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Soldi IO al mimerò. L'arretrato soldi SO L'Associazione è anticipata: annua o semestrale- Franco a domicilio. L'annua, 9 ott. 76 — 25 settem. 77 importa fior. 3 e s. 20 ; La semestrale in proporzione. Fuori idem. 11 provento va a beneficio dell'Asilo d'infanzia
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CRONACA CAPODISTRIANA BIMENSILE.
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si pubblica ai 9 ed ai 25
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Per le inserzioni d'interesse privato il prezzo è da pattuirsi. Non si restituiscono i manoscritti. Le lettere non affrancate vengono respinte, e le anonime distrutte. Il sig. Giorgio de Favento è l'amministratore
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L'integrità di un giornale consiste nell'attenersi, con costanza ed energia, al vero, ali equità, alla moderatezza.
ANNIVERSARIO — 25 ottobre 1647 — Muore a Firenze Evangelista Torricelli —
(V. Illustrazione.)
sembra lavorare sino da quando fu trasferito alla sua novella sede di Trieste-Capodistria.
Monsignore ha in altri tempi, da noi non molto lontani, risolutamente oppugnato un eguale progetto che vagheggiava anche il defunto vescovo Legat, colla sola differenza che questo pio e benemerito pastore, non agognava alle altrui spoglie opime e voleva altresì eretto il collegio-convitto medesimo a Capodistria, cui intendeva fosse aggiunto anche il seminario diocesano. Dopo questo precedente è quindi per lo meno lecito di dubitare che monsignore Dobrilla, adoperandosi tanto alacremente intorno ail' attivazione di questo collegio-convitto a Pisino, non importa poi se ciò non sia altrimenti fattibile che passando sul cadavere di quella che già altra volta fu la sua chiesa, la sua mistica sposa, abbia di mira soltanto la preparazione del giovine clero, e non perseguiti piuttosto altri scopi, che noi ora nou vorremmo indagare. Ma comunque la cosa sia, qui ci preme unicamente di constatare che da noi, e nel-l'intiera diocesi, clero e popolo sono perfettamente d' accordo nel vole<o conservata questa antichissima sede episcopale ; e che non intendono minimamente di acconciarsi che le sue rendite abbastanza pingui per mantenere un vescovo siano distratte, per essere devolute a scopi estranei alla destinazione, di dubbio risultato quanto alfine e di molto equivoca tendenza. Dal clero poi della diocesi di Trieste-Capodistria, almeno dall' Istriano di nascita e di sentimento, ci attendiamo con tutta sicurezza ch'esso, associandosi alla petizione, non vorrà compartecipare ad un'azione che potrebbe riuscire tutt'altro che proficua al mantenimento della stessa pace religiosa nella provincia»
Erminia Fuà-Fusinato
Erminia Fuà-Fusinato moriva immaturamente a Roma il 30 settembre decorso, direttrice di quel Collegio Superiore delle fanciulle, da lei ideato e sostenuto da più ministri, ora prosperoso, nel quale si consacrò interamente all'apostolato di formare donne che sappiano crescere i figli alle più belle virtù.
Erminia nacque a Padova. Fanciulla ancora intese il fremito di libertà che preludiava il risorgimento nazionale, al quale temprata e fornita essendo di grande ingegno non poteva non addivenire uno dei gioielli d'Italia. Aveva sortite da natura venustà celestiali: biondi i capelli, rosee le guance, profondo e melanconico lo sguardo, leggiadrissime le forme, modesto il portamento; e fino dall'aprile di sua età aveva fatto risuonare la cetra di note soavi. Fu appunto all' udirla leggere i suoi versi, che Arnaldo s' accese d' amore. Divenuta moglie venne sulle prime angosciata per la sorte del suo caro, che perseguitato dalla polizia doveva quaudo darsi a fughe perigliose e quando celarsi ; ma fu eroica. Era letterata senza le comuni affettazioni : dallo scrittoio non sdegnava di passare alle più umili brighe domestiche. I suoi lavori di poesia e prosa, sparsi sui giornali e nelle strenne, verranno in breve raccolti e pubblicati. — In tutta Italia trovarono eco le onoranze funebri a lei solennemente tributate.
Catania, 1 ottobre.
(F. B.) Accetto con piacere l'incarico, ed eccomi a compierlo come meglio posso.
Quando si rifletta al rapido infiammarsi di queste popolazioni meridionali per tutto quello che sa di generoso ed eccellente, non potranno più destar meraviglia le proporzioni avute dalla gioia dei Catanesi nel vedersi
IL COLLEGIO CONVITTO
DI PISINO
E pur troppo necessario rilevare che da qualche tempo con una sempre maggiore energia procede in provincia il lavorìo contro la nostra nazionalità. Lavorìo, se vuoisi, di Sisifo, ma che impedisce però di progredire più lestamente in ogni miglioramento del nostro paese, mentre le forze migliori vengono ado-prate alla sola difesa dei nostri diritti conculcati. Ma . . . motus in fine velocior, e, Dio lo voglia ! Intanto all' erta e combattiamo uniti!
Un ultimo atto di queste minaccio alla nostra nazionalità ci vien fatto conoscere oltre che da notizie private, anche dalla seguente corrispondenza del Cittadino di Trieste. Noi uon dubitiamo che il nostro clero istriano, a cui sono affidate sacre tradizioni da conservare, si opponga allo strano progetto di un Seminario Convitto in Pisino, il quale sarebbe istituito col sagrificio della Diocesi di Parenzo, una delle più antiche e ragguardevoli dell'Istria, e non collo scopo di educare buoni sacerdoti, ma piuttosto altrettanti nemici in casa nostra.	(Provincia)
Ora ecco l'articolo del Cittadino: "Per iniziativa presa da monsignor vescovo Dobrilla, circola da qualche tempo fra il clero della sua diocesi una petizione, colla quale vuoisi propugnare appresso il governo la necessità dell'erezione di un collegio-convitto a Pisino, avente, come si dice, la missione di preparare la gioventù alla carriera sacerdotale. I mezzi pecuniari occorrenti alla erezione e conservazione del detto collegio convitto sarebbero poi forniti dalla soppressione definitiva o temporaria di questa sede vescovile, intorno alla quale egli, già vescovo di Parenzo-Pola, con rara, ma non commendevole costanza
APPENDICE.
IL CABECILLA
NOVELLA STORICA DI FILIPPO LaICUS pubblicata dall' Alte und Neue Welt
tradotta da
GIOVANNI de F.
Perciò si rendeva necessario un finto assalto diretto contro di essi, acciocché non potessero comparire sul vero campo di battaglia ; ed opinava che una ventina di Querrilleros sarebbero sufficienti a tale uopo, purché facessero del chiasso. Fissato l'accordo, ripresero la marcia più rapidamente. Quando giunsero in prossimità della postale, si disgiunsero dal grosso l'uno a destra e l'altro a sinistra due drapelli, per tenere a bada i due posti vicini. La colonna, diretta verso nord, ricevette l'ordine di fare alto e attendere che il trasporto giungesse al punto stabilito; quella verso sud ebbe anch'essa la consegna di attendere, e di non entrare iu azione prima che non avesse udite le prime fucilate sulla postale.
Entreras, coi più arditi montanari, do-
veva assaltare la scorta che precedeva il trasporto ; sulla retroguardia doveva gettarsi Jouan coi suoi ; e a Ruiz incombeva la riserva, cioè prendere parte al combattimento solo in caso di bisogno, e sopra tutto di occuparsi della distruzione del trasporto. Era l'ordine di spingere durante la zuffa i buoi e le bestie da soma nel bosco, di prendere i carri delle munizioni, ad ogni costo poi quelle pei fucili ; e qualora fosse riuscito impossibile il trascinarli nel fitto, romperli ed asportare le casse. Il marchese tenne con sè circa venti uomini dei più audaci, pronti ad accorrere sui punti più minacciati.
La strada, che abbiamo chiamato, come era infatti, la postale, era il letto di un antico torrente, alzato dal tempo ; essa correva stretta per quasi una raezz' ora, per modo che ben difficile sarebbe stata la situazione di due veicoli che si fossero incontrati, D'ambo i lati sporgevano dai fianchi del monte rupi coperte d'alluvione e di certa vegetazione, ed i fianchi a dolce pendio offrivano facile salita per entrare nel soprastante bosco.
In quel mattino ben strana era la scena di quel luogo. Quegli uomini cenciosi, che la guerra popolare aveva armati, somigliavano
più a bande di ladri speranzosi di ricco bottino, di quello che a generosi, i quali mettevano a rischio la loro vita per l'indipendenza della patria. I fucili carichi pendevano dagli alberi, e gli uomini stavano sdraiati per terra stanchi della rapida marcia. Chiaccheravano a gruppi ed a bassa voce ; qua e là si vedeva il fumo di alcuue pipe portate dai Francesi o quello dei sigaretti di carta. Alcuni dei più avvezzi alle scorrerie e più lesti furono mandati innanzi ad esplorare.
Il riposo durava già da un'ora, per cui si cominciava a pensare che qualche accidente fosse nato al convoglio, ed il Cabecilla era in preda ad angosciosi timori. Finalmente tornò indietro tutto trafelato un degli esploratori ad annunciare l'avvicinarsi del convoglio e il modo e la qualità della scorta. Procedeva il convoglio assai lento, e motivo n'era il capitano della compagnia che formava la scorta, il quale aveva spedito innanzi pattuglie e riconoscitori da tutte e due le parti; in conseguenza la sorpresa era impossibile. Tuttavolta il marchese prese tutte le disposizioui, alle quali in tale emergenza si poteva appigliarsi; fece ritirare tutti i suoi alquanto più indietro da tutte due le parti della strada, affinchè
restituita la spoglia del loro concittadino Vincenzo Bellini, dell'italo genio che colle sue ampie ali volò sopra tutti gli altri nel creare le armonie del cuore.
Quando giunsi a Catania, la mattina del 21 settembre, la città era già tutta imbandierata, fino nei vieoli più appartati; anche dalla finestrina del ciabattino sporgeva il tricolore ; da per tutto inscrizioni, poesie, ritratti incorniciati d'alloro ; per ogni dove s'udiva le arie belliniane sonate dal pianoforte ; la popolazione che somma a 70.000, quasi raddoppiata per lo straordinario concorso dei conterranei, in moto festosa ; e tutto ciò unito alle grida dei venditori delle biografie e delle immagini fotografiche.
Alle 5 e mezzo della sera il Guiscardo col prezioso carico, da lungo atteso, gettò l'ancora nel porto. Fu salutato con colpi di cannone, applausi, grida, musiche, fazzoletti e cappelli all'aria; e quando il feretro, sopra maestoso carro tirato da sei cavalli, entrava per la Porta Uzeda, le guardie non poterono più trattenere la folla, che volle staccare i cavalli e trascinare essa le ceneri del suo amato fino alla cappella ardente del Borgo. Il mattino seguente, il feretro venne consegnato al Municipio, e con solenne accompagnamento di truppa, di autorità, di dignitari, di accademie, e dei parenti (cioè il fratello, la sorella ed il nipote) venne trasportato alla Cattedrale, ove tra l'altro feee ottimo effetto un coro di duecento ragazzi. Sul frontone della chiesa leg-gevasi la seguente bellissima inscrizione : Questa basilica — ove dormono dimenticate — le ossa di tanti re — diventerà questo giorno famosa — per la tomba — di — Vincenzo Bellini.
Ho potuto assistere alla seduta straordinaria dell' Accademia Gioeuia, ove tennero discorso il prof. Acadas ed il sig. Gaetano Tedeschi. Il prof. Tacchini, con una memoria di grande interesse, propose l'erezione sull'Etna di un Osservatorio Bellini ; ed il Rettore dell' Università, il prof. Gemmellaro, parlò di alcune nuove conchiglie, le quali riceveranno il nome di Ccrithium Bellinii, Cerithium Puritanorum, Nerinea Somnanbula, Itieria Norma, e così va dicendo. Dopo il Gemmellaro sorse Raffaele Villari di Messina, soldato dell' indipendenza, ora repubblicano e poeta di bell'.avvenire ; lesse uua poesia molto applaudita.
Bellini, colpito da fiera infiammazione intestinale, morì in pochi giorni a trentadue anni il 23 settembre del 1835 in una villeggiatura presso Parigi, ed ebbe solenni funerali nella chiesa degli Invalidi. Mi raccontarono che in seguito a voci di avvelenamento, il re Luigi Filippo aveva ordinata la sezione del cadavere dinanzi a numeroso consesso di scienziati, e che il risultato dell'esame smentì pie-
non venissero scoperti prima del tempo, e mandò 1' ordine a Jouan di ritirarsi prontamente cansando le pattuglie, e di sbucare quando tutto il convoglio fosse passato per tagliargli la ritirata. Erano appena eseguiti tali ordini, che si cominciava già ad udire in distanza il suono delle campaue appese al collo dei muli. I Querrilleros stavano aspettando senza fiatare ; nel bosco regnava profondo silenzio, rotto solo dal tintinnio delle campane e dal cigolare dei pesanti carri. C' erano delle facce pallide, e delle mani tremavano; nè ciò deve recare meraviglia: anche il più valoroso all'imminenza della zuffa prova inevitabilmente una certa commozione che lo turba.
Dietro ad alcuni pezzi di roccia stava il marchese, colla spada impugnata, steso per terra in tutta la sua lunghezza, e circondato dai principali. Sul dinanzi s' erano ammucchiate delle pietre che lo nascondevano completamente, ma da alcune fessure egli poteva spaziare coll'occhto tutto il terreno. Si sentiva scricchiare i rami per l'avanzare dei francesi; e qua e là tra gli alberi e le macchie luccicava qualche baionetta o spuntava la punta di un cappello. Alcuni di quelli che circondavano il marchese puntarono tosto le loro carabine,
namen te le dicerie.
Accettate queste poche righe sufficienti pel vostro foglietto, e ritenete per fermo come qui molti ritengono che ... .
Ristampiamo il seguente lavoro del nostro diligentissimo cronista, essendo rarissimo. La prima edizione fu fatta a Venezia in 16° (Appresso Giorgio Bizzardo) al tempo dell'autore, nel 1611; la seconda nel voi. III della prima serie dell' Archeografo Triestino (1831); e questa è la terza in tre secoli circa. Fanno corpo colla Descrittione le Vite et fatti de1 Santi et Beati dell Istria (pag. 106), e una serie di Huomini in armi et in littere illustri (pag. 23.) Oltre a ciò egli pubblicò in 8.° (pag. 166) uua raccolta di "Rime e prose di diversi autori in lode „del serenissimo principe Nicolò Donato" (Ve-netia, appresso Alessandro Polo, 1620).
DESCRITTIONE
della Provincia dell' Istria
di Nicolò Manzuoli
L'Istria è Peninsola mediocremente fertile ma fà vini di Rè, Moscati, Eibole, Ogli, Sali et frutti pretiosissimi, che si estraggono per Venetia, per Ale-magna, et per altre parti del Mondo. Come prendesse il nome d'Istria varie sono l'opinioni. Il Biondo dice che presse il nome d'Istria da i Popoli Istri che la distrussero: F. Leandro citando Plinio dice che questa Provincia fu chiamata tìiapidia auanti che passassero gli Argonauti, ma venuti essi Argonauti, che si chiamò Istria, come scrisse anco Trogo. Pomponio Mela dice che l'Istria è detta dal fiume Istro, che è il Danubio, credendo forse, che quel gran Fiume, ò pur un suo ramo entrasse nel nostro Mare, come scrissero anco molti antichi scrittori vanamente. Finalmente Giustino dice, che per esser i Colchi venuti dall'Istro seguendo gli Argonauti furono chiamati Istri, et che da loro prese nome il Paese. Questa Provincia è in Italia, et non vna R-gione fra il Danubio et l'Italia, ne separata dall'Italia dal seno Adriatico come scriuono alcuni, ma è tutta conosciuta per vera portione d'Italia come scrive il Biondo anco innanzi il tepo d'Ottauiano Augusto secondo Imperatore de'Romani, sotto il cui Imperio nacque Cristo Reden-tor nostro. Plinio la pone per la vndecima Regione de' Italia situata sopra le riue del Mare Adriatico, et Strabone dice: L'Istria è in Italia et il fine anco di lei. E dunque l'Istria in Italia tra li due Colti Ter-gestino et Quarnero secondo Dante il quale dice
Si come à Puola vicina al Quarnaro
Ch'Italia chiude e suoi termini bagna. Overo secondo altri tra il Mare Adriatico et L'arsa Fiume, che sbocca in esso Quarnaro.
Il suo principio fù già à Risano Fiume detto Formione, ma bora e à S. Zuane di Duino al Fiume Timauo, et finisce à Puola, secondo Tolomeo, et secondo Strabone nel Quinto libro quando dice : Post Timauum Istrorum vsq ; Polam litus est, qui Italiae adiacet. E longa miglia 120. larga 40 et ne circonda 200 et più. Discosta da Venetia miglia 100 d'Ancona 100 et d' Aquileia 24. Confina in Oriente con la Carnia et la Liburnia, in Ostro con il Quarnaro, che separa l'Istria dall' llliria detta Schiauonia, In Occidente col Mare Adriatico, con la Città di Venetia, di Pesaro et d'Ancona mediante esso Mare et in Settentrione con il Friuli et con 1' Alpi dette il Carso, che separano l'Italia dalla Pannonia. Questo Carso,
interrogando coll'occhio il condottiero, il quale con gesto analogo impose tranquillità. I Francesi passarono innanzi. Dopo breve intervallo ne vennero degli altri, e anche questi guardinghi e silenziosi continuarono la via. Da lì a poco rimbombò una salva di fucilate mista a lontano grido ; risposero a questa sulla strada postale segnali di cornetta ; i Francesi che perlustravano il bosco corsero alcuni a mettersi dietro gli alberi, altri si gettarono bocconi mentre le palle fischiavano orribilmente: Jouan aveva assalito la colonna per di dietro.
Dio e Fernando! gridò colla sua voce altitonante il marchese, saltando in piedi, e fece fuoco sopra alcuni francesi che s'erano appiattati dietro una macchia; ed il bosco, come un colpo di magia, divenne vivo, e alte e selvagge grida s'alzarono da tutte le parti; crepitavano le fucilate. I pochi Francesi, così sorpresi, scaricati i fucili, se ne fuggirono verso la strada maestra, avendo alle calcagna i Querrilleros intenzionati di precipitarli dalle rapi.
Il comandante francese peraltro non aveva indugiato : sapeva che bisognava tenere occupate le alture fino a tauto che dal prossimo posto, il quale certo doveva udire gli
detto anticamente anco Giapidia comincia à S. Znan«? di Duino al Fiume Timauo, et sempre aggrandendosi vien à farsi una Montagna larga, grande et sassosa chiamata dagli Istriani la Vena, et scorrendo arriva fino al Monte nominato Caldera, da gli Crouati Ver-cha, et da gli Paesani Monte Maggiore, il quale beue sopra il Quarnaro latinamente detto Flanaticus sinus : Sopra questo Monte sono fontane che seruono à Molini, Arbori altissimi, et semplici infiniti.
In questa regione d'Istria dalla parte di Terra si può entrare per molti luochi, ina sono tutti passi così stretti, sassosi et difficili, che chi non facesse ad essi quello che fece Giulio Cesare à Villaco, doue fece via oue non era, per entrare nel Friuli, come dice il Candido, ò come fece Annibale nelle Alpi per passare in Italia, mai non potrebbe venire con essercito nell'Istria. Tuttavia la Provincia patì cinque rouine importantissime oltre molt'altre. Per la via del Friuli et del mare. La prima da gli Istri che le diedero il nome, come hò predetto: la seconda da Barbari, che messero il tutto à ferro et a fuoco in tempo cheTeutana nobilissima Siguora dominava l'Istria; la terza da Romani, la quarta da Visigotti, dopo la quale essa Provincia resto dishabitata per il corso continuo di 100. anni, della quale Parla s. Geronimo, come si dirà a suo luoco quando si farà mentione della patria di esso S. Et la quinta da Athila. Della prima et seconda non ho alcun particolare, ma della terza guerra con Romani dice T. Livio nella V. Deca lib. 1. Che essendo l'essercito Romano in Aquileia andò à campare vicino al Timauo, et quando gli Istriani videro mouer il campo dal Timauo lo seguitarono et messi i Komani in fuga presero i loro allogiamenti, et havendo in essi trouato le tauole prepaiate per mangiare, il Rè ii'Istria medesimo postosi à tauola cominciò a mangiare, et gli altri appresso, scordatisi d'inimici et della guerra, si caricarono di cibo et di vino. I Romani tornarono et trouati gli Istriani, chi à dormire, et chi ebrij n'uccisero otto milla. Il vbriaco fuggì essendo dalli suoi stato posto in fretta à cauallo. Vn'anno dopo in Roma fù ordinata la Guerra in Istria sotto il comando di Claudio Consolo, et furono saccheggiati alcuni luochi. Gli Istriani mossi dal sdegno et dal dolore vedendosi torre le cose loro se ben non haueano forze sufficienti, concorsa la gioventù di tutti i popoli vn essercito repentino et tumultuario, il quale nel primo impeto combattè con fierezza, ma nel fatto d'armi furono vccisi quattio milla di loro, et gli altri fuggirono per tutte le Città. Dopo questo i Romani si misero a combattere vna Terra detta Nisatio, oue s'erano ridotti i capi de gli Istriani, et la persona istessa del loro Re Epulone, et fecero colger il fiume altroue, che correua longo le mura, che impediva a combattenti et à gli assediati daua commodità dell' «equa. Si crede, che questa Terra fosse trà Sennino, e jjrade, per doue soleua passare il Fiume Formione, et venendo giù per l'ara della Fiera de Risano entrare in mare (col fango del quale furonofatte tutte le saline di quelle parti, si come sono anco fatte tutte l'altre dell'una et dell' altra ripa di esso Fiume) ma non si sà se da Romani à quel tempo fusse mutato il letto ad'esso Fiume non troppo dal primo lontano per assediar Nisatio, ò se per il cader del Monte Semino (come dice il Vergerio) crollato dal terremoto le fosse impedito per di là l'vscita, et che poi da paesani fosse fatto volger dall' a'tra parte di esso Sennino. Altri vogliono che questa terra fosse doue hora si chiama Emonia, vicina al Fiume Quieto, altri vicina al Timauo. Ógn' una di queste opinioni, a mio Giudicio, è migliore di quella del Coppo d'Isola, fondata, credo sopra l'authorità di F. Leandro, il quale dice, che à Cesena tra Murazo et Colonne sopra vna ponta che s'estende iu Mare era Nisatio, doue si uedono muraglie et Edificij che dimostrano esser stata vna terra, ma iui non è alcun fiume vicino. Et io sopra
spari, giungesse soccorso; perciò quando s'intese assalito d'ambo le parti, mandò gente per tener fermo sulle alture dominanti la postale. Il fuoco si fece più vivo, ed i Francesi tenuero fronte. S'udirono nuove grida: era Eutreras che dopo di avere agevolmente sbaragliato alcune pattuglie dell'avanguardia, suonato a raccolta, veniva precipitosamente presso il Cabecilla. Apparso di fianco al nemico, si gettò furibondo contro le baionette, roteando la sua formidabile azza. I francesi non poterono resistere al cozzo; ed il loro comandante, avendo rimarcato, da qual parte stava il grosso dei Querrilleros, abbandonò non osservato il convoglio e li chiamò tutti in un punto: la cornetta francese chiamava incessantemente a raccolta le pattuglie sparpagliate. Frattanto il Cabecilla coi suoi vennero sulla strada, e dopo di avere atteso che
i nemici si radunassero di corsa nel pun-r to dove suonava la cornetta, gridò : — Ruiz ! avanti! avanti! nessuno pensa ai carri. — Seguitemi, gridò Ruiz, e venne giù dal pendio precipitosamente : tutti gettarono la carabina ad armacollo e lesti lo seguirono. I carrettieri vennero tirati giù dai cavalli, e, insieme a quelli che cacciavano i buoi, uccisi;
carta dell' Istria hò visto Nisatio al dirimpetto di Capo d'Istria à pie del Monte di S. Nicolò, ma certamente non si sà doue fosse il sno vero luoco. Plinio nella naturale Istoria al lib. 3. fà mentione di Egida, di Nisatio Castello, et di Parenzo, ma non dice doue fossero queste Terre.
Hor seguendo l'Istoria dico, che gl'Istriani se ben restarono senza acqua, per mostrare che erano liuomeni risoluti, vccideuano le moglie et i figliuoli, et li gettavano giù dalle mura per metter terror à nimici et per dare à sapere, che combatteuano senza speranza di salute : Ma i Romani rotta la muraglia entrarono nella Città. Il Rè hauutone notitia, et vdite le grida et i lamenti spauentevoli di coloro che fuggiuano, si passò il petto con vn pugnale per non essere preso viuo, et gli altri furono presi et morti Dopo questo furono prese due altre terre Mutila et Kaueria, che ne anco di queste non si sà cosa alcuna di certo. La preda come in gente pouera fù maggiore, che la speranza, et tutta fu conceduta à cinque milla soldati, et furono vendute all'incanto 632 teste. I motori della guerra furono decapitati et così tutta l'Istria fù pacificata cou la destruttione di tre Terre, et con la morte del Rè, et tutti i popoli da ogni parte dati i statistichi venero sotto l'Imperio Romano. Della guerra d'Athila si legge, che nel venir in Italia per andar all'impresa d'Aquileia saccheggiò Puola, Parenzo et Cittanoua, et mentre durò l'assedio di tre anni d'Aquileia rouinò tutta l'Istria arse il Friuli, et distrusse la Marca Triuisana.
Trouo anco che l'Istria fu due altre volte occupata, l'una da Lodovico Bauaro Duca et l'altra da Othacro Re di Boemia, ma Federico II scacciò Lo-douico et tornò l'Istria à Volcherio 64. Patriarca d'Aquileia, et similmente Rodolfo Imperatore costrinse Othacro à lasciar i luochi che nell'Istria hauea occupati di ragion della chiesa d'Acquileia Ultimamente l'Istria hebbe guerra insieme col Friuli con i Signori Venetiani, et trouo che tutte le guerre del Friuli sono state communi con l'Istria. Se Claudio Marcello Consolo prende Acquileia, prende anco 1' Istria così fece Athila, così Henrico di Baioari Prencipe, che dopo eh' ebbe presa Aquileia, prendè l'Istria, et sotto Capo d' Istria con due conflitti vinse i Pan-noni, ch'arsero Città noua, et li costrinse à lasciar l'Istria, et il Friuli, et à tornare in Pannonia.
Tutte queste guerre sono così successe per esser l'Istria tanto vicina al Friuli, per questo ha corso sempre vn' istessa fortuna. Se il Friuli vien dato da Carlo Magno Imperatore, che tornò Leone III in Sedia, à Paulino XXXVI. Patriarca d'Aquileia vien dato anco l'Istria, così fece Henrico Cesare, che diede à Gothopoldo 1III. Patriarca d'Aquileia il Ducato del Friuli et il Marchesato dell'Istria, confermato anco da Federico Barbarossa a Gothopoldo LXI. Patriarca con l'aggiunta del Contado di Giapidia. Che P Istria fosse Marchesato vedi in exstravaganti de pace constantiae, doue trouerai che Bertoldo Marchese dell'Istria eiura come nobile et principale della corte Reggia di mantenir la pace tra l'Imperio et le Citta di Lombardia.
Vissero queste due Provincie insieme sotto Romani, insieme sotto il Patriarca d'Aquileia et bora vivono sotto la Republica Venetiana, et quando 1420. dogando Tomaso Mocenigo Udine si rendè a Venetiani tutto il paese fece lo stesso, et così fecero alcuni luochi dell'Istria et in particolare Muggia et Albona, et Filippo Arcillio Capit-ilio Generale di questa guerra morì in Capo d'Istria, doue fù honoratamente sepolto. Finalmente trouò che Stefano Patriarca d'Aquileia sedè XI anni iu Capo d'Istria per la persecuzione di Theodoro Ariano et protettor d' Ariani, et all' incontro trouo che Iacomo Valaresso Vescouo di Capo d'Istria resse esso Patriarcato fino che Ermolao Barbaro morì, per certo disgusto eh' hebbe la Republica da lui ; tanto che in ogni tempo si vede che
i mulattieri, in gran parte Spagnuoli, fecero causa comune coi Querrilleros, e subito il convoglio si pose in movimento: gli Spagnuoli frustavano i cavalli e battevano i buoi, ed il capitano fremente dovette vedere le bestie di soma e da macello prendere la via del bosco. Nel frattempo il Cabecilla aveva preso posizione tra la via del bosco ed i Francesi per coprire la deviazione del convoglio, ma il capitano non voleva lasciarsi prendere assolutamente le munizioni, e quantunque disponesse di meno uomini, risolse di attaccare. Con poche parole diede animo ai soldati ; fece battere i tamburi, e si slanciò alla testa dei suoi col grido. Vive V Empereur ! Furono accolti da una salva di fucilate ; ma prima che i Querrilleros avessero tempo di ricaricare, le baionette francesi toccarono i loro petti : le grida erano cessate, gli spari erano radi ; si combatteva corpo a corpo con disperazione ; armi uniche le baionette, i pugnali, le calciate, e perfino i denti e le unghie, e i caduti tentavano l'uu l'altro di strozzarsi.
Continuò feroce il combattimento : Jouan era di ritorno. — Formez le quarré! comandò il capitano francese quando si sentì at-
l'Istria ha corso vn' istessa fortuna col Friuli, et orha | nel Spirituale il Vescovo di Capo d'Istria è suffra-1 ganeo di esso Patriarca.
Tutta questa Provincia viue sotto la Republica eccetto S. Zuane di Duino, Trieste, Pisino, Pedena, Cosliaco et Lupoglauo che sono sotto l'Arciduca d'Austria. Hà quattro Fiumi, Timauo à S. Zuane di Duino, doue principia l'Istria. Formione à Capo d'Istria che nasce sotto la Villa di Lonchi, 'Quieto à Città noua che nasce sotto Pinguente, et l'Arsa sotto Albona, che viene da Cosliaco. Et anco hà vn Torrente grandissimo detto Dragogna, perchè alle volte è peggiore d'un Drago, sbocca nelle acque di Pirano, et principia sopra il territorio di Capo d'Istria. Hà molti Porti grandissimi et commodi à nauiganti, et molti Boschi come si dirà à suoi luochi. In questa Provincia sono seL Città, Capo d'Istria, Trieste, Città noua, Parenzo, Puola et Pedena, et 28 luochi tra Terre et Castelli, S. Zuane di Duino, Muggia, Isola, Pirano, Humago, Orsera, Rouigno, Fasana, Dignano, Valle, Albona, Fianona, S. Lorenzo, S. Vicenti, Due Castelli, Barbana, Montona, Piemonte, Višina? Portole, Grisi-gnana, Buie, Momiano, Marchesato di Pietra pellosa, Pinguente, Pisino Contado. Cosliaco et Lupoglauo. et per descriuer qualche cosa de luogo in luogo, comin-ciarò à Marina, et poi venirò fra Terra, lasciando à dietro Capodistria, doue desidero metter fine al mio ragionamento con vn poco più lungo discorso.
S. Znane «le Duino principio dell'Istria è villa Arciducale del Conte Rismondo della Torre, il quale ha un Castello poco discsto da S. Zuane sopra un sassoso monte, anzi sopra un altissima grotta, che guarda sopra il Mare, doue suole ben spesso slanciare, et tiene in esso Castello continue guardie et soldati. A S. Zuane è di notabile il fiume Timauo, descritto da Virgilio, da Strabone, da Possidonio, da Martiale et da tanti antichi et moderni scrittori per Fiume famoso, ma in effetto poi non riesce cosi, come è predicato.	(Continua)
Illustrazione dell' anniversario
Evangelista Torricelli nacque a Faenza, e vi fu educato da uno zio camaldolese. Avendo offerto per tempo certezza di possedere un grande ingegno con decisa vocazione per le matematiche, venne 1 inviato a Roma, siccome lnogo più acconcio pel suo sviluppo ed esercizio. Ivi s'occupò di problemi difficilissimi, a sciogliere i quali non eran stati sufficienti i più preclari ; e ne inviò la soluzione in Francia : ciò si desume dai suoi manoscritti esistenti a Firenze.
La scoperta che renderà immortale il nome del nostro connazionale fu il barometro, strumento di vantaggio sommo per la fisica e per la chimica.
Galileo, pochi mesi prima di giugnere a morte, lo volle a Firenze, e Torricelli gli prestò assistenza figliale, provando tale venerazione pel grande maestro, da dolersi più volte che l'idea del barometro non fosse sorta invece nella sua mente. A Firenze si ammirano tuttora degli strumenti da lui immaginati ed eseguiti. I sollecitamenti del Granduca Ferdinando II per la ordinazione e per la stampa dei suoi numerosi manoscritti furono resi vani dall' infingardaggine degli incaricati. Sono custoditi nella biblioteca Palatina, ed hanno il pregio di grande concisione e chiarezza. Gli stampati sono: Trattato del vuoto-, Opere geometriche; Lezioni accademiche; Racconto di alcune proposizioni proposte e passate scambievolmente tra i matematici di Francia e me dall' anno 1640; Bonificazione della Chiana; Lettera a Bobeval. — Morì a trentanove anni.
In seguito al reclamo, prodotto a tenore del §. 493 della Legge 23 maggio 1873, la Cor-
taccato da questo nuovo lato, ed i soldati, quei pochi che ancora rimanevano, si strinsero insieme per difendere fiuo all'ultimo la loro vita. Durante la zuffa Jouan cercò il suo padrone: — procuriamo d'andarcene, gli su-surrò all'orecchio: i soldati del posto vicino hanno udito le fucilate e vengono dalla postale. — Yà subito a trattenerli.
Jouan si ritrasse, e collo zuffolino mandò fuori uno strido acutissimo. Attorniato in brevi istanti dalla sua gente, sparì con essa nel bosco.
Al capitano francese non era sfuggita la mossa di Jouan, e ne aveva compreso lo scopo. — Tenete fermo, soldati, gridò egli : i nostri compagni vengono a rinforzarci. Queste parole furono accolte con un grido unanime di Vive V Empereur !
Mandò tosto il Cabecilla alcuni esploratori nella direzione opposta a Jouan per accertarsi che da quella parte non veniva aiuto di Francesi; poscia spedì gente sulla postale per sollecitare Ruiz e per distruggere quello che non si poteva asportare. Infatti i carri delle munizioni troppo pesanti li fecero saltare in aria. La pugna s'era fatta intanto meno sanguinosa:
te di giustizia in Trieste, 1' altroieri mattina, fatta sgombrare la sala, sentì la Procura di Stato ed il redattore, ed emanò decisione favorevole alla pronunciata conferma del sequestro. (V. i due ultimi N.)
Le nostre scuole. — Frequentano il Ginnasio 134 studenti, così ripartiti : 23 nella prima classe; 24 nella seconda e un privato; 24 nella terza; 16 nella quarta e un privato; 13 nella quinta; 13 nella sesta: 9 nella settima; 10 nell' ottava. — I quattro corsi delle Magistrali contano complessivamente 137 studenti: il I corso ne ha 58; il II 40 ; il III 20 ; il IV 19. — La scuola popolare maschile ha inscritti 177 fanciulli. Nella I. classe| sono 65; nella II. 52; nella III. 38 ; nella IV. 22. Nella femmenile si inscrissero 209 fanciulle, cioè nella I. 69; nella II. 62. nella III. 35 ; nella IV. 26 ; nella V. 7 ; nella VI. 6 ; nella VII. 4.
Saline (Area 2.550.508 m. q. — fondamenti 218). La limitazione stabilita dal Ministero pel 76 fu la seguente : 80.879 quintali di sale bianco, e 8.087 quiut. di grigio. Aperta la fabbrica col 1 maggio, venne protratta, in causa del tempo poco favorevole, fino alla metà di settembre, col risultato di quint. 75.803 di sale bianco e 2.658 di grigio. Vi fu quindi una deficienza di quint. 10. 505 la quale (meno quiut. 2.876) venne coperta dal Consorzio con tutto il sale di sua proprietà, che giaceva parte nei magazzini erariali e parte nei sociali. Il Consorzio incassa fior. 66.000 in cifra rotonda, dei quali,, detratte le spese, metà è devoluta ai salina-roli, il cui complessivo tra uomini, donne e ragazzi fu di circa 700.
La Società "Talia„ di Trieste. — Domenica sera 15 corr. i signori filodrammatici della detta Società diedero nel nostro teatro una recita di beneficenza, destinando metà dell'introito netto al Civico Ospedale e metà all' Asilo d'infanzia. La simpatia per i cortesi ospiti e lo scopo filantropico della loro venuta non potevano non riuscire calamite potenti:: il concorso infatti fu numeroso. Tutti diedero saggio di non comune valentia nel riprodurre le belle e difficili scene della Gerla di Papà Martin, anche qui più volte gustate, ma la cui ripetizione offre sempre occasione gradita di ammirare il concetto moralissimo, ed il modo con cui i due bravi autori francesi seppero dipingere così al vivo i sacrificii, le dolci illusioni, gli acerbi disinganni dei due poveri vecchi, e le scapataggini ed i rimorsi dei due studenti. E non è certo eccedenza di plauso l'asserire che di frequente i signori dilettanti sembravano artisti maturi. La parte poi di Martin, della vecchia e dell'usuraio
all' arma bianca era subentrato il fuoco. 1 Querrilleros chiudevano il sentiero pel quale avevano condotto via tutto quello che del convoglio era trasportabile ; i Francesi in attesa del soccorso, non volendo esporsi al massacro, si ritirarono dietro i tronchi degli alberi e le sporgenze del terreno, facendo fuoco continuamente.
Un quarto d'ora dopo s'udirono a qualche distanza le fucilate di Jouau coi Francesi che venivano in aiuto. Il capitano tentava di ritirarsi lentamente in modo di giungere ad assalire da tergo la colonna di Jouan, ma
il Cabecilla capì la manovra, e con ottimi corridori fece avvisato il suo commilitone di ritirarsi lateralmente sulla montagna, e di non impegnarsi in un serio combattimento. Dal canto suo il Cabecilla rinnovò l'assalto sui Francesi che volevano ritirarsi, onde mandare a vuoto il loro disegno. Il marchese pensava che non si dovesse più venire alle mani, per poter in qualunque momento battere in ritirata seuza ostacoli ; e il momento della ritirata non gli sembrava infatti tanto lontano.
furono sostenute con straordinaria abilità; perciò si spiace di non aver trovato i nomi nel programma.
Chiudiamo col manifestare il solito desiderio che suole apparire in coda alle rassegne teatrali, il desiderio cioè di riudire i bravi dilettanti; ma il nostro non è parola convenzionale ; è sincero, è condiviso da tutti quelli che erano presenti.
Teatro Sociale. Per la seconda metà del prossimo carnovale, e probabilmente qualche sera prima, avremo la compagnia drammatica Gelich-Lancetti, diretta dall' artista Mauro De Kosa. Ecco le produzioni nuove del suo repertorio : Il suicidio di P. Ferrari ; Il vero blasone di Glierardi Del Testa-, Cetego, Lorenzino de' Medici di V. Salmini; Arduino d'Ivrea di S. Morelli ; Il trionfo d' amore, Una partita a scacchi di Giaeosa ; Impara l'arte, Bere o affogare, Fuochi di paglia di Leo Castelnuovo; Solita Storia di G. Costetti ; Marianna la popolana di De Rosa; Ferrèol di Sardou; Messalina di P. Cossa. — In dialetto veneziano: Un pare a la rococò ; Una mugier in prestio ; El quarto comandamento ; Zente refada ; Senza el gato i sorzi bagola; A Maria orba; Le done nei tifici telegrafici ; Bronze coverte ; El moroso de la Nona ; Desperai e Compagni ; oltre al repertorio scelto di Carlo Goldoni.
Mercato delle uve. — Di refosco furono pesati Chil. 85.415; di altre uve Chil. 71503.
Prezzo medio del refosco s. 16 9/io al Chil. - dell'uva s. 10 5/10.
La fiera di S. Orsola. — Di questa fiera, la quale tempo addietro con vaste proporzioni durava otto giorni, cominciando il 21 ottobre, e che ora, a motivo della giornaliera comunicazione con Trieste, va naturalmente scemando a grado a grado, in guisa da essere quest'anno costituita da due soli venditori di panni e tele, daremo, quasi a titolo di necrologia, breve cenno storico.
Sullo scorcio del secolo decimoquinto la Repubblica accordava a Capodistria il privilegio di una fiera annua per la festa del Patrono (19 giugno) della durata di 10 giorni, cioè cinque prima e cinque dopo il giorno indicato; da tenersi fuori di città; libera a chiunque la vendita ; franchigia di gabelle; proibiti solo i panni e le stoffe di provenienza estera.
Sospesa per lungo tempo a cagione di guerre e morbi, e implorata poi col mezzo di speciali ambasciatori, essa veniva ristabilita per due anni con Ducale 18 marzo 1546, lasciando dopo in facoltà del Comune il richiederla: erano le favorevoli modificazioni che fosse tenuta entro la città e per quindici giorni continui dopo quello della festa del Patrono.
Di nuovo sospesa per le guerre, un'altra Ducale di data 27 agosto 1642 la concedeva per due anni, con facoltà al Comune di provocarne, decorsi questi, la riconferma ; con discipline modificate, specialmente quelle dei dazii; e la trasportava ai 14 di ottobre. Era consuetudine che due Nobili del Consiglio, incaricati dal Podestà Capitano, ne invigilassero il buon andamento insieme ai due Sindici.
Caduta la Repubblica le vicende politiche l'avevano quasi soppressa ; ma l'Austria colla decisione 27 marzo 1818 la rimise in vita, limitandola ad 8 giorni, e stabilendone il principio colla festa di S. Orsola (21 ottobre), da cui ebbe il nome.
Neil' Istria del 24 ottobre 1846, da cui abbiamo attinto queste notizie, si legge quanto appresso: "Questa fiera è la più importante di tutta l'Istria, e vi concorrono in numero i Triestini, nonché quelli dei limitrofi distretti di Risano, Buje, Montona, Pinguente, Castel-nuovo, ed altri ancora del circolo di Gorizia e della provincia di Udine, facendovi buon commercio di metalli, chincaglie, panni, stoffe, telerie, legnami, animali bovini e lanuti; lo
smercio dei quali ultimi, libero a chiunque anche al minuto, non avuto riguardo alla sussistente privativa per la vendita delle carni durante 1' anno, va esente dalla comunale sopra-imposizione al dazio consumo.»
"L'avvenire, è un nuovo giornale che si stampa a Trieste due volte al mese nello stabilimento tipografico B. Appolonio. Comparso il 7 ottobre corr. fu sequestrato ; ricomparso il 21 fu sequestrato ancora; e mentre periodici intrisi di lordezza hanno libero
10	spaccio nei luoghi consueti, all' Avvenire esso venne limitato ad un luogo solo : si vende al pian terreno del N° 21 in via S. Nicolò. 11 suo programma è quello di difendere i diritti della nostra nazionalità guerreggiando in pari tempo gli arbitrii e dissipando pregiudizii e superstizioni. Non gli difettano quindi titoli alla simpatia ed all'appoggio di tutti i patriotti che abitano la terra tra l'Isonzo ed il Quarnaro. Sia il benvenuto ; superi animoso le strette del bavaglio e la lotta cogli avversari non jochi e non deboli.
„LTn saluto all' Istria, Nel decorso settembre, quando la Società Ginnastica di Gorizia progettava una gita a Capodistria, il sig. Gaetano Mugnone, maestro di quella banda civica, compose una marcia intitolata Saluto all' Istria-, ma sgraziatamente la visita, qui tanto desiderata, non la poterono effettuare. Ora
11	nostro Muuicipio ha ricevuto dalla Società Ginnastica una ricca edizione milanese dello spartito; e Capodistria impaziente di udire nella sua piazzetta le armonie del saluto, lo accetta intanto quale promessa che il suo intenso desiderio di ospitare i fratelli goriziani venga in breve appagato.
L'Italia all' Esposizione di Filadelfia.— Filadelfia 29 settembre : L'Italia riceve circa quattrocento venticinque medaglie. Immenso successo. — G. F. Secchi De Casali, giurato del Gruppo IV. (Dispaccio all'eco d'Italia di New-Yorck).
Un bell'esempio pei ministri. La lettera che segue, con cui il conte Cavour rispondeva prontamente ad un operaio, il quale gli significava di avere trovato un mezzo facile per giungere al pareggio senza imposte, dimostra quanto il ministro fosse scevro di albagia, e quanto fosse saggio nel porgere ascolto, senza pregiudizii, a tutti.
Torino 11 Ottóbre 1855.
Signore,
Le idee feconde e le grandi scoperte non sono un privilegio della classe ricca : più volte vennero al mondo palesate per mezzo di ingegni sviluppatisi nel ceto delle persone meno agiate. Ond' io sono lungi dal condannare a priori il progetto di cui Ella mi fa cenno come di un suo trovato nel foglio a me diretto il 10 corr. Ma una lunga e dolorosa esperienza avendomi dimostrato che in argomenti di finanze e di pubblica economia, molte idee che a primo aspetto pareano feconde di utili risultamenti non reggevano ad un esame severo, io non saprei indurla ad esporsi all' incomodo di un viaggio da Casale a Torino, senza conoscere prima le basi almeno sulle quali esso progetto si poggia. La invito quindi a trasmettermi per iscritto un brevissimo cenno delle sue idee, e quando io non trovi in esso nulla che contrasti colle sane dottrine economiche, mi farò grata premura di assegnarle un' ora onde conferire con Lei.
Il ministro delle finanze C. Cavour
Tutto il mondo è paese. — (Dal New York Herald.) Auff! che mestiere ingrato! Se scrivete articoli seri, gravi, compassati, vi dicono che siete pesante, noioso, che non sapete farvi leggere ; se scrivete cosine leggere, sans faqon, puah! fanno: roba per le trecche di piazza. Vi slanciate con qualcosa di vivace : i prudenti vi trattengono per la falda del gab-
bano; ma mentre siete da questi trattenuti, gì' impazienti vi urlano negli orecchi: ohe, che fate marmotte; dormite della grossa?
Prendete l'offensiva contro gli avversari, e vi dicono: cattiva strategia! State sulla difensiva, e vi ammoniscono: bisogna attaccare! avete paura?
Scrivete qualcosa dei preti, e vi sentite dire : non tocchiamo questo tasto adesso. Non scrivete, e vi esortano: i preti mettete alla berlina, che sono i più fieri nemici della patria.
Procurate che sia ogni giorno una cronaca estesa, fiorita, e la accolgono con un: pettegolezzi ! Provatevi a non farla, e quegli stessi strilleranno che il giornale è insipido.
Riportate qualche notizia che ritenete interessante, e sentite dietro le spalle: lo fanno tutto colle forbici quel benedetto giornale! Non riportate niente, e protestano: non ho mai veduto un giornale così vuoto di notizie.
Che fare ? Niente : ricordarsi della favola di quei tali padre e figlio che conducevauo un asino al mercato.
Il tatuaggio. — Il sig. Lombroso, in seguito a studii statistici fatti per la sua recente opera sull' Uomo delinquente (V. "Libri nuovi,), riferisce che il tatuaggio è assai frequente nei delinquenti in generale e specialmente nei ladri. Più numerosi sono i simboli religiosi ; seguono quelli dell' amore che di frequente giungono a grande oscenità; dopo questi compaiono quelli di guerra e di vendetta; ultimi i simboli del mestiere.
Tiibri nuovi. Poesìe scelte di Irene Ca-pecelatro. - Napoli, stamperia del Vaglio 1876.
Clodio e Cicerone, studio di storia romana del prof. Iginio Gentile. — Milano, Ubrico Hoepli 1876 (Pag. XI, 320).
Storia dello Setticismo moderno di Vincenzo Sartini. — Firenze, G. C. Sansoni editore 1876.
Canzoniere educativo di A. B. Sìlorata. Operetta proposta alle scuole ed alle famiglie. Milano Paolo Carrara editore 1876.
Le Villotte friulane, i-accolte e pubblicate da Angelo Arboit, socio del Club alpino italiano, sezione di Tolmezzo. — Piacenza, A. Del Maino editore 1876.
L'uomo deliquente studiato in rapporto all'antropologia, alla medicina legale ed alle discipline carcerarie di Lombroso. — Milano 1876.
Cremazione e medicina forese di Musatti. — Padova, Tip. Prosperini, 1876.
Il vero nell'ordine, Libri cinque di Angusto Conti, prof. nell'Istituto di Perfezionamento a Firenze, — Firenze, Successori Le Monnier 1876.
Pericle. Scritto di Daniele Palaveri. — Brescia Tip. Apollonio 1876.
Algebra elementare di Domenico Lovisato. — Stamperia reale di Torino di G. B. Paravia e C. 1876, in 8°. pag. 403.
Il bel paese. Conversazioni sulle bellezze naturali, la geologia e la geografia fisica italiana, di Antonio Stoppani. — Milano, Ditta Agnelli 1876, in
8.°	pag. 500.
Trapassati nel mese di Settembre
3. Divo Domenico In Matteo d'anni 70. — 7. Coceverin Francesco fu Pietro d'anni 60. — 8. Bit-tumi Giorgio fu Cristoforo da Trieste d' anni 24. —
9.	B. G. (carcerato) da Scoffìe d' anni 35. — IO. Z. N. (carcerato) da Scardona (Dalmazia) d' anni 53. — 12. G. P. (carcerato) da Cagliane (Dalmazia) d'anni 21. — 13. Sardotsch Cav : Paolo fu Bortolo da Trieste d'anni 63. — 20. Derocco Elisabetta moglie di Gius.e nata Vedeluzzi da Pirano d'anni 87. — 21. B. G. (carcerato) da Smoguiza (Dalmazia) d'anni 38 ; P. G. (carcerato) da Giurassevich (Dalmazia) d'anni 37. — 23. V. V. (carcerato) da Padova d'anni 25. — 26. A. G. (carcerato) àa Calavrita (Dalmazia) d'anni 22; Filiputti Regina moglie di Antonio d' anni 45. — 27. Sturm Giuseppe da Senosetsch d'anni 96. — 29. K. N. (carcerato) da Ogorich inferiore (Dalmazia) d'anni 22.
Più ventinove fanciulli al di sotto dei sette anni.
Matrimonii celebrati nel mese di Settembre
17. Giorgio Ossich con Gioseifa Giuricich.
Corriere dell' Amministrazione
(dal 6 a tutto il 22 corr.) Buie. Antonio Festi (II sem. del II anno) — Fiume. Prof. Luigi Bresigher (II anno) — Milano. Dr. Andrea Marsich (I sem. del III anno) — Trieste. Giovanni de Almerigotti (idem); Pietro Migliorini (idem); Vittorio de Rin (II. anno.)
Il "Giustinopoli" continua l'orario del 1 Ottobre (V. il N. prec.)