BIETTI SESTIERI, A. M. 1997, Italy in Europe in the Early Iron Age. - Proc. Prehist. Soc. 63, 371-402. BORGNA, E. in P. TURK, v tisku, Metal Exchange and Cir- culation of Bronze Items between Central Italy and Ca- put Adriae (XI-VIII cent. BC): Implications in the Orga- nisation of the Communities. - V: Acts of the XIII. UISPP Congress, Forlf. GUŠTIN, M. 1979, Notranjska. K začetkom železne dobe na severnem Jadranu. - Kat. in monogr. 17. HORVAT J. 1983. Prazgodovinske naselbinske najdbe pri farni cerkvi v Kranju. - Arh. vest. 34, 140-218. KROMER, K. 1959, Das Graberfeld von Hallstatt. - Firenze. LOLLINI, D. G. 1976, Sintesi della civilta pičena. - V: Ja- dranska obala u protohistoriji, 117-153, Zagreb. MIHOVILIČ, K. 1995, Reichtum durch Handel in der Hall- stattzeit Istriens. - V: Handel, Tausch und Verkehrim bronze- undfriiheisenzeitlichen Siidosteuropa, Sudosteuropa Schriften 17, Prahistorische Archaologie in Sudosteuropa 11, 283- 329. PERONI, R. 1996, L'Italia alle soglie della storia. - Roma, Bari. PUS, I. 1971, Zarnogrobiščna nekropola na dvorišču SAZU v Ljubljani. - Razprave SAZU 7/1. RUARO LOSERI, L„ G. STEFFE DE PIERO in S. VITRI 1977, La necropoli di Brežec. - Monogr. di Preist. 1. TERŽAN. B. 1995, Handel und soziale Oberschichten im friihei- senzeitlichen Sudosteuropa. - V: Handel, Tausch und Ver- kehrim bronze- und friiheisenzeitlichen Sudosteuropa, Siidost- europa Schriften 17, Prahistorische Archaologie in Siido- steuropa 11, 81-159. TRAMPUŽ OREL, N. in D. J. HEATH 1998, Analysis of Heavily Leaded Shaft-Hole Axes. - V: Menscli und Um- welt in der Bronzezeit Europas, 237-248, Kiel. TURK, P. 1997, Das Depot eines BronzegieBers aus Slowe- nien - Opfer oder Materiallager? - V: Gaben an die Cotter. Schiitze der Bronzezeit Europas, 49-52, Berlin. VELUŠČEK, A. 1996, Kostel, prazgodovinska nasebina. -Arh. vest. 47, 55-134. Peter TURK Chiara Tarditi: Vasi di Bronzo in area Apula. Produzioni greche ed italiche di eta arcaica e classica. Universita di Lecce, Dipartimento di Beni Culturali, Settore Storico-archeologico. Collana del Dipartimento 8. Congedo Editore, Galatina 1996. 233 pagg. II rinnovato interesse nei confronti della Magna Grecia come fenomeno artistico e culturale, culminato nella spettaeolare mostra I Greci in Occidente (Venezia 1996), e il moltiplicarsi dei contributi dedicati ai rapporti tra grecita coloniale e mondo indigeno - sollecitati da nuovi e import- ant ritrovamenti, come le ricchissime tombe di Braida (Serra di Vaglio, Basilicata) - impongono all'attenzione degli studiosi il recente libro di Chiara Tarditi sul vasellame in bronzo della Peucezia e della Messapia, le regioni de\VApulia piii aperte ai contatti dirctti con I'opposta sponda adriatica e con la Grecia. E' nota I'importanza dei vasi di bronzo, nella loro qualita di suppellettile di pregio, come testimonianza di relazioni, reciprocity e scambi di natura non solo commerciale, ma anche politica./lga/ma per eccellenza nei santuari della madrepatria, i recipienti di bronzo acquistano il valore di simboli di prestigio presso le aristocrazie indigene dell'antica Italia che esaltano il proprio stato sociale adottando, graeco more, il servizio metallieo da simposio. In questo quadro il volume in esame, che raccoglie 270 recipienti di sicura provenienza con l'intento di dclinearne le caratteristiehe formali e stilistiche e di affrontare il problema dei centri produttori, si connota come opera di notevole interesse, punto di partenza per ulteriori ricerche ed approfondimenti. Nonostante i recipienti provengano tutti da contesti funerari, l'Autrice delega infatti ad altra sede ogni considerazione relativa alia funzione degli oggetti e all'ideologia funeraria dei committenti, limitandosi ad un'analisi di tipo strettamente tipologico. A questa classificazione e dedicata tutta la prima sezione del volume che si articola nel catalogo dei recipienti (pp. 15-119), suddivisi per forme principali e, all'interno di queste, per tipi, varianti tipologiche e varianti decorative, e nell'analisi tipologica degli stessi (pp. 122-185). Questa seconda parte, piu discorsiva della prima, volta a raccogliere semplicemente le schede e le illustrazioni dei materiali, approfondisce le problematiche relative ai recipienti riprendendo la classificazione proposta nel catalogo e la relativa numerazione, con l'aggiunta di nuove illustrazioni di particolari decorativi e di confronti. A mio parere, per una migliore fruibilita del testo sarebbe stato meglio unire schede e commento all'interno delle singole forme, tanto piu che queste vengono presentate, secondo un criterio molto 'scolastico', per ordine alfabetico e non per funzione, rendendo piu dispersiva la consultazione. Volendo seguire l'evoluzione morfologica e cronologica di una forma, occorre cosi saltare continuamente dalla discussione al catalogo, vale a dire dalla seconda alia prima parte di questa sezione. II vero limite di questo lavoro, cosi importante nel campo degli studi sul vasellame in bronzo preromano, e dato tuttavia dalla mancanza dei disegni, che penalizza notevolmente la consultazione, come ho gia avuto modo di lamentare in altra sede (cfr. M. Castoldi, Recipienti di bronzo greci, magnogreci ed etrusco-italici nelle Civiche Raccolte Archeologiche di Mi- lano. Not. dal Chiost. del Monast. Maggi. Suppl. 15, Milano 1995). Se e vero che l'Autrice ha potuto "procedere ad un esame visivo diretto" dei recipienti, avrebbe potuto anche eseguirne i disegni, nonostante le difficolta di restituzione grafica legate a questo tipo di reperti, se in cattivo stato di conservazione. I pochi disegni presenti (ad es. pp. 20, 21, 22, 52, 55) servono a poco, dal momento che sono privi di sezione; del tutto inutili gli schizzi (cfr. pp. 39, 65, 79, 86, 90); buona l'idea di proporre tavole di motivi decorativi (cfr. fig. 3 a p. 104), ma del tutto inadeguate le, pur numerose, fotografie - raramente di qualita eccellente - che secondo l'Autrice "permettono comunque una lettura soddisfacente non solo della forma, ma anche dei minimi dettagli decorativi", ma non possono assolutamente sostituirsi, per i metalli, alia grafica. Uno studio rigorosamente tipologico avrebbe dovuto tenerne conto, cosi come sarebbe stata auspicabile una maggiore uniformita nell'indicazione delle misure, spesso carenti. Con questi limiti, il volume apporta comunque nuovi dati alle nostre conoscenze sull'artigianato in bronzo greco c magnogreco. La terza sezione (pp. 187-206) e infatti dedicata alle aree di produzione, problema insidioso per tutti gli 'addetti ai lavori', costretti quasi sempre ad operare su basi quanti- tative e stilistiche. Nel caso delle patere con manico a forma di kouros, ad esempio, suddivise in piu gruppi ricondotti ad officine greche e magnogreche su basi esclusivamente stilistiche (Forma XIII, tipo B3, pp. 172-179) non si tien conto dello studio di Marjan Galestin (Bull. Ant. Besch. 56, 1981, pp. 93-96) che attribuisce a falsari del secolo scorso molti esemplari noti. II censimento operato sul vasellame di bronzo di Peucezia e Messapia consente nondimeno di mettere a punto per la prima volta il quadro delle presenze e delle produzioni. Emer- gono i contatti con l'ambiente peloponnesiaco (24 reci- pienti attribuiti genericamente a produzioni greche) e con Corinto, che sappiamo interessata alia via adriatica dalla fondazione di Corcira (13 attribuzioni), seguita da Atene. Meno testimoniate le produzioni di Argo (solo due pezzi secondo l'Autrice) e della Laconia (Vhydria di Rudiae, Cat. n. 109). Significativa, nel VI e nella prima meta del V secolo, anche la presenza di importazioni dalParea etrusco-italica, meglio testimoniate finora nella Daunia e nel Melfese, collegate alia costa tirrenica dagli assi fluviali dell'Ofanto e del Sele. La concentrazione dei ritrovamenti e 1'uniformita stilistica di parecchi esemplari consentono inoltre di riferire molti tipi ad officine locali, attive nel V sec. a.C. nell'area peuceta, gia inserita nella tradizione della lavorazione del bronzo per la fabbricazione di elmi di tipo "apulo-corinzio". L'adesione alle forme e al repertorio decorativo di matrice greca pre- suppone secondo l'Autrice (pp. 207-211) il contatto diretto con i centri produttori della Grecia, tanto piu evidente lun- go la fascia costiera interessata anche dall'arrivo di impor- tazioni ceramiche, che ridimensiona il ruolo delle colonie costiere, quali Taranto e Metaponto, nella redistribuzione dei modelli. Nel complesso, anche se penalizzato dalle carenze nella documentazione grafica dei recipienti, il volume e sicuramente uno strumento che coloro che si occupano, come la scrivente, di artigianato artistico in bronzo dovranno tener presente per la quantita dei documenti raccolti, le considerazioni di carattere stilistico, gli spunti di discussione sui centri produttori e sulle relazioni commerciali. Marina CASTOLDI Vera Rupp: Wetterauer Ware - eine romische Keramik im Rhein-Main Gebiet, (z dodatkom Gerwulf Schneider, Che- mische Zusammensetzung romischer Keramik im Rhein-Main Gebiet). Schriften des Frankfurter Museums fur Vor- und Fruhgeschichte - Archaologisches Museum 10, 1988. Za predstavitev skoraj deset let stare knjige je gotovo pozno. Ker ob izidu pri nas nihče o njej ni poročal in ker posega na nekatera zdaj (in vedno spet) aktualna področja, sem se od- ločila nameniti ji nekaj besed. V knjigi je sintetično obrav- navana vrsta namizne keramike vzporedno z obravnavami vzhodnogalske sigilate. Govori o rdeči, premazani, marmo- rirani in poslikani posodi različnih oblik - krožnikov, skled, čaš, vrčev, ponev, lijakov in drugega iz najdišč ob Renu, od Vindonisse do Nijmegna, in Maini. Primerki te lončenine iz kastela v Saalburgu, fazani s poslikanega vrča iz Mainza ali riba s krožnika iz Heddernheima so zasidrani tudi v naši za- vesti, čeprav pri nas najdb, ki bi bile v kakršnikoli neposred- ni zvezi s posodo iz Wetteraua, nimamo. Ko avtorica pred- stavi razvoj raziskovanj tovrstne lončenine, takoj preide na sintezni prikaz svojih izsledkov. Poleg "generalij" obravna- vane lončenine, kot so njen videz, fabrikat, oblike in okras, obravnava verjetni kraj izdelave - Nied v Frankfurtu - ob- močje, kjer se posoda pojavlja, ter verjetnosti o njenem na- menu. Tem mislim tudi novejše raziskave niso dodale bistve- nega, čeprav vse bolj plastično kažejo, da so v zadevnih pre- delih sedanjega Frankfurta izdelovali opeko in druge vrste lončenine v opaznih količinah še tja v 3. stoletje. Tako avto- rica sklepa, da so posodo delali na obsežnem delovišču na zemljišču v fiskalni lasti civilisti, a tudi za armadne potrebe. Izjemno ustvarjalni in sposobni lončarji so približno 30 let ob začetku 2. stoletja naredili vrsto izjemnih izdelkov s spe- cifičnimi, ne prej ne pozneje doseženimi lastnostmi in nudili namizno posodo, ki se je mogla kosati z najboljšo sigilato, dasi - ta misel se mi zdi zelo pomembna in posrečena - je nikoli niso hoteli posnemati oz. imitirati. Glede konca izde- lovanja, ki ga je vselej arheološko težko definirati, avtorica ponuja, po moje zopet zelo smiselno, domnevo, da je delav- nica umrla skupno s sposobnim(i) posameznikom(i). Vseka- kor pa poudarja, da t. im. Wetterauer Ware ni sigilata in da je grobo marmorirana keramika (keramika v različnih likih in na različne načine lisasto poslikana po sicer nepremazani površini, debelejših sten), ki so jo delali tudi v Niedu in je je obilo najti na mnogih najdiščih skupno s posodo iz Wettera- ua, nekaj drugega kot to, kar se je razvijalo po drugih zako- nitostih. Tudi posebnostim marmorirane keramike posveti nekaj sklepov, ki jim velja prisluhniti. Med najdbami iz Nie- da zbuja še pozornost skupina amfor, ki jih je po arheološki metodi opredelila za lokalni proizvod. Arheometrični dodatek ta poslednji sklep potrdi, potrdi pa tudi več drugih sklepov, zlasti glede opredeljevanja poso- de iz Wetteraua. O knjigi poročam zdaj predvsem zato, ker je v svetu prou- čevalcev rimske keramike in limesa spet oživelo vprašanje o t. im. legijski keramiki. Na zadnjem kongresu združenja RCRF (1996 York) je bila glavna tema "Vpliv keramike, izdelane za armado, na razvoj lončarstva". V Rolducu v Limburgu 1995 je bil na kongresu proučevalcev rimskih meja in armade na osnovi gradiva iz okolice lončarske peči pri vojaškem taboru v Carnuntumu predstavljen prenagljen sklep o tem, da je treba pravzaprav vso srednjeevropsko rdeče premazano lončeni- no iz srednjega cesarstva ponovno povezati z opuščenim pojmom legionarske keramike. Dejstva ob Maini govore drugače, pred- vsem pa so v knjigi, o kateri govorim, na kratko in dobro predstavljena, morda bolje kot drugje. Lastništva in pravna razmerja so bila v času razvitega cesarstva pač že bolj zaple- tena kot v okupacijski fazi. Drugi vzrok za predstavitev knji- ge je dejstvo, da se pri nas v zadnjem času več poglobljenih študij ukvarja s produkcijo in trgovanjem s keramiko kot ekonomsko kategorijo (J. Istenič in V. Vidrih Perko), na vr- sto pa prihajajo tudi objave lončarskih delavniških kompleksov z izkopavanj minulih desetletij (tako je npr. M. Strmčnik Gulič že okvirno predstavila manjšo delavnico na Zg. Bregu na Ptuju - Ptujski arheološki zbornik 1993, 481-500, velike komplekse iz vzhodnih četrti obravnava J. Horvat, I. Lazar objavlja ve- liko opekarno z Vranskega itd.). Zdi se mi, da je dobro pre- mišljene možnosti in verjetnosti iz dežele ob Maini treba imeti v mislih kot eno od variant pri obdelavi naših gradiv, saj gre npr. pri obdelavi proizvodov z Vranskega kot s Ptuja za vpra- šanje, koliko in kako je armada vplivala na lončarske delav- nice. Dobro je ohraniti v mislih zlasti eksaktne izsledke v zvezi z navadno marmorirano keramiko in amforami tudi kot opozorilo, daje sklepanje na podlagi analogije in makroskop- skega pregleda sicer še vedno nadvse pomembno in pri ar- heološkem delu tudi danes (in v prihodnje) nepogrešljivo, do zadnje potankosti pa ni nikoli zanesljivo. Na človekovo delo, tudi lončarjenje, je vselej vplivala vrsta okoliščin, od katerih so bile nekatere povsem izjemne in se jim z našim ugibanjem in sklepanjem lahko le približamo. Iva MIKL CURK Uragoslav Srejovič, Čedomir Vasic: Imperial Mausolea and Consecration Memorials in Felix Romuliana, Gamzigrad, East Serbia. Center za arheološka raziskovanja Filozofske fakul- tete. Beograd 1994. Leta 1984 je napis FELIX ROMVLIANA dal misliti, da bi monumentalne ruševine v Gamzigradu mogle biti središ- če kraju, kjer je bil cesar Galerius rojen in pokopan. Življe- njepisna podrobnost, podatek o cesarjevem rojstnem kraju, imenovanem po njegovi materi Romuli, je ohranjen v Epito- me in je pripisan Aureliju Victorju. Prokopij omenja Romu- lijano v De aedeficiis med kasteli, ki jih je blizu mesta Aqu- ae dal Justinijan obnoviti. Prvi podatek je raziskovanje za- nemarjalo, drugi je pa vodil do tega, da so Romulijano ena- čili z Jasenom v Bolgariji. Raziskovalci so se predvsem na osnovi tipoloških meril oprijeli misli, da gre pri cerkvi sv.