ANNO XXV1L Capodistria, I Giugno 1893. N. 11 LA PR DELL'ISTRIA Esce il 1" ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-iriraestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la illazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Od numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. d) Il Castel Leone di Capodistria Nel 1337 addì 11 Giugno fu eletto a castellano Andrea Michiel; e nell'Ottobre dello stesso anno si scrive al podestà di Capodistria che, avendo bisogno il castello d' un magno ìaborerio spenda fino a sei o sette Ubras grossorum (Vedi Atti e Memorie pag. 253 e 254. Vol III Fascicoli 3 e 4.) I tempi erano relativamente quieti ; ed ecco che a detto Andrea o Andriolo Michiel è data facoltà di venire e stare a Venezia per quindici giorni, per sbrigare alcuni suoi affari 133S. 17 Maggio (op. cit, pag. 255). Pare che questo Messer Andrea avesse delle gran faccende sulle braccia nella Dominante, e che fosse, come si dice volgarmente, figliuol dell' oca bianca, perchè nel 7 Giugno gli si concede di trattenersi a Venezia ancora per dieci giorni, e da capo licenza di altri otto nel 8 Novembre dello stesso anno (op. cit. pag. 255 e 256) La barca che lo conduceva da una riva all' altra doveva essere una specie di traghetto, perchè nel 18 »marzo dell'anno seguente il senato delibera che si conceda ad Andriolo Michiel detto fisica, quod cum liabeat aliqua liic expedire propter mortem uxoris sue, que decessit hic, possit venire venecias per dies quindecim.....dimitten- do unum loco sui, qui placeat potestati Iustinopolis ; il quale, per chi volesse saperlo, era in quell' anno Zvanne Gradenigo el grego. (op. cit. pag. 256). Buon uomo, si capisce, questo podestà grego ; e buoni uomini questi serenissimi e larghi di favori al povero vedovo castellnno. Ma il cuore non impediva loro di aver ben salda la testa sulle spalle, e aperti gli occhi sugli interessi dello stato. Nel 1339 17 Aprile,— si stabilisce di fatti di mandare legname ed altre cose necessarie alla riparazione del Castel Leone di Capodistria e del castello di Belforte, e si dà incarico ai patroni dell' arsenale di mandare e provvedere le cose predette, (op. cit. pag. 257) Scorse due pagine senza trovar menzione del nostro castello, ecco da capo viene in scena detto Andriolo Michiel, al quale è permesso propter aliqua sua agenda venire Venecias per dies quindicim, lasciando in suo luogo persona che piaccia al podestà (Leonardo Mocenigo). Con un po' di fantasia si potrebbe immaginare l'inconsolabile vedovo, venuto a Venezia per cercare una nuova sposa (1340, 28 Marzo op. cit. pag. 261) Per quattro anni le cose vanno poi liscie ; il castellano non ha bisogno di andare e venire ; il magno ìaborerio ha prodotto il suo buon effetto, e sulle facende del castello le carte sono mute fino al 19 Aprile 1344 ; giorno in cui fu presa la seguente parte, tutta riportata in latino grosso {del tempo, e lunga parecchio. Eccola ridotta ai minimi termini per 11011 abusare della pazienza del lettore — Cum Častnim Iustinopolis hedificatum ßit pro ostaculo civitatis (sapevamcelo) e sia necessario provvedere alla difesa, ed essendo gli attuali stipendiali poco forti in gamba, modicum valeant e quel che è peggio non balestrieri (tanto vale come dire oggi cannoni senza cannonieri) capta fuit pars che alla custodia di detto castello siano posti ventisei buoni e prodi stipendiar! (pochetti a dir vero) col salario di cinque lire piccole, e balestrieri poi vengano chiamati, quanti più si può, esperti nel tirare la balestra ed abbiano anni venticinque non meno, e non più di quaranta, dando perciò il ben servito agli invalidi come sopra, e a nessuno venga in mente di fare il cambio con altro soldato dimorante fuori del castello. Seguono le norme per mantenere tutta questa gente certo dotata d'un formidabile appetito. In castello si devono conservare del continuo trenta sacchi di buon biscotto. S'intima poi a nome dei presenti e futuri castellani di cangiare ogni tre mesi almeno il predetto biscotto di scorta con quello nuovo porterà il capitano del legno, deputato ai viaggi d'Istria: accidenti che buona dentatura avevano que' bravi balestrieri. E su tutto si commetta al podestà di Capodistria la massima vigilanza. Item essendoci in detto castello alcune spingarde 0 baliste, quarum sitamentum est Maliter devastatimi si stabilisce di cangiare il sitamente, o appoggio delle balestre, e di mandare anche nuovi verdoni per le balestre, e non so quali altre diavolerie ed armi compresi venti palvesi (specie di scudi) (op. cit Volume IV fascicolo I. pag. 30). I tempi erano grossi ; il Patriarca minaccioso ; conveniva quindi pensare ad una seria difesa, e le spese non erano poche. Perciò nello stesso giorno fu stabilito che a sopperire alle spese quali il comune veneciarum sostiene anche per asciugare la palude esistente torno alla città e al castello s' imponga il dazio d' un dodesin per ogni orna di vino confezionato nel distretto di Capodistria, e che entrerà in detta città, e ciò usque ad beneplacitum nostrum, (op. cit. pag. 30). Ma se ciò piaceva al senato, certo non sarà stato di beneplacito ai cittadini ; e forse questo dazio imposto sul bicchiere fu una delle scintille che destarono l'incendio del 1348. Ma non preveniamo gli avvenimenti. Una nota del 1346 m. v. 24 febbraio ci fa sapere che in quell' anno era castellano Giacobello Leucari, al quale è data la solita facoltà di venire a Venezia per quindici giorni, lasciando al suo posto un nobile, circostanza nuova questa, a beneplacito del Podestà : Polo Trevisan. (op. cit. pag 43). L'anno seguente 1347 scoppiò la rivolta d'Isola, prodromo di quella di Capodistria, ; e i Senato Misti sono pieni di decreti contro i ribelli. Ed eccoci al memorabile anno 1348. 1 Capodistriani, desiderosi di riacquistare l'autonomia, si sollevarono d'improvviso; e tutta la città è in armi ; ed il Podestà Marco Giustiniani appena ha tempo di fuggire e chiudersi nel castello. Le vicende di questa ribellione sono troppo note, e già ne abbiamo più volte trattato nella Provincia : solo ci piace rilevare per la completa storia del castello i senato consulti del tempo. I quali hanno per iscopo di provvederlo di buoni difensori, di premiare i fedeli e di ridurre con altre opere più sicure il castello stesso. Ed è di queste opere nuove che si ha a tenere specialmente parola ; il castello subisce una trasformazione, come si vedrà in seguito ; e solo la conoscenza delle opere nuove ci pone in grado di ricostruire il castello e d'intendere i pochi ed imperfetti disegni che ci rimangono. Procediamo con ordine. Dal documento LIII edito dal Cesca si rileva come il Senato a meglio difendere la città e il castello, decretasse 1' erezione di un nuovo forte (Mosella) con le seguenti memorabili parole " Cum Castrum nostrum Leonis mediante divino auxilio fuerit principalis causa re-cuperationis civitatis Lustinopolis ecc. ecc. e che in buon volgare tradotto vuol dire : Poiché il caste! Leone, con l'aiuto di Dio, fu la principale causa della ricuperazione della città di Capodistria ; e poiché è chiaro come il sole, che se avessimo avuto un altro castello in nostra balìa, si sarebbero pigliati tra due fuochi i ribelli, ecc. ecc. vadit pars di alzare un nuovo castello. (Giovanni Cesca. La sollevazione di Capodistria nel 1348 pag. 105). Ma il forte Mosella era sempre in mente Dei; dunque pel momento si provveda il Castel Leone di una cisterna e di vettovaglie, e vi si facciano intorno nuove fosse e scavi, pro majori securitate dieti castri ad nostrum honorem, (op. cit. Documento LIV pag. 106). E tanto sta a cuore e giustamente alla Signoria la buona custodia di detto castello ; che perciò riforma aicuui capitoli delle commissioni del podestà di Capodistria nel seguente modo. Provvederò sollecitamente e diligentemente perchè il castello Leone sia bene vettovagliato per mesi sei, e le vettovaglie siano fresche e rinnovate; e il castello visiterò una volta al mese, ed esaminerò lo stato delle anni e munizioni ; e riparerò a tutto affinchè non ci sia alcun difetto. — Al castellano poi si ingiunge di tener d'occhio il podestà; e se lo vedrà negligente, scriva quattro righe a Venezia (op. cit. LXI pag. 121). Seguono i premi. Acidi 15 Novembre 1348 il Senato loda i difensori del Castel Leone col segente decreto che ha storica importanza — Qnod pro meritis et bono portamento stipendiarorum qui fuerunt in castro nostro Leonis, manutendo Castrum ipsum vigorose ad nostrum honorem contra ribellionem Iustinopolitanorum, quod etiam fecit bona causa recuperando civitatem ecc. ecc. ed anche per dare buon esempio agli altri e stimolo al nostro servizio si decreta che oltre alla paga e ai due ducati già ricevuti dai pvovveditori, si diano ai detti stipendiari ducati cinque. — Dallo stesso decreto sappiamo che al tempo dalla ribellione erano castellani Nicolò Civran e Geremia Gisi ; ai quali si dà ampia lode con speranza di rapido avanzamento, (op. cit. pag 125 e 126). Ed ora torniamo a riprendere gli Atti Memorie per lo spoglio dei senato misti. 1349. 23 Maggio. Si decreta che Nicolò di Romania, Marco Fasario e Marco di Lippo stipen-diari nel Castel Leone, al tempo della ribellione, nella quale si adoperarono onorevolmente, cassati dal podestà di Capodistria per aver parentela in quella città, possano ciò non ostante rimanere al nostro stipendio, o nel castello, o in altro luogo come parerà a quel podestà. (Atti e Memorie V. IV. Fase 1 e 2 pag. 61). Il fatto di uno stipendiarlo, di Romania stretto in parentela con quei di Capodistria è indizio a conoscere le buone disposizioni dei popolani verso San Marco; ciò che avrà facilitato la perfetta fusione avvenuta poi tra la città di Capodistria e la Repubblica veneta. Ma eccoci al decreto di riforme del Castel Leone, che, come ho detto, è importantissimo per conoscere 10 stato del castello stesso, e i posteriori disegni. 11 lettore abbia pazienza ; ma convien proprio darlo nella sua integrità, per farsi poi i necessari commenti. 1349. — meusis Inlij die penultimo, Indicione 2.a In Christi nomine amen. Provisiones Castri Leonis consulte per Nobiles viros ser Iustinia-num Iustiniano, Simeonem, dandulo, et Pan-(jratium georgio provisores Iustinopolim missos, Et con ulte etiam per nobiles viros ser Marcum capello, ser Nicolaum falletro, et Ser Nicolaum Lauredano Sapientes deputatos cum ipsis pro-visoribus, ad consulenclum Super securitate et bono Iustinopolis, et generaliter super omnibus tangentibus seccuritatem aliarum terrarum et locorum Istrie. Capta — Incunibentibus omni studio et cura solicita dominis provisoribus antedictis, ad providendum salubriter pro seccuritate terre Iustinopolis, Consulunt, quodpro conservatione Castri Leonis, quo servato, salvabitur terra, et omnimodo a cunctis periculis reddetur secura, quo d in ipso castro reasumantur homines XXX veneti, si fieri poterit, vel ftdeles nostri domini]. Servando numerum annorum hominum, ut continetur in commissione potestatis, In quorum numero sit unus magister marangonus, et unus magister a ballistis, Et ipsorum me-dietas ad minus sciat operavi ballistas. Qui quidem predicti sicut habebant de salario in mense libras vj parvorum pro quolibet, sic habeant vii), Computatis et in numero isto inclusis Castellanis duobus, eorum famulis duobus et hominibus quatuor qui custodiunt domunculam quamdam. Etaliquis ipsorum non audeat nec possit habere nec tenere in civitate Iustinopolis uxorem fdios, fdias seu familiam suam totani, Sed si haberent familiam, e am penes se possint in castro tenere si voluerint, Et non possit dare verbum pluribus iiijor pro vice exeundi Vastrum ipsum. Nec aliquis alio-rum possit exire, donec predicti iiijor, quibus concessum fuerit exire, in Castrum niemoratum reversi fuerint. Non sinceri. . . 2 . . .de non 2. Residuum de parte (Carte 38 tergo). Die eodem. Capta. — Provisores ser Iu-stinianus Iustiniano et Socij. Ac etiam ser Marcus capello et socij, sapientes Istrie. — Volunt, et salubriter consulunt, super hoc diligenti inquisitione habita, quod pro seccuritate castri predicti, Porta, qua intrabatur castro mutetur hoc modo, videlicet quod ellevetur usque ad primum solarium cum una scalla, que levavi possit, et per quam possit ascendi, et discendi, que quidem scalla continuo raa-neat levata, excepto quando erit expediens intrare et, exire, Et porte per quas intrabatur Castrum, et gradiebatur ad civitatem per-maneant clause ad beneplacitum potestatis. Iterato etiam, construatur et fiat pons unus a lattere castri versus Ressanum, qui distet a muris castri uno passu, Et sit intra duos pontes levabiles ab utroque lattere, qui pontes sunt acl presens, existente etiam uno levabile ad medium dicti pontis, Qui quidem pons sit taliter con-structus, quod unus currus feni, biadi, et alio-rum possit abiliter pertransire, et quod quan-documque esset expediens, Me possit pro seccuritate castri faciliter removeri, Et dato, quod consultum fuerit de ponte, modo quo narratum extitit, tamen cosulitur, quod. Relinquatur di-scretioni et arbitrio Potestatis Iustinopolis et Sapientum qui iverunt nuperime, et sic scri-batur eis, si eis vide tur, prerogativam esse co-munis, et seccuritatem majorem castri, quod construatur tališ pons vel ne, vel quod gradiatur per medium castri, ut solitum erat, et est ad presens. Non sinceri ... 5, de non . . 12. Alij de parte (Carte 38 tergo) (op. cit. pag. 66) (Continua) P. T. -----Sfct----—-,-:—:- INDICE DELLE CAUTE DI RASPO (Archivio provinciale) Filza 8. (Continuazione vedi n. 8 anno XXIV e seg.) anno 1559 c. CI7 — 642 Capitano Giovanni Corner Processus cause arbitrarie inter ser Michelem pengarich et llieronymum Sottolich Michele Pengar e Girolamo Sottjlicliio, cognati, litigano ; per cose ereditarie. anno 1560 c. 643 — 660 Capitano Giovanni Corner Processus Matei Sersich cataverij cum ser Paulo Vincentino Matteo Sersich, nella sua qualità di cattaverso del comune di Pinguente, fa intimare uu mandato penale a Paolo da Vicenza che non debba co' suoi lavori campestri occupare o ingombrare la via publica. Tale mandato è confermato dal capitano. anno 1559 c. 661 — 679 Capitano Giovanni Corner Processus cause Crismani simpcich cum padovaz de Rotio Il precetto penale, emanato ad istanza di Pietro Bosich di Racievas, che ingiungeva al Sincich di Praporchie di non ingerirsi in certo baredo, dopo lunga lite, è cassato per sentenza capitanale. anni 1558 e 1559 c. 680 — 691 Capitano Giovanni Corner Processus cause inter Iacobum corvatinum cum Mateo raspolich eius sor or io Lite tra Iacopo Crovetino e Matteo Raspolich del territorio di Pinguente por il fatto che al primo, innanzi di sposare una sorella di Matteo, fu promesso gli sarebbero dati, oltre la dote, anche cinque ducati e la metà di una casa. anno 1559 c. 692 — 696 Capitano Giovanni Corner Processus cause D. Octaviani Lugnani cum Stefano cherbava Controversia originata dal fatto che Ottaviano Lugnani vendette doi pasteni de vigna a Stefano Cherbava il quale intendeva che nella vendita fosse compreso uu terzo pasteno. anno 1559 c. 697 — 703 Capitano Giovanni Corner Processus cause strenui D. Dominici de Castro connestabilis cum Gherseo Dugano Domenico de Castro vuol essere indennizzato di una sua cavalla che sarebbe stata venduta da Gerse Degan della pinca : cavalla stata permutata da Vincenzo del Senno con uno stallone del de Castro intorno al tempo che Turchi havevano saccheggiata la pinca, abbruciando anche una casa del Degan e un gran numero di piegore qual similmente gli furono tolte. anno 1559 c. 704 — 715 Capitano Giovanni Corner Processus cause inter ser Ioannem de germanis procuratorem fiscalem cum Ioanne Corvatino de Nugla Giovanni Crovatino di Nugla, nel marchesato di Pietrapelosa, è assolto dall' accusa di aver usurpato uno terreno vacuo in baredo appartenente a San Marco presentata al tribunale di Raspo del procuratore fiscale Giovanni de Germanis. anno 1559 c. 716 — 718 Capitano Giovanni Corner Processus cause simonis paladini cum Antonio paladino Controversia fra Simone e Antonio Paladino per la contraddizione interposta da Simone alla vendita di certi stabili posti nel territorio di Verch, fatta dal cugino di lui Antonio Paladino. anno 1559 c. 719 — 720 Capitano Giovanni Corner Processus Cause Caterine laurencich cum ioanne laurencich Caterina, vedova di Michele Laurencich del territorio di Pinguente, chiede sia dichiarato nullo certo istrumento di vendita per modo che suo cognato Giovanni Laurencich sia obligato di rilasciarli un terreno di sua proprietà posto in contrada cella del territorio di Pinguente. anni 1559 e 1560 c. 721 — 750 Capitano Giovanni Corner Processus cause, s. Antonij sottolich et Pauli raspolich uxorio nomine cum D. Maria r. q. s. Laurentij sersich et uxore in secundis votis s. joannis petri jurcovich Paolo Raspolich e Antonio Sottolichio, che sposarono due sorelle Sersich, sono in lite colla cognata donna Maria, quale tu- rice dei figli eredi del defuuto Lorenzo Sersich. Essi contrassero il matrimonio all'uso dell'Istria ; e però morta intestata la suocera chiedono, ciascuno in nome della propria moglie, ma non ottengono che siano loro aggiudicati due terzi della metà dei beni che possedeva la famiglia alla morte della madre. anno 1560 c. 751 — 756 Capitano Giovanni Corner Processus lucie clarich cum ser lacobo vicich Lucia vedova di Benedetto Mendich del territorio di Pinguente, che ebbe in affitto un terreno di Giammaria Vicich stipendiarlo di Raspo, vuol essere rifusa della metà della spesa fatta da suo marito per migliorie introdotte in detto campo. Giudica il capitano dover portarsi sopra il luogo gli stimatori comunali a giudicare qnanto possa pretendere la nominata Lucia. (Continua) G. V. — Portole --__——— - Pubblichiamo il programma di un nuovo periodico sortito il giorno 18 del passato maggio; il programma lo ha scritto 1' egregio Carpenè che presiede il consiglio di redazione del periodico, e crediamo opportuno far leggere la parola autorevole dell' illustre enologo, per dimostrare la assoluta necessità degli studi onde togliere l'industria del vino dalle pratiche consigliate dai giudizi dell' i-gooranza; e per tal modo, unica via, potersi mettere in grado di sostenere la concorrenza dei paesi più progrediti. L'ENOTECNICO PERIODICO DI VITICOLTURA E DI ENOLOGIA (Conegliano, Tipo, — Litografia F. Cagnani) PROGRAMMA In epoca non molto remota 1' enologia italiana trovavasi totalmente dominata dall' empirismo e così profondamente da non permettere ai vini italiani di varcare i confini del luogo natio. Destava meraviglia al pubblico se per rara eccezione qualcuno riusciva a varcare 1' oceano col proprio vino senza che soffrisse guasti. E fra le eccezioni, solo il Piemonte, culla di libertà, perchè retto ad indipendenza, era in grado, quando il resto d'Italia gemeva sotto la dominazione straniera, di far apprezzare i suoi prodotti vinicoli oltr' Alpe. Fattasi l'Italia nazione indipendente era naturale che dovesse pensare a dar vita alle industrie, specialmente a quelle affini all' a-gricoltura, perchè senza queste nessuna nazione è grande e temuta. Naturale quindi che all' Italia, chiamata Enotria dai nostri più antichi padri, venisse il pensiero di sollevare 1' enologia da un empirismo che era emanazione dell' ignoranza e del pregiudizio. Per dare un indirizzo tecnico alla vinificazione mancava il personale, e il fatto che le nazioni d'Europa tutte •o quasi, non esclusa la Russia, avevano. Scuole d'Enologia, chiamò l'attenzione dei cittadini, che costrinsero il Governo a provvedere ad un bisogno sentito d'istruzione enotecnica, e sorse la prima Scuola di Vinicoltura ed Enologia in Collegllano, e dopo questa si fondarono quelle di Alba, Avellino, Catania e Cagliari ; dalla prima uscirono docenti per le altre, ed in brevi anni l'Italia ebbe un personale se non sufficiente, abbastanza numeroso per diffondere in ogni plaga vinicola le buone massime di vinificazione, e se oggi l'Italia tiene alto il suo .nome enologico all'interno ed all'estero e lo la risuonare fin nelle più lontane regioni, devesi molto all'iniziativa industriale svegliata dagli Enotecnici, che pieni di fede e di energia giovanile, ben coltivati nel sapere, mai disperarono dell' avvenire della patria, avvenire legato strettamente allo sviluppo delle primarie industrie, fra le quali appunto l'E-nologia emerge. Quante battaglie non si dovettero sostenere ! Quante lotte morali sanguinose! Quante difficoltà create dall'ignoranza e dalle vecchie abitudini si dovettero superare ? ma la vittoria è del progresso ed abbiamo vinto perchè oggi l'enologia italiana si è portata al livello di quella delle nazioni più progredite. Ma molto ancora resta a fare, e gli Enotecnici Italiani riposino sugli allori ottenuti solo quel tanto che basti per riacquistar lena e per provvedere ai mezzi senza i quali ogni impresa fallisce. Gli Etnotecnici usciti dalle Scuole Nazionali non solo vennero istruiti scientificamente e praticamente su tutto ciò che riguarda la Viticoltura, l'E-nologia e le industrie affini, ma vennero anche educati al culto del dovere. Uscirono dalla Scuola lieti di speranze, con la poesia dei vent'anni, ignari delle difficoltà contro cui dovettero porsi in lotta. La poesia del bello avvenire a molti sfumò, per essere sostituita dalla dura realtà, che spesso pur troppo non consiste in un giusto equilibrio fra i doveri ed i diritti. Ed è per questo che si hanno Enotecnici scarsamente ricompensati, senza la meritata speranza di lieto avvenire, mentre ben pochi demeritarono, e questi hanno il disprezzo degli onesti. L'« Enotecnico» sarà un periodico indipendente, che userà d' ogni mezzo possibile per mantenere alto il decoro di una classe di professionisti ormai divenuta numerosa ed utile ; esso ne propugnerà gli interessi, sempre tenendosi entro i confini dell'imparzialità e della giustizia. Uniamoci tutti per salvaguardare il nostro avvenire, e con la coscienza della utilità dell'opera nostra al bene di una grande industria, qual' è l'e-nologica, accingiamoci tutti uniti a propugnare quegli ideali nobili che la educazione ed istruzione ricevuta hanno in noi svegliato, tendenti unicamente al bene nostro e dell' Enologia nazionale. L' « Enotecnico » si terrà in comunicazione con tutti i cultori dell' Enologia che fecero e faranno adesione al suo programma. Presentasi al pubblico in forme moleste convinto che con intendimenti retti, con lealtà e franchezza di propositi, col rispetto alle leggi ed alle convenienze, riuscirà a prosperare, fidente nell'appoggio di tutte le istituzioni enologiche, nei confratelli di stampa, e nella benevolenza del pubblico, che in questo periodico troverà descritti gli studi ed i lavóri scietifici e pratici che sortiranno dall' attività sempre crescente degli studiosi delle scienze applicate alla coltivazione della vigna ed alla fabbricazione del vino. Il programma dell' «Enotecnico» è dunque questo : Costituirsi quale organo degli Enotecnici Italiani per propugnarne gli interessi. Pubblicare almeno in succinto gli studi e i lavori scientifici attinenti all' enologia e quelli pratici. Venire in aiuto con tutti i suoi mezzi modesti alai soluzione dei problemi interessanti le pratiche viticole, quelle di cantina e del commercio vinicolo interno e di esportazione. Difficile sarà il compito dell' «Enotecnico» ma raggiungerà il patriottico intento se troverà 1' appoggio del pubblico ed in particolare degli Enotecnici Italiani. ■--—