Anno II. . (JAFOD1STRIA, 25 Settembre 1885. N. 18 Abbuonamento annuo fiorini 4 semestre f.r 2. Pagamenti anticipati. Per un solo numero soldi 20. Rivolgersi per gli annunzi all’Amminis. Redazione ed Amministrazione Via EUGENIA casa N.ro 334 pianterreno. Il periodico esce ai 10 e 25 d’ogni mese. Lettere e denaro devono dirigersi franchi alPAmrainistrazione Si stampano gratuitamente articoli d’interesse generai Avvisi in IV. pagina a prezzi da convenirsi e da pagarsi anteeipatamente. Non si restituiscono i manoscritti. Excelsior ... _ PRO PATRIA Mentre la prima parola da noi espressa in argomento era passata inavvertita, e la stampa non s’ era data per intesa della proposta istituzione di una Società della scuola alla foggia della «Pro Patria» tridentina, ci gode 1’ animo poter oggi constatare che l’idea, svolta più chiaramente nel successivo nostro articolo dallo stesso titolo, suscitò il 'patriottico entusiasmo che ci eravamo ripromessi. Il silenzio con cui era stata accolta la nostra proposta non ci aveva fatto dubitare della bontà ben manifesta della stessa; temevamo solo che avesse dato di cozzo in quei due potenti scogli dell’ apatìa e della contrarietà, tanto deplorate dal corrispondente istriano dell’«Indipendente». Nella quindicina decorsa adunque, quasi tutti i giornali liberali delle tre provincie s’interessarono dell’ argomento ; e accentuando l’utilità della proposta istituzione, riconosciuta potente fautrice della vagheggiata unione morale, furono unanimi nel sollecitare, che dall’embrione dell’idea si scendesse e presto nel dominio dei fatti. Noi, che l’abbiamo pei primi enunciata, saremmo ora in dovere di indicare un pratico e sicuro mezzo di attuazione ; e all’ effetto, potremmo di leggieri proporre quello già usato con successo dai confratelli Trentini. Siccome però la nostra idea è più comprensiva di quella che determinò la fondazione della «Pro Patria» tridentina, dovendo la ideata Società estendere la sua influenza su tre provincie, che, dal più al meno, offrono delle diversità etnico-nazionali, ci limitiamo qui a suggerire uno dei sistemi d’ attuazione, pronti sempre ad accettarne uno migliore che da altri venisse proposto. Prime chiamate a studiare la questione sarebbero, a nostro modo di vedere, le tre Società Politiche. Le quali, agendo ciascuna per sé, da che la legge vieta un’ azione concorde, dovrebbero previamente esaminare l’attuabilità del-l’idea nella rispettiva provincia, e rendere il parere di publica ragione. Quindi, un Comitato che sorgesse per la formale costituzione della divisata Società, approfittando degli studi fatti con tanta competenza, avrebbe facile il compito; e la vagheggiata idea sarebbe in breve un fatto compiuto. Ecco il nostra modesto parere. Nè temiamo di riuscir molesti, col voler addossare questo nuovo incarico alla Presidenza della nostra e delle altre due Società Politiche. Troppo ci son noti lo zelo ed il buon volere degli uomini che le dirigono, e ben sappiamo come volentieri prestino 1’ intelligente opera loro in tutto ciò che può ridondare a vantaggio dell’ amata nostra patria ! IL OTTISTZEO (GIUSEPPE de BÀSILHS) Io non son nè di ferro nè di legno, Nè al solit’ uso adoprami il villano ; Sembro costrutto senz’ un certo impegno ; Pur chi mi fé’ non era un ciarlatano ; Mi fe’ eterno, mi diè natura varia, Da star nell’ acqua e respirar nell’ aria. Dalla base giù giù fino alla punta D’ ambo i lati sto in mar senza marcire ; E se una parte pare un po’ consunta, Dall’ altra, affé ! così non si può dire ; La base ho larga e la punta sottile. Il corpo a sbalzi, or alto ed ora umile. Un cuneo intin, per quanto eccezionale, È sempre desso ; eppur niun contadino, Nonché saper doprarmi meno male, Potria tenermi in mano un momentino ; Sicché mi par non debba esser discaro Saper la storia d’ un cuneo sì raro. Intanto, perchè i nostri lettori possano formarsi un criterio dell’ indirizzo che potrebbe assumere 1’ ideata Società, riportiamo alcuni paragrafi dallo Statuto della «Pro Patria» tri-dentina : „§ 1. Viene istituita una Società col nome di Pro Patria, allo scopo di promuovere l’istituzione ed il mantenimento di scuole italiane entro i confini dell’ Impero, in luoghi di popolazione mista, specialmente sul confine linguistico. § 2. La Società tende a raggiungere il proprio scopo : coll’ istituzione di scuole, in casi speciali anche di asili d’infanzia, con sovvenzioni in danaro, con procurare maestri e mezzi d'istruzione, con conferenze e con stampati. § 5. Socio può essere ognuno senza differenza di sesso, la cui domanda sia stata accolta dalla Direzione Centrale, che può rifiutarne l’ammissione senza essere obbligata a spiegarne i motivi. § G. Ogni socio ha l’obbligo di pagare annualmente un contributo di almeno soldi 25, (di regola al principio dell’ anno, rispettivamente al momento della sua ammissione) oppure per una volta tanto un importo di almeno fior. 20, e di promuovere secondo le proprie forze gli scopi della Società. Gli importi pagati per una sola volta vengono messi ad impiego fruttifero; di questi vengono adoperati solo gli interessi." Ecco adunque un vasto campo d’azione ed uno scopo che non potrebbe esser più utile e più rispondente agli attuali nostri bisogni. Se un giorno, mercè la nuova «Pro Patria», saremo al caso di istituire scuole italiane in tutti, i paesi di nazionalità mista — come urgentemente è richiesto dalla popolazione stessa, che sente la necessità dello studio di questa che è la prima e vera lingua del paese, — e avremo di conseguenza docenti italiani educati a sani prin-cipii didattici e forniti di soda coltura, cesserà, vivaddio, l’autorità da saltimbanco di certi sedicenti maestri, che, tolti alla vanga per esser fatti strumenti di una insensata propaganda, seminano l’odio, la discordia e quasi non dissi la ribellione nelle nostre contrade. E se avremo con ciò opposto un serio ostacolo all’ irruente slaviSmo, avremo d’ altro canto provveduto egregiamente all’ educazione dei nostri figli. L’occasione, come abbiamo detto, si presenta propizia, e gli avvenimenti esigono che qualche cosa si faccia. All’ insidiosa opera dei nostri nemici che tendono a rapirci lingua e civiltà, cont’ rop-poniamo questo valido baluardo a tutela del nostro buon diritto, a confusione di chi vorrebbe gabellare il proprio arbitrio ed il proprio interesse, per interesse e volere della popolazione delle nostre campagne. Naturalmente, a dirla tutta iutera, Ci vorrebbe del tempo molto, molto ; Ei converrebe qui da mane a sera Star con tanto d’ orecchi a darmi ascolto ; Narrerò dunque della vita mia Qualche cosa soltanto e tiro via. Ho dei secoli addosso, ma non so Della nascita mia neanche il millesimo ; Chi levatrice fu, chi m’ allattò, Chi da padrin mi fece nel battesimo ; So che un bel giorno d’Istria m’ ebbi il nome, Ma il perchè vero ignoro, ignoro il come. Di mia puerizia non una parola ; Di gioventù qualche notizia oscura. Già non s’andava mica allora a scuola, Ad apprender, com’ oggi, la scrittura ! E non avendo scritto, a dirla schietta, Di que’ tempi non so una maledetta. Quando saper comincio qualche cosa De’ fatti miei, già m’ era un uom maturo. La prima impresa mia fu gloriosa; E lo sa Roma, s’ ebbe un osso duro Da rosicchiar quel triste dì che a Bagnoli Vide il suo sangue scorrer a rigagnoli ! Capodistria 25 Settembre 1885. Nell’articolo di fondo del N. 3 a. d. accentuando la necessità che i nostri comprovinciali — a facilitare, pel bene comune, le comunicazioni e gli scambi ed a sfruttarne le immense risorse — attivassero una linea di navigazione giornaliera a vapore tra Trieste-Pola e viceversa, con approdo ai maggiori porti intermedi, noi sciamavamo : «Tre vapori basterebbero all’ uopo e la linea litoranea sino al Quarnaro, sotto l’impulso di fraterna solidarietà, indubitabilmente diverrebbe in breve patrimonio de’suoi legittimi padroni. E all’ acquisto del materiale necessario sopperirebbe un capitale di centocinquantamila fiorini, un terzo, o meno, di più di quello che ha raccolto Capodistria, quattro quinti oltre a quanto ha fidato alle onde Pirano oppur Isola per munirsi di propri piroscafi. Coraggio, adunque, Istriani, e arditamente all’ opra. Se è vero che tutti i progressi favoriscono la libertà, se è vero che il progresso economico è causa del progresso morale, su, avanti e coraggio, chè libertà, economia e moralità, baluardi poderosi all’ insana protervia di agitatori stranieri, procederanno di conserva sul sentiero brillante dell’ antica nostra civiltà. L’effetto immediato dell’ impresa che vi protende le braccia, che sperimentata vi sorride scevra di rischi rovinosi, sarà l’accessione lenta ma continua di tutta la nostra marina e circostanti colline ai benefici di un più fervido e salutare svolgimento, sarà — son parole d’un insigne publicista — una piramide, la cui base s’ andrà lieta lieta allargando, nel tempo stesso che aumenterà visibilmente la mirabile, prodigiosa sua altezza.» Oggi la linea di navigazione da noi inculcata — secondo notizie de’ nostri e de’ giornali triestini — è un fatto compiuto e noi, plaudendo, salutiamo questo fatto non tanto per l’alta sua potenza economica quanto per l’altissima sua significazione politica. Altissima, imperocché sino a quando le ricchezze del suolo e del mare, l’educazione e la coltura saranno nostro patrimonio, indarno combatteranno e sloveni e croati per conseguire un egemonia cui, nell’ inconsapevolezza della propria insipienza velatamente aizzata e sorretta da poteri tendenti per arte di governo a fini ben diversi dai loro, ambiscono con sempre maggiore e più palese insolenza. E giacché siamo a parlare degli sloveni e de’ croati, ci sia lecito dir francamente, che non possiamo dividere le conclusioni, che, riguardo ad essi ed alle loro agitazioni, si fa a dedurre 1’ onorevole nostro collaboratore ed amico, autore della corrispondenza da S. Lorenzo del Pasenatico da noi publicata nel numero precedente. Noi siamo avvezzi a rispettare tutte le opinioni, purché oneste, e perciò accogliemmo quella corrispondenza nelle nostre colonne; ma, lo ripetiamo, non siamo dello stesso avviso. Di fronte al fatto, che la provincia è abitata anche da genti non italiane, importate — a ripopolarla dopo le stragi delle pestilenze e delle malarie — dalla defunta Serenissima, Ma la vittoria fu per me fatale ! Chè, perduto il cervello nell’ ebbrezza, Vi ricevetti una lezione tale, Da non se ne scordar per lunga pezza. A Nesazio fui vinto ma non domo, E dimostrai col fatto d’ esser uomo ! Libertà vi perdei, gli è ver. ma in dono Da Roma m’ ebbi e lingua e civiltà ; E se oggi giorno son quello che sono, Lo devo tutto a quell’ eredità. Se la disfatta a questo mi condusse, Sia lode al mal che tanto ben produsse ! Sotto il romano imperio io vi passai Di mia vita agitata i più begli anni ; Dei Barbari crudei 1’ urto scansai Che all’Italia apportar tanti malanni : E venni quindi di un re goto in mano Che, a dire il ver, trattommi da cristiano. Passai quindi all' imperio d’Oriente, E mi trovai così, nè mal nè bene ; D’Avari e Slavi e di siffatta gente Ebbi a soffrire poi non poche pene; Fui Longobardo, ma non già per molto Chè da un sovran tedesco gli fui tolto ! ■l’. egregio amico nostro esce in campo col dilemma : «0 si ponga allo studio, e nel modo il più serio ideabile, il radicale progetto di riparare all’ errore dei nostri proavi, col trovare cioè il modo che i nostri ingannati ospiti e coloni se ne ritornino (ad eque condizioni) nelle plaghe dalle quali vennero così forsennatamente strappati : o si mediti e concreti tale una transazione articolata e tassativa, la quale obblighi necessariamente, a rispettarsi a vicenda ed integralmente ciascheduna delle due nazionalità, le quali in giornata si accaneggiano cotanto sconciamente, nella fissazione che il diritto degli uni se ne possa emergere a danno del diritto degli altri!» Tali le due proposizioni del dilemma che a parer nostro sono e saranno sempre d’impossibile attuazione. La prima, perchè non c’ è forza che valga ad allontanare dalle nostre terre coloro che in passato furono siccome ospiti accolti dai nostri antenati ed oggi, anzi che pensare ad andarsene, immaginano già di poter scialarla da padroni; la seconda perchè non ci sono tra noi due sole nazionalità, ma per lo meno quattro, ed entreremmo nel caos, concedendo ad ognuna d’esse piena uguaglianza di diritti. Noi non pretendiamo a dispotismo — e ne sono prova manifesta i benefici continui largiti dalle nostre rappresentanze comunali e provinciali anche con danno nostro a prò’ di coloro, che vogliono sopraffarci — ma non intendiamo neppure di rinunciare a quella preponderanza, che per ragione irrepugnabile di naturale diritto spettar deve al-1’ intelligenza. E questa che oggi si estolle sovrana in tutto il mondo civile, e il deprimerla o degradarla comunque ci ricaccierebbe secoli indietro e, dandoci in braccio al peggiore dei mali umani, all’ignoranza, fonte perenne di tirannia ei di oscurantismo, annienterebbe l’antica nostra civiltà. Siam pronti dunque a dividere senza far differenze e tetto e pane con tutti i nostri fratelli istriani, ma parati a pugnar ognora ad oltranza per quella prevalenza, che tanto giustamente appartiene in provincia alla nostra italiana nazionalità. --—--------------—---—-40-QC30---:------------------ N. 156. PROTOCOLLO dell’ adunanza di Presidenza della Società politica istriana, tenuta a Buje nel giorno 20 settembre 1885. Presiede il presidente Costantini Dr. Francesco. Sono presenti gli onorevoli Bubba Dr. Giuseppe, Covaz Lodovico, Mrach Dr. Adamo e Veder Dr. Silvestro. La seduta è aperta alle ore 3 pom.- Viene scusata la non comparsa degli onorevoli Gambini Dr. Pier’ Antonio, Cleva Dr. Giovanni, Ghira Dr. Paolo, Glezer Dr. Felice, Sbisà Francesco. Iodi si passa alla pertrattazione degli oggetti posti all’ ordine del giorno. I. Viene letto ed approvato il verbale dell1 adunanza di presidenza dei 28 giugno a. c. IL II presidente comunica gli atti pervenuti dopo 1’ ultima adunanza, e partecipa particolarmente die il Sig. Giuseppe Vassilicli fece dono alla presidenza d un esemplare del suo. opuscolo Due tributi delle Dole del Quarnero, e la direzione del giornale „La I ìQvincia , dell’ opuscolo Commemorazione di Carlo Combi, e che ad entrambi vennero esternati i dovuti ringraziamenti. Il tedesco sovran credè prudente Darmi un Duca a tutor, il quale in casa Prese a condurmi, furbo ! certa gente, E far dei dritti miei tabula rasa. Io che ti feci ? ' Indico un’adunanza, E gl’insegno al Formione la creanza. Or incomincia un caos de’ più imbrogliati : Conti, Patriarchi, Re, Republicani, Feudi, Comuni, Vescovi ed Abati, Saraceni, Croati e Narentani, Guerre in casa, di fuori . ,, infin la peste ... E per il dì fui concio delle feste ! E quasi fosse poco, il Marchesato M’ebbi e il Marchese, il Conte e la Contea ; Alla marina poi- un Leone alato Di straforo all’ amor con me facea, Che sebbeu digrignasse fiero i denti Lo preferiva ad altri pretendenti. Da quel giorno per quasi ducent’ anni, Chi il martello menando e chi la scure, Ebbi a soffrire un monte di malanni Più atroci delle prime mie sciagure. Senza riposo il Conte ed il Marchese Mi spediron da questo a quel paese. III. Previa lettura e discussione, viene approvato il memoriale all’ Eccelso Ministero dell’ Istruzione pubblica, compilato nei sensi del deliberato dell’ adunanza generale dei 27 aprile a. c., e disposto, che il memoriale sia rimesso alla sua destinazione col tramite dei deputati gli onorevoli Comm. Dr. Vidulich, de Franceschi e Dr. Millevoi. IV. Considerando, rilevarsi dai giornali e da informazioni autentiche, qualmente i deputati al Consiglio dell’Impero onorevoli Tonkli, Ivlaic, Nabergoi e compagni intendano, quale prezzo della loro adesione alla destra ministeriale, conseguire, tra altro, delle concessioni da parte del governo, in linea politica nazionale riguardo gli affari interni della provincia dell’ Istria ; Considerando che tali pretese riflettono particolarmente la croarizzazione della lingua degli uffici pubblici e del ginnasio di Pisino, a danno manifesto della civiltà, delle istituzioni ed in generale dei più vitali interessi del paese, il quale vuole conservare intatta la lingua e la civiltà de’ suoi avi ; Considerando che in siffatto modo i suddetti onorevoli si arrogano un indebita ingerenza negli affari interni dell’Istria, la quale non diede loro alcun mandato, non li conosce nemmeno, non ha, nè vuole avere seco loro nulla di comune, avendo l’Istria i propri deputati i quali soltanto hanno veste e diritto di curare i suoi particolari interessi ; Considerando in fatti, che se per gli interessi generali dello stato, che sono di competenza del Consiglio dell’ Impero, tutti i deputati indistintamente, da qualsiasi provincia derivino, vanno, nell’ esercizio dei loro diritti, ritenuti quali rappresentanti dell’ Impero complessivo, negli affari interni delle singole provinole però non hanno veste e diritto di agire che soltanto i rappresentanti rispettivamente dalle stesse eletti ; Considerando che l’Istria ha i suoi deputati, gli onorevoli Vidulich, de Franceschi, Millevoi, nei quali la provincia ha piena fiducia, sapendoli inspirati a vero amore di patria e curanti con pari amore i veri suoi interessi ; Considerando inoltre, che gli onorevoli Tonkli e compagni, oltrecchè essere stranieri all’ Istria, non ne conoscono affatto le condizioni, i bisogni, le istituzioni civili, le inclinazioni degli abitanti, nulla insomma di quanto conviene perfettamente conoscere per tutelarne il publico bene, avendo manifestamente di mira, anziché di curarne gli interessi, di servirsene di lei unicamente come di un mezzo qualunque, pel raggiungimento dei loro fini personali, tendenti a sconvolgere 1’ attuale ordine di cose a tutto vantaggio loro e di altre provineie; Considerando che l’Istria non intende servire di stromento alle aspirazioni ambiziose di individui stranieri, coi quali dessa non simpatizza nè mai simpatizzerà, e che hanno I’ ardire di cospirare a di lei danno dietro le spalle dei loro colleghi i deputati istriani, esercitando persino di soppiatto pressione nelle alte sfere del potere a danno manifesto della nostra provincia ; Considerando che havvi persino fondato motivo di ritenere, che i suddetti onorevoli non siano estranei a quanto attualmente succede in provincia, per eccitare la guerra civile fra le due nazionalità, l’italiana e la slava, con le luttuose conseguenze facilmente prevedibili, venendo quivi adoperate le stesse arti; usate per brutalmente conculcare i loro avversari politici e nazionali nelle altre provineie e particolarmente nella Dalmazia ; Viene deliberato : La Presidenza della Società politica istriana, facendosi interprete del voto della grande maggioranza dei propri comprovinciali, e riaffermando il voto di ampia fiducia verso i propri deputati suddetti, ai quali unicamente riconosce la veste di rappresentare innanzi al governo ed ovunque gli interessi istriani, proclama altamente- al cospetto del Paese, del Parlamento e del Governo, che l’Istria protesta e respinge, come respingerà mai -sempre sdegnosamente la illegale, indebita e dannosa’ ingerenza degli onorevoli Tonkli, Klaic, Nabergoi e compagni negli affari interni della provincia dell’ I-stria, qualificando tale ingerenza a buon diritto come una arbitraria intromissione di persone straniere e male-vise, contraria ai più elementari principii di diritto, di giustizia, di civiltà e persino della più volgare convenienza. Il fratei col fratello in lotta audace, La Republica contro il Patriarca E contro il Conte che non dava pace, Il Conte contro il Sire della Marca... „Mi fecero angherie di nuova idea, Et diviserunt vestimenta mea!“ E allorquando di far a tira tira Si fùr stanchi, è rimasi ben spelato, A colei che m’ avea preso di mira, E tant’ anni avea meco amoreggiato, Andai sposo ; ma non fui tutto suo, Chè s’ ostinaron di volermi in duo. V. Dopo esauriente discussione viene approvato il testo di un memoriale; da presentarsi - a mezzo dei suddetti onorevoli deputati, all’ Eccelso* 1 Ministero dell’ Interno, sulle deplorevoli condizioni: sociali della provincia, facendo emergere che i nazionaliiitaliani sono dagli organi governativi lasciati in balìa dèlie, provocazioni, degli insulti, delle minaccio e delle aggressioni della popolazione slava della campagna, fanatizzata da emissari stranieri, coi quali sembrano più o meno apertamente conniventi alcuni dei funzionari pubblici governativi, devolvendo per ciò la colpa e la responsabilità di quanto di male è avvenuto e di peggio potrebbe avvenire, sul Governo, ove esso non si decidesse di adottare in proposito pronti ed energici provvedimenti. Vengono accettati i nuovi soci signori Giuseppe Smaievich di Trieste, Pietro Fonda fu Odorico da Pi-rano, Lorenzo Zarotti fu Antonio pure da Pirano. ■ Si delibera che la Società si abboni a N. 5 esemplari dell’ opuscolo Noterelle di geografia e storia del-V Istria compilata da Lorenzo Gonan. Affinchè il giornale „L’ Istria“ organo della Società, sia posto in condizione di meglio conoscere gli intendimenti della presidenza, si delibera che il suo redattore 1’ onorevole Sig. Marco Dr. Tamaro sia una volta per sempre invitato ad intervenire alle adunanze presidenziali. . La seduta viene levata alle ore 5 pom. LORENZO ZARQTTI 1’ ottimo giovane piranese, che considerava la nostra città quale sua seconda patria per gli studi qui percorsi e per le molte amicizie incontrate, è morto il 16 eorr. a Umago. Fu un caso pietoso assai, che commosse profondamente quella gentile popolazione. A venticinque anni, già predestinato a P altare dalla inclinazione del suo cuore e dal desiderio dei vecchi genitori, i quali per lui e con lui erano vissuti in strettezze e fatiche, trapassò in pochi giorni, dopo soli sei mesi di sacerdozio, impiegati tutti là a disimpegnare l’officio di curato. E nel breve tempo s’ era fatto amare tanto, che molti lo piansero come 'se fosse stato uno dei loro cari. Gli vennero rese onoranze affettuose e splendide. I notabili del luogo, la società operaia, molti amici e conoscenti andati appositamente, lungo stuolo di popolani seguivano il feretro, coperto di fiori e corone. Sulla fossa parlò, tra la commozione generale, lo studente No-vacco ; parlò delle molte virtù dell’estinto, delle battaglie che, ancor giovane, aveva dovuto sostenere, del grande amore da lui nutrito per la patria, della stima e del-l’affetto che, senza studio,- s’ era procacciati. Povero Zarotti! Era il tipo del vero prete istriano: pio, franco, liberale, giocondo. Dopo Dio e la famiglia, amava l’Istria, la sua diletta Istria, con 1’ ansia quotidiana che la prisca civiltà avesse a trionfare in ogni canto di essa e per sempre. NOTIZIE Leggiamo nell’ Istria: „11 signor Enrico Souček, istriano d’.Albona, da parecchi anni domiciliato a Sebe-nico, dove si era accaparrato la stima e la fiducia di tutti, così che la Ditta industriale del sig. R. Vlahow lo avea creato suo institele, dovette negli ultimi tempi fuggirsene di là e ricoverarsi a Zara! perchè preso di mira e perseguitato dall’ energumeno deputato croato A. Supuk, quel desso che venne più .volte, ed anche ultimamente (nel mese di giugno) condannato per eccessi a 40 giorni d’ arresto. La colpa del sig. E. Souček era quella soltanto di essere amico ben amato di moltissimi dalmati appartenenti al partito autonomo, o italiano che si voglia dire. Il „Dalmata,, del 15 corr. intesse su questo argomento un lungo articolo “. Vedano i nostri Deputati al Consiglio dell’Impero, se non sia il caso di una rigorosa interpellanza a tutela degli Istriani, che vivono in Dalmazia. Oh, sposa, sposa, ben m’ avveggo adesso Che la fu quella una balzana idea ! 10 m’ era dimagrito, lo confesso, Ma far senza di loro si potea. Piuttosto che apportarmi or tante doglie Era meglio ammorzar tue pazze voglie ! Se lo sapessi quante in mia vecchiezza Per lor devo soffrir acerbe pene ! La tua, t’ accerta, fu... una gran sciocchezza... Ma sia: de mortuis nihil nisi bene. Nella continua lotta l’nom s’indura ; Vengano avanti, non mi fan paura. De’ mali miei la lunga litania Ancora non sarebbe qui finita ! Tutt’ altro ; per me par destino sia — Fatai destin — patir tutta la vita! Proseguire vorrei, ma qui ... nel petto M’ ange un’ angoscia da morire ! Ho detto. Spirto latin che nelle vene sento, Sacro retaggio de’ proavi miei, Oh ! tu del tutto in me, no, non se’ spento ; 11 vanto mio tu ancor, ancor tu sei ! Tu fiero, tu ricinto di splendore Risorgerai nei giorni del dolore. Nè qui finì lo scherzo maledetto ! A succiar di mie carni i magri resti Capitaro i seguaci di Maometto . . . 1 duri Esco echi... le tremende pesti... E fu un portento, se in tanta iattura Di cuneo mi rimase la figura. Con lei eli’ era 1’ eletta del mio core Ben presto io ini saria rinvigorito. Ma s’ era spento in me il primici1 vigore ; Io non avea che l’ombra di marito ; Ed essa mi condusse di nascosto Stranieri in casa, a cui dovei far posto. Le Presidenze de’ Consigli Distrettuali diramarono ai Comuni della provincia la seguente circolare : „In relazione al Decreto Luogotenenziale dei 4 corr: N. 9847 — VII si comtinica il seguente dispaccio di Sua Eccelenza il signor Ministro del Culto e Istruzione dd. 28 Giugno 1885 N. 704 coll’incarico di portarlo a notizia di tutto il personale insegnante di codesto comune. — „Nell’ occazione delle ultime elezioni dei Deputati „al Consiglio dell Impero emerse che docenti di scuole, „le quali hanno non solo da istruire ma eziandio da e-. „ducare, hanno preso parte ad agitazioni di partito in „modo di dar nell’occhio, sia come raccoglitori di voti „che come campioni politici. - Un sortire siffatto da una „vocazione in cui l’esempio esercita un così potente in-„flusso sulla gioventù ed il partecipare a un movimento, „per cui la tranquilla attività della scuola non ne viene „che disturbata, io non posso in modo alcuno approvarlo. „Poiché l’aspiro della scuola che le vengono con tranquillità affidati fanciulli di tutti i partiti e di tutte le „nazionalità, perderebbe della sua legittimità, tosto che „coloro a cui appartiene per compito di avviare con l’occupazione in cose scientifiche la crescente generazione „ad un modo imparziale di pensare e sentire, si dessero „a un attività partigiana, e con ciò fornissero occasione „di mettere in dubbio la loro propria spregiudicatezza „in affari di partito e di nazionalità. — „Per quanto anche io sia lungi dall’ esigere da „veruno, Che nell’ esercizio di un diritto che a lui compete „come cittadino dello stato, egli s’imponga limitazioni „della sua legai libertà, posso io tuttavia attendere che „un maestro delle designate categorie, nell’ esercizio di „un tal diritto, eviti con giusto tatto tutto che sarebbe „acconcio di pregiudicare la sua stima, e l'attaccamento „é fiducia anche d’una parte della gioventù a lui affidata, „e di apportare un’ opposizione coi suoi altri doveri. — „Io ricerco l’i. r. Autorità scolastica provinciale „di disporre che questa mia aspettazione sia fatta nota „al personale insegnante delle scuole medie e degl’ istituti d’istruzione, che appartengono alla sfera delle scuole „popolari. * Che ve ne pare, eh, lettori carissimi ? Non vi sembra che S. E. anziché redarguirli insegni ai docenti della propaganda clericale - croata, il modo di farla franca colle loro agitazioni elettorali V * * * Il sig. Giuseppe Vassilich publicò in un opuscolo il suo stadio sul libro quarto del poema di Apollonio Rodio „Gli Argonauti* col titolo 11 Mito degli Argonauti e le Assirtidi. Ad ogni buon istriano batte il cuore di gioia a questa frequenza di letterarie publicazioni, a questo novissimo slancio, a questa evidentissima prova della operosità nostra intellettuale, che speriamo non voglia accasciarsi, ma di bene in meglio progredendo ci faccia degni di quel sangue onde abbiamo la vita, e che tanti obblighi impone a chi se lo sente circolar nelle vene. * * * „La Provincia* con pensiero gentile volle commemorare il primo anniversario della morte di Carlo Combi ristampando gli appunti del prof. P. Tedeschi sulla vita e sugli scritti del defunto da lei publicati l’anno decorso. * * * Sappiamo che 1’ esimio Dr. Pietro Ghersa passerà tra giorni nella sua qualità di Medico Comunale da Pinguente a Lussinpiccolo. Più che coll’Amico nostro carissimo ce ne congratuliamo col paese che sta per accoglierlo, sicuri che scelta migliore non avrebbe potuto fare. Ci rattrista però il pensare che Pinguente và di tal modo a perdere uno dei migliori campioni del partito liberale — Possa essere altrettanto fortunata nella scelta che sarà per fare del nuovo Medico Comunale ! * * * L’ ultimo Nr. della „Provincia* venne sequestrato per ordine della locale Autorità politica. Essendo già scaduto il primo Semestre 1885, invitiamo i Signori Abbonati a mettersi in corrente coi pagamenti. Sunto dei Verbali delle sedute della Giunta provinciale delVIstria in Faremo. (Continuazione della seduta 81) Vengono accolte trentotto istanze per frazionamento di debito d’esonero, verso pagamento della relativa quota di debito, calcolata in proporzione della rendita catastale delle particelle svincolate. Vengono liquidati ed assegnati : al Magistrato civico di Trieste fiorini 215,88 a pagamento del conto per orfanelli istriani durante il II semestre 1884;. alla Direzione dell’ Ospitale civico di Fiume fiorini 324,99 a pagamento del conto di spesa di cura e mantenimento per maniaci istriani nel I trimestre 1885. Seduta 82. — Faremo li Luglio 1885. Prima di dichiararsi sul proposto tramutamento della Scuola ausiliare di Cortedisola in una scuola popolare regolarmente sistemizzata, si officia l’i. r. Consiglio scolastico distrettuale di Capodistria di voler informare sullo stato e capacità dell* attuale edilìzio ad uso di scuola. Le stesse informazioni si richiedono relativamente all’ edificio per la scuola popolare mista da istituirsi nel circondario scolastico di Maresego. Viene presa notizia, con riserva di darne comunicazione alla Dieta provinciale, della relazione sullo stato dell’ Istruzione popolare nell’ Istria per l’anno scolastico 1883-84. Presa notizia del rettificato Regolamento interno per la Commissione sanitaria da istituirsi in Pola a sensi della legge provinciale 27 agosto 1884, e delle nomine nella Comissione stessa fatte dall’i. r. Comissione sanitaria provinciale nella persone del Dr. Pietro Millevoi, e dell’ i. r. Ministero della guerra, sezione marina, del medico stabale sup. Dr. Baxa, viene nominato dalla Giunta provinciale a membro della Commissione stessa, nella qualità di perito agrario, il direttore della Stazione eno-pomologico provinciale prof. Carlo Hugues. Liquidato il conto delle spese di esonero nel distretto di Lussino pel II semestre a. c., viene assegnata l’ulteriore autecipazione di f. 600. Vengono accolte diciassette istanze per frazionamento di debito di esonero, verso pagamento della rispettiva quota di debito calcolata sulla base della rendita netta catastale. Seduta 83 — Faremo 22 Luglio 1885 Si retrocede all’ i. r. Luogotenenza 1’ istanza di alquanti possidenti pel lievo del divieto di caccia nel territorio del Comune locale d’ Isola, colla dichiarazione del proprio consenso all’ accoglimento della domanda. Si prende a notizia che 1’ eccelso i. r. ministero di agricoltura ha preso atto del conto sull’ impiego della sovvenzione erariale di f. 500 accordata per 1’ attivazione del Corso agronomico primaverile presso questa Stazione, nonché del rapporto del direttore della Stazione sul Corso medesimo, approvando che il residuo di f. 50 resti quale anteci-pazione della sovvenzione per l’analogo Corso agronomico dell’ anno venturo. addizionali votate per far fronte alla deficenza risultante da quei bilanci comunali prò 1886. Vengono invitate le rappresentanze comunali ed i Consigli di amministrazione a provvedere nel conto di previsione prò 1886 agli importi dovuti dai singoli Comuni per vari titoli al fondo provinciale, e ciò a scanso dei mezzi coercitivi. Vengono accolte venti istanze per frazionamento di debito d’ esonero, verso pagamento del rispettivo quoto di debito, calcolato sulla base della rendita catastale delle particelle svincolate. Si restituisce la rinnovata istanza di G. A. S. da Montona, perchè sia assoggettata alla Dieta provinciale la sua rimostranza contro il deliberato 15 maggio a. c. N. 1737 della Giunta provinciale, coll’ avvertimento che per far valere le eventuali sue ragioni in via civile contro il Comune di Montona non sieno necessari i provvedimenti del § 90 R. C. Si rimette alla Podestaria di Dignano, per essere assoggettato alla decisione della Rappresentanza comunale il ricorso di G. B. da Dignano contro un decreto podestarile in oggetto di polizia sugli incendi. Non si fa luogo alla domanda di F. V. rappresentante il Consorzio convenzionato del dazio consumo a Capodistria per una riduzione od abbuono sull’ addizionale provinciale pagata dal Consorzio nell’ anno 1884 sul dazio consumo erariale delle carni e del vino. Non si accorda, per intanto, alla Podesteria di Cittanova la sanatoria per l’impiego fatto di capitali comunali nella costruzione del campanile, riservandosi però di approvare il dispendio dopo che con altre rendite messe in vista da quel Comune, verà effettivamente reintegrato il capitale patrimoniale. ----------------—----------------------------- I2ST VB3STIDITA. nel negozio di In base ai relativi atti di concorso viene nominato al vacante posto di maestro superiore nella scuola popolare mista di terza classe in Dobrigno il concorrente Antonio Fucich maestro definitivo in Ulbo, provincia della Dalmazia; — ed al vacante posto di maestro superiore di terza classe nella scuola popolare mista di Santa Domenica d’ Albona l’unico concorrente Umberto Quien, attualmente maestro provvisorio nella scuola medesima. Ritenuto che il fondo provinciale non sia tenuto a pagare ai maestri delle scuole popolari altri indennizzi di viaggio e diarie, che non sieno strettamente necessari pel loro intervento alle conferenze distrettuali e provinciali, non si acconsente alla liquidazione dei particolari di viaggio dei maestri B. e V., intervenuti ad un’ adunanza a Capodistria della Giunta permanente per la conferenza distrettuale. Viene avanzata, col proprio appoggio, all’ eccelsa i. r. Luogotenenza la rimostranza della Podesteria di Pisino, contro la denominazione di Sre-discie data a Pisino, nella notificazione luogotenenziale 24 giugno p. p. N. 141 pubblicata nell’ „Osservatore Triestino." Viene presa a notizia la comunicazione fatta dall’ i. r. Luogotenenza colla Nota 11 luglio a. c. N. 8788 del protocollo della XI seduta della Commissione provinciale pei provvedimenti contro la filossera. Viene preso a notizia che 1’ eccelso i. r. Ministero dell’ istruzione con dispaccio 30 maggio p. p. N. 5689 ebbe ad approvare l’eventuale istituzione d’ una Scuola industriale di perfezionamento, autorizzando l’i. r. Luogotenenza ad avviare le necessarie pratiche preliminari a sensi del dispaccio ministeriale 5 aprile 1883 N. 6495. S’invitano le Podesterie di Pinguente e Rozzo a far deliberare dalle rispettive Rappresentanze comunali le addizionali alle imposte dirette ed indirette per 1’ anno 1886, occorrenti alla graduale estinzione del debito verso il fondo provinciale per antecipazioni avute per la costruzione di quelle strade, ascendente in oggi a fiorini 44753:57 Viene preso atto dell’ avvenuta costituzione delle nuove Rappresentanze comunali di Castua e di Giurino. In base alle relative proposte della Rappresentanza comunale di Capodistria si approvano le BENEDETTO LONZAR Libraio a Capodistria: HI STO RIA antica e moderna, sacra e profana deila città di Trieste. Un Volume in foglio grande. — Venezia 1698 — Prezzo fiorini dodici. + SOCIETÀ CITTADINA NAVIGAZIONE A VAPORE fra Capotta e Trieste ------------------- Col giorno 3 Settembre corr. mese i piroscafi CARLI 1 MiUi!® faranno (tempo permettendo) le gite giornaliere, fino a nuovo avviso, col seguente ORARIO nei giorni feriali: da Capodistria per Trieste da Trieste per Capodistria I. Corsa IL „ . IH. „ • I. Corsa. IL „ . . III. . . . . ore 6 '/j ant. • , 10 V, „ . „ 4 pom. I. Corsa . II. „ . . IH. „ • • ore 9 ant. . „ 12 raer. • „ 5'/, pom. NEI GIORNI FESTIVI: ore 6 V, ant. ■ , io V. » , „ 5 pom. I. Corsa IL „ • IH. „ • ore 9 ant. „ 12 mer. „ 6*/4p«n. Prezzo di passaggio soldi 30 indistintamente; por fanciulli sotto ai 12 anni soldi 20. Nolo delle merci da convenirsi col capitano. E punto d'approdo a Capodistria è il Porto, a Trieste la Riva della Sanità Capodistria, 1 Settembre 1885. $« $>ieegtatie- FIKTKO MAHIH BAltere e “«Altiere rtitemkUe A/91ISIBIA Tl,errisi Al CABLO raiOBA