ANNO XVI. Capodistria, 1 Ottobre 1882. N. 19. LÀ T I • jv - - ItJb H 0101 lb il}liMIÌ ■ li ùimraioiui stf* a iì dr'iss ì vVìWyy? oltiw* :;!.;•i.'icq ifa .'/ Inb Qi»«$f>iftr-/net DELL'ISTRIA iì- .§ ii iiU'ii/J *! iJ'fib iiwrp ita".:?.'.-' srf'j eteri .ohtit-uol oktfi! ormitt ha _{ .....■ Esce il 1" ed il Iti d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un nùmero separato soidi 15. — Pagamenti anticipati. ANNALI ISTRIANI oinuJ ii> ' 'HJII- M ••'iif.i» eaoisfl»8R*'ii«b o!ii. IIjì oti'isq ijsb L'esperienza fatta dalla Direzione dell' Istituto nell' esaminare gli atti di stima assunti dai signori periti fiduciari ed allegati alle istanze finora pervenute per la concessione di prestanze, inducono la scrivente a richiamare la particolare attenzione di V. S. sopra alcuni principi di massima e sopra alcune formalità nell'assunzione dei rilievi d'estimo, la cui rigorosa osservanza può soltanto dare ai suddetti atti tutto quel valore che si richiede dall'importanza dell'oggetto. La perizia, tanto per ciò che riguarda l'identificazione e constatazione del possesso di fatto, quanto perciò che concerne la valutazione dei valori, forma la base precipua e direttiva della decisione sopra la domanda d'un mutuo; avvegnacchè di altri ammiui-coli che stono richiesti dallo Statuto a corredo dell' i-stauza servono bensì quali termini di confronto, ma son danno ancora da loro stessi la dimostrazione sicura della reale sussistenza dell' offerta ipoteca. Egli è pertanto, che dovendosi dall'istituto calcolare moltissimo sulle risultanze delle stime, esso raccomanda che nell'assunzione dei relativi operati i signori periti vogliano procedere colla possibile attenzione, oculatezza e scrupolosità, tenendosi strettamente attaccati alle norme direttive date coli' istruzione 22 Febbrajo a. c. N. 50, e ciò a sgravio di loro coscienza e dei pregiudizi che in caso diverso potrebbero derivare all' istituto, dal quale essi ricevettero l'inca-carico, e nel cui interesse essi devono anche necessariamente agire. Avranno cura in principalità di non ommettere nella stima i rilievi espressamente accennati agli articoli Ge9 dell'Istruzione, siccome quelli che danno adito alla Direzione dell' Istituto di farsi un' opinione della qualità dello stabile offerto in ipoteca e della sua ubicazione, e non ommetteranno pure di dichiararsi ogni volta ed ili tutta coscienza sulla più o meno facile commerciabilità e realizzazione del valore del fondo o della casa mediante vendita. Sarà pure conveniente eh' essi facciano menzione della probabile reudita del fondo o della casa, servendo anche questo dato a luce della direzione nell' ap-prez/.azione dell'ipoteca. Le perizie, poi, dovranno stare sempre iu armonia colle risultanze dell' estratto tavolare (ove si tratti di fondi iu un Comune censuario nel quale fu già aperto il nuovo libro fondiario) e del certificato rilasciato dall'i. v. Officio dell'imposte sull' area, genere di coltura e rendita netta catastale dei fondi esibiti in ipoteca. Epperò i signori periti dovranno sempre ritirare prima dalla parte questi atti, che serviranno loro di scorta nell'assunzione del rilievo superlocale, e la di cui esattezza e conformità collo stato di fatto potranno, come di loro dovere, controllare con tutta precisione in base ai risultati dell' ispezione locale, e delle occorrenti informazioni ed indicazioni dalle parti. E altresì necessario che là, dove vigono ancora i vecchi libri delle Notifiche, ogni singolo fondo sia contrassegnato dal N. di particella secondo il vecchio e secondo il nuovo catasto ; rendendosi senz' altro occorrenti questi dati per la futura inscrizione dell'ipoteca nel nuovo libro fondiario, tosto che il medesimo sarà aperto. Là poi dove è già in attività il libro fondiario e la stima viene assunta sulla base dell'estratto del medesimo, non si ommetterà mai d'indicare la partita tavolare, precisando quali particelle e quali singoli fondi compongono il dato corpo tavolare. In questo riguardo fa d'uopo nou dimenticare che per la vigente legge generale sui libri fondiari non si possono costituire iu ipoteca che intieri corpi tavolari, e quindi è del tutto inattendibile l'ofierta in ipoteca e la stima, di singole particelle d' un corpo tavolare. Per facilicitare poi l'esame delle stime e la relativa esposizione delle risultanze in seduta della Direzione, i signori periti faranno iu chiusa dell' atto d' estimo : o) il riassunto dell' estensione dei fondi compresi nella stima, diviso per genere di coltura; b) il riassunto del valore, diviso secondo il valore attribuito ai fondi e quello dato al soprasuolo, art. 7 dell' istruzione. Riguardo finalmente alla determinazione del valore, la Direzione raccomanda vivamente ai signori periti di attenersi alle norme del succitato art. 7 dell'istruzione, avvertendo principalmente alla circostanza che nelle stime richieste dall'Istituto non si tratta di stabilii e il valore di costo od il valore di vendita dello stabile, bensì il valore quale ipoteca sostanziale che deve assicurare il mutuo accordato per il lungo termine di 36 anni, occorrente alla totale ammortizzazione del debito. Da ciò deriva la necessità di prendere in riflesso non soltanto lo stato presente e la rendita attuale dello stabile, ma di preoccuparsi anche della probabile, rendita avvenire, avuto riguardo alle speciali coltivazioni, alle quali il fondo è dedicato. Nè dando al fondo un valore più basso di quello ricavabile tosto dalla vendita, il perito, e rispettivamente anche la parte, possono temere che venga deprezzato con ciò il valore della sostanza attuale, ove si ponga mente alla distinzione superiormente fatta, fra una stima da servire a base di vendita, ed una stima a fondamento di giusta valutazione della consistenza d' uu' ipoteca, Vorranno pertanto i signori periti partire da questo punto di vista nella valutazione degli stabili offerti in ipoteca ; non senza avvertire che la Direzione dell'Istituto mette una speciale importanza nell'esatta e rigorosa osservanza di questa massima. Geueralmente le parti nel chiedere uu mutuo all' Istituto di credito fondiario, si limitano a giustificare la proprietà dei fondi offerti iu ipoteca colla prova del possesso treutenuario, desunta da aualago certifi- cato dell'autorità comunale, apposto ordinariamente ai piedi dell' atto d'estimo. Questa pratica non è soltanto difettosa riguardo alle realità site nei Comuni dove fu aperto il nuovo libro fondiario, pendente ancora la procedura per la definitiva sua sistemazione, ma è altresì del tutto iu-sufficieute relativamente ai fondi situati nei Comuni I dove sussistono ancora i Libri delle Notifiche. Il §. 46 dello Statuto pone per primo requisito della domanda d'un credito ipotecario, la dimostrazione che Vistante sia il proprietario dell' ente offerto in ipoteca. Il §. 63 delle disposizioni transitorie, che trattano appunto delle cautele da osservarsi nella concessione di mutui là dove i libri fondiari non sono ancora regolarmente istituiti, esige categoricamente che nella domanda sieno allegati in originale il „ titolo (senza decreto di aggiudicazione, atto divi-„ siouale, contratto ecc. ecc.) pel quale spetta a chi „ la. presenta il diritto di proprietà piena sopra i fondi che oflre in ipoteca " — ed in appoggio di questo titolo, non in sostituzione del medesimo, chiede anche il certificato del podestà del luogo sul possesso pacifico ed esclusivo per almeno 30 anni retro. La direzione dell'istituto non può decampare dall'osservanza di queste condizioni, perchè statutarie, e perchè esse soltanto possono dare la relativa sicurezza cho le realità offerte in ipoteca appartengano realmeute e liberamente a chi domanda il mutuo. Iu relazione a ciò, nell'Istruzione 22 Febbrajo a. c. N. Ni o, 50 si ha anche richiamata l'attenzione dei signori periti a voler constatare cou tutta esattezza e rigore all'atto del rilievo d'estimo il reale possesso di chi chiede il prestito. Ma ciò noli basta. Occorre che la parte corredi la sua istanza del titolo giustificativo la proprietà, qualunque esso sia, purché, se non offra la prova specifica della proprietà, ue costituisca almeno uu indizio accettabile e persuasivo. Sarà quindi necessario che i signori periti istruiscano di ciò le parti che a loro ricorrono per assumere l'estimo ; e dove si tratti di fondi ubicati in Comuni reggentisi ancora a sistema Notifiche, o nei quali la procedura per l'impiauto ed istituzione dei libri fondiari non sia compita, si facciano previamente esibire i titoli giustificativi la proprietà onde confrontarne anche le risultanze sopra luogo, per quanto riguarda l'eventuale numerazione parcellare, o l'indicazione di vecchi e tramutatisi confinanti. A ciò potranno servire nou soltauto i contratti di acquisto, di permuta, di donazione ecc.", gli atti di-cisionali, ma anche gli atti ventilatori, come 1' inventario, la manifestazione giurabile, il decreto di aggiudicazione ecc. Di questi titoli, e della loro corrispondenza nella rilevazione superlocale si farà espressa menzione nell'operato d'estimo. Nel caso fosse poi assolutamente impossibile alla parte di fornire il perito di questi stti, si dovrà allora sostituire al titolo una dichiarazione scritta, od assunta dal perito all'atto dell'assunzione dell'estimo, dei vari confinanti, colla quale essi attestino pei propria scienza l'impertufbato, libero ed esclusivo possesso treutenuario di chi chieda il mutuo sopra i singoli fondi offerti in ipoteca. Resta tuttavia fermo anche l'obbligo del certificato comunale sul possesso a tenore del §. 63, e di quello sulla capacità di obbligarsi, a sensi del §. 46 dello Statuto. La direzione non può che raccomandare vivamente ai signori periti la scrupolosa ed attenta osservanza delle premesse disposizioni. Tanto la Direzione dell'Istituto di credito fondiario quanto la Giunta provinciale, nell'esaminare varie delle istanze per concessione di mutui, hanno con rincrescimento constatato (salvo alcune lodevoli eccezioni) l'esagerazione nei prezzi di alcune stime, le quali se pure possono corrispondere al valore di costo dell'ente stimato, e per avventura auche al valore di vendita, non corrispondono poi affatto al valore quale ipoteca sostanziale e duratura per il lungo termine dell'affrancazione del debito, nei sensi già spiegati ai signori periti delegati nella precedente Circolare 28 Maggio a. c. N. 169. Questo fatto, avveratosi più volte ed in diversi distretti, pone la Direzione dell'Istituto nel più grave imbarazzo di fronte alla prammatica sicurezza degli affari, che deve sempre essere raggiunta per le norme e lo scopo dell'Istituto, e per la responsabilità sua dirimpetto alla Provincia. — Questo stesso fatto porta poi la conseguenza, che la Direzione debba assai di sovente nel fissare l'importo del mutuo tenersi molto al di sotto del valore dell'ipoteca risultante dalla stima, e fare delle fortissime riduzioni negl' importi chiesti ; dando così occasione a lagni delle parti, ie quali appoggiandosi alla stima fatta dal perito di fiducia dell'Istituto, ed alle disposizioni dello Statuto, chiedono e fanno calcolo di otteuere somme maggiori di qnelle che con riguardo alla reale ipoteca possono loro venire accordate. I signori periti nell' assumere le stime non devono dimenticare mai ch'essi souo delegati e fiduciari dell'Istituto, e devono quindi agire nell'interesse del medesimo e con tutta quella prudenza che è richiesta, onde as- ; sicurare sotto ogni aspetto ed in qualunque avvenibile caso la bontà dell'affare da conchiudersi. Nel determinare quindi il prezzo non possono attenersi ai soli dati del costo, della rendita, o del va- : lore locale dei fondi in genere ; ma devono particolarmente porre attenzioue a tutti quegli altri criteri ed estremi del caso, principale fra questi la minore o la maggiore commerciabilità, dal quale convincersi che il valore da loro attribuito ai singoli enti, sieno questi case o terreni campestri, possa essere in qualunque momento realizzato senza difficoltà e detrazioni, in denaro, o mediante eventuale assunzione del debito da j parte di altra persona in sostituzione del primo mutuatario. Raccomandando perciò nuovamente ai signori pe- ; riti la più scrupolosa osservanza delle norme conte- j nuta nell' istruzione dei 22 febbrajo a. c. N. 50, e nelle succet-sive Circolari, perciò che tratta la consta- ; fazione del possesso di fatto, la numerazione delle particelle, l'estensione e qualità dei fondi, la distinzione dell'Istituto, pei incarico avuto anche dall'Inclita Giunta provinciale, deve poi ripetere la speciale raccomandazione di usare la maggiore possibile oculatezza, prudenza e moderazione dei valori ; che la Signoria Vostra saprà apprezzare pienamente ed attenersi strettamente alle vedute esposte in questo importantissimo argo- mento. onde garantire la ineccepibile sostanzialità e solidità degli affari da incontrarsi, assicurare il regolare svolgimento delle operazioni di credito, e corrispondere così alla fiducia che nella S. V, hanno riposte la Giunta provinciale e la Direzione dell' Istituto, alla quale certamente riuscirebbe loro di grave rincrescimento il dovere rinunciare. Il giorno 13 del mese decorso, Lussinpiccolo sciolse un debito di gratitudine alla santa memoria di tre illustri istriani, che tanto cooperarono all' incremento della sua marina mercantile. Il seguente brano tolto da una corrispondenza, dell'isiria, ci dà relazione del monumento inaugurato in quel giorno, e della corrispondente festività, alla quale parteciparono l'intera cittadinanza e molto popolo accorso da altri luoghi dell' Isola. Lassino, settembre. Di questi giorni venne inaugurato in questa città un monumento alla venerata memoria di tre illustri concittadini, morti nella prima metà del secolo. Il monumento fu addossato al campanile del nostro duomo, servendo così di beli' ornamento allo stesso. Esso consiste di un arco a forma di altare, sostenuto da quattro colonne. Nel mezzo campeggia un busto, e subito sotto una lapide indicante i nomi di : Don GIOVANNI e Don STEFANO YIDULJCH e del Dottore BERNARDO CAPPONI 11 disegno è opera dell' ingegnere Alessandro Co-mandich : diresse il lavoro lo scultore Fucich, colla cooperazione del giovane Antonio Giuricich. Per l'inaugurazione era fissato il giorno 13 coir, ore otto e mezzo autimerid. Fin dal mattino c' era un brulichìo insolito di gente, un andirivieni, un affaccendarsi continuo. Il piazzale della chiesa era tutto imbandierato : presso il monumento c' erano delle panche per la rappresentanza cittadina, e per i parenti dei tre defunti; al suolo erano distesi dei tappeti o tutt' attorno al monumento in beli' ordine disposti vasi di fiori, che davano al luogo l'aspetto di un vago giardino; due grandi tende, portanti l'iscrizione Lussino, , celavano agli avidi sguardi il monumento. Suonati otto tocchi dalla torre, ogni posto era I occupato, 1' ansietà febbrile. Subito dopu la banda musicale diede fiato agi' istrumenti, le tende s'innalzarono lente lente sino alla cupola del campanile, svelando il monumento agli astanti, che compresi di affettuosa j reverenza, lo salutarono scoprendosi il capo. Il podestà alloca, da uu posto eminente, pronunciò ì un breve e toccante discorso, enumerando le doti di | que' tre indimenticabili e benemeriti cittadini, alla cui ; memoria s'inaugurava in quel giorno, per uuanime j deliberato di questa rappresentanza cittadina, il monu-1 mento. L' autore della storia dei Lussini, sig. Matteo ! Dott. Nicolich. parlò poscia da par suo, commovendo ! tutto I' uditorio. La sera poi ci fu illuminazione e banda sul piazzale del duomo, con grande concorso di gente. Lo stesso corrispondente dà poi una breve biografia dei tre illustri defunti, esprimendosi così: „Sullo scorcio del secolo passato ed al principio del presente, questa città era ancora un povero villaggio abitato da pescatori e da marinai, che intraprendevano i loro commerci lungo la costa e nelle navigazioni di cabotaggio, e mai più in là; e ben misere e poche erano le risorse, che questi isolani ritraevano dalla loro scabrosa carriera. Neil' anno 1872 fermò il suo domicilio in queste terre il medico dott. Bernardo Capponi, nativo di Albona; uomo di vaste e profonde cognizioni ed intraprendente. Quantunque tra gente priva d' ogni coltura, egli con 1' amore e la pazienza seppe trasfondere negli abitanti d'allora il sentimento della civiltà, del progresso e lo spirito d' associazione. Estese la navigazione da costiera a lidi più lontani e persino in America : cercò d' ottenere utili raccomandazioni per Vimpre.se marittime, diede iniziativa ed impulso ai commerci, procurando così un sicuro e grande guadagno agli avi nostri. Più tardi vennero a soccorrerlo ne'suoi filantropici e generosi intenti i due sacerdoti Dou Giovane' e Don Stefano Vidulich, fornendolo di tutto il loro appoggio e della loro personale influenza nou solo, ma contribuendo eziandio all' incremento della marina mercantile; cercarono di stringere relazioni colle primarie case commerciali dei paesi più vicini ; aprendo così ai padri nostri nuove fonti di guadagno e di ricchezza. Questi insigni sacerdoti fondarono oltrecciò da soli scuole popolari, ginnasiali e nautiche, istruendo gratui-tameute la gioventù, animandola ai più nobili ideali, all' amore verso il prossimo, verso la patria ; alla fratellanza ed alla concordia: ingentilirono cosi gli animi rozzi ed inocularono in loro la volontà ed il desiderio del sapere, dell' iniziare, e del compiere. Raro esempio fra i preti d' allora ; essi fecero ogui sforzo per abbattere e scalzare le malnate superstizioni, i pregiudizi, e 1' abietta ignoranza.1) C' iucresee molto di non averli conosciuti di persona; fatalmente non vissero sino a noi, scomparvero dalla scena del mondo prima che noi ci entrassimo ; ma il loro nome ben giunse ouorato fino a noi. Essi non sono più: vivono però nelle loro buone opere, improntate di civile ed alta sapienza, talché certo uon morranno." IDisccrso storico sull'isola di Veglia li. Periodo romano occidentale (28 a* C. - 553 d. C.) Ottaviano divenuto cesare, divise le provincie romane in due categorie, e propriamente: iu provincie imperiali ') A proposito di questi tre illustri istriani, così si esprimeva Tomaso Luciani iu un suo articolo intitolato Gl'istriani mi mare: „Colla caduta della Repubblica veneta non è cessato però negl'Istriani lo spirito d'intraprendenza sul mare, che anzi dopo tal epoca, ad impulso di un uomo di genio, il Dottor Bernardo Capponi, secondato da due dotti sacerdoti, i fratelli Giovanni e Stefano Vidulich, surse come per incanto la marina mercantile di Lussinpiccolo, la quale contò tino a cento legni pel grande cabotaggio e centotrenta e più d'alto bordo, guidati su tutti i mari del globo da esperti capitani e tenenti e serviti da equipaggi della città stessa e dell'isola." N. d. K. ed iu senatoriali.Le prime, di più recente conquista e più irrequiete, venivano presidiate da un forte nerbo di milizie, ed erano governate da luogotenenti imperiali, con poteri civile e militare, chiamati Presidi e Correttori. Le seconde, più facili a mantenersi soggette, veuivano amministrate da Proconsoli, assistiti da legati e questori. La Dalmazia ili questa divisione toccò in sorte al Senato ; ma Augusto, avuto riguardo alle più volte tentate ribellioni dei Dalmati, la volle riserbata a sè, mandandovi a reggerla un Propretore. La nostra isola venne aggregata alla Dalmazia, e quindi fino ai tempi recentissimi fu considerata dalmatica. Quantunque poche, dell' epoca romana, ci rimangono alcune vestigia, come monete, lapidi, ecc.... così anche troviamo negli scrittori qualche notizia più particolareggiata di essa. Plinio per esempio (che visse nel primo secolo dopo Augusto) ne informa che fra i popoli aventi il jus italico — pel quale una città di provincia aveva eguali diritti delle città d' Italia — dalle isole li-burniche c'erano i Fcrtinati (altri testi hanno Tul-finatl e Fulfinati) ed i Curitti, i quali mandavano dei deputati all' Assemblea di Scardona per esporre le proprie ragioni. Che questi du9 popoli sieno degli abitanti di due uostre citta, lo si desume dalle parole di CI. Tolomeo posteriore a Plinio, il quale determina l'isola di Veglia col nome di Ko'jpbcra (Curicta) ponendovi in essa due città: Fulfinio'e Citrico. L' ubicazione di queste due citta non la si può determinare con precisione : si crede, e con qualche fondamento, che Fulfinio sorgesse presso l'odierno Castelmuschio, però vicino al mare ; Curico poi o alla parte orientale dell' isola, vicino a Besca, od a settentrione della odierna Veglia. Sebbene Tolomeo distingua 1' isola con nome differente, tuttavia io non mi perito di asserire, che divenuto Curico ii capoluogo, questo prendesse il nome dell' isola intera, cioè di Curitta, essendo provato colla lapide rinvenuta qui nel 1862. che vi esistesse una città della stesso nome: Patroni Splendidissimi Ci-vitatis Curictarum . . . Quanto poi al nome Kerlc col quale gli Slavi designano 1' isola, esso nou è che un'accordati ra di Curico. Degli abitanti dell'isola durante l'epoca romana, della maniera di governarsi, delle relazioni commerciali, quantunque scarse, s'hanno alcune notizie. Gli abitanti delle due città mentovate erano del tutto romani ; quelli dell' isola romauo-liburui. Il magistrato spedito da Roma a reggerci era un Decurione, ciò è attestato dalla lapide incastonata nel muro del palazzo comunale. La città comprendeva nobili e plebei, ed aveva proprio Municipio. Stando a Strabone, i popoli appartenuti aH'Illirio, facevano il commercio precipuo con Aquileja : essi portavano sulle piazze schiavi, bestiame, pellami ecc. — ricevevano in cambio: olio, vino, grano ecc. Ed ora riassumendo brevemente gli eventi storici dell'epoca romana, dirò, che ancora vivente Augusto, e dopo la sua morte, i Dalmati, offrendosene 1' occasione, tentarono più volte di scuotere il giogo romano. Se anche le isole partecipassero a questi motti d'insurrezione, non consta. Intanto l'impero romano, per cause molteplici, che qui non è possibile acceunare, andava di giorno in giorno sempre più sfasciandosi, finché Costantino, col trasporto -della residuala • -a Bisanzio, ne segnò la rovina. Successero quindi i tempi (Calamitosi dell' irruzione dei Barbari, i vquaji ne., accelerarono la line, iu questi tempi di desoiaeìene, l'fliirlo tutto*, compresa la Dalmazia, furono teatro delle loro devastazioni. Quando nel 395 Teodosio divise l'impero fra i suoi due figli, toccò ad Arcadio 1' oriente, 1' occidente ad Onorio ; la Dalmazia colle isole dell'Adriatico passò all'occidente. Dopoché Odoacre nel 476 gli diede il colpo fatale, la Dalmazia fu invasa dai Goti, donde furono scacciati sotto il regno di Giustiniano (527-565), e la Dalmazia colle isole venne aggregata all'impero orientale o bizantino; nel 553 governata da un Proconsole. III. Periodo bizantino (558 - dopo il 1000). Non pare che il cambiamento di dominio, abbia apportate delle innovazioni nel regime di governo, nei costumi e nella lingua degli isolani, e dei nostri. Tuttavia io m'arrischierei d' asserire che nei 5 secoli di dominio bizantino, gli abitanti, specie dell'isola, venissero aumentati da colonie greche. 11 vestito portato ancora oggidì dai nostri isolani rafferma questa mia conghiettura.il magistrato spedito da Costantinopoli a reggere il nostro paese si chiamava Priore; la sua presenza a Veglia è attestata da un documento del 1018. L'isola pagava ad essi un tributo, e del resto le istituzioni romane furono conservate. Un grande mutamento di cose si compì i,n Dalmazia dopo Giustiniano ; intendo la venuta degli Avari, per scacciarvi i quali, entrarono in Dalmazia gli Slavi. Sedeva nsu1 trono di Bisanzio Eraclio (610-641) quando gli Avari, barbari che venuti dall'Asia si erano già spinti fino al Danubio — saputo che l'imperatore era impegnato in guerre all'estero, occuparono la Dalmazia, devastando orribilmente le più belle città romane, fra le quali la celebre Salona fu ridotta un mucchio di sassi e di cenere. Per imbarazzarsi di sì molesti vicini, Eraclio permise che gli Slavi, i quali abitavano attorno ai Carpazi, calassero in Dalmazia, a patto però che ne scacciassero gli Avari. Così fu per lo appunto: vi vennero primi i Croati, che dalla Dalmazia si estesero fino all'odierna Croazia ; dopo di loro i Serbi che occuparono i paesi ad oriente. Sebbene gli Slavi siano venuti sulla nostra isola assai più tardi, (forse fra il IX-X secolo?) sebbene anche dopo venuti, non abbiano avuta qui alcuna importanza politica : pure le odierne loro pretese di dominio su queste isole, derivano dal fatto teste accennato. D'ora in poi noi dovremo distinguere la Dalmazia interna che ebbe quasi uguali le vicende cogli Slavi di Croazia, dalla Dalmazia marittima o romana ch'ebbe una storia del tutto diversa. Noi dividemmo i destini di quest'ultima, testimonio il Porfirogeuito che mette Veglia fra le città romane ancora al suo tempo, cioè nel X secolo; e mentre gli Slavi della Dalmazia e Croazia, dapprima tributari ai Bizantini, poscia a Carlo IL, col tempo si resero indipendenti, reggendosi con duchi e poi con re nazionali, noi restammo invece sudditi dei Bizantini persino all'epoca di Carlo M. per il trattato fra lui e quegli imperatori, e da questi passammo direttamente sotto la protezione del leone di S. Marco. Una Cronaca di Rovigno del secolo 18.° *) Adì 11 Maggio — Ritornò da Venezia il sig. Filippo Spongia e il sig. Cap. Leonardo Davanzo Sindico agg. del Popolo, e riferirono essere stati arrestati in S. Zorzi di Alega li tre Inquisitori di Stato, cioè il N. H. Angelo M. Gabrieli, Cattarino Corner, Agostino Barbarigo ed il Pizza-mano per soddisfar Bonaparte; e che la Repubblica erasi dichiarata democratica: che aveano eletto con viglietto del Seren. Doge Manin che aveva deposto il c-orno, il N. II. Zuane Zusto per Provv. alle Lagune e Lidi a unico preside della città; ch'erano stati eletti per Ministro a Parigi l'Interveniente Spada e il cittadino Con-dulmer primo traditor della patria, ed artri come membri della municipalità, cioè il Soderini, segretario degl'inquisitori di Stato, il Zorzi ed il Luganegher al Ponte de' Barcarioli; e che le città di Vicenza, Padova e Treviso avevano alzato 1' albero della Libertà. adì 15 d.° — Capitò ieri a sera in Rovigno da Venezia la barca dei fratelli Blessich, già consacrata al servizio pubblico ed ora licenziata, e portò la fatai notizia che nella notte di jeri l'altro cioè la notte del Sabato venendo la Domenica dovea essre impiantato l'albero della Libertà nella Piazza di S. Marco, e dovea entrare il Generale Bonaparte ; ma esso non comparve in Venezia. I Capitoli preliminari segnati col Bonaparte dai tre commissarj veneti Leonardo Zustian, Alvise Mocenigo, Francesco Doria, furono l'arresto dei sudd. Inquisitori di Stato e del Pizza-mano, il disarmo di Venezia e sei milioni di contribuzione. adì 16 dto. — Capitò oggi barca da Venezia coll'avviso che jeri di notte venendo il Martedì, entrarono i Francesi in Venezia. H^Totisie S. M. 1' Imperatore, continuando il suo viaggio nelle provincie meridionali dell'Impero, ha visitate alcune cittadelle dell'Istria e fece sosta a Trieste nei giorni 17, 18, 19 del mese decorso. L'accompagnarono S.M. l'imperatrice, i Principi Ereditari, vari Arciduchi, ed altri illustri personaggi. Sotto il titolo di Primaria cereria istriana, i figli di Antonio Allusi hanno riaperto in Rovigno una fabbrica di cera, la quale tempo fa era stata consunta da incendio. A quanto ci dicono, il neoeretto stabilimento sarebbe fatto sulla base dei più perfezionati sistemi ed affidato a valenti operai. Alla nuova industria paesana, auguriamo prospere sorti. Nella località di Volparia in Salvore (Pirano) \ enne scoperto di recente uu focolare fillosserato. Persona competente fu tosto incaricata di esaminare la plaga infetta e di procedere all' estinzione delle viti colpite dal terribile flagello. — 11 Ministero di agricoltura trovò di vietare in tutti i paesi rappresentati al Consiglio dell' impero, il commercio di viti munite di radici. I contravventori andranno soggetti a multe sino l'importo di fiorini 100, od iu caso d' insolvibilità a proporzionata pena d' arresto. Secondo uno studio pubblicato dalla „ Wiener Allg. Zeitung," avente per base il censimento alla fine del 1880,-668, 653 (3,07%) sarebbero gl'Italiani nella Cisleitania, ai quali dovrebbonsi aggiungere altri 41,000 quivi domiciliati ed appartenenti per sudditanza al Eegno d'Italia. Un confronto col censimento del 1869 ci dà un aumento di 77,500 italiani nella Cisleitania. La direzione provvisoria dell' Istituto di credito fondiario provinciale fu affidata al consigliera di Amministrazione e sostituto direttore provvisorio Francesco Sbisà fu Sebastiano di Parenzo, e fu nominato consigliere d' amministrazione il Dr. Francesco Gabrielli di Pirano. Pei frequentanti i corsi d'istruzione tecnico-pratica nell'enologia e bachicoltura, che si terranno dal 30 ottobre al 25 novembre p. v. presso l'Istituto sperimentale di Gorizia è aperto il concorso a cinque stipendi pel Marchesato d'Istria, dei quali tre di f. 60 e due di f. 70 ciascuno. I concorrenti dovranno comprovare: 1. d'aver raggiunto l'età d'anni 20; 2. di aver assolto gli studi delle classi inferiori di una scuola media ; 3. di appartenere alla provincia ; 4. di possedere cognizioni pratiche di agricoltura. Ogni stipendiato è in obbligo di frequentare tauto il corso di bachicoltura che quello di enologia, e dovrà, ad istruzione finita, assoggettarsi ad un esame, sull'esito del quale verrà rilasciato analogo attestato. I concorrenti dovranno presentare le loro istanze all'I, li. Luogotenenza entro il 15 ottobre. . Il nostro comprovinciale Andrea Dr. Marsich da Capodistria, medico a Milano, venne teste eletto dall'Associazione Generale degli Operai di quella città, a socio onorario ; e ciò quale testimonianza di sentita gratitudine per la sua opera intelligente, costante e gratuita prestata al suaccennato sodalizio durante il corso non interrotto di anni dieci. Ecco un'altro comprovinciale che fa onore al suo paese ! Appunti bibliografici Programma deli" I. R. Scuola Reale Superiore di Pirano. Trieste. Tipografia Hernnanstorfer. 1882. Il programma reca uno studio del professor Luigi Morteani — L'Istria e le sue relazioni colla Germania negli anni 952-1209. - uno studio grave, importante, erudito. Il titolo a prima visti può apparire alquanto eteroclito, e far supporre che il chiarissimo autore, pur vivendo nell'Istria, non sia abbastanza informato delle opinioni, degli studi, delle idee, e dei sentimenti degl' Istriani. Ma è necessario riflettere che il periodo trattato dall'autore 952-1200 è appunto il periodo della maggiore potenza degli antichi imperatori di Germania in Italia ; e che l'Istria dopo Ottone primo, per indebolire il re Berengario, staccata dal regno italico insieme col ducato del Friuli e la marca di Verona, formò parte dell' impero germanico. Queste cose possono fare impressione agl'indotti che giudicano così all' ingrosso guidati dal sentimento, confondendo i tempi, i luoghi e le persone ; ed hanno i loro pregiudizi belli e formati in mente. Ma d' altra parte anche le persone colte nell'Istria faranno il viso delle armi : perchè pur troppo devono lottare di sovente coi pregiudizi di certi dotti, che gli hanno 11011 solo formati, ma petrificati nel cervello. Il dotto, caparbio spesso come l'ultima donnicciola si difende contro gli assalti della verità, si asserraglia con le pergamene : assalitelo pure con altre pergamene, con altri documenti non meno autorevoli ; ma egli durerà saldo come il granito, non facendo alcun conto dei tempi mutati, continuerà a insegnare, a formare una scuola, e a diffondere così un po' alla volta nella sua città, nella nazione pur anche uno spirito prepotente, aggressivo : i giovani a detta scuola, formati continueranno nell'Istria 1' opera del professore, cedendo però alquanto alla corrente, e lasciandosi qualche volta timidamente influenzare dallo spirito pubblico opposto : onde un'incertezza e un certo tentennamento ne' loro scritti. Non dico che tale sia sempre il caso del nostro autore, e che il suo studio sia opera di qualche dottrinario, che voglia rifare il nuovo imperio germanico sulle basi dell' antico. Pure uno spruzzolo di tali dottrine si scorge qua e là ; e le conseguenze fanno capolino non solo dal titolo, ma. anche dalla pertrattazione, nella quale par di sentire come 1' eco lontana di un illustre profes- sore ragionante dalla cattedra di storia e di jus germanicum. Gettata così alla larga un'occhiata allo studio del Morteani, e afferrate le idee dominanti, si ha ora con l'analisi a scendere alle prove dei fatti. L' autore ci guida con amore e pazienza nel denso labirinto di marchesi, di conti, di vescovi che sgovernavano l'Istria feudale ; attinge alle migliori fonti tedesche ed italiane per impiegare tutti quegli incrociamenti di famiglie che portarono qua e là nei nostri castelli nuovi padroni; corregge vecchi errori (e di ciò io pel primo gli sono gratissimo) sulla distinzione fra marchesi e conti dell' Istria. Ma perchè con pari amore e pazienza, accanto a questo svolgimento dell'Istria che diremo officiale, non ci ha mostrato anche la vita del popolo, la vita delle tante città istriane, che di tutti quei tramutamenti d'insolenti padroni non si davano per intesi, e continuavano intanto a trattare i loro affari, fino ad un certo punto intendendosela molto bene con San Marco? Ingiusto però sarebbe negare che 1' egregio autore non faccia anche qualche cenno di questa seconda influenza, di questa seonda vita, che fu poi la vita del paese. Se pare gli dispiaccia per esempio che il Dogo di Venezia abbia preso il pomposo titolo di Duca della Dalmazia, non può disconoscere il predominio di Venezia su tutto VAdriatico e sulla costa dell'Istria stessa, quantunque questa continuasse a far parte del Marchesato e dell' impero, (pag. 17) Ammette che i vicini territori dell'impero (l'Istria) trattassero i loro affari da sè e colle proprie forze, per tutelare non solo i loro interessi commerciali; ma anche la propria sicurezza (idem), Vede benissimo come le città cercassero di sciogliersi dai lacci feudali del Vescovo e di estendere il loro territorio per raggiungere 1' antica civitas, spinte a ciò dal desiderio della pristina legislazione, dall'esercizio del commercio e dell'industria e dalle corporazioni che si trovavano nell'interno delle città, e clic costituivano un forte elemento borghese, (pag. 32 e 33). I suoi giudizi sulle prime relazioni tra gì' Istriani ed i Veneti, e sulla resistenza, quando il protettorato si cangiò in dominio, sono ottimi. — Le ctttà, scrive egli, animate da quello spirito d'indipendenza da cui erano spinte a togliere dalle mani del marchese e dei conti il potere per concentrarlo nel comune, mal tolleravano d'essere tributarie alla repubblica e tentarono più volte di svincolarsene (pag. 33). E qui gli era data occasione a diffondersi e mostrare come l'Istria allora si trovasse tra l'incudine ed il martello : il marchese di qua con tutte le prepotenze feudali; di là Venezia aspirante a sopraffare i comuni minori. E i nostri opposero al Marchese non Venezia ; ma se stessi, la civitas, il nuovo elemento borghese. In questa stessa lotta con Venezia c'è dunque la vita, la potenza ; di là il ristagnamento, l'inerzia. A noi non importa molto sapere le relazioni con altri lontani paesi e la serie dei conti e marchesi. La serie dei rettori di una confraternita ha qualche volta più valore, non solo di sentimento, ma storico. Tutte queste cose ha benissimo veduto l'autore benché appena le accenni ; e sempre lo accompagnarono nel lavoro quasi a ingombrargli la via, e a impedirgli la visuale. E non può fare a meno di vederle; tanta è la forza della verità: anche da un tema officiale, anche dalle reminiscenze del professore di jus germanicum scaturiscono conseguenze contrarie al titolo del tema. Ed ecco quindi la cagione dei tentennamenti e di qualche contraddizione. Un'altra volta dispiace, per esempio, all'autore che i Dogi abbiano assunto il titolo di duces tatius Histriae senza riguardo ai diritti del vero principe della provincia che continuava ad essere il marchese (pag. 35). Ma che cosa fossero j questi veri principi e quale l'effettiva loro autorità, l'autore stesso ci mostra altrove. Anche di Bertoldo III attivissimo fedele al Barbarossa, ed uno dei principi più potenti dell'impero, l'autore è costretto di confessare che dell' attività sua nell'interno della provincia, nulla abbiamo j d'importante (pag. 38). Immaginiamoci poi alla costa ! Dove più si scorge questo spirito di opposizione ai sentimenti nostri è a pagina 39, nella quale si tocca della lotta tra i comuni e il Bar-barossa nella celebre lega lombarda. Ecco le precise parole dell'autore:-, La lunga lotta delle città italiane contro Federico Barbarossa non impigliò nessuna città istriana, benché fosse grande su queste l'influenza di Venezia, che s'era unita alla lega lombarda. Ed il fatto del combattimento navale presso Salvore, contrastato da molti critici. non servirebbe a dimostrare menomamente | la partecipazione delle navi istriane con quelle ! della Repubblica, perchè le città continuavano | ad essere dipendenti dal marchese partigiano j dell'imperatore." Prima di tutto osserveremo che ! il combattimento navale presso Salvore; se è centra- stato da molti critici, anche è sostenuto da moltissimi altri,--che le tradizioni locali, specialmente dichiesa, e la celebre tela donata al famoso Stefaneo di poco venerata memoria, e che non si sa dove sia andata a finire (circostanza questa che dice molto) ; e la lapide, commemorante il fatto, trasportata in Lombardia, e per ritrovare la quale ho un filo in mano, sono pur tutte testimonianze e documenti che valgono qualche cosa. ') Ma vero o falso che sia il combattimento di Sal-vore, rimane fermo che la deduzione dell' autore non regge alla critica. Padrone era il marchese di seguire il Barbarossa, padronissime le città istriane di unirsi a Venezia ; e il Morteani stesso ci ha dimostrato che questa famosa dipendenza dell'Istria dal marchese era ben poca e nulla in molte occasioni. Come non impedì altre volte che i comuni istriani accompagnassero Venezia nelle sue imprese e la combattessero anche più volte e facessero paci e guerre, senza che il marchese nulla avesse a ridire ; così non ha potuto impedire che le città nostre si unissero a Venezia ai tempi della lega lombarda. Dunque sono le città nostre che rappresentano l'Istria, e non il marchese lontano. Se ciò non si ammette, tanto sarebbe dire che l'Italia non ha mosso guerra al Barbarossa. perchè le città continuavano ad essere dipendenti dall'imperatore e che non è vero che Araby e gli Egiziani hanno testé combattuto gl'Inglesi, per la ragione che il Ivedivè. legittimo sovrano, era alleato degl' Inglesi. E poi che più? l'autore stesso è costretto a modificare la sua sentenza, per ciò da lui sappiamo che le città istriane sentirono le conseguenze della pace di Costanza, che trattarono da sè i propri affari e facendo guerra pace ed alleanza con altre città, per tutelare i propri commerci (pag. 39) ; che. non curandosi della divisione dei partiti della Germania, svilupparono le proprie libertà municipali : che in un decreto di Pirano in data 3 ottobre 1205 si trovano queste memorabili parole : Deficiente domino nostro Henrico imperatore alioquin nondnm esistente: libertà queste e sentimenti che provano (e ciò si ha anche da molti altri documenti anteriori alla pace di Costanza) come gì' Istriani non abbiano aspettato la sveglia della ') A proposito di quadri, ho saputo testé che due grandi tele del nostro Trevisani si trovano nel coro deila parrocchiale di Scanaglia, un grosso villaggio del Basso Lodigiano, vicino al Po, dove furono portate da una chiesa soppressa di Venezia. 8e Giove Pluvio lo permetterà, andrò a vederle presto, e vi saprò dire qualche cosa lega per amministrare da sè i propri interessi e che il titolo di questo studio del nostro professore. se troppo si prende alla lettera, è un titolo sbagliato. Noi riconosciamo le gravi difficoltà nel trattare argomento così difficile: dovendo camminare sopra un terreno, per dirla con Orazio et per ignes suppositos cineri doloso, non è a maravigliarsi se si è sentito qualche volta scottare i piedi. E tutto questo non toglie che si possa, anzi si debba riconoscere in lui non comune ingegno, mentre nutrita di seri studi : e. nelle stesse incertezze che abbiamo notato, una temperanza ed equanimità di giudizi ed un desiderio gentile di non urtar troppo la pubblica opinione: di che noi tutti gli siamo gravissimi.1) V. T. PUBBLICAZIONI Per 1' occasione degli sponsali del Dottor Carlo Marchesetti, direttore del civico museo di Storia naturale in Trieste, venne pubblicato in questi giorni un opuscolo di prose e di poesie. Fra le ultime leggesi un carme del Padre Antonio Schiavuzzi, pira-nese, buon poeta vissuto nel secolo scorso, e felice cultore delle belle lettere, nelle quali diede saggio non comune come professore al collegio nazareno di Roma. Si narra dello Schiavazzi, eh' ebbe una memoria sì prodigiosa, da sapere a menadito le principali opere di Virgilio, di Orazio, di Cicerone e del Tasso. Ai nostri giorni si distinsero fra gì' istriani per memoria tenacissima, l'avvocato Francesco Combi e Pasquale Besenghi. E uscito il fascicolo N.ro 5, 6. e 7 della pregiata Iie vi te antiphylloxérique internationale ; contiene : A. Levi. Les insecticides et le les vignes américaine$. — V. Pidliat. Les Lambrusca. — H. Strure. La que-stion phylloxerique dans le Caucase ; Le Phvlloxera en Hongrie; Le Phylloxera en Portugal. —- Roclri-gues de Mor'aes. Le Phylloxera, le Peronospora et l'Auguillule de la Vigne en Portugal. — Le vicomte de Villar d'Alien. La Commissiou centrale poftoguise du Phylloxera.. — A, Bathala Reis. Dernieres nou-velles du Portugal. — Bigliographie. — Liste des Publications euvoyées à la direction de la . Revue autiphylloxerique internationale. ') Nel prossimo numero gli appunti sui Cenni storico - statistici intorno alle saline di Piraìio del prof. Nicolich. già inviati dall' egregio nostro corrispondente, ma che non abbiamo potuto questa volta pubblicare per difetto di spazio N. d. E.