Anno t. Capodistria, Aprile 1903. N. 2. PORTA BOSSEDRAGA di Capodistria Abituato da tanti anni a scrivere e ad avere ]e parole scritte sott'occhio, a rifiettere e ad arrotondare il periodo, poiehe le lucerne sono oggi mezzo spente, devo dettare liel buio, e percio questo scritto sara di necessita un po' chiaroseuro e disordinato. Comunque accettino gli amici la buona volonta. Quale e l'origine del bizzarro nome dato alla porta Bossedraga ? Escludiamo a priori la derivazione slava anche se qual-che accidentale soniiglianza con parole slave esistesse. A sentir quella gente si dovrebbe credere che anche il serpente par-lasse slavo con Eva nel paradiso terrestre per persuaderla a dare quella tal morsicatina al pomo fatale. Oh, che ha a fare quella gente coi bravi peseatori di Bossedraga? Per chi ha il cervello a pošto, anche nel buio della to-ponomastica, per non pescar granchi, ritengo si abbia a cer-care nell'antico dialetto locale. II nome forse avra suonato altrimenti, percbe e indubitato a quanti storpiamenti siano soggetti i nomi dei paesi. II nome volgare di Cavresani p. e. deriva dall'antica parola Cctpri.s come si legge nelle cronache di Verona e precisamente nel passionario dei Santi Fermo e Rustico, Dio li abbia in gloria (vedi «Porta Orientale» pag. 311, Cobol e Priora, Capodistria, 1890). Peggio poi se questi mutamenti sono opera di letterati: cosi troviamo in Dante il Danubio cambiatovin Danoja, e 1' Austria in Austericcli. La prima parte del nome Bossedraga non so spiegare; nella seconda rimane bella e chiara la parola draga, viva nel veneto e in altri luoghi ancora. Nel dizionario enciclopedico troviamo: Draga e macchina per 1 escavazione dei porti, dei fiumi e dei eanali; strumento usato dai naturalisti per estrarre animali e vegetali dal fondo delle aeque. Ed 6 naturalissimo ehe quei di Bossedraga avessero una tal macelnna pei vari usi del porto vieino. Ed ora dobbiamo fare menzione di una variante Negli f111 e 3Ipi«orie della Societa di storia patria», preziosi volumi che raecomando allo studio dei giovani, nei Seuato-Decreti sulle cose deli' Istria, piu volte 6 fatto menzione di lavori impresi c alla Serenissnna Repubblica nel porto e nella porta di Buxar-dega. Quale mai grossa e storiea bugia lianno detto i Buxar-deghi di Bossedraga per meritarsi un tal nome? Non e nuovo 1 esempio di nome, derivante da vizio, imposto ad una porta di uittA. A Lodi, per esempio, c' era la porta Traditora. 11 nome potrebbe eollegarsi con la rivoluzione e con 1' assedio del 1348 e chi sa quale grossa bugia avranno detto in quell'occasione gh uomini c magari anche le donne di quel popolare rione C'e materia di studio insomma, ma in ultima analisi pro-pendo a credere la lezione Buxardega uno storpiamento del-I amanuense. Rimane invece piu cliiara la lezione Bosse e Dra^a secondo quanto si e detto di sopra. Ed ora ad ocehi spenti, ma con la viva fantasia, .-ivedo quei (-ari luoghi, odo le serali preghiere davanti ali'Ancona sorgente certo sul luogo della porta distrutta; veggo il tremolar della marina lino ai monti di Oltra e mando un caldo saluto a tutti gli amici. Milano, Aprile 11103. Paolo Tedeschi flJICOHA SUIiL' OHIGINE DEL j^OJVIE „CAP0DISTHIA" Dell'argomento trattarono gia molti altri; e se dico an-non intendo ripetere quanto fu esposto dai primi, bensi cora, *) II presente seritterello fu e-steso, in altra forma, molti anni ad-d.etro. U.scite le ,Patine Mane,, es.so non mi sembro indegno d'esser pubblicato modihcandone alquanto la forma. ^V. dM'Autore, PAGiNE ISTRIANE 2? far noto un mio nuovo modo di vedere sulla derivazione di questo nome. Un breve riassunto della questione non sar& tuttavia fuor di luogo; e, senz' altro, prendo le mosse dalle ultime pubbli-cazioni: del Dr. Benussi {L'Istria sino ad Augusto, pag. 333, Nota 126, ediz. a parte) e del Dr. Pervanoglu (Dei norni an-tichi attribuiti alla citta di Capodistria, opuse, a parte di pag. 24) delle quali riferisco solamente quanto fa per la mia diraostrazione. I nomi attribuiti alla cittži sono: Arjida o Aegida, non bene accertato; Capris, probabilmente traduzione del primo; Justinopolis, che generalmente si collega eol nome deli' irape-ratore bizantino Giustino II (565-578) e Caput Histriae, in italiano Capodistria. Non e mio compito soffermarmi sull' origine dei primi, ma soltanto deli' ultimo. Eccone le derivazioni principali fin qui conosciute: a) di Fra Leandro Alberti (sec. XVI): 'La fu nominata Cavo d' Istria per essere posta nel principio di que-sta regione»'); b) del Kandler: odierno Capodistria e indi-cativo la guulila politica di Capo della Provincia e fu delto venisse dai Palriarchi nel primo periodo di loro domina a ione. Fino a clie durarono i Marchesi laici d' Istria, la cilla di Pola fu Caput Istriae. Creala dai Patriarclii, divenuti Marchesi d' Istria, la carica di Governatore eol titolo di Marchese, fu residenza di questo Capodistria, e da (juesta residenza vetrne il Caput Istriae»; c) del GfrOrer: «Poi.che in Italia c' erano piti Caprae, V istriana ceniva distinta eol soprannome, cioe Caprae d' Istria *). I)a questa espressione sorse poi piu tardi, pel solito raddolcimento delle parole aspre, la nuova forma di «Capo d'Istria*. II Dr. Benussi (1. c.), basandosi sopra un documento del del 1145, riferito dal Minotto (Acla et diplomata, ecc. I, 5) in eui fra altro si legge:.... "populus Instinopolis idest Caput Ystriae».... rigetta le due prime derivazioni, perche «Giustino- ') Le fonti sono indicate nell' opera citata del Dr. Benussi ; eppero qui si omettono. 2) In appoggio di quest' opinione verrebbe la seguente espressione che trovasi nella Cronaca althiate: tCalbani de Capra Tstriae venerunt.» V. in Archivio storico italiano, VIII, 85 e V, 98 ; ma anche Ibid. VIII, 42: «Ayatone.... qui fuit natus Hyuxlinopolim Caput Ystriae civitate.» pol i a reva il nome di Capodistria, quando tromvasi ancora dipendente dagli Sponheim, cioe qnando non era ne la prima cittd deli' Istria per posisione geografica (poiche questa era TriesteJ ne la capitale deli' Istria» 1); accede invece ali' opi-nione del Gfrorer come «piu consentanea al vero*. II Dr. Per-vanoglii (1. c., p. 10) nel mentre va d' accordo col Dr. Benussi nel ripudiare le derivazioni dell'Alberti e del Kandler, dissente pero da lui quanto all'accettare 1' opinione del Gfrorer, «attesoche it nome Caprae raddotcito non ci condurrebbe al Capo, ma bensi a quello di Cavrae, nome che si trova in carte di quell' epoca, dove gli abitanti di detta citta vengono chia-■mati Caprisani e Cavresani>2). Secondo lui, (p. 11) 4a interpretasione del nome di Caput Histriae si fonderebbe su quell' antico simbola del capo della Gorgone, il Gorgonio, quale gia dal 1400 pr. (corr. dopo Cr.) di Cr. in poi, non si sa per quale ragione, divenne sternma ufficiale ed ecclesiastico della citta di Capodistria»... e piu sotto: ... «Perche nello stesso nome Histriae siamo in-clinati a ravvisare il nome della Gorgone e della Medusa della leggenda Greca, dimostrera il seguente ragionamento. (Segue la dimostrazione). E in chiusa della dissertazione (p. 24) . . . mon šara im-probabile sapporre nel nome Caput-Histriae, sorto in tempi tardi, un ravvivarnento di antiche rimembranse di quell'antico Gorgonio, cioe del capo reciso della Gorgone, che oltre il proprio nome, diede anche lo stemni,a a quella citta,...» 3). A Paolo Tedeschi (La Provincia deli'Istria, a. XX, N. 2) non ando a versi quest'interpretazione; egli si dimostro invece fautore della spiegazione dell'Alberti. «,\ndiamo in cao d'Istria, l) II marchesafco d'Istria, fra gli anni 1101 o 1112—1173, dipendeva dagli Sponheim che comandavano anche su Trieste Cfr. Benussi, Manuale di geogrcfia... p. 61, 83; Morteani, L' Istria e me relazioni colla Germania (952-1209) in Progr. d. scuola reale di Pirano 1881-82, p. 27, sgg. ; Benussi, Nel Medio Ero, p. 389. La capitale deli' Istria era allora Pola. Capodistria subentro al suo pošto nel 1210. V. De Frauceschi, L' Istria, Note ntoriche, p. 106, 115. *) v- Cod. dipl. istr. a. 1210: «in ciritate Justinopoli.... Johannes Girgilia, qui dicitur filius qm. Caprisani«. :i) Checche ne sia di quest' opinione, veggasi in tale proposito il la-voro di G. Vatova : La colonna di Santa Gimtina, Capodistria, 1887, e speciahnente: Dello sternma di Capodistria, p. 139 sgg. atranno delto tu//i gli cibilanti delle altre cittadelle; e di fatto tale e la ma posisione* (p. li'). Riassunta rosi in breve la questione, voglio aneh'io dire la mia modesta opinione. La quale, in fondo, e quella dellAlberti, appoggiata anclie dal Tedeschi; se non che il mio modo di derivare il norae di Capodistria si presenta da un nuovo lato. Puo darsi, che anche in ci6 il Tedeschi vada d' accordo con me, ma che non abbia chiarito bene il suo pensiero in quella contingenza. Ecco per-tanto cjuesto mio nuovo modo di vedere. Nel corso delle mie ricerche storiche, a proposito di certi nomi di cAttk, teci la seguente osservazione : Una citta, a mo' d'esempio, s'ebbe anticamente un dato notne la cui derivazione, d' ordinario, e avvolta nell' oscurita, e questo nome venne traraandato di secolo in secolo colle scritture, e si conservo tale e quale, o lievemente moditicato, fino ai giorni nostri (p. e. Aquileia, Trieste, Parenzo, Pola, Pinguente, Pedena . . . nella nostra regione). Talvoltainvece una citta ebbe piu nomi: uno anticamente, d' ordinario di derivazione oscura, e uno piu rečen te, di origine 'popolare (come p. e. Emonia e Cittanova, Separ o Sip ar e Umago...). L' antico venne usato dagli scrittori e prima e molti secoli anche dopo il 1000; il popolare non venne usato nelle scritture, ed essendo nato nei secoli del lento e progressivo trapasso del talino rustico o rolgare nelle lingue romanze, e di formazione romanza, nel caso nostro, italiana (sec. VII-N)1). Dopo il 1000, nelle scritture, i dotti coritinuano a usare per molto tempo ancora 1' antico; ma quasi sempre a qualche scrittore scappa dalla penna, oltre ali'antico, anche il popolare; il quale pero, venendo scritti gli atti in latino, ci viene presentato, non nella veste romanza, ma in veste latina; siamo cioe dinanzi a ima forma italiana lat iniz zala.2) 1) V. F. Dernattio : Origine, formazione ed elementi della lingua italiana, Innsbruck, 1878, pag. 60, 61, 62. 2) Chi vuoi sincerarsi, che nei primi secoli dopo il 1000, gli estensori degli atti pubblici, scrivendo in latino ci; davano molto forme italiane, m veste latina, consulti fra altri il documento del 1017 (Cod. dipl. istr.) esteso a Parenzo e in generale i documenti contenuti nel volume. primo (a. 1100-1300). Per i cognomi valgano questi pochi esempi (1100-1400\ I Morosm p. e. diventano Maurocenus; Contarin - Contarenus; Foscarin _ Fosc.a- Quando poi, liei secoli XVI e speeie XVII, si comincia da noi a scrivere gli atti pubblici solamente in italiano, spa-risce affatto il nonie antico, e si adopera sempre 1' italiano dai laici, 1' antico dalla chiesa. Cosi avvenne coi nomi della citta di Capodistria; ma, a eonfortare questo mio modo di vedere alraeno con un esempio analogo, mi serviro dei nomi della citta di Ossero, citta anti-chissiraa e che, come Capodistria, fu una volta sede episcopale. (Continuci) Ginseppe Tassilicli PROVERBI ISTRIANI Nella mia collezione dialettale e demopsicologica ho tre libri, che ho cari sopra ogni altro, di proverbi istriani; cari per dne ragioni; la prima, che grani come sono della sapienza popolare, formano pur essi saldo documento per dimostrare che il popolo appunto e il piu geloso custode della propria lingua, nella quale vede il simbolo piu importante della sna nazionalita; la secouda, che furono raccolti da flor di valent-uomini, e miei amici per giunta; i sempre rimpianti Carlo Combi e Tomaso Luciani '), e il terzo Giovanni Vesnaver, tanto benemerito raccoglitore delle tradizioni paesane pur egli, e illustratore felice degli Uši e costumi del ■po-polo di Portole2). Spigolo, a caso, da tutti e tre: — Roba de stola la va che la svola (C.). — Ciacole no fa fritole. — Ai fati soi, chi no vol guai. — E1 mar xe fachin de la tera. — E1 bon merca strassa la scarsela. — Chi piu strussia, meno guadagna. — Quiete e crostini inegio che sussuri e colombini. — In časa strenzi, in viagio spendi, in malattia spandi. venus ; Moro = Mauriis, Oro = Aurus, Doro = Daurus, Tron — Trunus, Badoer = Badoarius, Tiepolo = Teupulm, Venier = Venerhut, Falier = Faletrus, Corner = Cornarins, ecc. ecc. C. A. Combi. Porta Orientale. Strenna per 1' anno 1859. Trieste, Coen, 1859. — T. Luciani. Tradizioni popolari Al bo nos!. Capodistria, Co-bol & Priora, 1892. 2) Pola, E. Sambo & C., 1901, _ E1 mato conta el so fato. — El mercante e. '1 porco se pesa dopo morto. — Chi bala senza son xe mato de rason. — In paradiso 110 se va in carozza (L.). — Megio un vovo ancii (avcuo), che una galina doman. — Una volta eori el can, 1' altra el levro. — Salute e libertft, — 1' orno e rico e no lo sa. — Vede piu quatro oci che. do. — La megio salsa xe la farne. - L' aqua fa marzir i pali. _ Ogni lavada xe una fruada. — Scova (scoa) nova scova ben. — Dei sni se vol dir ma 110 se vol sentir. — Zogador, bestemiador. — Co piovi (piove) su 1' olivo, no piovi sni vovi (V.). — Zugno cava '1 codegugno. — No xe sabo senza sol, 110 xe. puta senza amor. — Nadal al zogo, Pasqua al fogo. — Ogni fruto la so stagion. — Rol>a robada 110 prospera (a Venezia : 110 fa bon pro). — Mal no far, paura no aver. — Ogni bel balo stufa. — Chi mori (mor) el moiulo lassa, chi resta se la passa. — Zinque un študente, sie un sapiente, sete ogni corpo, oto ogni porco (delle ore del sonno). Chi 11011 li clirebbe proverbi raccolti a Venezia, tanto la loro dieitura 6 pressoehe eostantemente la nostra medesima, quella della inadre-patria, il cui volgare ebbe sino dai tempi di Dante tanta infiuenza nell'ltalia settentrionale, quanta il toscano nella centrale e il siciliano nella meridionale? E non vi sembra che non solo la dizione, ma benanco 1'indole, e la moralita e la coltura degl' Istriani risultino da »piesti proverbi affini al sentimento e al costume dei Veneziani? Qualcheduno brontolera forse : Vecchiumi ripetuti le cento volte ! Ed io gli tappero la bocca con due sole parole: Repe-tita iuvant. *) Venezia, Aprile 1903. »r. Cesare Musatti *) Ci consta che 1' egregio Prof. Giuseppe Vatova, attualmente Ispettore Scolastico Distrettuale a Pola, raccnglie da lunghi anni tutti i proverbi istriani editi ed inediti, nonche tutto eio che si riferisce agli usi e costumi del nostro popolo ; si spera percio di avere fra breve una com-pleta monografla su questo argomento. Del resto veda il cortese lettore quanto scrisse lo stesso Prof. Vatova nella Provincia deli' Istria (A. XX, 1886, pag. 100 e segg.) stili' utilita degli studi folkloristici nella Regione Giulia. (K- »•)• REČEN S IONI Dr. prof. Matico Bartoli. - Puhlica:.ioni recenti di filologia rumena {estratto dagli * Studj di filologia romanza*, vol. VIII, fasc. 23), Torino, Ermanno Loescher, 1901. Questo faseicolo, pablicato ancora dne anni ta, ebbe le piu liete accoglienze dalla stampa estera e nazionale: ma spe-cialmente dalla prima. E difatti, massime fra i Tedeschi, 1'illustre giovane gocle tale e tanta farna, che, or non e molto, il governo germanico lo nominava professore di lingua rumena nell' universit& di Strassburgo. * * * L' erudizione storico-linguistica spiegata dall'A. in quest'o-puscolo mette spavento addirittura. E non e a creclere ch' egli ne faccia sfoggio con pompa e gravita: tutfaltro. II suo stile e piano, festevole, spesso arguto, alle volte mordace; scioglie, quasi scherzando, problemi filologici finora rimasti insoluti, la cui difticolta farebbe disperare piu d' un Ascoli in sedicesimo, e intorno ai quali si sono arrabbattati e s' arrabbattano tuttodi illustri professori d' oltremonte e d' oltremare. Di tutti i lavori di filologia rumena passati in rassegna egli ci o tire una sintesi ampia e sicura, aggiunge omissioni si innocenti, si volute da coloro che lo precedettero in tal genere di studi, ribatte con colpi bene aggiustati e rettifica con precisione ammirabile le cantonate prese, specie riguardo il rumeno d' Istria, da certi famosi quanto ostinati glottologi forestieri. Noi non tenteremo di seguire l'A. nelle dotte e assennate considerazioni cui egli si abbandona nello sfogliare le numerose riviste che, per vie diverse, talora anzi opposte, e con metodi differenti 'aspirano, qual piu qual meno felicemente, a sciogliere la difficile «enigme historique», «intorno alla quale», come tlice il Bartoli, «tanti scienziati e politici si sono affaticati dalla seconda meta del secolo XVIII fino ad oggi«, enigma che comprende e le origini rumene della Mesia-Dacia, e quelle deli' Istria, le quali, stando ad alcuni storiografi nostri, risalirebbero gia al XIV secolo opinione che il Bartoli rigetta senz'altro; Iimiteremo, adunque| la nostra recensione ad esporre il giudizio che 1'Albonese esterna a proposito di un volume di Camillo De Fraucesehi e di un opuscolo di Giuseppe Vassilicli, ambedue istriani e čari alle storiche discipline. 11 Vassilich, nativo di Veglia e attualraente direttore della scuola di Via Giuseppe Parini a Trieste, nel 1900 avea public-ato un riassunto storico-bibliografico, dal titolo: Sui Rumeni deli' Istria, per il quale s'ebbe, a suo tempo, le debite lodi da parte di re Carlo di Romania. 11 Bartoli, pur 11011 trovandola esauriente, encomia molto la bella rassegna bibliografica del Vassilich, cita lavori consimili del Byhan e, sopratutto, un importante articolo di O. Densusianu sulle Tracce dei Rumeni d' hh-iu e della loro lingua in documenti dei secoli XII, XIII e XIV, «articolo breve ma di conclusioni im-portanti*, e pur ignorato dalla scuola
  • 1" di Tm,1° (3 febbraio 1903) abbiamo letto una splendida recensione del prof. Ferdiuando Pasini _ addetto al nostro i. r Ginnasio -sull' opera poetica del Pitten e del Rossi. II giovane letterato - o-ia noto come valente conferenziere nella vieina Trieste - sottopone a minuta ed acuta analisi la musa veramente alata dei due geniali cantori triestini, nlevando i pregi e i difetti si deli'uno che deli'altro poeta. V. Un quadro di Luciano Dellaurana. Architetto Cornelio Budinich Opuscolo in 8. Trieste, Sambo, 1903. *) ..Bernardino Baldi, 1' elegante scrittore urbinate della seconda meta del oOO, parlando nella sna bella deserizione del palazzo ducale di Urbino d. Luciano, architetto di quel palazzo, e nato, secondo lui in Laurana' raimnenta fra i lavori di pittura di questo valente architetto alcune tavo- P°rtanti » suo nome> nM<' fnali sono tirat,- con ragioni di prospettiva e colorde alcune scene, diniostranti ehiaramente, com' egli aves.se bonissimo disegno ed acconciamente dipingesse,- II Budinich, bravo ricercatore, tro-vandosi ,n Urbino allo scopo di studiare le vaghe forme architettoniche del pn.no rinascimcnto, basandosi sni Baldi ch' ebbe nelle mani da' di-scendenti delle figlie del grande architetto la nota patente con cui Federico conte di Montefeltro, nominava Luciano architetto del palazzo, e basandosi anche sulla scoperta fatta da lui stesso, di due targhette poste a' due an-goh supenori del quadro — attribuito erroneamente a Piero della Fran-cesca - rimaste fino ad ora ignorate, e che in seguito alla pulitura ese-guita un anno fa del quadro, misero alla luce una scritta. črede di poter affermare senz' altro che questa sia opera di Luciano Dellaurana. L'opuscolo del Budinich, elegante per forma e disposizione, ornato di un bel disegno del quadro, e scritto con molta chiarezza e lucidita, ed esce dallo stabilimento tipo-litografico di Emilio Sambo di Trieste. II Budinich ci promette di publicare in seguito de' documenti, aneora inediti e sconosciuti, da cui risultera in qual periodo il Luciano Dellaurana abbia lavorato in Urbino intorno ad altre tavole dipinte ;ed al palazzo ducale di Urbino ; ben vengatio essi a portare luce su di questo iUustre architetto fino ad ora quasi dimenticato. Chianzon in dialet gurizian. Marzio conte Strassoldo, Gorizia, Stab Tip. Giov. Paternolli, 1903. L' egregio nostro amico, lo studioso bibliotecario di Gorizia, signor Carlo Seppenhofer, uomo che fa onore alla sua Gorizia e che per operosita instancabile in vantaggio del suo paese non teme confronti, ristampa questa canzone del conte Marzio Strassoldo, che a suo tempo fece parte deH'Accademia Arcade Romano-Sonziaca, che aveva sede a Gorizia e che *) Su questo artista molto scrisse U nostro Paolo Te.leschi, che, dopo lunga polemica, .lovette dar rag.one ai Dalmati, i quali sostenevano il Luciano essere nato a La Vrana presso Zara. <3T. d. D.) poi passo a Trieste. A suo tempo la canzone venne publieata in pochissimi esemplari dalla Cesarea regia stamperia governiale in Trieste; il Seppen-hofer la ripubblica sapendola quasi sconosciuta e di qualche merito e in-tcresse storico. Miramar k il titolo di un opuscolo in 8." del Dr. K. Metlikovitz, che raccoglie alcune note storiche su questo castello. Con questo lavoro 1' A. intende di riassumcre, com' egli stesso dice modestamente, cio che intorno al romantico maniero (t stato scritto e per il publico e per singole persone, di rettificare qualche particolare ed aggiungervi qualche notizia. II dettato del Metlikovitz venne offerto alla madre sua, che, oppressa da grave malattia, si riebbe soggiornando a Grignano e a Miramar. Matelda. Studio dantenco di Gmseppe Piccidla. Bologna, Ditta Nicola Zanichelli, 1902. Biblioteca storico-critica della letteratura dantesca diretta da Pasquale Papa. II Picciola, che fa onore alla sua citta natale, noto per altre publi-cazioni poetico-letterarie, mandava ancora nel 1900 questo suo iavoretto, che ora esce stampato in un opuscolo in 8.° di una cinquantina di pagine, al Ministero deli' Istruzione publica per il noto concorso dantesco. II lavoro, dopo parecchio tempo, asperso di molta polvere (dotta polve, se k quella della Minerva) gli ritornava e veniva dato alle stampe zanichelliane per la cortese premura del prof. Pasquale Papa. L' importante soggetto venne preparato dali' egregio A. dopo una escursione a Canossa «onde, com' ei scrive, ancora m' e dolce la memoria, e di cui cercai di fermare certe immagini matildiche in due 'ballate che pubblicai il giorno due di maggio di quell' anno nell' Italia centrale di Reggio nell' Emilia. Le ricordo perehe in essa era il germe di tutto questo mio studio.» Studio, che assieme a quello del prof. L. Rocca, che giunge alla medesima meta, porta un contributo importante nella tanto dibattuta questione. L' opuscolo e adorno anche di alcune belle illustrazioni tra cui ci sono i ruderi deli' antico castello di Canossa, che danno certo a pensare... Oceana, commedia fantastica di Silvio Benco. — Venezia, officine grafiche C. Ferrari, 1903. Questa commedia, messa in musica dali' illustre nostro comprovin-ciale Antonio Smareglia, venne publieata in opuscolo in 8.° di un' ottantina di pagine in occasione che al Teatro alla Scala quest' anno si rappresen-tava 1' opera omonima ch' ebbe si lieto successo. Come lavoro poetico-lettc-rario, per la grazia, la bellezza de' versi e la fattura questo componimento merita ogni elogio. Le upecie fosmli finora trovate nel calcare compatto di Bonaria e di San Bartolomeo. — Nota di Domenico Lovim to. - Cagliari, Tipo-litografia Commerciale, 1902. In questo opuscolo in 8.° di una ventina di pagine 1' A. tratta con quella competenza che gli e propria, frutto di lungo studio e vera scienza, che il nostro Lovisato e conosciuto urbi et orlic, le specie de' famosi calcari di Bonaria e di S. Bartolomeo «placando cosi anche gli sciami farneticanti, che forse non hanno mai visitato il Museo di Mineralogia e Geologia del-1' Universita di Cagliari, che rinserra la storia vera della Sardegna.» Primo rendiconto della Biblioteca popolare circolante. Trieste Stabili-mento Tip. Tomasieh, 1903. In questo opuscolo di quasi 40 pagine non e ricordata soltanto la storia deli' inizio di questa provvida istituzione promossa dal partito libe-rale di Trieste, che estrinseca in ogni campo un' attivitA veramente enco-nuabue, ma si riportano anche altri utili cenni riassuntivi su tutto cio che riguarda gestione, movimento ecc. ecc. di essa. Speriamo che 1' exempla trahunt troveri degli imitatori. C-l. Noterelle bibliograflche. Gli statuti di Arbe. - Ugo Inchiostri e G. A. Galzigna - quest' ul-timo, purtroppo, decesso, qui, a Capodistria, nel novembre del 1901 — coi tipi di G. Caprin, Trieste, publicano gli statuti della simpatica cittadina dalmata, statuti che videro la luce da prima nell' Archeografo triestino E un lavoro commendevole, e per lo storico e per il glottologo, avendovi gli autori aggiunto, quasi appendice, un dizionarietto delle voci dialettali lo-cah ncorrenti negli statuti prede tti. Histria. - I lettori non si spaventino : non si tratta di una nuova edizione del poema latino del vescovo Rapicio. La Histria, che ci sorride dal tavolo, e una magnifica collana di sonetti dovuta alla musa vibrante e fervida di Giovanni Quarantotto, un giovane istriano che ha gia fatto molto cammino. II fascicolo, splendidamente impresso dallo stabilimento tipografico E. Sambo di Trieste, 6 publicato sotto gli auspici delVlnnomi-nata e dali' autore, con gentile pensiero, dedicato a Riccardo Pitteri. Di piu nel prossimo numero. Negli Appunti ad una nota del Sig. Dr. Tornquist sulla geologia della Sardegna il nostro Domenico Lovisato rileva parecchie cantonate prese dal prof. suddetto nell' esame del trias isolano. Dopo aver dimostrato, come da lui, gli errori dello scienziato tedesco, il Lovisato finisce cosi la sua nota : «.... chiudo non senza pero affermare che, se il signor prof. Tornquist non fosse venuto in Sardegna, la geologia deli' isola ci avrebbe perduto assai poco». Monito a coloro che son sempre disposti a credere ciecamente nei responsi della scienza straniera ! Gli vitimi famcoli del triestino «Alpi Giulie» recano bellissimi articoli di M. G. Mattilich, L. Budinich, Napoleone Cozzi, Oliviero Rossi e Ario Tribel. Al testo sono unite alcune riuscitissime vedute di montagne. II giornale onora altamente i bravi alpinisti triestini. Alberto Zacher. »Venedig als Kunstaette», Julius Bard, Berlin (1902) VI vol. della raccolta di Richard Muther. L' autore considerando Venezia' come patria deli' arte, colla competenza che gli e propria, parla dei tesori d' arte dovuti ai pennelli dei migliori artisti, specie della scuola veneta. Egli pure come tajiti altri pone 1' attivita di Cima da Conegliano dal 1460-1509. I documenti scoperti a Capodistria, dei quali si fa cenno nel primo numero delle «Pagine istriane«, dimostrano iuvece che la sua attivita si estende per lo meno flno ali' anno 1513, anno in cui dipinse 1' ancona della chiesa di Sant' Anna di Capodistria, che a detta dei piu e una delle sue opere migliori. Giuseppe Slrailner. Novi schizzi dalVAdria. I." Da S. Marca a S. Giusto. Veraione dal tedesco di Attilio Štefani. Trieste, 1903, F. H. Schimpff. Siamo felici di annutiziare questa traduzione di un lavoro cosi interes-sante ed attendiamo con vivo desiderio la publicazione della II.* parte degli schizzi riguardanti 1' Istria. Un nostro collaboratore ci promise pel prossimo fascicolo una rela-zione dei lavori del Dr. C. Musatti sni proverbi veneziani. Cosi pure ci riserviamo di parlare nella III puntata della recente publicazione del prof. Hugues sulla Idrografia soiterranea carsica. Coi tipi Cobol & Priora di Capodistria venne testfe publicato il fascicolo II" de La Venezia Giulia* bollettino della SocietA fra študenti acca-demici di nazionalita italiana «L' Innominata«. Notizie cronologiclie. L' egregio nostro comprovinciale prof. Giuseppe Vidossich publica nel »Fanfulla della Domeniea» del 15 maržo una interessantissima nota sulla novella 119 del Saccbetti. La ditta Fratelli Treves di Milano publico a Pasqua il roinanzo del giovane triestino Silvio Benco: «Fiamma fredda». Questo lavoro, pre-annunziato gia dali' Indipendente di Trieste del 7 aprile, viene presentato al publice da Elda Gianelli con una favorevolissima recensione inserita pure nell' Indipendente del 14 aprile. Col 1. gennaio a. c. si e inaugurata a Verteneglio una biblioteca cir-colante, promotore quell' egregio maestro dirigente sig. Vigilio Cappelletti. Al Consiglio Municipale di Roma viene fatta proposta dagli onore-voli Francesco Salimei ed Enrico di San Martino, che venga eretto al Pincio un busto del celebre piranese Giuseppe Tartini (14 febbraio). II Circolo Artistico di Trieste, presenti Attilio Hortis ed ITgo Ojetti, offre una pergamena commemorativa ali'illustre Giuseppe Caprin, vinci-tore per la seconda volta del premio «Rossetti» (1 maržo). II Ministero del Culto e deli' Istruzione in Vienna autorizza il maestro Filippo Manara ad aprire a Trieste un »Liceo musicale completo« (7 maržo). 11 Consiglio Municipale di Trieste proclama aggiudieato a Giuseppe Caprin il premio «Rossetti». Splendido discorso deli'on. F. Venezian (20 maržo). II prof. Alberto Puschi riferisce alla «Commissione centrale per la conservazione dei monumenti ecc. in Vienna« sul rinvenimento a Trieste di resti di un acquedotto romano e di abitazioni romane (3 aprile). Al principio di aprile venne rappresentata a Milano con ottimo suc-cesso la comedia »Pantalon spiritista. della scrittrice triestina Ida Finzi, nota sotto il pseudonimo di Havdee. Al Congresso storico internazionale, tenutosi a Roma dal 2 al 9 aprile corr. intervenne.ro ufficialmente della nostra regione il prof. Alberto Puschi, direttore del Civico Museo d' antichita di Trieste, e 1' aggiunto del Museo 'stesso, prof. Pietro Sticotti, il prof. Bernardo Benussi, vicepresidente della Societa Istriana di archeologia e storia patria, il Dr. Carlo de Mar-chesetti, direttore del Civico Museo di storia naturale in Trieste, ed il prof. Giaseppe Vatova, membro del Curatorio dol Museo di antichita di 1 ola. II prof. Antonio Ive, rovio-ne.se, rappresentava 1' Universita di Graz - Riferirono al Congresso il prof. Pnsehi sugli scavi di Nesazio e il prof' bticotti sugli avanzi micertei ritrovati nogi i scavi stessi. II Dr Vittorio Benussi flgho deli' esimio nostro storiografo, lesse un' applandita disserta-zione «Sul valore veridico dolla storia.. - II prof. Venturi, trattando del « organ izzazi one di spedizioni storico-artistiche«, prepone lo studio dello sviluppo deli' arte veneta nell' Istria, nella Dalmazia e nell'Arcipelago greeo Muore a Napoli il triestino Eugenio Menegazzi, appassionato cultore delle discipline archeologiche (meta di aprile). Giovanni Bovio, patriotta, lilosofo distinto, raro esempio di carattere purissimo ai presenti ed ai posteri, cesso di vi vere, consunto da atroce malore, sempre eguale a s6 stesso, nella sna Napoli il 15 aprile corrente — Italia tutta lo piange. Addi 24 aprile andante la cittadinanza di Pirano festeggio solenne-mente il decimosesto centenario dol suo protettore San Giorgio di Nicomodia Per tale occasione fu publicato coi tipi Cobol & Priora di Capodistria un laiidatissnno carine allusivo «all' apparizione del 21 luglio 1343». In una delle ultime sue tornate il Consiglio Munfcipale di Pola voto su proposta deli' on. Dr. B. Schiavuzzi, un atto di ringraziamento a Ca- millo De Franceschi, 1' illustratore della storia medievale di nuella vetusta citta istriana. Coll' intervento del Conte di Torino, del ministre Nasi, del suo col-lega Chaumie, ministro della publica istruzione in Francia, e del patriarca Ferrari, venne posta a Venezia la prirna pietra del campanile di San Marco (25 aprile). f Dome.n,co Venturini, direttore - Carlo Prior,, rtitore e redattore responsabile, Tipogratia Cobol & Priora, Capodistria.