ANNO XVIII. Capodistria, 16 Aprile 1884. N. 8. LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre • quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti ai ricevono presso la Redazione. IDI stiriti istriaixi Ci giunge a proposito la seguente importantissima lettera, perchè potrà un giorno servire di fonte a chi vorrà continuare la Biografia del benemerito Stancovich, la cni seconda edizione spera di poter pubblicare tra non molto, il tipografo Carlo Priora, incoraggiato da moltissimi comprovinciali. Di alcuni Gentiluomini Chersini che si distinsero nelle lettere e nelle armi. Al chiarissimo Ab. Giovanni Moise irla Cherso Venezia 25 Marzo 1884 Abate carissimo, Rispondo iu pubblico alla gradita vostra dei 5 corr., perchè mi pare opportuno di richiamare 1' attenzione dei comprovinciali sulì' argomento che tratta. Ho trovato alla Marciana il libriccino del vostro antenato Gio. Francesco Moise. Esso però non è una raccolta di lettere amorose, bensì una raccolta di rime amorose messe insieme e pubblicate da lui, ma di autori vari ; fra' quali c' è poi anche un altro Moise, Gentiluomo Chersano di nome Giorgio. Il titolo del libriccino è questo : Rose d' Amore Raccolte con nobil pensiero nel / | Giardino delle Muse Italiane Da Gio. Francesco Moise/ Bell'Accademia de' Capricciosi / nominato il Fantistico È stampato a Venezia, in formato tascabile, (alto cent. 14 largo 7,) da Francesco Grossi, nel 1615, e cousta di pagine 32 non numerate e di 230 nuuerate. Le prime 32 comprendono il froutispicio ; una 'neve protesta d'amore, in versi, senza nome d'autore.— «Ha Molto Illustre Signora Fulvia Zaffati Nobile Vcen-tma: — uua lettera dedicatoria dei raccoglitore —olii Molto illustri Signori Giovani Nobili Chersani; i iomi degli autori, 37 di numero, fra' quali alcuni illuìtri, come il Testi, il Guerini, il Marini. Gli altri, molti dei quali lasciarono bastante traccia di se nella storia dilla poesia italiana, sono: Domenico Veniero, Francesco C»n-tarini, Gio. Soranzo, Ascanio Belforti, Alessandro G;tti Articoli comnnicati d'interesse generale ai stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Sedazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati e Publio Licinio Veneziani; Girolamo Casoni da Oderzo, Antonio Ougaro, Bartolomeo Barbati e Cortese Cortesi di Padova, Michel' Angelo Angelico e Valerio Belli di Yicenza, Gio. Battista Arigoui di Mantova, Ottavio Rossi di Brescia, Crisippo Selva di Parma, Gio. Andrea Titone di Pavia? Francesco Panigarola di Milano, Girolamo Borsieri di Como. Ansaldo Ceba e Gasparo Murtola di Genova, Cesare Rinaldi e Ridolfo Campeggi di Bologna, Alessandro Talenti Toscano, Cosimo Galletti da Pisa, Cesare Orsino da Pietrasauta, Luca Pastrovicchi da S. Costanzo? Iacomo Castellano da ... . Roberto Poggio-lini da Imola, Mutio Manfredi da Cesena, Pier Francesco Paoli da Pesaro, Alberto Parma e Filippo Alberti da Perugia, e finalmente Tomaso Stigliani da Matera di Basilicata. Ho voluto notare i nomi e i luoghi di nascita di tutti gli autori per mostrare quanto fossero estese le corrispondenze letterarie del vostro antenato in Italia. Ai nomi degli autori seguono — i soggetti dell'opera; poi altra lettera — alti Cortesi Lettori, di Orti-bio Accademico Capriccioso, e versi dello stesso Ortibio e d' altri accademici in lode e della raccolta e del raccoglitore, da essi nomiuato non Chersano ma Chersino. Tralascio i versi laudatori, nulla contengono d'interessante per noi e riporto invece le due lettere, e per dare uu saggio dello stile del Moise, e perchè accennano ad altre di lui pubblicazioni, fatte o ideate, e ad altri signori Chersini che si distinsero o nelle lettere italiane, o negli offici civili e nelle armi ai servigi della repubblica di Venezia. Essendo la lettera dedicatoria datata da Brescia, è ragionevole supporre che Gio. Francesco Moise coprisse allora colà qualche pubblica carica. — Ora eccola nell' iutiero suo testo. - Alli Molto Illustri Signori Giovani Nobili Chersani/. ^Essendo stata questa mia Raccolta di Rose d' Amore „dianzi da me data alle stampe, et per quel patrio affetto, „con che riverisco, et onoro le SS. VV. M. Illustri, à „loro dedicata, ora, che di novo 1' ho riveduta, abbellita, „et ornata co '1 proprio nome de gl' autori à ciascuna „delle composizioni, di novo ancora gliela consacro, e „dono per fedel testimonio di quella affettuosa osservanza, „con la quale sempre gli son stato divoto. Et con ragione a' voi nobilissimi, et virtuosissimi Giovani si ^doveva simil dono di Poesia, poiché sì come ella è facoltà „più antica, et famosa dell'altre, così anco per esser lei | «fondamento, et base della Musica istessa, più nobile, et «dilettevole viene stimata da tutti. Et se io, che son «più atto ad ammirare, et riverire le SS. VV. che à lodarle, «et celebrarle, non posso corrispondere con questo mio «picciol dono alla grandezza de' meriti loro : nondimeno «però altri intelletti più chiari, invitati dalla singolare «benignità, che avranno ver me usata, rivolgeranno tutti «i studi, et pensieri loro, non a dedicarli le altrui com-«posizioni, come ho fatto io, ma a comporre novi Poemi «dell'antiche istorie, maravigliosi fatti, et chiare imprese „riportate da tanti segnalati soggetti della nostra deliziosissima Isola di Cherso, la quale ormai è resa Illustre «per l'houor delle lettere, e per il valor dell' arifli, «et per i conti Palatini, sotto l'imperio invittissimo deta „Serenissima Repubblica di Venezia, alla quale ser-«vemio sono stati, et vi souo molti della nostra Città «in diverse Podestarie et Fortezze, Ambasciatori, Giudici, «Vicari, Cancellieri, et Sopraeomiti di Galere Chersane, «come fra gl'altri fu 1' invittissimo Capitan' Andrea «Petris nell'armata coutra il Turco: il qual poscia pochi „anui sono da questa Signoria fu condotto per huomo di «gran valore nel fortissimo Castello di Brescia con fio-«ritissima et numerosissima compagnia di soldati, come «chiaro si vede dalle memorie illustri fatte nell'istesso «Castello per la sua partenza. Così chiaro, et famoso «renda ciascuno di voi il Ciel propitio, come di ciò lo «prego : Che per fine vi bacio lo onoratissime mani. «Di Brescia IO Agosto 1615 «Di VV. SS. Molto Illustri «Affettionatiss. per servirle «Gio. Francesco Moise." Ed ecco l'altra lettera dell'Academico suo Collegi. «Alli cortesi Lettori/Ortibio Academico Capriccioso/. «Diede alle stampe ne' giorni passati Gio. Francesco „Moise Nobile Chersano nell' accademia nostra de' Capri-«ciosi detto il Fantastico, una Raccolta di varie Rime «amorose in grazia d' alcuni nobilissimi Giovani iunamo-«rati suoi amici, et avendo veduto essere stata da Virtuosi «molto gradita, volendo nuovamente farla ristampare, ha „scielto a guisa d' Ape industre nel Giardiuo delle Muse «Italiane, altre composizioni con il ripor il proprio nome «dell'autore a'ciascuna di loro; et essendo l'opera per ,,se stessa commendevole, come quella che porta il no- i «bilissimo Titolo di Rose d'Amore, oltra che il chiarissimo «nome di sì famosi, et gravi Autori lo rende meritevole, «et degno di comparire iuauzi al graziosissimo aspetto „di qual si voglia, perciò non fa di mestiero, eh' io m' «affatichi il persuadervi a' leggerlo volentieri. Con questo «state iu breve aspettando dall' istesso Fantastico, sotto «nome del Lauro d' Apolline, una nuova Raccolta delle «più vaghe et dilettevoli Rime, che per 1' adietro mai «siano comparse a' gì' occhi vostri, ove in gravi Sonetti, „arguti Madriali, legiadre Canzonette, et vaghi Scherzi, „si vedranno al vivo quasi in bel ritratto espresse tutte «quelle occorrenze, car-i et avvenimenti amorosi, che per „1' ordinario sogliono provare i Giovani innamorati." Dalla pag. 224 alla pag. 230 poi sono riportati sette brevi componimenti del nominato Giorgio Moise, intorno al quale sono premesse queste parole: «Giorgio Moise Gentiihuomo Chersano, il quale oltre «che è di famiglia nobilissima in quella Città, è nondimeno molto più nobile per propria virtù, et per le sue «ottime qualità. Giovine d'elevato ingegno, spiritosissimo, «et senza alcun dubio chiaro iu tutti i suoi coinpoiii-„menti, et perciò ben voluto, et amato da i maggiori «letterati della sua patria, et in particolare dall' Illustre «Sig. Antonio Adrario, nobile Romano, inteudentissimo «di molte scienze, et stimatissimo nelle Corti di molti personaggi et Prelati." Vi dò per ultimo auche un saggio dei versi di questo. Donna lodata «Honor, Grazie e Bellezze In voi son risplendenti Più che non son del Sole i raggi ardenti; Più che non son le stelle 0 le minute arene, Leggiadrissime e belle In voi ripose il Ciel virtù serene : Tutto il vostro sembiaute Arde d' amor dolcissimo e beante." Perdon richiesto „M' adirai, fui spietato Con teco, hor me ne pento ; Un' altra volta io sento Che ride nel cor mio Caro e dolce desio. Facciam la pace hor sù, vive '1 mio ardore," E -osi siete servito da parte mia di quanto ho trovato aila Marciana. Tocca ora a voi proseguire le ricerche e in Cherso ed altrove, mettendo alla prova i non pochi amici di studio che avete in molte altre e cospicue città dell' Italia. Ma intanto anche il poco che oggi vi mando, vi da pieno diritto di domandare che ai due vostri Antenati Gio. Francesco e Giorgio sia accordato un posto fra gli uomini distinti della provincia, distinti per cultura letteraria onninamente italiana. Ed io che altra volta ebbi la fortuna di porre in evidenza, jon un solo documento d' Archivio, tre prodi e generosi Capitani usciti dalla nobile schiatta dei Petris, Giovanni Stefano e Nicolò (F. Provincia 1873 N. 15), sono og£Ì ben lieto di aver tratto dall' oblìo un quarto soggette distinto dello stesso nobile casato, Audrea Petris, prima capitano sul mare contro il Turco, poi co-mandaite dell' importantissimo Castello di Brescia. Mirabili coincidenze! La lettera stessa e gli archivi appens tocchi ci danno uuovi elementi a ravvivare la storia vera del nostro paese, nel momento appuuto che altri jon incredibile impudenza tentano oscurarla, per sostitiirvi favole, che ove cessano di essere ridicolaggini, divertano insinuazioni e calunnie. Ora dal fin qui esposto pare a me doversi concludere. che il celebre Francesco Patrizio, e 1' altro Patrizio o Di Petris Anton Francesco Marcello, dotto e zelantissime patriotta, che fu Generale dei M. C. Arcivescovo di Patasso e Vescovo di Cittauova, e lo Adrario di sopra lodax», non furono relativamente a Cherso fenomeni rari, o meteore straordinarie, ma il prodotto naturale della vechia civiltà e cultura dell' Isola e dell' indole sua. E di ciò io, vecchio cittadino del Quarnaro, me ne rallegro con voi e con me. Rinfreschiamo dunque le antiche istorie, onoriamo i nostri precursori ed amiamoci. Tutto vostro T. L. Nota. Di Francesco Patrizio e della rarissima edizione della sua Nova Philosophia stampò recentemeute (1879) uu assai erudito ragionamento il ch. Olindo Guer-riui, nel Propugnatore di Bologna, periodico bimensile di filologia, di storia e di bibliografia; e intorno allo Adrario so che fa studi e ricerche coli' usata sua diligenza, iu Roma ed altrove, il bravo nostro Dr. Albino Zeuatti. NOTERELLA Giacché ci si offre opportunità, e incoraggiati dalla vecchia massima che tutto serve alla storia, ci permettiamo di aggiungere iu via di modesta noterella una lettera di certo Giuseppe Barsotti, forse uu tempo professore di belle lettere nel Collegio di Capodistria, indirizzata ad uu nostro concittadino, nella quale brevemente discorre del celebre chersino Francesco Patrizio. Dobbiamo però qui avvertire un' inesattezza lasciata passare nel libro tedesco di Giacomo Brucker. Cherso non fu mai detta Clissa, ma Istris, Crepsa e Crexa. Clissa (Audetrium) 0 Clutz è cittadella e fortezza della Dalmazia, a nove chil. N. E, da Spalato. Dunque non si la può confondere mai con Cherso dell' Istria. Ecco la lettera : Caro amico. Murano, 17 maggio 1764 Ho uu. libro Tedesco di Giacomo Brucker, della storia Filosofica, che è un compendio di uu' altra opera più grande. Ora tra i Filosofi Platonici del secolo 16 trovo un — Francesco Patricio nato a Clissa nell'Istria nel 1529, del quale dà in breve la vita e le opere. Se ne avete bisogno ditemelo, che ve lo tradurrò subito. Benché 1' autore lo metta nato a Clissa (?) nell' Istria, non so se lo vorrete annoverare tra i vostri scrittori. Ma prima di chiudere la lettera penso di tradurvi il paragrafo tutto, ed eccolo : Francesco Patricio nato in Clissa, nell'Istria, 1529. Quantunque nell' anno 9 della sua età fosse costretto di abbandonare la patria, e andare in paesi forastieri, e consumasse quasi tutta la sua vita in faticosi viaggi, con-tuttociò imparò fondatamente la lingua Greca e la Filosofia. Per la povertà, a cui fu ridotto per opera de'suoi j nemici andò a Venezia, a Padova e a Modena, dove si pose a insegnare la Filosofia platonica. Finalmente andò a Ferrara, dove fu fatto Professore di Filosofia, e si rese così celebre per la sua dottrina, che Clemente Vili Papa lo chiamò per Professore a Roma, dove morì l'an. 1597. Era uomo di molta letteratura, di grande ingegno, * fornito di molti altri doni; malgrado le incostanze della sua sorte scoprì molte cose nuove. Era per lo contrario permaloso, e quindi ebbe molti nemici. Nemico giurat» di Aristotele, scrisse, per abbattere e la persona e la ilo- 1 sofia le — Discussiones Peripateticas, e si rese ansile più celebre per la sua storia della Filosofia Peripatetca. ] Era amantissimo della Flosofia Platonica. Produsse il suo | proprio sistema nell' opera intitolata : Nova de univeisis Philosophia. dove apparisce che ha studiato molto in Telesio, secondo alcuni. Fama non minore si acquistò per gli altri suoi scritti. Addio. Aff. Dev. Gius. Barsotti. Di questo illustre scienziato istriano scrissero fra molti altri il Ginguenè nella Stor. leit. d'Italia, voi. VII, p. 465-67; — il Tenueman, Manuale della Storia della filo-sefia ; — Rixner e Sibner — Vite ed opinioni de' più celebri fisici ; — il Tiraboschi, Storia della lett. it. ecc.; — L' Unione cron. cap. an. Ili, 22 ecc. ecc. Red. 2ST otizie Furono nominati i delegati dell'Austria e del Regno d'Italia per la commissione incaricata della regolazione della pesca nell'Adriatico. Vi prenderà parte alle conferenze, indette nella città di Gorizia, anche un rappresentante dell' Ungheria. Sul qual proposito scrive L'Indipendente : «Noi confidiamo che la Commissione saprà finalmente risolvere la pendenza in modo equo e conforme agli interessi della grande maggioranza delle popolazioni litoranee, deliberando una buona volta 1' emanazione di un regolamento o trattato, ma internazionale, sulle discipline tecniche della pesca, all' osservanza delle quali sorveglino i due governi ; trattato destinato ad avere per la pesca la stessa azione che i cartelli doganali hanno per la prevenzione e per la repressione del contrabbando." Dicesi che la durata delle conferenze sarà molto maggiore di quello che prima supponevasi, e che i membri della Commissione impiegheranno forse un mese per esaurire la vertenza e risolverla con quelle norme che soddisfino tutte le parti cointeressate. Si assicura anzi, che ad escludere qualunque sospetto di parzialità, i delegati di ambo le parti, convocheranno a Gorizia chioggiotti, e pescatori della nostra costa adriatica per interrogarli, giudicare e decidere. La legge votata dalla Dieta provinciale sui Comizi agrari venne rimandata dal ministero di agricoltura coli' accenno che vi ostava alla sua approvazione l'introdotta modificazione al §. 14 lett. d., che limitava il diritto incondizionato del ministero di nominare i due membri al Consiglio. La stessa legge quindi verrà ripresentata nella prossima sessione dietale. Ci è di sommo conforto poter annunziare l'estensione che va prendendo in provincia delle Società di mutuo soccorso, Si vocifera che a Pinguente i più operosi cittadini vanno studiando i mezzi per fondarne una nel loro paese: mentre a Moutoua ai 30 di marzo ebbe luogo I la prima adunanza per addiveuire alla formale costitu-zioue della soeiettà. Così tra poco nou ci sarà in Istria centro di qualche importanza che non conti nel suo seuo un sodalizio tauto benefico : e ce ne rallegriamo di cuore perchè vediamo come lo spirito di previdenza va facendosi strada fra le nostre popolazioni. L'Accademia dei Lincei ha nominato a suo presidente, iu sostituzione del compianto Quintino Sella, 1' illustre matematico Francesco Brioschi, senatore del Regno, nato in Milano nel 1824. Egli com' è noto, presiede l'istituto tecnico della sua patria, e ne fu anzi principale fondatore. Fra i suoi titoli scientifici, non ultimo è quello di direttore (1866) del J'olitecnico, a cui riuscì comuuicare gran parte della vitalità che questa celebre rivista, dopo l'abbandono di Carlo Cattaueo, andava perdendo. Nel Catalogne of Hcientific papers pubblicato a Londra dalla Royal Society (1867) sono registrate le sue opere di matematica, che fino al 1879 giungevano al numero considerevole di cento. Appunti bibliografici Gli anelli nella storia, nella poesia e nelle superstizioni. Note del Prof. Antonio Zernitz Docente neh'' i. r. Ginnasio superiore di Capodistria. — Trieste. Tipografia di G. To-masich 1884. È un lavoro, come se ne fanno tanti in questo sgretolamento della letteratura così oggi di moda. Ammesso il genere, lo studio dell' egregio professore è ben fatto, erudito, con buona conoscenza dell' argomento, e può tornare utile al letterato ed all' artista. Perchè, m' affretto dirlo, in questo dissidio tra la scuola storica e 1' estetica, si può, anzi si deve battere la via di mezzo. Negare del lutto i benefizi della prima sarebbe ingiustizia; solo si può deplorare che oggi invada troppo le scuole con danno del sentimento, e quindi del carattere nazionale. Tra le due scuole non ci dovrebbe essere dissidio. „La prima, dice egregiamente 1' illustre scrittore Fiorentino nella sua commemorazione del De Sanctis, cerca le notizie che accompagnano o precorrono un' opera, corregge gli errori del tempo, ricompone infine 1' opera dell'autore ; la, seconda invece ci svela 1' animo dell' autore stesso, ci fa amare i personaggi che rivivono nelle pagine immortali, insomma con la storia sola non s'intende l'arte, mentre la critica artistica, per dirla col De Sanctis, fa 1' ufficio dell' attore che con i gesti, l'inflessione della voce interpreta il personaggio del dramma : la critica dell' arte quindi non può essere la storia, tanto è vero che i grandi storici sono stati grandi artisti; perciò dobbiamo concludere: le due critiche s'integrano a vicenda, e 1' una non può stare senza l'altra. Aggiungerò un esempio. Un critico storico scrive una lunga disertazione per provarmi con documenti che la canzone tale del Petrarca, fu scritta nell'anno, poniamo, 1368 e non nel 1350 come si credeva. Questioni de lana caprina si dice; no, perchè quella semplice rettifica di data basta talvolta a buttar all' aria tutto il commento e l'interpretazione d' un criterio che tiri a indovinare e a rappreseutarci un Petrarca contrario al vero. Ma fatta questa larga concessione, rimane sempre a deplorare che troppi oggi a così fatti studi pazienti rivolgano la mente, che troppe investigazioni si facciano sulle così dette Fonti, Sorgenti, Diramazioni, Canali ecc. ecc. dell' Ariosto, del Boc-cacio con imitazione servile degli studi germanici, e che così sia turbata 1' armonia tra 1' educazione dell' immaginativa e della riflessione nella scuola italiana. Tornando allo studio del Professor Zernitz, ripeto che 1' erudizione vi è assimilata, e 1' argomento trattato copiosamente. Certo in così fatti studi è facile trovare qualche omissione ; ma sarebbe pedanteria farne all' autore un rimprovero con la sicumera del critico pretenzioso ripetendo: c' è anche questo, ha omesso quello. Alla buona però accennerò a qualche altra fonte che, esaminata dal paziente professore, gli darà occasione di completare il suo studio. Così dove tocca (a pag. 14) dell' anello d' Argalia nell' Orlando innamorato, e di Brunello nel Furioso potrebbe citare anche il passo seguente del Rajna: „Dell' anello si potrebbe ragionare a lungo. Talismani che conferiscono l'invisibilità, oppure che tolgono ogni efficacia agi' incanti abbondano nei racconti e nei miti di una moltitudine di popoli. Ci sarebbe da rammentare l'anello di Grige (Pigna, Bolza); quello di Yvain, l'elmo di Ade . . . Quanto all'altra virtù la ritrovo negli anelli dati dalla Dama del Lago a Lancilotto, da Isotta a Tristano, dalla regina di Scozia al figliuolo Gradisfer. Mi contento di queste poche e secche indicazioni, perchè la trattazione della materia spetta allo studio delle fonti bojardesche." — Così leggesi a pag. 119 nel-1' opera: — Le Fonti dell' Orlando Furioso di Pio Bajm professore di letterature neolatine nelV accademia scientifico-letteraria di Milano. Firenze, Sansoni editore 1876. *) Questi studi frammentari possono poi tornar utili in quanto si collegano ad altre questioni e ' i É un operone che non mancherà, sparo, nella biblioteca dei wofessori del Ginnasio italiano di Capodistria. A tutela delle ti mirate coscienze basti che è dedicato — Ad Adolfo Mussafia. studi letterari, e li richiamano alla mente del lettore. Perciò, parlando di anelli, è utile rammentare le ^cinture, gemme, anella e vasi d' oro" che si trovano nella sagrestia nel palazzo di Madonna Intelligenza; e per affinità di soggetto tutta la litania delle virtù varie delle pietre preziose, come ieggesi in detto poema dell' Intelligenza d' autore ignoto. Che autore ne fosse Dino Compagni ho dimostrato altra volta con zoppicanti ragioni (Nuova Antologia. Volume 22 — 1873). L' autore tocca dell' anello d' oro gettato in mare dal doge a Venezia, ma tace delle tradizioni e superstizioni sul conto del famoso anello del miracolo di San Marco che inspirò Giorgione e Paris Bordone nelle due famose tele che si ammirano nell' Accademia di belle arti a Venezia. Quante volte non ci tocca di fermarci davanti ad una tela famosa, e, vedendo, come in quella del Bordone, tutto quell' apparato di Senatori, con un umile pescatore, sulla gradinata inginocchiato davanti al Doge con un anello in mano, ci domandiamo : che cosa significa tuttociò? Ecco come tornano utili adunque questi studi di analisi paziente, specie poi se fatti coli' intenzione di illustrare un passo controverso od oscuro, o di apparecchiare la nostra mente a gustare il bello con piena conoscenza del soggetto, alzando anche lo stile ed accendendo nel cuore del giovane lettore la sacra fiamma dell' arte. Ed ecco, la fantastica leggenda dell'anello di San Marco quale viene raccontata dal Sanudo !). „In questa terra accadde una cosa molto miracolosa a dì 25 Febbraio 1340, e per tre giorni continui crebbero le acque, e la notte venne grandissima pioggia e tempesta, cosa inaudita. E fu tanta fortuna, che 1' acqua crebbe tre cubiti più che mai fosse conosciuto a Venezia. Et essendo quella notte tanta fortuna, un vecchierello pescatore nella sua barchetta., nel canale di San Marco, al meglio che potè si tirò alla riva di San Marco, ed ivi si legò, aspettando il cessare della fortuna. Altri dicono che fu in Terra Nuova. E pare che in tempo di tanta grandissima fortuna venisse uno pregandolo che lo volesse buttar a San Giorgio Maggiore che lo pagherebbe. E il pescatore rispondendo : Come si può andare a San Giorgio ? noi ci annegheremo, e più colui replicando pregava cbe egli dovesse vogare, che non avrebbe fortuna. Vedendo così la volontà di Dio lo levò, e andò a San Giorgio Maggiore. Et ismontato colui disse al barcaiolo che l'aspettasse. E poi stato un poco tornò un altro giovane nella barca ') Zanotto. Guida di Venezia ed anche — Attilio Sarfatti — San Marco — Venezia. Ongania 1883. dicendo: „Va verso San Nicolò di Lido. Il barcaiolo disse che non potrebbe andare ad un remo. Ed eglino dissero : va sicuramente che potrai andare e sarai ben pagato. Il quale andò. E pareva che egli andasse senza fortuna, e giunto a San Nicolò di Lido, questi due smontarono e tolsero di lì un terzo. E cosi insieme tutti e tre montarono nella detta barca. E comandarono al barcajolo che si vogasse fuor dei due castelli. Tuttavia era la fortuna grandissima. Et andarono fuori ; videro crescere in gran fretta che parea che | volasse uua galera ripiena di diavoli, come scrivono le croniche, e Marco Sabellico ne fa menzione di questo, la quale veniva nei castelli per sommergere Venezia ed abissarla. E subito il mare, il quale era turbolento venne quietissimo. E questi tre, fatta la croce, li scongiurarono a doversi partire ed andar via. E così subito la galera ovvero nave scomparve. E poi questi tali si fecero buttare uno a San Nicolò di Lido, 1' altro a San Giorgio Maggiore, ed il terzo a San Marco. Smontato disse il barcajolo, benché avesse creduto tanto miracolo, che egli lo dovesse pagare. E colui rispose : tu hai ragione. Va dal Doge e dai Procuratori di San Marco, e dici loro quanto hai veduto. E che Venezia s' abissava, se non fossero stati gli tre dicendo : Io sono Marco Evangelista, protettore di questa città. L' altro è San Giorgio cavaliere; l'altro è San Nicolò Vescovo, che fu levato a Lido. E digli che ti paghino. E che questo procedeva per un maestro di scuola, il quale a San Felice avea dato 1' anima sua al diavolo, e alla fine si era appiccato egli medesimo. Il barcajolo rispose : benché dirò loro questo, eglino non me lo crederanno. E San Marco si cavò un anello d' oro del valore di circa ducati 5, che aveva in dito e disse: Mostra, questo, e dì che guardino nel santuario che non ve lo troveranno. E poi disparve. Laonde la mattina il prefato barcajolo andò dal Doge, e dissegii quanto la notte aveva veduto. E mostrogli 1' anello per segnale. E fu mandato pei Procuratori, e guardato dove stava in dito 1' anello, e noi trovarono. Per quel miracolo il barcajolo fu pagato, ed ordinato di fare una processione, ringraziando Dio e quei tre corpi santi che in questa terra giacciono che di tanto pericolo ci avevano liberato. E fu data provvigione perpetua al vecchio barcajolo sopradetto. " La tempesta sedata da San Marco trattò col robusto penello Giorgio Barberella, o Giorgione; il pescatore che consegna 1' anello al doge, Paride Bordone : opera maravigliosa, dice il Selvatico, per armonia di colorito per forza e vaghezza di tinte, per soave degradazione di toni per verità d'incarnazioni, per prospettiva lineare ed aerea. La città di Busseto, capitale un tempo dello Stato Pallavicino. Memorie storiche raccolte da Emilio Seletti. Milano, Bortolotti 1883. Sono tre volumi in bella edizione; sono le frondi sparte raccolte dalla carità patria dell' e-gregio Avvocato Seletti, erudito archeologo e segretario della Società storica di Milano. Nel primo volume si tesse la storia di Busseto, nel secondo è detto de' suoi uomini illustri, tra i quali, come a tutti è noto, Giuseppe Verdi; nel terzo sono riferiti documenti, dei quali il più antico del 768. Tra gli scritti inediti del canonico Pietro Seletti trovo registrato 13.° — Dissertazione apologetico-cri-tica intorno ad un antica iscrizione triestina 1810. 14.° Lettera 24 Gennaio 1811 al p. Enrico San-clemente in risposta ad alcune sue osservazioni sulla Dissertazione dell' iscrizione triestina. Probabili quindi le relazioni del Seletti col Rossetti; ne parleremo. Intanto auguriamo ad ogni città italiana un solerte ed intelligente raccoglitore come il Seletti: la storia patria ne avvantaggerebbe non poco. Una centuria di proverbi trentini. Albino e Oddone Zenatti. Roma 1884. Un opuscolo. Non molti i proverbi trentini finora pubblicati. Un primo manipolo diede in luce il rovere-tano Beltrami, altri pochi si trovano nel Vocabolario vernacolo dell'Àzzolini, l'Emerti e il Baruffaldi ne mandarono al Pasqualigo per la sua bella raccolta di proverbi veneti. Gli egregi giovani Zenatti hanno teste dato in luce la presente centuria di proverbi raccolti alla Ohizzola, villaggio della Val Lagarina, sulla destra dell' Adige, alle falde del Baldo. Molti sono comuni a quelli del Veneto e di altre regioni. Alcuni mi pajono nuovi come i seguenti : Aquavita e aquasanta tanf em fa poca che tanta — De peste, fame, guera, e da musi che varda 'n terra, libera nos domine. — II olif de me nono, el morer de me pare e la vigna mia. — Resta de pessim, pena de uselim, e son de violini fa deventar V omo poverin. — Endove baie i scuri, la cà va 'm malora. E coi nostri proverbi istriani si è fatto nulla dopo il Saggio del Ooinbi nella Porta Orientale? Qualche tentativo credo di sì. Utile sarebbe una raccolta completa, che indicasse il movimento del pensiero popolare con raffronti tra i proverbi di altre regioni italiche, ed anche coi proverbi slavi dei contadini dispersi per l'agro istriano. Sono certo che questo ultimo studio condurrebbe ad ottimi risultati, dimostrando, per così dire, l'infiltramento della civiltà latina. Solo fra gli ultimi venuti, i Morlacchi, apparirebbe, io credo, qualche traccia confusa di tradizioni orientali. Ma il migliore studio sarà sempre da farsi con intendimenti internazionali: una raccolta di questo genere entra nei vasti dominii delle scienze, storiche, linguistiche, e potrebbe sciogliere molte altissime questioni. P. T. San Paolo nelle leggende, nei misteri, e in un passo delia Divina Commedia. L' egregio nostro comprovinciale, prof. Paolo Tedeschi, tanto benemerito degli studii per lodati e pregevoli scritti, venne esponendo in questo nuovo suo lavoro, pubblicato prima dall' Ateneo Veneto, raccolto quindi in opuscolo di 16 pagine, che gentilmente ci regalava, — le sue osservazioni intorno al grande apostolo (2 a. C. — 66 d. C.) che fu prima fervente israelita sotto il nome di Saulo, poi cristiano ed apostolo, e che per la Fede fu decapitato da Nerone. Studiando la vita del santo con moita erudizione e finissima critica nelle leggende e nei misteri, investigò poi la pro-fouda e acuta mente dell'Alighieri intorno al medesimo. Noi rechiamo qui l'ultima parte, perchè più adatta all'indole del nostro periodico; premettendo che, come di solito, assai attraente ed appropriata è la forma di questo studio del prof. Tedeschi, e che le idee ivi espresse si tengono sempre lontane dalla pedanteria e dalla affettazione, come dalla oscurità e dalla volgarità. Alla domanda, se 1' Alighieri, alluda nella Divina Commedia al Paolo della leggenda o della bibbia, così risponde coll'usata dottrina l'egregio autore dell'opuscolo: Non intendo di dare una risposta definitiva, iuclino però a credere che nella prima cantica abbia avuto in mente più quello che questo. Ecco il passo che giova riportare per intero, benché conosciutissimo : Tu dici, che di Silvio lo parente, Corruttibile ancora, ad immortale Secolo andò, e fu sensibilmente. Però se l'avversario d'ogni male Cortese fu, pensando 1' alto effetto Ch'uscir dovea di lui, e il chi e '1 quale; Non pare indegno ad uomo d'intelletto, C' ei fu dell' alma Roma e df suo impero, Nell'empireo ciel, per padre eletto; La quale, e '1 quale, a voler dir lo vero, Pur stabiliti per lo loco santo, U' siede il successor del maggior Piero. Per questa andata, onde gli dai tu vanto, Intese cose che furon cagione Di sua vittoria e del papale ammanto. Andovvi poi lo Vas d' elezione, Per recarne conforto a quella fede, Ch'è principio alla via di salvazione. Dante adunque, dopo aver accettata la proposta di Virgilio di visitare i regni della morta gente, espone un suo dubbio a mente riposata, e dice di non essere degno di andare sensibilmente a secolo immortale, come fu per singolare privilegio concesso ad Enea ed a Paolo. Tatti i commentatori, spiegano 1* ultima terzina citata rammentando il rapimento di Paolo fino al terzo cielo, come nella seconda lettera ai Corinti. Anzitutto però si osservi che Dante parla a Virgilio ignaro delle sacre carte, il quale nella bolgia degli ipocriti si maraviglia al vedere crocefisso con tre pali Caifasso, perchè della storia di Cristo, nou ha mai letto parola. Allor vid' io maravigliar Virgilio Sopra colui che era disteso in croce Tanto vilmente nell'eterno esilio. Come poteva adunque Dante giustificare i suoi dubbi con un argomento del tutto sconosciuto al pagano? Non è più naturale 1' ammettere alludesse alla discesa leggendaria di Paolo nell' Inferno, discesa facilmente nota a lui e nota pure a Virgilio che l'avrebbe veduto passare pel Limbo ? Di più si osservi che il poeta dice „essere andato Enea ad immortale secolo e sensibilmente, e poi passando a Paolo soggiunge semplicemente: andovvi poi lo Vas delezione" senz'altro correzioni ed aggiunte, necessarie se avesse inteso di alludere al rapimento in ispirito fino al terzo cielo. La parola andò ha un significato così pedestre, così plastico, che si prova una certa ripugnanza a crederla usata da Dante così felice ed esatto nelle locuzioni, a significare un rapimento spirituale. A lui così profondo nelle scienze teologiche e nelle divine scritture, certo sarebbe venuto alla penna uu vocabolo migliore : fu rapito, fu innalzato, ascese, e non quel disgraziato andò. Ma 1' avere invece adoperato il medesimo verbo, e con 1' aggiunta di quel poi, che modifica solo il tempo, e non il modo dell' azione, induce credere ad uomo d' intelletto, aver egli inteso di accennare non ad un mistico rapimento, ma ad una vera andata, come quella di Enea, sensibile drammatica, e ad altri visibile, non nel cielo ma nell'inferno, qualmente si legge nel brano citato (p. 11-12 dell'op.) dal Fauriel. Prevengo un' obbiezione. In Dante si legge la locuzione — ad immortale secolo andò. Se avesse voluto alludere alla difesa leggendaria di Paolo, avrebbe usato la parola inferno. Ma la locuzione più vaga ad immortale secolo dimostra che il poeta avea in mente quell'altro viaggio, o rapimento di Paolo fino al terzo cielo ; e perciò usò di una locuzione più generale secolo immortale che si riferisce così al viaggio reale di Enea come al mistico rapimento di Paolo. Ma è lecito rispondere che l'Alighieri non escludeva certo il rapimento di Paolo, che 'uno e l'altro viaggio poteva benissimo avere in mente, la discesa all' inferno come poeta de' suoi tempi, il rapimento al cielo quale teologo cristiano. Tutti gli studiosi ili Dante sanno poi quanto il poeta nella prima e seconda cantica abbia largamente attinto ai misteri ed alle leggende ; più lasciandosi inspirare dalla bibbia nella terza. Nella prima cantica egli è eminentemente drammatico ; quindi sotto 1' influenza del mistico, leggendario nella seconda, biblico nella terza. Se noi potessimo avere co-ooscenza di tutti i misteri rappresentati a que' tempi, troveremmo certo traccie di questi in più luoghi dell'Inferno : gì' indifferenti, la fiaba del triste coro degli angeli che per sè foro, satira potente dei don Abbondi di allora, la città di Dite, e più che tutto le comiche baruffe dei diavoli nella bolgia dei barattieri, accennano a remini- scenza di sacre rappresentazioni. Così è più ovvio che tra i demoni e le altre rappresentazioni plastiche infernali, la fantasia di Dante corresse al Paolo leggendario, nou dimenticando del tutto il biblico, e perciò usasse di uu vocabolo indeterminato — immortale secolo — con quell' andò, che evidentemente accenna più al mistero, che al testo della scrittura. Z. M. Trattato di diritti e doveri del prof. Nicolò Fran-zutti da Pirano. — Cividale, presso Fulvio Giovanni tip. ed. 1884. L'indole del nostro periodico non ci consente di ragionare a lungo di questo libro. Dobbiamo però dare all' autore, nostro comprovinciale, il dovuto encomio per la saviezza e 1' ingegno con cui ha svolto questo argomento importante. Ma quali siano stati gli intendimenti, quale il metodo nel comporlo,, a noi piace riferirlo colle parole dell' autore stesso : „Nel presente tratt.atello io svolsi il programma delle Tecniche 2 ottobre 1881 e delle Magistrali 1 novembre 1883, esponendo agli alunni, come fo nella scuola che io personalmente dirigo, la materia in tanti quesiti, come lo prescrivono le istruzioni ministeriali in proposito, col metodo erote-matico o socratico, cioè in domande e risposte, e non col metodo acromatico o accademico, che praticasi comunemente anche in simili trattatelli, non di rado ripieni di psicologia, di etica, di antropologia e di diritto naturale. — Nello svolgimento de' quesiti ebbi di mira oltre alla coltura, la educazione degli alunni, ed avendo 10 voluto, ove la natura di questo libretto lo comportava, valermi per guida della filosofia elementare dell' illustre Professore Francesco Fiorentino, mi corre qui obbligo di riconoscenza di fare cenno di questo Filosofo italiano, 11 quale promovendo da oltre un quarto di secolo gli studi speculativi, rende altamente rispettato il nome delle discipline filosofiche in Italia e fra gli stranieri." E non è questo il solo libro che ha pubblicato il nostro egregio istriano; diamo qui l'elenco di altri lavori stampati da lui dal 1871 al 1884 : Della filosofia italiana antica. Cenni storici critici (Poltre. Tip. Panfilo Castaldi. 1871). — Della tragedia antica e della tragedia moderna. Breve saggio di letteratura comparata. (Sassari, tip. Turritaua, 1877). — De' Lucilii Satiris. Dissertazione in latino. (Lodi, tip. C. Dell'Avo, 1879). — Del Menesseno di Platone e della orazione funebre di Pericle in Tucidide. Dissertazione critico-filologica. (Lodi, tip. C. Dell' Avo. 1880). — Del tipo di Mefistofele e della Margherita nel Faust di Goethe. Cenni filosofico- critici. (Lodi, tip. C. Dell' Avo, 1883). — Chiave della grammatica greca del Curtius. Con note glottologiche per gl'insegnanti (Lodi, tip. C. Dell'Avo, 1883). Sugli insegnamenti degli studi classici e sulla educazione della gioventù. Discorso accademico. CCividale, tip. G. Fulvio, 1884). R. La Storia Universale di Cesare Cantù verrà in breve alla luce per cura della rinomata casa Didot di Parigi. La traduzione ne fu riveduta accuratamente; il pi imo volume è interamente rifatto sopra quello che 1' illustre storico ha pubblicato nou è guari in Torino. Le precede una biografia molto estesa dell' autore. V' è aggiuuta la Storia degli ultimi treni! anni, tradotta anch' essa dall' edizione di Torino, e che, come è noto, lo è stata anche in spaglinolo e in tedesco. Questa nuova edizione francese, indica il successo di quelle che la precedettero, e che senza dubbio avrà come le altre. Saggi di istruzione intuitiva ad uso delle scuole e delle famiglie. Lezioni ciuquantaquattro di Francesco Timeus (istriano da Portole) direttore dell' Istitiluto magistrale femminile della città di Trieste. — Trieste, Stab. artistico tip. G. Caprili, 1869. È questo un ottimo saggio, dettato sulle orme dei più distinti pedagoghi moderni, che serve ad arricchire non solo la tenera mente dei fanciulli, ma a nobilitarne il sentimento e a indirizzare al bene la volontà. L'egregio Timeus, intelligente ed operoso educatore, pubblicando questo trattateli'), tenne per sua direttiva 1' assioma del chiarissimo Berti, che dovrebb' essere seguito da tutti i nostri docenti, ed è che la nomenclatura sia pel fanciullo un trattato vero di logica pratica. Per quauto concerne la forma, il direttore Timeus segue la socratica, che ha per base di cavar fuori dallo scolaro non mettere dentro, sovrapporre; forma come ognun vede, razionalissima e di assai pratica utilità. Le passeggiate col nonno — libro di lettura proposto ai maestri delle scuole rurali da Francesco Gazzetti. Milano e Torino, presso le Dite librarie Paravia, Pettini, Carrara, Agnelli e Trevisiui e gli Editori in Milano. Via Parini, N. 9, 1881. Quest' operetta, scritta nella forma usitata oggigiorno in domaude e risposte che tanto facilitano il compito dei docenti, racchiude le più importanti nozioni di agricoltura, opportune a sapersi non solo dai figli di agricoltori, che formano la maggior parte dei fauciulli nelle scuole di campagna, ma da altri a qualunque condizione appartengano. 11 libro è preceduto da una prefa-zioncella del noto pedagogista istriano, Vincenzo De Castro. E cou saggio intendimento la nostra Società Politica lo acquistava, perchè venisse distribuito ai figli dei nostri agricoltori che sbrino leggere — preferendo soltanto coloro che di un' istruzione agraria maggiormente abbisognano. Varietà Contro la brina (bruma) Molti mezzi soglionsi adoprare per iscongiurare questo male; ma il più comune si è quello di abbruciare delle sostanze vegetali inumidite d'acqua, e distribuite a catasta lungo i filari delle piante. Questo sistema non raggiunge sempre 1' intento ; massime qrtaudo 1' aria è perfettamente calma; perchè il fumo si eleva a guisa di colonna senza espandersi a fior di terra, com' è necessario per impedire il congelamento del vapore acqueo sulle gemme delle piante. In alcuni paesi viene ora adoperato con buon esito il catrame (goudron) per ottenere mediante la sua combustione l'intento prefisso. A tal uopo si riempiono di catrame dei recipienti comuni di terra cotta, della capacità di un litro; vengouo questi collocati negli interfilari dei vigneti, occupando in tutti i censi l'intero spazio coltivato. Nelle notti serene e senza vento, durante le quali manifestasi un forte abbassamento di temperatura, il vignajuolo farà attenzione di accendere il catrame, oltrepassata la mezzanotte. Per tale operazione, mauo mano che la combustione aumeuta, tutto lo spazio occu- pato dalle piante coltivate a ceppaja bassa viene invaso da una fìtta nube di fumo, che si mantiene rasente a terra; perchè il peso del fumo del catrame in combustione è superiore a quello dell'aria. Ci viene assicurato che l'esito ottenuto in alcuni paesi fu de' più soddisfacenti e perciò viene raccomandato dai principali agronomi. N. V. PUBBLICAZIONI La Biografìa degli uomini distinti dell' Istria del Canonico Pietro Stanco-vich. Il tipografo Carlo Priora della nostra città, incoraggiato da egregi patrioti e dalle molte adesioni ormai avute, ha stabilito di fare una seconda edizione di quest' opera tanto importante. La stampa verrà fatta in un volume in 8." grande, di circa 600 pagine, con caratteri nitidi, nuovissimi, appositamente acquistati, e costerà fior. 3 l'esemplare,, più le spese postali. Si pregia inoltre di avvertire, che darà mano alla ristampa, subito che raggiungerà il numero di quattrocento firme. Volge quindi preghiera a quei P. T. Signori, che hanno ricevuto la circolare d'invito coli'unita scheda di associazione, a volergliela rimandare il più presto possibile. Carlo Priora tip.edit. Storia orientale e gkcea, di Ruggiero Bonghi, pei Ginnasi e Licei, con cinque carte geografiche, parecchie piante di città e piani di battaglie e alcune incisioni. Napoli, Stab. tip. Vincenzo Morano, 1884. ringraziamento A tutti quei gentili, che vollero rendere l'estremo tributo di affetto all' amatissima nostra Caterina Gorzalini - Haissig accompagnandone la salma all' ultima dimora, porgiamo i nostri più sentiti ringraziamenti. Capodistria 10 Aprile 1884. Giorgio Gorzaliui e famiglia C'APODlS'i'KlA, Tipografia di Carlo Priora. Pietro Madonizza — Anteo Gravisi edit.e rodai, responsabili.