v. \ C R O N I G H E O S S I A MEMORIE STORICHE S A C R O - PROFANE Dl T 81 E STE Coniinciando dall’XI. secolo sino a’nostri giorni; compt- late dal R. D. Giuseppe MaiuAti Sagrestano dclla Catte- drale di S. Giusto Martire. Coli’ aggiunta della relazio- r.e dei Vescovi dal ppimo sino al decimo secoln. TOMO QUAR fO V ENE ZI A. N £ L L A TIPOGRAFI PICOTTS 1813 . . lit TAVOLA CRONOLOGICA De J Vescovi e loro numero progressivo ; delle Memorie pik rilevanti; de’ Documenti che arricchiscono quest’ Ope¬ ra; deli’ anno nel quale successe il fatto che si rac- conta j e del numero corrispondente de/la pagina. I IV nOCtlMESTJ re della na- zione Israeli- tica. Diploma di Leopoldo I. in favore del¬ la detta na- zione. Letteradel- 1’ Arciduca Giuseppe re de Romani e d’ Ungheria al vescovo di Trieste. Rescritto di Leopoldo I. che da faco^l- ta ai triesti- ni di tenere un avvocato v ■VI v h a. 43 45 46 47 48 vil 52 55 58 59 i yo6 1710 171 1 71 3 Vuole il pubblico in- trodune in Trieste la Religione Domcnicana ed il vesco- vo si oppone . il clero supplica 1’ I mperatore Giuseppe a volerlo libe- rare dalPim- prestito for- zoso. Capitano . Marzio con- te Strasoldo. Morte del- l’I m p. Giu¬ seppe I. Subentra 1’Imp Carlo VI. Il conte Mattia della Tone fonda un Seinina- conno le barche trie- stine . Vlil IX documenti Ordine di Carlo VI. ai triestini che inforinino ove sarebbe niegiioilpor- to-franco. Relazione di Gabriele Bar. de Marenzi al consiglio di Trieste rela- tivaal porto- franco. Risposta deli’ Auiica Camera ai Triestini cbe si lagriavano esseisi la cor- te provvista X XI I> A o. 113 ii4 1 '9 i vi DOCUMESfTI Convenzione fatta tra i fattori della compagnia orientale, e la citta di Trieste. ANNO DOCUJIEUTI XII l'AG. 1 2 I 122 128 I 329 1722 1 723 Tre punti placidati dai consigli di Trieste in fa- vore del com° mercio. La compa- gnia orienta- le progetta al tri dodici punti alia citta in pro- prio favare, e del comnier- cio. XIIf XTV XY XVI XVII NuM. MEMORIE necessarj al- le presenti circostanze . Li consi- gli rispon- dono ai sud- detti pro¬ ge«* • Vi ene in- timato ai giudici e ret- tori la volon- ta del Sovra- no di ridurre a comodo dei tempi i statuti . Risposta dei giudici a tale intinia- zione, e vo- lonta sovra- na . Li consig. della citta accettano con sommis- sione il giu- dice iinpe- riale . Quali chie- se fossero as- segnate per insegnare la dottrina cri- stiana e me- DOCCMENTI XVIII > A G. &3i i3i ivi i33 A i IVI DOCUMENTf DOCUMENT? *xi DOCUMEKTl \ i xxn PA Cr. 246 249 i5o 253 a54 ivi XXIII DOCUMENTI xxiv DOCtMENTI XXV DOCUMENTI XXVI DOCUMENT* XXVII Xxvm doccmesti xxix PAG. 298 5o4 3o5 307 308 3io Anno V E S C O V 1 Num_ ME MOR X E DOCUMENTt 1767 . . . . 17 68 . . . . i 7 6 9 177° 1771 matodi Trie- ste. Assassinio dell’antiqua- rio Winkel- inan, sacces- so nella lo- canda gran- de. Viene aboli- to il monte di Pieta. Aperturadel nuovo lazza- retto di san- ta Teresa. Varie ordi- nazioni della So vrana. Ricorre il capitoloaMa- riaTeresa per esseresoccor- so, e viene esaudito. Var j Decre- ti della So- vrana , indi- cati. Diploma di Maria Teresa in favore de- i gPIsraeliti. Risoluzioni e decretipiu. rilevanti u- XXXI f. ■ r * : | 0a&m ? j ' . C S t >’ ■' »v ■it. .Sl . in : { : ■'■■(Ih ", / MEMORIE STORICHE SACRO-PROFANE D A L L’ A N N O 1692. AL 1774. i ■ '' - ' 1 ‘ < •- 7 : v; Imperatore Leopoldo I. 1692 Ponteiice Innocenzo XII. 79 GIOVANNIFRANCESCO MULLER dinobil prosapia , nacque nella citta di Gorizia 1’anno 1637, fu preposito d’AlbaReale, e cappellano della regina Eleonora di Poloma . DalPImperator Leo¬ polde I. fu nominato vescovo di Trieste. Dopo la funzione della solita consagrazione, conferitagli dal principe e vescovo di Lubiana monsignor Si- gismondo Gristoforo conte di Herbestein, e dalli reverendi D. Antonio di Collenfelt, abbate, e pre¬ posito delPinsigne monastero di Seticina nel Cra- gno , e D. Toramaso Gorzer abbate e "preposito di Cinquechiese nelPUngheria , il piovano di Villa- Vicentina nel Friuli, delegato dal Papa per tal funzione, che segal li 14 decembre di quest’anno 1692, preše iinmediatamente il solenne possesso; dopo il quale applicossi immantinenti con fervoro- so zelo alla rilorma e cul tura spirituale della pro- pria diocesi. Ordino primieramente con lettera diretta al suo eapitolo, che quei canonici, i quali avevano cura di anime, dovessero a lui presentarsi e sottoporsi alPesame per la medesima cura. So- pra di che raccoltisi i canonici in eapitolo risolse- ro di presentarsi tutti al prelodato monsignor ve¬ scovo, e pregarlo a voler usare qne’modi e for¬ me, che praticarono gli altri suoi antecessori, cioe di non sottoporre a nuovo esame quelli che gia erano stati una volta approvati. Come ne’tempi andati, cosi anehe in questi i TOM. iv, i 169 a Veneziani emuli,e nemici del traffico Triestino, ^ 9 2 colle loro fuste, galere, ed altri legni infestavano il mare Adriatico, e prendevano le barche che par- tivano da questo porto , apportando con cio un danno notabile a questa citta. Col seguente ricor- so fatto dai giudici e rettori di Trieste all’eccelso Consiglio di Graz si verra in cognizione di un fat¬ to sul proposito, successo nell’ agosto dello scadu- to arino 1691. Eccelso intimo Consiglio. La peuuria provata da questi popoli ne’mesi assati , ci persuase col mezzo di questo nostro Andrea Civrano far eomprare in Sinigagfia, per servizio della citta, una partita di formento, la quale mentre sopra piu barche veleggiava in mare a questa volta, ardi la barca armata Veneta ferma- re , e condurre in Capodistria. Per liberare il re- sto, e fuggir maggior struscioe daano , fu neces- sitato il povero mercante restringer a noi la pro- visione , e dargliene sopra 3 oo stara al prezzo che essi medesimi volsero . Per ristorare in qualche parte il danno sofferto in tale arresto, si dispose il detto Civrano carica- re di ritorno, sopra il patron Bernardino Palotta di Sinigaglia, ch’era una di esse barche , circa ot- to migljaja fra chiodi, ed altri ferri; ed eccoche fu di nuovo, poche miglia discosto, attrappafo, e ri- condotto dalla stessa barca armata a Capodistria $ dove scaricata ogni cosa, e pubblicato stridore, 3 clie in termine di tre giorni, chi avesse aziowe in quella robba dovesse comparire, convenne il det- 1 ^ 2 to Civrano per non lasciar indietro la sua robba , prestare in sicurta Gio. Batt. Pedrini parimente in Capodistria . Ora quel podesta proseguisce a precipizio la causa contro il detto Pedrini sicurta, e perche il suddetto patron Palotta non aveva seco il requi- sito di certo maudato di transito, che preteudono i Veneti col pagamento di mezzo ducato per ogni migliaro di ferro , obbligare le barche a riconosce- re la pretesa loro sovranita del mare , e chiedere la permissione, e licenza di passare il golfo, inten- de di diehiarare li chiodi e ferro per contrabbaudo, ed astringere immediatamente il delto Pedrini co- roe sicurta al pagatnento . Questifatti, e perniciosi esempj non aecade rappresentare quanto importino il buon servizio di S. M. C. R. onde per debito delPofficio nostro avendone portata la notizia in Venezia al signor co. Ambasciatore Cesar., lo rifermiamo anco con la dovuta umilta aquest’eccelso intimo Cons. per opportuno rimedio , e prostrati cMnehiniamo . E fuor d’ogni dubbio , che la nazione israeliti- ca sia la piu antica di quelle che si sono stabilite in Trieste. Abbiamo di gia osservato nel Tom. I. di queste Memorie, che il vescovo Giovanni terzo per difendere la sua citta di Trieste, preše ad im- prestito la somma di marche 517 e mezza da Da¬ niele David di qnella nazione tintore in Trieste nelParmo 945. Probabilmente alcune altre farni- I 4 glie erano qui domiciliate molto prima , o almena I ^9 2 vennero in appresso poco dopo il mentovato Da* nieie David . II coraune di Trieste per Facquisto fatto della stessa citta e territorio dal rammernorato vescovo Giovanni, entrato nelia proprieta e dominio della medesima , ne compilogli appositi Statuti, ne^ua* li comprese anche 1’anzidetta nazione israeiitica, con ammettere un banchiere di quella ( 1 ) per co» modo dei cittadini, afftnche qnesti trovassere prori- to soecorso di denaro nelle loro occorrenze . A tale oggetto il menzionato banchiere ^ e tutta la sua fa- miglia godevano alcune esenzioni. La famiglia Leon Levi, della quale tuttora n” esiste la disceadenza, si conta fra le piti antiche degFIsraeliti in Trieste. Qnesta era la piu ricca^ e primeggiava tra la nazione sua in questa patria . Della medesima famiglia esiste ancora umantica lapide sepolcrale , la quale ci mette al cbiaro cbe, nel secolo terzodecimo esistevano due fratelli della famiglia Levi , uno cioe Leon Levi rabbino rnaggio- re, e F altro Jacob Levi medico , Ebbero ciaschedu* no di essi unfigliuolo: chiamavasi unoZaccaria, ed era figlio del rabbino Leon Levi, F altro portava il notne di Leon Levi, ed era figlio del medico Jacob Levi. Q testi due cugini coetanei di eta, e d“indo- le eguale si amavanoscambievolmente con gran te* ( 1 ) Rubrica 3a. 5 tierežza. Šorpresi finalmeute ambedue da malattia iliortale, dovettero soccorabere al tributo della na- 1 2 tura nello stesso giorno . Ed e per questo che ledo- lenti loro famiglie fecero scolpire la prenominata lapide sepolcrale sopra tutte due le faeciate nei se- guenti termini: (i) L’ann6 5o85. Uno da questo lato lo spettabile sig. Zaccaria, figlio deli’ eccell. rabbi-' no Leon Levi * Ed nno da questo la¬ to , L uoino sincero e ret- to timorato diDio il sig. Leon figlio delP eccell. M. F. Dott. Jaeob Levi. Qaelli ehe si amava* no soavemente in vita, in mor te non si disgiun- sero (a) . La nazione israelitica negli stati Austriaci, ed in Trieste comineid a sen tire le beneficenze de’ So- vrani sino dal secolo decimoquinto . Mossi furono questi dal costante attaccainento, e servigj presta¬ ti dagFIsraeliti alPaugusta Časa d^ustria si in pa- (1) Secondo il calcolo ebraico, viene a riferirsi ali’ anno 1 325 . deli’ era cristiana . (2) La traduzione fu fatta dal cancelliere della co- munita israelitica Giuseppe Vita Galligo V anno 1807. 6 ce che in guerra (come a suo laogo vedrassi cio 1 ^'-l a eonfermato nel diploma delPImperatore Leopoldo primo). Federico terzoprincipio afavorirla, e susseguen- temente Massirniliano I., Carlo V. e Ferdinando primo, fratello e successore di Carlo V. predetto corifermarono agPIsraeliti gli ottenuti privilegj da’ suoi antecessori, e ne concesserode’nuovi. L’arei- duca Carlo d’Austria, figlio del prelodato Ferdi¬ nando la favori pure con patente dei 14 novembre j 565 . In appresso Faroiduca Ferdinando figlio del prefato Carlo continuo a graziarla con diploma del- li i -3 maggio 1697. Assunto poi al trono delPimpe- ro col nome di Ferdinando secondo emano in favo- re della detta nazione abitante in Gorizia, Gradi¬ šča , e Trieste 1 ’anno 1624 il diploma seguente: N01 Ferdinando II. ec. ec. Pnbblicamente confessiamo con queste lettere, e facciam noto ad ogn’ nno, qualmente essendosi presentati a noi Joel Pincherle di Gorizia, Moise Wir Ferdinand der Ander ee. ec. Bekhemien offentlicli mit diesemBrieff, unnd thuen khund allermenigelichen, das fiir uns kbomben sein Johel Pinkherle von Gorz, Moyses und Jacob Marpur- 7 e Giacob Marpurgo di Gradišča, nonche Ventura Parente di Trieste, come pure JosueMarpurgo fjui 1 di Vienna , quali tutti sono Israeliti, ei abbiano sominessamente ricercato e pregato di benigna- rnente degnarci a prendere , ed accettare essi stes- si, loro mogli, figli, generi, e servitii abitanti nei suindicati luoghi nel nostro e nel sagro Iinpero, e ne’ nostri ereditarj regni e principati, e di accor- dar loro la nostra particolar grazia, protezione, custodia, e scudo . Egli e percio , che noi ci siamo clementissima- mente determinati di aderir« alla ricerca dellisum- menzionati Israeliti, iu riguardo e benemerenza degli da essi piu volte prestati obbedienti, e pro- ger von Gradiscli, aucb Ventura Parente von Triest, sodan Esskhe Marpurger alhie zu Wienn , alle Juden seiud unsganz diemitigelich angeruffen, und gebeten haben, das Wier sy fiir sicb selbsten, sambt ihren Weibern, Khindern und Tocbter Mannern, auch aller derselben Haus und Brotgesind, au jezt bemelten Or- ten wobnend, inn Unser und desHeiligenReichs, auch Lfnserer Erb Kbonigreich Furstenthumb und Lande , besondere Genad, Verspruch , Schuz und Schurimb aufzure Genad, Verspruch, Schuz und Schiirirnb auf- zunemben, und zu empfaben, genadigeiich geruechen tvulten Als liaben Wier zue Genaden gethan obernanten Juden vorforden Uncem hocligeehrten Vorfabrern, 8 fittevoli servigi ai nostri stimatissimi antecessort 2 gl’ Imperatori romani, alla nostra eccelsa Časa d’ Austria, come pure a noi stesso, particolarmente poi nella recentemente passata guerra veneta per la dimostrata fedele disposizione, con sacrificare la propria vita , beni , e sangue contro il nostrO ne- mieo, per il diinostrato infaticabile zelo , essendo- si lasciati adoperare in ogni incontro volontaria- mente . Cosicche in riguardo alle loro umilissime e fervorose ricercbe, e preghiere abbiamo a loro stessi, ed a tntte le loro mogli, figliuoli, generi, e coosangninei in Gorizia, Gradišča, e Trieste, in virtii della presente lettera accordato di prenderli ed accettarli ned nostro, e nel sacro Impero di na- den Ronaischen Eheysern, und Unsern Lobe Hans Oster reich, wie auch Uus selbsten mehrmalen gelaiste ge- horsambste und niitzliche Diennste: sonderlieli aber in nagstverwichen Venedischen Khrieg, erzeigter sonder- barer treti willen, inn deme syLeib, guet, und Bluet, wider Unsern Feund ungespartes Vleises dargestre- ckelit, und sich inn allen Fahlen guetvvillig gebrauchea lassen, und dan auch auf ihr diemitigistes flehenntlie- hstes Ansuechen und Bitten sii vor sieh selbsten , sambt ali jeren Weib Khindern, Tochtermannern und Befne uridten zu Gbrz un Gradisch, und Triest, inn Unsern und des Heiligen Reichs Teutscher nation auch Unse- rer Erb Khonigreiche, Furstenthumb und Lande, be- sonder Gnad, Verspruch, Schuz und Schiirmb, au£- genoaben und Empfangen, und ihnen dazzue Uti ser , 9 _ zloti e germanica, nei nostri regni ereditarj, princi- pati, e stati in particolar grazia, protezione, cu- 1 stodia, e difesa, e di accordar loro nel nostro, e nel sacro Impero, liberta, sicurezza, e custodia. Quindi pensiamo, diciamo , e vogliamo , cbe li suindicati Israeliti, loro mogli, figliooli, generi, e tutta la loro servitu coi loro mobili,e stabili ch^essi presentemente possiedono ed in avvenire con legal titolo acquistassero, non solo abbiamo accordato nel nostro, ina anche nel sacro impero, e nella nostra eccelsa časa d’ Austria particolar -grazia, protezione, e difesa, e di poter godere,e servirsi di queste, come pure ancbe per Pavvenire in quei luoghi, ove con voler nostro, e delle ri- und des Reichs frey Siherheit und Glaidt, \vissentlich in Crast diess Brieffs mitgetailt und gegeben haben. Und meinen, sezen und wollen , dass obernente Jn- den, auch Ihre Weib, Kbind , Toebtermanner , und derer Aller Brotgesind , ligende, und vahrende Haab und Gutter, so sy jezund haben, und fortersbin mit rechtmassigen Titul iiberkhomben mochteu, nicbt alle- in inn Unserer und des heiligen Reiches, \vie auch Unser Lob: Hauss , Osterreich bessondern Genad, Ver- spruch, Schuz, Scburaib, und Glaidt sein , und sich derselben gebiauchen und gentiessen: Sondern auch binfiiro selbiger Orten , solangalda die Juden und Ju- dinen, mit Unsern und der Obrigkheit ivillen, wer- bleiben, hausen, oder wobnen werden , an Jerer Ham ie> spettive superiorita per tutto quel tempo domici- 1 ^9 3 lieranno, e dimoreranno Israeliti, o loro femmine, non sieno molestati ne’ loro ufficj, cerimonie , usi, e funerali , come pure non sieno in verun modo asgravati, e molestati, come le altre comunita israelitiche, circa le franchigie imperiali, e costi- tuzioni deli’ Impero, come non meno possano, e debbano godere senza verun impedimento o mole- stia nel sagro Impero, e negli altri nostri ereditarj regni, principati, e stati a poter liberi passare , e ripassare tanto per acqua, che per terra, coinmer- ciare , e negoziare senza il segno ebraico, e di ser- virsi delle ordinanzee normali israelitiche, equelle franchigie, quali la nazione israelitica ha ottenute dtierung undCeremonien , gebreuchen und Begrebnus- sen, wie aucb sonsten wider getnaine Judenschaft, Khajserliche Freyheiten, und Reichs Constitutiouen Khaineswegs beschwart, gehindert, wie nicht weni- ger auch allenthalbeu im Heyligen Rotnischen Reich , auch andern Unsern Erb Khonigreichen Fursten- tbumben und Landen, zu Wasser urid Laud frey , si- cher, ohne Jiidische Zeichen dnrchpassieren , handlen, wandleu , und sich derselben Jiidischen Ordungen und Freyheiten, so die Jiidischheit von Uns, oder Unsern Vorfahren am Reich haben, gebrauchen sollen und mogen ohne menigelichs Jrrung’, Widersprechen , und Verhindernuss: Hem ob auch Jemands zuihnen vorge- dachten ihren Weibern, Khindern, Tochtermaunern, nell’ Impero dai nostri anteeessori; che se anche qualcheduno eredesse o volesse aver pretese con - 1 tro di Joro o contro le summentovate loro mo- , ligliuoli , generi , beni mobili , e stabili , questi dovra farlo in via di giustizia, e non po- tranno esser citati in verun altro luogo che in- nanzi a Noi, oppure innanzi agli stabiliti tribuna¬ li del loro domicilio, o a quelli ove saranno ri- messi da Noi, come non meno eh’essi sieno con- servati nel sacro Impero ne’ luoghi ove gia vi so- no Israeliti, ed ivi ottengano, e tranquillamen- te godano quelle franchigie, eh’ essi e le comu- nita israelitiche hanno ottenute da Noi, e da’ no¬ stri antecessori, e che senza nostro ordine sino a tanto che altri Israeliti hanno da essere e restare Leib Haab, und Guetteru, Zuespruch zu habeu ver- mainte, oder, gewoune , der oder dieselben sollen die gemelten Juden, und die Jenigen, an khainen audern Ort , dan vor Uns , oder Unsern nachgesezten Geri- chten, dahin wier sy -\veisen , oder darinnen Sy an- gesessen, und zu antworten sehuldig sein mit Recht furnembeu, und beklagen: Wie nicbt Weniger , dass sy im Heyligeu Reich an denen Orten, wo sonsten die Juden sein eingelassen, uud alda auch bey den Freyheiten, so sy und gemeine Jiidischheit von Uns und Unsern Vorfahren am Reich, haben geruehiglieh bleiben und erhalten, auch obne Unsern Villen, solang andere Juden im heiligen Romischen Reich auch Un¬ sern Erb Khdnigreichen Fiirstenthumben und Landem nel sacro romano Itrtpero e nelli nostri ereditarj 1 ^9 a re g n i j principati, e stati, come sopra fa detto, non siano scacciati, o esiliati, e che non siauo assog- gettati, od obbligati ad inusitate nuove dogane 5 dazj 3 imposte, o tasse se non a quelle che soglio- no pagare i Gristiaui di ogni luogo. Similmente ch’essi possano dimorare liberamen- te { se essi lo scelgono : ) liberi, e sicuri senza im- pedimento nella nostra citta eapitale residenziale di Vienna, ed esercitarvi i loro ufficj, comprare e vendere , commerciare, e trafficare ne’ loro quar- tieri, o botteghe, come gli altri nostri liberi Israe- liti di corte, con tutti i diritti, e franchigie, che : potessero ragionevolmente dimandare. za siren und zu verbleiben baben, wie obgenieh , ni- cbt aussge,?chast oder vertriben, und das zu ungevvohn- liclien Neuliebeu Mauten, Zohlen, Aufschlagen, oder Umgelt, nit anderst dan wie die Christen, jedes Orts zu gebeu pflegen Khaines wegs betrangt, oder a n go¬ ltal ten werden: Item das sy aucb alhie, da sy wollen, in TJnserer Haubt und Residenz Statt Wienn , ni- cbt weniger frey, sicher und ungebindert wobnen undihre Handthierungen , mit khaUsen und Verkhauf- fen, Handlen und Wandlen daselbst inn ibren Zim- mern, oder offenen Gevvolbern , als ander Unser be- freyte Hof Jnden mit allen denen Gcrechtigkheiten und Freyheiten zugelassen und vergniiget werden, gebiierlichcr weiss suechen sollea oder mogen. Und 13 Percio ordiniamo seriamente colla presente let- - tera a tutti gli elettori, principi, prelati regolari / e secolari, conti, baroni, istitutori, dignitarj, ma- rescialli, provinciali, capitani provinciali, gover- natori, capitani, vicedomi, ed altri sunili funzio- narj, magistrati, consiglieri, giudici, cittadini , comunita , ed a tutti i nostri sudditi, e fedeli del sacro Inapero, come pure de" nostri ereditarj re- gni e stati di qualunque stato , dignita , o condi- zioneessi siano, che i summentovatilsraeliti di Go- rizia, Gradišča e Trieste, loro donne, figliuoli, e servitu siano in virtu della nostra presente lettera di protezioue, liberta, e sicurezza fermamente pro- tetti, e che da niuno venga loro fatto, o agito in gebiieten darauf allen und jeden Ghurfiirsten , Fiir- sten , Geisdichen, und Weltlichen Pralnten , Graffen , Freybern, Rittern, Knecbten, Landroarsebalchen , Land Haubleuten, Landvogten Hnubtleutem , Viz doniben, Vogten , Pflegsver wesern , Ambtlenten , Landrichten . Scbuitbeissen , Bnrgermaistern, Ricbtern Rathen , Bur- gern, Gemeinden, und sonnst allen andern Unsern und des Beichs, auch Unserer Erbkhonigreich, Fur- »tenthumb und Lande Untcrthanen, und Getreuen , was Wurden, Handes oder Wesens die seindt, F.rn- s.tlicb und vestigelich mit disem Brieff, und wollen , dass sy mehrbescbriebene Judeu vou Gorz, Gradiscb, un Triest, aucli ihre Weiber, Kbind und Brotgesind, bey solchem Uuseren Khayserlichen schuz und Scburmh /4 minimo in contrario; cosicche sia caro ad ognuna J ^9 2 di evitare la nostra, e del sacro Impero disgrazia e castigo , fissato in una penale di 3o marche d’ oro fino, alla quale šara ognuno soggetto irremissibil- mente di pagare ogni qua!volta volontariamente facesse il contrario , la meta della qnale verra alla camera nostra . e deli’ Impero , e 1’altra meta alli piu volte norninati Israeliti di Gorizia , Gradišča ^ eTrieste. In manutenzione di questa lettera si- gillata col nostro imperiale pendente sigillo . Da- to in Vienna nel dodicesimo giorno del mese di maržo dopo la nascita del nostro Redentore Signor Gesucristo 1624 . Del nostro impero Romano il 5to,, Brieff, und Freyheit, vestigelich liandhaben schiizeii und schermen , und khainem Jehtes darvvider zu thun noch zu handlen gestatten, als lieb einem Jeden sey Unser und des Reiehs scbware Ungenad und straff, und dazzu ein Peen nam blieli Dressig Marki lottiges Goldts zuwer\viden, die ein Jeder, so ost er friiuent- lich hierwider thate, uns halb in Unser und des Re- icbs Caramer, und den andern halben Tail vilbesagten Juden zu Gorz, Gradisch, und Triest unnachlasslich zu bezalen, verfallen sein solle. Mit Urtih und diess Brieffes, besigelt rnit Unsern Khayserlichen anhangenden Innsygel. Gleben zu Vienn den zwolsten Tag des Mo- nats Marž: Nach Cbristus Unsers lieben herrn Seelig- macber Gebuert, Secbzehenbundert, vier und zwasw i5 del regno di Ungheria il sesto, del regno di Boe- mia il settimo anno. Ferdinando . Pietro Sig. di Strallendorf Ad mandatum S. C. M. proprium I. N. Pnecher . Lo stesso Imperatore con altro diploma dei iz luglio del j63o amplio i favori alla detta nazio- ne israelitica . Anche 1’ imperatore Ferdinando terzo, figlio e successore del sullodato Ferdinando secondo, continuo a graziarla niente meno che li suoi antecessori con varie immunita, grazie e pri- zigisten, unserer Reiche des Romischen im fiinften, des Hungaririschen im sechsten des Bohmischen im *i- benden Jar. FeudimAkd II. Peter Herr V. Strallendorf. Ad mandatum S. C. M. proprium I. N, Pnecher. i6 vilegj con patente in data us aprile 1647, parte concessi dinuovo, e parte successivamente confer- mati. La nazione israelitica in questi tempi era , se non la sola, almeno la principale che attendesse alcom- rnercio in Trieste j la qual cosa fece , che abbando- nata la localita in Crosada nella corte di Trauner, conosciuta al di d’oggi col nome di Ghetto vecchio, andasse ad occupare le piu belle čase, ed apris- se delle bottegbe e de’negozj nelle piu frequen- tate e comode strade . ColPandare del tempo mal soffrendo i giudici e rettori di Trieste, che la mi- glior parte della citta fosse in potere degPIsraeliti, - fecero ricorso in qnest , anno 1694 ali’Imperatore Xeopoldo primo, affinche gli obbligasse ritirarsi di belnuovo in Ghetto . Ottenutoii favorevole rescrit- to occupossi il detto inagistrato eolPintervento del vescovo , e del luogotenente sostituto Pietro de Jurco ad obbligare gPIsraeliti di ritornare nelP an- tica corte di Trauner. A tali commissioni ed ordi- ni s’opposero i mentovati Israeliti , quali spalleg- giati, e protetti da molti soggetti anco principali di Trieste , e fuori, procurarono impedirne Tese- cuzione . Appoggiarono le loro pretese al dott.Fer- retti vice-capitanio successo al prenominato de Jur¬ co, ilquale disapprovando Pelezione del luogo, per- cio assegnogli la piazzetta vicino alla chiesa del Ro- sario, fra le piu eospicue , e frequentate in allora della citta, in cui abitavano molte famiglie nobili, e per la quale passavano tutte le robbe che entra- vano per la priticipal porta
  • e non altro . 5. Che dal confine o pilone, che si porra, come sopra si e detto , contigno alla strada Carraria , ed Ograde di Brischia respecLive sino alla Villa di Prossecco verso li monti, sia la giurisdizione di Dnino e verso il mare quella della citta di Trie- ste, restando urio e 1’altra divisa dalla strada Carraria istessa . 6. Che li confini o piloni, che sono nella villa di Prossecco , e dei quali si vedono le vestigia , sieno riedificati, e restaurati nelli siti, che si tro- vano , dal le parti revisti, ed approvati . 7. Che li piloni verso S. Croce de"’quali sono le vestigie contigui alla strada Carraria , siino re¬ staurati, e ridotti nella forma sopraddetta, e che la strada Carraria successivamente sotto la villa di S. Croce verso i monti continui il confine sino al pilone vicino a Nebrisina , del quale si dira nel seguente capitolo . S.Cheil pilone fuori della villa di Nebrisina verso Santa Croce , ora prosteso interra, si deb- ha erigere e porre a livello del muro che riguarda il m are. 9. Che il confine della signoria di Dnino princi¬ pi , e sia dal pilone , detto nelCottavo capitolo , e 38 dal muro a livello del medesimo , e suceessiva* 0I mente per dritta linea, dal medesimo muro sino al mare immediate, di modo che quello riguarda verso la citta di Trieste sia della medesima . io. Che la citta abbia sopra le terre, siti , e luogbi sopra segnati secondo li eonfini qui espres- si, e che saranno posti, ogni giurisdizione, e do- minio si civile , che criminale, qualunque jus di esazione in proprieta , in perpetuo, e s’intendano tutte queste terre, |siti, e luogbi incorporati nel territorio , e giurisdizione della citta di Trieste , eccettuati li beni puri , ed immediate camerali, i quali restano in statu quo senz’alcuna innova- zione . n . Che similmente la signoria di Duino sopra le terre, siti , e luoghi sopra assegnati, secondo li eonfini qui espressi', e che saranno posti , abbia ogni giurisdizione , e dominio si civile , che crimi¬ nale in proprieta in perpetuo, e s’intendono tutte queste terre, siti, e luoghi incorporati alla pre- detta signoria, e giurisdizione di Duino . ia. Che la presen te transazione, aggiustamento ed accordo cassi, ed annulli, come veramente con questo si cassano ed annuliano tutte le sentenze , contratti , seritture, pretese, ed azioni lune inde ; imponendosi volontariamente esse parti perpetuo silenzio, facendo final remissione , e patto perpe¬ tuo, con promissione di non voler partire , recede- re, ne ia minimo contravvenire a quest’accordo, e transazione, ma di averla e tenerla per loro , e successori suoi sempre rata, grata, e terma sottp ?9 ufeciproca obbligazione, in forma juriš ec, sic, et omni ali o ec. Data in Prossecco 1 ’anno del Signore 1 ? 01 17015 giorno di giovedi li 10 novembre . Segnono le sottoserizioni del conte della Tor- re, del rettore, giudici, provisori, e deputati del¬ la citta di Trieste. Rieonoscinto eh’ ebbero gli stati austriaei d’Ita- lia dopo la morte di Carlo II. re di Spagna il di lui successore Filippo V. d’ Angid per loro sovra- no,Luigi re di Francia feeeentrare nella Lom- bardia una grossa armata sotto gli ordini del ina- reseiallo Catinet, e del conte Tesse, la quale uni- ta alle truppe Spagnuole dipendenti dal principe di Vaudemont governatore di Milano formo la ce- lebre armata Gallo-Spana . L’ Imperatore Leopol- do primo pubblicd le sue ragioni sopra quegli sta¬ ti con un manifesto, ed impegnd il principe Euge- nio di Savoja, snpremo comandante degii eserciti suoi, a sostenerle, comedifatti le sostenne alla te¬ sta d’ un poderpso esercito. Verso la meta di mag- gio di quest’ anno 1701 calo il principe da Vienna per il Trentino, dove radunavasi F armata desti- nata al suo eomando , e verso la fine deli’anno blocco Mantova guernita da cinquernila francesi a piedi e mille a cavallo . Siccome P armata di Eu- genio era sostennta dai soccorsi di vettovaglie e munizioni dei magazzini di Chiozza , e della Meso- la, i quali venivano proveduti per via delle spedi- zioni da Trieste, e dal littorale austriaeo, cosi per troncare il passaggio a questi soccorsi, fu sped.ito 4o dal re di Francia il Cav. Forbin comandante fran- oa cese,il qaale in qualita di caposquadra di una flottiglia di sei bastimenti tra fregate e galeotte, comparve il 1 usedi Santo io aprile 1702 con la sna squadra cinque miglia distante in circa da Trieste , senza eseguire verun atto di ostilita ; ma la notte del martedi seguente levata una peota Triestina, carica di quadrelli dal porto d’ Isola 3 terra i5 miglia lontana dalla nostra citta soggetta alla repubblica diVenezia,la qnale condotta al- quanto fuori di esso porto, la bruciarono a vista di essa terra. Li 14 agosto comparvero poi i Galli-Špani con tre navi, ed altri legni, a vista e tiro di cannone della cilta, ove scandagliate le acque senz’altro insulto, s’allontanarono in alto mare.La notte delli 19, giorno di san Roeco, fecero ritorno con le tre navi, una palandra, ed altri legni, e posta la palandra a segno searicarono dalle ore dieci emez- zo; sino alle ore tre e mezzo della notte circa 100 bombe sopra la citta, ove il darino apportato fu di sei čase totalmente distrutte, quella dei Conti Pe- tazzi, del Bar. Ernesto deli’ Argento, di Gererriia Franco! , di Gristoforo Bonomo , di Lazzaro Cre- gnaz, e di Giovanni Alias , che trovandosi dai pos- sessori delle stesse abbandonate , i quali sorpresi dalla confusiorie , e timore alcuni si ritirarono nel- la Fortezza, altri nella Cattedrale, non essendovi ebi estinguesse le fiamme, rimasero totalmente in. eenerite con qnanto nelle stesse era riposto . Altre sei , le quali dalla diligenza dei proprj abitatori fu- 4 r rono custodite, ed estinto il fuoco , rimasero in- tatte dali’ esterminio con qualche danno pero dei 1 ? 03 tetti, pavimenti ^ ed anche dei mobili . Cadde fra P altre una bomba nel collegio de’Gesuiti ( laqua- le ora serve di časa d’ arresto^ e di castigo ), e tuttora esiste nel corridore del secondo piano col- 1 ’ iscrizione : Questi pomi ci regalava la Francia. Un’ altra era nell’ angolo della časa fu Piccardi in piazza detta la grande, la quale alla rifabbrica della medesima , seguita 1’ anno 1781 , coli’ erezio- ne della časa del defunto Domenico Plenario, ora Jovovicli, i'u levata. La terza si trova attualmente in časa Bonomo situata nella contrada de -1 Pozzo bianco . La quarta ando a battere nella časa Šan¬ soni in piazza di san Silvestro . La quinta cadde nel monastero delle monache Benedettine, le qua- li spaventate dali’ a-eeidente , abbandonarono quel Inogo, e si ritirarono in castello, ove per loro mag- gior sieurezzail capitano loro assegnb una casamat- ta; ma tenendosi anche qui poco sicure, e temen- do altro miovo bombardamento peggiore del pri- 1110^ partirono da Trieste , ed andarono a Sagrado nel Friuli in časa del fratello della badessa Eleo- nora della Torre. Qnivi dimorarono per lo spazio di sei mesi, nel qual tempo la detta madre bades¬ sa si ammalo gravemente e mori nella stessa časa del conte della Torre suo fratello in Sagrado. Quin- di immediatarnente trasferita a Dnino, fu sepolta nella tomba de’suoi maggiori. Dopo di che le mo¬ nache partirono da Sagrado, e fecero ritorno al monastero loro in Trieste . 4 % Ammirabile fu P assistenza Divina, che in ae~ ? 7°*eidente si improvviso, e in tanta confusione , e quantita di Bombe verun abitante restasse estinto o ferito, eccetcuato 1’ arcidiacono Doleetti, il gna¬ le da un frammento di sasso rimase leggermente offeso; ridncendosi le prodezze , e vittorie riporta- te da monsieur Forbin, e suoi Galli-Spani in tale azione eontre la citta di Trieste, alla morte di due animali immondi, ossia porei, con un gallo rima- sti inceneriti dalle fiamme; come da spiiitoso sog- getto co’ seguenti versi vien riferito, i quali io tra- duco in prosa. Forbin difresco batte colle bombe Trieste } se super ne hrami il daimo , egli e uV un porco e un gallo (i). Temendo i eanoniei di un rmovo bombardainen- to molto maggiore del passato , de termin arono in una loro radunanza tenuta in quest’ anno di porre in salvo P argenterie, e scritture nel vieino castel- lo; che percio destinarono i eanoniei Ghnes, e Ga- 16 , affinche si portassero dal generale in castello, per ottenere in grazia di riporre cola gli effetti suddetti. Annui il generale alla richiesta , e loro assegno lo stesso loogo ove erano riposte le eose del monte di Pieta. Nel medesimo gioroo s 5 inco- mincio ad ineassare la suppellettile, eioe 1’ argen- teria in tre easse insieme colle scritture tutte del- (*) Furbinus nuper Tergestum fulmine terret; Si damnum guaeris, porcus et gallus erit. 43 1 ’archivio. Si fece nota deli’ argenteria; ma non del le scritture . II canonico Paolo Sansonio arcidiacono e vicario generale a nome del veseovo rappresento ai cano- niči convocati in capitolo li zg maržo 17045 dij aver rieevuto lettera dalli cesarei commissarj con- te capitanio Strasoldo, Antonio Ferretti, ed Ada- mo Budigna, con la quale gli veniva imposto a do- ver dare nota speeificaditutti gli argenti, ed ori di questa chiesa cattedrale, accio nel termine di gior- ni otto fossero consegnati nella fortezza di questa citta ec. II tenore della suddetta lettera e il se- guente, Ulustr. e Rev. Sig. Sig. Col. Avera memoria V. S. Illustr., e Rev. quanto S. E. il Sig. Co: Capitanio abbia insinu^to con tut- ta prernura i graziosi coinandi di S. M. Cesarea Principe clementissimo spediti in data delli 9 pas- sato febbrajo sopra risoluzione preša per gli urgen- tissimi bisogni che gli corrono a difesa di tutti i suoistati,e sudditi ereditarj di servirsi delli ar¬ genti, ed ori delle chiese, e luoghi pii con animo ed assoluta intenzione di farne la restituzione (1) coli’ interesse , quando a Sua Divina Maesta pia- (1) C um foenore . 44 cera di averla lihera da similivessazioni . accio si °4eontentasse far avere la nota speciiica di tutti det- ti argenti, ed ori a tenore di quanto fu pubblicato nell’ editto delli dae corrente maržo; e perche con reiterati comandi ed ordini della M. S. C. diretti a questa commissione , si richiede non solamente la specificazione, e nota accennata , ma parirnente F attual eonsegna dei medesimi argenti , ed ori , eccettuati i calici, patene , eiborj , mostranze, re- liciuiarj, ornamenti di tabernacoli, e le pietre pre- ziose cbe intrecciassero, e fossero inserte in detti ostensorj , e' caliei con comminazione alla medesi- tna di dover rendere strettissimo conto in caso d’ ‘ultetiore tardanza , con obbiigo espresso di dover umilmente rappresentare alla suprema commissio¬ ne di Graz tanto i morosi in obbedire, quanto quelli che occultassero parte dei predetti argenti , ed ori, e non procedesse in cio colla dovuta since- rita, come dal grazioso ordine degli 8 maržo cor¬ rente; pereib in adempimento del proprio dovere, ed esecuzione delli prelodati graziosissinii ordini, si richiede V. S. Illnstr. , compiacersi di far pro- durre le note predette con gli argenti ed ori spe- cilicatamente in que»ta Cesarea Fortezza, propul- sando coli’ ordinario suo zelo gli ecclesiastici ali’ obbedienza dovuta, il cbe si stara attendendo per ii corso di giorni otto afiine di fare a ciascuno la quittanza nella forma da S-. M. G. prescritta. Spi¬ ralo il qual termine, non s’ attendera altro; ma del seguito si dara umile infonnazione alla prelo- 4 r > data Maesta Sua Cesarea . E percio offerendoei re- stiamo. Di V. S. lllustr., e Rever. 1704 Trieste dalla Fortezza 29 maggio 1704- Dev. Serv. li Commissarj. Vito Cotite Strasoldo . Antonio Ferreti. Giovanni Adamo. Budigna di Hainey . Sin dali’ anno scorso progettava il capitolo di san Giusto di far esprimere in pittura il martirio del glorioso Santo protettore della citta, e titolare della eattedrale per riempire li vaui de’ cinque in- tercolunnj, o nicchie dietro l’altare del prelodato Santo. A tale oggetto nelrnese di novembrefurono proposti i disegni allo stesso capitolo dal pittore Antonio Panza, il quale si accordo col medesimo di dipingere gli accennati cinque quadri per il prezzo di fiorini cinquanta, con patto pero che il capitolo gli somrninistrasse 1’ oceorrente tela. Furono questi terminati e posti al luogo li 7 agosto di quest’ anno 1704. Giovanni Juancich impresario de’ Macelli fece -- J ~--- - - o gdi maggio giorno di mercoledi alle ore ‘ diane P antfo i"o 5 nell’ eta di anni 6 46 in quest’ anno 1705 il contratto col pubblico, con obbligo di vendere la čarne di manzo in ragione di quattro soldi la libbra . Continuava ancora la guerra degli Austriaci in Italia contro i Gallo-Spaui, allorche 1 ’ Imperatore Leopoldo, senza avere il contento di vederne la fine, termino egli stesso di vivere in Vienna ai 5 tre pomeri- 65 . Era egli un principe d’ un retto, e sodo discernimento, e di un carattere sempre eguale . Successegli nell’ impero Giuseppe!, suo figlio. Trascorso un mese dopoilpassaggio da questa ali’ eterna vita del prefato Sovrano, si radund il capi- tolo in sessione, nella quale il sindico capitolare ganonico Calo propose, qualmente il dott. Conti giudice della citta gli avesse detto, che la citta desiderava di fai-e li funerali per la gloriosa memo- ria deli’augustissimo Leopoldo I. Imperatore de’ Romani, e perche per' tale funzione si richiedea un palcOj o catafalco e cere , si esibiva la medesi- ma di fare il catafalco a sue spese con riconoscere la sagrestia della cattedrale di qualehe regalo, con questo pero che la citta voleva che se le restituis- se il detto catafalco a fine di conservarlo per altre simili funzieni. In merito poi delle cere., che da» rebbero dodici torce dilibbre quattro l’ una. e ean- dele 200 di mezza libbra F una , e sei di una libbra čopra Faltare, le quali cere avrebbero dovuto ser- vire per tale funzione, durante tutti i giorni che fossero stabiliti dal vescovo . Sopra le quali propo- 47 slzioni il capitolo unanime determino di acconsen- tire , che il catafalco fosse levato dopo la funzione,* e restituito alla citta . Circa le cere poi, conside- rando lo stato miserabile della citta, e commise- rando la situazione in che ritrovasi, senza pregiudi- zio, e conseguenza, per questa volta si ricevesseli esibizione suddetta. Li 4 . 5. 6 . agosto, cioe dal martedi sino al gio- vedi furono celebrati i funerali nella cattedrale. Sontuoso fuil catafalco, fatto erigere dalla citta, il ijuale colla sua sommita oltrepassava le travamen- ta del soffitto della navata maggiore. Solenne fula mušica-, eccellenti le orazioni funebri che in que’ tre giorni furono recitate; la prima e la terza dal P. Brumati Gesuita, e la seconda da D. Pietro Ro- netier. Il concorso fu immenso, oltre alle autorita costituite, e Fintervento di tutt’ i parrochi della diocesi - Terminato il luttuoso trkluo, furono dal capito¬ lo divise le cere, cioe la meta allo stesso capitolo, e Paltra meta al sagrestano , avendo stabilito nella prossima adunanza capitolare, che per Pavvenire le cere sopravanzate da simili funzioni dovessero in simil modo dividersi. Špese in tale circostanza la citta circa ducati 5oo. Come ne’tempi andati, cosi ancora al presente i Veneziani einuli e neraici del commercio Triesti- no , colle loi’o fnste , e galere ed altri legni infesta- vano il mare, e prendevano le barche che partiva- no da questo porto apportando un danno notabile a questa citta, con questo, che se qualche barca 43 loro veniva predata dalli corsari Seznani e Fiuma* a ? o5 m, i Veneti facevano per mezzo de’loro consoli grandissimo schiamazzo contro i Triestini, e pre- tendevano essere indennizzati, come si scorge dal- la qui ingiunta informazione della citta di Trieste sotto li ao settembre 1750. AlPeccelso eesareo Reggimento , ed aulica Gamera. Con tntta umilta ricevessimo il grazioso ordine di codesti eccell. Gonsigli in data delli 12 passato agosto, con entro urfinclusa nota, e specificazio- ne, che rimettiamo in A esibita dalPambaseiatore Veneto Giovanni Delfino di prede fatte dalli Cor¬ sari Segnani, e Fiuinani nell’Adriatico alli sudditi della Repubblica di Venezia, ricercando a questi 1’atmninistrazione di giustizia, sopra che viene ri- cercata graziosamente la nostra umile informazio¬ ne j come anco quali gravami, e pregiudizj si con- finarj, cbe marittimi porta, ed abbia portato ai sudditi di S. G. IVI. la Repubblica Veneta, accio anch’essi sieno mantenuti jielle loro ragioni . Per quello coticerne le prede fatte a’ sudditi Ve¬ neti umilmente esponiamo, cbe in questo porto non e stata condotta veruna preda, ne fatto alcun giudizio per esse, eccetto che sopra unaMareiliana carica di Šale di Barletta, di ragione di GiacomO Maffei di Ferrara predata dalla fusta , ossia feluea armata in questo porto sotto la condotta del cap.it • Stefauo d’As te , quale in virtu di graziosissime ri-- 49 soluzioni cesaree fu restituita con 1’intiero carico, siccbe non essendo State condotte in questo porto 1 altre prede, ed in conseguenza non essendo qni se- guito alcun giudizio per le medesime, non sappia- ino ulteriormente circa le medesime informare. Abbiamo bensi qualche notizia , che la felucca del detto capitano d’Aste armatain questo porto abbia predati li coli. 44 P atr o n Francesco Grego da Chiozza, e che per il rilascio di questi siano stati esborsati zecchini 610, che furono poi divisi, ma siccome qui non si fece mai alcun giudizio, ne si ebbe maggior dilucidazione del fatto, non potiamo altro informare , il che molto meglio potrebbero fare da Finme, Buccari, e Segna, ove tutte le pre¬ de venivano condotte, s,opra le quali anco ivi se- guivano i giudizj . Quanto poi alli gravatni e pregiudizj che appor- tano li Veneti alli sudditi di S. G. M., concernen- te 1 eonfinarj, non abbiamo che esporre , rnentre il territorio di questa citta confina coi Veneti circa cento passi soli, ove non succedono disturbi; ali’ incontro gli aggravj marittimi sono moltissimi, e di rilevante conseguenza, i quali lianno distrutto, e giornalmente distruggono questa citta, e porto, con notabile discapito delle i’endite di S. G. M. stante la mancanza totale del commercio, il quale per violenze, che la Repubbliea Veneta pratica n el transito del mare Adriatico, si e aunicbilato . La Repubbliea Veneta dunque trattenendo in Capodistria, due leghe lontana daquesto porto, ed altri porti d’Istria, e Dalmazia fuste, galere , ed TOM. IT. 4 5 o altri legni armati, obbliga tutte le barche (ilche 7 °^e da notarsi) cbe caricano merci nel porto di Trie- ste, innanzi partano da quello un assai rigoroso dazio per il transito marittimOj come si vede dalli qui pochi Mandati in B C .Dconsimili a molti altri presentati alla ces. Corte F anno 1678 , altrimenti vengono preše, e condotte ne’loro porti, ed ivi strapazzate, e defaticate con minacce L di far per- der colle merci Fistesse barche, sicchesonoastretti ad esborsar grosse somme per la loro liberazione . Quali esazioni, ed estorsioni vengono da’Veneti fatte, tutto cbe le barche caricate in questo porto uon tocchino verun porto Veneto, ma velleggino per il loro destinato viaggio in mezzo al mare, contro le convenzioni seguite in Vormazia F anno j 523 , e F altra in Bologna F anno 1329. Soggiun- gendo umilmente cbe la Repubblica di Venezia per tal dazio ha esatto sinora somme grossissime, a tal cbe i mercanti non potendo resistere hanno dovuto riseccare i commercj , ed i negozj . Inoltre detti Veneti non permettono il transito a verun legno, e barche, che vengono da aiieni stati con merci, e massime šali, ogli, e simili per questo porto, impedendo totalmente il transito del mare, le quali se sono incontrate dai loro legni armati , vengono preše, e strapazzate, talehe prima di li- berarsi ( che pero mai succede senza 1’impegno delFautorita cesarea ) devono in spese , ed estor¬ sioni consumar la mereanzia, e talvolta Fistesse barche. E se taluno vuol resistere, e difendersi dalle loro violenze vengono processati, e condan- 5r nati capitalmente, come successe sotto la S. G. M. del defunto augustissimo Leopoldo di glor. mem. 1 ? 0 ^ alli padroni Antonio Civrano, e Gregorio Russi« gnan ambi sudditi Austriaci, che dovettero andare , in rovina . Oltre questi gravami e pregiudizj, che portano seco il disfacimento di queeta citta e porto marit- timo, v’entra la considefafzione della materia di stato, mentre arrogandosi i Veneti il doniinio as- soluto del mare Adriatico , contro il tenore delle sopraddette capitolazioni in Vormazia, e Bologna, viene leso il jus Austriaco, ed infranti i capitolati. Cosi anche dinotandosi il porto,mancailcom- mercio, eh’e Ranima de’stati, e viene levato il inezzo in ogni occorrenza di poter avere marina- ressa pronta,ed esperta per gli avvantaggj cesarei aggiungendosi a tutto cio, che questa citta princi¬ pal frontiera, e tra gli altri il piu espedito, sicuro e facil passo per entrar, ed uscir dai stati Austria¬ ci, e per la comunicazione di questi colli stati Cattolici, Pontificj , e Veneti rnarittimi, viene destituta per la mancanza del commercio . Delle quali cose tutte mo] te volte ne fu umilmente in- formata la cesarea Gorte, e massime 1’ anno i644> come dal qui esemplare in E, nel quale si vedono le ragioni della liberta del transito marittimo, co¬ me la Repubblica Veneta indebitamente lo impe- disca, e quanto compla a S. C. M. manutener questa citta nel libero transito del medesimo , e non solo di conservarla ma ridurla al primo splen- dore, come uno dei piu essenziali rnezzi agli av- 3 a vantag&j deli’augustissima Časa d’Anstria , di che 0a se ne videro gli efletti nelle rivoluzioni di Napoli e Messina,ove furono sgediti da questo porto gros- si sussidj , in tempo che ogni altra strada era quasi impossibile ec.Trieste li 20 setternbre 1705. Avendo deliberato il pubblico d’introdurre in Trieste la religione Domenicana, il vescovo pro- pose a.1 capitolo la detta determinazione del eonsi- glio della citta , affinche considerasse bene , se conveniente fosse il permettere : lo stabilimento in questa citta di quei religiosi . Radunatosi il detto capitolo nella sagrestia della cattedrale (luogo so- lito delle sue radunanze ) li due ottobre di que- st’ annoi7o5, di unanitne consenso conehiuse , che veniva ad essere superflua in Trieste tale reli¬ gione non solo, ma anche pregiudiziale, per es¬ sere la citta angusta , di poco numero di anime , ed a sufficienza provveduta per quello concerne la cura delle medesime dal capitolo, e dagli altri regolari, che esistono gia da molti anni in questa citta. Dopo il corso di tre annidacche passo agli eterni riposi in Sagrado la badessa del monastero di Trie¬ ste, Eleonora contessa della Torre, risolsero le monache del detto monastero di farne trasportare il cadavere della medesima in Trieste, e riporlo vicino alle altre defunte consorelle nel loro avel- lo . A tal fine la madre badessa Giovanna Evange¬ lista Simonetti, a nome anche di tutte le altre monache , commise al cappellano dei monastero D. Gio: Geraldi ai 9 giugno 1706 , di presentarsi 53 al capitolo in san Giusto, ed a tiome suo e detle monache inforrnarlo della stabilita traslazione del- 1 la suddetta defunta , e nello stesso tempo invitar- lo , a volersi compiacere , in compagnia del vesco- vo , di accompagnare la medesima dal porto della citta sino al monastero . 11 seguente giorno, che fu il giovedi ottava del Corpus-Domirri, pria dei vesperi fu avvisato il ca¬ pitolo, che si vedea venire la barca ! , la quale con- ducea la defunta badessa, che percio si compiaces- se andarla a levare in compagnia del veseovo j e perehe la giornata era troppo calda, si trasferi tal fnnzione sino alleoresei della stessa sera. Arrivata Pora, si porto il capitolo processionalmente dalla cattedrale colla sua croce , precedendo li fratelli del Santissimo Sagramento, al palazzo vescovile a levare il veseovo anzidetto, e tutti unitamente s’inviarono verso il porto per la strada grande che conduce verso la Muda vecchia, al suono delle campane tutte della cattedrale, del monastero , e della chiesa di san Pietro in piazza , cosi ordinato dalli giudici della citta, ed arrivati alla porta del¬ la citta verso il porto, ritrovarono cola il luogo- tenente Antonio Ferretti con sei moschettieri , e dne alabardieri , in compagnia delli commissarj Ernesto , e Pietro Danaro , che allora si ritrovava- iio in Trieste , e delli giudici dottor Geremia de Leo , Francesco deli’ Argento , Mario , e Pietro Gialiani, del qu. Antonio detto Bizut . Provvisori erano il dottor Giacorno Giuliani de Sabochetti , Mario Burlo, ed inutnerabile popolo d’ ogni condi- 54 zione. Arrivati almolodi mezzocosidettoquiviera I 7 o6 l a barca con la defunta , entrarono in quella due sacerdoti vestiti in cotta seoza stola , cioe D. Gio- vanni Geraldi, e D.Michele Melchiore Burlo ambi cappellani delle monache . Il vescovo fece la solita funzione prescritta dal Rituale Romano. Levato che fu il cadaveredalla barca, e pošto sopra il cataletto deli a scuola del Santissirno Sagramento , e porta- to da quattro fratelli vestiti, quindi la croee del monastero, poi la capitolare, dietro a questa nove chierici ai quali seguivano i due cappellani sud- detti del monastero , i quali erano stati a levare la defunta a Duino , poi i canonici ai quali succe- deva il vescovo. Dodiči confratelli vestiti fiancheg- giavano la bara , ciascheduno con torcia accesa . La comitiva ritorno per la medesima strada, e se- guitando il viaggio dietro la chiesa dei Gesuiti sa- lendo la grande sc&la arrivarono alla chiesa di san Cipriano del detto monastero . Incominciarono le monache immediatamente il ■vespero corale per la defunta, senza che dal capitolo lor fosse risposto. Terminato il quale il vescovo vestito in piviale fece l’esequie prescritte dal Rituale, e termino la funzione. Li tre lugliq dello stesso anno 1706 Plmperato- xe Giuseppe con diploma confermo i privilegj di Trieste. Un’orribile tempesta levossi li 5 agosto, la qua- le diede il guasto a tutte le campagne del distret- to, e Territorio Triestino, di maniera che privo d’entrate i cittadini, che in quest’anno attende- 55 vano a raccogliere ubertose.il clero di Trieste videsi costrettoaricorrere allaclemenza delSovra- 1 no affinche effettivament# lo liberasse dalFaggra- vio deli’ imprestito forzoso richiesto in sussidio dellaguerra che tuttavia sussisteva contro i Gallo- Spani . Rilevasi cio meglio nella seguente copia del memoriale fatto presentare ali’ Imperatore Giu¬ seppe dallo stesso clero. Sacra Gesarea Regia Maesta, e Principe elemente. Scaglio la clementissima mano di Dio in castigo dei nostri peccati ancor li 5 del mese d’ agosto prossimo passato una fiera ed orribile tempesta, che a ricordo di uomini non si e mai vista, la gna¬ le estermino lotalmente il paese , che ha ridotto i cittadini, e fedeli sudditi della S. G. M. Vostra ad un’estrema mendicita, e quello eh’e piu deplora- hile non avendo con che coltivare quei pochi di terreni, e viti rimaste conquassate, non si spera di vedere per tre anni raccolta, ne ricavare aleun sussidio per vivere , e mantenimento delle nostre vite.Fra queste si comprende anco il religioso clero, e religiosita sottopostoalle eomuni calamita del paese, ne sa come ( se la divina provvidenza non lo soccorre ) per 1’avvenire potra vivere, es- sendo ora in uno stato ridotto si miserabile, che la maggior parte dovra ahbandonar la propria patria, e famiglie per procacciarsi il vivere ne’ paesi fora- stieri. 56 E perche il mese di giugno ancora fa imposto °^al medesimo clero e religiosita graziosamente dalla S. C. R. M. V. un imprestito da farsi in sušsidio delle presenti guerre toccante la somma di Li¬ re 583:20, cosi ripartito dai signori commissarj in Gorizia per la eitta di Trieste; il qual impresd- to si andava congregando elfettivamente : quand’ ecco sopravvenuto il flagello di Dio sospese il tut- to, dovendo quel poco , ehe [era destinato, adope- rarsi per il vitto quotidiano . S. G. R. M. due anni sono ancor il Signor Iddio ei levo tutti gli ulivi, parte principale delle nostre sostanze, ed in un paese si povero e miseio, che non crediamo fra quanti ne sono sotto 1’ augustis- sima Časa ve ne sii un simile. Supplica pereio umilraente la S. C. R. M. V. , tutto questo suo umilissimo clero e religiosita del- la eitta di Trieste a commiserare il medesimo, e liberarlo per questa volta di quest’ aggravio , che lo rende impossibile il poter soddisfare al buon cuore che ha, e dene sinora presente corne ha fatto spiccar per il passalo il desiderio di ben ser* vire la S. C. R. M. V., il qual altro non ha che la sola vita , e qualche bene distrutto, ed estermina- to. Anzi il medesimo pensava di umilmente ricor- rere alla S. C. R. M. V. per un clementissimo soc* corsoj offerendosi il medesimo di porgere calde preghiere alla Divina bonta per la conservazione della S. C. R. M. V. sua augustissima Časa, pro- sperita, e felice progresso delle armi cesareej e $7 men tre spera d’ ottenere un clementissimo fiat, uinilmente prostrato resta. Dell a S.C.R.M. V. Li devoti, ed obbl. sudditi II clero, e religiosita della citta e territorio dl Trieste. Per essere 11 pavimento della sagrestia di s.Giu- sto tutto guasto ed in disordine, delibero il capi- tolo nella giornata degli nndici settembre di farlo rinovare o con tavoloni, o con buoni quadrelli di pietra cotta, stabili di attenersi al secondo, e ne fu fatta la spesa coi denari di due stipendj clerica- li; ed al presente esiste ancora quel medesimo pa- \ imen to. Con maraviglia universale ebbe termine la guer- ra in Italia degli Austriaci contro i Gallo-Spani Panno 1707. Perloche fu in Milano stipulato un accordo tra la Francia, e i ministri delPImperato- re Giuseppe I., e di Carlo III. , per cui fu conve- nuto, ehe i Francesi evacuerebbero tutta la Lom- bardia. Questo fu un tratto della saviezza del.ga- binetto Francese per ricuperare le sue truppe ri- maste in Italia prigioniere , e il tutto gli fu accor- dato . Sicche la Časa di Borbon , poc’anzi padrona dei Ducati di Milano, diModena, di Mantova, Guastalla , del Monferrato , del Finale, e della maggior parte delPiemonte, eccola di repen te spo- 58 gliata di tutto, e prender legge dalla fortuna . Per ?°?sostenere la sola guerra in Italia, che poi nulla frutto, impiego il Re Gristianissimo piu di settan- ta milioni di luigi d'oro. Mantova dunque col suo Ducato , e la Mirandola furono consegnate all’ar- mi austriache , lasciando i Duchi assai pentiti di avere sposato il partito Francese. Cio fatto abban- donarono i Francesi 1’Italia ; ma lasciarono in essa una funesta eredita de’ loro insegnainenti, ed esetnpj, specialraente uina gran liberta di com- mercio fra 1’ uno e 1’ altro sesso . Tanto e tale fu il freddo che si fece sentire l’an- no 1709 , che per la forza del medesirao quasi tut- ‘°^ti gli oliveti perirono . In luogo di Vito conte Strasoldo subentro 1 ’ an- no 1710 capitano in Trieste Marzio conte Stra¬ soldo . La raorte immatura deli’ augusto Imperatore Giuseppe I. d’immortale memoria accadnta nel jinese di aprile 1711, mise in agitazione tutt’i po- poli. Questo monarca, che in vivacita di spirito, in affabilita, ed in altre belle doti supero molti de’ suoi gloriosi antenati, non avea saputo reggere il suo fuoco portato ai piaceri. Lascio solamente due arciduchesse, cioe Maria Gioseffa, e Maria Amalia, che poi passarono a fecondare le due Ča¬ se elettorali di Baviera , e di Sassonia . L’Impera- trice Eleonora vedova del defunto Imperatore Leo- poldo 3 che aveva prešo il governo , con replicate lettere si diede a tempestare il Re Carlo, accioc- che lasciasse la disperata impresa della Spagna , e 5g -venisse alla difesa de’suoi stati ereditarj. Infatti lasciata la Regina sna sposa in Barcellona per pe- 1 ? 11 gno delPamor suo verso i Barcellonesi e Catalani, e scelta ima parte dei rifugiati Spagnuoli, che se- co venissero , s’imbarc6, e felicemente giunse a Genova, indi passo tosto a Milano , ove ricevette la lieta nuova, ch’era stato proclamato Imperatore de’Romani, con universale allegrezza delFItalia . II Pontefice riconobbe in lui non meno la digni- ta itnperiale , che il titolo di Re Cattolico . A Mi¬ lano comparveropompose ambasciate delle Repub- blicbe dTtalia , per cui irritato il Re Filippo ordi- no , che i loro rappresentanti sloggiassero da’ suoi regni. Ai confini dello stato Veneto gli fecero un soprammodo magnifico accoglimento gli ambascia- tori di quella Repubblica , dopo di che per la viadi Trento giunse in Francfort, ove fu solennemente coronato. Porto egli al trono imperiale un com- piesso di sode e rare virtu, quali non si facilmente si trovanoin altriregnanti, ecomincio da liinnanzi ad essere chiamato Carlo VI. Imperatore augusto . Il conte Mattia della Torre fu il primo che ab- bia in Trieste fondato un seminario 1 ’ anno 17x3, nella localita dove ora sono le scuole normali sot- 1 ? 1 ^ to il titolo di s. Francesco Saverio ,in poca distan- za dal monastero delle monache di s. Benedetto . Il fondatore suddetto assegno il fruttato di nove- mila fiorini per il 'mantenimento di quattro alun- ni, e li 4 novembre dello stesso anno ne fu fatta la solenne apertura . In appresso Pabba te , e pre- posito di Pisiuo nelPIstria Giovanni Fattore lascio 6o nel 1719 la somma di fiorini mille per un giovane 1 7 1 ^studioso col testamento del 1709 e respettivo co- dicillo 1736. i giugali Giusto , e Lucia Argento lasciarono a questo pio luogo i loro eampi pel mantenimento di due alunni. La pia nobil donna Maria ved. Calo , nata Cergna, lego la sua časa , onde col ricavato degli affitti fosse educato «00 studioso. Nel 1789 Ignazio Ceschi regalo fior.n 33 a benefizio di un alunno, e finalmente nel 1749 pervenne in proprieta del seminario la campagna situata a s. Andrea, legata ancoi’a dal nostro pa- trizio Domenico Francol nel 1715. II detto seminario veniva diretto dai padri Ge- suiti, ove istruivano la gioventu ne’ principj della lingua latina sino compita la rettoriea. Golla loro abolizione pubblicata il di 21 settembre 1773 , fu. anche soppresso questo pio luogo. Nonostante si continuarono le dette scuolelatine sotto altri mae- stri sino ali’ anno i8ro. Spedi in quest’anuo il Magistra to alla Corte di Vienna Daniele Calo in qualita di deputato orato- re per ottenere dal nuovo Imperatore la conferma dei privilegj concessi dagli antecessori Sovrani a Trieste . Non tardo quel Sovrano ad esaudire i voti de^edeli Triestini col diploma seguente . (*) Carlo ec. 61 Da parte di Daniele Calo , come oratore della nostra citta Triestina , fu a noi umilmente presen- tata una supplica insieme coi privilegj in quella rarmnemorati, e colle apposite date dell’anno in cui furono concessi, il di cui tenore e il seguen- te. Saera Cesarea Real Maesta Cattolica sig. sig. clementissimo . Dali’ anno i38a che la fedelissima citta di Trie- ste mia patria con volontaria dedizione si e sotto- posta al felicissimo dominio Austriaco come in A, dalla clernenza di tutti gli Austriaci monarchi per il corso di circa quattro secoli e mezzo e di tempo in tempo fn la medesima graziata di specialissimi privilegj, prerogative, edesenzioni, che furono sempre regolatamente dai successori augustissi- mi e serenissimi regnanti unitamente agli statuti, letteie , generali risoluzioni, e buone consuetudi- ni in premio della sua inalterabile fedelta confer- (*) Carolus ec. (i) Ex parte Danielis Calo uti oratoris nostrae civi- tatis Tergestinae fuit nobis humiliter praesentatum quoddam supplex libellum una cum privilegiis in eo mentiouatis, et calendatis, quorum tenor est ut se- quitur: 6a mati sino agli augustissimi Leopoldo, e Giuseppe J ^(di felicissima memoria ) gloriosissimi padre e fra- tello della S. G. R. Catt.M. V. Quello 1 ’anno 1660 in oceasione, che felicito la detta citta con 1’augu- stissima sua presenza, e questo l’anno 1706. L’e- nunziata citta mia patria dunque, che giammai neppur con 1’ornbra offusco il chiaro de’proprj meriti, ma ne’ continuati, e vivi contrassegni del¬ la sua radicata fedelta, ed ardentissimo zelo verso la gloriosissima Časa d’Austria ne erebbe lo splen- dore reso sempre mai piii lucido dalle vessazioni e dalle rovine piu violenti, che contro di lei potes- se esercitare 1 ’odio de’nemiei Austriaci, sostenuto a costo del sangue , e delle sostanze de’cittadini; prostrata al trono augusto della S. G. Catt.M. V. esibisce oon il mio mezzo oltre il sopra citato atto in A il graziosissimo privilegio concesso dagli au¬ gustissimi predecessori , e clementissimamente confermato dalla S. C. R. Catt. M.V. li a 3 passato decembre eotne in B . E perche 1 ’Austriaca muni- ficenza rimiro oon occhio sempre benigno i fedelis- simi servizj in ogni tempo prestati dalla detta mia patria, s’ estese la di lei clemenza a graziarla an- co d’estensioni e prerogative per quello riguarda il regno di Napoli sopra il riflesso della di loro vi- cendevole e considerabile comunicazione per ma- re, come dagli annessi graziosissimi diplomi della serenissima Regina Giovanna , e del sempre gran- de ed invitto Carlo quinto qui in C D ed E. Onde portando la M. V. G. e Catt. con la dignita del- 1’impero, il nome di quel grand’eroe, e monarca 63 eircondato dal diadema de , regni Ispani, implora pure detta mia patria tutta prostrata la clementis- 1 sima confermazione dei medesimi. Supplico adunque con profondissima umilta la S. G. R. Catt. M. V. che dalla di lei inarrivabile clemenza vengano confermati ancora i sopra esibi- ti tre privilegj, ordinando la spedizione del neces- s irio diploma, il che sperando conseguire a terra m’umilio . = Della S. C. R. C. M. V. umilissimo e fedelissimo suddito. Daniele Calo deputato della citta di Trieste. (*) Nel nome del Signore cosi sia. Noi Leopoldo per la Dio grazia Duca di Austria, Stiria, Carin* tia, e Carniola, Signore della Marca e Porto Mao- ne, Conte di Habspurg, del Tirolo, di Ferretto, e Riburg, Marchese di Burgovia^ e di Tervisio, e Langravio di Alsazia. (*) In Nomine Domini Amen . Nos Leopoldus Dei Gratia Dux Austriae, et Styriae* Carinthiae, et Car- niolae, dominus Marchiae , et Portus Mahonis, Co- mes de Habspurg, Tirolis, Ferretis, et Riburg, Mar- chio Burgoviae, et Teryisii, Langravius Alsatiae. In quesl’ occasione si riproduce per esteso intie- ■ramente l’ Istromento del Duca Leopoldo d J Austria coi Triestini, allorche quesli si diedero sotto i felici auspicj Austriaci. Mentre nel torno secondo ritrovasi lo stesso Istromento prodotto sollanlo in parte. 6 4 Riconosciamo, e confessiamo per noi, e nostri I 7 1 ^eredi, e successori presenti e futuri che i nobili e sapienti, e i fedeli nostri dilettissimi il cornu- ne , consiglio , e cittadini della citta Triestina sopportando grandi , ed importanti aggravj del¬ la stessa citta il quale, e li quali soffri delle mol- tiplici mutazioni di dominj fin’ ora notoriamente soggiaceva, e le quali patti e convenzioni per li quali, e le quali vivente il rever. padre Marcuar- do di b. m. allora Patriarca d’Aquileja si diedero nelle sue mani, e della chiesa prelata, presso la stessa citta e distretto Triestino, manifestamente furono violate , e spezzate , considerando qnello ancora , ed avvedutamente volendo,che con al- Recognoscimus, et fatemur pro nobis, nostris haere- dibus, et successoribus praesentibus, et futuris, quod cum nobiles, et sapienles, fidelesque nostri dilectissi- mi eommune, consilium, et cives eivitatis Tergestinensis praetendentes magna, et importahilia ipsius eivitatis gravamina, et praesuras quae, et quas ex multiplici mutatione dominii passa fuit hactenus, quibusque no- torie subjaeebat, qaodque pacta, et conventiones per quae, et quas Rever. vivente in Christo patre domino Marquardo b. m. tune Patriarcha Aquilejeuse, se ad manus suas, et praefatae suae eeelesiae dederant apud civitatem ipsam et districcum Tergestinum violata , e. refacta fueruut manifeste: illud quoque considerantes et studiose revolventes quod qnibusdam terris, distrt 65 ' eune terre , distretti, e domin j nostri, colli loro territorj confinanti possiamo piu potentemente 1 7’ ajutarli in appresso contro i loi’o nemici, meglio che tutti gli altri Principi, e signori. Questoezian- dio massimamente, e principalmente consideran- do, che nessun nostro antenato di b. m. antica- mente nella citta di Trieste abbia tenuti,eda- vuti beni di dh’itto , le quali. cose meritamente si rinovano circa noi in certo modo colla succes- sione. Gli onesti e sapienti uoraini Adelmo de Pe- tazzi, Antonio di Domenico , e Niccolo de Pica , i procuratori . sindiei , nunzj , ed ambasciatori suoi, e della citta, e del distretto di Trieste a cio legittimamente ed insolido costituiti, mandarono alla nostra presenza con pienezza di potere,chia- ctibus, et dommiis nostris cum eorum territorio confi- nantibus ipsos cxinde contra suos lHimicos potentins adjuvare prae cunctig aliis principibus, et dominis va- leamus . Hoc etiam maxime, et praecipue perpeuden- tes, quod nulli progenitores nostri bonae mem. in ipsa eivitate Tergesti bona jura tenuerunt, et habuerunt , quae circa nos hereditaria quodammodo successione non iramerito renovantur. Honestos sapientes viros Adelraum de Petazzis, Antouium de Domiuico, et Ki- colautn de Pycba suos, et civitatis districtus de Ter- gesto procuratores, syndicos , nuntios , et ambasciato- res ad hoc constitutos legitime, et insolidunr ad no- stram miserunt praesentiam cum plenitudine potestatis, XQM. IV. 5 66 marido, ricevendo e riconoscendo noi in loro e ca- 1 ^stelli di detta citta i di iei distrettij ed abitatori delle terre , ed il distrettuario loro naturale, e ve¬ ro padrone , col divino ajuto senza speciale e vali- do difensore, come con questo pubblico istromen- to del cornune, e della nostra citta di Trieste si- gillato col suo sigillo, e consegnato a noi dai sud- detti procuratori,e sindici , e di sotto piti diffusa- inente si contiene . Noi prefato Duca riconoscen¬ do la volontaria obbedienza dalla loro virtii . co°;ii infrascritti modi abbiamo accettato, assunto, ed ammesso i graziosi beneficj, articoli, ed osserva- zioni, con loro e tutti gli abitanti della stessa cit¬ ta., e distretto, come piu sotto specialmente si contiene, ed in primo lnogo che noi prefato Duca, vocando, recipiendo, et recognoscendo nos in eorum ac dictae civitatis , castrorum ipsius districtus terrico- larumque, et districtuarium ipsorum naturalem, et verum dominum atque in praecipuum, et validum, auxiliante domino, defensorem prout hoc instrumenio publico communis, et civitatis nostrae Tergesti ipsius sigillo sigillato nobisque pet - supradictos procuratores , et sjndicos tradito , et demisso plenius continetur . Nos Dux praefatus virtutis ipsorum placidam obedien- tiam recognoscentes per beneficia gratiosa infrascriptos modos, articulos , et observationes cum eis , et omni¬ bus ipsius civitatis , et districtus incolis acceptavimus , assumpsimus, et admisimus prout inferius spgcietenu* 6? ec? eredi , e successori nostri la citta ed. il distrena di Trieste, e le torri predettee tutti i eittadini ,'7 J e gli abitanti della medesima, e eiascun bene, e possessione 3oro in qualnnque lnogo consistano saremo tenuti contro qualiinque persona, e do- vremo governare, mantenere, e difendere come degli altri nostri bedeli, e sudditi facciamo, ed abbiamo la consuecudine di fare, e cbe a ve¬ rmut persona, o universira , venderemo, ebbli- gheremo , o affitteremo , oppure in qnalsivo- glia modo daremo in enfiteusi , ovvero in feudo la predetta citta di Trieste, i suoi diritti, eperti- penze . Ma anche in verun modo alieneremo dal potere delle nostre mani la Triestina citta , i ca- continetur, et primo, quod nos Dux praefatus here- desque, et successore3 nostri civitatem, et districtum Tergesti , ac fortilitia praedicta omnesque cives, et incolas eorundetn singulaque bona, et possessiones ipsorum ubicumque consistant contra quamcunujue per- sonam tenebimur, et debebimus gubernare, manutene- re, et defendere, prout de nostris aliis fidelibns, et subjeetis facimus, et habemus consuetudinetn faciendi, quodque praedicta ni civitatem Tergesti ejusque jnra , et pertinentias nulli personae , vel unitersitati vende- mus , obligenius , loeemus seu in emphiteusim, vel in feudum quolnodolibet conferemus. Sed quod praedi- ctam civitatem Tergestinam, castraque, et districtum nullatenus alienemus «xtra nostram manum pt>testatem, 63 stelli ed il distretto. Dovendo in perpetuo invio- l3 Iabilmente restare presso il principato ed il titolo del ducato delFAustria. Parimente noi prefato Duca , gli eredi, e successori nostri abbiamo, ed avremo la potesta di mettere in possesso , fare , ed apportare a nostro beneplacito il capitanio della detta citta , sebbene anclie il capitanio della citta medesima potra essere differentemente secondo la consuetudine ciascun anno mutato . Questo pero viene riservato di piu a noi, ai nostri eredi, e suc¬ cessori di tenere nella detta citta il capitanio quel tempo che ci piacera , a meno che per sorte fosse tale che per ragionevol cagioue si dovesse confer- mare . 11 capitanio, e colui che per noi šara nel medesimo lnogo destinato , šara obbligato di avere cuin in perpetunm apucl principalum , et htulum duca- tus slustriae debeant inviolabiliter permanere. Itein nos Dux praefatus, haeredes, et successores nostri po- testatem habemns et habebimus dicLae civitati capita- neurn pro nostro beneplacito tradere, perfieere , licet quoque dictae civitatiš capitaneus alias potuerit ex con¬ suetudine annis singulis immutari, hoc tamen est am- plius nobis haeredibusque suecessoribus nostris reser- Tatum , quod in dieta eivitate capitaneum doneč vo- luerimus tenearnus, nisi tališ forte esset, qui ob ra- tionabilem causam foret merilo mutandus. Capitaneus, et ibidem per »os constit utus apud se habere tenebitur duos 'vicarios idoneos sacrorurn canonum, et legurn 69 presso di se per eompagni due viearj abili, periti de’ sagri canoni e delle leggi, ed un’altra famiglia , 7 la per gli affari di sua časa, a tenore degli statuti, e consuetudini Triestine , il qual eapitanio pure do- vra avere dal comune, e consiglio di Trieste ogni anno quattro mille lire picciole per le fatiche sue, e de’ suoi . Dovra il medesirno eapitanio fedel- mente regolare, mantenere , e governare la pre- dettacitta, e distretto, corne ancora i cittadi- ni , e tutti gli abitanti di Trieste, secondo la forma degli statuti , e gli usi della detta citta , 1 quali statuti, e riforme devono essere stabili, sic- eoine e stato sin qui tramandato ai posteri, senza veruna frode od inganno . Simil mente per qualun- que sentenza, che dal nostro prefato eapitanio šara peritos in socios, et aliam pro domo sua familiam jes¬ ta statuta, et consuetudin.es Tergestinas, qui quidem capitaneus a communi, et consilio Tergesti singulis an- nis liabere tenebitur quatuor millia libra rum parvorum pro suis laboribus, et suorum, debebitqne idem capi- taneus saepe dietam civitatem, et dislrictum, cives quoque, et quoslibet habitatores Tergesti fideliter re- gere, et manuteuore , ac gubernare, secundnm formam statutorum, et consuetudines dictae civitatis quae sta¬ tuta, et reformationes debeant esse firma prout hu- cusque traducturu est ad posteros, doli et fraudis onmL materia procul mota. Item pro quacutnque senteutia fuerit a praefato nostro capitaneo appellatum ad hoc 7 ° appellata, il co ns *S^° e comiine di Trieste a que" J?,3 sto fine dovra deputare de’ sindici, ed officia- li idonei due volte aiPanno, cioe nel fine d’ ogni sei mesij i quali giudichino, e definiscano a teno- re degli statuti ed usi della delta citta , se la que- lela per laquale e stalo appellato šara stata giusta od ingiusta , Cosi ancora tutto cio che provenira dalle condanoe pecuuiarie dipocorilievo dai delit- ti,edalle emende occorrenti in Trieste, tutta lame- ta di questa somtna apparterra a noi come loro na- tural signore, e cosi espressamente, che le medesi- me condaune., i vini, gl’infrascritti dazj di muha, e le gabelle, e tutte le altre , che appartengono al detto Triesiino dominio, si esigano , e ricevano da quelli che la signoria nostra e de nostri eredi , tenebitur consilium et commune Tergesti bis in nnno, idest in fine quorumlibet sex mensium syndicos, et Officiales idoneos deputare, qui juxta statuta , et con- suetudines dictae civitatis cognoscant , et definiant utrum querela, propter quam appellatum extitit, j ti¬ sta fuerit, vel injusta. Item quidquid de condemna- tionibus pecuniariis, frivolis excessibus , et eineudis, quocumque occurrentibus obvenerit in Tergesto, hujus tota medietas ad nos tamquam naturalem ipsorum do- minum pertiuebit, et sic expresse, quod eaedem con- demnationes, vina , infrascripta datia mutae, et Thae- lonia, et alia quaelibet, quae ad dictum dominiutn Tergestinum pertiuent, exigantur, et recipiantur p er e successori , credera depatare per raccoglierle , rna 1’altra meta delle medesime condanae deve'^ 1 rimanere ai prefati nostri jcittadini, comuae di Trieste , affinche con quelle possano soddisfare al capitanio cola quattro mila lire piccole di suo ono- rario , ed a noi signore, eredi , e successori nostri ci verra dato annualmente dairinfrascriUo vino a titolo di eenso , cosi aricora soddisfare de’suoi sa- larj i medici , ed officiali della citta predet- ta , restaurare le mora , le porte , i ponti , e le strade , e fare altre cose , che ricbiede e ricerca la necessita della detta citta . Parimenti noi Duca piu uetto, eredi, e successori nostri abbiamo l’au- torita d’imporre nella citta predetta, dazj, mude, eos, quos nostra , vel haeredum, ac successorum no- strorum dominatio ad eas, et ea colligenda duxerit de- putandos ; sed altera medietas earundem condemnatio- nutn debet remanere praefatis nostris civibus, et com- tnuni de Tergesto, ut inde possint capitaneo ibidem de sua provisione quatuor millium librarum parvularum satisfacere, et nos ipsorum domiiium, baeredesque, et sticcessores nostros de vino infrascripto pro censo an- nuatim nobis dabitur, sic etiam medicos et officialet 'ivitatis praedictae de tuis salariis expedire, muros, portas , pontes, et stratas rcparare , et alia facere, quae tiecessitas dictae civitatis postulat, et requirit; Item ■nos Dux saepedictus haeredesque, et successores nostri potestatem obtinemus imponendi apud civitatem prae- 7 a gabelle, e di riseuotere questi e quelle dentro o I0 fuori delle porte a nostro piacimento; pero colle infrascritte condizioni, cioe tutte le merci cbe si estraggono fuori per in are, i dazj, le mude, le gabelle delle metlesime dovranno pagarsi al nostro dominio, eccetto soltanto il vino di ribola , delqua- le non si paghera cosa alcuna. Similmente ancora di tutte le merci clie vengoco in Trieste per mare si pagheranno i dazj, le mude, e le gabel¬ le come saranno imposte, eccetto quelle che ven- gono portate per mare. ed appartengono ad uso e per cibo dei cittadini, e domiciliati nel luogo, co¬ me grano, šale, vino, uve, ed altre cibarie; queste eccettuata la frode, sono affatto libere da dazj, dietam , datia, mtttas , Gabellas, et Thelonia, eaque , et eas intra portas, vel extra pro nostro libito reci- piendi, tamen cum conditionibus infrascriptis, videlicet, quaecumque mercimonia extra civitatemTergesti extra- huiUtir supra mare de eisdem datia, muta , gabellae, et Thelonia , erunt nostro dominio exolvenda excepto solo vino ribolei, de quo nihil penitus persolvetur . Sitnih' quoque modo quaecumque mercimonia in Ter- sgestum veniunt super mari, de his datia, mutae , et thelonia prout fuerint imposita persolventur evceplis eis quae in eivitatem traducanlur per mare, et quae ad esutn, et usum civiuin, et incolarurn ibidem per- tinent , ut frumentum, sal, vinurn, nvae, et alia escu- lenta: liaec a dutiis , muliš et tlieloniis esse debent pe’ rt <* ? J m ude, e gabelle. Di tutti gli anhnali ancora, che passeranno per la citta di Trieste e suo distretto 1 ad altre parti per terra , si dovranrio pagare a noi ed al nostro dominio i dazj, le mu.de> e gabelle come saranno iinposte . Ma gli animali, giumenti , ed altri qualunque che vengono per uso degli uo- mini per terra nella citta di Trieste, e suo distret- to, purche pero nou si conducano ad altri luoghi, devono essere assolutamente liberi, e franchi del tutto . Similmente eziandio la detta citta, il comu- .11 e, e i cittadini di Trieste saranno e sono obbli- gati pagare il corisiglio, gli officiali’, e gPimpie- gati a tenore degli statuti, e consuetudini di Trie¬ ste. Gosi pure i cittadini Triestini, i loro eredi , e successori sono obbligati e devono dare e soddi- nitus Iibera praeter fraudemj quaecumque etiam ani- malia per civitatem Tergestinam, et ejus districtum et alias paries veniunt super terra, de Iiis nobis, et »ostro dominio, datia, mutae, et thelonia prout fue- rint imposita debebuntur : animalia vero, et jumeuta, et alia quaelibet ad usum bominum per terram in ci- vitatem Tergestinam, et ipsitts districtum venientia , dum tamen ad loca alia non dueantur, debeut esse a datiis, mutis, et theloniis Iibera simplieiter, et de pia¬ no. Item dieta civitas, commune, et cives Tergesti te- nebuntur , et tenentur exolvere consilium , officiales, et offieiarios secundum statuta, et consuetudines civi- legii Tergestini. Item ipsi Tergestini cives, haeredes, 74 sfare osni anao nel giorno di s. Giusto Martire, il 1 quale cade il di due del rnese di novembre a noi prefato Duca, agli eredi, e successori uostri nella detta citta di Trieste per annuo censo rento orne di vino di ribola del migliore che si potra avere in quell’ anno . Parimenti fintanto che i due castelli, o forti di Mocco, e Mocolano accadera di custodi- re a spese di Trieste., il eapitanio di Trieste deve dai custodi ricevere il corporale giuramento.di fe- delta, ed obbedienza alla nostra magnificenza ed eredi e successori uostri, fintanto che i rnedesimi castelli sarauno da noi ripresi. Gome ancora ed ul- timameate, che la detta citta , e gli abitanti di et successores eoruni tenentur et debent annis singulis ad diem Sancti Justi Martyris, quae cadit in diem se- cundutn mensis novembris nobis praefato Duci, haere- dibusque, et successoribus nostris in dieta civitateTer- gesti procensu annuo dare, et solvere centum umas vi¬ ni ribolei de meliori quod haberi poterit ipso anno. Item qaamdia illa duo Castra, seu fortalitia Mocho , et Mocbolano sub espensis, et sumptibus Tergesti con- tigerit custodiri, capitaneus ibidem Tergesti a custo- dibus debet per dtetos cives singulis mensibus depu- tandis corporalia recipere juramenta, quod ipsi cum eisdetn castris nostrae maguifieentiae , haeredibusque, et successoribus nostris fideles, et obedientes existant > doneč eadem castra ad manus uostras resuinere vo- luerimus , et alios ad eoruin custodiam deputare, Item 7 5 Trieste rielle loro rendite, ed entrate non devono essare impediti in alcuna cosa, o essere aggravati 1 ? 1 oltre ie cose di sopra contenute,se non si faccia dietro nostre preghiere, o dei nostri, e col bene- piacito dei premessi cittadini, e distrettuali. Noi dumjue Leopoldo Duca predetto tutte e ciascuna delle suddette cose da noi stessi, e per li nostri successori le ahbiaino approvate , ed avvedutamente le approviamo, pregando Pone¬ slo riotaro, e gPinfraseritti nobili, di voler sot- tosci iversi in testi monio del la verita delle pre¬ seliti preinesse a qneste scritture col di loro nota- ro . Dato e fatto sopra il nostro castello di Graz tiella StutTa dričale Panno della nascita del Signo- re 1082. IndizioTie quinta, l'ul ti mo giorno del rne- et ulrimo, quod dieta civitas, et habitatores Tergesti in reditibus, et introilibus suis non debent impediri m aliquo, vel ultra content.a superius aggravari, nisi id fiat ad preces nostras, vel nostrornm, et de be- neplaiito civium , et districtualium praemissorum . Nos igitur Leopoldus Dux praefatus oninia, et sin- gula supradicta pro nobis ipsis, uostris baeredibus, et successoribus, approbavitnus , et de cerla scientia ap- probimus rogantes honestum notarium, et nobiles in- fraicri.ptos , quatenus in testimonium veritatis praesen- tiuin praeinissoruni subseribere se velint praesentibus btteris cum notario eorundem. Datum et actum su¬ per castro nostro in Gratz in s tuba Dueali anno a se di settembre alPora di vespero, o circa, presenti l0 me liotaro pnbblico infrascritto, ed il reverendiss. padre in Cristo monsig. Friderico vescovo di Bre¬ scia, e canceliiere della nostra corte ducale, gli egregi, e valorosi Gofredo Miilner, ed Enrico Ces- ler railitari della nostra corte Ducale , e della camera del magistralo, e Giovauni de Rischacli Alflanch parimente militare, e nostro commissario, eonsigliere , e i prudenti e distinti Corrado Impi- l»er, ed Andrea Pievani in s.Vitonella marca vi- cino Siticb diocesi senoviese, ed acjuilejese, ed altra abbondante moltitudine di testimonj pregati, e speeialmente chiamati alle premesse cose . Ed io Paolo del (ju. Ulrnanio de Castelrut chierico della Nativitate Domini 5382. Indictione cpiinta, die uiti- mo mensis septembris bora vesperarum, vel quasi, prae- smtibus me not. pub. infrascripto, et Rev. inChristo Pa¬ tre domino Friderico Episcopo Brixiensi, et nostrae Ducalis Curiae Cancellario, egregiis , et streuuis God- frido Miilner, et Henrico Cesler militibus ducalis no¬ strae curiae, et camerae magistrati, et Joanue de Rt- schach Alflanct etiarii miiite, et nostro commissario consiliario, providisrpie, et discretis Conrado Impiber , et Audrea in Sando Vito in Marchia prope Siticb plebanis Senoviensis, et Aquilejensis diaecesum, et alia copiosa multitndine lestium rogatorum , et vocato- rum specialiter ad praemissa Et ego Pdulus cjuon- dam Ulmaaii de Castelrut clericus Brisiensis diaecesis 77 Diocesi di Brescia, di pubblica imperiale autorita notaro , perche Burcardo de Stan-Constan, degno’ deila stessa autorita pubblico sottoscritto notaro , impedito da altri affari ha pregato me con gran sol- lecitudine , ed istanza , che )o ajutassi eolla pre- sente scritturazione di pubblico istrumento, quale ho scritto di propria mano, e l’ho ridotto in qaesta pubblica forma, e vi ho apposta la mia solita mar¬ ca in ambe le parti per testimonio deila verita. Ed io Burcardo de Stan-Constan presso il Reno d’im- periale autorita pubblico giurato notaro sono stato presente a tutte e ciascheduna delle sopra narrate cose , men tre cosi si pronuneiavano , e facevano , e dietro le preghiere di tutte due le parti le ho ridot- te in (juesta pubblica forma , e le ho segnate colla publicus Imp. auctoritate notarius, quia Burcardus de Stan-Constan, dignus eadem autoritate publicus nota¬ rius infrascriptus aliis arduis negotiis irapeditus , me cum diligentia, et magna rogavit instantia, ut eum juvarem per scripturam praesentis publici instrumenti, de manu propria ipsum conscripsi, et in bane puhli¬ cam formam redegi, signumque meum solitum apposui rogatus ambabus partibus pro testimonio veri ta tis . Et ego Burcardus de Stan-Constan apud Rhenum publi- cus Imp auctoritate notariusjuratus omnibus etsingu- lis superins enarratis, dum sic agerentur, fierent prae- s«ns inlerfui, eaque ad preces utriasque partis in hanc puhlicam formam redegi, meaque subseriptione, et si- 7 8 mia sottoserizione, e colla solita marca; ma impe- 1 7 I ^dito da importanti affari, ho fatto scrivere il pre¬ selite istromeuto da altra persona , la cui scrittura approvo come mia, rieonoscendo il sigillo del pre- fato Illustr. Principe che sia stato appeso al pre- sente istromento in certezza, e chiara evidenza dt tutte le cose premesse , Noi Carlp Šesto per la Divina Clemenza eletto Imperatore de Romani sempre augusto,eRe del- laGermania, Spagna ec. ec. Arciduca d’ Au- stria ec. ec. Faceiamo noto ed a te nore delle preseliti ricor- diamo a tutti quelii che interessa, qualmente sie- gno solito signavi, sed arduis praepeditus negotiis prae- sens instrumentum per alium scribi feci, eujus scriptu- ra approbo tamquam meam recognoscens sigillum prae- fati Illustr. priucipis appensum fore praesenti instiu- mento in certitudinem, et claram evidentiam omniuin praemissorum. Nos Carolus sextus Divina favente Clementia electus Romanorum Imperator semper augustus, aeGermaniae, Hispaniarum ec. ec. Rex, Arcidux Austriae ec. ec. Notum facimus , et teuore praesentium meiuoriae commendamus, quorum interest universis, quod co- 79 no divotamente comparsi alla nostra presetiza i diletti N. 'giudici del senato, e tutta la comunita J •' 1 della nostra ciita di Trieste per mezzo del sito oratore il fedele a noi diletto Daniele Calo , e con una supplica abbiano esposto^ che per la com- provata loro fedelta, costanza verso 1’inolita no- stra Časa certi varj speciali privilegij prerogative, esenzioui, e grazie , sieno State dai nostri glorio- sissimi predecessori nell’imperio, e dalla predetta nostra Časa in diversi anni parte di nuovo con- cessi, e parte rinovati, ed appro vati unitamente colle antiche consuetudini, statuti, e diritti, anzi aon solo dai eolendissimo sign. e genitore nostro Imperatore Leopoldo,ma anche nuovamente dal- a maesta del carissirao nostro fratello Giuseppe ram nobis dilecti nostri judices Senatus, et tota Com- munitas civitatis nostrae Tergestinae perOratorem suum fidelem nobis dilectum Danielem Calo devote eompa- ruerint, et per libeilum supplicem exposuerint šibi ob comprobatam fidelitatis suae constantiam erga inclitam domum nostram varia et speeialia quaedam privilegia, praerogativas, exemptiones, atque gratias a gloriosissi- niis praedecessoribus nostris in iinperio, et praedicta doma nostra diversis annis partim de novo concessas , partimque renovatas, et una cum antiqnis consuetudi- uibus statutis, juribusque approbatas, imo non tantum a colend. domini, ac genitoris nostri Leopoldi Impera¬ torji, verum noviter a cariss. domini fratris nostri I«g- 8o confermati, come anclie Ja noi questi stessi privi- ' J legi, e confermazioni; ma specialmente quello emanato da Leopoldo Arciduca d’ Austria F anno i38a. dalF Imperatore Federico Fanno 1464* da Ferdinando principe delle Spagne , ed Arcidnca d’Austria nel i 5 aa ( come nelle di lui lettere con- lirmatorie , anclie anteriori date dal Cesare Massi- miliano Fanno 1 5 17 , si contengono ) . P in innan- zi anche quel privilegio parimente conferito da Ferdinando Re de’ Romani Fanno i 552 , e que’ge¬ nerali elie dalFArciduca Carlo Farmo 1590, simil- anente dalFArciduca Massimiliano dipoi F anno x6io uscirono, e finalmente quelFnltima confer- mazione degli anteriori augustiss. nostri maggiori peratoris Josephi majestate, dilectione piissime recof- dationis conlirmatas esse , prout, et nobis hujusinodi privilegia, atque confirmationes, in specie vero illud a Leopoldo Archiduce Austriae anno i38a, ab Inipera- tore Federico anno 1/J64, a Ferdinando Principe H |S ' paniarum , et Archiduce Austriae anno i5za ( utpote in cujus litteris confirmatoriis, etiam priores a Caesare Maxirniliano anno 1517 continentur ). Ulterius, et p rl ' vilegium illud 'a Ferdinando Rege Romanorum anno i 552 collatum pariter , et illa generalia quae ab Ar¬ chiduce Carolo anno 1590, similiter ab Archiduce Maximiliano postmodum anno 1610 emanarunt, et de- nique confirmationem iilam ultimam anteriorum aug 11 ' etissimorum inajorum nostrorum, nimirum Ferdinandi 8 1 rinovata, cioe di Ferdinando quarto deli’ anno 1662 j e non solo dal piissimo defunto signore, e 1 genitore nostro colendissimo 1’anlio 1660, ma an- cora ottenuto dal premenzionato carissimo nostro sign. fratello di felice memoria 1’anno 1706, cotne ancora gli statuti generali della sua prefata citta deli’anno 1679 , e del 1682 , produssero ed umil- mente esibirono in forma autentica supplicando che lutti, e ciascheduno di] questi loro privilegj, diritti } e statuti con un nuovo diploma ci degnas- simo clementissimamente confermare ed approva- re . Considerando pertanto benignamente i singo- 1 ari meriti della memorata citta Triestina acqui- statisi dalla nostra augustissima Časa, avvegnache in quattro secoli 3 per le vicende di tutte le avver- secundi de anno i6a5, Ferdinandi terrirdp anno 1687, et Ferdinandiquarti de anno)fi52, renovatmii, et non tantum a piissimo defuncto domino fratre nostro felicšs memoriae anno 1706 obtentum, nee non praefatae ci- ■vitatis sune statuta , resonestjue generales de apno 1679 et de anno »682 in forma authentica bumiUime pro- duxerunt, et eshibuerunt, demisse supplicantes, ut omnia, et singula liaec eorum privilegia, jura, et sta¬ tuta diplomate novo clementiss. confirmare, et appro- bare dignaremur. Considerantes itague benignissime memoratae civitatis Tergestinae praestantissima merita de domo nostra augustissima šibi comparata, siquider» aon solum quatuor saeculis per omnes rent m vicissi- TOM. tv. § 8a sita non solo , anzi nelle ardenti guerre , e duran- Ii} ti le nemiclie invasioni, e ne’seguiti danni e rovi- ne , persistettesempre illibata, ed integerrima ver- so la medesima con l’innata fedelta, ma ancora dimostro il suo zelo speciale di devozione, ed os- sequio in varie oecasioni, tanto col promuovere il vantaggio , ed il servizio della nostra Časa, quan- to col concorrere con pronte contribuzioni dietro le ordinarie richieste , e sofFerendo gli altri pub- blici pesi , specialmente poi in caso di necessita dimostro gran fede, e perimpedire gli sforzi dese¬ tnici , con lode immortale, non risparmio ne a mezzi, ne al sangue, ma posposti tutti i beni , e dispregiati i pericoli della vita , e tutte le diffi- eolta stando costantemente attaccata al suo legit- tudines, imo flagrantibus bellis, durantibusque bosti- libus invasionibus, et subsecutis plurimis damnis et ruinis illibata, et integerrima erga eatidem fidelitate semper innata perstitit, verum etiam specialem suum devotionis obsequ.iique zelum variis in occasionibus tam promovendo commoduni, servitiumque domus nostrae, quam concurrendo promptis conlributionibus ad postu¬ lata communia, sufferendoque reliqua onera publiea, praesertim vero in času necessitatis magna fide denion- stravit, hostiliumque conatuum avertendorum causa cum immortali laude, nec sanguini, nec mediis pt- percit, sed postliabitis bonis omnibus, et spretis vitae periculis, cunctisque diificultatibus Jegitimo suo Prifl' 83 tirno principe adempi veramente 1’obbligo de’sud- diti, secondocbeper appuntopiu diffusamenteren- 1 7 1 donotestimonianzadi questo stesso imedesimi pri- vilegj , e le tante volte rinovate confermazioni . Quindi dietro umilissima petizione de’prefati sup- plicanti volendo noi clementissimamente condi- scendere di nostra certa scienza, con sano consi- glio , ed animo deliberato, e con cesarea regia, ed arciducale pienezza di nostra potesta, ed autorita, tutti e ciascheduno de’ loro privilegj , e prerogati- ve, esenzioni, e grazie , non che consuetudini , be»i, statuti, e diritti ( in quanto che es,si sono in attuale e quieto loro possesso, ed esercizio ) in tutti e ciascheduno de’ loro punti, clausole , ed espressioni di parole, come se qui tutte fossero cipi constanter adbaerens, -vere fideliuuv subditormn obligationem adimplevit, prout nimirum hoc ipsum eadem privilegia , et toties renoratae confirmationes fusius testantur . Hinc in humillimam praefatorum sup- plicantium petitionem dementer condescendere volentes ex certa nostra scientia , sano consilio, animoque de¬ liberato, deque Caes. Reg., et Archiducalis potestatis nostrae plenitudine, ac authoritate omnia, et singula illorum privilegia, praerogativas, immunitates, atque gratias , nec non consuetudines bonas , statuta , et ju¬ ra ( quatenus ipsi in actuali, quietaque eorum posses- sione, ac exereitio sunt ) in omnibus et singulis eorum punctis, clausulis, et verborum expressionibus, ac si 34 ... inserite di parola in parola, clementissimamente ^rinoviamo , approviamo, e confermiamo , espres- samente decretando ed ordinando , che da tutti i detti privilegj, e statuti, sotto qualsivoglia giusto- titolo gli ottenuti diritti rimangano del tutto in- tatti ed illesi, e da tutti debbano essere eostan- temente , ed inviolabilmente osservati, e la pre- nominata citta Triestina possa, e vaglia usare , e godere i medesimi liberamente , e senza verun impedirnento o molestia . Per la qual cosa seria- mente ordiniarao queste cose a tutti, e ciasche- duno de’nostri tribunali tanto ecclesiastici, che secolari, specialmente pero ai capitanj di Trieste, non che a tutti gli altri ministri, ed officiali, e sudditi fedeli, a noi diletti, di qualsivoglia sta- hic omnia de verbo ad verbum inserta essent, clementer renovamus, approbamus, et confirmamus espresse sta- tuentes, atqrie praecipientes, ut ab omnibus dieta privi- legia, statuta , et sub quocumque titulo justo acquisita jura prorsus intaeta , et illaesa maneant, ae ab omni¬ bus firmiter , et inviolabiliter observari debeant, prae- nominataque civitas Tergestina iisdem libere , et abs- que ullo impedinjento, aut molestia uti, fruique pos- sit ac valeat. Quapropter omnibus, et singulis nostris tribunalibus , tuni ecclesiastieis tuni saecularibus, prae- sertim vero capitaneis Tergestinis , nec non omnibus aliis ministris, et ofiicialibns, subditisque lidelibus, no- bis dilectis, cujuscumque status, ordiuis, gradus, con- 85 to , ordine, grada, condizione , preminenza , e di- gnita esistano , e comandiamo , che il memorato 1 ? magistrato , e tutta la cotnunita della citta Trie- stina , con tutti e singoli allegati, privilegj , pre- rogative, esenzioni , facolta, grazie, indulti, di- ritti, statuti, e buone consuetudini, come arico- ra gli antichi, e nuovi diplomi , e lettere confer- matorie le lascino us are , possedere , e godere quietamente, e senza alcuna tnolestia , impedi- inento e disturbo, e manteugano la medesima citta in quelle , e la difendano, e non tentino , o faccino nulla contro il loro tenore, o da altri con qualsivoglia modo permettano che sia attentato, o fatto, altrimenti incorreranno nella gravissima in- dignazione nostra, e de’nostri successori, ed oltre ditionis, praeminentiae, et dignitatis existant, serio ld- sce mandamus, et praecipimus, ut memoratum magi¬ stratura, atque totam communitatem civitatis Tergesti- nae, omnibus et singulis allegatis privilegiis, praeroga- tivis, immunitatibus, facultatibus , gratiis, indultis, ju- ribus, statuti«, bpnisque consuetudinibus, nec nonan- tiquis, et novis resonibus litterisque confirmatoriis , ,quiete , et absque onini molestia, impedimento, ac per- turbatione uti, potiri, et gaudere sinant, illamque ci- vitatem in iis manuteneant, atque defendant, et nihil contra eorum tenorem attentent , aut faciant, vel ab aliis quovis modo attentarifierive permittant, nostram, et successorum uostrorum gravissimam indignationeni J 71 86 la nullita , condannati vengano immediatamente 3 nella pena di 3 o marche di oro puro parte al fisco, e al nostro erario, e parte da pagarsi 1’ingiuria della danneggiata citta. Ia prova di questo nostro rescritto, e di quanto fa qui esposto ed ordinato, finnato di nostro proprio pugno, e munito coiPap- posito nostro cesareo sigillo maggiore . Dato nella nostra citta di Vienna li a 3 decembre 1718. Dichiarato dall’Itnperatore Leopoldo, generalis- simo delle sne armate, contro il Turco , il princi¬ pe Eagenio Franoesco di Savoja 1 ’anno 1697 , por- tossi questo con 46 milie Alemanni contro il po- tente esercito Ottomano coniandato dal Sultano in persona, il quale si trinciero al Tibisco . Supe- ro il principe i suoi trincierainenti , c penetro nel campo nemico, dove immensa fu la strage degli impauriti Ottomaan, che tentarono con la fuga pel ponte di sottrarsi dalle sciable Tedesche ; ma im- barazzato il ponte dalla folla, loro chiuse in breve il varco . Vi restarono nccisi, o annegati 20, e cbi dice 3 o milie Turchi, fra’ quali il pritno Visir , incursuri, et propter nullitatem actus ipso facto paena 3o marcharum auri puri partirn fisco, seu aerario no¬ stro, parum injuriam passae civitati exoluturi. Haruto testimonio litterarum nianu nostra subscriptarum, et sigilli nostri Caesarei majoris appensione munitarum , Viennae 23 decembris iyi3. 87 PAga dei Gianizzeri ,617 Bassa . Furono preši 72 pezzi di cannone, 6 mille carrette di munizioni da 1 7 1 bocca e da gsierra , 86 tra bandiere e cornette , e gran bottino fecero i soldati. II Sultano colla testa bassa si fuggi a Belgrado . Volto poseia il principe 1 ’arini vittoriose addosso alla Bosnia", dove preše e saccheggio molte piazze . Quanto salisse in alto per si gloriosa campagna il nome del principe Eu- genio ,Jo dimostra la seguente iscrizione sotto la grand’Aquila posta nel rnnro del rnagazzino del šale qui in Trieste, fatta erigere da Garlo VI l’an- no 1714 in onore della Santissima Trinita , ed in memoria della gloriosa paee conchiusa dali’ augu- 1 ? 1 sto suo padre Leopoldo con la porta Ottomana. L’iscrizione tradotta in italiano e la seguente. (*) Il decreto di Cesare comando che fosse posta guenta lapide per la pace ristabilita al mondo dal desideratissirno Engenio. Sia gloria a teDio Padre, Dio Figliuolo , Dio Spirito Santo . Liberale di Giacomo Baseo Gattolico da Napoli di Romania approdo qui 1 ’anno 1714. Si stabili egli in Jrieste per esercitarvi la niercatura, e divenne (*) DeCrelVM Caesarls poni IVssIt optatlssIMo orbi paCe ab eVgenlo reDVCta tlbl gLorla Deo patri Deo flllo Deo spIrltVI sanCto. 88 possidente eolla compra d’una časa nella contfa* ^ 1 4 Čla Malcantone segnata al di d’oggi col N. 97. Termino quest’anno col solenne rendimento di grazie a Dio onnipotente. nella cliiesa dei padri Gesuiti , introdotto per la prima \olta in Trieste dal padre Giuseppe Clari gesuita predicatore , e tuttora si pratica annualmente con immenso con- corso di popolo la sera deli’ ultiino giorno del- 1’anno. Affinche non restasse in libero arbitrio de’ pro- visori della citta d’assegnare il peso del pane a lo- ro beneplacito, nell’anno 1715 in pubblico consi- glio fu stabilita una tarilfa, secondo la quale do- ^ IJ veva esser costantemente venduto il pane, relati- vamente al prezzo del grano; ed il prezzo del gra- no veniva desunto secondo la vendita che si face- va nel fondaeo. Laseguente tarilFa scolpita e scrit- ta in una tavola di pietra, fu posta vicino alla log- gia del coraune, dove sempre si vendeva, ed at- tualmente si vende il pane a vista di tutto il po¬ polo . Tarilfa del pane a soldi tre, ed a soldi sei la bi- na, computato il formento a libbre 140 lo staro, detratta ogni spesa fatta dal Reggimento di mag- gio 1715 a tenore dei nob. consigli Formento a lire 12 lo Staro per soldi 3 pane oncie 21 , 8 9 Chiunque contraffara , e non vendera a tenore della presente , n»n solo perdera il pane , ma an- che restera condannato (i) in L. a5. Geremia de Francol pubblico computista . ( 1 ) In questi tempi facevasi, e vendevasi il pane nella citta da alcune donne, le qnali volgarmcnte ve¬ ni vano chiamate Pancogole, Secondo gli Statuti di Trie- ste, se alcuna donna volea fare 1’ esercizio del fabbri- care, e vendere il pane, nel termine di otto giorni dopo che i nuovi giudici erano entrati in magistrato, dovea presentarsi a loro tutti, o alla maggior parte 9 ° Eecoci ginnti alTepoca felice della dichiarazione 1 ?del porto-iranco . E noto che Carlo VI. dichiaro porto-franco Trieste, e Fiurae colla Patente dei a di giugno delPanno 1717. Se ne ignora peraltro il tenore , perche 11 on esiste la detta Patente ne nel- di essi, ed a quelli esporre il suo dešiderio, e farlo notare da uno de’ cancellieri di palazzo , e giurare in mano di uno de’ giudici di voler esercitare tal arte con ogni diligenža, e senza frode alcuna. Chi avesse fatto tutto cio, s’ intendeva esser Pancogola per li quattro prossirni mesi, e per tal tempo non potea ri- fiutare quest’arte, sotto pena di lire dieci. Ognuna di queste era tenuta dar slcurta a tutti o alla mag- gior parte dei giudici di pagar non tanto il grano, che prendeva dal foudaco del comune, ma anche ogni pena a che fosse condannata. Dovevano fare e Vendere il pane che ognuno fosse del peso assegnato dalli provveditori , ovvero cavalieri del comune. Con- traffacendo poi alcuna, era punita in lire tre di pic- coli, e nella perdita di tutto quel pane, che non fosse stato del giuslo peso, il quale veniva distri- buito fra i poveri carcerati, essendovene, e se no fra i poveri deli’ospedale di S. Giusto. Doveano vendere il pane nel foro, o piazza , cioe nel luogo che comu- nemente veniva chiamato Panatteria , ed ivi del con- tinuo per tutto il giorno vi si dovea trovare alcuna che ue avesse da vendere e se talvolta avessero a cio mancato, ognuna di delte Pancogole veniva punita di lire cinque di piccoli. Se alcuna avea pane che fosse stato mal cotto, le era levato, e mandato , co- 9 1 I’ archivio della citta, enemmeno nelPantico Codi- ce Austriaeo . E se questa non fosse espressamen-' ~ J te citata nelle posteriori Patenti dei i 5 , e 18 mar¬ žo 1719, ed in quella dei 19 decembre 1725, non se ne avrebbe neppure idea della stessa , e si fis- serebbe a questa nn’epoca molto posteriore. Con- ferma questa mia opinione il seguente ordine del detto Imperatore al magistrato di Trieste dato li •zi agosto 1717, in questi termini. me si & detto, ai carcerati , otvero ai poveri. Nž da se, ne per mezzo di altri potevano comprare for- mento, o farina altrove che nel fondaco del comune, sotto pena di lire dieci di piccoli. Poteva efficacemen- te costringersi la donna in cose appartenenti a questo nianeggio , anche senza il consenso del marito. e di ^1 tri parenti. Anzi il marito slesso s’intendeva di di- ritto, suo mallevadore. Nessun abitante della cittk, sia mascliio, sia femmina, poteva in essa cilth ven- dere, o far vendere pane sotto pena di soldi dieci per ogni pane, eccettuate le Pancogole predette, e quelle persone che cuocevauo il pane, vclgarmente eran chiamate fornare. Le persone poi che teuevano il domicilio fuori della cink, ciož nel territorio, o altrove, potevano senza essere punite portar deutro la citta del pane e venderlo. 9 » Carlo ec» j *i 17 Onesti, (lottij fedeli, diletti. Vi e gia notorio co- me noi abbiamo graziosainente risolto d’introdur- re una libera navigazione, e universale commercio nelli nostri porti marittimi. Ora noi per promove- re questa principal opera tra le altre per stabili- mento, e pubblicazione d’ un porto-franco, farpmo spedire quanto prima per li nostri porti marittimi una Patente. Pertanto averete voi da spedire qui senza dimo- ra P informazione , e buon parere , in qual luogo fosse piii cotnodo di fare il porto-franco? E che sor¬ te di privilegj fossero di concedergli per dar mag- gior adito alli forastieri di venire cola ? A quanto per eento si potessero tansare le merci che si ven- dessero? Non meno ancora e da riflettere alli ma- gazzeni per le merci estere e paesane , come an- cora alli mereanti foresti, che venissero, e mana- fatturisti, e non meno a un banco sufficiente , ac- cio li mereanti esteri/ e paesani nel consegnare le loro merci, ed altre cose potessero senza dilazione levare il contingente denaroe quali potessero essere li assieuratori? Parimenti per li naufragi co¬ me venisse praticato in quelle parti, a chi fosse solito di consegnare la robba ricuperata, e verso quali condizioni? Similmente, che sorte di compa- gnia, ed in che modo fossero di stabilire ? Che po¬ tessero sole prender le merci che andassero qua e la ? Insomma informare tutto quello ehe potesse 9 3 s er vire alla promozione del libero commercio, poi- che cosi ec. I 7 I ? Graz li 21 agosto 1717. Radunatosi il gran consiglio delibero, che per dare un’ adecprata informazione, e risposta al sud- detto ordine, si deputassero , oltre i provisori, due soggetti scfficienti per uno , del corpo del con¬ siglio , coli’ autorita di unirsi ad ogni occorrenza, e consultare. Rispose il magistralo alPindicato im- perial ordine li 19 settembre dello stesso anno . In seguito sotto li 10 ottobre i consigli Triestini spe- dirono al monarca un ricorso , provando con quel- lo j che in verun luogo piu comodo si poteva co- stituire il porto-franco che qui in Trieste . Fiume parimenti si maneggiava a tutto potere per farlo dichiarare cola. Non ci vuol molto per conoscere la eontraddi- zione che nasce dai suesposti documenti . Poi- che il primo dei 2 luglio 1717 alTenna di aver di- chiarato porto-franco Trieste, e Fiume, ed il se- condodei 21 agosto domandadove starebbe meglio formate il detto porto-franco . Inoltre appena nel novembre il magistralo di Trieste deputo Gabriele t^Marenzi oratore alla corte per ottenere, che Sua Maesta dichiarasse porto-franco Trieste, co- me rilevasi dalla seguente relazione del Marenzi al consiglio, 94 Illustr. sigg. Giudici. 17 In esecuzione delle parti preše in questi nob. con sigi i sotto li 8 novembre 1717 ho prešo 1’impegno di por^armi alli eceelsi consigli diGraz, ed alk eesarea corte, per ivi rappresentare , e far constare con evidenti ragioni, ebe la citta di Trie- ste sii il sito', e luogo piu comodo tanto di mare , che di terra per stabilire il porto-franco, ed tin ben regolato commercio in maggior vantaggio del- 1’erario cesareo, e comodo de’trafficanti, a diver- timento delPinevitabile mina che sovrastava atte- so il progetto, in cui veniva per ora dichiarato so- lamente Fiutne. Onde concluso il contratto, e avute le necessarie istruzioni dalli signori giudici di quel tempo, mi posi in viaggio li 20 del novem¬ bre suddetto . Prima d’ inoltrarmi a Graz li sigg. gindici stT— marono necessaria la mia andata a Clangenfurt per informare sua Altezza il sign. Principe di For- zia preside della commissione del commercio delle pubbliche ragioni , ed adempita con sollecitudine la mia incombenza senz’altra dirnora passai a Graz ove son giunto li 2 decembre deli’anno decorso; in tempo appunto, che si dovevano maturire li pa- reri sopra quest’ importante affare del commercio dalli eccelsi reggimento, e consiglio di stato per spedirsi alla ces. corte . Non ho mancato con tutto lo spirito, e fervore di rappresentare ove occorre- va si a voce , come in serittura , che formai conte- nente le piu massiecie, e sode ragioni aecompa- 9 5 gnate dal disegno della citta, e porto, la necessi- ta di dichiarare Trieste per porto-franco a distin- 1 zione di qualsisia altro littorale, con tutto quel di pid, cbe puo conferire ali’ introduzione, e stabili- mento d’un florido comrnercio; e dopo aver adem- pito nel miglior modo possibile a’miei doveri, ed assicurate le pubbliche ragioni, come non meno superati li ostacoli gia noti, che si sono frapposti, ed ottenuta daiPaugustissimo Sovrano la clemen- tissima licenza, mi sono senz’ altra dimora portato allaces. corte, ove son giunto li 16 febbrajo anno corrente. Non mancai cola di far quelle parti, che mi si spettavano, ov’era ilbisogno, e procurai di ottene- re udienza dalPAugustissimo , che mi fu benigna- mente concessa il gjorno delli otto maržo, nella quale rappresentai a viva voce Je pubbliche ra¬ gioni , e pvernure risguardanti il comrnercio , e dichiarazione del porto-franco . E consegnate al- 1’ auguste rnani le medesime, col disegno della citta, e porto, ebbi clemenlissimu risposta ripiena di paterna, ed augusta clemenza , in sollievo di questa sna fedelissima citta, e popolo . Non ho poi cessato con la possibile sollecitu- dine, e con tutto lo spirito , e fervore di rappre- sentare Pistesse ragioni, e premure a quelPeccel- so ministero, colPesibizione pure del disegno del¬ la citta , e porto , fatto stampare a questo effetto, potendo con tutta Pingenuita, e verita esprimere a VV. SS. Illustr.

    e 96 ho giusto motivo di credere , che le pubblicibe 1 ^ragioni avvalorate anche dalli pareri delli eccelsi consigli di Graz siino poste in sicuro , e che que- sta citta a seconda della clementissima, e paterna intenzione delPaugustissimo Sovrano nella pro- gettata diehiarazione del porto-franco, e regola- mento del commercio, verra opportunamente e si- curaraente sollevata. Dovevasi ultimamente sopra questo importante interesse tenere una final eon- ferenza coli’intervento del sign. Principe Porzia, ehe mi obbligo , aceio riesca con certezza di un felice esito il mio ritorno, a fermarmi qualche tem¬ po di piu in Vienna . Questa pero non aegui, e fu difFerita per le eireostanze presenti ad altro. tempo. Onde veduta da me la partenza delPantedetto si- gnor Principe , sono partito anche io li 28 del de- corso , e trattenutomi pochi giorni in Graz per ri- ferire lo stato , in eui lasciai Paffare alla ces. cor- te, mi sono restituito quivi li 12 corrente. Trieste 20 maggio 1718. Dev. Obbl. Servitore Gabriele Bar. Marenzi. Per conciliare queste contraddizioni di fatto , si deve conchiudere, che o Carlo VI. non abbia vo- luto tosto 'pubblicare la Patente de’2 di luglio 1717, senza aver prima consultato il consiglio Triestino; ovvero che con quella Patente abbia »oltaoto dichiarato Franco il poi^o fuori delle mu- 97 ra, e con le indicate commissioni intendesse di voler estendere il privilegio del porto-lianco / eziandio nella citta. e territorio di Trieste., come fu poi eseguito . Tale apprensione era entrata nel Turchesco Di- vano per le vittoriose armi eesaree, che il Sultano Ahmet-Han dimando a Sua Maesta la pace, e tan- to piii la desidero , quando seppe il grande prepa- ramento di forze guerriere fatte dali’ Imperatore per continnare coh piu vigore la guerra . Ond’ e che colla mediazior.e dei ministri d' Ioghilterra ed Olanda fu scelto Passarovitz nella Servia per luo- go del congresso , dove si radunarono i Plenipo- tenziarj deli’ augusto Carlo. Quivi li 27 Inglio 1718 stipulossi un trattato di commercio, la di cui tendenza fu di statuire la vicendevole liberta del traffico pei fiumi ^er terra, e per mare. Le discipline in questo trattato ampiainente Spiegate provano 1 ’ estensione , che Carlo VI. me- ditava doversi dare ali’Austriaca navigazione, © la sieurezza, ed i vantaggi , clPegli volle procao- ciare al suo commercio in ogni parte degli stati Ottornani , colla condizione perlino, che qualun- anno 1723 sotto li 6 maržo una risoluzio- ne, nella quale riepilogando i punti pretesi dalla predetta compagnia, ne modifico alcuni in van- taggio della citta, e specialmente cbe la compa¬ gnia dovra pagare sette per cento alla citta per tre anni consecutivi pel vino cbe Fosteria della detta compagnia spaccera. Cbe delFolio, che la mede- sima spedira per terra^ paghera uno per cento . Di quello spedira per acqua mezzo per cento . Per traffico de’ lagnami che la stessa in una barca ca¬ rica di legname duro somministrera ducati a5 alla citta, e per il legname dolee traffichera al pa¬ ri dei nobili della citta . Non essendo accostumati i Triestini di riceve- re ordini, decreti, e risolnzio-ni sovrane, percbe sempre regolati si erano coi patrj statuti, come si accenno di sopra, percio non avevano prešo sin TOM, iv. Q 3 3 o qm il sistema neppnre di registrarli dopo ricevuti 5 al che nemmeno si sapevano adattare . Pili volte dalla corte fu inculcato che i medesimi venissero registrati, e posti nella cancelleria; ma tutto in- darno. Finalmente il capitanio della eitta appog- giato alle sovrane risoluzioni, procuro di porre ar- gine a si pernicioso disordine colla seguente ordi- nanza. Noi Marzio del Sacro Romano Impero Conte di Strasoldo ec. ec. Col tenore del presente si commette, ed espres* samente comanda alle signorie loro nob. accio nel- 1’ avvenire tutti li graziosi cesarei ordini , che ver- ranno diretti alli sigg. giudici, e rettori, quelH vengauo dalla posta ces. portati nella ces. canceh leria, ivi aperti, e dal ces. cancelliere registrati , ed indi alle sig. loro nob. riconsegnati , affine pos- sino eseguire esattamente cio che graziosamente verra comandato,e dopo finito, ed eseguito il ces. volere riporre indietro, ad effetto ec. e cio sotto pena ad arbitrio nostro, ed altra dagli eccel- si dicasterj ces. avendone di cio sotto la data d’og- gi 1’istesso severamente ordinato al ces. mastro di posta. Dato dalla Fortezza di Trieste li 16 maržo 3724. Li 8 giugno del 1724 cadde un fulmine nel cam- panile della cattedrale di s. Giusto. e di la penetro nella picciola sagrestia della cappella della Santa Časa di Loreto, ove in parte rovinb 5 ed in parte 1 3 r abbrucio dne preziosi piviali (i) ricamati in oro (So¬ nati dali’ augustissima imperatrice Eleonora . Non intendevano gli agenti della oompagnia orientale di pagare la misurazione deli’ olio a norma del prescritto, ne servirsi dei giurati pub- blici misuratori, e pesatori, perloche trovandosi ag- gravato il daziario Leonardo Prandi, presento ai giudici, e rettori della citta un ricorso sopra tale oggetto. Congregati i nobb. cittadini in consiglio sotto li (3 settembre 1724 decisero: Che gli Illustr. sigg. giudici debbano assolutamente mantenere il nob.sig. supplicante nell’ escossione del dazio della misura jevato con bnonafede daquesto pubblico,giacche e stato sempre praticato a memoria d’uomini 1 ’eseos- sione nel modo^ che ora s 1 addirnanda, tanto piu , che non consta li misuratori addimandare per la misura di piu di quello prescrive lo statuto , esi- gendo solo per la fatica que!lo ch’ e stato da tan¬ to tempo praticato , e che hanno contribuito sin- ora gli a liri mercanti, e negozianti d’olio , portan- do ancbe in ridesso tal punto non essere stato con- troverso dalla ces. privilegiata compagnia sinora ne avanti sua eecellenza il sig. conte di Wobers- perg direttore supremo del commercio stato quivi con il sig. direttore , ed altri interessati della com¬ pagnia stessa, ne avanti la Maesta del Sovrano che con la graziosa risoluzione dei 6 maržo j 723 (1) Piviale, abilo sagro fallo come un mantello. prissata pet’ gli eccelsi eonsigli delTAust. inf. sotto J ii 16 delto non ne fa veruua menzione, arguendosi cliiaratnente aver in resto confermate le esazioni dei dazj non eccettuati nel modo, che si e sempre praticalo, dovendo percio prestare ogni braccioop- portuuo, e necessario per tale riscossione, accio il pubblico non ne risenta notabile pr.egiudizio nelle sne rendite . Imperatore . Pontefice Caklo VI. 1 /2 ° Benedetto XIII. LUGA SERTORIO Bar. Delmestri deSchonberg fratelli del suo antecessore, arcidiacono anch’ esso di Gorizia , e Gradišča , gli successe dopo quattro anni di sede vacante in questo vescovato . II capi- tano sostituto della citta bar. de Fin , eome cotn- tnissario ces. conferi al medesirno nel palazzo ve- scovile a nome diS.M.il possesso teinporale la mattina dei si gennajo coli’ intervento del capito- lo del magistrato della eittk, e di tutto il clero, o nobilta. La Commissione commerciale fu la prima, eh» sotto li 19 gennajo 1725 progettasse alla corte so* vrana la irmtazione dello statuto rispetto ali’ ele- zione dei giudiei e rettori. Per motivo di tale suggerimento fu rappresentato, che i giudiei e rettori della citta sfnggivano le spese ordinarie , perche essi tre giudiei in forza dello statuto sola- mente quattro mesi restavano in un reggimento, ed in tal tempo le entrate che tenevaoo in mano del i 33 pubblico, nOn le applicavano volontieri in altro che nelle privat.e loro intenzioni a proprio vantag-^ gio, e che i successori si scusavano non sapere le risoluzioui pervenufe agli antecessori; onde Fin- tendenza conamerciale era di sentimento che i giudici, e rettori dovessero consegnare al capita- nio sostituto le necessarie spese in danaro per 1’ escavazione del porto, quale non meno che la ri- parazione delle strade era 1’oggetto di simile do- glianza . Onde per rimedio fu stimato opportuno , che si facesse hensi ogni quattro mesi la ballotta- zione dei giudici, in tal forma pero , che ogni vol¬ ta solamente un giudice fosse eletto. Mutato poi pensiero fu progettato che il sovrano riservasse per se la notnina d’ un giudice di Trieste, il quale non gia ogni quattro mesi dovesse mutarsi, ma a hene- placito, sino ad altra graziosa risoluzione. Che il suddetto giudice dovesse aver cura deli’ esecuzio- ne delle risoluzioni ed ordini registrandoli i'egolar- mente, ed informando gli altri due giudici con denunziare i contravenienti, e cosi speravasi che il pubblico ben presto verrebbe a risorgere. Accio poi non apparisse che in tal forma venisse pregiu- dicato al privilegio,e statuto di Trieste; clie la sovrana risoluzione potrebbe essere clausolata r= nelle presenti congiunture sino al miglioramento, e senza pregiudizio dei privilegj ec. Saputo dai consultori il detto inaneggio, unitisi i nobb. consigli tutti uniformi consultarono, che gl’ Illustr. sigg. giudici, e provisori assunti quat- tro o sei dei sigg. patrizj deipiu assennati e pratici ,3 4 debbano senza perdita di tempo con beti fondato 3 rieorso rappresentare a S. C. R. C. M., e suoi eccelsi consigli, che i progetti indicati tiell’ infor- mazione della suprema ces. delegata cornmissione de! commercio non ponno sussistere senza uno sconvolgimento totale del governo di questa citta , distruzione delle leggi, statuti, e buone consue- tudini con rappresentare simil progetto essere sta- to altre volte pošto in pratica senza avere avuto buon effetto con tutte quelle altre ragioni, e fon- damenti che additera la loro prudenza , e de soggetti, che seco assurnerartno, venendoli a tal effetto contribuita tutta la facolta ed autorita di servirsene d’ ogni mezzo, e strada, e d’ ogni pro- ■vento pubblico, che fosse necessario a divertirnen- to d’ un tanto pregiudizio con supplicare anco Sua S. C. R. Catt. M., e suoi eccelsi consigli clemen- tissimi concedere la licenza dipoter ispedire uno o due oratori a tal line per dimostrare, che tal mn- tazione di governo, ed alterazione delle leggi non sarebbe di buon servizio cesareo . StabiTitosi il commercio in Trieste, rendevasi necessaria la fabbrica de’ bottami per essere pron- ti alla disposizione dei trafficanti. A tale oggetto il prirno fabbricatore di questo genere, che qui si venne a stabilire con uomini ed attrezzi adattati in questo medesimo anno 1725, fu Giovanni Gero- lini, padre del presente dott. Martino Geroliui avvocato, e pubblico notajo in questa citta. Irt quest’ anno parimenti Garlo VI. ernano 1 ’ in- j 35 giunta patente , concernente il modo di contenersi dei comandanti ed officianti verso i trafikanti ec. 1 7 Noi Carlo Šesto a notizia di cadauno ancora sot- to li a giugno deli’ anno 1717, abbiamo reso pub- blico e noto d’ avere noi dichiarati per porti-fran- chi arnbi i nostri porti delTAustria inferiore Trie- ste e Fiume., e consecutivamente d’ avere median- te ambe le nostre patenti emanate li i5 e i3 mar¬ žo deli’anno 1719 , in guisa confermato, rinnovato, ampliato la detta nostra clementissima risoluzio- ne, che a tutti e singoli trafikanti, manifattori ed altri artefici, che inclinano domiciliarsi od in det- ti porti marittimi, ovvero in tutte le altre citta , borghi, e ville de’ nostri stati delTAustria iriferio- re^ accordiamo aggradevole ricovero unitamente al libero esercizio del loro necozio,, manifatture e trafiko , e che coneediamo libero a cadauno, obe nei nostri porti , riviere e fiumi deH’Austria in¬ feriore trafficando entrera o sortira di farlo senza verun passaporto, ovvero altra generale o specia- le licenza , Di piu a maggior vantaggio di cio ab¬ biamo promesso di migliorare e slargare le strade piincipali, ed a seanso d’ infermita epidemiche di costituire perpetua contumacia , come pure inol- tre il libero transito delle merci intranti, ed ite- ratamente uscenti per mare, non men cbe dato la sicurauza di far in effetto godere la nostra cesarea e sovrana difesa , e protezione a tutte le navi an- corate ne’ nostri privilegiati porti marittimi o na- viganti con nostra bandiera } giusta noi pure in j 36 conformita delle speranze date ai negozianti per 1 7 2 "*como(]o e sicuro ricovero delle Ioro mercanzie ab- biamo fabbricato alcuni magazzini in ambi i nostri porti marittimi delFAustria inferiore j e concesso ad essi in quello il deposito delle medesime verso tenue eorrisponsione di ricovero, ossia dritto di fondaco, e per la eelere terminazione poi delle dif- ferenze insorgenti non solo tra i negozianti, ma eziandio in materia de 1 contrabbandi abbiamo co- stituito-speciali giudici, e giudici di cambio di pri- ma , e seconda istanza , come pure dichiarati intie- ramente liberi non tanto dai quartieri, quanto ancora in altre contingenze dai pesi personali i trafficanti cbe verranno ad abitare in predetti am¬ bi porti-franchi, in modo che in caso di guerra, ( che Iddio misericordiosamente non permetta ) ad ognuno sia lecito di poter vendere, ovvero traspor- tare fuori di stato , o da per se stesso, o per mez- zo de’ suoi fattori, e serventi le sue mercanzie esi- stenti nei nostri paesi, e principati delFAustria inferiore. Essendo adunque la nostra clementissima in- tenzione e volere , che venga fedelmente eseguito tutto quello che contengono le nostre precedenti Patenti, ed a sequela di eio essendo noi graziosis- simamente inelinati, non solamente di confermare erinnovare, ma eziandio d’ampliare le francbi- gie, privilegj ed immunita nelle medesime pro- messe ai negozianti, manifattori ed artefici; laon- de noi anclie con lodevole zelo ed assistenza delle nostre provincie delFAustria inferiore . i3? i. Abbiamo'fatto ridurre in tale stato, migliora- re e slargare le srtrade principali , che non sola- 1 mente sopra le medesime possono essere condotte le mereanzie con earriaggi grossi caricati da’nostri privilegiati porti marittimi per li nostri stati del- r Anstria inferiore ; ma eziandio per tutta sicu- rezzasono stati costruiti, e fabbricati sopra i fiu- mi , torrenti e ruscelli de’ponti e de’trasporti ben fondati e durevoli, con che per cooseguenza li trafficanti godono distinto vantaggio nella piu ce- lere e piii sicnra condotta delle mereanzie, e cio mediante P abbassamento non piecolo de’ noli. a. Li lazzaretti fabbricati a Trieste eFiume,e li magazzeni destinati per lo spurgo delle mercan- zie sospette sono stati ridotti a perfezione, e come noi toccante alla contumacia in breve fisseremo, e daremo alla stampa un adequato regolamento ; cosi parimente avremo la cura accio colPassisten- za divina, e con tenere tutta la necessariavigi- lanza, li nostri porti marittimi, e paesi dell’Au- stria inferiore vengano preservati da morbi comu- nicativi , e da infermita pestilenziali, al qual line siamo graziosamente solleciti, accio mediante de- putazione di perpetua comrnissione di sanita, e delle persone necessarie per i lazzaretti , cioe di sacerdoti, medici, chirurghi, vivandieri, guardia- ni, e serventi di contumacia vengano ben servite ed assistite nelPanima , corpo e loro beni . Siinil- mente noi abbiamo 3. Fatto fabbricare piu magazzini in ambi i no¬ stri porti-fi-ancbi marittimi, ne’ qualili negozianti i 38 nazionali,ed ester! verso pagamento del tenue 7 3 ^qui sotto specificato diritto di fondaco potranno alloRare le loro mercanzie , e quelle sin a tanto che li piacera, verranno i vi conservate senz’ altro pagarnento, e questo pero senza che alcuno venga obbligato di valersi de’nostri magazzini, ma sia bensi libero, e permesso a cadauno il suo proprio arbitrio e vantaggio, s’ egli voglia porre le sue mercanzie in qnesti nostri, ovvero suoi proprj, o in magazzini preši ad affitto da altri. Noi dichia- riamo ed ampliamo inoltre 4 . Le franchigie de’ dazj sopra tutte le mercan¬ zie provenienti ed iteratamente uscenti per mare a segno, che per le medesime non verra riscosso da- zio, ovvero altra imposizione, come mai quella potesse essere nominata ed immaginata, di modo che se anche le mercanzie fossero State sbarcate da un naviglio nell’ altro, barattate, e depositate ne’ magazzini, per le medesime non dovra mai essere esatto altro fnori del tenue affitto di magazzino, purche questa sia mercanzia venuta per rnare,e che iteratamente sortira per mare , senza che la stessa Venga condotta entro o passata per le nostre provincie deli’ Austria inferiore . Abbiamo pure 5. Ormai fatte le provvidenze cosi presso li no¬ stri proprj, come presso li provinciali, e privati dazj,accio le mercanzie, che vengono condotte verso li nostri porti marittimi privilegiati, ovvero vengano da’ medesimi, e non appartenenti al con- sumo per li nostri stati deli’Austria inferiore, pa- ghino un terzo di meno delle gabelle sinora usi- 1 89 tate. Di piu. a tenore delle seguenti tariffe sub lettere A B C D ed E ci sono certe mercanzie, 1 quando le medesime passano per li nostri paesi deli’ Austria inferiore abbassate ancora a minore ed insensibile imposizione di transito ed esito, e siamo inoltre graziosamente intenzionati d’ in- traprendere per 1’ aurnento del commercio ne’ no¬ stri stati deli’ Austria inferiore un total equitativo stabilimento del li dazj . Ed affine anche 6. Le controversie che accaderanno tra’negozian> ti, ovvero le querele, che si presenteranno in ma- terie di contrabbando,vengano celeramentedefini- te, il corso della giustizia promosso, ed impedite, ed abbreviatfr tutte le protrazioni, sono parimen- te a tale effetto state debitamente istituite nel mo¬ do suddetto in ambi li nostri privilegiati porti ma- rittimi, delle seconde istanze . 7 k Ed ultimo. Promettiamo a tutti,e sin goli i negozianti, jmanifattori, ed artefici, di qualunque nazione quelli sieno, li quali verranno ad abitare ne’ predetti nostri porti marittimi deli’ Austria inferiore, che li medesimi saranno sempre liberi da tutti li pesi personali, quartieri, guardie e da altre imposizioni, e vex’ranno riguardati come 0 - spiti; di piu noi specialmente rifletteremo aecio nel caso a’ medesimi meglio aggradisca di stabilirsi fuori d’ambe le citta di Trieste e Fiurne, li venga dačo eonveniente luogo ad un giusto prezzo per la fabbrica di comoda abitazione . Inoltre abbiamo insinuato alla nostra citta di Trieste , affine nou preš um a d’impedire in alcuri conto a simili dorai- j4o ciJiati negozianti , manifattori ed artefici F intro- 1 '? 2o duzione de’vini forastieri nella quantita che tengo- no bisogno per loro časa f con eio pero che questi non trafiichino con esso, o lo vendano ) e concios- siache oltre a questa disposizione fatta in benefi* cio del commercio la nostra elementi s sima inten- zione e volonta e , che ognnno sappia in che for. xna li nostri officianti costituiti ali’ amministrazio- ne nei detti porti-franchi circa il loro contegno sieno debitamente istruiti . Percio abbiamo dato alla stampa pubblica 1’ istruzione, questa a’ me- desimi consegnata, ed annessa alla presente nostra Patente, accio dalla stessa cadauno comprenda in quale forma gli verra resa la dovuta protezione, celere assistenza,e giustizia. Laonde noi per il snddetto effetto in virtu della presente non solo seriamente, com’efficacemente commettiamo, e comandiamo a tutti e singoli nostri costituiti tri¬ bunali ecclesiastici, e secolari, prelati, couti, ba¬ roni, cavalieri, luogotenenti, mareseialli, capita- ni, e governatori delle provincie, vice-domini, ca- stellani, podesta , gastaldi, fattori, consoli, giudi- ci, consiglieri, cittadini, comunita, ed in somma a tutti li nostri officianti, sudditi fedeli di che di- gnita, stato, o condizione li medesitni sieno; di do- ver essi in ogni modo difendere e rnantenere secor- do la presente nostra graziosissima Patente tutti e singoli negozianti, trafficanti, manifattori, ed ar¬ tefici, che verranno a possessionarsi ne’ nostri porti-franchi marittimi, e paesi deli’ Austria in- j4i feriore: Mentre in cio viene eseguita la nostra gra- ziosissima volonta ed intenzione. Data dalla nostra residenza , e citta di Vienna li diecinove del mese di decembre deli’anno 1725, de’ nostri imperj del Romano nel decimo qninto, delleSpagne nel ventesimoterzo, e delPUngheria e Boemia pure nel decimoquinto. IST RUZIONI In qual modo i nostri comandanti, ed officianti d’ ambi i nostri porti-franchi marittimi deli’ Au- stria inferiore di Trieste e Fiume in umilissima esecuzione deli’ emanate nostre graziosissime Pa¬ tenti in un, ed altro abbiano a contenersi verso i trafficantij negozianti, manifattori } artisti e ca- daun’altra persona. Articolo I. Primieramente 1 ’incombenza deli’ amministra- zione de’ porti-franchi averanno nelle operazioni economiche li nostri supremi esattori, li loro con- troscrivani, ed ispettori de’magazzini; la soprain- tendenza poi, corne pure 1 ’ amministrazione della giustizia , li nostri al governo civile destinati capi- tani come nostri rappresentanti , colla concorrenza Je’ nostri tribunali mercantili. 25 Articolo II. A tutti e singoli (li qualunque nazione, condi' zione e religione quelli siano , e concesso d’ appro- dare ne’ nostri ambi privilegiati porti marittimi di Trieste e Fiume per poter nelli medesimi libera- mente, e senza impedirnento negoziare; anzi quan- do gli stessi non trovano occasione di vendere su-^ bito le loro inerci, li resta permesso e concesso di depositarle ivi_, e nelli magazzini nostri, ovvero nella citta presso private persone, con che pero nel caso posteriore faccino di cio 1’insinuazione presso alli nostri officj di mude, e consegnino spe- cificazione delle mercanzie , che intendono deposi- tare, accio li medesimi abbiano la dovuta diligen- za , perche delle dette merci introdotte per mare nulla venga condotto,sia per il consamo ovvero per il transito nelli nostri paesi dell’Austria inte- riore senza pagare le gabelle imposte. Tutte queste mercanzie provenienti per mare da paesi esteri non hanno da pagare ne gabelle, ne dazj, quando le medesime vengano interamente navigate luori per mare . Parirnente non sono da esigere gabelle o dazj da quelle mercanzie , ehe da un naviglio straniero sono State scaricate nell altro, se anche per esse fra due negozianti fos se stata entro li porti marittimi stipulata compra ov¬ vero baratto. Articolo III. 143 Concernente poi le mercanzie,le quali levate che siano da magazzini, o restano per il consumo in ambi li nostri privilegiati porti marittimi, op- pnre vengono condotti ne’ nostri stati ereditarj , vi abbiano da pagare le gabelle ordinarie. Simil- mente Articolo IV. Si hanno da pagare li soliti dazj per le mercan- zie condotte per terra, e poste ne’ magazzini. Articolo V. Quelle merci cbe capitano per mare, ed intiera- mente vengono condotte faori per mare,souo da tutte le altre gabelle'e dazj totalmente franche e libere in guisa cbe per le medesime ne appresso le nostre mude di Trieste e Fitime, ne dalle mude di cjuelle citta, ne da guelle della provincia , chiama- to Mittelding , sotto pena della nostra disgrazia, e castigo possa essere esatto il minimo; ben inteso alli magistrati delle snddette ambe citta senza di cio non compete altra gabella^ che da quello che in ambe citta di Trieste e Finme vierie consuma- to;le provincie poi tengono unicamente diritto d’ esigere il loro dazio ( Mittelding ) secondo la moderazione, e limitazione da noi fatta, da quelle tnercanzie, cbe fuori de’piu delti poiti marittimi »44 dell’Austria inferiore verigono condotte piu avanti 1 7 a ^in 3 e per le nostre provincie deli’Austria inte- riore . Articolo VI. Ed affine venga dato comodo alli negozianti, e trafficanti di depositare ben guardate,.e sicure le mercanzie introdotte ne’ nostri porti marittimi, quando non le possano,onon le vogliano subito vendere, non solamente in conformita delle nostre Patenti abbiamo fatto fabbricare li convenienti magazzini, eziandio concediamo a tutti e sirigoli negozianti nazionali ed esteri di porre in essi le loro mercanzie, ed ivi laseiarle sino che li piacera per il che non sono tenuti a pagar altro una sol volta , e non piu che 1’ affitto del magazzino a nor¬ ma della tariffa seguente. Articolo VII. Li negozianti approdanti nei porti marittimi sa- ranno tenuti al loro arrivo ne’porti d’ insinuarsi presso alli supretni officj delle mude, ed abbenche que!li non sieno intenzionati di vendere nelli no¬ stri porti marittimi al consumo le mercanzie in¬ trodotte , o di spedirle per terra piu avanti in , o per li nostri stati dell’Austria interiore, ma sola¬ mente o ivi depositarle , o ne’ loro proprj , ovvero ne’magazzini preši in affitto; non ostante devono preseutare agli officj una specificaziorie delle mer- i^.5 canzie depositate, ed indicare la časa in cui ten- gono il loro magazzino; accio dalli nostri mudari 1 ? 35 di tempo in tempo vengano visitati li detti magaz- zini, e guardato se non vi sia stato consumo delle mercanzie . Dovranno parimente li detti negozian¬ ti, cpiando gli stessi, delle mercanzie depositate ne’ magazzini privati, spediscono qualche cosa per mare, ovvero anche per terra, insinuarsi presso li nostri officj di muda colla differenza pero, che per le mercanzie da trasportarsi per mare nulla,ma per quelle che verranno nei, o per li nostri paesi deli’ Austria interiore, paghino le gabelle im- poste. Articolo VIII. Qaando poi dalli negozianti si vorra depositare le mercanzie ne’ nostri magazzini, gli stessi nego¬ zianti dovranno consegnare ai nostri supremi esat- tori la specificazione delle mercanzie, che porran- no nelli nostri magazzini, li quali registreranno le dette specificazioni nei loro libri da tenersi preci- samente a questo fine, e noteranno sopra le dette specificazioni le parole: da farsi bollette. Dopo di che ili negozianti estraderanno le stesse specifica¬ zioni alli controscrivani, affine li medesimi taglino luori de’ libri le bollette stampate e numerate, e sopra quelle notino la somma di denaro eh’ e da pagare per affitto di magazzino delle mercanzie, che si depone, poi sottoserivano le bollette, le qua- li sottoseritte ehesiauo anche da’supremi esattori, to XOM. IV. li negozianti., ovvero padroni de’navigli le conse- °g'neranno agFispettori de’magazzini, da’quali ver- ra riscosso il diritto di magazzino , e fatta quietan- za a’ negozianti per il pagamento prestato, come viceversa preše di ritorno da detti ispettori le bol- lette, accio essi con dette bollettepossano compro- vare ne’ loro conti 1’ introito del denaro. Articolo IX. L’ officio de’ supremi esattori viene unicamente confidato a quelli che pr o tempov e amministrano 1’ officio della muda, a’ quali pero per tal causa non viene permesso di tenere osteria, ovvero ta¬ verna , come pure agli stessi sotto perdita del loro servizio, e di tre anni d’arresto, ed altro arbitra- rio castigo resta proibito, eh’essi nostri supremi esattori non facciano aleun negozio ne per terra , ne per mare, ne tengano navigli per se soli, ovve¬ ro con altri in eompagnia , meno poi prendano in seda ehi si sia commissioni mercantili, ovvero procura, ne sotto quaIsivoglia immaginabileprete- sto esereitino qualche mercatura . Resta pero ai medesimi, come a tutti altri nostri sudditi permes¬ so di poter interessarsi nelle pubbliche da noi gra- ziosamente confermate e privilegiate compagnie, e di tener una o piu barche per la pešca. Assieme poi Articolo X. *47 Viene imposto ai supremi esattori di dover essi astringere tutti gli officianti de’ porti-franphi ai loro obblighi, e per conseguenza a regolata ed as- sidua esecuzione del loro servizio , conforme non li vengono concesse altre ferie, che le feste ordi¬ nate dalla Chiesa, e quando anche in tali giorni facesse bisogno dovranno essi supremi esattori ri- cercare la ličen za per il lavoro dagli ordinarj del luogo, accio non venga nel minimo impedita la spedizione de’ negozianti, ma bensi accelerata col- la possibile brevita/ e quando tra gli officianti e negozianti insorges^ero delle differenze, devono essi ( ecceltuato che fossero d’ importanza maggio- ie e superiore alla loro autorita ) cercare di sopirle e definirle , giusta tutto quello che ad essi iu eio tiene ordinato d’ eseguire puntualmente. Articolo XI. Dovranno parimente i nostri supremi esattori , Controscrivani di Trieste e Fiume non solamente inoltre con assiduita continuare la spedizione de’ soliti mensuali, e quartalizj estratti de’proventi d essi fidati, ma eziandio d’ obbligare gl’ ispetto- ri de’ magazzini, affine gli stessi formino regolar- mente si gli estratti mensuali, che li quartalizj so- pra li denari de’ magazzini, efFetti, e del lazzaret- to, e puntualmente eonsegnino quelli ogni mese ad essi supremi officianti unitamente a’ denari esi- i48 stenti per cassa verso loro quietanza, perch’essi 2j possano assieme iuserire detti estratti mensuali, e cjuartalizj come siegue con gli altri figliali nei loro estratti d’ offizio, e quelli aggiungere; li denari poi prender ad ulteriore custodia e conto, confor- me un ispettore de’ magazzini šara tenuto ogni qualvolta il supremo esattore vorra visitare la cassa d’ aprirla, e di eonsegnare per tale effetto le chiavi al detto supremo esattore . Articolo XII. Non potranno ne i nostri supremi esattori, ne i controscrivani per se stessi impiegar, e spendere altro delli denari entrati per il diritto di deposito, magazzini , e lazzaretto, che quanto importano li salarj ordinarj, e quello puo abbisognare per pro- visione deli’ officio, il che tutto pero deve essere contro regolare quietanza pagato, e portato nei conti^ toccante il soprappiu hanno d’attendere cio che deli’ avanzo di cassa disporra la nostra rap- presentanza bancale in Graz. Articolo XIII. Li supremi esattori danno in affitto i magazzini secondo il prescritto negli articoli primo e sesto ai negozianti, i quali devono pagare anticipatamen- te 1’affitto, poscia poi possono lasciare ivi riposare senz’ altro pagamento le loro merci sin a tanto , che li piacera e si presentera congiuntura di spe- 49 dizione o di vendita; inoltre resta agli stessi per- messo di entrarc di giorno in detti magazzini, e 1 ? 33 di rivedere le loro mercanzie. Articolo XIV. E conciosiache a noi sommamente preme la conservazione de’ magazzini fabbricati con tanta spesa, ed essendo 1’ equita, che dovendo li nego- zianti pagare 1’affitto per le mercanzie deposte, le stesse vengano in quelli ben conservate ed assicu- rate dalla pioggia e da altre corruzioni: indi gra- ziosamente vogliamo di dover li supremi esattori piu volte visitare li detti magazzini, la fabbrica e tetto se si ritrovino in buon stato, e quando sia bisogno di riparazione; col presente tenore li con- ferianio autorita e facoha , eh’ essi possano fare le disposizioni senz’ altra insinuazione intorno alle piccole riparazioni, cli’ ascendono ad alrjuanti, ed al piu a quindici giorni, giusta tali spese, cbe nel- li loro conti li verranno abbonate; trattandosi poi di maggiore spesa e di principale riparazione , do- vrannoessi coll’intervento di ben esperti architetti farne la visita, sopra cio far formare disegno e cal- colazione delle spese, accompagnandola con loro informazione alla nostra camera delTAustria inte- riore, la quale poi sapra disporre 1’ occorrente Articolo XV. Ed affine li magazzini vengano di giorno e di 1 5o notte bene assicurati, non meno che li negozianti 1 7 a "*nel carico e discarico delle mercanzie in aprire^ e trasportare li colli per mezzo di fide persone ben assistite; percio si dovra appresso a detti magaz- zini non solamente costituire un ed altro guardia- no, ma eziandio a quelli facchini, cbe s’adopere- ranno appresso alli magazzini, si dara il giura- mento, e si tassera le loro operarie mercedi, le quali sotto grave gastigo non presumeranno tra- sgredire , Articolo XVI. Noi replichiamo iteratamente ed inculchiamo con efficacia a’nostri supremi esattori di dover essi assiduamente astringere tutti gli officianti de’ porti-franchi alPamministrazione de’ loro servizj, ed avere la speciale attenzione , che li medesimi con prestezza e senza minima dilazione spedisca- no li negozianti, poiche, quando gli stessi man- cassero al loro dovere , s’ intendano rei di render- ne stretto conto, e secondo le circostanze delle cose, caduti in castigo . Articolo XVII, Poiche li controscrivani hanno da formar e spe* dire le bollette sopra gli affitti de’magazzini, indi dovranno assieme tenere conto cogPispettori de magazzini, nel quale li pongano a debito , il che secondo le bollette spedite dovevano incassare 3 151 a se poi notare in credito quello ehe gl’ispettori de’ rnagazzini caclaun mese pagano alla cassa del 1 ? 2 "* supreino esattore, e questo per tale eausa accio dopo spirato cadaun rrtese possano rivedere, se gli estratti formati dagPispettori debnagazzini nel- l’introito siano giusti, e concordino colle bollette spedite, poiche , riaseendo in cio svario , si dovra lo stesso insinuare al supremo esattore per 1’ op- portuno rimedio . Devono pure tutte le bollette essere numerate e birmate da' supremi esattori ! , e controscrivani, mentre senza loro sottoscrizione non se le riconosceranno per autentiche, ed avanti la spedizione delle medesime sono li negozianti tenuti di pagare il diritto di bollettino con tre ca- rantani. Articolo XVIII. Mentre gPispettori rieevono da’ negozianti l’af- fitto di magazzino, devono gli stessi per quello darli quietanza, li quali sono tenuti pagarli un e mezzo carantani per la lor opera; essi ispettori de’ rnagazzini poi non riceveranno mercanzie nei rnagazzini, senza che sia stato per esse pagato 1’affitto de’ medesimi, ben inteso , cbe se trala- sciassero di cio eseguire, sia questo a loro rischio, ed essi avrebbero a bonificare il contingente al no- stro erario, giusta li medesimi saranno tenuti per Snaggiore cautela di depositare cauzione reale di fiorini duemila da pagarsi il censo d’essa con an- nui cinque per cento . E cio cbe riguarda li loro 15a estratti mensuali, hanno gli stessi da consegnarli ^assieme col denaro esistente in cassa dopo spirato cadaun mese alli nostri supremi officianti, li quali sopra di eio li faranno ledovute quietanze. II con- to poi e da rendersi ogni anno, e tutti gli introiti sono da giustificarsi colle bollette, e gli esiti colle guietanze. Articolo XIX. Ed affine anche gbispettori de’magazzini possa- no avere migliore attenzione si bene ali’ introito delle nostre rendite, come alle mercanzie esisten- ti nei magazzini , dovranno ad essi essere conse- gnate abitazioni franche ne’porti-franchi, affine li medesimi devano avere speciale attenzione, accio di notte restino ben serrate le porte e le finestre le quali per il meglio de’negozianti non hanno da essere aperte se non dal nascere sino al tramonta- re del sole , ne v’ e da permettersi ad alcuno di trattenersi in essi con lume ovvero altro fuoco; essendovi necessita di dover di notte aprire li ma¬ gazzini , resta solo permesso di entrarvi con lan- terne, il che si deve similmente osservare negli intieri distretti, ossiano territorj de’porti-franchi, ne si dovra di nottetetnpo lasciare in essi entrare verun estero; si deve inoltre fare le disposizioni, accio niune mercanzie, e singolarmente (juelle } che dalla pioggia possono ricevere danno, di notte restino fuori de’ magazzini. Articolo XX. i 153 Niun officiante de’ porti-franchi presumera di partirsi dalli privilegiati porti marittimi senza espressa licenza della nostra eamera delPAustria interiore, come nel caso contrario restera privato dal suo servizio, e pošto in severo arresto, il qua- le castigo parimente s’intende rispetto alli con- troscrivani ed agl’ispettori de’magazzini quando li medesimi entrassero in negozj, il che nel modo suddetto resta gia vietato a’ supremi esattori. Co- mandiamo inoltre clementissimamente a non do- vere alefmo de’ nostri officianti de’ porti-franchi aggravare in alcun conto li negozianti, non esi- gere dai medesimi maggior importo del permesso per le bollette, ma piuttosto prestarli ogni vantag- gio, ajuto ed assistenza, precipuamente poi deb- bano attender , accio li visitatori delle mercanzie e li facchini si portino con discretezza verso li negozianti e loro fattori, non strapazzino , danni- fichino o straccino le merci a loro confidate, bensi le pongano con tutta precauzione al luogo desti- nato, ne tampoco per le loro opere esigano di piu di quello contiene la tassa posta } e cio si sicura- mente, come in caso contrario , venendo da’nego- zianti presentate contro li detti revisori di mer¬ canzie e facchini ben fondate querele, li medesi- mi non solamente verranno scaceiati dal servizio, ma eziandio castigati con arresto * e secondo let circostanze delle cose con metterli ne’ ferri. Articolo XXI. 154 1 Approdando una nave, tartana ovvero altro na- viglio, di che nome quello sia, il padrone del na- viglio e tenuto d’insinuarsi nel porto-franco, di avvisare quali meroanzie egli abbia, a chi spetti- no, se quelle venghino condotte nelle citta di Trieste e Fiume, ovvero nelle nostre provincie elreditarie perconsutno, oppure se debbano restar sopra li navigli, ovvero essere poste nel porto- franco , accio tutto cjuesto possa essere annotato presso gli offizj, mentre le suddette mercanzie so- no destinate alla vendita per le nostre provincie ereditarie, ovvero passano di transito per le me- desime, si deve per esse pagare li competenti dazj, ed in eio aggiustare le cose presso quel supreino esattorato. Articolo XXII. Volendo poi li negozianti depositare le loro mercanzie ne’nostri magazzini, li medesimi devo- no percio insinuarsi presso il nostro supremo esat¬ torato, ed ivi levare bolletta diretta alFispettore de’ magaz'zini, il quale poscia verso la presentazio- ne di detta bolletta, e pagamento del danaro con- tante d’ affitto li concedera la deposizione, e li dara quietanza della somraa pagata , ove, dopo pagato una volta 1’ affitto di magazzino, le mer- eanzie saranno tenute, e ben guardate nei magaz« iSS zini, come s’e detto di sopra , sino tanto, che pia- eera alli negozianti. J 7 a '"‘ Articolo XXIII. Non šara lecito alli negozianti di vendere alla minuta ^ come li bbttegaj, cos’alcuna delle mer- canzie poste nei porti-franchi, ma la vendita, co¬ ni'’e solito presso li negozianti, deve essere fatta alPingrosso, sotto la seguente specificata pena, che delle dette merci non deve essere venduta quantita di minor prezzo di 100 talleri, quando non sia, che la mercanzia in se stessa non valesše tanto ; se poi a cio venisse contraffatto, il compra- tore perdera la mercanzia, ed il venditoreilprezzo. Articolo XXIV. Ne anche viene concesso d’introdurre nelli no- stri porti marittimi ferro forastiero, acciajo, ra¬ me , argento vivo, tabacco, e šale , senza avere sopra di cio speciale ličen za. Articolo XXV. Vogliamo inoltre graziosamente di dovere in cadaun porto marittimo ogni settimana una volta venire presso al nostro civile capitano e rappre- sentante, il supremo esattore, controscrivano, ed ispettore de’ magazzini, consigliarsi sopra l’emer- genza , ed ogni mese avanzare in corpore princi- 156 pale relazione sulle cosepaasate alla nostra prima- 1 7 2 ^ria Commissione ordinata in Graz sopra gli affari del commercio, come pure cadauno separatamente alla sua competente istanza, ed attendere median- te le stesse la nostra elementissima risoluzione . Articolo XXVI. Affine a oadauna parte venga fatta la competen¬ te giustizia e resa ragione, abbiamo sopra cio ( co¬ me nell’articolo primo s’e fatta previa menzione ) in ispecialita imposta la direzione a’ nostri capita- nj, e rappresentanti eivili, ed in virtu della pre- sente voluto nominarli presidi delle seeonde istan- ze, sibbene presso li tribunali mercantili e di cam- bio effettivamente costituiti, come pure presso al nuovamente istituito giudizio de’eontrabbandi, es- sendola nostra graziosissima volonta ed intenzione di dover essi nostri capitanj aver attenzionenon so- lamente accio li nostri giudizj di cambio e de’con- trabbandi non venganonella loro giurisdizione tur- bati da magistrati di Trieste e Fiume, o li sia fatto pregiudizio, ma eziandio specialmente accio venga fatta celere giustizia, e nella riscossione delle Špe¬ se giudiziarie sia osservata la lassa posta, e non ardira alcuno sottograve pena esigere d^vvantag- gio dalle parti. Articolo XXVII. E conforme da noi ormai per avanti nei porti i5 7 niarittimi delFAustria inferiore sono stati costitui- ti eonsolati, o li cosi nominatigiudizj di cambio e* di negozio, come pure iutorno alla navigazione tra negozianti padroni di barche, ed altri vengono bre- vemente definite, ed in esse sommarissiinamente proceduto; laonde ratifichiamo, rinoviamo econfer- miamo graziosamente in virtu del presente tenore le predette istanze, e vogliamo, che le medesime nel- la loro attivita non siano turbate, ed in cio da niuno li vengafattausurpazione,o pregiudizio, quindinoi seriosamente aminoniamo li presidi, assessori, ed attuarj de’ suddetti giudizj; di cambio di prima, e di seconda istanza, accio esattamente osservino 1’istruzione da noi datagli, aceudiscano a decide- re brevemente ed a norma delle leggi e dell’equi- ta le liti insorgenti tra negozianti, padroni di barche ed altri, e dal canto loro a non mancare in cosa , che possa essere utile e vantaggiosa alla promozione della giustizia, ali’avanzamento del commercio ed al bene pubblieo . Articolo XXVIII. E volendo noi che le parti in niun modo sieno lese nelle lororagioni, anzi piuttosto che vengano nelle medesime mantenute, come pure a difesa della giustizia ammetterle li legali sussidj, cioe Fappellazione e reusione nella conformita delle ilostre costitnzioni di cambio clementissimamente pubblicate li 20 maggio j 722; e pero la nostra graziosissiina volonta ed intenzione , che ( mentre i53 piu. fiate sijmili beneficj vengono dalle parti rieer- J 7 a ^cati unieamente per la protrazione delle cause, ed indi fattone abuso ) 1’ appellazione non sia altri- meriti ammessa, se non quando la stessa viene ad- dimandata in istanti, dopo la pubblieazione della sentenza fatta dalla prima istanza, e ehe F appel- lante'j quando per tema della di lui ritirata, ovve¬ ro distrazione delli di lui effetti fosse pericolo in mora, sia tenuto dare idonea cauzione alFappella- to per quello 3 che fu sentenziato dalla prima istan¬ za . La revisione poi, la quale deve essere impetra- ta presso il nostro intimo consiglio delFAustria in- teriiore e regolarmente non ha de’faeili luoghi, quando sono emanate due uniformi sentenze da giudizj di cambio di prima e seconda istanza, non dovra in alcun eonto impedire F esecuzione della sentenza fatta nel tribunale d’appellazione , ma dovra essere fatto il pagamento alla .parte che nel predetto appellatorio avra ottenuto la vittoria, ov- veroj secondo 1’esistenza delle circostanze, alme- no depositato il quanto aggiudicato in terzo luogo sicuro ad interesse, sino che segua la sentenza di revisione. Articolo XXIX. Accio parimente in caso di contrabbando li ne- gozianti, che credono di essere gravati, non sie- no tenuti di proporre le cause presso ai nostri tri¬ bunali deli’ Austria interiore in Graz, abbiamo ad effetto di levare tale, e piu lungo modo di proce- 2 5g dere, ed in conseguenza per celere amministrazio- ne di giustizia giraziosamente risolto che sirnili ma- terie di contrabbando debbano essere trattate preš- 1 so ai nostri supremi esattori di Trieste e Fiume , coli’intervento del fiscale di cadaun luogo eomein prima istanza, e guando contro la di lei sentenza venisse interposta F appellazione, guella venga rieercata presso ai nostri capitanj e rappresentanti ivi, li guali coli’ aggiunta di due assessori del giu- dizio cambiale di seconda istanza , e dei nostri of- ficianti del šale del luogo rappresenteranno la se¬ conda istanza, la revisione poi deve nella forma suddetta essere impetrata presso il nostro žintimo eonsiglio deli’ Austria interiore. Non pero mai po- tra F appellazione essere altrimenti ammessa, se non guando in conformita del precedente articolo alla pubblicazione della sentenza del primo giudi- zio, corae s’ e detto di sopra, la stess’ appellazione venga in istanti addimandata, ed alF appellato dali’ appellante , se fosse pericolo della di lui riti- rata , ovvero di distrazione delli di lui effetti, sia stata data precedentemente sudiciente sicurezza . E corae ‘che la revisione senza di cio , essendo consimili le sentenze d’ ambe le istanze , non vie- ne facilmente concessa; pereio la medesima in ve- run modo impedira o levera F esecuzione della sentenza seguita nelF appellatorio . Articolo XXX. Conformeli contrabbandi delle mercanzie vengo- i6o no unieamente pronunciati in pena contro quelli, * quali scientemente e maliziosamente a defrau- dazione del nostro erario presumono d’ introdurre le mercanzie sen za pagar in tutto od. in parte le mude, oppure hanno tentato di naseostarnente pra- ticar ed introdur entro delle mercanzie proibite: Indi vogliamo, quando in materie di contrabbando da parte del negoziante non conti, e sia provato chiaramente il dolo , ma vi sia intervenuto svario e probabile ignoranza, 1’ affare venga prešo de aequo , e le mercanzie State preše in contrabbando sieno strettamente secondo le circostanze lasciate, poiche la nostra clementissima volonta e comando e, che li detti negoziantinon venganoaggravati con stancheggi non neeessarj, m a piuttosto che li ven¬ ga facilitata e promossa la loro navigazione . Articolo XXXI. Li nostri capitanj e rappresentanti avranno tut- ta 1’attenzione alPesatta eseeuzione ed adempi- mento delPistruzione data nel meri to del lazzaret- to, magazzini, e porti-franchi, e di procedere nel- la norma fissata contro li trasgressori colli castigbi preseritti. Articolo XXXII. 11 supremo esattore e gli altri officianti di ca- daun porto-franco j similmente il custode, e sotto- eustode del lazzaretto, e quell’ in essct servono i6i come guardiani e faccliini, come pure altri, che accio vengano impiegati, sono sotto la giurisdizio- 1 7 2D ne del predetto nostro capitano ed interpellati nel- le cause civili pi'esso quest’istanza . Articolo XXXIII. Venendo delle quei'ele eontro li guardiani e fac- chini li nostri capitani le amrnetteranno e tratte- ranno sommariamente, e secondo le circostanze delle cose sentiranno sopra cio precedentemente la deputazione di sanita, ovvei’o li custodi del laz- zaretto j oppure il supremo esattore . Articolo XXXIV. In tutti li mancamenti ed eccessi eommessi nel- 1’ aderapimento del loro servizio da quelli ch« stanno sotto la giurisdizione del capitano come nostro rappresentante allo stesso compete 1’ inqui- sizione; concernente poi li delitti non spettanti al servizio, saranno gli stessi sottoposti alla giuris¬ dizione di quel tribunale, sotto il quale ordinaria- mente stanno. Dovranno pero Articolo XXXV. Li nostri capitani in caso di furti, incendj, ed. altri danni, che suecedono nelli lazzaretti o porti- franchi, fare esatta revisione ed inquisizione, ak- xom. iv. i6a benche li delinquenti ordinariamente non fossero 1 ? 2 ^sotto la loro giurisdizione. Articolo XXXVI. Sin’ a tanto che un custode di lazzaretto , e gli altri offieianti d’ un porto-franeo ancor ammini- strano effettivamente il loro servizio, non potra sopra il loro salario, per qualunque causa o debi- to mai sia, e quanto mai siano quelli privilegiati, cssere pošto sequestro. Articolo XXXVII. Nella morte d’ alcun estero di qualsivoglia na- zione quello sia j il nostro capitano, e rappresen* tante ivi, fara consegnare le di lui facolta a quella persona, cbe si puo bastantemente legittiniare ali’ eredita, ovvero e provisto d’autentico mandato per levarla; non trovandosi poi alcuno a cio auto- rizzato, comandera esso capitano di doversi ad in- terirn depositare gli eftetti deli’ eredita nel porto- franco,eben ctistodirli, anzi quando non si tro- vasse a cio persona sicura, presso eui si possa certificarsi del pagamento, accudira egli ad inqui' rere con tutta brevita, pero fondatamente, a cul sia decaduta tale eredita, e da consegnarsi legittš' mamente. 16-3 Articolo XXXVIII. Li nostri capitani non permetteranno , che per alcuna causa o debito, per quanto privilegiati quelli possano essere, anzi se anche lo stesso fisco ne volesse sopra di essi form are pretesa, veriga pošto secjuestro , o siauo trattenute le mercanzie ed elfetti esistenti per motivo di guarantena nel lazzaretto, o che sono state introdotte nel porto- franco, se non che le stesse fossero ormai effetti- vamente caricate sopra le barche; vengono pero da cio eccettuati quelli časi , de’quali trattera in- oltre , e si pre.scrivera il preciso nella prossima- inente seguente ulteriore istruzione del lazzaretto. Articolo XXXIX. Qnelle parti, che stanno sotto la ginrisdizione del nostro capitano e rappresentante, ovvero del giudizio di catnhio,, ed ivi hanno contestata la causa, non possono piu dai medesimi declinai^ e ricorrere ad altre giurisdizioni. Articojo XL. Gli esteri esercitanti la mercatura ne’ Porti- franchi, le loro famiglie> ser ven ti o fattori non dovranno essere molestati ne nellibeni,ne nelle taro persone per causa di debiti contratti fuori dei nostri stati Austriaci, se non nel caso, che gli stessi dono fatta convenzione, ed accordo dovesse- 164 - ro essere pagati ne” nostri paesi Austriaci, o clie li nostri sudditi ne fossero con essi impegnati. Pari- inente non dovranno li medesimi essere arrestati e puniti per alcun delitto da loro coramesso fuori delle nostre provincie Austriache . Articolo XLI. Le lettere di cambio clie sono State fatte cosi nelle nostre provincie ereditarie Austriache, come fuor di esse, e clie sono state accettate ne’ porti jnarittimi, devono essere pagate a norma de’ sta¬ tuti canibiarj onnai pubblicati con tutta pontualita da quelli a cui sono State tratte, ne si dovra dalli giudizj di cambio di prima e di seconda istanza rieevere alcuna eccezione e sutterfugio, ed a quel* li dar e luogo . Articolo XLII. Nelle cause civili, e quando per causa di debiti la parte rea puo dare ali’ attore sufficiente sicurez- za ovvero eauzione, non dovranno per tali cause li negozianti esteri ne essere trattenuti, ne impediti nelle lorooperazioni, enerameno trattenuti nel pro- seguimento del loro viaggio, e navigazione; sono pero i medesimi tenuti di costituire in loro vece idonea persona autorizzata, a cui devono gli stessi lasciare sufficiente mandato per la contestazione, prosegu 1 * rnentOj e definizione del processo. Articolo XLIII. j 65 Commettendo questi esteri negozianti reato non spettante al lazzaretto, ovvero al portofranco , compete 1’ inquisizione ali’ istanza ordinaria a eni noi commettiamo, ohe in quelli mancamenti mi- nori, li quali nemmeno sogliono essere castigati colla relegazione, si tratti quelli secondo l’equita, non se licarichi con arresto, ne se Pimpedisca nel proseguimento del loro viaggio e navigazione, spe- cialmente se gli stessi danno sufficiente sicurta de judicio sisti , e lasciano addietro legittimata persona con opportuno mandato per 1’ incammina- mento, proseguimento, e terminazione del proces- so, nel modo e forma , che si ha motivato nell’ an- tecedente articolo nel merito dei processi nascenti nelle cause civili, giusta con tutto rigore dev’ es¬ sere proceduto contro quelli, li quali in tale caso causassero degli aggravj, e protrazioni ai negozian¬ ti esteri. Articolo XLIV. Noi comandiamo, ed inculchiamo con tutPener- gia a’nostri civili capitani e rappresentanti d’ esat- tamente stare con pontualita alla tassa da noi fis- sata delle sportole, dar P esecuzione, senza che permettano il minimo eccesso,e nemmeno essi stessi cio presumano; dovranno pure li medesimi procedere sommarissimamente contra li trasgres- sori,equelli secondo le pene preseritte punirli, 166 senza che stia in loto arbitrio,di diminuire nel 20 minimo, e di rilasciare le dette pene, dovendosi, nonostante che gli accusati, e ritrovati rei inter- ponessero 1’ appellazione e superiore ricorso, tutta volta procedere col castigo prescritto.' Articolo XLV. Finalmente cornandiamo, clie la presente nostra istruzione venga esattamente osservata ed esegui- ta sino ad ulteriore nostro ordine senza che alcuno prešama d’ ampliarla ovvero diminuirla; percio noi a tal fine seriamente irnponiamo a tntti li no- stri capitani ed offizianti generalmente, a tutti li magistrati civici, ed a tutti e singoli, che in cio tengono qualche offizio ed affare., a dover essi si certamente con piena esattezza eseguire quello , che gl’ incombe fare, ove nel caso Contrario avran- bo d’ attendere non solarnente il prenarrato , ma eziandio a misura delle circostanze , ancora piu s e vero castigo . Ed indi vogli am o, che questa no¬ stra istruzione venga registrata si hene appresso alli nostri capitani e supremi esattori, come anche ove altro e necessario ; percio 1’abbiamo a notizia di cadauno data ali a starnpa unitamente ali e ta- riffe e tasse delle sportole, e parte di esse sotto- scritte di propria ir.ano,accib possano essere ap- pese nei competenti Inoglii^ e niuno scusarsi coli ignoranza, conforme alle copie starnpate si deve prestare la medesirna fede, come fossero originali J i b7 poiche tale e il nostro graziosissimo volere, ediii- tenziene. 1720 Dato nella nostra citta e residenza di Vienna li diecinove del mese di novembre nelPaono mille settecento venticinque dei nostri regni, del Roma¬ no nel decimo quinto, deile Spagne nel ventesimo- terzo, deirUngheria e Boemia pure decirnoquinto. Neli’anno 1727 ordino Carlo VI. cbe in Triestej^a^ si erigesseun tribunale di cambio mercantile di se- conda istanza^ o di appellazione . Nel medesimo anno per sicurezza delcominercio fece il prelodato Imperatore una tregua cogli Al- gerini, Tunesini, e Tripolini in favore de’suoi sudditi Triestini, Napoletani, e Siciliani, la quale pero non giovo cbe per pochi mesi, mentre 1’ anno seguente di nuovo intrapresero le loro scorrerie a danno de’ commercianti. Essendosi determinato 1 ’ augustissimo sovrano Carlo VI. di fare un viaggio per li stati e provincie deli’ Austria inferiore, volle anche personahnente visitare la nostra citta di Trieste; per la qual cosa il consiglio di stato di Graz fece pervenire un de- creto in data delli 2 maržo 1728 alli giudici, e ret-^ ^ tori della citta dottore Nicolo Burlo, Pietro Mon- tanelli , e Vitale Giuliani, ricevuto li 12 detto , portante la notizia della cesarea risoluzione, cioe di voler fare il viaggio per li stati, e provincie deli’ Austria superiore. affine di prendere perso- nalmente 1’ omaggio da’suoi fedeli sudditi, e vas- 168 salli, e pereio voleiido felicitare anche Trieste con la di lui augusta presenza , si regolassero le neces- 1 ^ 2 ^sarie disposizioni, e si facessero li convenienti pre- parativi per riceverlo . Non furono pigri li giudici e rettori di parteci- pare tale avviso,ma ali’ istante sotto li i5 dello stesso lo tramandarono alta nobilta in pubblico consiglio, e trasfondendolo nel popolo, produsse nel medesimo un giubbilo indicibile tal novella . Diedero aumento alla comune allegrezza tripli- cati e nuovi ordini deli’ accennato eccelso consiglio di stato , dirizzati ai giudici, e rettori della eitta, dai quali proposti agP istessi pubblici consigli il primo aprile, si rese certo , che si fossero posti in viaggio li cesarei forieri per fare scelta, e segnare i quartieri abbisognevoli al seguito di S. M. e per- cio riflettendosi dalla vigilanza de’giudici medesi- mi, che la brevita del tempo poteva nell’ angustie produr qualche seoneerto alle necessarie disposizio- , ni, e che alla moltiplicita di queste tutta 1’ appli- cazione del magistrato solo avrebbe potuto difficil- mente supplire, laonde li 5 aprile suddetto dal consiglio furono aggiunti altri tre giudici, e rettori coi quali dovessero operare di concerto il dottore Stefa.no Conti, dottore Alvise Capuano , Gio: Bat- tista Bonoino, il Barone Gabriele Marenzi, Didio Giuliani, ed il dottore Antonio Giuliani cesareo cancelliere, col riguardo che questo facesse le dovute note, e registri, e nello stesso consiglio furono determinate le riparazioni delle piazze , e Strade della citta , e d’ imbiancare, ed abbellire d 169 palazzo, ed altri edificj della medesima sotto 1’ ispezione, e direzione delli sigg. dottori Alvise l ? 2u Giuliaui, e Maurizio Urbani a cio deputati. Mentre con tutta diligenza si dava mano ali’ opera in esecuzione delle pubbliche intenzioni per la disposizione fatta, si ebbe notizia deli’ arrivo in Gorizia dei motivati forieri sotto li 10 aprile , ove fatta revisione , e scelta de’ quartieri, partiro- no per Gradišča, dal di cuigoverno, chedeputo due soggetti per incontrarlied assisterli, non vollerori- cevere alcuna dimostrazione pubblica ne ivi, ne in Duino per essere tali e precisi (come dissero) i loro ordini; sicche partirono lo stesso giorno perLipiza. Dietro tali notizie radunatisi i canonici, propo- sero tra loro cio che in tale congiuntura della ve- nuta inTriestedel sovrano,fosseespedientedoman' darealla prelodataMaesta perbenelizio della catte- drale e del venerando suo capitolo. Eisolsero : Primo . Che stante la legge canonicale, e con- snetudine per 1’addietro praticata , si addimandi la reintegrazione de’ diritti, che godeva lo stesso capitolo nelParnministrazione temporale delle ren- dite vescovili sede vacante. Secondo. Che essendo stata assegnata dalla prelodata Maesta sua nella prossima spirata se¬ de vacante parte delle rendite vescovili per ri- staurare quest’antichissima cattedrale, bisognosa sempre di qualche riparo,il che pontualmente seguij sia per P avvenire similmente assegnata 170 almeno la terza parte di dette vescovili rendite ^d’ ogni futura sede vacante , per 1’ effetto come sopra. Terzo . Che attesa la terme fondazione di questo antichissimo venerando capitolo, si degni la cle- mentissima Maesta Sua , ad esempio deli’augusto suo bisavolo , ed aotecessore Ferdinando terzo di pia , e gloriosa memoria, istkuire qualche grazioso legato con quel namero di messe che 1’ ispirera P augusta sua pieta da essere celebrate a seconda della piissima,e clementissima sita intenzione,e successiva conservazioae deli’ augusta Časa d’ A us tria. Iriteso da’giudici, e rettori della citta 1’arrivo iu Lipiza dei forieri imperiali, spedirono due deputati il dottore Leonardo Burlo, e dottore Carlo Bottoni per complimeatarli, ed assisterli; ma incontratisi gli uni cogli altri alla meta della strada, scesero dalla carrozza i forieri, e i deputati da cavailo , dai quali furono quelli complimentati in nome dei čonsigli e giudiei della citta, e poi risaliti nella loro carrozza si portarono in citta prendendo il loro alloggio nell’ osteria pubblica detta dei porto ( ora locanda grande ) avendo avuto Pinčontro lo stesso giorno di vedete Pinconriaciato restauro, ed abbellimento della piazza grande . Si appliearono immediatamente con indefessa diligenza i forieri alla revisione, e destinazione de’ quartie,ri li 14, e i5 dello stesso mese, e ne scelse- ro al numero di .121, non compreso il vescovato, la . 1?I fortezza , e tutti li conventi con maraviglia da essi stessi espressa d’ avere ritrovati comodi si ampli 1 dai medesimi non creduti, e da altri meno del vero decantati in una citta si ristretta, mentre ai gia prescelti ne potevano aggiungere namero non minore. Intanto il giorno suddetto dei i5 furono trattati a lanto pranzo nel palazzo vescovile, tut- toclie monsianor vescovo fosse in Gorizia. La mattina delli 16 dal magistrate della citta furono i forieri divertiti a lauto pranzo nel con- vento dei padri cappuccini, colFintervento del rappresentante cesareo Bar. Andrea - de Fin . Ter- minato il desinare con tutto loro contento e sod- disfazione della pubblica generosita, partirono di ritorno per Lipiza, accompagnati dai due deputa¬ ti Burlo e Bottoni, non senza essersi apertamente diffusi in elogj della citta , e suoi cittadini accom- pagnandole con attenzioni sincere di gratitudine e riconoscenza . Non s’omettevano intanto le giornaliere confe- renze del magistralo , ed aggiunti per deliberare sopra gli apparati, e provisioni, cbe venivano ri- cercate in tale importantissima occorrenza, accio poi le deliberazioni fossero eseguite dai sigg. giu- dici , rettori, e magistrato , che dovea a momenti succedere, e percio li 2.3 aprile, giorno destinato dalla patria legge, convocato il gran consiglio del¬ la citta dai giudici soprannominati , fu proposta la creazione dei tre loro successori, cbe avvenne nelle persone del dott. Stefano Gonti, Bar. Gabrie¬ le Marenzi, e Bar. Giacomo Brigido qa.'Pompeo, '1 73 tuttoche in vigore dello statuto il dott. Conti non 1 7 2 ^potesse essere promosso a tal carica per non avere ancora tenninato Panno di vacanza da che 1’avea 6ostenuta, concorrendo cosi il consiglio senza op- posizione d’alcuno alla volonta del rappresentante cesareo sign. Bar. Andrea de Fin , espressa in una sna estesa fatta notai’e dal cesareo cancelliere, con la quale persuadeva in congiuntnra di tanto rimar- co, che si potessero per questa volta senza con- seguenza promuovere alla carica di giudice , e ret- tore persone abili, e suffieienti, ancorclie il tempo in riguardo alla contumacia prefissa dalla legee statutaria non glielo permettesse . Fatfasi poi li 3o del medesimo la proposizione nello stesso con¬ siglio per la creazione delli due provisori., fu in es- so pubblicata la rinunzia del Bar. Giacorao Brigi- do, sopra il fondamento delFindispensabile sna imminente assenza , per la quale non avrebbe po- tuto esercitare la carica conferitagli, dovendosi portar in Boernia ehiamato preinurosarnente dalla dama suaj suocera; sicche venutosi a nnova elezio- ne e ballpttazione, in luogo suo sorti il signor Gio: Battista Sonorno 3 e successivamente furono pro- mossi alla carica di provisori il sign. dottor Al vise Capuano, ed Antonio Giuliani qu. Argentino . Entrato nella reggenza della citta il nuovo ma- gistrato al primo di maggio, tutta 1’applicazione de’ giudici animata dalFindefessa, e sempre com- ■ niendabile vigilanza deli 5 accennato sign. Bar. An¬ drea de Fin cesareo rappresentante, verteva intor- no i preparativi per la sospirata venuta dej So- ( vrano , e perche 1’ordine degli aggiuuti ai giudiei si era mutato, in luogo di quelli clPerano stati’ promossi alle cariche , furono prescielti li io mag- gio snddetto il dott. Gio: Giacomo Giuliani, Pieti-o de Leo, Villelmo Bonomo , ed Andrea Saurer , nel qual giorno capito stafFetta con duplicati ordini delPeccelso consiglio di Graz diretti ai giudiei e rettori, 1’ uno con Pavviso , clie Pultimo di giu- gno sarebbe arrivata in Graz la Maesta delPImpe- ratore, e per li 5 luglio si sarebbe trasferito in Clangenfurt, e Paltro che vietava alla cit ta di fare spese nelP erezione dLarchi trionfali, e nelPillu- minazione, con proibizione di far salve dimoschet- teria nel di lui ingresso, per il quale venivano re- golate anche le salve del cannone, la prima nel di lui scuopriniento per venire alla citta, la seconda arrivato alla porta della tnedesima , e la terza al- Pintuonarsi nella cbiesa cattedrale 1’inno Te-Deutn in rendimento di grazie alP Altissirrio; ordinando intanto il zelo de’ giudiei Pesposizione nella chie- sa di san Pietro in piazza del Ss. Sagramento, per impetrare un felice , e prospero viaggio alla Mae¬ sta Sua. Vedendosi i giudiei e rettori restringere ii tem¬ po della comparsa cesarea , con sollecita applica- ^ione si radunavano le conferenze , onde furono deputati Felice Galo, e Giuseppe Montanelli per la ristaurazione , ed accoinodamento della strada della contrada di Riborgo , per la cui porta doven- do entrare Paugustissimo Monarca, sarebbe stata la prima che fosse calcata dalmedesimo, facen- >74 do nello stesso tempo pubblicare rigorosi editti di "tenere purgate tutte le altre da ogni sorte d’iin- rnondezze. Fu dal zelo del magištrato secondo i pubblici voti risolta Ferezione d’lina colonna di marmo nella piazzagrande della citta, per innalzarvi so- pra in istatua di bronžo 1’imperiale sua effigie, a similitudine di quella eretta al di lui gran padre Leopoldo ; e perche Fangustia del tempo non per- metteva, che fosse posta in ordine la statua di me- tallo j fu interinalmente con perito artista accor- data la scoltura di una statua di legno . Riflettendo la vigilanza del magištrato, cbe i divisati quartieri per il seguito di S. M. dovessero essere convenientemente proveduti, feee ammonire tutt' i proprietarj de’ medesirni quartieri di ben fornirli al possibile dei comodi necessarj, e percio a quelli che facesse bisogno di letti, ed altri uten- sili, olferivano di somministrarli in nome pub- blico. Li i3 maggio suddetto furono čondotte in citta otto botticelle di rino di Austria bianco alla quatt- tita di eirca qnaranta orne, itn barilotto di vino Toeai, ed alquanti bottieelli di rino del Reno pet serrizio del So vrano, i quali tutti furono riposti nella cantina del palazzo vescorile, prescelto m alloggio pel Monarca, nel qual palazzo a spese camerali si riparavano con incessante lavoro tutte le cose bisognevoli, restando poi addobbato da oč¬ eh e tappezzerie cesaree, e con agsiungervi aiiche altri comodi di cucinej e tU fornellij aepio iittba i ?5 inancasse ali’esigenza 5 ed alla grandezza di mi tanto Monarca. Ancorche fossero pervenute altre notizie, che la MaestaSua nonsarebbecapitata in Graz Fullimo di giugnOj com’ era stato avvisato, raa solo li 16 lu- glio, e che d’ indi non sarebbe partita perClangen* furt, che li 16 del succes-sivo agosto; non cessava- no pero in Trieste Foperazioni pid sollecite da tutte le parti . L’offizio delF esattorato in obbe- dienza de’ comandi supremi diede mano a far eri- gere un’ arnpla stalla per comodo de’cavalli della corte,fuori della citta dietro Forto de’padri eap- puccini verso il mare, e lo sqnero vecchio, da cui pure dovevasi far riparare la real batteria, eretta a difesa del porto interiore,se il tempo Favesse pertnesso, Fece lo stesso offizio la provista d’ una nmnerosa quantita di piu migliaja di pollami d’ ogni specie,che venivano custoditi e manteniui nel lazzaretto. Non traseuravano intanto i giudici,e rettori i Joro doveri, ne omettevano le loro applicazioni. Fecero convocare tutta la marinarezza, e tutta 1’altra rnilizia urbana , ammonendo tutti ad alle- stirsi per fare parata alla venuta di S. M. solleci- tavano la eondotta della colonna , piedestallo, e capitello della medesima. Aceordarono un pittore di £rido, fatto venire dalFItalia, per le pitture oc- correvoli nelF arco, avanti il ponte fuori del 1» porta di Riborgo. Diedero gli ordini opportuni per n n’ abbondantissima provigione di legne da fuoco , dj feni, paglie, e biade. In aggiunta at provisori 176 deputarono Antonio Francol qu. Domenico , e 7 2 ®Francesco Donadoni per invigilare alla sufficienza delle čarni. Scelsero Gristoforo Bonomo Stetner qu. Andrea per andare a Venezia a fare molte spe- se di rimarco, avvertendolo di prepararsi alla par- tenza. Premevano il cornpimento del seleiato ( salizzo } della piazza erande, ed il ristauro delle altre stra- de. Insomma non traseorreva momento che i giudi- ci, e rettori , provisori, ed aggiunti con non inter- messa applicazione non prevedessero , e provedes- sero a tutto cio, che il zelo, e 1’ amore pubblico , ed universale della fedelissima citta stimava con- venire, entro i limiti delle proprie forze, al suo Sovrano principe, e signore . Li 3 giugno pervenne la colonna condotta in tre giorni dalla idila di Corgnale, distante ima le¬ ga dalla citta, con F opera di 43 paja di buoi, e di 70 uomini 5 ed arrivata ove di presente vedesi eretta, fu contrassegnato Farrivo per ordine de’gin- dici, con il tiro d’un mortaretto , e poi fu riposta in un casotto fatto di tavole, accio ivi al coperto fosse polita dai maestri delFarte , e cosi li 17 del medesiino furono condotti da a3 paja di buoi, col- Fassistenza di 40 uomini il piedestallo, e capitel- lo , ed altri sassi necessarj alla perfezione del- Fopera. Intanto con barca apposita parti per Venezia Gristoforo Bonomo qu. Andrea, spedito dal magi¬ stralo , con rilevante somina di danaro per fare la spesa in una coppa d’oro da presentarsi a S. M.* J 77 simile a quella che 1’ anno 1660 fu presentata al glorioso Imperatore Leopoldo di lui geaitore di 1 felicissima memoria, e per provedere ricco ilrappo per il baldacchino, e uon počiti altri di rimarco considerabile . Alla fine li 27 agosto perfezionata la eolonna, al rirnbombo di moltissimi spari di mortaretti fu eretta , nel piede della quale venne inciso il seguente elogio a lettere d’oro . (*) A Carlo sesto Imperatore de’Romani, e Ra di Spagna, in guerra ed in pace tra’ grandi il mas- simo, Trionfatore de’Turchi , avendo con costan- za, e fortezza eonfermata la tranquillita a tutto il mondo cristiano , restituito al rnare ed alla terra , ed aecresciuto a’ suoi popoli da per tutto il com- (*) Carolo VI. Rom. Imp. et . Hisp. Regi Bello . ac . pace Inter . Magnos . Maximo Turcarum . Triumphatori Constantia . ac . fortitudine Universi . Orbis . Christiani Tranquillitate . firmata Restituto . mari . ac . terrae Auctoque Suis . Populiš . undique . comraercio Urbem . liane . fedelissimam 178 mercio: II senato, ed il poooloTriestino (eressero) ^il ( preselite ) inonumento ( o raemoria ) al suddet- to Imperatore, visitante questa fedelissiina citta = Poi con replicati spari di cannone e di mortaretti tra le acelamazioni, egli applausidel popolo fedele accorso, abbenche fosse*la mattina alFaurora li 3o del suddetto agosto fu piantata sopra la colon- na medesima la statua, provvisoriamente di legno, delP invitto, e gloriosissimo Monarca^ fregiata di coronaimperiale, con paludamento maestoso, tutta indorata, secondo la qual forma sarebbesipoi sosti- tuita dal pubblico amore e zelo la destinata di bronzo, ad eterna di lui meraoria, e gloria della fedelta Triestina. Subentrato in questo mentre il nuovo magistra¬ te della-citta al governo, che cadde nelle persone delli Alvise dott. Capuano qu. Mar^ello , Pietro de Leo, ed Antonio Giuliani qu. Argentino giudici e rettori, dott. Gio: Giacomo Giuliani, ed Antonio Saurer provisori. Si vedeva in tutti un’ interna commozione di giubilo ed allegrezza , che sfavilla- va sul volto d’ogni persona per 1’ avvicinamento del proprio Sovrano , mentre gia si avevano noti- Invisenti Senatus . populique . Tergestini Monurnentum MDCCXXVIII. 1 79 zie eerte , che partito il prefisso giorno delli 16 agosto da Graz, lasciata cola Fajjgustissima con- 1 sorte . aveva prešo Fomaggio in Clangenlurt, e eh’ era capitato in Lubiana, onde sollecitato il rnagi- strato dal proprio do vere, e dagFimpulsi del cuore di dover in breve prostrarsi al loro So vrano, ap- plicava tutta la diligenza in dar mano alle finali disposizioni per degnamente riceverlo, che percio sui precorsi avvisi, che nelP avvicinamento alla citta dovesse fermarsi in Lipiza per vedere quella sna generosa razza di cavalli, deputo Gio: Battista Bonomo , e Giuseppe Bar, delPArgento con a 1 tri dieci gentiluomini, che furono Guglielmo de Bo- nomi, Vitale Giuliani , Lorenzo Francol, Pietro Massimiliano Francol, Germanico Giuliani, Fran- cesco qu. Giacomo Bajardi, Maurizio Urbani , Vi¬ to Modesto Giuliani, Pietro Con ti, ed Antonio Bottoni per andare cola ad umiliarsi in nome pub- Blico, ed esprimerglileansiose bramedi tutta que- sta nobilta e popolo dopo il feliee corso del suo viaggio sino a questi estremi littorali d’accoglierlo Rel seno di questa patria. Non solo i fortunati sudditi della Maesta Sna orano in applicazione per la di lui venuta, ma tut- t’i paesi. e popoli circonvicini erano in moto per opiesta sua augusta comparsa . In Venezia da quel Senato alle certe notizie del viAggio intrapreso dal- U Maesta Sua furono prescelti i cavalieri Pietro Cappello, ed Andrea Cornaro, soggetti di primo r ango, e di distinta qualita, e prudenza, accid in grado d’ambasciatori straordinarj portassero in 18o Trieste a Cesare gli attestati pid sinceri delPami- ? 2 ^cizia , e della venerazione di (juella Repuhblica . Prešo dali’ augusto Monarca Pomaggio in Gori- zia , e per mezzo de' siioi commissarj in Gradišča, s’istrado alla volta di Trieste preceduto da noa pochi soggetti' del suo seguito , e particolarnien- te dai ministri, ed officianti deiPaulica cancelleria prendendo la strada per Vipacco oltre Sanosezza, capito ii giorno delli 9 settembre in Lipiza, ove d Bar. capitano de Fin portossi in calesso a sei caval- li ad umiliarsi al Sovrano, accompagnato dal dott. Gio: Saverio de Jurco cesareo fiscale. Lo stesso giorno verso sera sopravvenriero gli ambasciatori veueti Cappello , e Cornaro dalli Bagni, condotti in peote con tutto il loro seguito, e presero allog- gio privato nell’ ospedale de’padri Benedettini, detto de’ Santi Martiri, alla qual riva sbarcarono senza toccare la citta , e poco dopo sopraggiunsero moki loro cavalli. Avanti 1 ’arrivo dei detti am- basciatori entro in citta sna eccellenza il conte di Ziuzendorf, maggiordomo maggiore di SuaMaesta, per di eni comando fece sapere al giudice Gapua- no , che niuno 1 ’andasse ad incontrare a Lipiza, onde in pronta obbedienza de’ cesarei voleri fu im* pošto ai due deputati Bonomo, e Baron dell’A r ' gento, che non si movessero , essendo gia pronti per montare cogli a 1 tri gentiluomini a cavallo col seguito dei loro staffieri. Ornata decorosarnente la port3 diRiborgo, sopra cui era posta Parma pubblica indorata, ed ornato Parco pritiio a testa del ponte di essa , era gia sta' i Si to abbellito pure con vaga, e delicata pittura, e con altri trionfali apparati 1’arco esteriore fuori della detta porta, per la guale il glorioso Monarca dovea fare il suo ingresso nella cittaj nella fronte del gnale i giudici e rettori fecero imprimere il seguente elogio in lettere d’oro . — Sconfitti gli Odrisj (i), Belgrado (2)eTitol ( 3 ) espugnatij aperto delDanubio (4), e della Sava ( 5 ) il corso, chiusa da pertutto la Pannouia (6) ai Tur- chi: alla venuta delPaugusto Eroe Carlo sesto, Odrysiis . Profligatis Tauruno, et Tibisco Expugi)atis Istri . Savique . Cursu Reserato Clausa . Undique Turcis Pannonia Adventanti Hcroi Carolo . VI. Augusto (0 Odrisj popolo cli Tracia lungo il Fiume Mariz- za. (a) Tauruno Belgrado . (3) Tibisco Titol citta in Ungheria . (4) Danubio fiume in Ger- niania . (&) La Sava fiume in Carniola . (6) Pan- nonia provincia d,' Luropa mo ho piu ampia di quello che s’intende presentemenle solto nome d’ Ungheria . 182 grande in pace, massimo in guerra , giusto, fbrte, 1 ? 2 '’conquistatore, questo arco trionfale, grande piu pel cuore, che per 1’ opera, la fedele citta Triesti- na fabbrico 1’ anno 1728. = Non trascurd pure Foperosa previdenza del cap. cesareo Barone de Fin di far fabbricare tutto il corso della lunga strada, che scende dal monte Clux di forte travatnra nel lato che sotto la stra¬ da medesirna declina il detto monte, per renderla in ogni parte sicura al transito, e cosi dar 1’ul ti¬ ma mano ad un’opera che per essere solo alla pru- denza, e zelo del detto rappresentante appoggiata, a lui solamente si devono tutti gli applausi, ed en- comj della di lei perfezione , principiando dalli confini sino alle porte della citta, il che riusci di spesa considerevole, e rilevante al pubblico e- rario . Quanta e quale fosse la pieta di quell’ au- gustissimo Monarca, alli molti argomenti della Pace . Magno . Bello . Maximo Justo . Forti . Conquistatori Siguum . Hoc . Triumphale Plus . Corde . Quam . Opere Grande Fidelis . Civitas . Tergestina Extruxit MDCCXXVIII. iS3 medesitna, si aggiunge quello che dimostro in Li- piza nella cappelia, ove ascoltando la santa Messa 1 ? 38 con quell’attenzione divota, eh’e propria delPAu- striaca Časa , essendo in quel punto capitati due corrierij uno spedito dalPaugustissima Regnante, el’altroda altra Potenza, essendo consegnati i dispacci a sua eccellenza cameriere, e ciamberla- no maggiore , da cui fattone con umilta segno alla Maesta Sua, egli non lascio punto distraersi con accettarli, differendolo a tempo piti opportuno,e disoccupato dal servizio divino. La mattina delli io settembre circa le io ore si vide spuntar dal rnonte in carrozza a tiro sei, nel¬ la quale avealuogo nella parte inferiore il principe Swarzemberg cavallerizzo maggiore , preceduto da altri ministri del suo imperial servizio, e da diversi principi, e cavalieri sopra superbi destrie- ri, e seguito da due squadroni di ben montata ca- valleria di Dragoni del reggimentoZuningen con le sciabole sguainate . Avanzatasi cosi la Maesta Sua tra 1’ammirazio- ni,ed acclamazioni di moltissima gente accorsa per vederla j ed inchinarla sulle pubbliche strade, per le quali faceva spargere monete d’argento, ar- rivo alla chiesa detta di santa Maria Maddalena , ove scese di carrozza, e salito a cavallo, bardato ricehissiinamente a ricami d’oro di basso rilievo , preše le mosse verso la citta. Comincio il castelio col rimbombo strepitoso delPartiglieria a continuo fuocoa dar segno del felice sovrano arrivo, e a spiegare la comune allegi’ezza per si avventurosa 184 venuta, seguendolo la citta , il nuovo squero, e la 1 ? 2 ^nave da guerra ancorata nel porto esteriore, tutti con triplicata salva reale, a eni faceva eco repli- cato il giubilo del popolo festeggiante . Tra questi applausi eccitati dalla fedelta e dali’ aaiore dei Triestini verso il suo Principe , e Sovrano , capito alla porta della citta, fuori della quale era atteso dal magistrato, tutto vestito alPimperiale in drap- po nero di seta, ed alla Maesta Sua che s’era fer¬ mata , con profondissimo inchino umiliatosi, dalla voce del dott. Alvise Capuano giudice, e rettore piu vecchio , ( il di cui avolo ebbe pure la gloria di esercitare un tale atto allaMaesta del gran Leo- poldo Fanno 1660) dopo l’ossequiosa esibizionedel- le cliiavi della citta poste sopra bacile d’ argento, fu aperto il cuore di tutti con le seguenti brevi si ma succose espressioni. s=s Quešte cbiavi, angustissimo Cesare, ehe dal¬ la clemenza vostra, e de’Monarchi Austriaci sono state gia per quattro seeoli concesse alla custodia della nostra fedelta , in questa vostra felicissima ,, e tanto da questo popclo sospirata comparsa ven- gono per mezzo nostro rassegnate con profondissi- ma nmilta a’piedi vostri, corne a legittimo vero Principe , e Signore = Alli quali argomenti della pubblica venerazione e rispetto corrispose benignamente la cesarea cle¬ menza con toccar le medesime chiavi, ed articola- re la seguente risposta . = Siccome 1’avete conservate siuora, cosi le j 85 conserverete nelPavvenire in nome nostro, ed in- tanto resterete con la nostra cesarea grazia — Proseguendo poi 1’intrapreso cammino seguitato dal magistrato tnedesimo, e da tutto il di lui ac- compagnamento j entro 1’ augustissimo Sovrano in citta al suono festeggiante di tutte le eampane., e scorsa la strada di Riborgo piego verso la piazza grande tra le continue acclamazioni } e benedizio- ni del numerosissimo popolo affollato sulle strade stesse , che appena permetteva Inogo al passaggio, oltre la moltitudine delle gentildonne, e dame,, patrizie, e forastiere, che vagamente e riccamente addobbate , facevano sopra le finestre di se stesse superba, e gentilissima mostra. Pervenuta la Maesta Sua alla piazza raaggiore trovo nella medesima scbierata in due file laterali la milizia urbana dalla chiesa di san Pietro sino alla chiesa della congregazione (i), comandata dal di lei capitano DidioGiuliani, per mezzo della qua- le, che con bandiera spiegata presentava Parmi , passando Paugusto Monarca , cuopri di rineontro 1’effigie di bronzo del di lui glorioso padre Leo¬ polde , eretta sopra Ja colonna r ( che ora si vede trasportata nella piazza della Borsa) situata in fon- do la suddetta piazza verso san Bastiano, alFocca- sione della sua venuta in Trišete 1 ’anno 1660 li a5 settembre, come sopra nelPanteceuente torno si (0 Ora della comunita Elvetica. 3 86 e detto y alla qua!e effigie levo in argomento di grata venerazione figliale il eappello,, e nello stes- so tempo gli si presento alTocchio, dirizzata sopra pari colonna, la propria imperiale statua dimaesto- sa comparsa, tutta dorata, come sopra fu ricorda- to . D’indi avatizando in progresso per la piazza minore verso 1’uffizio esattorale ( muda veechia } sempre tra le file della milizia aecennata , dirizzo il cainmino verso la chiesa cattedrale di san Giu- sto martire primo protettore della patria, e concit- tadino. A piedi de’gradini, che salgono nel sagro della detta chiesa, s’erauo posti i padri Cappuecini in for¬ ma regolare , sotto il vessillo della Croce, ed en- tro il medesimo ove s’era fermato il Barone capi- tano accompagnato da nnmerosa nobilta di Trie- ste, a capo del baldacchino nella chiesa stessa stava attendendo la comparsa della Maesta Sua monsig- Luca Sartorio Barone Delmestri veseovo e conte di Trieste, in abiti pontificali , assistito dalle di- gnita capitolari, e da quattro altri canonici in si- mili vestiti sagri, non meno che dal ceremoniere imperiale in cotta, attorniato, e servito da mirne- roso clero si seeolare^ che regolare . Arrivato il Monarca ai gradini accennati seese da cavallo, e šaliti i medesimi, il prelato espresse la tenerezza de 5 proprj, e de’comuni voti con tale diseorso : = Benediotus qui venit in nomine Domini . E con quali voci di giubilo Sac. Ces. Maesta , con quali termini d’interno, ed esterno contento. pos- so meglio per me, per questo suo devotissimo cle- 187 ro, e per quest& sua fedelissima citta di Trieste in questo momento, che ho Ponore di, prostrato, tri- 1 ? 2 ** hutarle gli atti del nostro servaggio, del nostro umilissimo ossequio, che c olPespressicrie fervente del real Profeta, il quale rapito in ispirito preven¬ tivam en te inchino il Re de’ Regi, il Monarca de’ Monarchi, a cui poi successero in fatti le turhe fe- stanti di Gerosoliina, nel di lui trionfale ingresso in quelPalma citta? Ah si \ Benedictus qui venit in nomine Domini visi tar e civitatem suam . Sia be- nedetta vostraMaesta, che ci dona la beneficenza di visitarci in persona, e lasciarci vedere 1’augu- stissima sua presenza, facie ad faciem ; si Benedi¬ cat te Dominus ex Sion , che e quanto a dire, be- nedica vostraMaesta il Signore colcolmo delle be- nedizioni della celeste Sionne, della celeste Geru- salemme. Si Benedicat te Deus Pater, te Deus Fi- Hus , te Deus Spiritus Sanctus . Ma cio che preme a noi e che Pinfinita benignita di Dio benedica vo- stra Maesta con la benedizionedonata ad Abramo, che benedicat te in semine tuo, cioe che Paugusta sua discendenza ci regga , e governi usque ad con- sumationem saeculi. Questo e il sommo de’ nostri voti, il sommo de’nostri desiderj, il sommo de’no- stri sosassaggiarne un poco dalla coppa d’oro, clFegli teneva, lo porse a Sua Maesta , che 1’infuse in una tazza di cristal- lo sopra piedi parirnente d’oro , e praticato il si- mile con racqua presentata poi a Gesare lamesco- 16 e bevette, stando il conte maggiordomo intanto inginocchiato , a servirlo sotto, con la coppa di- cendosli poi, finito di bere, che se ne andasse, e cosi šene parti come fecero piu al tri, essendo Tora ormai tarda, benche molti piu restassero a godere 190 ed ammirare la sua imperiale 'presenza, e speeial- ^mente il magistrato per servire il proprio Sovrano secondo i suoi voleri,avendo intantoil detto bar.di Kamne comamdante del castello, ed interinalmente delle milizie delFaccoinpagnamento cesareo dispo- ste le guardie intorno al palazzo vescovile , con li due battaglioni di fanteria , che tenevano il loro CGrpo di guardia a piedi della muraglia del giardi- no del palazzo medesimo . Terminato poi il pranzo, i primi effetti della Cesarea Clemenza furono impartiti al capitanio Bar. Andrea de Fin, e ad Antonio Ferretti consi- gliere di S. M. C. e preside del giudizio mercanti- le, quello primo, e questo successivamente am- inessi ali’ udienza . In questo mentre gli ambascia- tori straordinarj della Repubblica veneta fecero partecipare alla cesarea corte il loro arrivo, dalla quale fu destinata 1’ ora delle cinque per fare il loro solenne ingresso. Ali’ ora prescritta si porto ai Santi Martiri il conte di Gifuentes Grande di Spagna, che suppli- va alle veci di gran maresciallo accompagnato dal Bar. de Motiseer Coppiere deli’ Imperatore , segni- ti da piu cavalli per servizio della corte delli me- desimi ambasciatori, e specialmente da quattro magnificamente bardati per le persoue degfistessi, e dei due segretarj deli’ ambasciata , ove arriva- to fu il medesimo conte incontrato ed introdotto nell’ appartamento, e fatto sedere nel Iuogo piu distinto, si trattenne con gli ambasciatori } sino ali’ avviso che il tutto ei’a pronto per dar principio 191 ali’ ingresso, onde preše le mosse, comincio ad istradarsi tutta la numerosa corriitiva con ordine 1 ? 3 * 9 regolato, entrando per la porta di Cavana per ret- ta strada oltre la piazza maggiore, farono condottr i detti ambasciatori ali’ alloggio destinato, che dalla corte cesarea fu fatto magnificamente addob- bare , reso ampio, e spazioso dali’ unione di tre čase, che furono quelle delli Montanelli, di Felice Calo, e di Stefano Grenna, nelle quali dali’ una ali’altra furono aperte le comunicazioni, serviti da numerosa guardia di milizie Cesaree, oltre al¬ tra časa separata, ma tutto vicina alli Bonomi per li segretarj delFambaseiata, ed altro nobile segui- to della^edesima. Tale entrata nonpoteva essernepiufpomposa, ne piu magnifica tanto per 1’ oi’dine ben disposto della. marchia, e per il numeroso accompagnamento re¬ so cospicuo da molti cavalieri di seguito deli’ am- basciata in isfarzosissimi abiti, e dalla guaritita degli ufficiali, dei ministri di S. M., quanto dalla ricchezza e sfoggio delli vestiti degli ambasciatori 1’ uno di prezioso soprarizzo u’oro, e F altro d’ ar- gento guerniti di lucidissimi bottoni di diamanti, c poi dalli dodici paggi delli m desimi di veluto cremise, ricoperti di finissimo • mfo di Spagna d’ argento, - e quelli dei trentasei staffieri tutti di scarlatto ornato di galloni pure (Fargento, ai quali corrispondevano con eguale proporzione le barda- ture e fornimenti de’ cavalli, tanto delli dodici mandati dalla Maesta di Cesare condotti da altret- tanti palafrenieri, quanto di quelli degli athbascia- 192 tori , ne’ quali non si mirava che con profitivio 1’ 2 ^oro e 1’ argento, reso piit osservabile e prezioso dali’ arte , e dal lavorio, che parea volesse supera- re la materia stessa . La sera poi il principe Pio, destinato ad assistere gli ambasciatori, si porto con nobile corteggio a complimentarli, partecipan- do loro Ponore conferitogli da Cesare di servirli. AUe dne ore circa dopo mezzo giorno capito il serenissimo principe ereditario di Lorena ; questi preše alloggio nel semiuario, si porto nel pubblico palazzo della citta a vedere P ingresso deli’ amba- sciata suddetta accompagnato dai principi di Swarzemberg, Liechtenstein. Locoviz, Pio, conti Paar, Martiniz, Altum^ ed altri diversi soggetti cospicui deila cesarea corte. Tutta giubilava la citta, ne poteva contenersi nei limiti P ailegrezza comune della di lei nobilta, e popolo per la presenza del suo augustissimo , ed amato Sovrano , alla quale corrispondeva P amrni- razione dei forastieri a tante grandezze. La notte rubo le sue prerogative al giorno con lo splendore deli’ illuminazione per tutte le strade, e piazze distribuita in grancli lanterne di vetro. Ancbe i vicini monti quasi emulavano la festegiante cit¬ ta, esalarono dalle loro cataste fatte erigere dalla vigilanza delli giudici un mongibello di fiamme, dal di cui splendore restarono illuminati non solo la terra , ma il mare stesso per piu miglia; e le porte della stessa citta sempre aperte sotto la cu- stodia della milizia urbana, con il modo che per- mettevano alla moltitudine numerosa d’ entrare. ed uscire, rendevano piu considerabile e gradita la pompa , non sl vedevano nelle piazze,che botte- 1 ghe di magnifiche drapperie, e cafFetterie tutte illuminate, ripiene di cavalieri, e nobilta si patri- zia, che forastiera. Fn osservata con maraviglia la magnificeuza delFapparato per ordine Imperiale delle credenzierie , e della mensa per gli am- basciatori, nell’ ample šale della časa Monta- nelli con 24 posate, e non minore stupore eccitb il fceale trattamento per la moltiplice quantita di vivande che imbandirono la tavola, alla t[ u a le se- duti gli ambašciatori, segretarj d’ ambasciata con gli altri cavalieri del seguito , furono serviti per comando dei giudici e rettori dai gentiluo- mini dott. Garlo, ed Antonio fratelli Bottoni, Ge- rcmia de Leo, Marcello Capuano figlio del giudi- ce j Giacomo Dolcetti, Gio: Battista Giuliani, Gio- vanni Prandi, Andrea Giuliani, Pietro Conti, Gin- 8 to Vidali, Giuseppe Saurer, Giusto Francol, e dott. Antonio Marchesetti sotto la disposizione di Gio: Battista Botjtomo, e Vitale Giuliani a cio de* putati, continuando tal servizio"tutto il tempo del¬ la permanenza in Trieste dei suddetti ambascia* tori. Il giorno degli undeci resto destinato a duplica- te solennita per la mattina. Una fu la prestazion« deli’ omaggio della fedelissima citta di Trieste, e altra per 1’ udienza degli ambašciatori veneti . Unilosi dunque il magistrato vestito ali imperiale con seguito della nobilta tutta, oltre nutneio considerabile di cavalieri ed altri distinti socgetti TOM. IV. i 9 4 forastieri, si portarono nel palazze vescovile, ed 2 ^entrati nella sala detta della cappella, videro preparato il trono imperiale. Poco dopo compar- ve 1’augusto Monarca in abito parimeme imperia- le preeeduto dal conte di Cifuentes, clie faceva le parti di gran maresciallo di Corte, seguitando i ministri, ed altri soggetti della corte tutti vestiti simili. Salito in trono 1’ Imperatore si pose a se¬ ti ere , e stando alla sinistra in piedi il conte Sayler vice gran-cancelliere, peroro con brevi, ma ele- ganti periodi in lingnaggio tedesco. Dopo di che Villelmo Bonomo deputato oratore pubblico, ve- stito d’ abito ali’ imperiale, con erudito discorso , reso piu applaudito dalla nobilta della di lui rego- lata azione, premessi gli umili inehini dovuti alla Maesta del Sovrano, espresse al vivo i pubblici sensi nella seguente forma . Saera Gesarea Real Cattolica Maesta. Non meno forti sorto i vincoli della fede nostra, e di tutto ques£o popoln di Trieste, di qnello siala reiigione de’ pid sagrosanti giuramenti per sagrifi- eare te sostanze , il sangae, e la vita stessa con ras- segnata obbedienza ai so vrani voleri della S.C.®. C. M. vostra . Gia da quattro e piu secoli questa citta presta im vassallaggio cosi glorioso, una soggezione si fortnnata, amorosa, e costante all’augustissimo vostro sangue, che ne lasinghe de’nemici, ne stra- zj de’eittadini, ne sagrificj di sostanze, sono mai stati vaievoii a maeehiare 1’illibatesžza del suo real t 9 S candore, risoltaprima di essereridotta in cenere, e dilaniati a membro a inembro i suoi figli, che cor-*? 3 ® tfotta, ed espugnata la sua fedelta. Quest’appunto, gloriosissimo Monarca, chiamala qui pubblicarap- presentanza, tutta la nobilta, e popolo Triestino ai piedi della vostra imperial clemenza, ove suppli- chevole implora il vantaggio di poter autorizzare sopra i sacri Evangelj la verita del siio fedelissimo vassallaggio, chq col rnezzo di mie ossequiose voci le viene umilmenteespresso. Non isdegni laMaesta Vostra riguardare quest’attO di profondissima som- inissione , che neVuoi figli l’amata patria le porge; e mentre essa non lascia di benedire ed esaltare la grandezza di sua augusta pieta, ed imperiale bene- ficenza, la Maesta vostra non cessi di proteggere Jloi tuttiquiprost.rati al eesareo suo trouo, come col piu vivo calore de’nostri cuori la supplichiamo. Terminata dal Bonomo la perorazione, il conte Sayler vice-grancancelliere porseestesa inun foglio laformola del giuramento daprestarsi, alreferenda- rio di stato Staiz, dal quale letto ad alta voce, ve¬ niva replicato dal magistrato, e da tutta la nobilta presente in simile tuono con tre dita alzate. Allora dalla connatural clemenza delPaugustoSovrano fu concessa la mano al bacio, nella quale dai giudi- ci non meno che dalcapitanio bar. de Fin , proviso- ri, oratore, e nobilta, come pure da moltissimi fo* Tastieri astantifu teneramenteimpresso, trattenen- dosi piu d’un’ora alla dispensa di grazia cosisingo- lare , e poi con lo stesso maestoso seguito si porto J96 udi a cappella vesrovile di s. Michiele al santo sa- ? '^rrificio della Messa. O A questa quali(icata funzione, che šara sempre gloriosa alla patria, verso il mezzogiorno segui 1 ’ ainmissione dei Veneti ambasciatori alla pubblica udienza, condotti dal principe Pio , obe per ordine delPImperatore li levo dal loro alloggio. Fu del pari pomposoe maguificoil loro accompagnamento, a quello della loro solenne entrata, osservando lo stesso ordine. L’ ingresso fu tutto a piedi, seguiti pero da superbissirai cavalli degli ambasciatori 11 on solo,ma anche delle stalle imperiali, rico- perti di ricchissime bardature, e tra questi, dne di velluto nero; per accompagnare i vestiti dei medesimi ambasciatori ambi in nero ali’ imperiale con lunghi mantelli tutti tessuti di finissimi pizzi, e guarniti i giustacori di bottoni di preziosissitni grossi diamanti, distingueudosi solamente il Cov- naro con il ritratto in petto di S. M. ternpestato pure di diamanti di gran valore, regalatogli dalla munificenza augusta, quando fu ambasciatore alla corte di Vienna per la di lui Repubblica; nella loro sinistra anco in vestito nero vi era il nominato principe Pio, e cosi proseguendoil cammino a lento, e maestoso passo pervennero al palazzo deli’ allog¬ gio diGesare, al quale immediatamente colle so¬ lite formalna furono introdotti, e dopo i dovuti inchini, e gli offiej piu proprj, e piu convenevob alla congiuntura gli presentarono le pubbliche credenziali, a che S. M. rispose con sensi di geO' tilezza, e di s“tima , ammettendo poi al bacio dell a r 97 mano i segretarj deli’ainbasciata, e tutta la cor- te nobile degli stessi ainbasciatori, i quali ritorna- 1 rouo poi con lo stesso ordine , e pomposo accom- pagnamento, assistiti sernpre dal principe Pio , al loro alloggio. Pranzo con la solita magnificenza al concerto di sceltissima mušica P Imperatove , indi levatosi dalla mensa dopo breve dimora, šali a cavallo , seguito dal corteggio numeroso di ministri, prin¬ cipi, e cavalieri di sua corte,noa meno cbe dal capitano Bar. de Fin, magistrato, e moltissima nobilta tutti a piedi s’invio verso il porto passan- do la piazza tra le due file della rriilizia urbana , che a bandiera spiegata gli presentava 1’ arini, ove dal molo di mezzo entro in una vaga feluca fiah- bricata pel suo iinperial servizio nel nuovo si[iiero a di lui spese, armata di dieciotto remi, maneg- giati da altrettanti uomini decorosamente vestiti, reggendo il timone della medesirna il capitano Bellando, servendosi la nobil comitiva, non men che il magistrato, di cinque ben fornite peote, una del Bar. rappresentante, e P altre dalla pubblica attenzione fatte venire da Venezia. Quindi preše le mosse verso la nave da guerra, che stava aneo- rata nel porto esteriore, si fece sen tire con istre- pito giubbilante il cannone dello squero medesimo, a cui impose silenzio il rimbombo di quello della nave, gelosa di soleunizzare lei sola Pentratache faceva in essa il proprio Sovrano, a cui da Fra dou Giacoino Fuster cavaliere delP ordine di Malta fu dato il braccio per uscire dalla feluca, e salire la 193 scala della medesima nave . Trattenutosi 1’ Impe- *? a ®ratore cola buono spazio di tempo a considerafe il ben corredato legno, lasciato al di lui equipaggio lin dono di 200 ungheri d’ oro, si porto alla visita delio squero, ii quale tuttora sparava . Lo scorse tutto, e ne ammiro la situazione, e quel piu. di mol to, che 1’ arte e 1’ industria vi poteva aggiun- gere al compimento d’ una real darsena; indi rimontato in feluca, la batteria della nave,non che dello squero, e della citta festeggiavano lapre- senza di S. M. sino allo smontare dalla medesima a terra, d’onde salito a cavallo si rimise per la stessa strada, e con lo stesso seguito al palazzo del proprio alloggio, tra gli applausi d’infinito po- polo, che sulle strade accorse, ed alle finestre ap- plaudiva con voci di giubbilo al Monarea . \ Si distingueva la clemenza, e pieta del Sovrano nell’ aver sempre pronto, ed aperto 1’ orecchio al¬ le preghiere dei poveri, poiche nel passare a ca¬ vallo per la piazza verso il porto per mezzo delle guardie, e concorso di numeroso popolo, osserva- to che una povera donna non potendosi avvicina- re, sporgeva in fuori della turba una mano, nella quale teneva un memoriale., richiesto il lacche passato avanti secondo 1’ ordine eh’ esso ed altri del servizio tenevano per tale effetto, se avesse prešo dalla donna il memoriale predetto, e rispo- stogli di no, severamente lo riprese, e gli ordino di cercarla e farselo eonsegnare . La sera ceno 1’Imperatore in pubblico,e per- mise di essere servito non solo dalle gentildonne , *99 patrizje, ma anche dai gentiluomini, alla’ melodia di scpiisita mušica , e poi ammise al bacio della 1 mano le medesime, e molte altre forastiere di di- stinzione, accorse per ammirare il sontuoso, ed il grande di un tanto Monarca, e della di lui eorte . Maraviglia non minore oceapava gli animi di tutti pel magnifico, e splendido apparato che si vedeva apprestato per gli ambasoiatori veneti, e piu cresce- va lo stupore, che alla moltitudine sopragrande degli esteri concorsi da tutte le parti d’ ogni stato e condizione, non mancassero i comestibili non solo necessarj al vivere, ma anco per soddisfare abbondantemente le piu laute mense, ed il lusso piu prodigo delle cueine, con ogni sorte di rarita si di mare , che di terra, e rpiello che fu poi osser- vabile a prezzi meno anche deli’ ordinario per la (juantita venuta, e che giornalmente arrivava da ogni parte , in modo che partita S. M. con tutto il numeroso seguito si conobbe che avrebbe trovato la corte e tatta la eitta e foresteria soprabbondan- te ogni cosa piu deliziosa pel corso almeno di mez- zo mese, se anche niente di piu vi fosse stato con- dotto. Effetto della vigilanza, e commendabile attenzione del magistrato in capo, e secondaria- mente degli aggiunti al medesimo, ed altri deputa¬ ti alle provvigioni. La mattina dei dodeci 1’ Injperatore si porto alla Messa nella cattedrale vestito di drappo d’oro, con preziosissimi bottoni di diamanti, seguito da ministri, principi, e cavalieri di sua corte, e mol- tissimi altri esteri, e servito dal magistrato, e no- 200 bilta patrizia, incontrato alla porta tla morisignof 2> ’vescovo in abiti pontificali, e da tutto il resto del eapitolo e clero, dal quale precedmo sino ali’ altar maggiore, 1’ Imperatore si pose al soiito scabello dalla parte del Vangelo fornito di nobilissiino strato persiano . Gelebro F aecemiato veseovo,e dabnusici di oorte fu eantata la Messa. Tenninata la sagra funzione , e ritornato il So- vrano al proprio alloggio, comparvero gli amba¬ sciatori veneti ali’ udienza di congedo, eondotti al soiito dal principe Pio . Il scguito fu regolato nello stesso ordine della prima udienza, che riusci del pari pomposo , anzi ineontro maggior applauso ed amtnirazione per essere stata fatta la marchia a cavallo , serviti gli Ambasciatori inedesimi, e li segretarj d’ ambasciata da cavalli della stalla ces., seguitando quelli degF istessi ambasciatori di non men rara bellezza eondotti a mano, gliuni e gli al- tricon fornimenti, e bardature d’inestimabil valo- re. Comefupratieato nella prima udienza, allaporta del Cortile la guardia Imperiale nel passaggio gli presento F armi, e ricevuti colle solite formalita i ministri furono introdotti da S. M. da cui prešo congedo, corrisposti dali’Imperatore con segni di stima, uscirono, ed incontrati nelFanticamera dal corite Gio: Gasparo Cobenzel ciamberlano maggio- re furono ambi regalati a nome di Cesare di due preziosissimi ritratti attorniati da finissiini diaman¬ ti di gran prezzo, e con lo stesso ordine fecero ri- torno alloro pubblico alloggio, ovepresentarono in dono al principe Pio un anello di bellisjuiii dia- 201 manti; dopo mezzo giorno abbandonato P alloggioi? 23 pubblico si portarono in forma privata a quello de’ Santi Martiri, lasciando generosamente rega- lata la servitu della cucina con 400 zecobini d’oro. Terminato il pranzo di S. M., che segui colla solita imperiale magnificenza in pubblico , fa dal medesimo ammesso a privata udienza il magistra- to della citta , a cui in nome della stessa tributo una vaga e ricea coppa d’oro pari a quella esibita al di lui genitore Leopoldo Augusto 1 ’ anno 1660, in simile ineontro, e dal dottor Alvise Gapuano , giudice e rettore fu aecompagnata con questa espressione . = Pur vorrebbe con noi questo ri- stretto popolo dimostrare nelP esterno semprepiu, grande quel contento, cbe risente nel petto per Paugusta presenza del suo sovrano principe, e si- gnore, e percio sopra il lucido di questa coppa , tributa a’ pie vostri augustissimi i proprj cuori as- sai piu puri, e pi’eziosi del metallo stesso per la loro fedelta, e nello stesso tempo umilia queste fervorose suppliclie per evitare Pultima rovina cbe gli sovrasta . = Esibendogli la coppa con que- sti ultimi accenti = Un mnile ricorso delle pub- blicbe angustie, per ottenere un giusto e grazioso sollievo . = 11 Sovrano degnossi di prendere nelle proprie mani la coppa medesiina , ed osservatala posolla sopra il tavolino al quale stava appoggiato, e nei- lo stesso istante con aggradimento disse al magi¬ strate := Restiamo inolto propensi per le dimo- strazioni, che ci fa questa citta.=; Quiudi sopra la 202 presentazione del ricorso soggiunse: — Considere- *7 2 ®remole vostre domande, ed entro i termini di giustizia šara risolto , e voi sarete consolati. = Non istette dormigliosa 1’universita degPIsraeli- ti Triestini, essa pure volle con atto particolare dare un certo argomento della sua fedelta alla maesta delSovrano* Introdotta alPimperiale udien- za del Monarca , con umiliazione dovuta alla sua grandezza gli esibi in tributo una vaga tazza d’oro, in cui vi erano riposte dodici medaglie dello stes- so prezioso metallo, colPeffigie impressa dei do* dici primi Imperatori Romani, accompagnando gli atti della sua ossequiosa venerazione con un eru- ditto sonetto , che per la di lui acutissima strut- tura, ed elevato concetto non deve perdersi nel- Pobblio, e percio s’inserisce tra queste memorie 3 non meno che la perorazione. SONETTO DalPalte glorie onde trionfi onusto Vai fastoso dalPorto ali’ occidente , E gia t’acclama il secolo preseute Unico specchio del valor vetusto . O magnanimo Carlo Inclito Augusto! Nato a felicitar P Austriaca gente , E a debellar il barbaro d’oriente, Al cui inerito immenso e il mondo angusto. Non isdegnar tributo eh’ appresenta A te Sovran non men prode che pio Suddita turba a venerarti intenta . 203 Non il don, mira il cor; mira il desio D’ iin picciol olocansto, e ti rammenta Che Faggradisce, e pur si grande e Dio. Fedelissimi Sudditi Gli Ebrei di Trieste. Invittissimo Cesare. E proprio dei ministri seguire Forme dei Sovra- ni. La Sac. Ces. Real Maesta vostra , che non rico- nosce, come non tiene altro superiore clie Iddio, ha voluto, come suo degno iainistro in terra in quesfoggi imitarlo. Esso ci felicito con la gloriosa comparsa della Sac. Ces.Catt. Real Maesta vostra, e voi o augustissimo nostro Monarca consolate i nos tri cuori con permetterci di venerarvi. Grazia ottenuta dai nostri progenitori, dalla gloriosissima memoria del nostro Monarca Leopoldo degno pa- dre della Sac. Ces. Gatt. Real Maesta vostra . Ec* co dunque, saeratissimo Cesare, prostrati al vostro imperial soglio i poveri Ebrei di Trieste vostri fe¬ delissimi sudditi , che dopo il piu deveto , osse- guioso , sommesso rendimento di grazie , supplica- no la clemenza della Sac. Ces. Catt. Reg. Maesta vostra accettare in testimonio del loro fedelissimo vassallaggio, quel poco, che le tenui loro forze han potuto somministrare, giaeche 1’erario dei Prin¬ cipi e un altare divino, restando altresi accompa- gnato dalla vastita del nostro fedelissimo core, con il quale non mancheremo di continuamente pero- 1728 204 rare al sommo Iddio coneeda alla Sac. Ces. Catt. °Real Maesta vostra lunga serie di felicissimi anni, prosperita, e prole per consolazione de’ vostri fe- delissirni sndditi, tra’ qnali raccomandandosi alla vostra clementissima imperial grazia^ genuflessi ci consacriamo . — Accettato il tributo, Cesare cosi disse. = Amen. Ancor da noi nel giusto sarete protetti. Addio. Venuta la sera oltre alle solite illumirvizioiii nel- la piazza maggiore fu acceso un gran fuoco per or- dine dei giudici, e rettori, accompagnato da con ti¬ ri ui spari di mortai’etti . Poco appresso fu aperta una sontuosa festa di ballonella gran sala del pub- blico palazzo , illuminnta a giorno con grosse tor- ce , ed altre cere . Accresceva la pompa il gentil sesso , reso arnmirabile dalla quantita delle gioje , e dai ricchi vestiti d’ oro, e d’ argento cbe 1’addob- bava; li eavalieri , e nobilta patrizia parimerrte ri- splendevano per il loro ricco e magnifieo porta- mento . Li rinfreschi, non meno che altre deliziose bevaude erano in profusione, le quali aceompagna- te con eanditi , e pasticcerie, venivano incessante- mente distribuite alla nobil coroittiva sopra grandi bacili d'argento . Regia in vero fu la festa, e regio il trattamento proprio della generosita degli animi Triestini . Ne diginno e mesto se ne stava il restante del popolo , poiche anche al medesimo dalla vigilanza dei rettori fu fatto provedere , con il getto abbon- dante di pane, e con il corso di duplicati ruscelli 20 5 f!i vino Matico, e nero, ciie per piu ore andava ca- dendo iie’loro approntati utensili. 1728 Dato fine alla festa con i vieini albori della na- seente aurora, e ristorati i corpi con la guiete di momentaneo riposo , risorto il nuovo sole ad illu- minare 1’orizzonte, si seppe che la Maesta Sua era gia in punto di salire a cavallo. Sollecito si porto il magistrato seguito da tutta la nobilta, e popolo, vicino alla ehiesa di s. Gatterina fuori della porta di Riborgo, per inchinarla, e pregarle dal cielo felicissinio viaggio, e nello stesso tempo umiliarle le piu Fervorose suppliche per bocca di Gio: Batti- staBonotno,a cjnesGefFetto deputato oratore , di continuare alla fedelissima citta di Trieste l’impe- rial suaprotezione . Arrivato Tlmperatore a caval¬ lo col suo nobil seguito al juogo ove era atteso tra la moltitudine immensa di popolo, il magistratu brevemente eompi ai primi utnilissimi offizj del suo affetto, e del suO amore, che ricevuti con cle- meuza dalPaugusto Monarca, srinoltro col suo no- bilissirno aecompagnamento, e guardie della caval- leria_, senza dar tempo al Bonomo di esprimere piu oltre i pubblici sentimenti. Strepitavano frattanto i cannoni del castello, quei della nave, della citta, e del nuovo stpiero, con incessanti spari sino allo svanire dalla vista la Ccs. Imp. cornitiva (1). (>) La /j iti descritta vcnutu di Carlo VI in J nesle. aoG L’ anno appresso i ?ag 1 ’ Imperatore Carle VI f 7 2 9 per maggiormente animare, ed attivare il commer- cio in Trieste, concesse li 3 1 agosto un privilegio per una fiera da tenersi dal primo sino ai 3 o ago¬ sto d’ ogni anno. Nuova patente di privilegio emanatasi dallo stes- so Imperatore ai 7 giugno del 1730. Essa contiene i seguenti oggetti. ^36 Primo.L’espressa conferma delle anteriori pa¬ tenti dei a giugno del 1717, dei i 5 , e 18 maržo del 1719, dei 19 decembre del 1728 , e dei 3 i ago¬ sto deli’ anno antecedente 1729. Secondo. La franchigia generale da qualsivoglia dazio ed imposta e visita doganale di transito per tutte le merci fabbricate nei paesi ereditarj, tran- ne le gabelle dei pedaggi. Terzo. Eguale franchigia per le merci estere, quando transitando per Trieste e Fiume passane per consumo negli altri stati ereditarj. Quarto . Le merci estere ehe per passare in este- ro stato attraversano gli stessi stati ereditarj, onde transitare per Trieste, e Fiume, pagheranno nella fu da me estratta da cid che lascid scritto il Pa- trizio Triestino Gio: Casimiro Donadoni in nn libretto intitolato Relazione della venuta, e per- manenza nella cilta di Trieste della S. C. R. C. M- Carlo Šesto ec. ec. slampato in Lubiana . 207 Boemia ed Austria inferiore il consueto dazio di transito. Neli’ Austria interiore pero , ove non era 1 2 3 ^ 0 introdotto il transito, pagheranno la meta di quel- la solita imposta, che anticamente pagavasi plima di essere stata minorata d’ un terzo. Altra patente emano 1 ’ Imperatore medesimo li ii novembre dello stesso anno 1730, dove ripete quasi verbalmente i privilegj concessi nelle ante- cedenti; ed ordina che la fiera gia concessa e da tenersi dal primo fino ai 3 o agosto, abbia d’ aver luogo dai dieci sino alla fine dello stesso mese, e debba chiamarsi la fiera di s. Lorenzo privilegia- ta. I privilegj di questa fiera si riducono ai punti seguenti. 1. Che tutt’i negozianti da dovunque provenien- ti vi possano trafficare anche alla minuta , ed in qualunque parte della cittk e suo territorio, la- dove il libero loro traffico e fuori del tempo di fiera ( secondo 1’articolo 23 della patente dei 19 decembre del 1726 ) limitato soltanto alla vendita ali’ ingrosso delle merci depositate nel porto- franco . 2. Che durante la fiera possa tenere locande , osterie, e taverne chiunque giustifica la sua buona morale condotta . 3. Che ogni sensale estero, purehe sia autorizza- to alPesercizio della sua professione nel luogo di suo domicilio, possa egualmente esercitarla duran¬ te la fiera. 203 d. Che vi si trovera un corpo di faechini diretto 1 ^’ , '°da mi loro capo, che verso regolate rnercedi, pre- stino i loro servigj a’ mercanti forastieri. Li 26 febbrajo del 1731 fu ordinato alFammira- glio o capitano del porto di aver Focchio, e tutta Fattenzione se qualche barca o altri facesse danno alle mura della citta, e moli del porto., e di volta in volta di doverne dar relazione al magistrato . Stabilirono i consigli in quest’ anno medesimo sotto la data dei 29 rnarzo, che al predicatore qua- resimale venissero assegnate lire 600, senza che i magistrati potessero estendersi in fargli altri re¬ gali , o cortesie separate in danno di questo pubbli- co. E che si ricercassero a dirittura ipadri generali e superiori delle religioni diRoina per essere desti- nati i soggettusenza avere alcun rigaardo a brogli, o altri officj in tal particolare . E li 20 maggio si decise essere obbligatolospezia- le a dare gratis i medicamenti alFospedale dique- sta citta per li mali ordinai’j, che peraltro sinora il pubblico ha dovuto pagare. Lo speciale pero aveva 1’utile della časa, spezieria, ed orto. Si pubblico ai 3 o dello stesso mese ed anno una nuova patente sui dazj di transito da Trieste, con Fappendice di una tariffa che assicura parecchi vantaggi, e nominatamente quello della franchigia d’ogni dazio di transito od altra gabella per gli olj che per la via di Trieste si spediscono nella Boe- mia, e cosi pure pei vini dei territorj di Trieste , Gorizia, Gradišča, Fiume , ed Istria austriaca . Gon susseguente patente dei 9 novembre deli’ 209 atino medesimo 1731 oltre al riassumere il tenoredi parecchie delle.anteriori Patenti, si ridusse a mi-' glior sistema e semplicita il dazio di transito , clse prima andava soggetto a varie regole ed eccezioni, a seconda delle diverse provincie , dallequali e per 1© quali le merci dovevano transitare. Questa medesima Patente divenne importante per la fiera di s. Lorenzo, poiche ella a questacon- cede cosa che puo veramente dirsi e valutarsi qual privilegio; eioe che tutte le merci che portandosi a questa fiera gia pagarono il loro dazio di transito, ne restino assolutamente esenti ogni qualvolta vo- gliansi invendute far ritrocedere dai primitivj pro- prietarj. E questa e P ultima importante disposizio- ne che Carlo VI. faceva per Trieste . Insorsero in quest’ anno alcune pretensioni tra li fattori dellaCompagniaOrientale,unitaniente adal- cuni al tri mercatanti, e la citta, circa il pagamen- to del quarantesimo delPolio, cioe gabella di uno per cento, che non intendevano pagare . Adducen- do per i.Ghe in vigore della Patente delPanno 1735 data li 19 decembre erano esenti dal pagare 1’uno per cento sulPolio di transito . a. Non intendevano cbe gli olj di proprio conto da loro inamagazzinati , venissero misurati dal pubblico , ne fossero soggetti al dazio del quaran- tesimo, se non allorquando questi olj venivano esitati. Li sottoscritti erano Oesterreicher, e hrezzi, fattori della Cornpagnia Orientale . Pietro Antonio TOM. iy. l 4 *• 210 Codelli, negoziante . Francesco Tommaso Grossel I ?^ f per Giov. Tommaso Jugoviz . Radunatisi i nob. consigli della citta consultarono sopra le pretensioni dei suddetti, ed osservarono, che queste erano di grave pregiudizio delle pub- bliche entrate inservienti a sostenere i gravami della patria, e pagare i salariati della citta . E che * 1’Imperatore coli’istituire porto-franco Trieste, ed aumentarne il commercio non intese con eio d’impoverirlo in vantaggio de’negozianti. Che an- zi avendo difresco il Sovrano posta una nuovamu- da a Catinara (eirca 5 miglia fuori della citta) con esigere dai Triestini insolite gabelle ; i medesi- mi avanzarono umili doglianze al Monarca, e ne ottennero da Sua Maesta la Risoluzione sot- to i a5 agosto del corrente anno in questi precisi termini: = Che i Triestini restino nelli pristini privilegj della citta per sempre immolestati . ~ Raccomandano in fine alla vigilanza ed afFetto pa- trio de’giudici e rettori, ehe non omettano punto d’operare , e far operare immediatamente contro si sensibili pregiudizj, e sopra tutto che a qualsisia eosto contimiino il possesso dell’esazione , non es- sendo ne potendo essere mente cesarea , che la cit¬ ta senz’alcim demerito resti pri va de’suoi diritti incontrastabilmente sempre goduti ec. Fatto nel palazzo del comune li 20 settembre 1731. L’intendenza commerciale fece proporre pet I 21 I mezzo dei giudiei, e rettori della citta ai consigli della medesima sotto li 27 settembre di questo I ?^ r stesso anno i seguenti punti da consultare , atten- dendone una categorica risposta_, per dame poi re- lazione alla cesarea Corte. 1. Esser necessario, cbe questa citta proveda , cbe siano introdotte fontane d’acqua dolce, e spe- cialmente nella piazza per comodo dei trafficanti , e dei mercanti, che potesseru venire quivi ad abi- tare. 2. Che la citta debba fare una ghiacciaja per co- modo dei forastieri, e degli stessi abitanti, neces- saria per 1’introduzione del cotmnercio . 3. Che la citta debba far pubblicare editti, che veruno ardisea vendere stracci di veruna sorte ai forastieri, ma solamente a quello , che šara indica- to dalla cesarea Intendenza, mentre questa inten- de stabilire in questieontorni la fabbrica della car- ta, senza che abbia bisogno veruno di provvedersi di carta in istato alieno. 4- Che sarebbe necessario d’introdurre in qne- sta citta ogni sorte d’artisti per comodo universa- Je , e che sarebbe bene , che la citta mandasse o in Lubiana , o in altri paesi quattro o sei giovani a ll’anno per essere istruiti nelle arti;, corrispon- dendo per ogni uno fiorini 3o per apprendere esse ar ti, i quali essendo poi perfetti, e ritornando a lla patria, la citta potrebbe ripetere 1’ esposto da ioro stessi . k 5. Che sarebbe necessario per il trasporto delle 2J 2 immondizie salariare due , o quattro carri, che 1 7'^avessero 1’obbligo d’andare ogni notte per le con- trade , e levare esse immondezze, e condnrle fuo- ri di citta , in una fossa da costVuirsi a tal effetto, dovendo obbligarsi i particolari delle čase a urt tanto alF anno, oppnre un tanto per vašo , che ri- ceveranno li carri, servendo tal provisione per rnaggior salute degli abitanti , secondo 1’intenzio- ne delFaugustissirno Sovrano , che a tal effetto ha anco fatto acquisto delle saline contigue a questa citta . 6. Che desidererebbe la cesarea Intendenza sa- pere , che siti ha il pubblico di sua ragione , per concedere ai forastieri, che venissero qui ad abita- re per coniodo di fabbriche, di čase , e di magaz- zini. 7. Che pare inconveniente ad essa cesarea Inten¬ denza, che la citta se ne serva del bargello, e sbir- ri per fare intimazioni, massime dove non vi va la pena di morte a gentiluornini emercanti, e di fargli arrestare da essi sbirri, praticandosi nella Germania, che tntte le intimazioni ed arresti si fanno dai Soldati, e non da veruno sbirro , il che potrebbe causare che niun mei'cante di onore ve- nisse ad abitare, e stabilirsi in questa citta . r Risposta de’nob. consigli della citta. Circa al primo , si accorda, ma per mancanza di numerario si rimette 1’esecuzione ad altro tem" po. 21 O II seeondo , e terzo si aceordano. Quanto al quarto, la citta ha continui impegni ‘ dispendiosi per lo studio, e lauree dottorali de’fi- gli dei patrizj, nelle pritnizie de’sacerdoti novelli, e gioveutu posta alPesercizio militare, che causa- no non poco dispendio, percio non e la citta in forze di far Pinsinuata spesa , tanto meno, quan- to che Sua Sac. Ces. Real Catt. M. avendo invita- to per tutta PItalia gli artisti, come pure comanda- to ne’ felicissimi stati Austriaci, non mariche- ranno questi venir qui a domiciliarsi, e cosi i pae- sani potranno imparare le arti senza che il pub- hlico prenda alcun impegno . II quinto punto delle immondezze non puo mai riuscire nella forma indicata, perche le ragioni tanto convineenti čontraddicono , e dimostrano ef- letti perniciosi, in modo che tutti sarebhero oh- hligati abbandonare la citta , che verrebbe infetta- ta per la puzza, non essendo da paragonarsi il mo- dello praticato nella Gerinania j e i nostri antena- ti non hanno ritrovato il piu proprio , che Fespur- go nel rnare ; bensi deve praticarsi il rigore, che tali immondezze non vengano asportate se non ne’tre giorni della settimana , cioe lunedi, mer- coledi, e sabbato la mattina alFaprire delle porte, e šara precisa incornbenza degFillustr. sigg. giudi- ci provedere, che siano aperte un’ora prima del- 1’ordinario, e cosi ali’ estremita del rnare sieno gettate tali immondezze, e trovandosi fuori di det- to tempo taluna, sia jaosta nelle carceri, o berlina tre giorni continui, ed il padroue resti condanna- 2 I/j- to secondo la qualita del suo stato in pena sensi- 1 73 »bile , senza riguardo a veruna sorte di persone di checondizione , o stato si siino , e tal provisionale sia pošto sabito ad effetto, nel che Pillustr. magi¬ stram faecia eseguire il comando, che cosi šara maggiormente assieurata la salute, e non in altra forma. Circa al sesto punto, la citta non ha siti, a ri- serva della Fornace data in parte per la sepoltura degli Ebrei. ma bensi questi ponno ac(£uistarsi dai ^articolari verso il suo giusto prezzo, o affitto in cui Ognuno proeura avvantaggiarsi. Sopra il settimo. Non puo essere inconveniente cio che a questa citta corre d’indispensabile per T osservanza deilo statuto, nonstando in noi in mi¬ nimo P alterazione del medesimo, dovendo essere ministri distinti dal eivile, da quello del erimina- le, in cui si procede con inaggior rigore . Li 29 decembre pervenne lettera del gran ean- celliere di eorte al conte Filippo di Sinzendorf, diretta al capitanio sostituto Bar. Andrea de Fin, colla quale av višava, che esigendo il bene cotnune qualche cangiamento di questo pubblico a favore del commercio, e deTorastieri, S. M. abbia risolto di nominare egli uno de’tre giudici della citta, il quale durasse in carica non solo tre mesi, secondo Fanticocostume, ed ilprescritto degli statuti Trie- stini; rna sino ad ulterior suo ordine. E vi nomino il Bar. Gabriele Marenzi col titolo di giudice cesa- reo. Gonsultatisi i nob. consigli Triestini su questo 210 oggetto , trovarono essere il medesimo indetrimen- to dello statuto; lusingandosi che il capitanio ap- 1 ?'^ punto pel buon servizio sovrano avrebbe lasciate le leggi statutarie, privilegj, e ces. risoluzioni nel- la loro forza e vigore, giacche essi consigii non po- tevano recedere dalla gia fattaelezione , creazione, e conferma dei tre giudici. Che se poi S. M. nouo- stanti le ragioni da riportarsi al suo angusto trono comandasse altrimenti., šara didovuta rassegnazio- ne ai ces. voleri, e restera solo a questa citta il de- plorarepersempre le sue disgrazie a causadella de- rogazione delle sue legginonmai accaduta senza es¬ sere pienamente sentita. Osservatiil capitanososti- tuto i sentimenti della consulta suddetta, sospese il giuramento ad uno dei giudici eletti, perriserva- re il luogo sovranainente determinato pel soggetto gia risolto in giudice cesareo . Per parte delPIntendenza commerciale sotto li 26 aprile deli’anno 1732 fu intimato ai giudici e rettori qualmente il Sovrano aveva trovato neces- sario di esaminare, e ridurreacomodo dei tempi gli statuti della citta di Trieste, nominando estabilen- do una eommissione di corte 3 nella quale furono compfesi il sostituto cap. Bar. de Fin , ed il nomi- nato giudice imperiale della citta Bar. Gabriele Ma- renzi, dando a quella eommissione facolta di chia- mare, e prendere altri a lorogiudizio. Onde dadet- ta eommissione furono proposti quattro punti. 1. Che si desseuna notadistintadelFentratepub- bliche, edindi delle spese ordinarie 5 estraordinarie« 2 ] 6 2. Si ricerco trna specifica de’ debiti publdicicon Ji contratti. 3. Ciie si regolasse 1’affitto delle čase, de’magaz- zini, e delle vettovaglie. 4. Che si facesse larevisione dello statuto, onde a cio che fu una volta prolicuo , ed ora nocivo ven- ga rirnediato. Sopra questi punti non mancaronoi Triestini con sigli incaricare i giudici, e rettori di dover ri- spoudere . 1. Che questa citta, la quale non ha mancato a utto potere uniformarsi, e secondare le piissime intenzioni deli’ augustissimo padrone a favore del commercio col riparo delle strade, escavazione del porto, restauro della piazza, fabbrica d’osteria, magazzini, ed imprestiti per 1’erezione di botte- ghe, ed altri luoghi per la fiera, nelle quali cose tutte ha sacrificato volontieri raolte migliaja di fiorini contro le forze pubblicbe, ed e per sagrili- care ulteriormente nel totale stabilimento delCluz, non puo persuadersi esservi alcuno,, che possa dubitare del contento , che risente nel veder avanzarsi esso commercio, dal quale ancor essa spera riportare rilevanti emolumenti, essendo per contribuire tutto quello che pub dipendere dal pubblico che con concorrere prontamente da sua parte a tutto cio che potesse ulteriormente asevo- larlo in rispetto alj concorso, e allo stabilimento desiderato dahnercanti. Che percio al 21 7 a. GPillustriss. sigg. giudici non mancheranno con prontezza rappresentare alPeccelsa ces. Inten- 1 ‘ J1 denza queste pubbliche , ed miiversali intenzioni, ed il contento, che ne ha, che da tali soggetti ven- ga esaminato lo stato pubblico, esibendo alla rne- desima la commessa specifica delPentrate di que- sto pubblico , dei debiti, e delle spese cosi ordina- rie che straordinarie, cheindispensabilmente occor- rono secondo il registro, che ritroveranno, del che sono molto bene informati, contenendosi n el me¬ todo ^ che viene prescritto dalPeccelsa ces. lnten- denza, e commissioue di corte, aceio da tali rap- presentazioni genuine possa scoprire le necessita pubbliche, e lo stato miserabile in cui sitrova, senza aggravarsi d’altri oflficj dispendiosi di vice- domo ed altro . Al 3. Per quello riguarda il quarantesimo rappre- senteranno pure le ragioni , che ha il pubblico col possessorio da tanti secoli nel modo, che fu rap- presentato alla ces. Corte, e suoi ecc. consigli ec. Al 4. Sopra il lamento , che fa lo stato mercantile a cassa degli affitti di čase, e magazzinil, e delle vettovaglie, che dicono essere montate ad un prez- zo esorbitante, gPillustr. sigg. giudici rappreserite- ranno, non aver verun motivo esso stato mercan¬ tile d’avanzare simili doglianze , perche per quello riguarda gli affitti per lo piu non viene corrisposto ai proprietarj a proporzione del valore delle čase , della spesa , del ristauro delle medesime, e del- PincoinodOj che molti si prendono nel restringere 2rS leproprie abitazioni., non essendo per altro in ve- 1 ^' ja run paese del mondq liinitate sitnili corrisponsioni, e pero si spera, che in tal particolare non verra fatta novita alcuna, ne levata la liberta a’ proprie- tarj, che cio fanno per proprio sostentamento , e delle loro miserabili famiglie , specialmente in questi tempi calamitosi che non si ricava quello si spende dalle vigne , ed altri luoghi campestri. Che le vettovaglie sieno cresciute di prezzo, in cio non pub essere colpa pubblica, mentre non si inan- ca con tariffe , e pene regolare la vendita dei com- mestibili, provando pure i particolari di questa citta tali miserie, che da altro non provengono, se non che dai paesi circonvicini, ai quali non si pub mettere prezzo per non fermare il concorso,che cau- serebbe sempremaggiorescarsezzadeMveri quanto piii la popolazione veuisse ad accrescersi. Al 5. Circa poi ali’ elezione dei giudici, e rettori, e alla proroga del tempo del loro officio, avendo Sua Maesta Ces. nominato un giudice ces. provi- soriarnente , non si vede la neeessita d’ ulterior- niente moderare in questo particolare lo statutO ', ne di bare per ora ulteriore provisione, non sapen- do che motivo possa esservipresenternente dbiltera- re le leggi confermate espressainente dallo stesso augustissimoSovrano regnante, ed in ogni casoche fosse dimostrato qualchepunto nocivogPillustriss. sigg. giudici sapranno parteciparlo a questi consi- glij per poter maturamente deliberare in affare di tanta conseguenza . Si acquietarono obbedientemente i consigli di 2ig questa citta ai voleri di Carlo VI, avendo essi ac cettato il giudice imperiale Bar. Gabriele Maren- 1 * 3 7^ a zi, e ereati per secondo , e terzo giudice della cit¬ ta, Antonio Giuliani, ed il dottore Stefano Gonti- N’ ebbe di eio sommo piacere il Monarca, ed or- dino al capitano sostituto di assicurare i detti consigli di Trieste, ch’egli in tutto il nuovo re- golamento eh’era per formare in questa piazza avea specialmente anco la mira ali’ aumento della medesima citta di Trieste. Nel tempo stesso gli ac- cluse eopia della risoluzione preša sopra il trasmes- so parere delPintendenza commerciale , dove anco esso capitano sostituto ed il giudice Bar. Gabriele Marenzi , come commissarj erano intervenuti. Ed e la seguente in data 3i decembre divisa in nove punti , cioe: i. Inculca al rappresentante, ed al giudice im¬ periale di sistemare la pubblica economia, e clie 1’entrate del pubblico vengano impiegate soltanto in utile pubblico . a. Si compiaee il Sovrano del buon servizio del Bar. Girolamo Marenzi, ed ordina obe proseguisca il medesimo nella sua carica di giudice imperiale sino ad altra sovrana disposizione . 3. Ordina al giudice imperiale ed agli altri due giudici di tenere due sessioni per settimana , cioe il mercoledi, ed il sabbato , ed anco negli altri giorni, se la necessita lo ricbiede . E regola il modo di fare le ballottazioui. 4-Invece del giudice de’maleficj, si stabilisca 220 soltanto un vicario col salario di lire 2060, cioe J ^ 2 fiorini 389 ali’ anno . 5 . Comanda, che invece del csncelliere di palaz- zo s’istituisca un pro-segretario versato nelle lin- gue latina , tedesca , ed italiana , col salario di li¬ re i 5 eo ossiano fiorini 3 oo ali’anno, e possa con- servare 1’antico nome di cancelliere di palazzo .5 6. Affinche in caso di malattia del detto cancel¬ liere Tufficio non restasse vuoto, ordina che gli si dia un aggiunto, il quale adempisca la carica d’un registratore, con la paga di lire mille . o siano fio¬ rini 200, e questi dovranno essere eletti nel consi- glio minore . 7. Conferma nel suo pošto il procuratore gene¬ rale, ilquale portandosi bene possa continuare nel- lo stesso , coli’ assegno di lire rniile , ossiano fiori¬ ni 200 alPanno. E gli prescrive le sue incorn benze . 8. Assegna un contista ai procurator gen. con il salario di lire Soo alPanno, ilquale debba dare una proporzionata cauzione. 9. Ordina che per 1 ’ avvenire si eleggano per un anno, e 1’ anno sussegnente non possano esse¬ re eletti giudici. Le loro incombenze sono di visi' tare piir spesso le banche dei macellai, se danno pes« giusto, ed anobe alla nettezza della citta di avere un occhio vigilante . Perfezionato il lazzaretto di san Carlo in Čampo Marzio non meno che la sua cappella, Paulica so praintendenza del coimnercio propose al capitolo di san Giusto in quest’anno 17,32 se voleva assu- mersi il carico di far celebrare ogni festa di precet- 1 to una messa nello stesso lazzaretto, con proveder- si di cera, vino, ed ostie per le medesime. Di mi- nistrare anche li Sagramenti agli esposti in contu- macia , ed esporsi in caso dMnfezione a tutt’i peri- coli, che seco portasse 1’opporthnita delPassistenza spirituale agPinfetti. Riguardo poi allo stipendio, rimetterassi la raenzionata sopraintendenza allaric- chiesta del suddetto capitolo. Due Chiese erano assegnate per istruire nelda Dottrina Cristiana, e catechismo la gioventu intut- te le domeniche , cioe s. Pietro in piazza , e lachie- sa della Madonna delRosario . In ognuna di queste chiese destinavasi dal capitolo un canonico col ti- tolo di priore della Dottrina Cristiana, ed un sa- cerdote con quello di sottopriore , i quali annual- mente cambiavansi. Quest’anno 1733. li iS.giu- gno fn eletto priore per la chiesa di s. Pietro il ca¬ nonico Giuliani, ed in sottopriore D. Gio. Batt. Machiorlati cappellano vescovile j e per la chiesa delRosario, il canonico Fraticol in priore, e D. Giu¬ seppe Babich in sottopriore . I padri Gesuiti pure insegnavano k nella lorochie¬ sa la Dottrina Cristiana alla gioventu divisa in clas- si. Avevano questi il lodevole metodo d’invitare ogni domenica dopo pranzo i geriitori a rnandare la loro prole ad essere istruita ne’principj della re- ligioue . A tale oggetto, alquantoprima di darprin- cipio alPistruzione, mandavano ungiovanecon cro- ce alberata, ed un altro con grande campanello 222 per la citta, il quale dopo aver suonato alguanto^ * 7 ^ad alta e sonora voce diceva :=padri emadri man¬ date i vostri figliuoli alla Dottrina Cristiana per amor di Dio , se no ne renderete conto a Dio . = Liragazzi, ed anche adulti che s’incontravano per istrada tmivansi dietro la mentovata croce.la /J Somma 98871 :-igo54:4 1 - , / i SPESE Al capitano della citta Al giudice regio Al giudice secondo Al giudice terzo Al provisore primo Al provisore secondo Al vicario , e giudice de’ malefiej Al cancelliere regio . . Al segreta rio pubblico, ossia cancell. di palazzo A1P aggiunto . Al .protettore . A! notaro Al procuratore generale . Al contista primo . Al contista secondo , Al soprastante alParsenale Al cappellano di s. Pietro Al cappellano di s. Rocco Al predicatore cjuaresimale Al predicatore deli' Avven- to .... Špese militari . . , 2321:12.1/2 4 ^ 8 : 3 1 Per la gioventu studiosa . 2523 : 3 .1/2 4 ^ 6 : 33 .i /3 Contribuzione straordinaria 353 Capitario sostituto di Trieste venne nominato nel 1746 Antonio Bar. de Marenzi Triestino. Rifabbricata , e rklotta in miglior forma la cap- pella di s. Servolo sulla šalita della cattedrale, a a54 spese della confraternita del Santissimo , e della ^comunita, il vescovo Petazzi la consagro li a3 no¬ vembre del 1746. Cessato di vivere in Trieste Giovanni Mainati, lascib dopo di se la moglie, ed il figlio Costantino soprannominato Badoero, il quale diedesi alla na- vigazione per il Levante . RadunataDemetrioFoca sopraccennato nel 1746 una quantita notabile d , acquavite, e moscati, ri- torno in Trieste , dove venduta la merce, e diviso il guadagno col Preveto, ognuno di loro formo uti separato negozio . Il menzionato Foča fu il quarto Greco che si stabili in Trieste, ed apri uno smer- cio d’acquavite, e vini del Levante il piu fiorito che allora esistesse, mantenendo col Zante una continua ragguardevole correlazione di coraraer- cio . 11 quinto Greco, il quale fisso la sua dimora in questa citta fu Giorgio Mandli. Questi venne da Mbnovasia, ossia Malvasia nella Morea , a Trieste nelFanno medesimo 1746. Si associo con Giorgio Preveto, e quindi apri negozio da per se di acqua- vite e vini. Adi. 5 del mese di maggio del 174? fu stipulato fra 1’Imperatore Francesco I., ed il Sultano Mah- mud Han un trattato di pace, e libero commercio, perfettamente consimile a quello di Passarovitz, ma colPaggiuuta che i suoi eifetti si estendano an- clie al commercio e navigazione della Toscana, ed ai mercanti di Amburgo, e di Lubeccal, quando fossero forniti di bandiera e patente Austriache, e 2.3 J che i cantoni barbareschi di Algeri, Tripoli, e Tu- nisi sieno egualmente che la Porta tenuti air os- 1 747 servanza di tutti gli articoli del trattato. La torre delPorologio , detta anche del porto , fi:i insieme eollo stesso orologio rinovata 1’ anno J 747- Sonovi nella detta torre dne eampane . Col suo- no della maggiore si avvisava il pubblico della li- citazione dei dazj attinenti alla citta . Si convoca- vano i patrizj al consiglio, e si dava il segnale, affine si chiudessero le caffetterie, osterie, e bet- tole a cerPora della notte , e si suonava anche la detta camparia alle ore undici della rnattina per avvertirele revendigole delPora in cui era permes- so di comprare . Col suono delPaltra si da tutPora il segno di arrengo. Vi esisteva una terza campa¬ ria , colla qaale si convocavano i negozianti alla Borsa. Vicinoalle eampane eranvi due statue mo- vibili coi |baffi omustacchi, ognuna delle jjuali teueva una rnazza di ferro in mano. Al saonar del- le ore battevano a vic-enda sulle medesime, e da- vanoil segno delPora . Il volgo ad una di queste statue avea dato il nome di Michez, ed alPaltra di Jachez , i quali nomi siguilicano Michele, e Gia- como. Dalla seguente iserizione, che scorgesi nella fac- ciata della predetta torre verso la piazza, rilevasi 1’epoca del ristauro della medesima, e rinovazione delPorologio , nella quale occasione furono levat« le due statue di Michez, e Jachez . a56 (*) =: Questa torre per lo pivssato gia scossa dal- 4 ?le macchine dei veaeziani, e dipoi u dal terremoto quasi abbattuta, colFinconcussa costanza de’fede- li Triestini difesa e ristabilita ; Giulio de Fin giu- dice cesareo, Raimondo Francol, eGiorBatt. de Giuliani giudici e rettori, pel bene della patria , ed ornamento della piazza, fabbrieato di nuovo 1 ’orologio, nuovamente la edificarono in piu nobil forma, essendo provisori Francesco Bajardi e Leo¬ nardo de Burlo 1747- = Prima di devenire Maria Teresa alla promessa . elfettuazione della confenna de’privilegj Triesti¬ ni, ordino in data 18 ottobre 174? 3 ohe la totale mutazione "dei giudici e provisori dovesse essere intrapresa soltanto ogni quattro anni , con questo (*) Turrim Hanc "Venetorum machinis olim concnssam ac postmodum terraemotu pene desiectam inconcussa fidelium Tergestinorum constantia defensam, as restitutam Julius de Fin jud. caes. Rajrmundus Francol, ac Jo: Bap. de Julianis judices Rectores in patriae bonefm, et fori omamen tum novo condito horologio nobiliorem in formam iterum instauraverunt Fran. Bajardi, et Leonardo de Burlo provisoribus MDCCXLVJI. 20 ? pero ebe passati i primi due anni dovesse cessare la carica di uno dei due giudici nella persona di 1 Vitale Ciuliani , ed in luogo dello stesso cercarne im altro , e dopo altri due anni cessar dovesse il dott. Antonio de Leo, c!ie gia termiuava la carrie- ra di quattro anni di officio, ed in luogo suo sosti- tuirne un nuovo, ed in tal maniera ogni due anni si mutava un giudice, dopo quattro anni di suo servizio . Che per le presenti cause addoftte dalla rappresentanza commerciale e politica di Lubiana, per la totale pratica de’principianti, e pfer dare ima riforma al nuovamente eletto giudice, doves¬ se sempre restare nelFofficio uno dei primi sino al compimento del quadriennio , come si e detto . In- giunse tutto cio la prelodata Sov rana al capitano sostituto Antonio Bar. Marenzi. Destinato fu dalla Sovrana in capitano di Trie- ste 1’anno 1748 dopo il sostituto Marenzi, il Bar. _ Gristoforo Lorenzo de Flanchenfeld . Dalla citta di Napoli trasferissi in Trieste l’an- no 1748 Teodoro Petrato di Santa Maura, cafiet- tiere, e fu il sesto Greco stabilitosi in questa citta- Egli apri una ricca ed elegante caffetteria in piaz- za grande dove ora ela časa n. 492, eosi detta di Plenario . Questa fu la prima caffetteria cbe si aprisse in Trieste. AnastasioNico della Morea, nelle vicinanzediGia- nina,fu il settirno Greeo cbe slabili in Trieste il suo soggiorao in questo medesimo anno. Fabbrico una casetta sul mandraechio, ed apri una bottega di «appottajo nella proptia časa. Fu essoil priino cba xom. iv. 17 a58 introdusse quest’arte in Trieste tanto necessaria 748 a n a marinarezza . I soprammenzionati sette Greci, cioe Costantino figlio di Giovanni Mainati detto Badoero del Zan- te, Atanasio Zalla di Missolongi, Giorgio Preve¬ to del Zante, Demetrio Foča pure del Zante, Giorgio Marulli di Monovasia nella Morea s Teo¬ doro Petrato di Santa Maura ed Anastasio Nico nativo delle vicinanze di Gianina, furono i primi, e quelli che formarono, e rappresentarono in ap. presso il corpo della nazione Greca-Orientale in Trieste . Ad essi la Sovrana Maria Teresa addriz- zd il diploma dei privilegj che quella nazione pos- sede . Essi furono , che fondarono a proprie spese la prima chiesa di rito Greco in questa citta sotto 1’invocazione della Ss. Annunziata, e di Santo Spi- ridione . Frattanto il dolce vineolo che univa gli animi di quei sette primi fondatori del traffico le- vantino, l’ s indefesso travaglio per tenere ravviva- to il commercio in questa piazza , e per animare ed avviare all’industria_, ed al vivere deeorosa- mente i loro connazionali meno facoltosi, che ca- pitavano in Trieste, Ponorata figura che faceva- no non solo coi naviganti Greci che frequentavano questo porto, ma hen anche con tutti i negozian- ti di questa piazza^, indussero il Bar. Cristoforo de Flanchenfeld capitano della citta, e fortezza di Trieste ad amarli, consigliarli, e raccomandarli con calore ali’ augusta Sovrana. Trovavasi in questi tempi in Vienna un valido sostenitore della nazione Orientale nella persona z5g di un prelato greco nativo di Scio, per nome Da¬ niele Sfongara, arcivescovo di Belgrado. Golla resa* 748 di quella celebre fortezza, fatta dagli Austriaci alla Porta Ottomana, nel 1789,, si pose in salvo il prelodato arcivescovo nella citta di Vienna, do- ve bene accblto e favorito dalla corte, si tratten- ne fin che visse . Šalita sul trono 1 ’ immortale M. Teresa , molto favorito ancha dalla medesima il detto prelato sovente le poneva in vista, quanto ntile sarebbe pel commercio col Levante il richia- nio } e lo stabilimento della greca nazione nel suo porto di Trieste, e che a tal fine necessarib sareb¬ be di favorire la detta nazione con qualche privile' gio, e col permetterle la fondazione d’ una bhiesa del proprio rito. I Greci stabiliti in Venezia riflettendo ai grafi vantaggj coramereiali del porto-franco di Trieste, e bramando di cercar miglior sorte si appoggia- rono a un Odrto abbate Damasceno Omero nativo di Smirne, uomo intraprendente, non iscarso di talenti. Promisero i suddetti Greci al Damasceno di sloggiare da Venezia, e che il loro esempio po- trebbe eccitare anehe altri levafitini a fare lo štesso , qualora egli procurasse dali’ Imperatrice Maria Teresa la permissione di poier erigere in Trieste una chiesa . Persuaso il Damasceno della loro opinione, si trasferi in questo medesimo anno 1748 a Trieste in compagnia del negoziante Pietro Cuniali nativo di Cipi'o. Appena qui arrivati si presentarono ai sette Greci formanti la nazione . Manifestarono ai medesimi il piano loro,ecome a6o t erano determinati tli partire per Vienna. Informati ‘b'il Darnasceno, ed il Cuniali da’ suddetti capi. essere gia in Vienna il prelato Sfongara, che con tutto 1’ impegno nianeggiavasi per lo stesso, e che prirna di partire meglio sarebbe stato carteggiare col prelodato rnonsig. Sfongara ■ sospesero la loro partenza per Vienna, la quale non successe che dne anni dopo. Analogamente al patto fatto dali’ Imperator Francesco I. 1 ’ aztno passato, furono poi ai 23 decembre di quest’ anno 1743 5 colla reggenza di Tunisi, agli 8 ottobre del rr.edesimo con quella d’ Algeri, ed ai 27 gennajo del 1749 con quella di Tripoli stabiliti altrettanti separati trattati dipace, coi quali 1 ’ Austriaca navigazione veniva garantita dalle loro piraterie. Dal momento cbe Trieste diedesi sotto la prote- zione, e dominio deli’Austria P anno i 38 a,il Du- ca Leopoldo invece di unpodesta,dal quale veniva governata per Paddietro la detta citta, vi spedi Ugone conte di Duino col titolo di capitano, sotto il qual titolo fu governata Trieste dai ces. rappre- sentati sino a quest’anno, nel quale Maria Tere- sa vi noinino un presidente alPIntendenza corn- merciale, e per primo intendente fu nominato Francesco Bar. de Weissehutten . Dietro una supplica che i consigli di Trieste presentarono alPAulica Commissione, spedita in Trieste dalPImperatrice Maria Teresa, la medesi- ma Sovrana ripristino i detti consigli nella sna antica liberta di creare non solo i tre giudici, m a ž6j atrelie tntti gli altri officj a norma del patrio statu¬ te), durabili tutti per soli quattro mesi, come anti- T camente praticavasi, a riserva del giudice regio, il gnale venne confermatd ancor per un anno nella persona del Bar. Giulio de Fin . Tale consolante risoluzione fu notificata nel consiglio dei a4 de¬ cembre 1749 dalFIntendente del commereio nel littorale Austriaco capitano civile e comandante mi- litare il Bar. Francesco de VVeissehutten . Si venne (juindi alla creazione delle nuove cari- cbe , e furono eletti in giudici e rettori, Didio de Giuliani, e Lorenzo de Francolsperg. In caneellie- re di palazzo Daniele Francol dottor in ambe le Jegg-i. In vicedornini Antonio delFArgento, e Giu- sto de Francolsperg . In proenratore generale Dol- eetti, il qaale fu confermato per un anno . In fon- dacaro Antonio de'Bottoni dottor in ambe le leggi, ed in suo -luogoil dottor Francesco delFArgento. In eassiere del fondaco Francesco Bajardi del qu. Felice . In protettore al banco criminale il dottor Gio: Saverio de Jurco , ed in notaro Gio: delFAr¬ gento . In provisori Gio: Marcliesetti, e Maurizio Urbani. In stimatori del cornune Antonio Cingher- le , e Giusto Paradiso . La stessa Sovrana colla Patente dei 14 luglio di quest’anno per il maggiore inerernento del com~ inercio di transito , statui la concessione dei cosi detti passaporti franehi , pe’ quali le merci tran- sitanti, che vi erano fornite, godevano assoluta esenzione da qualsivoglia gabella sovrana o signo- rile, tranne gitella di pedaggio . Ordino in appres- s6a so il restauro deli’ acquedotto, il quale rendevasi 749*ecessario per la scarsezza d’ acqua, cui pativa questa citta. Siccoine colla venuta continua di famiglie este- re , a motivo del commercio, la citta di Trieste diveniva sempre piu angusta per . contenerveli, cosi 1’Imperatrice Maria Teresa con suo Reseritto de’27 novembre del presente anno 1749 ordino che fii demolissero le mura della citta e che sopra i fondi delle contigue saline si erigesse dai particola- riuna nuova citta, la quale dal di lei augusto nome fu detla Teresiana. In qnest’anno parimenti diede principio lq. Cor- te di "Vienna a concedere delle Patenti di naviga- zione ai legni mercantili. Con Reseritto del di 29 novembre Plmperatrice ordino Perezione di nn vasto non meno che magni- fico e regolare edificio quadrato ed isolatoj, in vece della muda veechia , che in oggi conserva il nome di Dogana vecchia, delPestensione di Clafter qua- drati 857:4 Nel luogo dove trovasi la contrada del Ponte, vi era un picciolo canale navigabile che dalla Por- tizza entrava ‘in citta, e veniva a terminare al principio della piazza, chiamata la Vecchia, pel transito del quale vi era stato eretto un ponte di legno avente in una estremita la statua di s. Flo- riano, e nelPaltra quella di s. Giovanni Nepomu- ceno.^iccome le esalazioni delPacque stagnanti infettavano la citta,cosi in quest , anno si diede principio alPimmunizione delle saline, si chiusp 263 pure il detto canale, e fu demolito il mentovato ponte. i? 5 o Presidente alPIntendenza eommereiale, e capi- tano di Trieste venne dalla Corte assegnato Pan- no 1750 il conte Nicolo de Hamilton. Fu il pri- mo che abbandonata la residenza del castello pren- desse alloggio in citta. L’abbate Damaseeno Omero, ed il negoziante Pietro Cuniali , per solleeitare la compilazione dei privilegj per la Greca nazione, partirono alla volta di Vienna Panno 1750 , dove arrivati nulPal- tro fecero, cim attendere al risultamento di quello che avea operato P arciveseovo Greco Sfongara, e si trattennero sino a tanto che ne videro la fine; che successe nell’ anno seguente . Erano ormai trascorsi circa undici anni da che la nazione Greca-Orientale era priva di console ( giacche dopo la morte di Liberale Baseo non si sa che ve ne fosse stato sostituito verun altro ). Avendo finalmente la Sovrana M. T. aderito alle replicate istanze del prelato Sfongara, oltre la con- cessione dei privilegj, assegno anche alla nazione suddetta nel 1761 un console nella persona di Cri- stoforo Manuca conte del Sac. Rom.Imp. della Torre, magnate delPUngheria , al quale la mede- sima Imperatrice consegno i predetti privilegj per la nazione Greca-Orientale, portanti la data dei 27 febbrajo i75i.Parti poco dopo da Vienna il nuovo console, ed arrivo a Trieste contempora- neamente alPabb. Damaseeno,ed a Pietro Cuniali. Fu quinci destinato un giorno, nel quale il console 264 invito i sette rappresentanti la nazione ac! intef- 1 venire nella residenza del presidente di Triestft eonte Nicolo Hamilton , ed alla presenza delle p rim ari e a utori ta, essendovi ancbe intervenuti il Damasceno, ed ii Cuniaii. II console conte Mami¬ ca presento al presidente i privilegj sopra un ba- cino d’ argento , ed espose con un’analoga allocu- zione i benefici sentimenti della Sovrana, e la spe- cial grazia della medesima verso (1) la sna diletta e benemerita nazione . Corrisposero i Greci nei proprio linguaggio i sentimenti pivi cordiali della loro fedelta , gratitudine, ed impegoo per il feliee esito dei benefici intenti della magnanima Sovra¬ na, io che fu esattameute spiegato in dialetto ita- liauo dal predetto conte Manuca possessore della greca lingua . Il presidente riconsegno i privilegj al prefato conte Manuca qual custode e protetto- re . Il di seguente i Greci iecero una visita parzia- le allostesso conte Manuca, eglipresentarono Cen¬ to zecchioi d’oro. Egli bemgnamente gli accolse, e promise di favorirli, come di iatti fece in tutti gl’ incontri . Nello stesso diploma de’privilegj era assegnata la localita dove piantare la chiesa. I sette Greci capi immediatamente ne fecero disporre il disegno (i) Quini!nmo ejusmodi privilegia, immunitates, et indulta, dilectae nobis Greca e genli clemettter con- cessa ec. in privileg. 265 ed appareechiare gli occorrevoli materiali, perin- cominciare il lavoro nel sito dove al presente e la 1 chiesa di santo Spiridione deTLrecillliriei. Siccome i mentovati sette Greci non avevano sufficienti c-spitali da poter impiegare nel suddetto lavoro senza aentirsi sbilanciare nei loro affari, unirono a se Pietro Cnniali come pili facol toso , affinche per mezzo pare del suo a juto, la fabbrica potesse pro- gredire sino al suo termine. II Cuniali, come sog- getto di buon carattere , e rnolto inclinato alFau- mento della sua nazione in Trkale, concorse ben volontieri col suo danaro senza verun riguardo al- 1’ assunta impresa . Diedesi principio in quest , anno al magnificomo- lo dietro il Lazzaretto di san Garlo per rendere si- curo il porto di Trieste. Mediante la Risoluzione de’15 decembre 1761 sono stati formati i sensali. In mezzo alla piazza grande, tra la torre det- 1’orologio del porto , e la loggia, vi era una statua del Santo protettore di Trieste san Giusto martire, inalzata sopra un semplice piedestallo di pietra . Nello stesso locale, levata la detta statua, faeret- ta 1’anno 1751 la presente fontana, nella quale per uso pubblico viene introdotta Tacqua median- ti tubi di legno dal monte vicijao alla chiesetta dei santi Giovanni, e Pelagio , detta volgarmente san Giovanni a Starebreg . La detta fontana tutta di pietra raffigura uno scoglio innalzato da tre gra- dini. Sopra il medesimo vi sono diversi colli mer- cantili, sulla sommita de’ quali vi e una Fa- 266 ma suonante la tromba . L , acqna viene gettata da *quattro delfini nelle conche disposte in quattro la¬ ti. In ogni angolo vi e una statua rappresentante una delle quattro parti del mondo . Sopra la conca dirimpetto alla loggia trovasi incisa la seguente iscri- zione. ( # ) Alla meta di questo secolo sotto il regno di Francesco primo, e di Maria Teresa, per cura di Rodolfo de Chotek conte del Sac. Rom. Imp. pre- sidente del pubblieo erario, e della direzione del commercio, essendovi per intendente il conte Ni- colo de Hamilton, fn da essi promosso 1’incremen# to della citta di Triest6 cogli elementi di tutte le (*) MeDIo lioG saeCLo Francisco I. et Maria Theresia Regnantibus Cura Rudolphi S. R. I. Comitis a Chotek Aerarii puhlici regendorumque commerciorum; Praesidis sub Praefectura Comitis Nicolai ab Hamilton Urbis Tergesti incrementa Ab ipsis inchoata sunt rerum omnium elementi* Ignis cultu viciuae Sylvae copiosior Aer expletione salinarum purior factus Terra fuudo sanctorum Marthyrum aucta Aqua a scaturigine montium ad hunc fontem Dueta fuit. a6 7 pose , reso piu abbondante il fuoco colla coltura del vicinp bosco, piu pura 1’aria eolFimmunizio- 1 ?^ ne delle saline , dilatata la terra col fondo dei ss. Marliri, 1 ’acqua dalla sua montana sorgente fu condotta a questo fonte. Suli’ opposta conca si legge . (*) II consigiio della citta di Trieste per comodo dei cittadini e forastieri, questo fonte d’ acqua pe- renne per sovrana munilicenza condotta, stabili a pubbliche spese 1’anno di nostra salute 1751. Ignazio Bianchi, professante la confessione elve- tica riformata, fu il primo, che nel 3 751 per gode- re i privilegj del porto-franco si stabilisse in Trie¬ ste , a cui nelP anno seguente si associo Gasparo Griot, ed arabi vi stabilirono una caffetteria e sca- letteria, ossia pasticceria 5 che tuttora‘ esiste nella contrada di piazza piccola. Indi vennero Gasparo Frizzoni, ilquale eresse un’osteria;Cristoforo|Joost che apri una picciola bottega da caffe, al qual uiti 5 - mo si uni Emmanuele Battaglia, tutti Svizzeri. Senatus Tergestinus Civium advenarumque commodo Fontem hunc Perennis Aquae Augustae Munificentia Deductae Puhlico aere posuit A. S. 1751. £> 63 - II magistralo si regolnva pel passato in affari di 2 sanitu. dietro la Patente veneta delPanno 1719,'ed appena Patino 1762 fu compiiata la pritna istruzio- ne sanitaria propria per li porti del domiuio Au- striaeo . Arrivata al sno termine la fabbrica de’la chiesa dei Greci-Orientali , Pietro Cuniali, il quale aveva somrninistrati i danari pel compimento del la rne- desima, trovandosi sbilaneiato, deterrnino di fare ritorno in Cipro sua patria^ che percio proteste al- la nazione di voler essere rimborsato del suo dena- ro , sornministrato per la fabbrica della chiesa sud- detta . A tale inaspettata pretensione costernata la nazione, considerando il grand’esborso fatto solo per Pesteriore della chiesa , oltre che per essere stata piantata sopra uri fondo morbido senza le necessa- rie precauzioni 5j facea gia de’grandi scherzi minac- cianti rovina , senza computare le spese gia fatte per lo stabilimento delPinterno, pel mantenimen- to dei religiosi e di diverse povere famiglie soprag- giunte, consulto del modo da doversi contene- re, e tutti unanimi decisero di fare ricorso alla magnanima Sovrana colPimplorare un imprestito di 12 mille fiorini, obliligandosi di restituirli nel termine di 28 annit, cioe Panno 1776, contribuen- done frattanto ogni anno il respettivo supporto. L’augusta M. T. tosto accordb Pimplorata impre- stanza ai sette Greci con Decreto dei i 5 luglio 1 7 53 , i quali colla loro sottoserizione si obbliga- rono alla rnanutenzione, e soddisfazione del debi- to. Ricevuta la predetta somma la diedero al pre- 26() rmmitiato Cuniali, il quale amiehevolmente si contento , e quindi se ne parti da Trieste . Assun- 1 tasi impegni si gravosi la piceiola nazione , con la sua fedele amministrazione, e zelo nel eontribuire oltre una somma fissa annualmente anehe pronti esborsi pei bisogni straordinarj, pote ristabilire la mal piafttata chiesa, sisternarla internamente coi fornimenti pili necessarj, fare un luogo apposito per ricevere i poveri, che sovente arrivavano dal Levante; fabbricare il recinto,e finalmente man- tenere un saeerdote, necessario, ed il predetto Da- masceuo, il quale aveaottenuta dall’Iitsperatrice il titolo di capo spirituale della detta chiesa , e della nuova colonia Greca in Trieste per onore, e nuli’ altro. Verine oprest’ anno in Trieste il Metropolita di Montenegro, Basilio Petrovich , e nell’ occasione , ch’ egli celebro la messa, alla quale interven- ne il presidente deli’ Intendenza Co: Hamilton col magistrato civico ed ulBcialita, egli decoro 1’ abb. Damasceno col titolo di archimandrita, che signifi- ca capo spirituale del gregge ; rango ecclesiastico presso i Greei, senza il quale nessuuo puo venire eletto vescovo . Il prernentovato presidente in con- fenna di questo titolo gli rilascio un attestato, che porta la data de’ 26 maržo 1753. In quest’ anno rnedesimo fu introdotto il dazio sopra il pešce. Li membri della confessione aiigustana fecero acquisto d’ un fondo, ora segnato col n. 1064 per 1 ’ erezione di un cimiterio. Tale acqui$to fuconfer- 270 mato col rescritto aulico del di 6 decembre delid stesso anno 1753. Alle antiche beccherie, o luogo destinato alla vendita delle čarni macellate, che al presente ancora chiamasi le beccherie vecchie, fu sostituito 1’ anno i 754 il locale presso Riborgo, ove sino al i754presente esistono 14 botteghe del pubblico desti- nate per lo spaccio delle carnibovine; Una di dette botteghe fu lo stesso anno destinata per uso della bilancia pubblica , di cui ognuno puo servirsi, che črede di essere stato defraudato nel peso . Per migliore andamento della direzione delle pese la sovrana corte ordino d’impiegare un giustiziere* e prima della di lui istallazione, fu compilata una apposita partieolare istruzione, in seguito alla: quale con rescritto del di 21 luglio deli’ anno pre¬ sente fu appoggiato quest’ incarico a Simone Han- del j a cui con risoluzione del di 6 maggio del se- guente anno fu concesso un aggiunto nella perso- na di Giovanni Lobassek. Solo in quest’anno si pose in esecuzione il sovrano rescritto deli’ anno 1749 per 1’ erezinne d’ una nuova fabbrica ad uso di muda, o dogana Esisteva gia un edificio di dogana nella contrar da detta della Muda vecchia a pie della šalita di s. Maria Maggiore; ma siccome questo , oltre ad essere situato in luogo incomodo, era divenuto ormai anche troppo angusto, cosi principiossi il nuovo grandioso edificio conosciuto in oggi sotto il nome di dogana vecchia . Il regolamento de’ prowedimenti in caso d’ in- 27 * cendio del primo decembre deli’ anno 1754 merita di essere rammemorato, tanto per prova delle cure delPottima Sovrana per lo bene di Trieste, quan- to per le savie disposizioni ecautele ordinatevi. Ia quest’anno fu fabbrieato un’officio di Sanita, e fu istituita la pubblica scuola di Nautica, il professo- re della quale fu il padre Luigi Orlando Gesuita . Ridotta finalrnente P anno 1755 al suo perfetto compimento la chiesa de’ Greei-Orientali sotto l’in- vocazione della Santissima Annunziata , e Santo Spiridione, fu celebrata la prima liturgiadal primo parroco Raflfaele Damna nel giorno di Pasqua di Resurrezione. Fu stabilito in quest’anno in Trieste il visitato- rede’morti. Egli e questo un cbirurgo, il quale alPavviso della morte di qualunque persona, por- tasi alla časa del defunto, s’informa della causa di. sua morte, ne forma un biglietto, indicando nel medesimo il giorno e l’ora della morte, l’eta, il numero della časa, il nome e cognome del defun* to, dei 'genitori suoi, e del numero dei figliuoli, della condizione, della qualita della malattia^ e del medico che n*ebbe cura ec. Sen za una tal revisio- ne, e biglietto, non viene dal parroco levato il ca- davere dalla časa. Il primo visitatore fu Benedetto Fleck. Fu placidata conrescritto dei aogiugno diquest’ anno Papertura d’un officio di Borsa, e fu pubbli- cato il primo suoRegolamento che porta la data dei 20 giugno. Fu anche col nnovo Regolamento rimo- dernata ed amplificata la Patente sanitaria pertut- 27 a ti gli ufficj di sanita, e lazzaretti, eserve di norma agPimpiegati e contumacianti. I funzionaij ed impiegati pubblici deli’ anno 1756 in Trieste trovo essere stati i seguenti. 1756 ALL’IMP. R. SUPREMA INTENDENZA GOMMERCIALE SOPRA TUTTO IL LITTORALE AUSTRIAGO RESIDENTE Presidente Nicolo del S. R. I. Conte de Hamilton, Signore di Durenkrnt", Liechtenstein. Hunscbiiz, e Radllo- vicz , attuale ed intimo consigliere di Stato , cava- liere della chiave d’oi’0, capitano civile, e coman- dante miiitare della citta, e fortezza di Trieste, Fiume, Segna, e Garlobago . Consiglieri. Filippo del S. R. I. Tesoriere ereditario, conte de Sinzendorf, cav. della chiave d’oro attuale, cav. di Malta, preside del tribunale mercantile della prima istanza. Francesco Carlo del S.R. I. liberoBarone deFin, cav. della chiave d^oro attuale. Giangiorgio del S. R. I. libero Barone de Man- nagetta, e Lerchenau. 373 Sigismondo conte de Saurau, cav. della chiave d’oro attuale. Pasquale Ricci. Segret ar j . Tobia Filippo Gebler. Giuseppe Marino Voxilla. Registratore e Speditor9 . Giuseppe Antonio de Strohlendorff. Cancellisti . Giangiorgio Busch. Ignazio Francesco Frossard. Francesco Guglielmo Planck. Garlo Francesco Cratey. Claudio Innocenzo Herr. Praticanti . Pietro Antonio Barone de Pittoni. Francesco Saverio Barone de Konigsbrunn. Luigi Nicolo d’Orlando. Fanti della Cancelleria. Luca Cociancich. Luca Terebbi. TOM. iv. i< MAGISTRATO Dl S ANITA’. a?4 S75 6 Nicolo del S. R. I. conte de Hamilton . Provvisori effettivi Consiglieri . Filippo conte de Sinzeadorf. Pascjuale Ricci. Giulio Barone de Fin, giudice regio. Francesco Barone Mareuzi. Con due provvisori comunitativi. Provvisori aggiunti . Andrea Ignazio de Bonomo, insieme cancelliere C. R. Giuseppe Maria Vitali capitano del porto. Prior e del lazzaretto di s. Carlo ( ora detto il vecchio ) Francesco deli’ Argento. Guardiano. Antonio Tommasini . Cappellano. D. Pietro di Castro . Assistente al casino di Sanitd. Giuseppe Capuano. Giusto Giuliani. Medico di Sunita. Bott. Filippo Gobbi. Chirurgo di Sunita. Benedetto Fleck. TRIBUNALE MERCANTILE DI SECONDA ISTANZA. Preside . Nicolo conte de Hamilton. Assessori . Gio: Saverio de Jurco. Leonardo de Burlo. Giusto de Francolsperg. Ignazio Craiter. Attuario. Andrea Ignazio de Bonomo. TRIBUNALE MERCANTILE DI PRIMA ISTANZA. Preside. II consigliere Filippo conte de Sinzendorf. 1756 276 Assessori. Antonio Saverio de Leo. Antonio Annibale de Bottoni. Giovanni Brentano. Adamo W agner. Attuario. Tommaso Ustia. Ascoltanti . Pietro Antonio Barone de Pittoni. Francesco Saverio Barone de Konigsbrun Giuseppe Andrea Bonomo Stetner. Fante . »Santo Gabelli. Capitano del porto . Giuseppe Maria Gav. VitalL Esattore . Pietro de Gonti. Mutaro . Gio: Garlo de Garzaroli Cdntrollore Giorgio Francesco de Lumaga. fiscale . Gio: Saverio de Jurco. Protocollista. Giuseppe Antonio Clemenz. Scrivano . Gio: Giacomo Rosmann. Amministratore dč Šali. Tommaso Saverio Togn^na. Controllore. Cristoforo Bonomo de Stetner. Primo assistente » Andrea Sanzin. Secondo assistente• Pietro de Franeolsperg. Ujfiziale di proviande . 378 1756 Gio: Giorgio Hilberth, Vicario . Mario Mattei. Attuario. Giovanni deli 5 Argento. MAGISTRATO DELLA CITTA’. Giulio Barone de Fin giudice regio con due giu- dici, e rettori, e due provvisori. Segretarj , e Vicedomini. Gio: Saverio de Jurco. Antonio Annibale de Bottoni. ■ » G*.O Oil.*0-iO'vJ. Cancellista . Francesco Francol. CURIA CRIMINALE. Giudice d£ tnaleficj. Mario Mattei. Protettore . 379 Daniele de Francol. Notaro. Gio: Giacomo de Bajardi. Procuratore generale . Francesco Giacomo de Bajardi. Contisti pubblici . Giuseppe., e Geremia Francol. Nunzj. Antonio Čimer. Bartolommeo Merlach. Stabilitosi nelPanno 1756 in Trieste un certo Calidonio fabbricatore di cinti, a questo il pubbli- co, per essere egli il primo che introducesse qui quest’arte in molti časi necessaria, assegno gratis un botteghino nell’angolo della locanda grande, verso la časa fu Plenario. E memorabile altresi quest’anno pel Rescritto delli 14 ottobre, in, vigor del quale fu eseguita la escavazione del canal grande, il quale ora si rende necessario per li vascelli grossi, che prima di ades- so non vedevansi cosi numerosi, ne cosi frequeuti J 7^nel nostro porto . Anzi riguardo alla seavazione di questo canale giova il far memoria, che molti ed assai grandiosi progetti n’ erano allora stati fatti ; ma che il prescelto ed eseguito giustarnente merito la preferenza, perche il pid semplice di tutti,e perche secondo gli altri sarebbesf ingombrato piu che la meta di quel terreno, su cui ora esiste la nuova citta. La detta seavazione fu affidata a Mat- tio Pirona . Esistono inoltre in Trieste e suo territorio i se- guenti torrenti, e fiurni: cioe x. Il torrente di Scorcola, che cade nel mare vi- cino al nuovo lazzaretto F Il torrente Scoglio, che si congiugpd col 3. TorrenteKlutsch al ponte tra il palfjzzoGhioz- za, e la časa Sinibaldi, e viene a formar^ un solo torrente, il quale chiamasi propriamente cPkl nome generale di 4. Torrente, il quale mette nel mare vicinoVHo > squero nuovo . 5. Il torrente detto dei Spini, forma col 6. Torrente chiamato Quart un ramo maggiore, il quale vien detto 7. Fiume piccolo, che passa per mezzo delle sa- line in Zaule, e sbocca in mare. 8 . Il fiume Lussandra ( Rossandra ) dopo aver diviso il terreno Austriaco dal fu veneto , entra si¬ mi] mente in mare. 9. Il fiume grande , ossia canal navigabile, che scorre in mare nelle saline di Zaule , e finalmente 23 X io. II torrente, chiamato volgarmente fiume Pe- taz^halasua origine ne’beni attinenti ai Conti 1 di ugual nome, e passando tra le saline, va simil- mente a terininare in mare. Un orrido, e stravagante nembo successo il di 16 settembre di quest’anno 1756, ilgu&le principio alle sei ore della mattina, e durb sino alle 4 del dopo pranzo, rese i suddetti torrenti e fiumi si gonfi e rapidi, che le loro acque portarono nel ma¬ re dei carrettoni di mercanzie, e ferramenta , sen- za annoverare gli altri danni calcolati a circa mez- zo milione di fiorini. La prima fabbrica di pelacaneria, oscorzeria, fu eretta in quest’anno nella contrada di s. Anto¬ nio dal negoziante Luzzato, e fu privilegiata col diploma del di 25 maggio deli’ Imperatrice Maria Teresa. Eretta la chiesa j e stabilita la greca liturgia, continuarono viemaggiormente a sopraggiungere in questo porto-franco nuove famiglie dal Levante. Venne in quest’ anno da Patrasso Pietro Deris , il quale con un ragguardevole capitale introdusse il commercio della Morea con somino utile di questa piazza , poiche tutti i bastimenti provenienti da quella penisola al medesimo eran diretti, ed egli cola li rispediva carichi di merci dello stato au- striaco . In questo anno pure arrivo da Argos nella Mo- rea Basilio Ulacaiti con la moglie e sette figliuoli, vale a dire tremaschi, e quattro fe mini n e , una delle quali naeqne nel tempo della saniiaria con- 282, tumacia, che la detta famiglia facea nel lazzaretto, 7 56 L a maggiore di queste figlie maritossi in appresso con Giorgio Preveto, uno dei sette capi. Contem- poraneamente giunse anche ApostoloPacidiotti con cinque figli e tre figlie . Prive erano le dette fami- glie di beni di fortuna, nulladimeno furono dai ca¬ pi della loro nazione amorevolmente acc<e, ed assistite a segno, che in progresso si trovarono in istato di giovare altrui. Della prima famiglia non esistono in oggi che due donne maritate, e della seeonda vi sono tuttora due fratelii Giorgio, e Lo- renzo Pacidiotti con prole, ciascheduno proprieta- rio separatamente di časa, e bottega di comme- stibili. ^ Da Napoli arrivo in Trieste nel i757 Giovanni aerneli Greco nativo di Santa Maura . Apri una fabbrica di paste , come anche edifico una casetta dirimpetto alla dogana vecchia.Si ammoglio con una figlia di Aggi Lefteri per notne Elena, che tut¬ tora vive nella propria časa, insieme con una sua sorella piu giovarie chiamata Barbara, ed un figlia proprio di notne Spiridione . Amotivoche ilpane,il quale vendevasi daiforni della citta, oltre alPessere di qualita cattiva, gior- nalmente calava del peso prescritto; il pubblico stabili di .dame la facitura ad impresa per dieci an- ni. Loche segui ilprimodi gennajo delPanno 1758, e gl’ impresarj furono Ernesto de Bonomo, Gere- mia Francol, Antonio Grassi, Marco Blanchenay, Grassin Vita Levi, ed altri compagni . Si obbliga- rono i medesimi di vendere il pane di flore di fari- s 33 na a a 3 lotti per 4 soldi, ilquale prima era di lotti 2,2,. edil pane ordinario, cosi chiamato nero, ven - 1 ^ 8 dutosi sempre a soldi cinque in ragione di lotti 44 * di doverlo esitare a ragione di lotti 46 pel medesi- mo prezzo . Si obbligarono inoltre di provedere il pubblico dnrante tutti i dieci anni di pane al prez¬ zo suddetto senza veruna alterazione, ancorche vi fosse carestia, o abbondanza di grani; eccettuato pero il solo casuale evento di qualche peste o guer- ra j la quale fosse stata per accadere nel Littorale, o nella Lombardia Austriaca. Cinque botteghe ven- nero destinate per vendere giornalmente il pane , cioe due in citta nuova, e tre nella veechia, e sem¬ pre fresco . Per il pane poi del giorno antecedente o di meno peso venne destinato un altro luogo se- parato, sopra cui vi era la seguente iscrizione. = Qui si venele vecchio , e sotto il peso stabilito cotto pane . = A tutti i partieolari venne vietato di far pane per venderlo, eeeettuate le sole Breschizze, alle quali fu lasciato libero ed imperturbato il lo- ro negozio di pane anche nelPavvenire . Avea Maria Teresa ’gia pubblicato per 1 ’ Austria ai 10 ottobre del 1748 un ordine per li falliti; ma questo, come altri precedenti e sasseguenti, era cosa sommaria ed imperfetta assai, e non aveva vigore di legge in Trieste . Percio emano ella ai i 3 gennajo di quest’anno per Trieste , e tutto 1 ’Au- striaco Littorale la nuova ordinanza di commercio e de’falliti. Ella contiene non solo la procedura concursuale, ma tutta la legislazione relativa allo 284 stabilimento , mantenimento e consumazione leg&- ?^le di una časa di commercio. Esisteva, fin dai 20 maggio "i 722 uno stat Tito ossia regolaraento cambiario per Trieste e l’Au- striaco Littorale ; ma essendosi conosciuto insuffi- ciente per la buona procedura forense in ogni ge- nere di affari commerciali , fu in data dei 19 gen- najo di questo medesimo anno 1758 costituito un nuovo regolamento di procedura per li tribunali mercantili di tutto il Littorale suddetto . II primo articolo di questo regolamento tratta della giuris- dizione del consolato del mar e, e tribunale mer- cantile, e costituisce un foro assolutamente privi- legiato tanto per la materia in questione, quanto per le persone litiganti, e con tale estensione che queste persone gli sono soggette anche negli atti officiosi, o nel cosi detto Officio nobile del giu - dice . In quest’ anno venne munito d’una istruzione il capitano del porto, si costruirono i cavafanghi, e si posero dei fari, delle eolonne , e degli anelli per sicurezza dei bastimenti. Siecome in Trieste ;venivano pešate le metci a libbra grossa veneta, e non a funto di Vienna , cosi affine non nascessero inganni, furono raggua- gliate libbre 118 e mezzo grosse venete per centu funti di Vienna , e cogli Editti delli i 5 giugno , e 26 novembre 1758 venne ordinato , sotto pena di confiscazione, di vendere e comprare al solo peso di Vienna. aS5 Arrivarono in quest’ anno da Napoli Giorgio Pu- lia , e Giovanni Llipi ambi Greui nativi di Santa 1 7°^ Maura. Aprirono questi una caffetteria rinomata, e conosciuta sottoil nome di caffe de’Greci. Fabbri- carono una časa nello stesso locale della loro caf¬ fetteria rimpetto alla dbgana vecehia . Aumentandosi giornalmente la popolazione in questo porto-franco, e proporzionatamente anche le čase nella citta nuova, si volle rilevarne il nu- mero per la prima volta colla seguente COSCRIZIONE Della popolazione> e Čase della vecehia e nuova cittk di Trieste principiata ai i3 febbrajo, e termina- ta ai ao aprile del 1^58. a86 Summa retro . . . . N. i 55 Popolo CaUolico 287 L’ anno seguente 1759 furono stabiliti dei con- soli, e viee-cousoli nei porti di mare , e degli agen- 1 ti nella Barbaria , e sistemate delle tasse per Fas- sistenza, che prestano ai bastimenti Austriaci. Tutti i Greci venivano pel passato sepolti in sagrestia, ed appena col Reseritto del di 29 feb- brajo 1759 fu loro placidato di farsi seppellire in pubblico , come tutFi Cristiani, ed avevano il lo¬ ro cimiterio nel circuito esterno della chiesa. Imperatrice Pontefice Maria Teresa e i/60 Clemente XIII. Frajntcesco I. 1 83 ANTONIO FERDINANDO conte de Herber¬ stein gia abbate infulato di Pruna nelPUngheria • Nacque egli in Graz li 3 o decembre 1725 , succes- se nella sede veseovile di Trieste al vescovo Pe- tazzi li 20 luglio, per essere questi stato trasferito al vescovato di Lubiana in questo stesso anno . In quest’anno furono sollevati gl’Israeliti dal- Faggravio antico di mantenere il vicario e giudice de’maleficj co’ necessarj utensili, letti ec. Atterrate le mnra della citta,in luogo della porta di Riborgo dove si riscuotevano le gabelle d’introduzione , fu. posta una barriera o spranga (1). Fu questa traslocata F anno 1762 al Corso nel (0 La barriera, o spranga consiste in ungran trave, 288 sito propriamente dove ora e la časa Num. 661, a 1 ^^motivo che la citta giornalmente andava a dila- tarsi. II capitanio Costantino Mainati detto Badoero 1 ’anno 1762 veleggiava per 1 ’Arcipelago alla volta di Costantinopoli allorche nelle prossimanze di Lesbo occorrendogli del vino volle approdare a Metelino, sebbene sapesse che v’infieriva la pe¬ ste . Abusandosi della sua naturale animosita e eoraggio smonto personalmente con alcuni marina- ri in terra. Fatale fu per lui quello sbarco, aven- do ivi acquistato il male contagioso pel quale, viaggio facendo, cesso di vivere nella fresea eta di soli 38 anni, con altri quattro del suo equipag- gio . Approdato il bastimento a Scio, dopo sepolto il capitano in quelF Isola , fu dato il bastimento medesimo alle fiamme, con quanto eravi dentro . Arrivata la trista nuova a Trieste,fu universalmen- te sensibile, e compianta la sua disgrazia . Col suo carattere onesto, gioviale, compiacente e manie- roso erasi attirato 1’ affezione di tutti quelli che lo avevano avvicinato . Venne il suddetto in Trieste il quale giuocando sopra un perno verso uri’ e stre¬ mita del medesimo trave di giorno resta alzato tnediante de* pesi nell’ estremita verso il perno , e di nolte si abbassa col tirare una calena at- taccata alV opposta cima del trave che sta in alto, e cosl 'chiudesi la strada pei carri. a 8 9 dal Zante co’ suoi genitori in eta puerile. Avendo una forte propensione alla navigazione , rnorto il 1 76^5 padre , gia fatto adulto, si diede a far viasgi da Trieste al Levante, e viceversa . Fu il medesimo uno dei sette primi rappresentanti la nazione Greca-Orientale, e parimenti uno dei fondatori della chiesa di s. Spiridione. L’ anno 1 y 53 in eta di anni 28 si ammoglio eon Antonia Bresaucich Triestina cattoliea, dalla quale ehbe sette figliuoli. L’ immortale Maria Teresa per invitare ed anima- re maggiormente la Greca nazione a stabilirsi nei suoi dominj, concesse ne’ privilegj dei 20 febbrajo 175 1 , che i nazionali Greci stabiliti in Trieste si potessero ammogliare con donne cattoliche, con questopero, che le proli d’ambi i sessi nate da tali matrimonj dovessero essere battezzati, ed educati nella dominante religione dello stato. Dei sette figli del suddetto Costantino Maina ti detto Badoero non resto superstite che il compilatore di queste memorie, il quale nacque 11 24febbrajo del 1760. In Inogo del prefato Costantino subentro nel numero dei sette rappresentanti la nazione Greca, il sopranjnienzionato Pietro Deris di Pa- trasso. Lo stesso anno 1762 venne Panagiotti Seglestino con la sua famiglia da Arta nell’ Epiro. Apri egli una fabbrica di rosolj . Si diede a frequentare due volte ali’anno la fiera di Graz, ove riusci felice* mente nella vendita di questo suo prodottoj, e nelP acquisto di qualunque articolo della Germa¬ ni , per ispedirlo nelP Epiro. TOM. iv. .‘9 29 © Neli’ anno seguente 1763 arrivo in Trieste Ana- I i anno fabbricato il palazzo gover- niale . Usci parimente la patente del bollo in data dei 1 3 maržo, la quale statuiva che in Trieste non si dovesse far uso di altro bollo che di quello di tre 292, carantani, ed anco di questo solamente quando atti fossero prodotti in tribunale . j Arciduca Giuseppe, ai i3 aprile del corrente anno i 764, fu coronato re de' Romani a Francfort alla presenza deli’Imperatore Francesco I. suo genitore . Afflisse non poco Trieste, e 1’Italia tutta in quest’ anno la carestia, e la farne. II pane non vendeva che a proporzione delle famjglie, e delle persone con razione assegnata , ed a carissimo prezzo . Era proibito 1’estrarne dalla citta, e tutti quelli che uscivano venivano visitati scrupulosa- mente . In Italia, e specialmente nello stato Roma¬ no, e nel regno di Napoli, sovente trovavansi le persone spiranti sulle strade coli’ erba selvaggia in bocca . Termino il flagello colla nuova raccolta. Marco Cassurbachi Greeo di ^Candia approdo a Trieste questo stesso anno con dei capitali, intro- dusse il traffieo degli olj , e saponi di Candia con soramo vantaggio di questa piazza . Veane dopo di lui da Messina Antonio Papa na- tivo di Gianina con riguardevole somma di danaro. Il medesimo introdusse il commercio di Messina con una continua attivita a vicenda col porto di Trieste. Fu il primo console Russo in questa citta. L’ attual vescovo monsig. Herberstein averido osservato, che i eanonici non si erano ancor pre- valsi della determinazionedel vescovo suo anteces- sore col tramutare la zanfarda in mozzetta; fece anch’ egli un decreto stimolandogli aduna tale ono- rifica mutazioue. Trascurarono i eanonici anche ag3 <|iiesta volta di porre in esecuzione la volonta del vescovo. Finalmente li 3o aprile di quest’anno 1 convenuti eapitolarmente si determinarono di sod- disfare alle intenzioni del vescovo. Diedero imme- diatamente commissione a due canonici Francesco Tommaso de Giuliani, e Geremia Francol di far scelta della materia di seta, o lana, di contrattar- ne il prezzo, e che fossero fatte le suddette moz- zette pel di delP Ascensione. Laonde in tal solen- ne giorno comparvero tutti in coro colla mozzetta di seta per la priraa volta, la quale sino al presen- te seguitano ad usare . II presideute e capitano di Trieste deli’ anno 1765 fu il conte Enrico de Wagensperg. Fu questo un anno di lutto nella corte imperiale per la morte di Francesco I. Venne egli alla Inče del mondo agli otto di decembre 1’ armo 1708. Per genitore ebbe Leopolde Duca di Lorena,, e di Baar, e per rriadre Elisabetta figlia di Filippo Duca di Orleans . Questo principe sorti dalla natura un corpo con tanta proporzione, e siinmetria lavorato r che fu creduto il piu bel principe del suo tempo . Giunto ali’ eta di anni i5 passo alf imperial corte di Vienna, ove presso 1’ Imperator Garlo VI. rice- vette un’ educazione quasi comune coli’ augusta Maria Teresa. La conformita del virtuoso caratte- re fece germogliare ne’ loro cuori nn genio costan- te, sostenuto da vicendevoli virtuosi sentimenti. Laonde dopo tante cure e solleeitudini, 1’ amor paterno di Carlo VI. incomincio gia preventiva- njente a sentire la piu tenera consolazione di que- 294 sta unione, che col tempo formerebbe la felicita 1 ^ 4 de’ suoi popoli j e che farebbe rinascere 1’ austria- co norne, che stava in procinto di perdersi. A tal effetto 1 ’ augusta Maria Teresa sua primogenita fu maritata a Francesco . E siecome dopo la pace con- chiusa fra F Imperatore Garlo VI., e la Francia 1 ’ arino 17S5 , fu ceduto in virtir di quella il Duea- to di Lorena al Re esule di Polonia Stanislao Lee* zinsky , allora padre deila Regina di Francia , cosi il Duca Francesco ebbe in cambio il gran Ducato di Toscana, e come tale fece rjuesto principe il suo solenne ingresso in Firenze colFaugusta sua sposa Maria Teresa Fanno i73g.L’anno 3740 dopo la mor te delPImperatore Carlo VI , Maria Teresa prendendo possesso degli stati ereditarj lasciatigli dal padre, Francesco dali’augusta sua Sposa, in atteslato delPamore che nutriva verso di lui, fu assuuto solennemente al governo e dichiarato co- reggeute di tutti gli stati, e regni delFaugustissima Časa d’Austria , ed in tal guisa preparo ella al gran Duca suo sposo la strada al trono imperiale . Fu eletto, ed incoronato Imperatore de’ Romani Francesco I. in Francfort ai i 3 settembre deli’ari¬ no r 745. Mori inaspettatamente il medesimo in Inspruk in mezzo ai festini ed allegrezze, che si facevano in occasione degli sposalizj delPArciduca Pietro Leopoldo suo secondo-eenito gran Duca di Toscana, con la real principessa Maria Luisa in- fanta di Spagna. Cessato appena di vivere Francesco I, preše le redini delPimpero il suo figlio primogenito prin- 2 g 5 cipe ereditario , e gia Re de’ Romani Giuseppe se- condo in eta d’arini z 5 . Un nuovo regolarnento, e tariffa doganale ebbe la sua pubblicazione ai 18 ottobre ded 1766 per^ 1 ’Austria interiore, e nominatarnente per Trieste e pel Littorale. Esso ebbe luogo per rimediare a varj inconvenienti e pregiudizj, cbe dai preceden- ti venivano eagionati al commercio. Relatlvainen- te a Trieste fuvvi confermata la Patente dei 9 no¬ vembre del 1731, e vi fu pure stabilita la massi- ma, che riguardo al pagamento dei] dazj doganali Trieste debbasi considerare cotne stato estero . II canonico decano di questa cattedrale Aldrago Antonio de Picardi Triestino signore di Golloga- rizza fu eletto vescovo di Pedena nel novembre di quest , anno. II primo di questa famiglia che venne a stabilirsi in Trieste Panno 1240 , chiamavasi pa- riinenti Aldrago Picardi, oriundo dagli Scaligeri padroni di Verona. Furono i discendenti del me- desimo aseriui al consiglio di Trieste nel secolo quartodeeimo. Occuparono in seguito le prime cariche di giudici, e provisori della citta di Trie¬ ste . Venuti a discordia i Padri minoriti coi confra- telli di s. Antonio di Padova, determinarono que- sti di abbandonare la loro cbiesa , e fabbricarne nn’altra in Cittanuova . Fecero a tal fine rieorso alla Corte, da eui ebbero un aulico Rescritto sot- to la data dei 24 decembre 1767, dietro il quale fabbricarono la chiesa, che oggidi e la parrocchia di s. Antonio nuovo. 29 6 Sentendo Maria Teresa P informazione dei consi- 'gli Triestini risguardante la riforma dello statuto compilata, come si e veduto, fin dalPanno 1762. emano li 18 maggio di quest’anno 1767 la riso- luzione , colla quale ordina Posservanza dello sta¬ tuto riformato poeomen che generalmente. Gli og- getti principal! e di massima della presente rifor- xna possono ridursi ai seguenti capi . 1. L’Intendenza commerciale .ha ilsupremo go- verno della citta e provincia in ogni affare pubbli- co,politico ed economico, ed al suo presidente, eh’ e il capitano della citta e eastello, incombe la principale vigilanza sulle cose di giustizia, ed egli vi esercita quell’ufficio che gli ascrive lo statuto in quanto non sia stato riformato . 2. Le cariche del vieario, del giudice de’ male- ficj, dei tre giudici della citta, dei vicedomini, del protettore e notajo de’maleficj, degli stimato- ri, dei notari, dei medici furono confermate; ma con varie modificazioni nell’ intensione, estensio- ne, e durata dei loro uffizj . 3 . La procedura forense fu intieramente aholita, e vi fu sostituito un nuovo regolamento col titolo di norma deW ordine giudiziale , ed e soggiunto alla presente riforma dello statuto. 4. Girca le cause degli ecclesiastici, nelle cose reali, e personali, ordinasi Posservanza delle Pa¬ tenti dei 20 gennajo del 1700, e dei 3 novembre del17S7. 5 . Per le tasse giudiziali prescrivesi una nuova 29 ? tariffa, e se ne abolisce quanto prescrive lo sta- tuto. 6. Per gli affari concursuali ordinasi esclusiva- mente F osservanza delFordinanza de’falliti dei 19 gennajo 175?). 7. In affari pupillari vdngono fatte nuove e cir- costanziate disposizioni, e rimandasi oltrecio a quanto viene prescritto dai sovrani decreti emana- ti per altre Austriache provineie ai 4febbrajo del 1760,81 j 5 aprile del 1759, ai i 3 gennajo del 1766, ai 12 aprile del 17S3, ai 18 febbrajo del 1 760. 8. II libro terzo dello statuto che risguarda le leggi e procedure criminali, fu intieramente abo- lito, e sostituito colla - sanzione eriminale - di Ferdinando III. del 16S6, ed in suo supplemento con quella di Carlo . Ora risguardando questa riforma unicamente Famministrazione della giustizia civile e crimina- le, resto fermo lo statuto in tutti gli altri suoi og- getti, e quindi anclie 1’ufficio del capitano sui me- desitni. Sotto Ja data dei 27 di maržo ordino Maria Te- resa la diminuzione de’ superflui conventi ne’suoi stati. Li i3 giugno permise Fuso dei timpani nelle processioni e funzioni di pubbliei ringraziamenti. Li 12 settembre proibi la pubblicazione d’ ogni Bol la papale, senza il placito regio . Dichiaro in data 2 gennajo 1768, come debbasi 298 procedere nel caso clie senza il placito regio fosse 1 ?^stata affissa la pubblicazione di una Bolla papale : Li 18 del detto jmese, decreto essere esenti dal- la steura ereditaria le messe fondate, lo stipendio delle quuli non eecede Pimporto d’un fiorino , ed i diritti della stola. Li 17 giugno ordino ehe per verun suddito esi- stente fuori di stato, si possa estrarre un attestato battesimale senza la presaputa della superiorita secolare. Li 9 settembre dichiaro Pordine prammatieale risguardante il battesimo della prole tenera degli Israeliti, e vi pose la penale di mille ducati d’oro per i trasgressori. Li 21 ottobre ordino clie la disposizione della fa* colta di fondazioni non determinate, e i beneficj sempliei, venissero impiegati neiPeducazione della prole militare. 'Li 5 novembre dichiaro abolite nello stato le fe- ste arbitrarie. Li 3i decembre emano vin ordine toccante il mantenimeuto degPimpotenti , delle povere don- ne , e delle proli militari. Suocesse nell’anno presente un atroce misfatto in Tideste sulla persona di ,un passaggere ; il prin- cipio, i progressi, ed il fine del quale, in breve ragguaglio espressi meritano 1’attenzione del let- tore. Fu questi il celebre antiquario Winkelmann , il quale nacque d’un misero calzolajo a Stendal nel- la veccliia marca Brandeburghese P anno 1717,0 _ 299 come altri vogliono 1718. Fu chiamato Giovanni Giovaehino . Fin dai primi anni si applico seria- 1 rnente allo studio delle belle lettere . A’suoi studj ordinarj accoppio una lettura immensa e variata . Studio le lingue morte,e vi fece progressi supe- riori alla sua eta. Nel 1733 in eta di 16 anni egli ando a Berliuo con una commendatizia al rettore d’una di quelle scuole, detta il Ginnasio di Kcln . Ivi colla sua assiduitaprocuro d’istruirsi, ed istrui- va i minori di »e, per guadagnarsi un sostentamen- to, e fare eziandio gualche avanzo onde soccorrere i suoi miseri parenti. Di la torno a Stendal fra le braccia de’suoi congiunti. Laseio Stendal nel 1738 e portossi ad Halla in Sassonia per proseguire in quella universita i suoi studj; ma ivi appena arri- vato , passo con alcuni suoi amici a Dresda, per- che sperava trovar ivi maggior agio di studiare, ed una piii facile sussistenza|. Questa pero mancogli, e ritornossene in Halla . AUor fu che tradusse e commento Erodoto. Passo quindi ad essere pre- cettore in časa di un uffiziale nei contorni dHIal- berstadt, e formo allora lo strano progetto di fare il giro delFEuropa , .senza ricchezze ^ e senza ap- poggj, non fondandosi su altro che sulla sua abi- tudine di viver con poco . Difatti nel 1741 s’incam- mino a piedi verso laFrancia, mosso principal- mente dalla lettura di Cesare che descrive le sue Campagne fatte in quel regno; ma a cagion delle guerre torno in Alemagna, e ripiglio il suo primo mestiere d’istruire de’fanciulli, prima ad Oster- boreo, e poscia ad Heimersleben . Il conte Arrigo 3 oo di Bunan , uomo illastre nelle cose politiche, co* ^me nella letteratura, avea una scelta e copiosa bi- blioteca, ch’ e tuttora uno de piu singolari orna¬ menti di Dresda. Questi conoscendo il merito di Winkelmann, presso di se invitollo; e dandogli un impiego nella sua biblioteca, esistente allora a Notheniz suo feudo, gli fece uno stabilimenao ono- revole e comodo. Cio avvenne nel 1748. Cercando le cognizioni e la scienza in tutt’i libri, leggeva anche i Padri della chiesa, il che forse influi in se- gnito a fargli abbracciare la comunione romana. Tale fu il suo genere di vita sino al 1756. Si determino quindi portarsi a Roma, ed abban- dono non senza dispiacere il conte di Bunau per andare a Dresda, ove meglio prepararsi al suo viaggio, e prender que’ lumi che ancora gli manca vano . Ando egli a Roma assaiben raccomandato, principalmente colle lettere di monsig. Arcbinto, che gli diedero tosto occasione di far conoscere il suo sapere e 1’ onesta del suo carattere. Il suo protettore in Roma fu il Cardinale Alessandro Al- bani. Nel 1764 pubblieo la sua = storia delle arti del disegno.= Appena ebbela pubblicata, che tosto ne fu malcontento , e comincio a migliorarla . Im- presse poco dopo delle addizioni considerevoli alla sua storia, e molto in seguito pur v’accrebbe , on- de risultonne la bella edizione, da cui preši questo estratto della di lui vita . Winlcelmann era infaticabile. Mentre scriveva il suo saggio di un’— allegoria per V ar te = compose altre opericciuole, e lavorava frattanto a perfezio^ 3oi tiare la sua storia . Quando ebbe preparata la nuo- va edizione della sua storia ec. penso a fare un 1 ?^ viaggio in Germania, e andare principalmente a Vienna , a Dresda , a Berlino e a Gottinga . Nella primavera del 1 768 portossi a Vienna, ove si fer- mo sino al principio di giugno, con occhio da osser- vatore esaminando la biblioteca cesarea, la galle- ria imperiale, quella del principe Liehtenstein ed altre, e ’1 museo del sig. di Hess , piu noto sotto il noine di de Franceschi. Alcune ragioni private non gli permisero di con- tinuare il suo viaggio per la Germania , onde ripi- glio la strada d’Italia per la via di Trieste, ove ar- rivato pi’ese alloggio alla locanda grande in atten- zione d’un irnbarco per Ancona. Francesco Arcangeli Pistojese, dianzi cuoco del conte Gataldo a Vienna, eraivi stato per furto condannato a 4 anni di carcere ed indi al perpetuo bando, ma per grazia gli fu condonato un anno di quella pena . Quest’uomo scellerato, di passaggio anch’egli daTriestc, alloggiava pure nella stessa locanda grande, in una camera vicina a quella di Winkelmann. Ingannava la noja del ritardo il detto Winkel- man leggendo Omero, solo libro che avea seco, e intertenendosi per passatempo con questo suo pe- ricoloso vicino, con cui pure andava al passeggio , ed in caffetteria. Agli otto di giugno mentre sedeva al tavolino scrivendo alcune annotazioni, entro in camera FArcangeli, al quale Winkelrnann aveva una volta 302 mostrate alcune medaglie d’oro e d’argento, che 763 aV ea avuto in dono dalla Imperatrice . Gli diman- do s’egli avrebbe voluto in quel di mostrare al io- candiere, ed ai commensali quelle medaglie. Win- kelmann glielonego, dicendo di non voler fare pub- blicita, e senza pid badare a lui prosegui a scrive- re al suo tavolino . Ma allora lo scellerato per di dietro gli getta un laccio al eollo per istrozzarlo. Winkelmann grida, e il pericolo medesimo gli da forza per rivoltarsi alP assassino: caddero amea- dne per terra, e FArcangeli con uno stilo gli fece cinque ferite nel ven tre, ed ivi subito ucciso certa- mente Tavrebbe , se il cameriere della locanda non si fosse allora affacciato alla porta. LPassassi- no fuggi senza nemmeno poter rubare le medaglie; ma fu presto raggiunto , e nel mese seguente pago in Trieste il fio delle sne scelleratezze , con essere stato arrotato avanti la stessa locanda grande, ove commesso aveva 1’ attentato delitto . Fu apportato a Winkelmann ogni possibile soc- corso, ma le ferite erano mortali; onde solo gli ri- masero pocbe ore di vita, nelle quali con mirabile presenza di spirito fu munito de’ Santi Sagramen- ti, e detto la sna ultima volonta, lasciando in ar- gornento di riconoscenza suo erede il Gardinale Alessandro Albani, un legato di 35o zecchini ali’ incisore Mogali, e un altro di cento alTabbate Pi- rernei. Volle pur che fossero distribuiti 20 zecchi¬ ni ai poveri di Trieste . Venne solennemente por- tato alla Cattedrale dopo morto, ove fu sepolto nel 3 o 3 monumento, o avello dei confratelli del Santissi- mo Sagramento . 1768 Gosi mori quel grande e virtuoso uorno, cui le opere, colle quali cotanto illustro 1’ antiquaria , renderanno sempre immortale. Ordino M. T. con decreto de’ 22 aprile deli’ an- no 1769. che i pii legati debbansi soddisfare dagli eredi pria clie venga loro consegnata 1’eredita. 1769 II regolamento doganale dei i« ottobre del 1766 aveva portato qualche notabile alterazione circa le anteriori franchigie per la massima che Trieste sia da considerarsi quale stato estero s ul proposito dei confini doganali; percib ne fu fatta rimostranza alla corte, da cui emano una rmovaPatente in data de’ 27 aprile del 1769.000 questa fu riassicurata a Trieste la franchigia antichissima di ogni dazio di uscita dalla Carniola per tutti gli oggetti del eon- sumo della citta e suo territorioj egualroente che quella dei generi che dalla citta escono per con- sumarsi nel territorio, e finalmertte alcuni vantag- gi circa le ma'erie prime che dagli stati interni delPAustria si tirano per nutrimento delle fabbri- che di Trieste, ed a vicenda per 1 ’ingresso dei prodotti di queste fabbriche nell’ interne provincie Austriache . Furono in questa Patente stabilite al- tresi alcune forme ed abbreviature di doganale procedura, per cui il commercio veniva a godere maggior facilita . Questa Patente e da considerarsi eome un compendio delF interno, e quasi munici- pale sistema doganale di Trieste, ed e sotto tale aspetto assai importante, e tale che puo servire di 3o4 norma nel critefio di tutte le seguenti Patenti do* I 769ganali . Avvi poi altra Patente dei 3 luglio di cjue- sto medesimo anno, che assicura importanti van- taggi al commercio vicendevole degli stati eredita- rj della Boemia , Moravia, e deli’ Austria inferiore ed interiore colla Lombardia Austriaca, partico- larmente quando egli transiti per la via di Trieste o Fiume. Con rescritto della Corte dei 19 agosto si racco- manda agli studiosi teologi d’ intervenire alle pre- lezioni pubblico-politiche di finanze, e di poii- zia. Abbiamo veduto 1’ anno 1634 esservi eretto un monte di pieta a sollievo della popolazione, per oura e diligenza del vescovo Pompeo Coronini . Quest’ anno il medesimo venne abolito a eagione deli’ infedelta de’ suoi amministratori. Fu in ques t 5 anno compita la fabbrica del gran- de Ospedaie generale e Časa de’poveri, ordinato gia con rescritto dei 14 giugno del 1764 dali’im* mortale Maria Teresa . Per la dotazione del detto Ospedaie con decreto del di 7 agosto del presente anno 1769 fu introdotto, e fissato il dazio di un fiorino per ogni orna di vino o scavezzo (1) e di li¬ re due ossiano carantani ventidue e mezzo per ogni (1) Scavezzo. Vin(> adaccjuato per meta nel tinaccio dopo spremuta l’ uva prima di levame le vi' nacce . 3o5 orna di giunta (i), che dallo stato estero s’ intro- ducono per consumo in questo porto . Gia fin dalPanno 1720 Carlo sesto fece erigere il Lazzaretto dello stesso suo notne in Trieste; ma non avendo il medesimo un apposito e sicuro ricet- tacolo pei bastimenti di Patente sporca, e di lnnga contumacia, percio Maria Teresa ne ordino un se- eondo, il quale terminossi^e si apri quest’anno 1769 , sotto il titolo di lazzaretto di s. Teresa. Fu- rono fatte in tale occasione delle tnagnifiche feste con dispendiose cuccagne, festini, fuochi artificia- li,e generali illuminazioni. Nello stesso giorno per fortunata e gioviale combinazione arrivo un bastimento da Smirne il primo di quella rinorna- tissima piazza per conto di Panagiotti Gligoracchi, carico di cotoni, e frutta, quale entro nel nuovo Lazzaretto per farne la quarantena, e servi ad ac- crescere la comune gioja ed allegrezza in si festiva circostanza . In memoria di quest’ apertura furono coniate due medaglie una di modulo grande come un tallero si in oro, che in argento ; quella in oro pesa dieci zecchini), ossiano ungheri; ed'in argen¬ to pesa un lotto e mezzo . L’altra di modulo pic- colo si in oro che in argento e della grandezza di una moneta da dieci carantani .Vi e da una parte (i) Zonta: vino acquaticcio, che, formasi colV ag- giungere deli’ acqua sulle virmcce che ri mangono dopo spremni a V uva . 20 TOM. IY. 3c6 il busto di Maria Teresa , e Giuseppe II. suo figlio, 1 ? 6 9che si riguardano . L’Imperatore sta alla destra con la testa laureata , in abito militare, col toson d’oro in petto ; ed alla sinistra Tlmperatrice Regi¬ na sna madre con la testa velata per essere vedo- va . Vi si leggono intorno Joseplius JI. M. There- sia aug. sotto i detti busti il nome delFincisore A. IVideman . DalFaltra parte della. medaglia vi e il disegno del nuovo lazzaretto col suo porto, e 1’ iscrizione : Securitati publicae et comrnercio", e nell’esergo : Pos. Tergest. 3i julii MDCCLXIX. Il porto di questo lazzaretto e bello, ha un fondo adattato , ed e munito di due bocche; per la nrag- giore , clie e provista di un corpo di guardia mili¬ tare , entrano ed escono i bastimenti soggetti a contumacia, ed egli e chiuso mediante una catena; la minor bocca serve soltanto ai battelli e lancie, che conducono gli officianti della sanita e dello stesso lazzaretto . Tutto il lazzaretto e molto va- sto , vi sono dei guartieri per eontumacianti e pas- seggieri, dei magazzini per riporre le merci, delle piazze e tettoje asciutte per lo sciorino . L’abita- zione degl’impiegati e segregata , e la cappella, cbe nel centro esiste e dedicata a s. Teresa . Tutto questo esteso fabbricato viene circondato da un inuro alto 4 Klafter; ed al portone d’ingresso vi si trova uno stabile corpo di guardia . La direzione del lazzaretto e affidata ad un priore , e sottoprio- re, ai quali e soggetto tutto '1 personale subalter- no ; vi sono quattro guardiani, ed i necessarj fac- chirii. Per la cura delle anime e per celebrare i saiiti sagrificj trovasi impiegato uno slabile cappel- lano . Antonio Guadagnini patrizio Triestino fu il pritno prioredi questo lazzaretto, il quale poideco- rosamente sostenne la carica di consigliere giudi- ziale , criminale , e magistratuale . Il Regolamen- to generale pubbiicato nel 1755 per tutti gli officj di sanita, e lazzaretti serve di norma agl’impie- gati e contumacianti. Gon sovrana Risolnzione dei 3 o maržo 1770 ven-j ne ordinato , cbe i soli monasteri delle donne fos- sero esenti dalla visita dei cadaveri. Gon altra de’ j 4 lugtio 'viene prescritto cbe le feste , e le domeniche sono da celebrarsi con ispiri- tuale festivita . I mercati si tengano soltanto nei giorni di lavoro, e delle feste dispensate . Gli osti debbano tenere chiusa 1’osteria loro, durante il tempo del culto divino . Sotto li 19 del detto mese, venne levata, o tol- ta la steura infulare , cbe esigevasi ali' occasione dell’elezione di qualehe prelatomd altro ecclesia- stico infulato . Con Risoluzione data li ao luglio venne proibita farsi nei libri battesimali 1’ annotazione dei padri di proli illegittime , eccettuato il caso in cui un tal padre lo ricercasse in favore della futnra coo- nesta pel susseguente matrirnonio . Con altra dei i 3 ottobre fa sapere ed ordina cbe tutti gli studj verranno insegnati dal clero regolare secondo i principj prescritti dalla vmiversita di Vienna. E sotto la stessa data, cbe i maestri di scuola, 3o$ quali ad un tratto s ono serventi delle chiese , s a- ?°xio soggetti come tali alTeeclesiastico; le scuole pero sono un oggetto politico. Ordina finalmente li 17 ottobre che le professio- ni di religione non possano farsi se nou che dopo spirati gli anni 24 senza distinzione di sesso. Trovandosi il capitolo di Trieste in qualche ri- strertezza attese le tenui entrate che godeva, de- termino fin dalPanno scorso di spedire alla/Corte di Vienna a pie della Sovrana due soggetti del lo- ro corpo, eioe il canonico GeremiaFi’ancol, ed An- drea Bevilacqua. Questi seppero si hene maneg- giarsi che ottennero da Maria Teresa nel corrente anno 1770 nn assegno annuo di fiorini mille due- cento , cioe cento fiorini per ciaschedun canonico ali’anno . Riconoscente il detto capitolo alla beni¬ gna Sovrana stabili che fossero celebrati annual- mente dodici sagrificj , de’ quali uno cantato in perpetuo a vantaggio temporale e spirituale della loro insigne benefattrice Maria Teresa, e di farne di tutto cio intesa la detta Imperatrice pel canale del presidente allTntendeuza commerciale, e capi- tano di Trieste il con te Errigo de Auesperg. E per- che al suddetto aumento capitolare inolto conflui- rono con la loro mediazione e padronanza il conte Rodolfo de Chotek presidente, come li due consi- glieri del supremo Direttorio in Vienna, Antonio nob. deRaab,e deMyngent, determinarono dL ringraziare cadauno di loro, con partecipargli|, che dallo stesso capitolo erano stati inscritti tra il nu- mero degTinsigni benefattori. 3^9 Essendo domiciliate in Triesfe cinqne famiglie Illiriche di rito greco, e non intendendo la lingua 1 ? greca, pregarono incessantemente la nazionegreca orientale di permettere ioro d’avere un religioso della propria lingua . I detti Greci mossi da zelo fraterno, e da sentimento religioso ^ gli accolsero con sincero affetto colle seguenti condizioni. i. Ghe il parroco della lingua Illirica dovra uf- ficiare una settimana intiera la liturgia, incomin- ciando dal vespero di sabbato, ed in seguito il par¬ roco Greco-Orientale. Di modo che settimanal- mente ufficiavano, e qua!ora tra la settimana vi fosse una solenne festa, celebrassero entrambi , ciascuno nella propria lingua nello stesso giorno . a. Ghe tutt’ i cantici dovessero essere uniea- mente in lingua greca, e non altrimenti. 3 . Che la confraterna consistente in 24 indivi- dui, fosse divisa in sedici Greci , ed otto Illirici , ed essendovi tre capi, due di questi fossero Greci, ed uno Illirico. Stabilite le convenzioni in tal modo , eontinua- rono le due nazioni a vivere in perfetta armonia sino ali’ anno 1780, nella qual epoca si suscitaro- no de’dissapori tra le due nazioni, come si dira a suo luogo. Per dare Maria Teresa un attestato della sua soddisfazione alla nazione Israelitica, la qua!e tutta dedita alla mercatura, giornalmente contri- buiva ai progressi ed aurnento del commercio di 3io questa piazza non meno ehe de’suoi stati , emano in favore della stessa il seguente Diploma. j „^ 1 NOI MARIA TERESA per la Iddio grazia Im- peratriee de’ Romani , vedova Regina d’ Unghe- ria ec. ec. La felicita interna de’nostri sudditi naturali , essendo sempre »tata il principale oggetto delle cure, e operazioni della nostra reggenza; persuasa noiche a tal felicita influisse efficacemente il com- mercio esterno , eome che alimentando Pindustria nazionale, e promovendo la ricchezza de’sudditi li rende piu atti al servigio , ed alli pesi dello sta- to , nelPulterior considerazione che il commercio esterno de’ nostri stati ereditarj puo esereitarsi, sostenersi, e compilarsi piu facilmente , e regolar- mente per il canale delli nostri porti-franchi di Trieste, e Fiume , non abbiamo negletta provvf denza, opera, e spesa tendente al doppio fine di prosperare il commercio , singolarmeate in Trie- ste, e di vantaggiare la condizione de’ negozianti sudditi, ed esteri nel medesimo porto stabiliti. La nazione Israelitica, al commercio special- mente addetta , invitata con generali Patenti dal- P augustissimo nostro genitore, e discinta con pri- vati privilegj delli gloriosissimi suoi predecessori eccita li clementissimi particolari nostri riflessi maggiormente, che da una parte gli stabilimenti della nazione medesitna in Trieste costituiscono gia una formale comunita } e dali’altra parte alcu- ni suoi individui aggregati alla Borsa mercantile concorrono con 1’opera, e con il consiglio ali’ in- 1 ? cremento del commercio , e negoziazione al van- taggio cofltune de’ negozianti e della patria . Noi cfuindi volendo dare alla comunita Israeliti¬ ča di Trieste in generale, ed alli negozianti nazio- nali di Borsa in particolare una solenne dimostran- za del sovrano nostro aggradimento , ali’ effetto ancora di animare il concorso di quelle famiglie e persone, che con lo stabiliinento di nuove di te mercantili , e colPesercizio del commercio ali’ in- grosso si rendono benemerite della citta, e dello stato, e conferiscono al ccrmpimento delle sovrane nostre premure preše sul proposito le congruecon- sultive informazioni deli’ Intendenza commerciale nel littorale Austriaco, e del nostro consiglio auli- co di Vietina , in virtu. del presente Diploma pla- cidiamo alla rnentovata comunita Israelitica di Trieste in generale, ed alli negozianti di Borsa in particolare li seguenti privilegj . Accogliarno e prendiamo sotto gli auspicj della singolare nostra protezione, grazia e olemenza gli Israeliti gia stabiliti , o che si stabilissero in Trie¬ ste, come pure le loro mogli, e figli, mariti delle lorofiglie, nipotieredi, parenti, ministri, servi, e tutt’ i loro attinenti, con prometter loro 1’oppor- tuna sicurezza personale . Accogliarno , e prendiamo ugualmente sotto li medesimi auspicj della sovrana nostra cletnenza , ed efficace nostra protezione gli effetti mercantili e comuni, e li beni mobili, ed imtnobili , che at- 3l2 tualmente poaseggono , o che successivamente po- 1 tessero con modi legittimi acquistare i detti Israe- litij e loro mogli, figli, mariti di figlie, nipoti, ministri, servi e tutt’ i loro attinenti con promet- ter loro la congrua sicurezza reale . Gli confermiamo la facolta libera , liberissima di negoziare per m are 1 , e per terra, e di piantare in Trieste fabbriche, e manifatture senza alcuna difficolta o impedimento . Gli concediamo di professare la religione Israe- litica', e di esercitare nella loro scuola di orazione le funzioni ceremoniali, e rito della medesima re¬ ligione; di seppellire i defunti, ed insomma di par- tecipare, e godei’e tutte le prerogative , e liberta coinpetenti a una nazione che abbiamo assicurata, e nuovamente assicuriaino della sovrana nostra protezione, senza che possano, ne debbano incon- trare impedimento, o difficolta nella pi'ofessione della loro religione, e nell’esercizio solito delle cerirnonie, e senza che debbano, ne possano essere forzati ad abbracciare un’ altra religione , confor- mando le precedenti nostre correlative risolu- zioni. Nel commercio d’ ogni importazione nelli nostri stati Austriaci saranuo ammessi a cjuelle conve- nienze, e beneficj mudali, che sono, e saranno statuiti a riguardo, ed a favore di altri nostri sud- diti. Li negozianti di Borsa , come pure quegl’indi- \idui i quali benche non aggregati alla Borsa so- stengono il ( commercio di esportazione de’prodot- 3j3 tS di natura , e delFarte de’ nostri stati transitan- do, e permanendo per ragioni di commercio , o di 1 privato afFare nelli detti nostri stati , saranno im- mnni dalla gabella personale nota softo la voce di Leib-Steur , vegliante nella nostra capitale di Vieana , ed in altre nostre citta . Promettiamo agPIsraeiiti gia stabiliti, o ehe si stabilissero in Trieste P esercizio delle arti , fab- briche , e manifatture , e saranno tennfi in egnal condizione personale , reale , e mudale con le al¬ tre nazioni, ossia suddid, non tanto nelPopera , vendita , e eonsumo in Trieste delle dette mani¬ fatture, fabbriche ed arti, quanto nelPimportazio- ne de’ loro prodotti negli stati del nostro dorninio in Germania , e nell’ Italia . Dichiariamo, che nei giorni di sabbato, e in al- trigiorni festivi ebraici non possano gflsraeliti es- sere forzati di agire, procedere> rispondere, ac- cettare eambiali , pagare, e riscuotere, ne tare al- cun’opera inibita dalla loro legge, ne in gindizio ne fiiori in causa di materie atdve., e passive, con- seguentemente che non deva agirsi contro di loro personalmente , ne realrnente, salvi sufficienti so- spetti, o indizj di fnga, o distrazione di effetti, nei quali časi potra impetrarsi F arresto , e sequestro delle persone > ed effetti nei giorni ancora festivi ebraici * Abbiamo placidatOj e confermiamo agFIsraeliti la grazia di acquistare un campo, nei quale sieno in uma ti i loro defunti, e la nostra Intendenza com- 3 M, mercialS sappia garantire il detto catnpo , o sepoh* 'ero da ogni oltraggio , ed insulto . Confermiamo genei’almente, ed indistintamente a favore degPIsraeliti gia stabiliti , o che si stabi- lissero in Trieste , le franehigie, e prerogative pla- cidategli con le Patenti del porto-franco , e di tut- te le posteriori uostre sovrane risoluzioni a favore della medesima nazione. E finalmente tutti gl’ Israeliti indistintamente, e singolarmente i negozianti nazionali di Borsa gia stabiliti, o che si stabilisserO in Trieste, e quelli particolarmente, che si distinguessero nel commercio, e nell’ esportazione de’prodotti Au- striaci sperimenteranno gli ulteriori benefici in- flussi, e li clementissimi effetti della so vrana no- stra protezione, grazia e munificenza. Dato nella nostra residenza di Vienna li 19 del mese di aprile dell’anno 1771 e de’nostri regni nel trentesimo primo . Maria Teresa. Leopoldo conte de Kollovrat Ad mandatum Sae. Caes. Reg. Majest. proprium. Frane. Ant. nob. de Haab . 3 j 5 Le Risoluzioni, Ordini, e Decreti piu interes- santi emanati dalla Corte P anno 1771 sono i se- 1 ?? gueuti . Li 26 gennajo . Della dote che portano seco nei conventi i carididati, si paga la steura ei’editaria. Li 27 aprile. Gli uffiziali sortiti dal militare , ed altre persone al foro militare spettanti, con- giunger non si possono in jriatrimonio senza il consenso in iseritto del militare medesimo. Li 7 maggio . I cadaveri dei morti alP improvvi- so si conserveranno fuori di časa in una cassa aperta di tavole sino alla loro sepoltura, che non si permette priina di 4^ ore dopo la morte. Li 3 luglio. GPinvalidi militari, ehe vogliono unirsi in matrimonio, devono provare con attesta- ti della signoria, che miglioreranno lo stato loro maritandosi. Li 17 agosto . Senza il sovrano consenso non si erigeranno confraternite ; e le gia esistenti verran- no esaminate. Li 26 agosto . Nelle feste abolite non corre 1’ob- bligo d’ intervenire al cul to divino nelle chiese . Li 4 settembre. Si proibisce al clero qualunqne trasmessa di danaro fuori di stato , ovvero ai Ge¬ nerali degli Ordini. Li i3 detto . Veruna delle feste abolite puo so- lennizzarsi^ eceettuate quelle dei Santi protettori del paese. Li 6 ottobre . Le feste precedentemente dispen- sate vengono ora abolite . 315 Li 8 detto . Li parrochi devono istruire con paf‘> 1 ?72ticolar vigilanza le proli militari. II negoziante Giacomo Balletti 1’anno 1772 fece fabbrioare una pubblica cappella sotto Piuvoeazio* ne delPApostolo san Giacomo minore sul fondo dei santi Martiri, cbe al presente e la contrada di rpiesto nome; e compro per fiorini 1297:19 e tre quarti la chiesa di san Niccolo col tecreno ehe la circondava , quale esisteva dove ora e la piazza cosi chiarnata . Furono in quest’anno compilati gli statuti per i Greci-Orientali, e confermati li 9 novembre . Ldanno medesimo 1772 fu segnalato con dne nuove disposizioni di somma utiJita. L’una fu un nuovo regolamento per li sensali emanato in data dei i5 giugno 1772, secondo cui il nninerodei sen¬ sali fu limitato a 12 , fra i quali 7 dovevano essere cattoliei, dne greci, e tre israeliti. Essi dovevano essere proposti dalPIntendenza ,, previa la informa- zione del corpo mereantile alla corte, da cui appe- na facevasi la nomina. L’altra benefica disposizione del 1772 fu la isti- tuzione delPufficio d^intavolazione, seguita con patente dei 26 ottobre . Questo istituto eh’e di ori. gine boema j e una delle piu belle e perfette disci¬ pline, obe mente umana abbia potuto immaginare per assicurare ogni specie di diritto sopra beni im- mobili. Le risoluzioni piu interessanti della corte fatte in quest’anno sono le qut appresso . 3i 7 Li 3 gennajo. Gli spettacoli non principieranno hei giorni di festa e di domenica, prima delle ore 1 ?? 2 sette; ne si apriranno i caffe e le osterie dalle ore 9 della mattina sino alle 4 della sei’a. In questo tem¬ po non šara permesso il giuoco, la mušica, ed il passeggio in carrozza. Li j 5 detto . Nei giorni di domenica e di festa sono proibite le fiere , mercati, o sagre per consa- grazione delle chiese. Li 2 maržo. Se la poverta non šara notoria, il parroco paghera non solo il bollo delPattestato battesimale dato fuori, mala pena ancora prescrit- ta nella patente dei bolli. Gli 11 aprile. Si proibiscono tutte le processioni, alPoccasione delle quali fa bisogno di restar fuor in tempo di notte. Se ne permette una sola, cioe quella che dalla capitale va a Maria Zeli, quando si verifichi, che per il passato si costumava di fari a . Li 18 luglio. Risguarda la porzione che deve spettare agli eredi ed alle chiese della facolta dei sacerdoti secolari morti ab intestato . Ciascuno di questi e abilitato dalla legge pubblica di fare testa- mento senza il consenso delfordinario. Li 18 detto. I pronostici di eui male a proposi- to si rietnpiono i calendarj, vengono proibiti. Primo agosto. Il cateehismo del prelato diSagan si dovra insegnare in tutte le scuole . Li 3i ottobre . I titolati devono ridursi ad un nurnero determinato, e non assumersene di nuovi, se non alla mancanza degli esistenti. 313 Forma grand’ epoca F anno /773 per la soppres- i ^^sione della celebre Compagnia diGesu,volgarmen- te detta de’ Gesuiti. Nel momento deli’ abolizione generale di quest’ordine seguita in ordine alla bol- la del Pontelice Clemente XIV., etnanata in Roma li 21 luglio, nel quinto anno del su.o Ponteficato, comunicata ali’Intendenza di Trieste mediante re- scritto delPImperatrice Maria Teresa datato in Vienna il di i 3 settembre detto anno, e pubblicata il diži detto, si trovavano in questo collegio quin- dici s&cerdoti, un maestro,e cinque laici. Ad ogni saeerdote pel suo mantenimento furono as- segnati fiorini trecento annui, e fiorini cento qua- rantaqnaltro ad ogni laico. Presidente ali’ Intendenza conjmerciale, e capi- tano di questa citta, fu destinato in luogo d’Erri- go conte d’Auersperg, il conte Adolfo de Wagen- sperg . Manifesti) questi il suo umano e benefico earattere sul bel principio della sua reggenza, col dicbiarare al vescovo il suo vivo desiderio clie fosse di nuovo ristabilito il monte di pieta , per- che la classe indigente trovasse pronto soccorso ne'’ suoi bisogni. Propose adunque , che il detto morite di pieta veniš se fondato ed amminis trato dal capitolo della cattedrale, colla condizione ehe lo stralcio degli avanzi di ragione veechia, e della časa venisse consegnata al medesimo . Comunica- to dal vescovo il progetto del prelodato presidente al capitolo, questi di buona voglia acconsenti , trattandosi d’ un’ opera si lodevole, ed utile pel gollievo del popoloj riserbandosi frattanto di pre- 319 sen tare il piano delPerezione di detto monte per essere confermato da chi si spetta. Per formare j 1 T 77^ detto piano furono deputati i canonici Geremia de Franco! , ed Andrea Bevilacgua . In seguito, o che il detto piano non fosse stato approvato, o che fosse nata (jualche altra insormontabile. diffi- colta; il fatto e che del monte di pieta non se ne parlo mai piu , e il progetto ando a vuoto . Affine di regolai'egli affari ecclesiastici relativa- mente alle pie fondazioni , venne formata in Trie- ste per ordine della Corte una Commissione . In eonseguenza di cio , ebbe il capitolo un ordine con decreto della medesima di comparire li si settem- bre alle ore 3 pomeridiane, mediante li canoniei sindici, come procuratori dello stesso capitolo Francesco de Bajardi, ed Andrea Bevilacqua ; re- cando seco tutti gli urbarj , e catastri, per regola- re debitamente, e secondo la sovrana mente, 1’ in- ventario legale , e ragolato del capitolo , per indi formare una tabella in conformita deli’esemplare proposto dalla Corte per norma e regola . Nel giorno 7 decembre il vescovo conte de Her¬ berstein orno il canonico deeano della cattedrale Pietro Cristoforo de Bonomo delle insegne vesco- •vili , cioe di mitra, pastorale croce, pettorale , anello ec., e cio mediante una Bolla collettiva di tal privilegio in perpetuo a tutti li decani attuali futuri, emanata dalla Santita di Glemente Papa XIV., e P approvazione deli’ Imperatrice Maria Teresa. Infierendo nella Morea la persecuzione dei Tur- Sao ehi contro i Crisliani, furono guesti costretti ad 7^emigrare, e porsi in salvo alla ineglio, eolPabban- dono delle loro sostanze alParbitrio e rapina di que’barbari aggressori. Diverse "famiglie de’Greci in tale avversa circostanza si rifugiarono in Trie- ste esuli, e spoglie alfatto d’ ogni avere , e sono le seguenti. Carburi, due fratelli. Demetrio Cartulari con dodici individui. Demetrio Pulo , con sei individui. Demopulo, nubile. Giacomopulo, con otto individui. Livaditi, tre fratelli, con la madre. Panagiotti Axioti, con otto individui. Panagiotti Zangopulo, con sei individui. S trati ; nubile . Uretopulo, nubile. Un vescovo col suo prete j ed altri. Questi tutti furono accolti, sovvenuti, e con- Sar solati dalla Greca nazione, ed istradati dalla me- desima alFindustria; di raaniera che in progresso 1 si formarono uno §tato di opulenza ben distinto , come osservasi al di d’oggi nella maggior parte di esse famiglie in Trieste . II conte Francesco Adarno Lamberg fu 1 ’nltimo presidente , ehe venisse destinato a Trieste 1 ’ anno 1 774 - Abbiamo gia veduto fondarsi nel 1414 da Simo¬ ne Niblis un ospedale fuori della porta di Riborgo per gFinfetti di lebbra sotto Finvocazione di san Lazzaro. Gol progresso degli anni venne a svanire in Trieste simile contaggiosa malattia , e per con- seguenza anche il detto ospedale resto disabitato, tanto piu che il fondatore non avendo lasciati dei capitali pel suo mantenimento e ristauro la fabbri- ca progressivamente rovino, ed al luogo non vi ri- mase, che il nome. Ritrovavasi nel suddetto ospe¬ dale un pozzo, Facqua del quale serviva per li ba- gni degFinfenni. Ridotto poi quel luogo a coltiva- zione, il medesimo nonostante conservo la deno- minazione di pozzo di s. Lazzaro. Fu ridotto lo stesso in fontana a pubblico beneficio nell’ anno 1774. Fin dalla meta del secolo passato fu rimoderna- ta, ed ingrandita la chiesa di s. Maria del Soccor- so, detta comunemente di s. Antonio vecchio . Quest’anno poi fu solennemente consagrata dal nostro vescovo assistito da altri prelati, come rile- vasi dalFiscrizione posta sopra la porta maggiore di detta chiesa . 3aa A Dio Ottimo Massimo . ^ = Antonio Ferdinando de Herberstein conte del Sac.Rom.Imp. e vescovo Triestino, ed Aldrago Antonio de Picardi vescovo di Pedena , solenne- mente consagrarono questo tempio dei frati Mino- ri Conventuali dedicato alla B. V. col titolo del Soccorso, ed ai santi Francesco, ed Antonio , col- 1 ’assistenza di Giovanni Pless abbate infulato di s. Maria de Luca nella Vestfalia, e di Pietro Cri- stoforo de Bonomo deeano mitrato della chiesa cat- tedrale Triestina. Li 17 luglio 1774* Proveniente da Salonichio arrivo in quest 5 anno 1774 ifl Trieste il greco Panagiotti Pandasi, qual agente e direttore d’ una grande societa formata cola in Salonichio . Intrusse egli il traffico col gia detto Salonichio , e sostenne fra i Greci il piu fio- rito e solido commercio , mentre ricevendo i gene* D. O. M. Deiparae Virgini titulo succurre* ac divis Francisco et Antonio dicatum templum boe Fratr. Min. Conven. solemniter consacfrarunt Antoniu^ Ferdinand, ah Herberstein S. R. I. Com., et Episcopus TergestinUs et Aldagrils Antonius de Picardi Episcop. Petinensis, assistentibus Joannes Pless Abbate infulato s. Mariae de Luca in Westphalia et Petro Christophoro de Bonomo Catbed. Eccles. Tergestinae Deeano Mitrato. XVI Gal. Aug. MDCCLXXIV, 3a3 ri del Levante , li spediva a Vierma, e di la ne traeva altri prodotti, i quali rispediva a Saloni- 1 chio . Questo accreditato negoziante continuo con sommo utile della piazza, e con decoro della sua nazione sino alPanno 1785 indi ripatrio . Monsig. Antonio Ferdinando de Herberstein ve- scovo e conte di Trieste dopo aver sofferti per lo spazio di tre mesi insoffribili, ed acutissimi dolorf cagionatigli da uno scirro, che avea preša la sua sede nelPorificio dello stomaco,, cede alFaccerbita de’suoi malori, ed alle ore undici e tre quarti del¬ la mattina dei due decembre del 1774 passo agli eterni riposi in eta di arini 48 , undici mesi e due giorni, avendo goverriata questa diocesi 14 anni mesi, ed alquanti giorni; prelato cornpianto uni- versalmente per la sua bonta, mansuetudine, e misericordia verso i poveri, assai benemerito del suo capitolo per averlo esso condecorato coli’uso della mozzetta in coro , e del distintivo delle cal- ze , fiocco, e collaro pavonazzo. Rendesi notabile 1’epoca di questo prelato per avere egli il primo abbandonata P abitazione ve- scovile fabbricata da monsig. Angelo da Clugio, o Chiozza nel 1370 ( dopo che i Veneziani demoli- rono Pantico vescovato) abitato sino a questo tem¬ po per 400 anni da 29 vescovi prima del detto Herberstein , dopo del quale non fu abitato piii da vermPaltro vescovo, per le ragioni che se ne dara nel seguito di queste memorie. Mori di fatto egli nella časa segnata col N. 1011 contrada di Cavana, poco distante dalla chiesa di s. Antonio vecchio . 3^4 Dopo essere stato esposto il suo cadavere nella ‘ ‘^suddetta časa tre continui giorni al concorso del popolo , fu onorevolmente sepolto nella cattedrale li 6 del decembre medesimo , sotto il coro grande . Nella sagrestia della stessa cattedrale conservasi il suo rassomigliantissimo ritratto^ miniato s ul ro- Vescio d’una earta da gioco. Fine del Tomo quarto . f. 0 v - '' " I V ( N : ■'