piu dubbi, dunque, su come siano veramente andate le cose nella relazione inviata il 31 dicembre dal podesta Pasqualigo ai Capi del Consiglio di Dieci (cfr. documento 9). Quest'ultimi emetteranno essi stessi la sentenza nei confronti dell'imputato. Dal 23 gennaio 1794 il Chiurco dovra essere segregato, per un breve periodo, in uno dei conventi di Capodistria, e una volta liberato, dovra essere con termini gravi ammonito dal podesta a contenersi in avvenire nei limiti della dovuta moderazione, per non meritarsi piu severi effetti dell'indignazione nostra (cfr. documento 10). Parenzo (Alphonsus Lasor a Varea, Universus terrarum orbis scriptorum delieatus, tomus secondus. Patavii, MDCCXIII, p. 306). 496 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Michela DAL BORGO: ONORE PERDUTO ONORE RITROVATO: ..., 491-512 Appendice documentaría Documento 1 1793, 2 giugno Scrittura presentata da Antonio Artusi davanti al podestà di Parenzo per denunciare Giovanni Maria Chiurco. Illustrissimo et Eccellentissimo Signor Podestà la santità delle leggi, che tutelando agli uomini e alle famiglie i sacri loro diritti, ne vuol garantito con la sua autorità l'inviolabile godimento, forse non fu mai altrettanto oltraggiata quanto lo è nell'amarissimo caso che costringe un afflitiosis-simo padre a prodursi nella persona di me umilissimo Antonio Artusi, cittadino di questo consiglio, all'ossequiata giustizia di Vostra Eccellenza. Una mia nubile figlia d'anni 19, Giovanna di nome, educata nel Monastero di Santa Chiara di Capodistria, fu presa di mira da Giannmarin Ciurcho quondam Zuanne, giovane di bassa origine e di licenziosi e dissipati costumi. Vagheggiando in essa, più che la persona, la condizione e la dote, e prevedendo che non concorrebbero li parenti ne suoi disegni, si rivvolse alle ree macchinazioni dell'in-sidia e della violenza, onde ottener con la forza il fine de suoi dettestabili tentativi. Sedusse prima una serva con quei mezzi che un uomo immerso nel più deciso libertinaggio sà usare, accio cospirasse al vero suo divisamento, ma providamente penetrata con lontani indici dal Canonico e Vicario Generale domino Giovanni Artusi, mio fratello, l'abominevole trama, fu troncato il filo al reo tradimento col licenziarla. Niente percio disaminato il Ciurcho nel perverso di lui progetto, giunse a sedurne un' altra e poiché col vedersi scoperto si trovo deluso per questa via, si appiglio all'altra che non si puo ridir senza orrore, divulgando nel paese la più caluniante diffamazione contro l'onore della figlia medesima, indicando notturni congressi, clandestine introduzioni in casa e fatti quanto ributtanti ed ingiusti, ignominiosi altrettanto allo stato nubile d'una fanciula ed al decoro d'una onorata famiglia. Che l'umana sceleratezza per rapir a forza una figlia dal sen dei parenti con la vista di procacciarsi una dote, dopo tentata con reprobi modi inutilmente la seduzione giunga all'eccesso di disonorarla, affinché disperata dissolutamente debba cadere alla sua violenza, egli è questo un enorme attentato, che offende la sicurezza, la proprietà, l'onore dei sudditi, che conculca tutte le leggi e che forma per le famiglie il più spaventevole esempio. Ebbe costui l'ardito coraggio sino di sfaciatamente vantarsi che, volendo riparar la famiglia al denigrato suo onore, sarà egli in caso di dettarle la legge intorno alla dote, pretendendo di estorquerla in rilevanti misure, come premio di cosí turpe ed esecrando delitto. 497 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Michela DAL BORGO: ONORE PERDUTO ONORE RITROVATO: ..., 491-512 Limitata dall'auttoritá delle leggi il mio giusto dolore a rintracciar nel seno della giustizia il conveniente riparo, riccoro percio ossequiosamente a Vostra Eccellenza e coi caldi voti di tutta l'angustiata famiglia umilmente supplico che verifícate l'esposte verita col mezzo di testimoni segnati qui sotto, che ne dettaglieranno le piu precise circostanze, assoggiettar voglia il grave caso con l'aggiunto riflesso del carattere scorretto e terribile del Chiurco predetto, all'auttorita dell'eccelso Consiglio di X dalla cui carita e giustizia implora con le lagrime un dolente padre il conforto di quelle robuste deliberazioni per le quali risarcito l'offeso onore di una nubile fanciulla e di una onesta famiglia, serva d'esempio di freno al progresso di cosí orribile trascendenza. Grazie. Testimoni Signor Pietro Zuccato Domino Zuanne Mazzoli II di Tomaso Domino Pietro Peverin di Domenico Domino Giacomo Basich d'Antonio 1793, 2 giugno. (ASV. CCX, c.2) Documento 2 1793, 22 giugno Scrittura extragiudiziale presentata dall'inquisito Giovanni Marin Chiurco. Adí 22 giugno 1793, Parenzo. Presentata in atti di me nodaro dal signor Giovanni Marin Chiurco l'infrascritta extragiudiziale coll'unite carte sotto sigillo, perché della presente siano ripassate notizie, tanto al nobile signor Antonio Artusio che al di lui fratello canonico vicario e come nella medesima in tutto si come. Nella mortificazione che a me, Giovanni Marin Chiurco, deriva nell'udire sparso e reso universale l'aggravio di cui sono da lei nobil signor Antonio Artusi adebitato, credo conveniente non solo, ma in oltre necessario, di farle pervenire a cognizione di quelle cose che essendo a lei ignote solo perché ho secondato quel onesto sentimento di riserva che credei conveniente alla qualita del caso, possono quindi formare il di lei disinganno. Poste pero da me sotto sigillo negli atti del signor Francesco Capello, publico nodaro alcune carte, ho lasciate al medesimo tutte le opportune comissioni, perché impenetrabili a chi si sia siano quindi a lei solo, ed al nobile di lei fratello canonico e vicario, liberamente ad ogni loro cenno comunicate entro il periodo di giorni otto doppo l'intimazione. Lontano in ogni tempo dal volermi scordare dei doveri dell'uomo onesto verso 498 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Michela DAL BORGO: ONORE PERDUTO ONORE RITROVATO: ..., 491-512 chiunque, io l'accerto che la riserva medesima con la quale faccio arrivare a di lei cognizione l'esistenza di queste carte sarà quella che mi condurà anche nel custodire il secretto delle medesime verso chiunque altro, almeno che non sia obligato ad usarle a mia diffesa e rinovando anche in questo incontro tutti gli impegni che possino renderla in ogni tempo tranquila sula irrevocabilità de miei in altri tempi spiegatigli sentimenti (ASV. CCX, c.16r). Documento 3 1793, 3 luglio, nel palazzo pretorio di Parenzo Primo interrogatorio di Giovanna Artusi. Venuta nella stanza la nobil signora Giovanna, figlia del nobile signor Antonio Artusi, nubile, di questa città, ut ante indolente, quale citata, ammonita, avvertita della commissione ... fu Int.a: se in alcun tempo e specialmente nel decorso mese di giugno sia accaduto ad essa costituita alcun inconveniente che abbia indotto il di lei genitore a prodursi alla giustizia con alcun memoriale? R.: purtroppo signore, a causa di un giovane scostumato di questa città, nominato Giovanni Marin Chiurco, il quale faceva meco, cioé ha fatto meco l'amore, col titolo di volermi in isposa sino a tanto che fui persuasa che i miei genitori non avrebbero mai condisceso al nostro matrimonio e che fu da me licenziato, ha dovuto mio padre prodursi a questa carica con un memoriale, onde castigato fosse dalla publica autorità chi ebbe il coraggio di vantarsi di avere avuto meco delle illecite confidenze, in pregiudizio massimo del mio buon nome e in discapito enziadio del decoro di una nobile onorata famiglia. Interrogata ed ammonita a dire come e per quanto tempo cominciasse e continuasse la corrispondenza amorosa tra essa costituta e il detto Chiurco? R.: sono da circa cinque anni che io sono uscita dal Monastero di Santa Chiara di Capodistria e quasi subito dopo il mio ritorno alla casa paterna cerco egli tutte le strade per avvicinarmi. Dopo vari stimoli ho lasciato persuadermi di parlare con lui ma per avvertirlo unicamente che i miei genitori non saranno mai persuasi di permettere che io lo sposassi. Egli mi rassicuro che saprebbe trovar la maniera di obbligare i miei genitori a condiscendere al nostro matrimonio. Lusingata da cio, non ho avuto riguardo di dirgli ch'io non avrei avuto difficoltà di sposarlo, qualora fossero appunto contento mio padre e contenta anche mia madre. Continuo la nostra corrispondenza per qualche anno, nel qual fratempo seppe egli sedurre una serva, che avevamo in casa e che presentemente è passata a Trieste. Col suo mezzo seppe introdursi in mia casa e parlar meco varie volte, sempre per altro alla presenza della serva. Sarà un anno circa da che mio padre, vedendo che il Chiurco parlava 499 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Michela DAL BORGO: ONORE PERDUTO ONORE RITROVATO: ..., 491-512 soventemente con la serva, la licenzio di casa, sospettando ch'ella appunto gli facesse per me la mezzana. Ne prese un'altra al suo servizio, di nome Menega, la quale fu egualmente sedotta, non so come, dal Chiurco. Anche essa, anche senza il mio assenso, lo introdusse varie volte in tempo di notte in mia casa, ma anche l'ingerenza amorosa di questa seconda serva fu scoperta ed io soffrii delle mortificazioni per parte de' miei genitori. Mi sono allora risolta di parlare al Canonico Vicario mio zio e di pregarlo di voler interessarsi per persuadere i miei genitori a permettere il mio matrimonio col Chiurco. Essi per dissuadermi mi fecero tutti quei riflessi che sono giusti e propri di parenti amorosi. Seppi intanto di discorsi fatti in mio aggravio dal Chiurco per tutte le strade, le piazze e le botteghe di questa città, dicendo che mi avrebbero a lui accordata i miei genitori a loro malgrado; ch'ero di già incinta, che aveva dormito con me, che sapeva far la descrizione delle parte mie vergognose. Un tale riporto mi venne fatto anche da mio padre e dal zio Canonico che avevano pregato più volte monsignor Vescovo di fare in modo che il Chiurco si persuasse a non molestarmi, mentr'io non ero per lui. Allora io fissai che non l'avrei sposato per qualunque cosa. Conobbi che con tali modi insidiosi egli pretendeva di obbligare i miei genitori ad accordarmi a lui per moglie e che per obbligarlo a sposarmi mi avrebbero data tutta quella dote che egli avesse voluto. Innorridita ad un tale progetto, detestai i suoi indegni sentimenti e ricorsi a mio padre pregandolo di voler per quella strada che credesse la più sicura ed addattata, far risarcire il mio onore e quello della famiglia. Questa, signore, è la serie crudele della mia disavventura che mi costituisce presentemente in uno stato della maggior afflizione ed avvilimento, per cui supplico umilmente la giustizia a voler castigare l'autore delle fatte discri-minazioni in quei modi che crederà addattati. Int.a: dove poi si attrovi la detta Menega, che fu al di lei servizio? R.: si attrova presentemente serva in casa del chirurgo Caudussi di questa città. Int.a: se il detto Chiurco facesse ad essa costituta alcuna confidenza rapporto ai modi che diceva di voler metter in pratica per obbligare i di lei genitori ad accordargliela in isposa? R.: no signore. Egli non mi fece mai alcuna confidenza. Solamente mi disse che non era persuaso di un matrimonio clandestino, mentre in tal caso, questo è riflesso mio, non avrebbe avuto quella dotte che sperava e forse non sarei io stata in alcun modo dotata. Int.a: a chi poi facesse il detto Chiurco simili confidenze e quando? R.: egli era, come lo è presentemente, tanto amico del signor Marco Salamon e di sua moglie, che sono i di lui direttori in questo affare. Forse avrà loro fatto la confidenza dei sui dissegni, ma sono troppo, come ho detto, parziali i giugali Salamon del detto Chiurco per poter sperare ch'essi possano non giovare all'inquisito nei loro esami, sicché io crederei assai miglior consiglio quello di non assumere le loro deposizioni. La giustizia, peraltro, si regolerà nel proposito come crederà meglio convenisse. 500 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Michela DAL BORGO: ONORE PERDUTO ONORE RITROVATO: ..., 491-512 Int.a: se altro voglia dire essa costituta e se faccia istanze? R.: devo aggiungere, signore, al mio esame che il Chiurco per carattere e solito di sparlare delle fanciulle. Egli ebbe il coraggio di dire che ebbe carnale commercio con mia cugina Diana Vergotini, ora maritata con un gentiluomo d'Albona. Lo disse a me medesima, e so che lo ha detto a varie altre persone. Si vantava egualmente di aver praticato liberamente la figlia di un capitanio de Schiavoni detto, se non mi inganno, Musani, che abito per qualche tempo in questa citta, asserendo che, in tempo di notte, si introduceva per i balconi della di lei casa. Anche di questo potra la giustizia venire in chiaro esaminando la gente del paese. In.a: se poi essa costituita abbia tenuto alcun carteggio o corrispondenza di lettere col detto Zammaria Chiurco? R.: si, signore, avro fatto, o per di meglio scritte, nell'incontro della nostra corrispondenza da quindici o dieciotto lettere al Chiurco, e sempre in risposta alle sue; e credo che tali lettere siano anche state presentate con un extragiudiziale, come ho rilevato dal ... padre in atti del Podesta Francesco Capello. Int.a: se poi ella tenga alcuna lettera del detto Chiurco? R.: no signore, io veramente ne ho avute diverse ma gliele l'ho anche rimandate, non volendo conservare alcuna memoria di una persona che non ha avuto riguardo d'infamare nel modo piu indegno il mio onore. In quanto alle mie istanza mi riporto intieramente a quello che avra fatto mio padre (ASV. CCX, cc. 102-114 v). Documento 4 1793, 6 luglio Testimonianza di Marco Salamon q. Benetto, nobile di Parenzo. Venuto nella stanza il signor Marco Salamon q. Benetto, nobile di questa citta ut ante nominato quale citato, ammonito alla verita, avvertito della commissione con cui racconto in ordine et assunto fu. Int. o: se abbia cognizione della famiglia Artusi di questa citta? R.: ho benissimo, signore, cognizione della famiglia Artusi ch'é nobile di questa citta e molto benestante. Int.o: se sappia, o inteso abbia, se sia andata la medesima soggetta di recente ad alcuna dispiacenza o inconveniente? R.: nacque delle dispiacenze a motivo di un certo Zammaria Chiurco, il quale senza che sapesse né il padre della figlia, né il di lui fratello, e zio rispettivo reverendo Canonico, faceva l'amore con lei. Egli publico liberamente le confidenze amorose che ebbe con la giovane con cui desiderava di unirsi in matrimonio, il ché era anche da lei bramato, e per questo credendosi la famiglia Artusi pregiudicata nell'onore fece contro del Chiurco ricorso all'Eccelso. 501 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Michela DAL BORGO: ONORE PERDUTO ONORE RITROVATO: ..., 491-512 Int.o: ed ammonito a dire come poi ed in qual modo il detto Chiurco palesasse le confidenze avute con la detta giovane Artusi e quali fossero per quanto le confidenze con essa avute? R: egli racconto ai suoi amici, e anche per le botteghe, la liberta con cui, in tempo di notte, egli entrava in casa dell'Artusi. Io medesimo, saranno circa quattro mesi, passando per la contrada dov'é situata la casa della famiglia Artusi, osservai sotto a un volto una persona, che appena si e accorta del mio arrivo, s'introdusse in un magazeno Artusi e questa persona fu da me ravvisata per il Chiurco e la porta fu a lui aperta dalla stessa signora Giovanna Artusi, che fu da me benissimo conosciuta nell'affacciarsi che fece alla porta. Nell'andare con lui al passaggio, mi tocco piu di vederlo ad accennare con le dita della mano l'ora ch'aveva intenzione di andar a ritrovarla. Questi, Signore, sono fatti di verita. Int.o: per qual motivo poi il detto Chiurco s'inducesse a publicare l'introduzioni sue in casa della signora Giovanna Artusi e le confidenze amorose con lei avute? R.: perché seppe che il padre della giovane si era espresso che non avrebbe mai permesso ch'ella fosse sposa del Chiurco, che si sarebbe contentato, ancorché fosse incinta, di mandarla lontana dal paese piuttosto che con lui fosse maritata. So anche che la detta signora Giovanna fece delle confidenze in tale proposito a mia moglie. Int.o: per qual motivo poi il padre della detta signora Giovanna fosse contrario al matrimonio della figlia col detto Chiurco? R.: non so renderle conto. Int.o: di che estrazione sia il detto Chiurco? R.: per quanto ho inteso dire suo padre faceva il sartore. I suoi figli poi furono educati civilmente, senz'essercitare alcun'arte mecanica. Int.o: di che concetto sia poi per quanto la detta signora Giovanna? R.: prima di questo incontro non si seppe mai di lei alcuna cosa cattiva. Fu ben educata e mantenuta per vario tempo in convento. Era inamorata certamente del Chiurco, e per causa di cio sopporto anche delle mortificazioni per parte de' suoi genitori, che non si vollero mai persuadere a dargliela in isposa (ASV. CCX, cc. 4042). Documento 5 1793, 6 luglio Testimonianza di Lucietta Candusio, moglie di Mario Salamon. Venuta nelle stanze la signora Lucietta nata Candusio, moglie in primi voti del quondam signor Giacomo Naparich, ed ora moglie del nobile signor Marco Salamon quondam Benetto, nativa ed abitante di questa citta ut ante quale citata, ammonita, avvertita della commissione con sui raccordo in ordine assunto fu 502 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Michela DAL BORGO: ONORE PERDUTO ONORE RITROVATO: ..., 491-512 Int.a: se ella abbia cognizione della famiglia Artusi? R.: cosí non l'avessi, che per causa della signora Zanetta Artusi, figlia del signor Antonio, fratello del reverendo Canonico direttore di quella famiglia, ho dovuto passare dell'infinite dispiacenze. Interrogata ed ammonita a dire quali dispiacenze passasse ella esaminata a causa, come disse, della detta signora Zannetta Artusi. R.: le raccontero con ingenuità e precisione la serie del fatto che ha a me portato dei dispiaceri. Mi attrovai replicatamente in maschera nel carnovale passato con la giovane Artusi, che cominciando a formar meco amicizia e confidenza, si mise a farmi delle confidenze sopra certi amori, ch'ella coltivava. Mi racconto dunque ch'ella aveva amicizia ed amorosa corrispodenza con certo signor Zammaria Chiurco di questa città, che dormí con lui sul letto della serva, ch'ella stessa coll'assistenza della serva gli apriva la porta di strada e che la stessa serva l'aveva veduta in letto col Chiurco; che per altro lo aveva fatto col fine di unirsi con lui in matrimonio, el sommamente desiderava; che sperava di esser gravida, il che avrebbe fatto che i suoi genitori non solamente condiscendessero al suo matrimonio, ma che le avrebbero accresciuta la dote, e mi disse simili cose, che neppur mi ricordo. Io le risposi che questo non era il modo di ottenere quello che desiderava; che facendosi publico il suo contegno avrebbe perduto l'onore senza avere il suo intento; e che era meglio che raccontasse ogni cosa al suo confessore, il quale si sarebbe naturalmente interessato per far in modo che avesse a seguire il desiderato matrimonio. Ella mi soggiunse che non aveva raccontate tali cose al confessore, mentre aveva sempre operato col santo fine del suo matrimonio. Anzi mi prego di condurla, e presto, ella pure in maschera al luogo dove si attrovava a ballare il Chiurco, di cui era perdutamente innamorata. Non so come abbia potuto asportargli di saccoccia, nascostamente, la di lui scatola di tabacco, so che me la fece vedere e che mi disse che non gliela avrebbe restituita se non fosse andato a trovarla in quella medesima notte. Tornai a consigliarla di usar prudenza, onde non pregiudicare al proprio nome ed a quello della famiglia. Mi mando in seguito, col mezzo della serva, a pregare che volessi portarmi dalla signora Lucietta Papadopoli, dove si sarebbe portata ella medesima, desiderando somma-mente di meco abboccarsi. Benché vedessi il pericolo a cui mi esponevo, trattandosi non di meno di farle del bene, mi risolsi, col consentimento anche di mio marito, di andarvi. Ella infatti capito poco dopo di me. Questo successe entro gli ultimi giorni, se non m'inganno, del carnovale passato, anzi i primi di Quaresima. Comincio nuovamente a pregarmi di voler interessarmi per lei, onde avesse effetto il desiderato matrimonio, e mi prego di parlare con la signora Madalena Albertini, ond'ella avesse ad abboccarsi col signor Lorenzo Sincich ed informandolo della corrispondenza che passava col Chiurco, persuarderlo ad interessarsi ed a parlare per lei a suoi genitori, onde condiscendessero a quanto desiderava. MI esibí anche le chiavi di un magazzino per cui entrava il Chiurco ne' suoi amorosi congressi con lei, onde con esse 503 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Michela DAL BORGO: ONORE PERDUTO ONORE RITROVATO: ..., 491-512 persuadere il Sincich della verita. Ma io le rifiutai dicendo che se avessero occorso gliela avrei fatte ricercare. Ella poi scrisse una lettera o viglietto al Chiurco, con cui lo pregava di portarsi dal signor Marco Mancuardo Polessini suo santolo, ond'interessarlo per lui. Obbedii la detta signora Giovanna; andai dall'Albertini e le dissi tutto quello che mi parve utile per interessarla nel geloso argomento e quindi mandai a chiamare il Chiurco e gli consegnai l'accennato viglietto. L'Albertini parlo al Sincich che mostró desiderio di aver le accennate chiavi del magazzino. Di ció avvertii il Chiurco, onde le ricercasse alla giovane Artusi. Egli s'impegno di farlo e con l'occasione che la vide al balcone gliele dimandó pubblicamente, come ebbe a dirmi, dicendo che il Sincich le desiderava. Ella gli rispose che doveva andare ella medesima dal Sincich e che gliel'avrebbe portate e che gli raccomandasse di parlare al santolo, come ella avrebbe fatto col zio, mentre il signor Lorenzo Sincich e suo zio. Andó da lui e non so come ebbe cuore di negare ogni cosa e spezialmente le confidenze che aveva avuto col Chiurco. Io mi trasecolai ad una tale notizia e dissi contro di lei tutto quello che mi venne in bocca, mentre con la sua condotta mi faceva comparire una donna bugiarda. D'allora in poi non volli alcun altra ingerenza in quest'affare. Questo e tutto quello che a questo proposito e a mia cognizione. Int.a: se poi sappia il motivo per cui la detta signora Zannetta Artusi siasi nell'esposto modo diretta col Sincich? R.: io non so dirle niente. Non posso impegnarmi a dire se fossero vere le sue parole, allor che mi disse confidenze avute col Chiurco e da lui confermate o se l'avesse detto per persuadere i suoi genitori a concederla in isposa al bramato suo Chiurco. Il fatto si e che cambió il linguaggio e che col Sincich tacque la confessione a me fatta, non solamente ma negó anche di aver avuto qualunque confidenza col Chiurco. L'amor proprio e il dispiacere che si publicassero le sue poco lodevoli direzioni fecero in modo ch'ella si mise sulla negativa lusingandosi o ch'io non avessi parlato o che le mie asserzioni non dovessero essere credute. Int.a: per qual motivo abbia negate al Chiurco le chiavi del magazzino nel-l'incontro accennato? R.: non so renderle conto. Forse sin dall'allora aveva ella divisato di negare le corrispondenze amorose avute col Chiurco e per conseguenza le chiavi in altrui mani l'avrebbero potuta convincere. Int.a: se poi sappia se presentemente il Chiurco continui ad amoreggiare la signora Zanetta Arturi. R.: no, signore. Int.a.: se poi ne sappia il motivo? R.: non so niente. Int.a: se il detto Chiurco abbia fatto parola di quanto era passato tra lui e la signora Zannetta? 504 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Michela DAL BORGO: ONORE PERDUTO ONORE RITROVATO: ..., 491-512 R.: egli lo racconto publicamente a suoi amici; lo racconto per le piazze e per le pubbliche botteghe, dicendo liberamente che aveva dormito con lei sul letto della serva; che da lei veniva stimolato ad introdursi di notte tempo in casa e simili altre cose. Int.a: per qual motivo poi per quanto sia a di lei cognizione io Chiurco facesse tali discorsi. R.: di questo io non posso impegnarmi, perché non so veramente il motivo di tali sue divulgazioni. Int.a: se sappia se il Chiurco abbia avuto altre corrispondenze amorose. R.: non so renderle conto. Int.a: di che carattere sia egli per quanto? R.: l' ho sempre conosciuto per un buon giovane. Int.a: di qual concetto, o carattere, sia poi per quanto la detta signora Zannetta Artusi? R.: ella e una giovane ben educata e mantenuta in convento. Prima di questo fatto non si ebbe di che dire di lei (ASV. CCX, cc.42v-47v). Documento 6 1793, 22 luglio Sunto delle prime deposizioni raccolte a Parenzo dal cancelliere pretorio e prefettizio. Illustrissimi et Eccellentissimi Singori Capi dell'Eccelso Consiglio di Dieci ... adempito sul luogo con l'opera di attento ed esatto esame di questa camera l'os-sequito comando, mi onoro dietro l'eseguita accurata formazione il processo di umi-liare all'Eccellenze Vostre le giurate prescrittemi informazioni. Tre sono i punti sui quali dietro alle traccie commessemi versar doveva l'in-quisizione, appoggiati dal riccorrente alle massime del decoro di famiglia, di sicurezza di stato e d'importanza d'esempio, cioé le circuizioni insidiose tessute dal Chiurco per attraere al suo affetto una nubile figlia del detto Artusi, indi publicamente disonorandola per costringere la famiglia a dargliela in moglie con la dote che avesse pretesa, l'oscura origine del Chiurco stesso ed il carattere licenzioso dei suoi costumi. Sul primo punto risulta che uscita appena dal monastero l'indicata fanciulla Artusi di nome Giovanna, che ora non giungere al quarto lustro di eta, abusando il Chiuco della di lei innesperienza, adoperasse lusinghevoli modi per attraerla e coltivarla in una geniale corrispondenza; e seducendo con promesse e con premi una serva, otenesse col di lei mezzo di aver seco dei notturni colloqui, palesandole la decisa di lui tendenza al matrimonio, e che avrebbe saputo appianare gli ostacoli e le difficolta che contraffar potessero il reciproco lor desiderio, sicché la inducesse a cooperare anch'essa a di lui maneggi per obbligare con l'interposizione di persone la famiglia Artusi a secondare la 505 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Michela DAL BORGO: ONORE PERDUTO ONORE RITROVATO: ..., 491-512 loro unione. Siccome due furono le serve che il Chiurco fece servir di mezzane alle di lui mire, cosí, una passata essendo ad abitare fuori di stato, resto solamente l'altra da potersi assumere con quella riserva per altro che conveniva alle circostanze, con le quali provavasi esposto e che furono confermate da di lei detto, in cui introdusse ove apriva al Chiurco di notte, per commission della giovane e che essa fosse presente alle lor confidenze, avendo la serva stessa nominati in testimoni i giugali Salamon, che la nubile figlia Artusi nel premesso di lei costituto aveva esclusi non altrimenti che la serva, non solamente come sospetti ma espressamente impegnati a favore del Chiurco e di lui partiggiani. Assunti cio nonostante anche li detti giugali con la riserva medesima, confermarono l'amorosa corrispondenza tra l'Artusi e il Chiurco, per voce, spezialmente la Salamon, della stessa giovane Artusi, la quale Salamon si dimostra incerta se la detta giovane facesse una confessione o pure si esprimesse in quel modo soltanto per render facili al matrimonio i di lei genitori. Ma la famiglia Artusi, scossasi alla prima penetrazione, licenziate le serve e troncato con fermezza ogni corrispondenza e la speranza al Chiurco di riuscire ne suoi disegni, fu allora che il Chiurco medesimo prese ad infamare e disonorare publicamente per la piazza, per le botteghe e per l'intiera città la giovane pre-mentovata, esprimendosi di aver seco più volte dormito, di averla deflorata, di aver avute da lei le maggiori confidenze e soddisfazioni che poteva desiderare, che dubitava di averla resa anche incinta, e facendo per maggior ludibrio e con strana disolutezza la descrizione delle nascoste fattezze di quella giovane, vanto poi che i di lei genitori volendo che la sposasse, accordargli dovevano quella dote che fosse stata di suo gradimento. Tutto cio è comprovato da molti giurati testimoni, che rendono conto con ribrezzo dell'innonestà e dell'impudenza delle descritte diffamazioni. Quanto al punto dell'origine del nominato Chiurco, risulta esso dell'ordine popo-lare, che suo padre facesse il beccaio ed il sarto sicché un di lui fratello, fatto canonico, lo stacco dalle viltà delle professioni; quanto all'incotro la famiglia Artusi è ascritta all'ordine nobile del Consiglio ed è congiunta con le famiglie principali della città. Finalmente sopra i di lui costumi rilevasi la sua facile proclività a disonorar le fanciulle co suoi discorsi e vengono circostanziati due casi, l'uno che andata a marito una Vergotini di nobile famiglia, dicesse a di lui amici che fatte aveva allo sposo le corna, e l'altro di essersi vantato di tresche impudiche con la figlia di certo capitano Musani, che stanzio qualche tempo in quella città Non debbo omettere per esattezza il cenno d'una carta che inchiudo pure nelle presenti, essendo stata nel processo introdotta. Consiste questa in ... extragiudiziale prodotta dal Chiurco in atti notariali ai 22 di giugno, vale oltre sei giorni dopo la retenzion commandata da Vostre Eccellenze che fosse da lui penetrata, volle tentar per tal via di prevenire e confondere, con anticipata artifiziosa discolpa, quelle risultanze che, conscio a se stesso sapeva dover comparir a suo carico dal processo. 506 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Michela DAL BORGO: ONORE PERDUTO ONORE RITROVATO: ..., 491-512 Accenna la produzione fatta sotto sigillo appresso il notaio, di alcune carte non cadute sotto i riflessi della giustizia, per riconoscerne la verita, e forse ancora per documentar maggiormente con esse le usate insidie per allettar la giovane alla sua geniale corrispondenza. Questa giovane pero unisce nel proprio costituto i suoi ai reclami del di lei genitore per la denigrazione sofferta in colpa del Chiurco, a cui il riccorrente attribuisce nel memoriale che l'oggetto d'insidiar la figlia e disonorarla, fosse quella di levar per tal via con la violenza una doviziosa dote dalla famiglia. Supplito il dovere ingiontomi dalle sovrane commissioni di Vostre Eccellenze non mi resta che di venerare con sommessa obbedienza le sapientissime loro deli-berazioni. Grazie (ASV. CCX, cc.50r-52v). Documento 7 1793, 19 agosto. Fede giurata dell'arciprete e parroco della cattedrale di Parenzo, Antonio Vergottin, presentata al podesta Nicold Longo. L.D.S. a chiunque faccio fede ed attesto io sottoscritto che il signor Giovanni Marin fu del signor Giovanni Chiurco, mio parocchiano, per voce e fama che corre in questa citta, e un giovine libertino, scandaloso nelle chiese, poco cauto e prudente nel parlare, e di pravi costumi e che vive immerso nell'ozio; ed in testimonio della verita rilascio le presenti scritte di propria mano e corroborate con il solito mio parocchiale sigillo. Dalla cattedrale di Parenzo, li 19 agosto 1793. Antonio Vergottin, arciprete e parroco (ASV. CCX, c.56). Documento 8 1793, 14 novembre Secondo interrogatorio di Giovanna Artusi. Venuta in officio la signora Giovanna figlia nubile del signor Antonio Artusi di Parenzo, ut ante indolente, e costituta come a carte, quale ammonita venendo nuova-mente costituita fu I.ta: se si ricordi di essere stata altra volta costituita dalla giustizia, sopra alcun inconveniente che le sia accaduto? R.: fui signore costituita un'altra volta e fu nel decorso mese di luglio dal ministero di Capodistria, sopra le diffamazioni sparse contro il mio onore e la mia 507 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Michela DAL BORGO: ONORE PERDUTO ONORE RITROVATO: ..., 491-512 civile esistenza da Giovanni Marin Chiurco di Parenzo, le quali diede eccitamento al ricorso fatto da mio padre all'Eccelso, dietro di cui fu ordinata formazion di processo. I.ta: se sentendosi leggere il di lei costituto lo riconoscerebbe? R.: lo riconoscerei benissimo il mio costituto qualora dalla giustizia mi venisse letto. Lettogli quindi de verbo ad verbum e da lei attentamente ascoltato ed inteso il costituto esistente in processo a carte dieci, I.ta, r.: questo, che mi fu dalla giustizia letto, e certamente il costituto da me fatto dinnazi alla giustizia di Capodistria, allor che fu in cavalcata a Parenzo. Lo riconosco benissimo ed in ogni sua parte lo confermo. I.ta: se poi abbia da aggiugnere alcuna cosa al detto ed ora lettole costituto? R.: io non ho da aggiugnere se non se implorare dalla giustizia del mio Prencipe quel compenso che merita la mia situazione barbaramente lacerata da un giovane infame, che tutt'ora continua nelle false sue introduzioni. I.ta: come veramente abbia ella costituita incontrata la corrispondenza col Chiurco? R.: ignorando assolutamente la di lui condizione, il suo misero stato e i viziosi costumi di lui, uscita appena dal monastero da esso per ogni parte circuita, mi lasciai sorprender dalla giovanil sua apparenza e cominciai a concepire del genio, il quale duro qualche tempo, ma che ora ho troppe ragione di disapprovare per essere, oltreché vile e miserabile, di una pessima condotta. I.ta: se poi col detto Chiurco abbia essa costituta tenuto alcun carteggio? R.: ho avuto con lui qualche carteggio, ma sempre onesto e nella buona fede che fosse un giovane quale me se le faceva credere di onesta condizione ed onore. I.ta: se poi in tempo di notte abbia avuto occasione di attrovarsi con esso lui in alcun luogo? R.: nella soggiezione in cui era della famiglia, che vegliava sopra di me non potendo aver adito di parlargli due o tre volte solamente, discesi nel pian terreno della casa e apertagli la porta ivi mi sono tenuta in puro discorso, nel piu oltre di quel primo ingresso egli si e innoltrato giammai. I.ta: a dire quale poi fosse il respettivo loro contegno negli accennati congressi? R.: fu sempre onesto. I.ta: se poi ai detti congressi si attrovasse alcuna persona presente o alcuno ne fosse di essi consapevole? R.: n'era consapevole la serva, la quale apriva la porta, ma non udiva i discorsi poiché stava in attenzione che non si avvedesse alcuno della famiglia. I.ta: se poi tra essa costituita e il Chiurco sia corsa in detti od altri incontri alcuna confidenza? R.: no certamente. Queste sono le false ingiustissime diffamazioni con iniquita e calunnia dal Chiurco diffuse, il quale subornar seppe la serva a secondarle. 508 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Michela DAL BORGO: ONORE PERDUTO ONORE RITROVATO: ..., 491-512 I.ta: se poi la verginal sua condizione abbia sofferto alcun pregiudizio? R.: no certamente. I.ta: se poi possa impegnarsi che il di lei stato sia precisamente di vergine? R.: si certamente. I.ta: le fu detto: la giustizia desidera di verificare col mezzo di ostetrici un tal fatto e pero le ordina di ritirarsi a tal fine nella stanza contigua, onde assoggettarsi ad una legale perizia. R.: sono prontissima di obbedire, come faccio, gli ordini della giustizia e di assoggettarmi a qualunque perizia (ASV. CCX, cc.59r-61v). Documento 9 1793, 31 dicembre Il podesta di Capodistria, Girolamo Antonio Pasqualigo, rimette al Consiglio di Dieci il fascicolo processuale per l'emissione della sentenza. Illustrissimi ed Eccellentissimi Signori Colendissimi e Signori Capi dell'Eccelso Consiglio di Dieci. Adempita dalla mia rispettosa obbedienza con le divote giurate lettere delli 22 del passato luglio le sovrane commesse di codesto eccelso tribuanel, derivatami con ducali delli 14 del precedente giugno, per la verificazione del ricorso prodotto da Antonio Artusi, della citta di Parenzo, contro Giovanni Marin Chiurco, della stessa citta, per le calunniose diffamazioni da lui sparse in oltraggio della nubile di lui figlia Giovanna, col fine di constringere la famiglia a dargliela in moglie e di procacciarsi con essa, a suo talento, la dote e rassegnato indi in ordine a venuto posterior comando l'autentico formato processo, mi pervennero successivamente le ossequiose ducali delli dieci dello scorso settembre, con le quali rispeditomi il processo stesso, fui incaricato di continuarlo e, completto che sia, di rimetterlo nuovamente alle de-liberazioni auttorevole di Vostre Eccellenze. Queste sovrane ducali, trovando mancante il detto processo nella verificazione del motivo o fondamento dell'ingiuriosa diffamazione, percio prima di deliberare nel delicato argomento mi ingiunsero di far riconoscere, in modi prudenti ma legali, lo stato fisico della figlia prenominata, e di aggiungere perquisizione sopra l'auttore della diffamazione predetta; e perché tutto cio seguire dovesse senza inconvenienti, mi prescrissero di chiamare dinnanzi la mia carica il sopraditto Chiurco e di pre-cettarlo ad astenersi da qualsivoglia azione o parola che turbare o aggravare potesse la circostanza dell'affare, in pena dell'eccelsa loro indignazione. Mentre ho supplito privatamente in questa parte al comando, riservai a de piu al mio ritorno dalla visita in cui allora era occupato della provincia. Rispettando pertanto i giusti dettami impostimi di prudenza nel far risconoscere lo stato fisico 509 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Michela DAL BORGO: ONORE PERDUTO ONORE RITROVATO: ..., 491-512 della giovane Artusi, la feci qui giungere col di lei padre, il quale nuovamente esa-minato presento oltre una fede indicante il miserabile stato del Chiurco, un'at-testazione del Paroco del suo malcostume ed il testamento del fu Canonico di lui zio, nel quale è qualificato di cattivo contegno. La figlia poi, che gravemente si duole contro il suddetto Chiurco, qual unico e principal auttore delle disonoranti calunnie in di lei aggravio..., ripugno non poco con resistente pudore alla visita all'ostetrici che feci citare ed alle quali riuscî alla fine di praticarne la legale perizia, che in separata relazione giuratamente deposta costituiscono la detta figlia in uno stato non equivoco d'intatta verginità. Commessa dietro a cio l'assunzione delle testimonianze nuova-mente introdotte, intorno all'auttore delle diffamazioni, resulto dai conformi loro esami conprovata intieramente nel Chiurco la reità delle diffamazioni medesime, siché obbedito anco in questa parte l'ossequioso comando e completto conseguen-temente il processo non mi resta che di asoggettarlo, come fo, nel suo auttentico, scortato dalle presenti umilissime all'auttorità del Tribunal Eccelso di Vostre Ec-cellenze, in esecuzione delle prementovute ducali dieci settembre decorso. Grazie. Capodistria, dicembre 1793 (ASV. CCX, cc.nn). Documento 10 1793 more veneto (= 1794), 23 gennaio I Capi del Consiglio di Dieci comunicano al podestà e capitano di Capodistria la sentenza da essi emessa contro Giovanni Marin Chiurco. Al Podestà e Capitanio di Capodistria. In ordine alle ducali 10 settembre decorso, ha impedito la diligenza del precessor vostro a riflessi del Tribunal de Capi del Consiglio di dieci il processo, compiuto anche nella parte relativa allo stato fisico della nubile figlia del nobile di Parenzo Antonio Artusi, calunniata e diffamata nell'onore per li rilevati indiretti fini da Giovanni Marin Chiurco della città medesima. Considerata pertanto ogni aggravante circostanza del delicato argomento, veniamo in deliberazione d'incaricarvi, di quanto prima di chiamar alla vostra carica il detto Chiurco per quindi, giunto che sia, fatto passar ad espiazione del grave da lui commesso trapasso in relegazione in uno de conventi di codesta città, di cui rimettiamo a voi la scelta, con ordine di dimorarvi in figura di relegato dentro i confini del medesimo per tutto quel tempo che sarà per dipendere dalle disposizioni del Tribunal nostro. Al momento poi che saremo per prescrivervi la di lui liberazione, lo farete comparir alla vostra presenza e, con termini gravi, lo rimproverarete delle tenute criminose direzioni a denigrazione dell'onesta della suddetta giovane e lo precettarete a contenersi in avvenire nei limiti della dovuta moderazione, per non meritarsi pià severi effetti dell'indignazione nostra. Di tali disposizioni ne farete seguire registro e dell'esecuzione ci rescriverete. 510 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Michela DAL BORGO: ONORE PERDUTO ONORE RITROVATO: ..., 491-512 Zuanne Battista Benzon, Capo del Consiglio di Dieci Agostin Barbarigo, Capo del Consiglio di Dieci Francesco Boldu, Capo del Consiglio di Dieci (ASV. CCX, LS, f. 350, alla data) ČAST IZGUBLJENA ČAST PRIDOBLJENA: PRIMER GIOVANNE ARTUSI, (POREČ 1793-94) Michela DAL BORGO Državni Arhiv v Benetkah, IT-30125 Venezia, S. Polo 3002 POVZETEK V obravnavanem primeru se Antonio Artusi, plemič poreškega Mestnega sveta, pritoži podestatu in preko njega Svetu desetih proti Giovanniju Marinu Chiursu, sicer uveljavljajočem se pripadniku ljudstva, da bi obranil čast mlade hčerke Gio-vanne. Obtožba bremeni obtoženca, da je z zavezništvom služničadi nadlegoval mladenko in "jo z udvarjanjem bolj njenemu stanu in doti, kot njeni osebi" zapeljal, nato pa jo javno onečastil z namenom, da bi družino prisilil v poravnalno poroko s pripadajočo primerno in zajetno dodelitivijo dotalnega premoženja. Gre za zločin, ki "ogroža varnost, lastnino, čast podložnikov", vendar pa je v procesni dokumentaciji - in predvsem v tožbi - mogoče razbrati čisto človeške protislovne odtenke, nad katerimi pa končno prevladajo konkretnejši družbeni in ekonomski cilji družine. Bolj kot zgodba s srečnim koncem, je neokrnjena deviškost Giovanne, o kateri pričata dve babici (pomočnici pri porodih), grenko spoznanje o neuravnovešenem razmerju v takratni zavesti med ljubeznijo, častjo in močjo. Ključne besede: etika, čast, ženske, družinska morala, pravna zgodovina, Poreč FONTI E BIBLIOGRAFIA ASV. CCX - Archivio di Stato di Venezia (ASV), Capi del Consiglio di Dieci (CCX), Processi e carte criminali, Capodistria, b. 1. ASV. CCX, LS - Archivio di Stato di Venezia (ASV), Capi del Consiglio di Dieci (CCX), Lettere secrete (LS). Povolo, C. (1980): Aspetti e problemi dell'amministrazione della giustizia penale nella repubblica di Venezia. Secoli XVI - XVII. In: Cozzi, G. (ed.) (1980): Stato, Societa e Giustizia nella Repubblica veneta. Roma, 155-258. 511 ACTA HISTRIAE • 8 • 2000 • 2 (X.) Michela DAL BORGO: ONORE PERDUTO ONORE RITROVATO: ..., 491-512 Povolo, C. (1993): Il romanziere e l'archivista. 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