ACTA HISTRIAE VIII. ricevuto: 1999-11-20 UDC 929 Vergerij P. P. ml. PIER PAOLO VERGERIO E LA PROPAGANDA ETERODOSSA: LIBRI E PREDICAZIONE DEL PENSIERO RIFORMATO Michela CATTO IT-33070 Casarsa della Delizia (PN), Via Monte Grappa 76 SINTESI Attraverso un parallelismo tra l'attivita di propaganda religiosa svolta da Pier Paolo Vergerio e da Antonio Possevino si abbozza l'omogeneita delle metodologie di diffusione del pensiero religioso del mondo cattolico e riformato. L'analisi di tre casi di presenza di libri vergeriani in processi inquisitoriali e utilizzata per illustrare le diverse metodologie di diffusione delle idee religiose: libri, dialoghi privati e collettivi. Le indagini inquisitoriali sono anche fonte della possibilita di illustrare i continui adattamenti e risistemazioni del pensiero teologico a seconda delle situazioni. Non mancano esempi di Vergerio che usa determinate espressioni o altre a seconda del destinatario puntando ora su un veloce e rapido anticurialismo ora su esigenze piu intime e intellettuali. Ma non meno importanti sono gli adattamenti che il pensiero religioso canonizzato nella stampa compie sfuggendo al suo ideatore per essere sottoposto alle necessita spirituali del lettore. Parole chiavi: Pier Paolo Vergerio il Giovane, luterani, Chiesa cattolica PETER PAVEL VERGERIJ, JR., AND HETERODOXAL PROPAGANDA: BOOKS AND PREACHING OF THE REFORMED THOUGHT ABSTRACT Through parallelism between religious propaganda, which was carried out by Peter Paul Vergerius and Antonio Possevino, a uniformity of methodologies of spreading religious ideas in the Catholic and reformed world, is presented. The analysis of three books by Vergerius, present in inquisition processes, illustrated different methodologies of spreading religious ideas: books, private dialogues and collective dialogues. From inquisitions we can learn about continuous adaptions and adjustments of theological ideas according to the situation. There are many cases when Vergerius uses different expressions, depending on whom they are aimed at. Thus he passes from fast anti-curacy tone to more intimate and intellectual demands. 153 ACTA HISTRIAE VIII. Michela CATTO: PIER PAOLO VERGERIO E LA PROPAGANDA ETERODOSSA: ..., 153-172 No less importance is given to the adaptions, which are performed by the religious idea cannonized in texts, so that it escapes from its creator to become subordinate to spiritual needs of the reader. Key words: Peter Paul Vergerius, Jr., Lutherans, Roman Catholic Church Nella famosa Retrattatione data alie stampe nel 1558 Pier Paolo Vergerio (14981565) delineava le caratteristiche del buon vescovo. Nel fare questo ricordava le modalita entro cui egli stesso si era mosso nell'esercitare tale carica, quando era ancora pienamente inserito nella struttura della Chiesa di Roma e ne diffondeva la dottrina e le pratiche. Egli scriveva: "Egl'e bene, che le citta habbiano il lor Vescovo. Questo non puo riprendersi. Ma nol debbono gia havere di quel modello, che hai veduto me esser stato, e i miei predecessori, da un tempo in qua, molto meno il mio successore, ch'e il piggiore, che tu habbi mai havuto, ne sii per havere, specialmente per la sua malavita, e dottrina, e gran arrogantia, ne'l debbon havere eletto dal Papa, che dependa dal Papa, e insegni, e faccia cio che vuol il Papa, ma che sia eletto dal gregge, e debbia lasciare di fare tutte quelle poltronerie, che ho fatto io, e che han fatto gl'altri, e in luogo di quelle predicare la pura dottrina di Giesú Cristo, e amministrare i due sacramenti il Battesimo, e la Cena come Cristo gl'ha ordinati, che allora vi e come (come ho detto) il vero suo corpo, e vero suo sangue, e poi sopravedere, che in tutte le altre cose ogn'un faccia a punto secondo l'ordination divina. Questo e l'ufficio di chi habbia ad esser vero Vescovo e non di star occupato su frascarie, e ceremonianze empie, sognate da gente carnale, e frenetica, e molto meno di predicar dottrine empie, e imbeverne i poveri popoli, e maledir, e perseguitar la propria dottrina di Giesú Cristo" (Vergerio, 1558b, cc. CVIr-v). Questo passo si presta a due considerazioni. La prima e quanto della formazione, delle abitudini e degli usi che Vergerio aveva appreso esercitando la carica di vescovo e importanti funzioni all'interno della Chiesa furono da lui riproposti e riutilizzati nella diffusione delle idee riformate. La seconda considerazione e relativa alla possibilita di poter rintracciare, seppure ricorrendo ad una fonte particolarmente guidata come il processo inquisitoriale, la tecnica della predicazione fatta propria dal vescovo istriano. 154 ACTA HISTRIAE VIII. Michela CATTO: PIER PAOLO VERGERIO E LA PROPAGANDA ETERODOSSA: ..., 153-172 1. Un "vescovo" cattolico predicatore del pensiero riformato Per rispondere alia prima domanda, e cioe quanto il passato di vescovo cattolico abbia segnato la successiva figura di pastore 'luterano', confrontero la figura di Vergerio con quella di un campione della Controriforma, e cioe Antonio Possevino (1533-1611). Il raffronto mettera in luce alcune similitudini di cariche esercitate nella struttura della Chiesa e di tecniche di divulgazione del pensiero religioso. Le somiglianze vanno pero ulteriormente specificate, e non solo perché la figura di Possevino potrebbe essere idealmente e concretamente sostituita con quella di altri uomini che in qualche modo si resero fedeli e attivissimi esecutori delle nuove linee politiche e dottrinali emerse dal dibattito sviluppatosi a Trento. Si tratta di esemplificare come ci troviamo di fronte ad una svasatura cronologica che non e elemento negativo ma positivo di questo raffronto. Evidenziera infatti come le tecniche di quella che qui viene definita predicazione - e che comprende una svariata gamma di modalita, dalla produzione di libri, alla predicazione vera e propria, ai dialoghi individuali - utilizzate da colui che aveva visto gli abusi della Chiesa di Roma e riteneva di dover operare affinche quest'ultima si rinnovasse, non fossero poi cosí diverse da quelle che nel post-tridentino la Chiesa avrebbe fatto proprie. Astraendo dunque dalle debite differenze ed opposizioni dottrinali e possibile leggere la predicazione luterana di Vergerio in una chiave che non rompe totalmente con la tradizione che la Chiesa di Roma avrebbe ripreso e sistemato, prima a grandi linee con il Concilio di Trento, poi con provvedimenti sempre piü mirati e particolari! La prima similitudine nasce dall'analoga attivita che Vergerio e Possevino svolsero all'interno della Chiesa, e cioe da quella diplomatica: l'istriano come nunzio in Germania, il gesuita impegnato dal 1577 al 1586 in importanti missioni in Svezia, Polonia e Russia. Vergerio fu non solo un buon osservatore della situazione di grande subbuglio che si stava delineando con sempre piü precisione Oltralpe, avendo assunto anche un atteggiamento particolarmente critico nei confronti dell'avversita papale a riaprire le questioni conciliari? Possevino al contrario non ci lascia testimonianza di una particolare valutazione della politica ecclesiastica, tutto preso com'e dalla difesa di quelle posizioni dottrinali che la Chiesa aveva da poco ratificato. Un'analogia di carica che senza dubbio dice poco. Ma come non pensare che l'attivita ufficiale di diplomazia non avesse in parte influenzato anche la successiva predicazione vergeriana e le sue posizioni dottrinali, perlomeno nell'esito "Supposing that your [del lettore] account of what you call traditional Christianity is roughly correct, what difference does to the conventional narrative of sixteenth-century reformations, Protestant or Catholic?" si chiede Bossy (1987, VIII). Sull'attività di Vergerio in Germania e in preparazione del Concilio si vedano le osservazioni di van Pastor (1942, 29-30). 155 ACTA HISTRIAE VIII. Michela CATTO: PIER PAOLO VERGERIO E LA PROPAGANDA ETERODOSSA: ..., 153-172 pratico che gli aveva concesso la possibilita di apprendere con minuzia i problemi della Chiesa? Ed, inoltre, come non ritenere che la conoscenza delle problematiche dottrinali, sociali e politiche e che le analisi preconciliari e i colloqui informativi svolti come mediatore tra la Germania e il Papa non abbiano avuto alcun ruolo ed influsso sulle sue modalita di diffusione del pensiero riformato, contribuendo a far emergere quelle specificita che hanno permesso di elaborare la figura di Vergerio nelle forme di "riformatore italiano"?6 Dunque, nella svasatura cronologica che vede Vergerio raccogliere le prime informazioni in preparazione del concilio di Trento e Possevino uno dei suoi tardi esecutori, e nella quasi analogia di carica esercitata dai due, emergono similitudini dei comportamenti di predicazione che permetterebbero di vedere in Vergerio un vescovo cattolico. Partendo dalla rappresentazione molto formale di due uomini che sfidando intemperie e pericoli del viaggio si dedicarono sistematicamente ad un'attivita di predicazione, l'immagine di Vergerio, dopo la fuga dall'Italia, non sembra di molto diversa da quella di Antonio Possevino missionariof se non fosse che il primo opera in clandestinita e il secondo pienamente inserito nelle strutture istituzionali e ufficiali. Per il gesuita gli spostamenti erano giustificati dalla necessita di istruire il popolo attraverso la predicazione e la diffusione di libri e dal controllare che ogni singolo villaggio non si discostasse dalle norme e pratiche religiose; gli spostamenti di Vergerio, ex-vescovo allontanatosi dalla Chiesa di Roma, avvenivano con una minore sistematicita missionaria, facendo coincidere le tappe geografiche con la residenza dei propri famigliari o simpatizzanti, ma la "missione" era uguale per le tecniche della predicazione che non disdegnavano alcun mezzo: dai libri, ai dialoghi, alle prediche con sermone. L'attenzione di Vergerio verso l'istruzione delle masse puo essere letta come preannunzio di quella peculiare attenzione che il Concilio esprimera attraverso gli obblighi di residenza, le scuole di catechismo e molti altri provvedimenti che illustrano il primario e fondamentale obbiettivo di controllo del territorio.5 Non diversamente, sia Vergerio che il gesuita si impegnarono intensamente nell'attivita di scrittura e di divulgazione dei testi; ed entrambi avevano ben presente la necessita di elaborare metodi di diffusione che avessero piena consapevolezza del destinatario sociale e le possibilita di elaborazione e di comprensione dello scritto. Come la Chiesa di Roma aveva sentito la necessita di istruire per togliere dall'ignoranza; cosí i riformati non potevano trascurare il giudizio di Lutero che descrivendo il popolo aveva sconsolatamente considerato: "Vivono come il buon Questo e il pensiero espresso da Cantimori (1992, 87-89) e che riceve la piu organica ricostruzione nell'opera di Schutte (1988, 389-419; 1977). Per la figura di Antonio Possevino missionario si veda Scaduto (1959, 51-191; 1960, 342). Una breve immagine di Vergerio predicatore delle idee luterane in Church (1935, I, 136-137). 156 ACTA HISTRIAE VIII. Michela CATTO: PIER PAOLO VERGERIO E LA PROPAGANDA ETERODOSSA: ..., 153-172 bestiame e i porci irragionevoli".6 E l'importanza che entrambi diedero all'attività di lettura emerge anche dal loro impegno nell'attività di censura. Se Possevino si impegno nella grande selezione dei testi adatti al buon cristiano producendo la sua Bibliotheca Selecta,1 Vergerio si dedico a commentare l'indice di Giovanni della Casa del 1549. Nel suo Il catalogo de'libri, li quali nuovamente nel mese di maggio nell'anno presente MDXLVIIII sono stati condannati, et scomunicati per heretici, da M. Giovan Della Casa legato di Vinetia, et d'alcuni frati. E aggiunto sopra il medesimo catalogo un iudicio et discorso del Vergeriole posizioni in materia di censura non paiono molto diverse da quelle espresse dai cattolici, e dunque proibire tutto cio che rappresenta un pericolo per la vera dottrina: dai testi sacri delle altre confessioni religiose ai libri volti ad alimentare l'errore e la superstizione, come i testi di letteratura devota d'ispirazione cattolica9 Se a tutto questo si aggiunge la produzione vergeriana di libri di devozione o di produzione catechistica - generi non disdegnati neppure dal gesuita -, emerge come le modalità di diffusione del pensiero riformato utilizzate da Vergerio si richiamassero per tecnica a usi e consuetudini, ora pienamente consolidate nella Chiesa di Roma, ora rinnovate dalle deliberazioni tridentine; tecnica che poteva essere pienamente appresa esercitando importanti funzioni nell'organizzazione della Chiesa. Si trattava di costruire dunque nel tridentino due modelli lontanissimi ma anche molti simili: identici negli strumenti e in alcuni obbiettivi, tesi alla realizzazione di chiese istituzionalmente e dottrinalmente ortodosse, anche se diverse e in conflitto tra di loro. Ma quei modelli facevano perno comunque sull'atto con cui il pastore si recava in mezzo al suo gregge e sugli strumenti di diffusione della dottrina e di istruzione del popolo. E per l'utilizzo di questi strumenti Vergerio rimase sempre "vescovo".10 2. Predicazione e diffusione delle idee riformate attraverso alcune indagini processuali Se per Possevino possiamo parlare di piena, totale e incondizionata applicazione dei principii di disciplinamento della Riforma Cattolica; per Vergerio il discorso si fa diverso e non solo perché ad un certo punto si trovo dall'altra parte della barricata. 0 Sull'impegno di Lutero nell'istruzione religiosa cfr. Gilmont (1995, 243-275), Browet-Duquene, Henrivaux (1983), Bainton (1959, 110-111; 1958). 7 L'opera usci nel 1593 coi tipi della tipografia vaticana e sotto il patronato di Clemente VIII che ne affrontó le spese: cfr. Arcangeli (1989, 1-13), Biondi (1981a, 296-301; 1981b, 43-75), Balsamo (1984, 38-42). 8 Poschiavo, D. Landolfi, 1549 - per questo e gli altri commenti di Vergerio sopra gli Indici romani cfr. Cavazza (1997, 284-288). 9 Per i quali si vedano i brevi cenni in Cavazza (1991, 36, 42-43). 10 L'immagine e contenuta in Comba (1897, II, 281). 157 ACTA HISTRIAE VIII. Michela CATTO: PIER PAOLO VERGERIO E LA PROPAGANDA ETERODOSSA: ..., 153-172 Negli analoghi metodi e tecniche di diffusione rispettivamente della Controriforma e délia Rifoma, il luteranesimo di Vergerio presentava elementi di profonda originalité considerando il panorama dei riformatori italiani (Cantimori, 1992, 161-162). L'attività di divulgazione di Vergerio si espresse ora nel suo continuo pellegrinare di corte in corte, alla ricerca di protezione ed aiuti - ma anche mezzo per perfezionare il suo luteranesimo, accentuandone le note spiritualistiche -, ora nel suo viaggiare in incognito per predicare al popolo "con grande vehementia" e per distribuire attra-verso i propri adepti i libri riformati. Negli atti inquisitoriali del 1545 è descritto l'impegno di Vergerio nella diffusione della "prophana setta lutherana" ponendo l'accento sull'ormai avvenuta costituzione di "congregatione occulte" cui partecipano i suoi famigliari (ASVe, SU, 4, 1, 4. 2. 1545). Questa immagine si trova ampiamente testimoniata nelle indagini che coinvolsero in qualche modo il vescovo istriano, soprattutto nel 1558, anno della sua visita in Friuli, per impulso "massimamente [di] M. Animal Grisonio [...] povero Chietino, quell'inettissimo Barigello de Papi".11 Gli atti processuali registrano l'itinerante presenza di Vergerio nel territorio friulano o la diffusione dei suoi scritti tra i libri proibiti rinvenuti dal Santo Ufficio nei luoghi e presso i soggetti più disparati. L'ampia divulgazione degli scritti vergeriani era garantita dalla sua rete di legami famigliari, sociali e professionali che offriva vie per una diffusione quanto mai eterogenea dal punto di vista sociale. La diffusione dei libri presso i soggetti più disparati sembra rispecchiare il pensiero di Vergerio che negli ultimi due dialoghi dei Trattatelli12 metteva in luce come ogni uomo è chiamato da Dio, indipendentemente dal ruolo che occupa nella società e che la posizione sociale o la vocazione non hanno necessariamente un rapporto con il ruolo nel piano divino. Tra le imputazioni del processo al Vergerio del 1547 compaiono "questi due, che esso curiosissamente et in gran quantité habbia tenuto et tenga libri luterani prohibiti, et che di questi tali libri el ne habbia dato et dispensato a diverse persone per farli deviar dalla verità catholica". Anche se, secondo la difesa "non si è trovato che vero sia [...] cio è che esso vescovo habbia con tanta curiosité et in tanta quantité tenuto di quegli libri" (ASVe, SU, 4, 1, 17. 6. 1547), da questo atto processuale emerge sia la lettura del Beneficio di Cristo e del Summario della Sacra Scrittura, sia che tra le accuse parte consistente avevano appunto il possesso, la lettura e la diffusione di testi 11 Cosí viene definito da Vergerio nella sua Retrattatione (1558, c. E2r). Tra gli studi che ricordano la presenza di Vergerio in Friuli cfr. Battistella (1914, 474-483), Paschini (1919, 131-132; 1951, 2835). E soprattutto Del Col (1998, XXVIII-XLII). Un particolare ringraziamento all'autore per le possibilité di discussione che mi ha cortesemente offerto. 12 Si tratta di Della negazione e vocazione di Pietro. Dialogo di Pietro e Paolo Apostoli. Attentano quei che hanno ritratto e Della conversione e costanza di Paolo. Seguito del Dialogo , per i quali si veda (Vergerio, 1883). 158 ACTA HISTRIAE VIII. Michela CATTO: PIER PAOLO VERGERIO E LA PROPAGANDA ETERODOSSA: ..., 153-172 eretici. E nelle imponenti indagini inquisitoriali che toccarono il Friuli dopo la fuga dell'istriano dall'Italia uno spazio particolare viene concesso alla lettura di libri eretici con domande volte ad individúame la presenza e la lettura. Tra i libri divulgati troviamo sicuramente testi di alto valore teologico, gli stessi che poi compaiono nei processi inquisitoriali,13 ma anche testi scritti dallo stesso Vergerio, dopo il 1549, anno in cui fu privato della carica e a cui possiamo far risalire un incremento della sua campagna di stampa contro la Chiesa romana e un impegno che lo configurano come uno dei più famosi autori di opuscoli e libelli tra i protestanti italiani, oltre che fautore di un movimento filo-protestante che si sviluppo attraverso l'Istria, il Friuli e la metà orientale del Veneto. E sono proprio questi libelli i più interessanti poiché essi paiono cogliere le esigenze spirituali provenienti dalle più svariate classi sociali. Perlopiù si tratta di violenti opuscoli polemici, spesso di poche carte o poco più, che attaccano usi e pratiche della Chiesa di Roma e che si intrecciano con altre idee evangeliche adattandosi alle situazioni socio-politiche. Libelli scritti in lingua volgare poiché l'istriano era un gran sostenitore della diffusione del Vangelo presso il popolo opponendosi, come scrisse con beffa in Che gli Apostoli solevano fuggire e andaré a predicare in altre terre quando sentivano le persecuzioni dei Farisei, a tutti coloro "che non vogliono ch'esso si possa leggere in volgare; han paura che la luce di quella dottrina non scuopra le loro alchimie e bugie"14 Ma ripercorriamo brevemente, attraverso i processi inquisitoriali, la presenza di Pier Paolo Vergerio e dei suoi libri, prestando particolare attenzione al pensiero eterodosso del potenziale destinatario e alla sua classe sociale. Nel procedere dobbiamo tenere conto come la figura di Vergerio rappresenti talvolta nei processi inquisitoriali, e in maniera particolare in quelli nati dopo la sua visita in Friuli avvenuta nel 1558, una sorta di domanda di rito: "an ipse quandoque locutus fuerit in Germania vel extra cum Petro Paulo Vergerio, Bernardino Ochino et aliis Italis in ea existentibus, vel literas ab eis quandoque acceperit, vel eisdem scripserit" (Cfr. Del Col, 1998, 29); o come nei processi compaia l'immagine "Pier Paulo Vergierio alias Vescovo di Capo d'istria et privato dalla Sede Apostolica per suoi demeriti et heresie, et inimico capitale de lla Sede Apostolica" (ACDF, SS, R4-d, c. 487r). Quesiti ed affermazioni che confermano il ruolo di Vergerio nella diffusione delle eresie nel territorio del Patriarcato di Aquileia dove la sua fuga rappresento una sorta di Per i quali possiamo godere delle piu recenti trascrizioni del gia citato Del Col (1998). Ma si vedano anche le interessanti osservazioni di Peyronel Rambaldi (1987, 3-18; 1997, 162-217). 14 Si tratta del quinto dei Trattatelli. Esso, insieme a quello precedente Che Cristo fuggiva, sembra essere di preparazione alla fuga del Vergerio fornendo attraverso i Vangeli e gli Atti la base teorica giustificativa del suo abbandono dell'Italia. Sull'importanza logistica di utilizzare negli scritti la lingua volgare si vedano le considerazioni di Cavazza (1983, 91-115). 159 ACTA HISTRIAE VIII. Michela CATTO: PIER PAOLO VERGERIO E LA PROPAGANDA ETERODOSSA: ..., 153-172 spartiacque dell'atteggiamento dell'Inquisizione segnando il suo definitivo irrigidi-mento15 e dove fu quasi "l'ossessione" degli inquisitori. Un procedimento di ricostruzione che presenta alcuni limiti connessi all'uso dei documenti inquisitoriali. Tale fonte introduce alcuni problemi nel momento in cui viene utilizzata come manifestazione del "vissuto religioso". In essa, infatti, piü che la voce dell'indagato si sente la presenza del diritto canonico e delle esigenze della Chiesa; anche se cié non distoglie lo storico dal cercare di scoprire le vere idee e i sentimenti religiosi degli imputati.16 Qui, ad esempio, nel continuo scontro tra indagato e indagante non potremmo mai sapere con esattezza quale fu l'importanza che la gente diede alle prediche di Vergerio, cosa pensó o effettivamente condivise, a causa del gioco che si instaura tra chi vuole sapere per verificare l'accusa, dando cosí importanza al fatto, e chi vuole nascondere o non ha consapevolezza del fatto, o di chi, magari, soltanto con l'interrogatorio prende coscienza di ció che é avvenuto. La presenza di Vergerio, anche se ricostruita attraverso le fonti inquisitoriali, mette in luce l'autonoma elaborazione di precise modalita di diffusione nel tentativo di fare propri i compiti di insegnare ed istruire il popolo. Innovazione nelle tecniche di divulgazione che nasceva dalla fusione di ció che era stato appreso esercitando le funzioni di vescovo, con la necessita di insegnare ed istruire in una fede diversa da quella della Chiesa di Roma, di procedere ad una revisione profonda delle dottrine canoniche, dei costumi ecclesiastici, ad una lotta a tutte quelle superstizioni giudicate empie e frutto della mercificazione del clero. E in questa lotta egli utilizzó la scrittura. Testi a stampa o con una circolazione manoscritta, che rappresentano il tentativo di inventare dunque un "nuovo" modo di diffusione del pensiero riformato poggiante sulla profonda conoscenza della dottrina romana, probabilmente sorta dall'essere stato vescovo della Chiesa di Roma, e su una violenta opposizione ad essa che condussero all'uso di una tecnica definita come "sommario di un testo cattolico con un commento sarcastico" (Schutte, 1988, 417). Logicamente nello spazio di questa relazione non prenderó in considerazione ogni singolo processo che vede citato un testo o una presenza vergeriana. Mi limiteró dunque a individuare un'area geografica, il Patriarcato di Aquileia, e tre status sociali: quello delle donne e religiose documentato dalle clarisse del monastero di S. Chiara in Udine, quello elitario rappresentato da uno stampatore e dai gruppi etrodossi da lui forniti di materiale librario, ed infine il mondo socialmente etero-geneo che emerge dall'imponente indagine inquisitoriale scaturita dalla visita di Vergerio in Friuli nel '58. Si trattera dunque di illustrare come le letture vergeriane, le medesime letture, conoscessero adattamenti provocando il sorgere presso il lettore 15 Sui riflessi della fuga del Vergerio e dell'Altieri nella politica inquisitoriale si vedano le riflessioni di Del Col (1982, 80). 16 Sull'uso della fonte inquisitoriale cfr. Ginzburg (1989), Tedeschi (1997, 47-67; 1991). 160 ACTA HISTRIAE VIII. Michela CATTO: PIER PAOLO VERGERIO E LA PROPAGANDA ETERODOSSA: ..., 153-172 di ben diverse opinioni religiose o più precisamente della possibilità che le idee esposte venissero recepite e rielaborate in modo diverso proprio perche andavano a soddisfare ed alimentare esigenze e pensieri differenti. L'analisi dei processi inoltre evidenzierà l'attenzione vergeriana verso tutte le classi sociali, la sua capacità di destinare all'una i suoi libri, all'altra i colloqui privati e personali. 1. Testi vergeriani sono indicati nel processo inquisitoriale che interessa le monache di Santa Chiara in Udine, accusate di anabattismo, di antitrinitarismo e di pratica nicodemitica. L'anno del processo è il 1590, periodo che rappresenta il culmine di un'indagine processuale iniziata sin dagli anni '40 del secolo. Nonostante i mutamenti avvenuti nella politica inquisitoriale patriarcale e nell'atteggiamento della classe dirigente verso il tribunale del Santo Uffizio, le monache uscirono ancora una volta pressoché indenni grazie alle numerose coperture politiche di cui poterono godere.17 Durante la perquisizione del convento succeduta alla denuncia furono ritrovati ben pochi libri dopo che, come ricordano le monache, molti erano stati dati a lacopo Maracco durante la precedente indagine processuale: "che altre volte ho inteso esser una legge per la quale alcuni libri sono prohibiti, et per questo noi suore di S.ta Chiara da Udine mandassimo i nostri libri a Mons.r Maracco, il quale ne rimando alcuni et gl'altri per quanto fu detto furono abbruggiati" (ACAU, SCM, c. 50v). Prima di vedere quali libri furono rinvenuti è importante ricordare come la loro presenza potrebbe essere fatta risalire a qualche decennio prima, visto che una delle sorelle di Vergerio, Coletta, e un'altra sua parente, suor Orsa, dimorarono nel convento e dato che Vergerio continuo a lungo una qualche forma di contatto con suor Elena e Cornelia Simonini, monache di questo monastero.8 Il primo testo indicato sono le manuziane Lettere vulgari di diversi nobilissimi huomini, presenti nell'edizione veneziana del 1558. La raccolta contiene diverse lettere che il Vergerio indirizzo ai rappresentanti delle maggiori corti europee come la Regina di Navarra, la marchesa di Pescara o, ancora, i cardinali Bembo e Contarini (Manuzio, 1545);19 esse rappresentano il tentativo di contatto da parte di Vergerio con quella cultura elitaria che si avvicinava alle novità religiose con una visione erasmiana, come era probabilmente quella di queste monache, figlie dell'aristocrazia friulana. Le "Lettere volgari" sono un testo in cui si accentuano i toni di travaglio spirituale e di difficoltà di accostarsi e rimanere vicino a Dio, come traspare dalla lettera che Vergerio scrisse a Luigi Alemanni: "conoscer questo fuoco, che mi 17 Per una ricostruzione minuziosa degli eventi che colpirono il convento di S. Chiara si veda Paolin (1978; 1980; 1996, 87-89). 18 Sui contatti di Vergerio con le monache udinesi cfr. Battistella (1914, 476). 19 Su questo testo si vedano le riflessioni di Schutte (1975). 161 ACTA HISTRIAE VIII. Michela CATTO: PIER PAOLO VERGERIO E LA PROPAGANDA ETERODOSSA: ..., 153-172 disghiacci, et scaldi nel suo servigio; questo lume, che mi tenghi fermo su'l buon sentiero; questa forza di spirito, et di carita, che mi tiri con l'intelletto la su alla cognitione di quella heredita et gloria incorruttibile, incontaminata" (Manuzio, 1545, c. 99v.). Ed ancora, nelle lettere di Vergerio compaiono le rappresentazioni dei cenacoli spirituali della societa del XVI secolo: "La Serenissima Regina di Navarra mi ha tenuto quattro lunghe hore, per le due prime fiate, a ragionar seco dello stato presente della chiesa di Dio, et de' sacri studii et di alcuni articoli bellissimi, et tutti spirituali", scrive alla marchesa di Pescara (Manuzio, 1545, c. 100r). Travagli, dubbi spirituali e contraddizioni tra credo religioso e vita reale e quotidiana dovevano essere punti di meditazione di queste monache che, pur aderendo all'anabattismo, sentivano di non poter uscire di convento al fine di mettere in pratica la propria dottrina di apostolato attivo o che, quando lo fecero per raggiungere le comunita anabattiste in Moravia, andarono a cozzare con le esigenze della societa nella quale erano inserite e con gli interessi delle famiglie cui appartenevano. Il testo rinvenuto nel monastero graficamente presentava delle particolarita. Delle annotazioni poste a margine di alcune lettere criticavano la figura del Papa o la divinita di Cristo e conducevano le monache verso posizioni antitrinitarie in una perfetta corrispondenza con gli atti del processo: "poiché da alcune di esse era empiamente informata, come quello che non fusse il figliolo ne il Spirito Santo prohibendogli le Monache, che per ció non si facesse la croce, dicendo in Nomine Patris, et Filii Sancti" (ACAU, SCM, c. 7v). L'attenzione di Vergerio verso le monache e documentata tanto nei suoi scritti, come Del matrimonio de preti et delle monache, quanto nelle sue prediche o dialoghi individuali, dove ricordava che "Queste madri che mettono sue figliole nei monasteri, pensano metterle al servitio d'Iddio et le mettono al servitio del diavolo", o che "le monache molte vano contra sua voglia, che saria meglio che si marittassero et far delle creature" (Del Col, 1998, 115-116). E un altro dei testi rinvenuti durante il processo fu indicato come "Matrimonio in hac vita melius est medius ad bene vivendum". In questa formula potrebbe essere indicato, forse, il Matrimonio delli preti e delle monache. Una lettura particolarmente interessante se relazioniamo il pensiero qui espresso, maledicente "Padri et fratelli che le confinano la dentro a stentare, et crepare", e "gli impii preti, et frati, che non parlate chiaro, et non scuoprite questo diabolico inganno" (Vergerio..., 1549, c. BblIv), con la gia citata fuga tentata da alcune monache intenzionate a raggiungere la Moravia per unirsi ai gruppi di anabattisti e dedicarsi cosí all'apostolato attivo, e con l'insegnamento impartito all'interno del monastero ove si diceva "che facendosi monaca, servirebbe al Demonio, et che pero stando al secolo salverebbe almen il corpo" (ACAU, SCM, c. 18v). Le "Epistole del Tolomei", rinvenute nel monastero durante la perquisizione, non potrebbero rappresentare un problema agli occhi dell'inquisitore se fossero leLettere di Claudio Tolomei, pubblicate nel 1547, poiché non furono oggetto di alcuna 162 ACTA HISTRIAE VIII. Michela CATTO: PIER PAOLO VERGERIO E LA PROPAGANDA ETERODOSSA: ..., 153-172 condanna ecclesiastica. Queste Epistole potrebbero essere, e qui la prospettiva muta totalmente, le riflessioni e le confutazioni che, senza dichiarare la paternitá, Vergerio fece sopra le Lettere del Tolomei: Sopra le letere volgari di M. Claudio Tolomei, vescovo di Curzola stampato nel 1553 a Basilea da Giacomo Parco. E un'opera, anche questa, che vuole spezzare una lancia in favore di una rottura con le empietá e le superstizioni in materia di dottrina e pratica religiosa. Nel libro si demoliscono una dopo l'altra alcune dottrine dell'eta del "papesmo": i miracoli di cui Vergerio sottolinea la loro paganitá; la pratica delle elemosine alle istituzioni religiose; critica la liturgia della messa, cosí come l'intercessione dei morti e dei santi cui contrappone con forza l'immagine redentrice, giustificatrice e mediatrice di Gesú Cristo. Anche questi principii trovano pieno riscontro nelle accuse mosse alle monache che "negano li preghi, et supplicationi di SS.ti et dicono, che se havesser potuto ottenir gratia appresso Dio Benedetto, l'haverian ottenuto per essi, et non haverian patito, come han fatto" e che tengono in "poco conto delle cose sacre, maneggiano li calici, et patene senza stimolo alcuno" (ACAU, SCM, c. 1r). Vergerio, inoltre, nelle Lettere difende l'idea della necessitá di una riforma della Chiesa: se, infatti scrive, "la nostra scuola e maledetta, se e heretica, et se ha partorito veleno, questo buon huomo che l'ha detto sará sforzato di dire anche la chiesa et scuola de profeti et di Christo et degli apostoli, la cui dottrina noi quanto pú possiamo si sforciamo di andar imitando et abbracciando esser stata maledetta heretica, et haver partorito veleno". Compito e quello di agire affinché il "papesmo si scarichi, et netti dai pesi et dalle puzze che egli ha addosso di tanti abusi, et tanti culti falsi"; mentre le monache affermavano non essere necessario "di pregar per la Chiesa, et per il Papa, si facevano beffe, et pregavano in contrario, dicendo che il Papa era un serpente grande, et li Cardinali suoi bisse; et che saria venuto tempo che saria stata tagliata la testa a questo serpente et suoi bisce" (ACAU, SCM, c. 3r). E dopo aver esaltato l'unicitá della figura di Gesú, Vergerio si dedica a mettere in luce la "fantasia" della leggenda di san Francesco, di cui nega le stimmate, e di santa Chiara; nonché cerca di riequilibrare la devozione a Maria o di criticare alcuni obblighi cristiani come l'astinenza in alcuni giorni dal consumo di carne, o al credere che la salvezza eterna e frutto delle opere. Anche questi principi erano presenti nelle pratiche insegnate nel monastero dove non si diceva "l'Avemaria, perché negano l'Incarnatione con dir, che l'é impossibile che una donna habbi partorito un figliolo senza copula carnale con huomo" (ACAU, SCM, c. 1r), o "credevano che la Madonna fusse una Donna Santa, ma non giá che havesse concepito di Spirito Santo perché Santo Isippo era stato con lei" (ACAU, SCM, c. 3r). Se questo e il libro posseduto dalle monache si puo capire la preoccupazione dell'inquisitore. In esso, infatti, non solo sono contenute molte idee protestanti, ma anche la possibilitá di staccarsi dalle credenze tradizionali ed ortodosse. Stabilendo che i concilii, i padri e le auctoritates hanno qualche volta errato esorta il lettore a 163 ACTA HISTRIAE VIII. Michela CATTO: PIER PAOLO VERGERIO E LA PROPAGANDA ETERODOSSA: ..., 153-172 non adottare il principio dell'obbedienza incondizionata, bensi quello della necessita di dare ascolto, scrive, a "quei buoni fratelli, i quai voi vi potete accorgere che hanno il dono della fede et intelligentia delle sacre lettere, a laude et gloria del celeste Padre et dell'unigenito suo figliuol diletto lesu Christo". I testi di un Vergerio acerrimo oppositore degli anabattisti sono paradossalmente recepiti da monache aderenti e simpatizzanti col pensiero anabattista. Paradosso che pone interessanti questioni sul rapporto scrittore e lettore e su come l'opera vergeriana, e le opere dei riformatori in genere, fossero soggette a interpretazioni che le rendevano adatte a incarnare diverse spiritualita. 2. Il secondo caso di presenza dei testi vergeriani e quello dell'ambiente vicino allo stampatore Pietro Perna.20 Non ricostruiro qui le vicende di questo stampatore, della sua attivita di diffusione dei libri proibiti e dei suoi contatti con gli ambienti filoprotestanti, per prendere in considerazione solo i titoli di alcuni dei libri vergeriani trovati in possesso degli uomini, perlopiú eruditi, legati a questo stampatore, conservati "soto la seconda fenestra uno cason grande pieno de libri del Vergerio et de altri autori de scapuzini estampati in le parte de Alemagna" (Perini, 1967, 365). In casa del prete Lucio Paolo Rosello si trova Al Serenissimo Re d'Inghilterra ... Edoardo sesto, della creatione Gel nuovo Papa, Giulio terzo ... (s.l. ma Basilea), 1550 (Perini, 1967, 387; Del Col, 1978); in casa del nobile veneziano Pietro Cocco si registra la presenza di ben nove libri scritti da Vergerio. Si va dai Dodici trattatelli di M. Pietro Paulo Vergerio, Vescovo di Capodistria, fatti poco avanti il suo partir d'Italia (Basilea, 1550), ai Discorsi sopra i fioretti di San Francesco, ne quali della sua vita et delle sue stigmate si ragiona, (Basilea, 1550), a quelli dedicati ad una critica serrata alla liturgia della messa (Perini, 1967, 389)21 Sono libelli polemici verso usi e consuetudini religiose tradizionali, ma affiancati dalla lettura di altri testi teologici, come Lutero o Melantone, che permettono di supporre che i libri vergeriani fossero oggetto di una lettura modellata dalla visione erasmiana e cioe piü interessata agli aspetti della dottrina, della Sacra Scrittura, e non imperniata sulla polemica contro le superstizioni e gli abusi22 Cio che attrasse questi uomini fu la possibilita di pentirsi e quindi acquisire la salvezza attraverso la fede: "[...] la sola legge di Christo e sofficiente di percotere et di risanare, in guisa che non habbiamo bisogno d'altro mediatore, perché Christo sgomenta i suoi, non per l'opera o decreto della legge, ma per lo spirito de la legge, la cui virtü, penetra, et giudica tutte le cose, ci consola et poi ci solleva Christo" (Perini, 1967, 367), scrisse Rosello. 20 Per lo studio dello stampatore Pietro Perna rimangono fondamentali i saggi di Perini (1966; 1967). 21 Sulle idee eterodosse diffuse a Venezia nel XV secolo, cfr. Ambrosini (1990, 155-1811). Ma per la ricostruzione del panorama religioso di Venezia si veda anche Grendler (1977, 135-137). 22 Sui diversi livelli di lettura delle opere vergeriane si vedano le considerazioni di Pierce (1994). 164 ACTA HISTRIAE VIII. Michela CATTO: PIER PAOLO VERGERIO E LA PROPAGANDA ETERODOSSA: ..., 153-172 Dunque, forme di religiosité più interiore, dove le polemiche verso le forme esteriori della devozione che i gruppi filoprotestani definivano come superstizioni, hanno lo scopo di acquisire adepti e attraverso loro quel peso politico necessario per ottenere una riforma della Chiesa. E tale riforma non assunse mai, in pieno riscontro con il pensiero vergeriano, le forme rivoluzionarie della dottrina anabattista che cosí tanto fascino aveva svolto presso le monache di Santa Chiara. In altri punti la lettura di Vergerio sembra addirittura contrastare con il pensiero dei gruppi filoprotestanti legati al Perna. Alcuni suoi esponenti erano, infatti, molto vicini alle posizioni dell'antitrinitarismo elaborate da Michele Serveto e cosí violentemente combattute da Vergerio. Altri ancora praticavano forme di 'nico-demismo' che Vergerio, dopo l'esperienza di Francesco Spiera di Cittadella, aveva definito come comportamento non accettabile (cfr. Schutte, 1988, 363-372; Comba, 1897, 281). Critica al nicodemismo e giustificazione dottrinale, teologica e spirituale della fuga che resero l'istriano uno dei canali di tramite per i rifugiati in fuga dall'Italia e diretti verso i Paesi riformati. Nei processi inquisitoriali si trova talvolta la rappresentazione di un Vergerio che nell'esercitare la sua carica di pastore volge un particolare sguardo all'Italia: "bene vero che il Vergerio che andava inanzi et in dietro dalla Valdellina et a Coira quanti ne poteva havere de questi tranfugi et ribaldi li conduceva da questo vescovo di Baione", testimonia nel 1565 Paolo Odescalco (ACDF, SS, R 4-d, c. 488r). 3. L'ultimo caso è quello documentato dalla imponente indagine processuale sorta dopo la visita in Friuli,23 quando scrisse Vergerio: "sono con gran rabbia corsi gl'Inquisitori, e han voluto gastiggar e ingrottire (s'havesser potuto) alcuni de nostri parenti e mangiato con lui, le quai cose non essendo solite di farsi, ne contra i ribelli delle sue patrie, e de suoi Signori, nè contra qual si voglia che sia malfattore e assasino di strada" (Vergerio, 1558, cc. A2r-v). Si tratta di testimonianze le più diverse: da quelle dei famigliari accorsi ad incontrare Vergerio, a quelle delle persone più vicine per idee religiose al vescovo istriano, a infine persone che lo incontrarono del tutto occasionalmente. Primo elemento da premettere è che l'inquisitore sembra particolarmente interes-sato a sapere se durante il soggiorno di Vergerio fossero stati distribuiti dei libri. La domanda di rito è "an in castro Duini viderit aliquos libros ab ipso Vergerio compositos" (Del Col, 1998, 110). Le risposte sono perlopiú positive, "gli era lí assai libri" (Del Col, 1998, 111, 117), ma tutte contrassegnate dal tentativo di dare in linea generale ben poca importanza alla presenza di quei fogli o comunque a descriverli sommariamente come "eran da meza incirca soma" (Del Col, 1998, 110), a negare la 23 Per l'indagine processuale si vedano le trascrizioni critiche dei documenti in Del Col (1998) a cui rimandero di volta in volta. 165 ACTA HISTRIAE VIII. Michela CATTO: PIER PAOLO VERGERIO E LA PROPAGANDA ETERODOSSA: ..., 153-172 conoscenza dei destinatari, "li dispensava ma non sano a chi" (Del Col, 1998, 117), o a indicarli nelle persone vaghe e imprecise di "quei de Capodistria" e negando in assoluto di averli presi. L'atteggiamento durante il processo di quelle che dovevano essere le persone piü vicine a Vergerio, e cioe dei suoi famigliari, si puo sintetizzare nelle forme di un misto di affetto parentale e di possibilita di ottenere dei favori da chi era stato cosí potente in passato. Esse accorsero alla chiamata epistolare dell'importante parente, talvolta abbandonando per la prima volta il luogo natio, talvolta ancora, lo fecero controvoglia, ma speranzose di ottenere da lui qualche piccola raccomandazione e di evitare una qualunque forma di offesa del vincolo di sangue. Durante gli inter-rogatori i parenti elencarono i contenuti delle prediche ascoltate, la negazione del purgatorio, la consustanziazione dell'ostia, il battesimo (Del Col, 1998, 108), e mai trasmisero la sensazione di sentirsi fuori dalla Chiesa ufficiale. Ad esempio, nessuno violo il digiuno quaresimale, sebbene "Vergerio con li suoi compagni manzava hora carne, e hora pesse" (Del Col, 1998, 110); e tutti provarono una sorta di disagio dinanzi alle espressioni piü sacrileghe di violazione dei precetti religiosi. Un altro gruppo interessato dall'indagine inquisitoriale del '58 e rappresentato da coloro che svolsero un ruolo attivo nella diffusione del pensiero protestante. Questi non solo ammisero di aver imparato una dottrina religiosa "leggendo li libri del Luthero" (Del Col, 1998, 36), o di aver letto importanti testi teologici, come quello di Melantone; ma anche di aver "letto ancora certa operetta vulgar del Vergerio contra la devocion di Loredo" (Del Col, 1998, 39). Era un gruppo che praticava la lettura dei testi vergeriani, ma beneficiava anche di incontri molto personali. Non mancano, infatti, i ricordi delle presenze di Vergerio nelle loro case private dove discuteva della Sacra Scrittura (Del Col, 1998, 47). Altre differenze emergono dai comportamenti delle donne. Tra queste ultime ritroviamo atteggiamenti i piü diversi. Alcune non ascoltarono la predica poiché soggette a qualche malore o impegnate in altri lavori; altre la udirono ma non ne capirono il significato: "non intendeva, et non saperia dir cosa alcuna" o "non metteva a mente et non mi racordo cosa alcuna certamente" (Del Col, 1998, 111). Altre ancora ricordano, come i bambini lí presenti, i fatti piü sensazionali come ad esempio, l'episodio che vede protagonista il bambino Pollonio, figlio di Antonio di Pollonio, indottrinato a non considerare l'acqua benedetta altro che "pisso del demonio" (Del Col, 1998, 111). Contro l'acqua benedetta Vergerio si era impegnato descrivendone la paganita, deridendola e sottolineando come si trattasse di una superstizione falsamente e in mala fede alimentata dalla Chiesa: "e li buoni Preti & Frati lo vedono, et glielo comportano, et godono vedendoli cosí goffi, perché questi fanno per loro" (Vergerio, Che cosa sia ... c. A1v). Non meno interessante e l'immagine di Vergerio che non si limita a predicare a gruppi di persone ed e attratto anche dalle forme individuali della comunicazione. Ad 166 ACTA HISTRIAE VIII. Michela CATTO: PIER PAOLO VERGERIO E LA PROPAGANDA ETERODOSSA: ..., 153-172 esempio, un certo barcaiolo di nome Zuane Tosabech depose di esser stato apostrofato da Vergerio con le parole "aspettate, non vi partite, che voglio raggionar un pezo con vui" (Del Col, 1998, 116); messer Teseo falegname disse di averlo incontrato, di essere stato invitato a sedere "all'incontro de lui" e di essere stato interrogato sulle sue generalita (Del Col, 1998, 147). Contatti personali, individuali e talvolta del tutto occasionali che diventavano il pretesto per diffondere il suo pensiero. Ed ecco che anche espressioni di augurio come "Dio et la nostra Donna lo volesse" e "o Dio, o Vergine Maria!" divengono motivo di indottrinamento a una pratica squisitamente teocentrica: "Ditti Dio solo, perché non accade chiamar altri, essendo lui solo per tutti" (Del Col, 1998, 151) e "Non bastera a nominar Dio senza nominar un suo fattor?" (Del Col, 1998, 152). E certo che dalle testimonianze, forse a causa del timore che porta ad ammettere la piü piccola delle proprie colpe o perlomeno a diminuire l'azione negativa accostandovi molte azioni positive, compare una relazione ambigua con la figura di Vergerio. Se da una parte, infatti, la gente accorre a Duino per ascoltare il predicatore violando la proibizione patriarcale, dall'altra, durante l'interrogatorio si mettono in luce gli elementi di profonda osservanza dei precetti religiosi. Ad esempio, Zoilo Sereni, cittadino di Capodistria, affermava di aver fatto sempre la confessione e comunione, eccetto quell'anno in cui "essendomi abbatuto a Duino, dove era Vergerio, con il quale se intertegnissemo per circa quatro hore, havendo inteso che monsignor vescovo nostro haveva suspeso de la comunione quelli che era stati a visitar il Vergerio" (Del Col, 1998, 61); osservanza che stride, per il suo pieno rispetto dei provvedimenti di sospensione patriarcali, con cio che nello stesso periodo aveva dichiarato di aver professato e in maniera particolare con il suo credere "ch'el papa non habbia piü potesta che li altri uomini". Le deposizioni di queste indagini processuali conducono non verso la lettura dei libelli vergeriani, ma su quella che dovette essere l'impressione suscitata dalle parole e dai comportamenti di Vergerio. Cio che colpí questi uomini furono non i discorsi sulla giustificazione della fede, ma la violazione dei precetti religiosi, come quello del digiuno in quaresima, o la devozione tendente a dare un ruolo centrale a Dio svalutando il ruolo di Maria e dei santi, o la forza espiatrice del pellegrinaggio a Loreto. Per chi accorse a Duino l'interesse all'opera vergeriana sembra connesso quindi al fascino dell'opposizione alle forme materiali della devozione e cioe alle immagini, ai voti, alla messa, ai precetti oltre che ad un violento anticurialismo sul quale Vergerio non mancava di predicare: "trovate de' preti et frati per cavar soldi et assassinar le povere persone" (Del Col, 1998, 116). Un altro quindi modo di interpretare la predicazione vergeriana e di amalgamare svariate tendenze per rag-giungere quel peso politico necessario per spingere verso un rinnovamento della Chiesa. 167 ACTA HISTRIAE VIII. Michela CATTO: PIER PAOLO VERGERIO E LA PROPAGANDA ETERODOSSA: ..., 153-172 La presenza dei testi vergeriani presso le più disparate classi sociali, le tecniche di predicazione diverse a seconda del destinatario sociale, le argomentazioni dottrinali più o meno raffinate a seconda dell'ascoltatore, documentano la figura di un vescovo che, attraverso l'impegno della predicazione e i libelli, meno teologici e più popolareschi, nei toni ma anche nel loro richiamo a polemiche e miscredenze ampiamente diffuse, rappresenta il tentativo di attuare realisticamente il grande incontro tra il popolo e i pensatori eretici italiani (Cantimori, 1992, 87-89)24 Non disdegno di particolare attenzione le esigenze più intime o intellettualistiche delle classi dominanti, cosi come quelle più materiali del mondo popolare, mostrando di condividere quella politica ecclesiastica che cercava di abbattere molte delle barriere che separavano le manifestazioni della cultura dotta da quella popolare per procedere ad una operazione di omologazione ed uniformité della cultura religiosa. PETER PAVEL VERGERIJ ML. IN HETERODOKSNA PROPOGANDA: KNJIGE IN PRIDIGANJE REFORMIRANE MISLI Michela CATTO IT-33070 Casarsa della Delizia (PN), Via Monte Grappa 76 POVZETEK Skozi paralelizem med versko propagando, ki sta jo izvajala Peter Pavel Vergerij in Antonio Possevino, se nakazuje enotnost metologij širjenja verske miselnosti v katoliškem in reformiranem svetu. Analiza treh Vergerijevih knjig, prisotnih v inkvizicijskih procesih, je ponazorila različne metodologije širjenja verskih idej: knjige, privatni dialogi in kolektivni dialogi. Iz inkvizicijskih preiskav lahko tudi razberemo nenehna prilagajanja in prirejanja teološke misli glede na okoliščine. Veliko je primerov, ko Vergerij uporablja ene ali druge izraze, odvisno od tega, komu so namenjeni. Tako prehaja od hitrega protikurijalističnega tona k bolj intimnim in intelektualnim zahtevam. Nič manj pomembna pa niso prilagajanja, ki jih opravlja religiozna misel, kanonizirana v tisku, tako da uhaja svojemu stvaritelju, da bi se podredila duhovnim potrebam bralca. Ključne besede: Peter Pavel Vergerij ml., luteranci, katoliška Cerkev 24 Con particolare riguardo alla peculiarità tutta italiana della rielaborazione dell'ecclesiologia luterana cír. Stella (1969-70, 22). 168 ACTA HISTRIAE VIII. Michela CATTO: PIER PAOLO VERGERIO E LA PROPAGANDA ETERODOSSA: ..., 153-172 FONTI E BIBLIOGRAFIA ACAU, SCM - S. Chiara-Monache, Processo del 1590, Archivio della Curia Archivescovile di Udine, c. 7v. ACDF, SS - Archivio della Congregazione per la Dottrina della fede, S.O., Stanza Storica, R 4-d, c. 487 r. - 488. ASVe, Santo Ufficio, b. 4, fasc. 1, Pier Paolo Vergerio ed altri di Capo d'Istria. Lettere ed altre carte. 1544-1563, Lettera di Fra Bartolomeo Hieronimo de Zara del 4 febbraio 1545. 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