Piacque a Sua Maesta P Imperatore di nominare Consigliere aulico a lato del Governatore di Trieste, il Conte Federico de Herberstein. Ouesto cognome non e nuovo tra noi, Giorgio Herberstein era Capitano Civile e militare in Trieste nel 1464, Gio. Giorgio Barone de Herberstein nel 1637, Giovanni Sigifredo Conte di Herberstein lo era nel 1741. Nel 1760 il Conte Antonio Herberstein fu Vescovo di Trieste. V Del Castello di S. Giorgio in Laimis. Altravolta sospettammo la posizione di un Castello S. Giorgio menzionato in rcarte ecclesiastiche, alla foce deli' Arsa il quale non va confuso con quello di S. Giorgio in Laimis alla foce del Ouieto del quale intendiamo di parlare oggi. Ouesto secondo e situato in quell' agro che diciamo giurisdizionale di Cittanova, ed e propriamente il Comune di Villanova, gia baronia minore, e che a tempi romani spspettiamo fosse luogo del Governatore della provincia il quale aveva in suo appannaggio Cittanova, ossia la decima dei terreni colonici di questa citta. Nessuna citta, oltre Pola diede infatti lapidi con cariche che erano della corte del Procuratore, di Adjutores Tabularii in ripetute leggende, di Dispensatores di Centenarius Stabuli offici tutti che danno ragione della presenza del Governatore in queste parti. Riteniamo che il distretto di Villanova o di S. Giorgio, prima ancora della colonia condotta da Augusto a-vesse per se il distretto di Villanova, dal che ne venne che l'agro giurisdizionale di Cittanova fosse scompartito diversamente da quel!o delle altre citta o colonie, ed a-vesse in se una baronia, nome questo e cosa che non erano sconosciuti al sistema romano. S. Giorgio fu luogo talmente in fama di antico, che supposero essere stata qui P antica citta di Emonia, pas-sata poi in Cittanova. Lo stesso Carli fu sorpreso dal Vegla Emona, di antico diploma, senza sospettare che fossero due luoghi diversi, come erano due nomi, come da altri diplomi e fatto chiaro. Narrano i nostri che le monete, i mosnici vi, fossero frequenti, e noi vi aggiun-giamo le cisterne antiche, i cotti bollati, ed altre antica-glie moltissime. Visitati gli avanzi di quel castello, ed i colli su cui e pošto, diremo che siede desso in fondo alla valle che forma P ultimo sbocco del Ouieto, su colle che spontaneo si presenta a chi naviga dinanzi il Ouieto, ; nelle acque del quale i Governatori della Provincia go-devano in appannaggio il diritto di pešca. Prima che la valle s' interrisse a piedi del Castello vi era ottimo porto, conosciuto ancor nel secolo passato sotto nome dei Santi Ouaranta, quando le torbide non erano tanto avanzate come oggidi. Bellissimo prospetto si ha da quel colle sul canale che forma il Ouieto, sul mare, sulle chine dei monti che lo contorniano; dirimpetto dali'altra parte del Ouieto sta il castello or diruto di Negriniano, del quale, se a Dio piace, parleremo altra volta. L' abilato del Castello, che a nostro calcolo conte-neva da circa mille abitanti scendeva dalla sommita fino al mare, cinto tutto di mura; sul mare agli angoli delle mura vi erano due torri rotonde, deli' una delle quali si dice che servisse gia a lanterna pei naviganti. II castello era distinto in tre parti, P una separata dali' altra da muraglie, non gia perche il castello si fosse aumentato in progresso di tempo, ma perche anche le citta romane, ed anche quelle d' Istria, erano divise e se-parate secondo la condizione politica degli abitanti, siccome si hanno prove di Capodistria e di Pirano. La parte superiore costituiva propriamente P arce, il luogo essenzialmente fortificato. Figura dessa un qua-drilatero, una faccia del quale e di circa 90 passi romani, 1' altra di 30, ambedue pero qualcosa meno delle cifre che diamo; per modo che la superficie viene ad essere di 2500, misura frequente a riscontrarsi nei Castellieri. Agli angoli vi stavano quattro torri, uno solo era P in-gresso. L' interno di quest' arce era scompartito in guisa che nella parte meno elevata sul lato maggiore delle mura, eravi edifizio nel quale si riconoscono ventiquattro celle, ognuna della superficie di dodici tese viennesi in quadratura. Oueste sembrano fatte appositamente per alloggiare soldati, dei quali ogni cella sarebbe stata contubernio per una decuria che era di otto soldati e vi era il luogo vo-luto dali' ordinamento degli alloggi militari, per tenervi le armi e gli attrezzi. Ogni contubernio in S. Giorgio avrebbe avuto dieciotto passi romani di superficie, mentre per solito se ne davano dodici per gli uomini, sei per le armi. Dali' altro lato deli' arce v' erano pure fabbricati oggi non piu riconoscibili. Nel sito piu elevato deli' arce si veggono rovine di edifizio che doveva essere maggiore degli altri, e qui stava la chieselta, che in tempi cristiani surrogo qualche edicola di falsi dei. La disposizione di quell' arce era modellata su queila degli accampainenti romani, e vi potevano stare da circa 200 soldati. Ouest' arce formava propriamente la parte piu alta, piu forte, e riservata agli usi di pubblico potere; scen-devano poi verso il mare con terreno doppio deli' arce, per modo che tutto 1' abitato era diviso in tre parti pres-socche eguali fra loro. Una strada di cui vedemmo letraccie lultora sussi-stenti, correva poco lonlana da S. Giorgio, venendo da Cittanova verso Crassizza e Tribano, per unirsi al grande filone che da Trieste metteva a Parenzo, o piuttosto da Aquileia a Pola. Un miglio discosto da questo S. Giorgio vi aveva un castellier semplice di forma quadrilatera che ancor oggi chiamano la Gromazza, in clivo di colle nel quale i militi novelli vivevano al sereno. Or diremo qualche supposizione sul nome origina-rio. In carte antiche noverandosi i luoghi minori dintorno Cittanova, si fa ripetuta menzione di Vegla, non gia come suppose qualcuno, in forma di epiteto al nome suc-cessivo di Emona, ma qua!e nome proprio di abitato. Queste desinenze in gia si manifestano ed in Cittanova ed altrove non essere che la diminutiva latina illa, per cui dissero Fontanigle per Fontanilla, Marcenigle per Marcenilla, Tertenigle cio che oggi dicono Verteneglio; Bottenegla, dicono ad un influente del Quieto che propriamente non e che la piccola Butte, (nome celtico assai comune a fiumi ed a torrenti nella Carnia e nelle Alpi venete) Buttenilla; nel quale nome come in altri dialetti istriani vediamo come la i facilmente piegasse nel suono alla e. Vegla, a nostro sentire, altra non e che Villa, e quelli del dialetto di Rovigno e Dignano decidano, se la e in luogo della i in questa voce, sia impropria. S. Giorgio sarebbe stata quindi la villa per eccellenza del Procuratore, il luogo dove raccoglieva quei redditi che gli venivano dali'agro Cittanovano, e dove faceva residenza o estiva o quasi. Ouesta villa che nel materiale era piuttosto simile a Castello, fu proprieta dei Marchesi che governavano la provincia. Gregorio di Montelongo patriarca di Aquileia P aveva abbellita di costruzioni prima del 1265, ed il Ni-coletti nelle vite dei Patriarchi nota = le superbe stanze e sontuose nelle tre parti del Castetlo di S. Giorgio, con mirabile e gustevole dilettazione dei riguardanti verso il fiume vicino, e verso Cittanova e 7 Castello di Casti-glione. Data in pegno dallo stesso Patriarca di Montelongo ad Almerico Brati, e redenta, di venne dopo il 1420 proprieta di Venezia, che la alieno a privati; ma gia a que-sto tempo era in pessima condizione quanto ad abitati. I Genovesi P avevano diroccata quando guastarono Parenzo, due Castelli, Capodistria e Muggia nel 1354. Annotazioni: L' inscrizione di un Centenarius Stabuli di Cittanova 1'abbiamo data nel II anno, p. 231. E proverebbe che il Procuratore a titolo di dominio avesse avuto il diritto di pascolare proprie greggie nei boschi di Cittanova, greggie che dicevano dominicale, come nella leggenda del Cente-nario sembra indicarsi di un Stabulum dominicale. Nel placito di Carlo Magno deli' 804 si vedono li pascoli do-minicali in Proprieta del Patriarca di Grado, e convien credere che non facendosene menzione fra i diritti del duca, i pascoli di Cittanova per quanto spettavano al fisco fossero passati al Patriarca. Ecco due leggende che fanno menzione degli Adju-tores Tabulari, i quali in lingua odierna si direbbero gli Aggiunti degli Esattori fiscali. D • M M • AVRELIO AMANT // ////// III11 CRESCE NS • AD1VT TABVL■ET AVBEL • SAB INA • PABEN P1ENTES • FIL FECEBVNT D • M IANVARIAE MATRI • P1EN TISS1MAE IANVARIVS • AVG N • ADIVT • TABVL F • C Ecco P altra nella quale si fa cenno di un dispen-satore: D • M PABTHENO P E O • AVG DISP • VERNE FESTA • CON IVNX • ET M E R C VRI ALIS • VIR EIVS • B • M FECEBVNT Dei quali offici noteremo come erano tutti poggiati a schiavi o liberti della famiglia imperiale, perche il Procuratore o Governatore era esso medesimo liberto della famiglia. Ne per cio che la provincia veniva ammini-strata da persone date dali' Imperatore ne viene che la provincia stessa fosse del suo patrimonio, perche in lapida polense, nella quale si fa menzione di un Tabulario, in questa medesima si registra pure un TABVLABIVS A PATBIMONIO. Nel 206 di G. C. appena si instituirono gli offict per P avere privato del Principe. Della flotta Aquileiese o di Grado. Narra Svetonio nel dire le gesta di Augusto che per la sicurezza dei mari, stabilisse due flotte, in Miseno 1' una, e la prima in rango la quale aveva incarico di guardare la Gallia, la Spagna, 1'Africa, 1'Egitto, la Sar-degna e la Sicilia; in Ravenna 1' altra, la quale aveva in custodia 1'Epiro,. la Macedonia, 1'Acaja, la Propontide, Creta e Cipro. Queste due flotte avrebbero avuto in custodia tutto quanto 6 il mare Mediterraneo, dallo stretto di Gibilterra fino a Costantinopoli. Ouesta disposizione di Augusto non deve pero ri-lenersi come novella creazione di lui, piuttosto come or-dinamento migliore e duraturo di cio che gia prima di lui esisteva, imperciocche di Ravenna sappiamo che prima di questi tempi avesse flotta a guardia dei mari, e come pensa il Filiasi fino dal 173 avanti G. C., il che notiamo per le cose le quali saremo per dire deli' Istria, domata nel 178, ridotta a provincia nel 130. Ouest' ordinamento delle flotte nel Mediterraneo sembra che seguisse dopo la battaglia di Azzio nel 31 avanti Gesu Cristo. Vuolsi che ogni flotta si componesse di 250 legni, ma nulla di certo. Alla flotta sopraintendeva un Prefetto o Ammiraglio che stanziava in Ravenna, v' aveva anche un Vice-Ammi-raglio; la ciurma ed i soldati venivano presi non gia fra i cittadini, siccome costumavasi dei soldati di linea, ma dalle classi inferiori, che diifalti la marina fu in rango injeriore della linea, venivano recrutati nelle provincie, e nelle citta di mare. V' erano soldati di marina, v' erano marinari disposti cogli ordinamenti che eraHO deli'armata, v'erano le cariche a similitudine di questa; i vascelli divisi in categorie come appunto si osserva anche oggidi, e si osservera in eterno. Alla flotta erano addetti i navali, le fabbriche di vele, gli opifizi, boschi propri, tra quali fu celebre la pineta di Ravenna; a segno che in questa riconoscevansi tre citta distinte = Ravenna, 1' antica citta = Cesarea, o la nuova nella quale v' era il palazzo o la residenza degli Imperatori Classe o la citta navale; la quale ultima murata da se, distinta dalle altre, pensiamo stasse interamente sotto Magistrature ma-rittime, o militari. Non e a dubitarsi che la marina di guerra avesse anche proprio erario militare, se non da se, almeno in sussidio di cio che veniva asse-gnato dali'Erario militare generale. Cio che duro anche in tempi piu tardi e che si mostra non gia creazione di nuovi ordinamenti ma rinnovazione di antichi, autorizze-rebbe a ritenere che fra i carichi imposti alla provincia d' Istria per la costituzione provinciale fossero non solo la somministrazione di ciurme, e forse 1' obbligo a qual-che citta di somministrare un legno armato, ma certe dazioni in danaro poste a carico delle citta marittime tra il Timavo e 1' Arsa, e delle quali duro a lungo la cor-risponsione. II grosso della flotta stanziava a Classe di Ravenna (Classe dicevano i romani cio che noi diciamo flotta) singoli legni scorrevano 1' Adriatico e visitavano le citta al mare di questa nostra provincia. Seppure i comandanti della flotta, in questi nostri porti, non facessero stazione durevole, e non vi esercitassero giurisdizioni, vi erano certamente in gran conto, come alte magistrature; imperciocche il tempio delle divinila Capitoline rifalto nel Campidoglio di Trieste a tempi di Nerone veniva dedicato da Clodio Ouirinale Ammiraglio di Ravenna; il tempio di Nettuno di fianco a quelIo di Marte nella colonia di Parenzo veniva rifatto e dedicato dal Vice-Ammiraglio di Ravenna Tito Abudio Vero Postumo, in tempo ignoto, ma che e. certamente del primo secolo, e non lontano dai tempi di Nerojie;.ambidue questi monumenti di prima importanza nelle due colonie. I quali sono testimonio del conto in cui si tenne 1'Ammiraglio ed il Vice-Ammiraglio della flotta, in due colonie, e certamente per importanza gerarchica che era di loro in questa terra Le leggende di questi due durano tuttora e le diamo. P • PALPELLIVS • p vF ' MaEC • CLODIVS ovirinalis • p • p • leg • xx • trib • milit • leg • vii c • p • f • proč • avg • praef • classis • dedit neptvno • deiso • avg t • abvdivs • vervs post•svb • praefect classis • ravenn templo • restitvto molibvsextrvct domo • excvlta i n • a r e a • d • d concessa • s ibi dicavit Volentieri daremmo qualche leggenda di Pola che sembra avere avuto il debito di dare un legno armato, ma la sorte non volle che ancora uscisse a giorno qualche lapida. Speriamo. Di altre leggende che si riferiscano a cose di mare, siamo poveri. In Albona vi ha leggenda di un Ve-sclevesi Petronio uomo certamente di mare, come lo si riconosce dali' ancora attaccata a corda che tiene in mano, e che noi supponiamo essere stato un capo dei piloti costieri sulla costa d' Istria. (Vedi questo Giornale Annata II pagina 266). Nelle memorie di Fianona che pubblicammo nel numero precedente, si parla del comandante di una Ouin-quereme ivi sepolto. Di un'Ario Imigenio triestino abbiamo notizia dal Codicetto che era del Tomitano arivs • 1migen nT • vir • v f • sibi • et caeseniae Nella quale leggenda, umile assai, alcuni cercarono una Magistratura di Triumviri sconosciuta alla provincia; noi vi leggiamo ex trieri Virtute; marinaro della fregata la Virtu, fregata che veramente era della flotta Ravennate come si conosce da altre Iapidi. Ouesta rarita di lapidi che fanno cenno di marinari o di soldati classiari, non deve fare meraviglia; dappri-ma perche tolti da classi inferiori del popolo alle quali poco premeva di tramandare ai posteri P umile loro nome; dappoi perche i classiari ed i marini stanziavano in Ravenna, ed ivi trovando morte, avevano piu facilmente memoria dalla pieta dei loro commilitoni; in Ravenna le lapidi dei marini sono frequentissime. Le due flotte di Ravenna e di Miseno non rimasero a lungo le sole, altre se ne formarono nello stesso Mediterraneo, parziali, per costiere determinate. In quale tempo seguisse cio, non e noto, pero sapendosi che nel 105 di Gesu Cristo, imperando Traiano, le flotte di Miseno e di Ravenna ebbero il titolo di Praetorie, che non fu comune alle altre, si puo congetturare, che lo aves- sero per indicare il rango maggiore sulle allre flottiglie allora create. Anzi questo epiteto di Classe Pretoria e criterio certissimo per riconoscere 1' epoca delle inscri-zioni nelle quali si faccia menzione della flotta. Notiamo che appunto in quest' anno 105 Nerva ri-faceva il tempio di Beleno al Belvedere /ra Grado ed A-quileia, divorato dalle fiamme. Ed e in questo tempo (105 di G. C.) che pensiamo polersi collocare la creazione della flotta Aquileiese, che stanziava in Grado; non gia come frazione della flotta Ravennate, ma come flotta da se, avendo avuto alla testa un Prefetto, come 1' ebbe quella, sebbene in importanza fosse minore. Ne sarebbe oltre verosimiglianza che Grado prendesse per rispetto ad Aquileia, quella posizione che gia ebbe Classe per rispetto a Bavenna, che alla flotta si assegnassero 1' estuario, e le pinete che vi erano ed i canali e le barene; ed in Grado fosse la stazione delle navi, dei Classiari e dei Marini (dei quali frequenti sono le inscrizioni anche del VI secolo) e da Grado dipen-desse la fabbrica di tele e di vele. La giurisdizione di questa flotta parziale non e dif— licile a riconoscersi: tutto jI' estuario dal Po al Timavo, quell' estuario che era di giurisdizione della laguna da S. Giovanni di Tuba a Cavarzere; la provincia d'Istria dal Timavo fino ali' Arsa; Albona non vi era compresa perche si rileneva Liburnia, e rimase con questa in giurisdizione di Ravenna. Le corse di questa flotta Aqui-leiese erano fino a Ravenna, e fino a Žara, punti estremi; forse doveva battere il mare fino ad Ancona. Ouegli obblighi che aveva la provincia d'Istria per la costituzione sua, verso la Classe Ravennate, li ebbe da poi verso la flotta Aquileiese. Grado subentrato- in luogo di Classe trasse marini, legni, e danaro dai comuni marittimi fino a S. Giorgio o, come pensiamo noi, Nesa-zio. E i^nota P epoca nella quale Albona e le pendici orientali del Monte Maggiore vennero aggregati ali'Istria; non lo erano nel 105, ne quando a Vesclevesi Petronio fu alzata lapida, perche facendosi in questa menzione della provincia d'Istria la lapida fu posta fuori della Provincia, lo era a'tempi dei Bizantini, lo divenne forse quando P Istria passo a Giustiniano, ma di cio, potremmo altra volta tenere parola. Ouesta flotta di Grado esisteva ancora a tempi di Cassiodoro nel 538, sebbene scaduta, come in generale erano scadute coi dechinare del colosso romano, e sca-dute non gia per imperizia del navigare, ma per dimi-nuite risorse. Ouesta flottigha oltre provvedere alla si-curezza dei mari, serviva ai tra,športi erariali, di uomini come di generi. Cassiodoro allorquando in nome del Re goto Vitige chiedeva i generi che gli Istriani dovevano dare in cel-lam, e voleva pagata 1' imposta in generi in luogo di danaro pel servigio della Corte reale di Ravenna; non ordinava agli Istriani di trasportare i generi, non dava ques!' ordine alla flotta Ravennate, sibbene alla flotta Gra-dense, prova che P obbligo di questa era di fare le corse fino a Ravenna, e che la flotta di Classe sarebbe uscita di sua provincia se avesse fatta la traversata fino a Pola, sebbene piu corta che da Grado a Pola ed a Ravenna. Cassiodoro diede questo comando ai Tribuni marittimi, cariche che diedero argomento di esercitazione ai dotti che li confusero coi Tribuni dei militi che poi figurarono anche in Istria nel governo delle citta. Ouesto nome di Tribuno fu proprio di molte cariche, sicche non in questo nome ma in quello a cui veniva applicato de-vesi cercare "la sua indole, nel caso nostro nel marittimi. Noi non li crediamo carica militare, perche non si trattava di spedizione guerresca, ma di semplici tra-sporti. Noi pensiamo che questi Tribuni fossero cio che oggidi si direbbe Amministrazione della flotta curassero i redditi, gli armamenti; avessero giurisdizione reale sulle acque, sulle isole, sulle selve deli'Estuario; giurisdizione che poi fu base ad altra veramente di stato. E qui manifesteremo una nostra dubbiezza. 11 sale che si produceva nell' estuario e, che sembra stasse sotto procurazione dei Tribuni, il sale che in Roma fu paga per la milizia e per le cariche, da cui ne venne la voce di Salario, il sale del quale si dice che nell' estuario fosse moneta victualis, che noi intendiamo paga per vi-vere; non sarebbe stato un provvento deli'Erario militare della marina; un'articolo che veniva prodotto a cura dei Tribuni medesimi? Forse altravolta verremo su questo argomento. Diamo a chiusa le inscrizioni aquileiesi che fanno menzione di cose marine. SIL V A NO SACRRVM SECTORES MATERI ARVM AcjuUeia SEX • BAEBIVS BAI • FIL • VET • EX • CLASSE VESTIARIVS Ac/uileia III AVRELIVS // CAVRVS • VET • EX • C//// //BARTOLA • DONS//// DE • L1BVRN • CLYPEO PAIVS • VENZOI • F. DE MARTE T ■ MAGIO • CAENINIANO TRIERARCHO STEFANVS NAVCLERIVS MAXIMVS NAVCLER L • DECIMO SCAVAE DERCEIONIS F MISSICIVS • EX CLASSE Atjuileia At/uileia Aquileia Grado Grado Aquileia