PUBBlilOVA (prezzl per mm d'altezza, Uirghezza 1 coloima): commerclaU L. 1.50 — flnanzlan, legali, cronaca L. 2.50 — Concessionaria escluslva UNIONS PUBBLIorrA ITALIANA 8. A. LUBIANA, Via Selenburg n. 1 — Tel. 24 83 Lubiana, 5 giugno 1943-XXI SI PUBBLICA OGNI SABATO ABBONAMENTI: Annuo L. 25 — Semestrale L. 13 — Sostenltore L. 1000 Spedizione in abbonamento postale II« Gruppo — UN NUMERO CENT. eO DIREZIONE — REDA2IONE: LUBIANA, VIA WOLFOVA 12 — Tel. 2195 IL PARTITO SI SERVE, NON SERVE Ulassc cU i/ita Qiiesta guerra ha visto pill che le altre H tramonto di molti generali. Uomini che, affaccmtisi alia ribalta, hanno retto piii o meno alia ridda impetuosa e d'un trat-to sono scomparsi come in-ghiottiti da un'invisibile bo-tola. Oltre a questi uomini veri, anche alt7-i cosiddetti generali che in un primo momenta hanno dato I'impressione di essere formidabili padroni della scena, nella realta invece sono apparsi dei sem-plici giganti camuffati: leg-gi «Generale Inverno, Tempo, Spazio» e via di seguito. Un fattore invece che ha secondo noi la sua formida-bile impartanza e domina da vero padrone in questo dram-ma insanguinato e il fattoi-e «Uomo», inteso net senso piii pieno, di massa, come qualita T come qnantitä. fi puerile disconoscere che la immetisa moltitudine ros-sa scagliata da Stalin per spezzare e framtumare gli eserciti dell'Asse non sia in fondo che un'onda vorticosa in straripamento, che potrebbe realmente preoccupare se non sapessimo che a contenerla c'e nn'altra tremenda mura-glia la quale, se pure in quxil-che punto ha ceduto, resta sempre salda nei piloni gra-nitici capaci di sostenere quaXunque urto. 6 percio che il Reich ha messo in moto tutte le sue energie per poter fronteg-giare questo pericolo che in-combe. Anche Roosevelt ha detto di poter tirar ftiori, dal suo cappello di pristidigiatore, oltre sette milioni di uomini: e uno scherzo per impaurire ? Ä meglio non crederlo. Non e stata mai buona norma sotto-vaJutare il nemico. E di fronte a questi fatti cerchiamo di vedere in un certo modo la nostra situa-zione. Come massa quella degli Italiani e grande e capace di far fronte a molti e sva7-iati eserciti. Ed e una massa, per quantita e qualita, da incu-tere un naturale rispetto. In Itaiia c'e ancora molta e molta gioventu. Gli imbo-scati non Ii riconosdamo: sono un insulto ai nostri morti e non spetta a noi smaschcrarli per trattarli come si devc. Vogliamo solo contare sullc forze genuine e fresche del bel suolo italico. Sulla fronte di ciascuno e Sil gl i occhi si vede stampato inconfondibile il segno de-figli della Roma dei Cesari. E quando sard necessario si leveranno anche loro tutti in piedi. Dobbiamo essere i salvntori di una civUta e opporre percid alia dilagante marca dei sovvertitori I'irrompente jhisso del nostro senso lati-/((■ e cristiano. E dobbiamo perche pot-siumo. Uomini dunque, uomini che impugnino le armi e affrontino il nemico; uomini anche al tornio, al moto-re, ;:l banco ^cientifico, nelle imprese colossali e nei labo-roicri di precisione. Domani. coloro che parte- Siamo cresciuti in povertd, nella poverta impostaci dat vecchi strozzini di Europa; ma siamo vivi e vitali come \ sempre ed e un'illusione po-terci soffocare nell'oceano della nostra pa^sata storia. Rino Bruni STUPIDARIO PARTIGIANO Partigiani, perche non tornale a rcnirollare? — Quelli di Lubiana (ipano di persona per Z'ap-' (slovenl) la raccontano in altra ma- niera... — Ultima gloriosa viltoria. p.llo del loui stesso destino 0 ddlfi II ro volonta, alia vi-cenda ari p j^joli come protagonisti perche quotidiana-mente la vivono combatten-do sui fronti di guerra, pos-sederanno una virilita edu-cata ad una severa esperien-za. Domani questi uomini non temeranno piii nulla e saran-no veramente degni, nei fi-sico e nello spirit o, di costrui-re una civUta piii salda e piii [ della Guamigione.» schietta di quella che oggi' non sopravvive a se stessa nonostante le distruzioni della guen'a. £: nella guerra, in questa nostra santa guerra di italiani contro le aberrazioni incivili di una dottrina assur-da, che si e temprato e sempre piii si temprera il nostro carattere e la nostra volonta. E sia un monito questo anche per coloro che stanno in agguato dietro le barricate. Dal Bollellino del sedicente «Co-mando Supiemo Parligiano» dilluso da Radio Mosca in dala 25 mag-gio c. a.: «Sulla Ironliera della Croazia-Slovenia combattenii della X/V» Brigata croata e della IVo Brigata d'assalto slovena, hanno ellettuaio con successo un altacco contro la Guamigione Italiana di Vinica. Quasi tutti i soldati della Guamigione sono stati annientati. Tra i morti si trova anche il comandante Porocevalec» Dallo «Slovenski del 20 maggio: «Grande e stata la vergogna e Vumiliazione verso i crudeli occu-patori, molto hanno mendicato coloro che tentavano di salvare dalY inter namento i propri cari. II risultato e stato che a diecine mo-rivano dalla lame e dalle malattie. Diecine di migliaia hanno invano atteso la liberazione. La via e una sola: la via della lotta decislval Questo hanno riconosciuto anche le nostre donne e le nostre madri, quando il 12 maggio si sono raccolte in grande moltitudine in Piazza Congresso a Lubiana con la richiesta: restituiteci / nostri ligli, Iratelli, mariti, padri, bambini, sorelle e madri. La mi-sura e colma. Non ci lascieremo pill ingannare dalle vostre promesse! Uccidete anche noil Tutte le umiliazioni e le soilerenze della donna slovena sono scoppiale in una potente protesta contro la vio-lenza dell'occupatore. Poiche le doici parole non potevano ingannare le donne, hanno lat to uso dei calci di lucile contro le donne e i bambini inermi, che erano ve- nu// a richiedere il loro dirilto, e do in modo cosi crudele che alcune donne sono state battute a sangue e lese. * Dal Froclama del comitato ese-cutivo dell'O. F. trascritto sullo stesso «Slovenski Porocevalec»: «II ironte liberatore del popolo sloveno Jnizia il suo terzo anno! Due anni di latlche, di soilerenze, di vittime, di prigioni e di sangue. Contemporaneamente sono stati due anni di gloriose vittorie, com-battute dal popolo sloveno pur solfrendo rumiliazione della si-gnoria straniera.» GUERRA E POPOLO Mai nella storia delle na-zioni si son verificati episodi cosi luminosi da inorgoglire tutta una razza, come quelli che son vissuti, giorno per gionio, momento per momen-to, ora per ora dal popolo italiano. II concetto della guerra totalitaria e entrato profonda-mente nei cuore di tutti. II popolo italiano appar-tiene a quella razza intelligente e cosciente che ha ere-ditato dalla storica «gens la-tina» due patrimoni, due ari-stocrazie: il lavoro e I'intel-ligenza. Dunque combatte e sa di combattere per assicurai*si il lavoro; lavora e sa di lavora-re per assicurarsi il trionfo della sua civilta, per traman- Obbiettivi militari — Povero Johnny! e proprio sfortunato: arrivare dall America quando in Italia Chiudono le SCUOle . . . (dlsegno di v. Frova) dare ai figli il dii-itto alia li-bertä ed al miglioramento economico e sociale. La propaganda nemica s'af-fanna con i suoi fronzoli a presentare agli inglesi un popolo stanco, avvilito e pros-simo al collasso. e sistema in-glese, e I'ha confermato il Sign or Churchill, che nella guerra la propaganda ha un grande compito: quello di mi-nimizzare la verita e ritorce-re sul nemico i colpi che questo inferiscequotidianamente. «La propaganda — secondo quanto affermo Lord Müller in occasione della sua nomina a govematore del Transwal — deve essere ,giornalie-ra, nei senso che deve sfrutta-re il succ^o del momento, come quel cantante, che in una serata ha incassato degli applausi e s'illude d'aver completato la sua carriera; quando poi il giorno dopo sara costretto ad incassare fischi, subito poträ giusti-ficare, sulla scoi-ta degli applausi precedenti, che un im-prowiso, imprevisto male ha fatto abbassare il tono della sua voce». Ormai il popolo italiano ha capito il sistema della propaganda nemica, grazie alia sua intelligenza. I bombardamenti delle cit-tä, dei villaggi, la distruzio-ne delle opere d'ai-te, delle Chiese: questo e un altro sistema per incrinare il morale del popolo, ma resta sempre I'espressione fotogra-fica della perfida Albione che ha ereditato la rabbia e la rapacita dei primi uomini inglesi che si vestivano con la pelle dell'orso e fumavano tabacchi di foglie secche di ortiche e mangiavano radic-chi di gramigne e dattili sel-vatici. Questa e I'origine della razza del nemico che abbia-mo d i fronte. II popolo italiano, perciö, non si meraviglia deila ma-niera criminale che adopera-no gli anglo-americani nei fare la guerra. Si verificano numerosi episodi di eroismo specie in quelle cittä su cui il nemico scaglia la sua ira, il suo van-dalismo, la sua barbarie: espressioni di una civiltä mai progredita, neppure incomin-ciata, espressioni di una ar-retrata cultura, di una retro-grada educazione, di un ci' nismo volgare ed impassibi-le, cieco e bestiale. Non molleremo e faremo giustizia! II sangue dei martiri, quelli piccoli e quelli grandi, quelli innocenti e quelli inenni, quelli che difendono la Patria sul terreno cruento della battaglia e quelli che colla-borano alia vittoria assidui al lavoro ininteri-otto nei can-tieri, negli opifici, negli sta-bilimenti, nei porti, grida vendetta e reclama giustizia. Uno degli episodi di fred-dezza nei cimento e nei pericolo ci e stato offerto dal popolo napoletano alloi'che if camerata Umberto Gugliel-motti rievocava la storica e leggendaria figura di Ame-deo d'Aosta nei R. Teatro S. Carlo. In quel momento, mentre l'immagine dell'invitto Eroe di Amba Alagi aleggiava nel-l'ampia sala e passava da-vanti alio sguardo, alla men-te del raccolto popolo napoletano, al suono delle sirene d'allarme, nessuno si mosse, tutti, in una sola voce, gri-darono: «Resteremo*. II nemico non poteva distogliere l'uditorio dalla contemplazio-ne dell'Eroe Sabaudo che la vibrante parola di Gugliel-motti faceva rivivere nei cuore e nei pensiero. Ii popolo italiano non mol-lerä. Vincerä perche sa resistere un quarto d'ora piü del nemico. Enzo Casaburi Lega... dl piombo Una «Lega slovena contro i b andi t i e gli o m i C i d i» in data 24 maggio ha inviato al popolo sloveno un libello, con il quale lancia non pochi osanna alio scloglimento del Komintern, ma non tralascia ioccasione per inneggiare alla vittoria della Carta Atlantica che (-garantisce a tutti i popoli la liberta e l indipendenza» ed «ha riacquistato il suo speciale accento ed impor-tanza pratica». Bravi i leghistil (come puzza di secolo scorso questa parola). Non siamo per nulla sorpresi di questo vo-stro atieggiamento. Non pos-siamo pero ancora capire con Chi siete: lorse non lo sapete neppure voi. Ma a noi interessa poco la vostra opinione. Interessa invece una cosa: guardarvi bene negli occhi e stare attenti ai calci che certi muli possono tirare. Abbiamo pero sempre pronto un ottimo scarpone con dentro un robusto piede che sa cogliere nei segno di talune parti molli del corpo, senza contare, poi, un miglior piombo di ottima... lega italiana. Problemi balcanici I collegainenti con TAdriatiGO Non si e certamente lonta-ni dalla realta se si dice che per considerare il problema dei collegamenti tra il retro-ten-a balcanico e la cos ta adriatica noi possiamo rifar-ci al quadro delle vie romane che percorrevano la regione. Individueremmo cosi anco-ra fra le pietre della strada napoleonica litoranea i resti di quella consolare romana che percorreva la casta iner-picandosi a volte fra i diru-pi, correndo fra le pietraie, cos tel lata d i paesetti e d i ac-campamenti da ciii prendeva-no nome e origine le piü belle citta dalmate da Zara a Salona, da Spalato a Ragusa, rical-cheremmo su per i tornanti della via che da Spalato va a Clissa l'acciottolato della via che da Salona, per l'attuale Bosnia, raggiungeva il Danu- economiche strada — ferro-via, tuttavia, anche alla luce delle esperienze di questa guerra, e tenuto conto delle possibilitä idroelettriche della regione, vorremmo spezza-re una lancia in favore, questa volta, della ferrovia. II problema e assai arduo e complesso e negli anni scor-si e stato oggetto di attenti studi, progetti e deliberazio-ni, ne, a dire il vero, vi e identitä di vedute sugli scopi e i tracciati; vi e infatti chi insiste per un tracciato piü meridionale, una congiungen-te cioe Valona-Elbassan-Salo-nicco e di qui Istambul a est a Gradska-Nis e quindi per deviazione Sofia a nord; vi e chi prevede una Elbassan-Ocrida-Monastir-Gradska e chi una Elbassan - Corizza -Florina - Monastir. La rete ferroviaria attuale nei Balcani fvecli ]I trneoifit» ili i^ollegainentn e dl rIkm-co Sofia—Viiloiiu) bio a SiiTTiium da cui passava la via che da Emona, la nostra Lubiana, conduceva a Philippopolis; ritroveremmo SU da Budua la strada per Narissa e il Danubio e da Dyrachium a Apollonia (Du-razzo e Valona) la via di Tes-salonica (Salonicco) e Bisan-zio. Su queste vie ha marciato Eoma 6 ancora continua a marciare. Le vicende stori-che hanno avuto come teatro del loro svolgimento, piü che portare un diverso orientamento di queste diret-trici hanno segnato il poten-ziamento dell'una e dell'altra senza mal elidenie nessuna. Cosi il potere di accentra-mento di Fiume aveva prima del 1914 spostato a suo favore il volume dei traffici fa-cendo gravitare nel senso inverse della corrente dei fiu-mi i commerci di un vasto retroterra che comprendeva ima buona metä dell'attuale i-egno di Croazia, mentre nei decenni successivi necessitä piü o meno giustificate del passato regime jugoslavo de-viavano su Spalato le correnti di traffico di un retroterra certamente sproiwrzionato alle reali possibilitä e necessitä d i quel porto, per non par-lare della giä forte influenza che il Danubio, come la piü comoda fra le vie, esercitava SU quelle regioni. Ma questa complessa situa-zione sarä oggetto di ulterio-re esame: vogliamo oggi esaminare invece il problema del collegamento dei Balcani mcridionali coll'Adriatico at-travei-so i port i d i Durazzo e Valona. lin i-ecente accordo tra i I (Joverno italiano e quello bul-garo, accordo a cui ha parte-«•ipato, e ovvio, anche il Go-vemo albanese, pone sul piano delle immediate r-ealizza-zioni il collegamento Danubio—Adriatico attraverso la Bulgaria, la Macedonia e I'Albania. Noi qui non risol-leveremo il problema delle convenienze e opportunitä In questo disaceordo ci ap-pare pero un punto feraio che e quello del congiungimento Valona-Monastir, fissato il quale la soluzione ci appare logica e sarebbe cioe quella di un congiungimento Monastir-Gradska rendendo a scarta-mento noi-male l'attuale li-nea a scartamento ridotto; e quello veramente essenziale del congiungimento Cociane-Ghiescev con 40 km. di ferrovia di cui un chilometro e 200 metri in galleria giä pro-gettato dai Turchi e mai rea-lizzato ne da essi ne da chi a loro successe, cioe Bulgari e Jugoslavi. Tale soluzione porterebbe a gravitare verso l'Adriatico il retroterra albanese e quelle terre bulgare a nord della catena dei Balcani che altra volta abbiamo vi-sto poter con difficoltä co-municare coll'Egeo. Cosi, mentre da un lato si aprirebbe per la Bulgaria la possibilitä di sfruttare ade-guatamente i giacimenti car-boniferi di Pernik e quelli cupriferi di Elisseina e di col-legare rapidamente al centro si chiudevano essi ne apriva-no di nuove. II giorno succes-sivo passarono al taglio degll arti nelle loro parti estreme. E cosi continuarono ifino a quando 11 paziente non mori dissanguato. Anche il padre, che si era interessato per lui, fu succes-sivamente ucciso. II cadavere del genltore non fu piü ri-trovato. leonardo Paradiso Buona guardia di cannoni alle coste italiane Delliittii comwnuistfi ißefi BalcMii Sofia B., nubile, venticin-quenne, viveva in un villag-gio vicino a K. (Balcani) ed era in un certo quel modo malvista forse per avere dato prova di serietä non eccessi-va. Cosi venne dato incarico al di lei fratello di soppri-merla per evitare che avesse relazioni con gli Italiani. Avendo il fratello voluto gua-dagnare tempo Sofia venne catturata per ordine del vicino comando che decise che ella dovesse essere uccisa con gli occhi bendati. Chiese di essere lasciata con gli occhi liberi e lo ottenne con il pat-to di essere fucilata in pub-blica piazza. II suo cadavere venne coperto solo con poca neve. * * Radoize N. aveva quaran-tacinque anni ed era stato combattente durante la pas-sata guerra mondiale. Alia venuta degli Italiani scappö in montagna insieme con i co-munisti. Ma dopo pochi gior-ni I'amore per il suo Paese gli suggeri di andare verso gli Itahani. Fu accolto bene guata alia potente attrezza-tura che I'ltalia fascista ha creato alle due cittä maritti-me, non poco influendo sulle possibilitä di una piü rapida industrializzazione dell'Italia meridionale. Non crediamo in questa breve nota di avere esaurito I'argomento, ma solo di aver fissato alcuni punti che ci sembrano essenziali all'esa-me del problema, sia negli aspetti tecnici che in quelli politici ed economici: la co-mune frontiera raggiunta dall'Albania e quindi dallo spazio imperiale italiano col- Corridoi di sbocco e di transito della Balcania (vedi traccinto dPlla fcrrovia pmaettata Valmin—Sofia) del Mediterraneo la sua ca-pitale, dall'altro si assicure-rebbe ai porti dell'Italia meridionale, Bari e Brindisi, quel volume di traffici ade- I'amica Bulgaria vogliono essere una garanzia che il progetto di tale collegamento sarä presto realta. Gian Luigi Gaiii ed ebbe armi e camerati per lottare contro i nemici della civiltä europea. I comunisti, allora, che avevano fatto inu-tilmente un secondo tentative per tirarlo dalla loro parte, decisero di tendergli un tranello per catturarlo. Riuscirono infatti ad averlo. Fu condotto alia presenza di Savo O., capo dell'odred di J., Che allesti una decisione, si capisce capitale, a carico del prigioniero. N. venne decapi-tato quasi subito con una coltellata vibratagli da un armato appositamente inca-ricato delle esecuzioni di morte. Ma avendo altri ban-diti, sopraggiunti, dimostrato della insoiddisfazione per la fine troppo semplice del «tra-ditore» furono prese altre de-cisioni dirette a disonoi-arne la memoria. La testa di Radoize venne conficcata su un palo e por tata in giro per le montagne; il corpo, dopo di essere stato ancora maltrat-tato, venne buttato dentro una profonda insenatura della roccia. !l: * iS Ivan J., giä sottotenente nell'esercito jugoslavo, aveva circa ventitrfe anni ed era nato a C. (Balcani). Appena caduta la Jugoslavia non si uni ai comunisti Che varie volte lo avevano in-vitato ad arruolarsi nelle bände. Avendo saputo che I'o-dred comunista di C. lo cer-cava ancora per costringerlo a tale decisione, fuggi a Z. Egli voleva infatti fare parte di una compagnia nazionali-sta ed ando a trovare il Mag-giore L. Perö una scrpresa lo attendeva: L., ferito, era stato ricoverato all'ospedale ed aveva perduto molti dei suoi uomini in combattimento. J. allora decise di recarsi a K. dove era la sua famiglia. Nel compiere il percorso cadde nslle mani dei partigiani. Dal comando comunista venne sommariamente giudicato, condannato quale traditore della causa comunista e spo-gliato della divisa e delle scarpe. Segui una fine tor-tura: prima gli venne amputate il braccio destro neces-sario per fare il saluto fascista, mentre gli venne lasciato quello sinistro occorrente per salutare alia maniera bolsce-vica; quindi gli venne aspor-tato con una coltellata I'oc-chio destro che doveva essere considerate quello fascista. Mori dissanguato. Mussa K. di anni trenta-cinque da P. (Balcani) era di famiglia mussulmana ma si era spesato con una cristiana ed aveva abbracciato la reli-gicne della moglie. Verse il mese di gennaio il comando comunista di P., credendo che Mussa potesse conesoere i particolari della morte di quindici banditi giustiziati dal Governo italiano, decise di chiamarlo e lo allettö prima con buone maniere. Cosi un giomo si presentarono a K. due uomini mandati da Bla-gio J., capo dell'organizzazio-ne comunista e residente in P., e gli cominciarono a dire che egli era un elemento assai desiderate dai comunisti e Che subito si recasse al comando per essere elevate ad importanti cariche. Mussa si fece facilmente allettare e parti di nottetempo insieme con i due messi. Appena usciti dalle linee di sicurezza della cittä, perö, trovarone altri uomini aimati che lo legai'o-no e lo condussero quale prigioniero al P. Li giunti egli venne interrogate perche di-cesse se i quindici erane veramente morti e quale parte egli avesse avute nella rela-tiva denunzia. Egli non parlö con le buone ed allora i com-missarii politici decisero di ricorrere alle piü accurate torture per riuscire nell'in-tento. Appositi esecuteri cominciarono col praticargli, il prime giorno, qualche inci-sione nel corpo con un cel-telle. Man mano che le ferlte IfUsetUe ^adCg^iaHC Le cronache dei locali gior-nali fianno riportato varie fotografie del magnifico Edu-catorio maschile della G. I. L. L. a Trnovo. La stupida propaganda partigiwna si preoccupa e sparge Ui voce che I'Educa-torio e stato piantato dalle Autorita fasciste per acco-gliere tutti i bimbi sloveni creati in questa provincia dal soldato italiano. Poveretti, aprano bene gli occhi e vedranno sulle stesse fotografie che il piü piccolo allievo dell'Educatorio ha giä i suoi sei anni, e, a meno che la donna slovena, che ha par-torito tanti mostri partigiani, non sia capace anche di par-torire, in due anni di nostra occupazione, dei bimbi giä maturi fra l'etä dai sei ai quMttordici anni, si compren-derä l'assurditä della voce meschina. Passino quei banditi per Trnovo e vedranno sul vasto piazzale correre e saltare un centinaio di bimbi sloveni, orbati di uno o di tutti e due i genitori dagli stessi partigiani sloveni, in Lubiana e in provincia. Parlino con loro e forse, dalla viva voce di tante anime innocenti per la mag-gior parte testimoni oculari delle tragiche scene che hanno procurato loro la grave sventura, si convinceranno che la G. L L. L. di Lubiana ha creato I'Educatorio non per i figli del soldato italiano, ma per alleviare cento ?-o-gazzi sloveni dalle miserie in cui sono stati buttati, per portare sulle loro ombrate facce il gioviale sorriso gio-vanile, per creare domani dei cittadini onesti, laboriosi, lea-li, sinceri, dtsciplinati che nel lav or 0 e non nelle beghe po-litiche vedano lo scopo principal della loro vita. BANCO Di ROMA BANCA D'INTERESSE NAZIONALE ANNO DI FONDAZIONE 1880 FILIALE DI LUBIANA Marijin trg 5. Telef. 4316-4317 TUTTE LE OPERAZIONI DI BANCA RACCOGLITORI PRODOTTI E R B O R I H T I C I fate Offerte campionate agli Stabilimenfi C. E. A. : BONOMELLI - Piazza Emilia 1 - Milano j ^ s tit lit o d L dta^Lto 'p.at doinniatcio a? Oii^usttla LUBIANA Via Prešeren 50 Tuife le operazioni d i s u banco pia zze fuffe le d'Ifalia V. SALVATORE QUASIMODO: lUinrncaißio cfella poe§//a V. I'arlare della poesia clL Sal-vatore Quasimodo per noi vuol ilire, oggi, alfrontare decisa-nicnte la storia della propria vita, i I I lingo procedere dei |)ropri motivi esistenziali alia luce dell'incanto die piiö do-iiai'ci una commossa rispon-denza del sangue, delle fibre piu intime della |)ersonalita. Noil l iiisciamo a ve(Jere in al-cun modo risolto il problema della sua personalita, se non iiella ricerca minuziosa, lenta, bii\i(lente dei momenti della sua poesia che piii acu-tamente ricercano e saldano quelle lacerazioni d'anima che fjono vincolo delle nostre con-(iizioni umane. Questo a m)i pare un risolvimiento assai importante, anche in sede prettamente critica, in quanto testimonia della universalita, o meglio dell'eticita assoluta, della poesia di Quasimodo. Non che in questo intenfo sia palese I'ormai coniune desi-derio del pretesto: noi inten-diamo la poesia solo come dono concesso a potenzianiento estremo della personalita e spiritualita: per cui puo anche la storia della nostra aninia. E che non sia codesta la con-dizione usuale del pretesto al discorso che anima tanta prosa critica contemporanea deriva proprio da questa, che e alia fine constatazione critica: perche tutta quella che alia regione del cuore viene iie-gata, sara poesia sminuita, nientre quella che entrerä in essa rechera per sempre i segni dell'eterno ed immuta-biie ruotare dei destini uma-ni. E se la i>oesia e pregliiera mancata, come ebbe ad affer-mare I'Abate Breniond, noi conosciamo poche poesie che come queste di Salvatore Quasimodo si avvicinino alia con-dizione di preghiera. Si sa, i dolcestilnovisti, e poi Ungaret-ti, e qualcosa di Montale, per restare nel campo della poesia italiana: ma a noi accade troppo spesso di leggere Quasimodo come leggiamo certi poeti orientali, armeni o per-siani o assiri, per non credere nell'essenziale religiosita dell'incanto della sua poesia. Allestire sovr'essa un ragio-namento astratto e puramen- sembrare una posizione pas- te estetico ci riuscirebbe dif- siva, questa, nei riguardi della poesia; come una traccia di umori segnata dal tempo. Senonche a questo processo noi anteponiamo una comli-zione di sincerita assoluta e di affrancamento totale da quelli che possono essere i jjarticolari momenti evolutivi d'un atteggiamento intellet-tuale. Pensiamo che la posizione dell'anima sia Tunica atta ad una rivelazione, a una sooperta dell'incanto che puö derivare da una poesia. Non sarebbe difficile testimoniare della vitailita di quest'asser-zione, fuor dai limiti dell'este-tica contemporanea se si vuo-le, ma d' altro canto ben ad-dentro a quella convivenza iileale col testo che pensiamo unica possibilita di lettura, e unico raggiungimento di co-noscenza e comprensione spi-rituale. L'equivoco grosso che si e addensato sin qui sulla poesia di Quasimodo e stato appunto quello di voler scheniatizzare. iinalizzare, sezionare e sop-pesare la poesia come se essa non fosse corpo vivente e do-tato di illiniitate iio.ssibilita di echi e rispondenze; quasi fosse invece materia costruita per un tenace gioco di con-crescimenti stalattitici. Non vogliamo certo affrontare per intero il problema della coni-posizione in Quasimodo (il discorso e stato aperto da Donienico Poraio, su «Libro e iWoschetto»); ma solo notare, una volta ancora, come la storia di un poeta non sia accet-tabile se non la facciamo storia nostra, se essa non abbia possibilita illimitate di diven-tarlo, non sussista oltre questo schema di rapporti. Certo, siamo troppo tomisti, tropin) neoaristotelici per spingere quest'asserzione fuori di noi, al di lä dei confini della nostra individualita. Noi sem-plicemente dicianio; di tutta la poesia di Salvatore Quasimodo che oggettivamente vive oltre i segni del nostro limite corporeo, oltre le nostre pos-sibilitä di avvicinamento as-soluto (niai sara concesso al-rumano la padronanza totale della poesia), come prezioso e insostituibile incanto; di tutta la poesia di Quasimodo che ormai vive in una rare-fatta, preziosa atmosfera oltre I'anima e la vita del poeta stesso (onde viene che eterna e la poesia solo quando essa ficile, forse ci sarebbe impos-sibile del tutto; che noi inten-diamo poesia soprattutto come mistero, cioe come esistenza, come preghiera: pregliiera umana, in rapporto a quella che Bremond vorrebbe, e che sarebbe solo divina, e non pill arte. Alia luce dell'estetica bre-mondina, la poesia di Quasimodo ci pare una delle piii singolari illuminazioni che ci sia dato reperire oggi nelle nostre lettere. Appunto in quest'ordine di idee, la nostra lettura e antologica, selettiva: ma si tratta di una selezione praticata per affinita di san-gue e di incanto, sulla via di una indissolubile ricerca di totalita spi rituale. Certo Quasimodo si offre ad un discorso in mille direzioni, e cre-diamo che sotto la visuale dei pill svariati accostanienti ne ilebba scaturire per intima necessita la luce particolare ed inconfondibile che la carat t er izza. Traccia cosi Quasimodo la sirada della nostra vita e, in ultima analisi, quella della nostra epoca tutta; se ipiestu e stata da alcuno definita un medioevo pre-dantesco , ec-co che ci vediamo riconferma-to il ragionamento che dianzi svolgevanio sulla religiosita umana di questa poesia. Non pretenderemo mai di risolvere Quasimodo in noi nel poco spazio di un articolo; saremo costretti qui a traccia-re, nelle grandi linee, le zone che maggiormente si presta-no a questo primo contatto mistico che per noi e storia deH'uomo, deH'iiomo come anima e non solo come poeta: vita del cuore universale, come universale e quella che regge il cuore di Pascal. Anzi, diremo: per noi la poesia d i Quasimodo e lirica sensibile al cuore: e qui ci ricolleghe-renio a Bremond, tracciando quella polarita Pascal-Bre-mond che intuiamo feconda di risultati nuovi se applicata al |)oeta. A differenza degli altri, Quasimodo ci lega anche per la estensione della complessa rete delle sue esperienze. La sua monotonia e solo appa-lente. Ci si puö provare ad analizzarla sul metro d'una iegge psicologica oltreche sjjirituale: la possibilita d'e-sanie si estendei 'ä allora ad ogni singolo verso, I'unicita del inotivo si diraniera e capi I larizzera incessantemente su multiple rispondenze. E qui esemplificare vorrebbe dire impegnarsi oltre quel limiti di articolo che siamo costretti ad osservare: ma da In me smarrita ogni forma t Avidamente al largo la mia mano», fNessuno>, «Tu chia-nii una vita , «Mai ti vinse notte cosi chiara-, «Dolore di cose che ignoro», «Si china il giorno , «Vento a Tindari-, Amen per la domenica in Albis>, «lo mi nasco un male", «Fatta buio ed altezza», Convalescenzai, «Isola», «A me discesa per nuova inno-cenza-, ; Lainentazione d'un fraticello d'lcona», «Curva minorem, «Al tuo lume nau-frago», «Sillabe a Erato», «Imitazione della gioia», «Una sera, la neve,>, «Giä la pioggia e con noi>, «Ora che sale il giorao», «Davanti al simula-cro d'llaria dell Carretto», «Che vuoi, pastore d'aria>, La dolce collina>, «Strada di SPUNTI PER IL CINEMA L'argomento del giomo e la critica. S'e scatenata una polemica di vaste proporzio-ni, allu quale molti Imnno parteeipato e partecipano, chi per difendere propri interesni minacciati, cht nella huo-nafede di un giudizio equajii-me e spassiomito, chi per non bene individuati obblighi di solidarietä, chi infine per bla^ terare al vento co.se di nessun conto. S'e riproposto, in ttontanza, du parte dei giovani, il problema della competenza. Problema groiiso e spinoso, come si vede. Per di piü le accuse e le riprovazioni sono state esplicitamente dirette verso l'attivitä di alcuni critici. Ne e nato l'inevitabile putiferio. II problenm e grosso, s'e detto, ma andava affrontato radicalmente una buona volta, senza pregiudizi. Le riprovazioni — motivate — sono nella massima parte esat-te e valide: molta, troppa gente pretende di occuparsi (e di sciivere) di critica ci-nematografica senza posse-dere quel minima, indispen-sabile, bagaglio di cognizioni specifiche e quella particolare attitudine (fatta di sensibili-tä e di vigile amorosa atten-zione) che permetta di giudi-care, con coerenza e con as-sennatezza, dell'arte fUmica Agrigentum» a «Ride la gaz- Se deve pm-si il problema del- za, nera sugli aranci», trovia-mo una unitä di timbro cosi limpida ed efficiente, che ci pare di aver giä idealmente isolato quel «nostro» Quasimodo che maggiormente ci par legarsi alle nostre con-vinzioni piü profonde, al nostro amore maggiore per la poesia e per il profumo di csistenzialitä che ne eniana. Di questa poesia, l'incanto ci proviene proprio dalla voce deH'anima: per questo, al disnpra di ogni ulteriore ap-prolondimento nella direzio- ne Bo-Macri-Anceschi, noi scorgiamo la vitalitä del poeta nella traccia della lirica che tende a divenir preghiera sensibile al cuore al cen-tro esatto di quella polaritä Pascal-Bremond nella quale si impegnano oggi le nostre piü vitali esigenze e ragioni di esistenza terrena. Jufik Achralian Salvatore Quasimodo, «Ed e siit>ito serai>. likiitore Mondadort, Milano, 1942. Mosire d'Arfe Cesaie Ändreoni Cesare Andreoni lasciö la sua arte circa due anni fa per an-dare m Russia a fare il sue dovere di soldato e da allora piü nulla si seppe di lui. Lo ritroviamo oggi a Casa d'Artisti dove espone molti acquarelli e disegni fatti lä, nella steppa e supera - appunU; - Tuomo sul fronte russo, e non solo della guerra, ma anche della vita russa. La sua produzione non e illustrativa, ma e rimpressione di un artista schietto che e avi-do dl cogliere in ogni luogo e che I'ha creata, e la leggenda dell'uomo), noi possiamo ac-costarci solo a quella che e immediata (per noi) rivelazione di lettura e profondo, tenace legame Interiore con in ogni momento della vita il lato pittorico di essa. Tutti sanno che Andreoni e futurista e molti stupiranno per-ciö vedendo in questa mostra solamente opere a tutti com-prensibili e per nulla futuriste. Giustamente Andreoni el av-verte che egli non ha abbando-nato la sua originality futurista, ma ha diplnto cosi perche cosi in Russia si e sentito di dipingere. Questi suoi acquarelli e disegni sono la sintesi delle cose viste e dei fatti da lui vissuti neU'immenso mondo bolscevico. Sono viste da un occhio acuto d'artista il quale non ha dimen-ticato, mentre dipingeva, I'arte, anzi riteniamo che questo pe- riodo russo, per Andreoni, sia un bel passo per la sua evolu-zione avvenire. Egli che e im aeropittore, cioe pronto ad ogni sintesi anche piü ardua, e percio schiva della sottigliezza, ci dimostra qui che invece sa anche soffermarsi sul-I'anima degli uomini. Vedansi ad esempio le teste di prigionieri russi nelle quali si legge chiara-mente la sofferenza di quel po-polo. Sarebbe compito arduo elen-care le opere piü interessant! perche sono molte, ma ci basta segnalare lo spirito con il quale I'Andreoni, sia pui-e in guerra. sa tenere alta la bandiera della pittura moderna. Walier Pozzi le competenze (anzi se ancora esso deve venire discusso) lo si ponga sul piano della concreta decisione: chi non ha impegno e sensibilita e cultura sufficiente (si parlxi, beninteso di sensibilita e di cultura specifiche) dimostri tanta intelligenza e tanta one-sta da ritirarsi volontaria-mente, senza albagie e pen-timenti, salvando perlomeno la faccia. Che e cid che di meglio ci si possa augurare. Con questo, senza volere anche noi ripetere i nami che sono sulla bocca di tutti, pensiamo di poter tranquillamen-te fare il punto sulla que-stione. Una rivista cinematografi-ca che ha avuto un ottimo inizio^ e che, cammin facen-do, e andata sensibilmente peggiorando, e ^Si gira». Era partita con intenti di serieta e di cosciente app^-ofondi-mento della materia e si e a poco a poco ridotta al Uvello del mediocre giornaletto di diyulgazione spicciola. Questo c'e stato dato di notare sfo-gliando i suoi Ultimi numeri e osservando il tono e la im^ postazione degli articoli, per non parlare delle mbrichette piü 0 meno velatamente pub-blicitarie. Tanto che, ogni volta che c'imbattiamo in un articolo intelligente e ponde-rato avvertiamo d'un subito una certa stonatura, non pa-rendoöi quella la sede per esso adatta. Che francamente non riusciamo a giustificare rapparizione di articoli di Meccoli, di Mastrostefano o di Giovannetti accanto alle scipitezze di un Carancini, di un Caudana, di un Nemo. I soliti misteri, in fondo, della stampa cinematografica. 0 neppur misteri: semplici spiegabilissime incongruenze. Grande incremento hanno avuto ed hanno i documenta-ri. E non solo incremento quantitativo, che la qualitä ed il valore di essi va sempre piii affinandosi. Tra i notevoli documentari degli ultimi tempi molti se ne possono ncordare, dalle Cinque terre di Paolucci a Musica nel tempo di Cancel-lieri, da Comacchio di Cer-chio a Venezia minore di Pa~ sinetti, per non citare che i jirimi che vengono alia mente. E altri ancora .se ne annun-riano, sia da parte del LUCE che dell'IN COM. Del LUCE, ad esempio, sono pronti, Ri-fugi alpini di Fernando Cer-chio, Tre rioni di Ubaldo Magjuighi, L'ultimo rifugio del Petrarca di Glauco Pellegrini (quest'ultimo l'ho visto tempo fa in una visione pri-vata e mi e parso costruito con sicuro «senso» ambientale, attraverso un appropiato uso dei mezzi cinematogra^ fici). All'IN COM sono stati re-centemente ultimati Ritmi nuovi di Pietro Francisci, Andrea Mantegna di Carlo Malatesta (con consulenza di Alberto Savinio), e Volpi ar-gentate d4. Gino Rovesti. Altri sono in lavorazione, altri alio studio. 6 un quadro di attivitä intensa quello che presenta il documentario ita-liano, il quale nel complesso — lo si puö affermare con si-curezza — e all'avanguardia della produzione europea. Carlo Lizzani in un recen-te numero di scri-ve: ^Che il senso delle pro-porzioni rimanga sveglio e dunque nell'interesse del cinema italiano, di quel cinema italiano, dovrebbe essere inutile ripeterlo, che per essere tale non puö avere per suo tratto caratteristico la pura e semplice pulizia ma soltan-to quel «.qualcosai> di piü che sarä cdmpito degli artisti ri-velarci e raccontarci, di quel cinema appunto che pei- esser definito italiano non si ac-contenterä di far appello ai nomi italiani dei suoi autori n agli s fond i italiani delle sue vicende, ma piuttosto al sen-so piü riposto della nostra — nel cinema — ancora incleci-frata natura, ai simboli piü significativi del nostro, italiano, muoverci nel mondo, fra gli uomini la natura e la storia». .Acute e semiate parole queste che non si possono non condividere. La cosidetta giustamente cost chiama-ta perche instabile come le onde delVOceano omonimo — quindi elastica, accomodante per tutti i popoli e per tutti i gusti imperialistici — la si-gnora Albione si sta accor-gendo che lo zio Sam ogni giorno aumenta le sue pre-tese, avendo esperimentato le debolezze, dovute alla necessitä della soda. II signor Delano, dal me-fistofelico sorriso della den-tiera d'avorio, ha lanciato ora tutti i suoi agenti nel vasto impero britannico in li-quidazione e cerca di accapar-rarsi i migliori bocconi, pro-mettendo alle varie vittime piü anipie autonomie e piü larghe liberta delVattvale op- pressore, facendo loro {pre-senti i famosi otto punti della «Carto Atlantica*. Vedi od esempio 1'India, ove da una parte gli Inglesi ammazzano i patrioti indiani insofferenti di qualsiasi do-minazione, e dMl'altra gli Američani cercano di convin-cere i vari capi indiani di non dar loro retta perche essi hanno altri mezzi, piü moderni, con cui sedare le sommos-se e dar loro la libertä di mo-rire. Ma 1'affare che ha messo a nudo il sordo malumore britannico verso i cugini ame-ricani e scoppiato con Vim-presa nord-africana. Vedere di fronte a Gibilterra, nel Mediterraneo, altra gente, sia pure parenti, non va a genio agli inglesi e quindi, tramite il Secret-Service si e fatto sparire il signor Darlan, il quale era un amico deU'alleato. Ma questi che non sapeva piü che farsene dell'ammiraglio fran-cese, ha fatto sapere di essere stato un tacito complice del-l'assassinio, anche perche aveva giä trovato il sostituto nella persona dell'altro tradi-tore, il signor Giraud. Ed ha fatto sapere agli Inglesi, il signor Delano dal sorriso sempre mefistofelico, che egli non aveva nulla in contrario perche tutti i Francesi dissi-denti, quelli di Giraud e quel-U di De Gaulle, si mettessero La Serena letizia dei combattenti all'arrivo dei doni inviati dalle Federazioni dei Fasci e il migliore premic all'inesaiista attivitä ed al perenne ricordo dei fronte interno per le gloriose Forze Armate. d'accordo per la salvezza della Francia, perche tanto, ora-mai — diceva in cum- suo — ho preso un bei pezzo dell'im-pero francese e per il resto della Francia ipropriamente detta non me ne importa niente perche II non ci posso andare. Dunque gli Inglesi hanno fatto ammazzare Darlan, perche troppo soggetto ai voleri americani, ma ora e saltato ' fuori Giraud. Si cerca di fare insediare anche un rappre-sentante degli interessi inglesi in Algeria, ma il Generale Eisenhower ha avuto istru-zioni precise... ed il signor Mac Millan gioströ con i vari capi dissidenti dei dissi-denti francesi. Insomma la situazione del nord^Africa non sembra tanto chia/ra. Prima del furto i ladri sono d'accordo; ma alla spartizione del bottino sorgono i dissensi. In grandi Unee: il signor Franklin Roosevelt a forza di dollari, di agenti fidati, di navi e di aeroplani, di carte atlantiche ecc.... cerca di sostituire sul globo alla do-minazione inglese quella della Repubblica Stellata e, met-tendosi su di un trono da eri-gere sul Canale di Panama, vorrebbedominare 1'Atlantico ed il Paeifico. Ma al di la deve fare i conti con la forza viva e giovane del Giappone, al di qua con i popoli giovani deli'Asse e äell'Europa sana e civile. S. f en. Nicola Enrichens I MORTI SONO VIVI! Mi loma alla memoria la /rase che Balbo telegralö al Duce nel volo tra i nembi della nolle ocea-nica, la I rase: «Voliamo con i no-slri Moril in lesla». .1! * Avevamo vissiito tanli mesi Jn-sieme, ricordate? I giorni lunghi ed eguali del Deposilo ove sem-brava sollocasse ogni nostro entu-siasmo ed ogni nostra sete inari-disse in un brutto stare; i mesi lervidi della preparazione e del-1'allesa in Liltoria, liri e marce tra Sermonela e il mare; e pol: giorni gioiosi di preparalivi e del viaggio oltre coniine. Atlraversammo il coniine con i canli della Patria. Dietro ci lascia-vamo tante cose, la časa, la mamma, i ricordi dolci di tanli nostri anni, di tutta la nostra prima gio-vinezza, ci lasciavamo i profumi, le gioie, le speranze del nostri vent'anni, ci lasciavamo forse il sorriso dun primo o d'un ultimo amore. Ci sembrava, d'un subito, d'es-sere usciti da ogni nostra spensie-rala giovinezza: e sentivamo Ja responsabilitd di quegli uomini che nei vagoni cantavano «addio mla bella addio« e domani noi avrem-mo guidato all'altacco. Alle sla-zioni che attraversavamo c'erano le madri, le spose, i ligliolelll di quei granalleri che andavano alla guerra; ed occhi umidi ma lierj Ii guardavano. Gli uomini cantavano «di qua di la dal Piave». E dopo il Piave, al coniine, una vecchiel-ta alzd una mano scarna verso la tradolla che luggiva e con un segno di Croce, gesto lento, ci benedisse. Soltotenenli Proto, Mazzoni, Luz-zi, fratelli che non siele piü, ricordate? Ricordale tutlo? Nella vita dura di guerra abbiamo vis-suto insieme tanlo tempo, nella vita dura della guerra oscura Ira bosco e bosco ove abbiamo combattuto Ira morte e vila ma con cerlezza, morll o vivi, di viltorla. II battagllone era una famiglla, 11 comandante era un padre, noi era-vamo fratelli d'arml per volerci bene ed insieme palire. Pol, un giorno, voi non siete stati piü con noi, un giorno di bat-laglia, un giorno ch'era lutto fuoco e crepilio e fragore di granale e sangue e grida e la terra era squar-ciala e gli alberi erano diveiti e c'era contro un nugolo Immenso di nemici. Voi eravate avanti, i primi: e noi non vi abbiamo veduto piü. Come in eerie favole erolche voi siete scomparsl nel luoco, assunli in clelo nell'attimo della battaglia. Quale cantore degno vi celebre-rä? Quale nuovo Omero sorgera a cantare le imprese di lulti I Morli di quesla guerra? Ma i Morll vlvono in noi. Vol Morli siele in testa a noi; dinanzi al battagllone e tutto il manipolo dei granatierl eroici e voi tre, soltotenenli Proto, Mazzoni e Luzzi, voi Ire Ii conducete. Presenll ancora, presenli sempre, presenti al ranghi ed alle Bandiere ove piü avanti esse svetlano, presenti a comballere ed a vJncere ed ancora a palire, vol Morll, lulti i Morll, pit) vlvi dei vivi. S. Ten. Enzo Calaldi Ha^ia dei Chi nun e o non fu mai soldato, chi non fece mal parte clelle squadi-e di azione, chi non si trovo mai inquadrato in Camicia Nera suppone foi 'se si tratti di una invoca-zione pagana o d'un grido in uso tra gli antichi Incas. Per noi Legionari e soldati ha ben altra importanza. A me piace onorare le cose umili, piccine e meritevoli, per questo rendo oggi i me-ritati onori al «Paraponzi, ponzi po!» Insieme con voi, lettori di «prima linea» che sapete e potete capire carte cosa, perche I'importanza nascosta, i meriti celati, le virtu segrete di queste mistario-se parole non sono fatte per i non iniziati. Non e un verso a non e un grido, non a un canto e non e musica, e un simbolo! 11 simbolo, uno dai tanti, del camaratismo militare e legionari o. II grido sostenitore che sempre ad ovunque com-pi-ova la solidarieta nostra. Trovandovi in borghase provate a gridara a voce alta, in un caffe affollato o nel mezzo di un tram gremito: «Ostaria dal numaro seiii!». Tutti vi guardaranno stu-piti, forse terrorizzati, sicu-ramenta allaiTnati e non uno, dico «non uno», vi assecon-derä. Fatalo tra un gruppo di soldati, di Legionari, di squa-dristi, e tutta un'altra cosa! Fatelo all'improvviso, in una baracca o par la strada, in un locale o all'aperto, di giorno o di notte, troverete sempre piü d'uno che al vostro grido prontamente risponde-rä: «Paraponzi, ponzi po!». Magari non ne ha voglia, non se la sante, lo disturba, ma non a mai awanuto tra noi che ad un simile grido non rispondassa il «Paraponzi ponzi po!» ž: una dalle voci della nostra fratellanza, una misura del nostro entusiasmo, un tarmometro sicuro dello stato d'animo del momento. t. la prova continuamente rinnovata della nostra solidarieta, talmente completa e totale da rivelarsi in ogni modo. C'a colui che muore al nostro fianco aiutandoci nel combattimento e c'e quello che si sgola per appoggiare il nostro «Osteria del nimie-ro saiii!». II camerata: pronto a rivelarsi in ogni modo ed in ogni contingecnza. Ci sono momenti di somma importanza, attimi che pra-cedono azioni capitali, nei quali il «Paraponzi ponzi po!» puö dai-e I'esatta misura dello stato d'animo dei protagonisti. Un Ufficiala chiese un giorno al proprio Maggiore una sosta supplementäre per il reparto in marcia asseran-do che ara indispansabila perche i soldati non rispondeva-no pill prontamente ed all'unisono «Paraponzi ponzi po!» al grido dal capo coro. La sosta fu accordata tanto motivata na ara la richiesta. Puö rivelare l'amico, l'in-differente, il namico, se-condo. Urlate «Osteria del numero ...» tra un gruppo di compagni, l'amico lancerä un «Paraponzi ponzi po!» pode-roso; l'indifferenta risponde-rä a media voce, il neniico tacerä. Sembrano parole senza si-gnificato, ne hanno invece uno importantissimo e pro-fondo, comprovano la dedi-zione del camerata, l'appog-gio del compagno, la volontä sostenitrice del commilitone. Sembrano nulla e sono molto-Bisogna saparle comprendare ed usare, conoscera e valoriz-zare. Possono rivelare, in una massa anonima, chi e dei «nostri» a chi non lo e, chi ci sostiene e chi no. Possono rapprasentare una sillaba della parola «camaratismo». Quando tornerö iborghese se un giorno vori'ö riconosce-re prontamente uno del miei, avrö un mezzo sicuro. Gi'ida-rö forte, ovunque mi trovi. «Osteria del numero seiii!«; colui il quale, superando le convenienze bor-ghesi, infi-schiandosene delle tradizioni pantofolaie, superando le abi-tudini pacifiste, mi risponde-i-ä prontamente «Paraponzi ponzi po!» sarä indubbia-menta uno di quelli che seppe anche rispondare «A noi!» a voce alta nel momento della battaglia. Ycsq. Eiiore Minorenn IiIBRERIA IG. KLEIiAYR S m. BIIMli Soc.ag.l. . MikloiK»» 16 Tutto le novItÄ llbrarlo In Itallano- sloveno - tadesco. Nuovl testl scolasticl par tutto le scuolo dl ognl ordl-ne e grado. Qlornall dl moda e rlvlst«. ^Vei Fctsci in Tpincecc II Segretarlo Federaile tlene rapporto ai fasclstl Domenlca 30 u. s. il Segre- j una famiglia pronta a ri-tario Federale ha tenuto rap- jspondere con decisione. ad porto ai FascLsti <11 Lubiana | ogni minaccia nemica. nel salone del Oentro di Eco-nomla domestica del Coman-do Federale della G. I. L. L. Dope aver detto che fe sua Intenzione chiaimare a rapporto i Fascist! di Lubiana molto piu di frequente che fi-nora, il Segretanio Federale ha esaltato lo splrlto di tutti coloro Che nelle squadre d'a-2ione servono la Patria in collaborazione con le Forze Armate. Ha elogiato inoltre tutti i Fascist! di Lubiana Che hanno saputo fare della Federazione in prima linea Prima deU'arrivo del Segre-tario Federale, il Vice Federate Capurso aveva letto ai Fascisti il Foglio di disposi-zioni n. 16 del Segretario del Partito, riguardante 11 dlstin-tivo, la tessera, I'assistenza e lo sport. II rapporto si 6 iniziato e concluso con il saluto al Duce e alia fine i dirigenti delle Associazioni combatten-tistiche hanno a loro volta precisato alcune direttive agli iscritti alle Associazioni stesse. 1 Fascist! Universitari alle armi cele-brano Curfatone e Montanara Sabato 29 u. s., nella ricor-renza deH'anniversario di Cur-tatone e Montanara, 6 stata celebrata, per iniaiativa del-I'Ufficio Collegamento Universitari alle armi, una S. Mes-sa cul sono intervenuti, oltre alle Autoritä, numerosi Fascisti Uniiversitari. I camera-ti universitarti sono stati poi ricevutl dal Segretario Federate 11 quale, rievocando la •gloriosa data dii Cu rta tone e Montanara, ha esaltato il contributo di eroismo e di sangue che sempre, dalle guerre dell'indipendenza ad oggi, i giovaini degli atenei lT.anno dato all'Italia. Le vi- brant! parole del Gerarca, Che hanno opportunamente sottolineato I'eroico compor-tamento delle masse goliar-diche nella guerra attuale, e il sacrificio di Guido Pallotta sono state accolte da vibranti consensi. Gli universitari hanno quindi deposto un fascio di fiori sotto la lapide che ri-corda i fascisti della Federazione in prima linea caduti in Slovenia ad opera del ne-mico comunista. Un cameratasco rancio ha poi riunito gli universitari alle armi insieme con i camerati del Guf residenti a Lubiana. Provvedimenti disciplinari Ritiro della tessera II Direttorio Nazionale del P. N. F. ha preso 11 provvedi-mento disciplinare del «ritiro della tessera» a carico del fascista Cassano Ettore della Federazione del Fasci dl Lubiana con la seguente moti-vazione: «Perche indegno di militare nei ranghi». » II Direttorio Nazionale del P. N. F. ha preso 11 provvedi-mento del «ritiro della tessera» a carico del fascista Sac-comani Pio della Federazione del Fasci di Lubiana con la seguente motivazione: «Percha indegno di militare nei rčmghi». * II Segretario Federate ha preso il provvedimento del ritiro della tessera a tempo indeterminato, in attesa di giudizio, a carico del fascista Giacomelli Loris. Austeri riti in memoria di Nicola Zito Come abbiamo giä infor-mato, il 1" giugno. ricorren-do il primo anniversario del-la morte di Nicola Zito, tru-cidato da vile mano comunista, i Fasci femminili hanno fatto celebrare una Messa al campo in suffragio del Mar-tire. Presenziavano il comm. David in rappresentanza del-I'Alto Commissario, il Gen. Fava per 11 Comandante il Corpo d'Armata, il Vice Federale Capurso, la Fiduciaria dei Fasci femminih e un fol-to gruppo di Donne Fasciste. Prestava servizio d'onore una squadra di fascisti con la fiamma intitolata al Caduto. Alia fine della funzione re-ligiosa, il cappellano militare celebrante ha rivolto calde parole ai presenti. in ricordo del Martire il cui sangue ha rordlnamento dei doposcuola e della refezione scolastica alle colonic climatiche ed ai campi estivi ed invernali. II Comandante Federale in seguito intervenuto ha rivolto un particolare incitamento ai presenti, per ribadire i piü importanti concetti di ordi-ne tecnico ed assistenziale. La riunione si 6 iniziata e ha avuto termine con il rituale saluto al Duce. OFFERTE I camerati Cristofoli e Co-mar, addetti alia Federazione dei Fasci di Combattimen-to, hanno offerto la somma diL. 100 ciascuno pro assisten-za ai combattenti per onorare la memoria di Nicola Zito. «Senza il terzo» di Be-govic al Teatro Drama II 31 u. s. al Teatro «Drama», organizzata dal Dopo-lavoro del . Fascio, la Compa-gnia del Pubblico Impiego di Trieste ha rappresentato la commedia in tre atti di Milan Begovic «Senza il terzo». La prima di questo la-voro teatrale croato ha susci-tato nel pubblico di Lubiana vivo Interesse, sottolineato da cordiali applausi ai due protagonisti, la signorina Gemma Marsilli e Alberto Bruni, che hanno retto le rispettive difficili parti con diligenza interpretativa note-vole. II prof. Dupre all'lstituto di Cultura Itaiiana II 21 u. s., alia presenza del rappresentante dell'Alto Commissario, del Segretario Federale e della gentile si-gnora, del comm. Raimondi, Ispettore superiore del Mini-stero dell'Educazione Nazionale, del rappresentante del Vescovo e della Fiduciaria dei Fasci Femminili, il prof. Eu-genio Dupr6-Theseider, tito-lare di storia d'ltalia nel-rUniversitä di Lubiana, ha tenuto I'attesa conferenza su «Santa Caterina da Siena nella storia del suo tempo». Presentato dal Presidente deiristituto, prof. Calvi, che ha ricordato I'opera svolta dai precedent! direttori del-ristituto, professor! Gaspari-ni e Budrovich, il prof. Dupr6 ha tracciato le caratteristi-che della vita e dell'opera dell'italianissima Santa, in-quadrando la sua azione nel complesso quadro della vita politica del suo tempo ed il-luminando in modo particolare I'influenza che ella ebbe nel ritorno dei Papi da Avi-gnone a Roma. La conferenza, che al pre- gio di una preparazione sto-rica eccezionale ha unito an-che quello di un'esposizione pacata e persuasiva, 6 stata salutata alia fine da vivissi-mi applausi. IH PROVINCia LA COMPÄGNIA RICCI AL TEATRO DI PROSA Nei giomi 24, 25 e 26 u. s. si sono susseguite al Teatro «Drama» le recite straordina-rie della Ccmpagnia di Ren-zo Ricci, con le seguenti com-medie: «Amarsi cosl» di Tie-ri, «Vivere insieme» di Viola e «II piccolo Santo» di Bracco. Tutta la Compagnia, capeg-giata da Renzo Ricci, con prima attrice Eva Magni, ha dato un'eccellente prova del-I'alto livello artistico raggiun-to dal complesso. II pubblico italiano di Lubiana, accorso numerosissimo alle rappresentazioni, ha ac-colto le commedie e gli interpret! con vivissimi consensi. Particolarmente entu-siastiche le manlfestazioni di ammirazione a Renzo Ricci, che ha dimostrato ancora una volta le sue indiscusse dot! di intelligentissimo attore. Da Črnomelj II 13 u. s. mese il colon-nello Farina, che lascia il Comando di questo Presidio, e il colonnello Besta che subentra nel Comando del Presidio stesso, si sono recati a visitare la Casa del Fascio. L'Ispettore di Zona Cassa-nego ha porto ai due Coman-danti e ai rispettivi Reggi-menti il cameratesco saluto del Partito. Le Autoritä hanno quindi visitato la Casa della G. I. L. L. e la sede del Dopo-lavoro. II Segretario del Fascio e il Vice Comandante della G. I. L. L. hanno esposto suc-cessivamente ai presenti 1 dati relativi all'attivitä svolta ed ai risultati conseguiti. Erano pure presenti alia cerimonia numerosi Ufficiali dell'Esercito e un contingente di fascisti. La cerimonia si fe chiusa con il saluto al Re e al Duce. LUDI JUVENILES DELL" ARTE L'Alto Commissario presente al saggio Nel salone della G. I. L. L., trasformato in uno studio d'arte, convenientemente de-corato ed attrezzato, si fe svolta la prima manifesta-zione artistica della gioven-tü slo vena. La G. I. L. L. ha diretto Attivita della G. I. L L suggellato la fede con la qua- anche questa prova per dare le operava in queste terre. ai giovani l'opporturütä di Una corona di fiori 6 stata manifestare le loro attitudi-quindi deposta alia base della m artistiche. lapide che, nel cortile della L'Alto Commissario, accom-Federazione dei Fasci, ricor- pagnato dal Vice Comandan-da i camerati caduti, uccisi ^^ Federale e seguito da altre dai comunisti in Slovenia. Autoritä, ä intervenuto alio -,--svolgimento delle prove. I quaranta giovani harmo accolto I'Eccellenza Grazioll con entusiasmo. L'Eccellenza si ä soffermato ad esaminare ogni slngolo lavoro, elogian-do ed incoraggiando i con-correnti e compiacendosi con Rapporto ai Comandanti gu organizzati. Comunali della G. I. L. L. I concorrentl sono stati di-D'ordine del Comandante visi in gruppi, tenuto conto Federale, il V. Comandante dell'etä e del nspettivo graha tenuto rapporto ai diri- do di preparazione. genti comunali. I soggetti erano costituiti II V. Comandante Federale da: ha illustrato agU intervenuti natura morta; gli orientamenti e le diretti- arte figurativa; ve necessarie ed ha illustra- studio dal vero. to le varie attivitä da se- Ognuno era libero di ese- guire, dal tesseramento e guire 11 saggio a suo piaci-inquadramento all'assistenza mento: a matita, a carbone, medico-sanitaria e cultura- a penna o a colori. le, dal funzionamento e dal- Ha attratto I'interesse dei visitatori e della Commissio-ne giudicatrice il giovanetto Mikec Stanko, il piü piccolo dei concorreniti: il suo «bianco e nero», composizione a soggetto religioso, denota che egli 6 giä in possesso di ap-prezzabili qualitä artistiche, Che meriterebbero di essere coltivate. Veramente degni di nota per il tratto sicuro e per la sensazione esatta d'insieme sono i saggi a matita di De-beljak Ludovico, di Stauda-cher Traute e di Muck Mar-lenka. Notevoli quelli a colori di Tomšič Erna e di Bešter Au-gusto per gli effetti di luce e per I'armonia delle tinte. II giovane Debeljak Ludovico, che ha riprodotto la maschera di «Jakopič», si ^ dimostrato assai felice nel-I'esecuzione del suo lavoro. La prova offerta dai giovani di Lubiana in questa prima leva artistica si presenta quindi particolarmente interessante. Siamo sicuri che essa avrä ulteriori sviluppi e facciamo voti perchö i giovani che de-notano spiccate attitudini artistiche possano essere inco-raggiati ed awiati agli studi di specializzazione, in modo da dare nell'awenire segni tangibili del loro ingegno. S. A. F. F. ft. = SOC. AN. FABBRICHE FIAMMIFERI ED AFFINI = CAPITALE SOCIALE LIRE 150000.000 INTERAMENTE VERSATO = SEDE: VIA MOSCOVA, 18 - Ml LAN O - TELEF. 67-146 (10 LINEE) FIAMMIFERI di cena, carta elegno Materie prime per fiammiferi POPULIT (materiale per edilizia) AFOPOPULIT (pavimenti incombustibili) TÜTTE LE LAVORA-ZIONI DEL LEGNO Imballaggi d'ogni specie Compensati e impiallacciati Paglia di legno - Ghiacciaie, casse di cottura ecc. - Segherie UFFICI COMMERCIALI in lutli i maggiori centri d'ltalia IMPORTAZIONE - ESPORTAZIONE - RAPPRESENTANZE ladrogherlamedUinale ^^ffamicOL*^ Bleiweisova 18 (di fronte al Caffč Europa) off re arlicoli disinfettanti, oggetti di toeletta, galanterie, te medieinali, creme speciali per la cura e la bellezza della pelle 010202020200020001020001020000010002000001020001000101000002010100010168234801010101484853000002010000010201000002010000020000020002000200 UIDEA EUROPEA O Hct cbi^ce (J Come tum i grandi eventi umani. non, si lece sIrada la coscienza di cbiamati a segnare una svolla de-cisiva nella storia dei popoli, an-che i'nidea european che d oggj il miraggio verso cuj tendono Ic gentl del Continenle, nasce e si matura nel dolore. Anzi e proprio questo doloroso nascere che nc assicura per l'avvenire iJ rigoglio-so sviluppo. C'e, poi, un aculeo che sta alia base di questo pro-iondo rivolgimento e ne centuplica rimporlanza ed il volare: ed e l'istanza ad una maggiore e mi-gliore giustizia sociale per cui i popoli della giovane Europa si stanno generosamente battendo. La sloria dell'umanita non cono-sce epoca in cui non vi slano State lotte e divergenze. Da quando eslstono gli uomini, la luce e l'om-bra, l'inglustlzla e la giustizia, la Vita e la morte stanno in eterna tenzone. Vi sono sempre uomini che contrappongono il paganeslmo a Crlsto, una comunllä che sl pro-lessa contro Aristlde, perchd tedia-ta di sentirsi sempre chlamare giu-sta; un tribunale che condanna Socrate perchš predica la giustizia. II concetto sul quale poggia perö l'ediliciö della magglor parte della sloria mondlale, della lotta del-l'umanitä, dell'iniziativa audace, dello spirito di sacrilicio, nel cui nome si costituiscono i movimenti sociali, e il concetto della giustizia sociale. 1 caratterl «sociali» di questa guerra non hanno bisogno di es-sere piCi oltre sottolineati. Sono vivi ed urgenti nel cuore di ognu-no e materiano la nostra azione quotidiana. Questa guerra posslede una caratteristica particolare: essa agisce quale guerra totale sulla Vita quotidiana e su tutte le isti-tuzioni spiritual!, politiche, sociali del popoli. £■ la guerra dei popoli giovani e nullatenenti contro i popoli che posseggono troppo, che posseggono tutto; e inoltre non solo un conllitto milltare ma anche spirituale 11 cui nuovo concetto della Vita trova la sua espressione nel valore che si attribuisce al un u n i c o destino europeo. E proprio per questa ragione i nemici dell'Europa agirono senza miseri-cordia. Essi sapevano che un'Euro-pa linascente, unita, consapevole dei suoi grandi compili mondiali avrebbe potuto divenire pericolosa per loro. Solamente per questo essi riliutarono ogni soluzlone pacilica del problema che ostacolava l'asce-sa dell'Europa. Essi iecero di tutto per scatenare la guerra, nella spe-ranza di lar soigere il caos nel continenle, poi che solo il caos poleva rendere possibile la conti-nuazione della loro signoria. Solo il rimbombo del cannoni e l'eroismo ineguagliabile dei mi-lioni e milioni di giovani loltanti per il nuovo ordine lece loro com-prendere che era sorto uno spirito nuovo, che combatteva per il suo oirilto e per quello di un'Europa nuova, poggianle su basi sociali piü sicure. II nuovo movimenlo europeo aveva perö anche un'allra caratteristica inequivocabile; esso era antibolscevico. Invece di bandire l'idea bolscevica, i giovani popoli avevano prociamato il pensiero della comunitä; si era contrapposto alla bolscevica de-gradazione materialistica dell'uo-mo e del mondo, la concezione spirituale secondo la quale il mondo si basa su una sinlesi di valori spiriluali, morali ed etici, al verti-ce dei quali si trova la personali-tä, che loggerä sempre la storia ed ogni valore d'esislenza. AI rin-negamento bolscevico della lami-glia, della Iradizione, dei iigli e della lede, essi contrappongono il po-polo, esponente appunlo della fa-miglia, del ligli e della lede. Alla proclamdzione latta dai bolscevichi dell'unione del proletarialo inter-nazionale, i giovani popoli oppon-gono la possibilitä di una collabo-razione inlernazionale, nella quale slano meglio apprezzati i Irulti del lavoro di ciascuna Nazione. In questo duro, sanguinoso cöm-pito quotidiana nasce e matura l'idea nuova, quella che — proprio in pleno conllitto — chiama a rac-calta sotto la sua bandiera gli spi-riti piü nobili, La sentiamo cresce-re in noi e iarsi via via piü irre-sislibile a mano a mano che sul nostra continenle si allaccia il peso di una minaccia antieurapea. PER I COMBATTENTI Regdo Scodro pro-^'viso un velo di mestizia. La ieralc notizia si era spar-sa in un baleno lasciando itegli animi dei paesani un'angoscia opprimente. Una paltuglia di soldati uscita per un giro d'ispezio-ne, era siala assalita a tradi-mento da un folto gruppo di briganti comunisti. Un giovane ventenne era rimasto ucciso. La sua salma giaceva nel bosco, poiche i pochi compagni, quasi tutti feriti, non avevano avuto la possi-lavoro. Su questa concezione della ^ bilitä di recuperarla. 11 mode- Una madfie' Sl&t/ctta Quella sera nel picc olo j dura a pochi metri dal bosco. paesello di X era sceso d'im- Lasciö il iigliuolo a guardia Vita basa la premessa di conquista dei piü alti valori, in contrappo-sizione alla concezione plutocrati-ca che poggia sul capitalismo. Ognuno e oggi in grado di poler scorgere l'edilicia spirituale europeo che splende nonostanle relleralezza della guerra attuale. Basta capire come grande sia l'odio che gli altri nutrono verso l'Euro-pa per convincersl che veramente sla sorgenda un'Europa ■ unita. Questa Europa e temuta da tutti quelli che hanno ricanosciulo che SU di essa domina quale larza di-retliva il patrimonia spirituale e cullurale. Sotto il grave peso del servag-gio politico, morale ed economico che dalla prima guerra mondlale scosse lulla l'Europa, nacque Ira I popoli poveri l'idea di un nuovo asset to, che portasse le loro im-pronte caralleristiche. Come l'Ella-de lu caratlerizzata dal culto per la bellezza, Roma dalle isliluzloni giuridiche, il medioevo dalla mi- sto Comando del presidio aveva cercato con tutti i mezzi il recupero della gloriosa salma ma, per la ve-niente notte e la poca cono-scenza dei luoghi, era stato costretto a interrompere le ricerche. In tutte le case del piccolo del carretto e coraggiosa-mente si addentro nella bo-scaglia. Tornd dopo una buona mezz'ora: portava sulle spal-le un pesante iardello: la salma del soldato caduto. Compose il corpo esanime sul carrettino e senza sostare un solo aHimo si diresse verso il paese. O madre slovena, il tuo eroico gesto ci ha commosso. Tu sapevi che se lossi stata sorpresa dai ribelli avresti pagato con la tua vita e con quella del bambino il tuo at-to eroico. Ma che cosa a le importava in quel momenta la vita? La tua generosita di madre centuplico il tuo co-raggio, la tua iorza, la tua re-sistenza. 11 soldato ucciso nel bosco era come tuo ii-glio e tu hai voluto da so- Raddoppiamento della misu-ra degli assegni familiari agli impiegati privati ed agli cperai richiamati alle armi per esigenze di carattere eccezionale. Si porta a cono.icenza dei 7nHi-tari imeressnti il R. D. L. 25 maržo J9i.3-XXl<> n. .J14. pubblicato .■iidln Gazzetta Vfficinle 107. Con effetlo dal primo hinedi .•iuccessivo al 28 ottobre 19i2-XX, e per tiitta la durata delVattuale stato di guerra, sono raddoppiate le misure, previste rial R. decreto-legye 20 marzo 19J,1-XIX, n. 122. convcrtito nella legge 1° ngosto l!,jtl-XIX, n. 984, degli assegni fatniliari spettnnti, hi caso di ri-chimno alle armi per esigenze di carnuere eccezionale: -Art. 1. a) in inrti( del Regio decreto-legge 2(1 ottobre 1940.XVIII, n. 11,95, convertito, con modificazioni, nella legge 18 aprile 19il-XIX, n. -jUI, e delle xuccessive variazio-ni ed estensioni, agli operai dipen- i,ari raddoppiati e il trattamento mnitare predetto, nel ca.io che n trattamento civile, comprensivo degli assegni familiari valutati neue misure di cui al Regio de-creto-legge succitato, venga a superare, con I'aggiunta deU'iviporio conseguente al raddojriiiamento, il trattamento militare medesimo. .Art. 3. L'onere derivante dal raddop-puimento degli (ussegni familiari per i lavoratori di cui alia lettera a) dcll'art. 1 6 posto a carico dello Stato, ed ž da esso rimborsato alla Ca.i.sa iinica per gli ajisegni familiari necondo le norme che .ia-ranno stabilite con il Regio de-creto previsto daU'art. 7 del pre-sente decreto. II MiniMro per le finanze prov-vedera con propri decreti alia iiscrizione nel bilancio del Minister o delle corporazioni delle som-me occorrenti per il rimborso. Art. i. In relazione aWonere derivante dal raddoppiamento degli assegni denti da aziende facenti partem dei per i lavoratori di cui alle lettere Mamma slovena, tu sapevi che per te non c'era nes- centro quella sera, al chiaro- la recuperare quella salma. re fioco dei lumi, si commen-tava la sciagura. Le donne sospiravano con angoscia,'suna ricompensa, nessuna gli uomini guardavano attra- medaglia poteva premiare il verso i vetri delle finestre tuo nobile atto, eppure lu nella speranza di scorgere, I'hai compiuto coscientemen-nella notte brumosa,un segno'^te in virtu di quella legge di vita che potesse loro rive-, umana e suprema che uni-lare la notizia che tutti atten- see tutte le mamme del devano. mondo. In una piccola casetta al I "" giorno, un nastri- margine del bosco, una do/i-,f^o^os^iu/o e sublime, o na non piü giovane accarez- slovena, ti sara ap- zava il suo piccolo amore:' Puntalo da un soldato di Ro-un bambino di circa sette '"a venerando stica, ed il rinascimento dal riave-' Qj^nj ^/je quella sera non vo- ^ mamme di tutta Italia ti glio del classicismo, cos) dopo aver j jgya saperne di andare a let- '^bbracceranno con un senti-superato il liberalismo, I'Eurapa jq donna cercava le pa- di eterna riconoscenza. nuova emerge per merita della sua - • convincere «idea unitaria», nella quale la Na-\ ., , ,• • ziane viene rlcanasciula quale en- bambino ma questl SI era accorto dell agitazione che la madre non riusciva a nascon-dere. Aurelio Pomanie settori per imdnistria, per il com-mercio e per le professioni e arti della Caasa unica per gli a.ssegni familiari; b) in virtii della legge 10 gxu-gno 1940-XVIII, n. 653, e successive vnriazioni ed estetisioni, agli impiegan privaii ed a^ssimilati; c) in virtii delVart. 9, n. i, del R. decreto-legge 17 giugno 19S7-XV, n. lOiS, convertito, con modi-ficazioiii, nella legge 25 ottobre 19.1S-X\:I, n. 2233, e dell'art. 5 del contralto collettivo 22 luglio 1938-XVI, agli operai dipendenti, da aziende facenti parte del settore del credito, dell'assicurazione e uei servizi tributari appaltnti dalla Cassa suddetta. Art. 2. Nei confronti dei lavoratori di cui aUa lettera b) deWarticolo /yrecedernte, l impo-rto conseguente ai raddoppiamento delle misure degli assegni familiari previste dal R, decreto-legge 20 marzo 19il-XIX. n. 122: a) non e dovuto ove il trattamento civile, comprensivo degli as- b) e c) dell'art. 1, debbono e.ssere versati alia Cassa unica per gli assegni famigliari, per il periodo previsto dall'art. 1 del presente decreto,- oltre ai contributi di cui alle tabelle allegate al R. decreto-legge 20 marzo 19U-XIX, n. 122: aj dalla Cassa per il trattamento di richiamo alle armi degli impiegati privati i contributi per le diverse categorie professionali di cui ai contratti collettivi in vigwe per la corresponsione degli assegni familiari supplementari, calcolati con riferimento alle retribuzioni civili dei lavoratori per i quali essa provvede al trattamento di richiamo; b) dai datori di lavoro, tenuti a corrispondere direttamente agli operai dipendenti e richiamati alle armi per esigenze di carattere eccezionale gli assegni familiari p-revisti dalle disposizioni citate alla lettera c) dell'art. 1 del pi-e-sente decreto, i contributi per la categoria rispettiva, di cui ai contratti collettivi in vigore per la corresponsione degli assegni fami- segni familiari valutati nelle mi-i''«'"» supplementari, calcolati con rijerimento alle retribuzioni cor-nsposte agli operai suddetti durante il richiamo. Art. 5. Le somme dovute in applicazio-ne delle norme sul raddoppiamento degli assegni familiari, di cui agli articoli 1 e 2 del presente decreto, sono accreditati a cura della Cassa unica per gli assegni familiari in conti individuali intestati ai lavoratori aventi diritto e restano vineolale fino alia data che sara Stabilita con H Regio decreto previsto dall'art. 7 del presente decreto. sure predette, venga ad essere, con I'aggiunta dell'impono conseguente al raddoppiamento, pari o inferiore al trattamento militare di cui all'art. 6 della legge 10 giugno igiO-XVIIl; n. 653; b) e dovuto per intero qualora il trattamento civile, comprensivo degli assegni familiari valutati nelle misure suddette, venga ad es sere superiore al trattamento mi-luare come sopra indicato; c) ž dovuto limitatamente alla differenza fra il trattamento civile aumentato degli assegni fami- lita morale, politica ed economica, in cui i contrapposti interessl del singalo debbono lasclare il posto al benessere della comunitä ed In cui sla al primo posto il lavoro e, con esso, il sensa di salldariela sociale. E' su queslo umanissima concetto di salldariela sociale che vetra ricoslruita l'unilä europea, altra valla caratlerizzata da islanze spl-rituali e religiose. Oggi, dilatli, si pud chlaramenle allermare che alla radice della ens/ che dilanla I'attuale societd man-diale sia un prolondo sensa dl In-giustizia. Ingiuslizia Ira i popoli, ingiuslizia Ira gli uomini. Scen-dendo in campo per I'allra guerra mondlale si sperava che i mali che anche allora minavano la le-conda coesislenza collelliva, venis-sera eliminati; ma il dopo-guerra non lece che aculre la crisl tanto che oggi si pud veracemente asse-rlre che questa guerra allto non e che la logica canseguenza del-l'allra. E' u/i movimenlo «unllariai> che si contrappone, per ialale legge storica, al movimenlo «dispcr-sivo» che l'ha precedulo. Dopo Versaglla, Neuilly, Tria- — Ebbene — disse la mamma — se iarai il bravo ti porterö con me, prometti-mi perö che non piangerai. E il bambino promise. Da quell'istante la donna sembrö trasligurata. Una lorza nuova, misteriosa ed indomabile si era sviluppata in lei. Cercö tra i laceri in-dumenti una vecchia giacca del bambino con la quale lo copri, spense il lume e, dopo aver chiuso I'uscio, usci di casa. L'aria era iredda e pun-gente, il nevischio persistente ovattava i rumori e le cose. Le Ironde del bosco vidno, scosse dal debole vento, emettevano un lamento simile al singhiozzo di un pianto accorato. La donna non si arresto, si diresse die-tro la casa, prese un piccolo carretto e aiutata dal bambino si avvid verso il bosco. Dopo circa died minuti di cammino si lermo in una ra- Sull'importo delle somm^ accre-ditate vengono computati gli interesni del 2,50 "ti all'anno, che restano anch'essi vincolati. Art. 6. I datori di lavoro, tenuti a corrispondere direttamente, con I'os-servanza delle norme di cui agli articoli S a 13 della legge 10 giugno 19J,0-XVIII, 71. 658 agli impiegati e assimilati richiamati alle armi per esigenze di carattere ecceziionale il trattamento comprensivo degli assegni familiari stabilito dalla legge stessa, devonu-comuvicare mensilmente all'Istitu-to nazionale fa.