PROGRAMMA DELL’ I B. GOTASIO Part« 99 SUPERIORE DI CAPODISTRIA ANNO SCOLASTJCO 1878-79. I. — Sull'uso del Soggiuntivo — Disaertazione grammatico - filosofica del professor Lorenzo Schiavi, II. — Notizie intorno dl Ginnasio, compilate dal Direttore. C.4PODISTRM STABILIMENTO TIPOGRAFICO B. APPOLONIO 1879. v*,y . * - > * ■ • *,-. sv? ...-•; a '.' PROGRAMMA DELL’ I. R. GIIMSIO Parte 5* SUPERIORE CAPODISTRIA ANNO SCOLASTICO 1878-79. I. — Sull'uso del Soggiuntivo — Dissertazione grammatico - filosofica del professor Lorenzo Schiavi, II. — Notizie intorno al Ginnasio, compilate dal Direttore dell’Istituto. CAPODISTRIA v ' 1 STABILIMENTO TIPOGRAFICO B. APPOLONIO 1879. DIKEZIONE DELL' I. K. GINNASIO SürERIOEE DI CAPODISTEIA Edit. SULL’USO DEL SOGGIUNTIVO DiBrtazione panmatico-filosofica “Graeci grammaticum a giammatista distinguunt, et illnm quidem absolute, liunc racdiocriter doctum existimant,,. SVETONIO. “Lo studio grammaticale non solo insegna la lingua, ma educa la mente al buon razioncinio,,. FANFANI e EIGUT. Prenozioni 1. In ehe differisca il sogpiuntivö dali' indicativo. — L’ uoiho coli’ uso della proposizione esprime di un soggetto un dato suo essere (o un dato suo non essere, se la proposizione b negativa), accennando insieme il modo onde questo essere & da lui riguardato. L’ elemento della proposizione che ha 1’ ufficio d’ indicar nel soggetto e 1’ essere e il modo di essere che vi si pensa annidato, appellasi antonomasticamente “verbo,,. Vi sono casi in cui il verbo indica 1’ essere in modo franco da esitazioni mentali, da condizioni, o da altro che sia; e tale as-severante modo del verbo ö V indicativo: il quäle ha luogo non solo in proposizioni semplici (p. e. “tu sei giuston), ma e beu auco talora nei verbi del composto detto fräse (p. e. “io so, che tu sei giusto,,), poiche di modo indicativo e il verbo nella proposizione prima, principale; come nell’accessoria, dipendente. Yi sono invece dei casi in cui^il verbo indica un essere del soggetto, ma con dipendenza da qualche uostra esitazione mentale, o da condizioni, da supposizioni ecc.; e cosiffatto modo del verbo, inceppato da dipendenze, dicesi soggiunti- v o, avendo ordinariamente suo pošto in una proposizione soggiunta alla principala: e chiamasi pur cougiuntivo, esprimendo di un sog-getto un essere tale cui dobbiamo pensare in congiunzione ad un verbo, espresso o sottinteso, d’altro modo (indicativo o imperativo o condizionale), o in congiunzione a qualche particella da cui dipende. La diversitä dei due modi grammaticali del verbo si fa dunque palese. L’indicativo & atto a dinotare 1’essere del soggetto della proposizione, ma in mauiera semplice ed assoluta: esso, soprattutto nell’uscita del tempo presente, & il piü opportuno segno a rappre-sentare gli attributi della Realtä increata, come anco le essenze delle cose create, oggetti fermi ed immutabili delle scienze, onde lo Sca-ligero insegnö che 1’ indicativo est solus modus aptus scientiis, solus pater veritatis. Esso il modo piü proprio non solo ad esprimer le cose di neces»itä, ma ben anche le contingenti che pur sono di fatto ed attualmente. II modo soggiuntivo tende in vece ad indicare le contingenze, le quali per ordinario non appariscono attualmente pre-senti, ma piuttosto s’affacciano all’umano pensiero come possibili, congetturali, condizionate, onde la loro dipendenza: questo in somma pud dirsi una maniera di esprimer 1’ essere poteuziale e d’ intenzion della mente, il quäle se non ha di fatto un’avvenuta obbiettiva realtä, e perd guardato come avvenibile dalle subbiettive nostre rappresentazioni, oppure anche solo come pensabile entro la cerchia delle idee *). Stante la logica differenza dei due modi, e naturale che negi’idiomi, per naturale svolgimento perfezionati, vi sia pure tra l’un modo e l’altro quella diversitä d’inflessioni e cadenze, il cui variato complesso vien dai grammatici registrato. 2. Qual valore possa meritarsi una teoria suU’nso del soggiuntivo. — Io mi propongo di parlare intorno agli usi da farsi di queste verbali uscite del soggiuntivo,-in cambio di quelle dell’in-dicativo, o d’altro modo; ossia mi adopero a mettere largamente in vista le precettive sul soggiuntivo, disponendole con qualche ordine, acciö meglio apparisca la ragione delle relative norme. Considero peraltro fin dal principio, che non & a pretendersi a teoriche di tal fatta un valore di fermezza esclusivo d’ ogni eccezione. II linguaggio, in gran parte dipendendo da condizioui accideutali, da fatti che per *) Anche la moderna grammatica ad uso di ginnasii, tecniohe ecc. del D.r Lorenzo Alberti insegna ehe il modo cougiuntivo dei verbi serve ad enunciare qualche cosa come semplicemente pensata, non come reale. natura sono cose contingenti, e (piü che dalla ragione) dall’uso, ar-bitro, e come dice Orazio, tiranno delle parole, non puö andär sog-getto a leggi necessarie, inalterabili, come quelle della Logica, ehe sono le stesse per tutti i popoli e per tutti i tempi, regole ordina-trici deli’ umano pensare. In ciö 5 la ragione per cui appo una gente, come p. e. appo gl’ Ifcaliani, si trovano usate a preferenza le espressioni del soggiuntivo, mentre il genio d’ aleun’ altra lingua predilige 1’ uso deli’ indicativo: anzi in uno stesso idioma, in una stessa proposizione si puö, sebbene in casi non frequenti, adoperare e 1’ un modo e 1’ altro, serbando del pari la proprietä e la eleganza. 3. Del congiuntivo in due diverse sorta di costrntti. — II congiutivo, come suona il suo vocabolo, appartiene ad una proposizione congiunta ad un’altra in guisa da formare con essa un ordinato composto ideale e verbale. A ben conoscere un ordinato composto, e da por mente alle sue parti elementari, e per primo a quella che tiene un primato: e noi da prima porremo attenzione a quei costrutti grammaticali in cui una parte, ossia la proposizione giä indicata (al n. 1.) col nome di p r i n c i p a 1 e ha un assoluto primato, e per la forza del suo verbo obbliga quello della secondaria a stare al modo soggiuntivo: come p. e.: “II padroue vietö, che i servi ciö facessero„ ; in cui apparisce la ragione dol soggiuntivo facessero tutta essere nel verbo vietö (vedi n. 7. lett. b, 2.°). Ma ciö non toglie che vi sieno molti casi in cui la proposizione secondaria esiga il soggiuntivo da per se medesima, cioe senza dipendere in ciö dal verbo della principale a cui si connette: ed eccone un esempio: “I servi ciö fecero, sebbene il padrone lo vietasse»; in ehe si osserva la ragione del soggiuntivo vietasse non giä nel “fecero, ma nel sebbene (vedi n. 9. lett. b). Ciö pošto, sembrami quanto all’uso del soggiuntivo ehe sieno a distinguersi due sorta di costrutti, cioö: I. Costrutti in cui il verbo della proposizione principale manda quello della secondaria al soggiuntivo; II. Costrutti in cui la proposizione secondaria ha in sö la ragione del soggiuntivo. Siccome poi ö piü frequente il caso della prima sorta di costrutti, eosi su questa sarä, da soffermarsi a discorrere piü a lungo ehe nella seconda. Costrutti in cui il verbo deli a proposizione principale manda quello della secondaria al soggrantivo. 4. Espressioni d’ordine speculativo, ed espressioni d’or-dine pratico. — Riguardo alla prima classe di costrutti, onde s’ ö fatto superiormente (al n. 3.) un cenno, e necessario distinguere quelli che inchiudouo espressioni d’ordine puramente speculativo da quelli che contengono espressioni d’ ordine pratico. Colle dizioni della prima specie vengono indicate cose di mera visione mentale; colle altre si enunzia qualche atto di umana appetizione: nei costrutti esprimenti ordine teoretico se vi e il soggiuntivo, questo non ha luogo che per ragione d’uno speciale pensiero della proposizione principale; in vece nei costrutti d’ ordine pratico il soggiuntivo della proposizione secondaria ha luogo per causa d’ un qualche atto volitivo, ossia per un’ e-ßpressione d’ affetto ehe domina nella proposizione principale. Essendo adunque di due specie le espressioni che ia questi costrutti possono mandare al congiuntivo il verbo delle proposizioni accessorie, ne par-lerö separatameute, come qui e indicato: A.) Cougiuntivi voluti da espressioni d’ ordine speculativo; B) Congiuntivi retti da espressioni d’ordine pratico. Renderan chiara la cosa gli esempi che in abbon-danza seguiranno. A) Congiuntivi voluti da espressioni di ordine speculativo. 5. Cinqne sorta di espressioni d’ordine speculativo reagenti il sogginntivo. — E qui, quanto all’ordine speculativo, ci par di poter enumerare cinque sorta di espressioni, le quali, trovandosi nella proposizione principale, richiedono nell’accessoria un verbo di modo congiuntivo. Eccole: I. Espressioni d' ignoranza: II. espressioni d' incertezzn; III. espressioni di sentita esigenza; IV. espressioni di presentimento di fatti; V. espressioni negative. I. Espressioni d’ignoranza. — E l’ignorauza quella inazion della mente ehe le toglie di poter fare un giudizio intorno all’essere di una cosa; quindi & che ad una espressione d’ignoranza seguir debba il soggiuntivo, a dinotar quell’ essere involto per lei da tenebre. E si consideri che sono oltresi espressioni d’ iguoranza, e perö chie-denti il soggiuntivo, quelle domande, che si suol fare di una cosa ignorata. Tali domande sono come i primi passi che fa la mente per distenebrare un vero, non potendo dirigersi a lui ed attingerlo, quando non se lo abbia prima, colle risposte alle sue dimande, reso evidente. Esempi di soggiuntivi che dipendono da espressioni d’ igno-ranza, e che possono anche aver forma INTEBBOGATIVA. — “Come il mio corpo stea (uscita antiquata di stia) Nel mondo su nulla scienza Porto,, (Dante, Inf. XXX.). — “Io non so dove io mi fugga, dov’io mi nasconda„ (Mach.). — “DOMANDO’ chi egli fosse„ (Bocc.). — “QUAL EBA mai persona che ... potesse ... „ (Manz.). — “CHI E che sappia . . .„? — Per ciö avviene d’ordinario che chi presenta aleun quesito, mostrandosi ignorante di alcuachk, usa il soggiuntivo. A lui e ao-consentito di formulare p. e. le questioni nel modo che segue: “Come si definisca la Filosofia„ — “Come si divida la Storia„ ecc. (& sot-tinteso: vien fatta ricerca). II rispondente al contrario usa parlare col verbo di modo indicativo, mostrandosi delle cose bene istruito. Anzi ognuno che nella sua proposizione principale esprime sicura conoscenza, sebbene adoperi la congiunzione “che,, nel far passaggio alla proposizione dipendente, pone in questa peraltro il verbo all’indica-tivo: “so, conosco, comprendo ecc. che lacosae veramente cosi„. II. Espressioni d’ incertezza. — Queste dicono il mal fermo stato della mente rispetto all’essere o al non essere di una cosa. Tali detti rivelano o l’una o l’altra delle iniziali ed imperfette co-gnizioni che sono a) il dubbio, e b) l’opinione. Ed h giusto che a loro segua il soggiuntivo, imperciocchö se il verbo della proposizione principale accenna un mal fermo assenso della mente, ciö vuol dire che vede nella proposizione dipendente un essere incerto, aereo, mancante di sicurezza, il quäle appunto, come si disse (n. 1.), va espresso col soggiuntivo. a) Esempi di espressioni DÜBBIOSE: — “dubitavano forte non ser Ciappelletto gVingannasse„ (Bccc.). — “non posso decjdere quäle dei due abbia parlato il vero*. — Differisce il dubbio dall’i-gnoranza, perche non e, come questä, uaa perfetta cecitä intellettuale, ma ö visione di due opposte proposizioui, tra le quali lo intelletto resta come in oscillazione: e per esprinftre tale sua perplessitä, come ancora per chiedere ad altrui di esserne liberato, usa spesso tra i membri del costrutto la particella disgiuntiva “o„ “ovvero„ ecc.: “0 che il maligno suo pensiero celasse ... 0 che sincere avesse ancor le voglie . . .„ (Tasso). Anche la particella “se„ puö essere congiunzione dubitativa, ed in tal caso puö (non dico che propriamente debba) avere il modo del verbo al soggiuutivo: “Se si fosse ingannato! se si fosse in mare sommerso„! (vi e sottinteso nella proposizione principale un dubbio). — “non saprei se quegli venga; se io possa„ ecc. — Ma piü coinunemente la particella “se„ ö una congiunzione condizionale che puö del pari associarsi al modo soggiuntivo, impor-tando nel concetto una tal quäle sospensione dell’atto della mente: “l’ubbidir, se giä fosse, m’e tardi„ (Dante, Inf. II.). — Ma odasi a questo proposito Leopoldo R o d i n ö: — La congiunzione “se„ condizionale regge il congiuntivo, quando si fa supporre che la cosa espressa dalla condizione non abbia effetto. Cosi dicendo “se Pietro avesse studiato, lo premierei„, io suppongo o fo supporre che Pietro non ha studiato: ma dicendo “se Pietro ha studiato, io lo premierö», io non suppongo e non fo supporre che Pietro non abbia studiato. = In questo precetto del celebre grammatico napoletano e a vedere una conferma di ciö che per noi fu a principio esposto (n. 1.). b) Esempi di soggiuntivi nascenti da OPINIONE: “Non credo che la sua madre piü m' ami„ (Dante, Purg. VIII.). — “Si crede che da alcun suo nemico sia stato ucciso„ (Bocc.). — “Si ch’ io mi credo omai, che monti e piagge, E fiumi e selve sappian di che tempre Sia la mia vita eh’ö celata altrui, (Petr.). — E l’o-pinione-un assenso mentale a proposizione che ammette piü o meno gradi di probabilitül in suo favore, ma non mai assoluta evidenza ed impossibilitä dell’opposto. II verbo “credoB nel piü delle volte serve appunto ad indicare tal natura di mentale assentimento che dicesi opinione; ma alcuna volta incontra che sia espressivo d’ una massima subbiettiva certezza, recando il senso di “ritengo fermissimamente per vero„. Fu per ciö fatto avvertire daH’illustre prof. Adolfo Mus-s afia alla convenienza di far seguire lo indicativo al verbo “credo,,, quando porta questo ultimo senso. Cosi mentre si dice p. e. “credo che Antouio sia in sua casan; parlandosi ia vece di Dio, converrä dire: “Credo ch’egli e ia cielo, in terra e in ogni luogo„. Le formole espressive d’un’opinione sono varie. Oltreal verbo “credere„ e frequente il verbo “parere„. “Si fu uno, il quäle pareva che tutti li miei peccati sapesse a mente,, (Bocc.). — “Passa la bella donna e par che dorma„ (Petr.). — “A me pare che sia fatta piü bella* (Bentiv.). — “II superbo Bomano ... fe’ stima ... che gio-vasse col sangue inuocente La sua vil sicurtade comprar„ (Manz.). — Sono espressioni del paro reggenti il soggiuntivo le seguenti: “Sembra che„, “si dice che,,, “son d’avviso che,,, “penso ehe,,, “forse che„, “fe raro che„, “fe possibile che„ ecc. III. Espressioni di sentita esigenza. — Queste possono in moltissime guise formularsi. “Sta bene», “fe giusto„, “fe necessario,,, “fe decente„, “fe pur troppo,,, “fe opportuno,,, “bisogna,,, “giova„, “fe forza„, “devesi accordarer, “devesi ammettere„ ecc. Tali ed altre simili frasi reggono il congiuntivo. E per fermo, le cose indicate nelle proposizioni che tengono dietro a questi detti presentano un essere veduto nell’esigenza del pensiero piuttostochfe nell’attualitä sua: esso e un essere preveduto nell’ordine logico, ed imperato dalla conve-nienza o dalla giustizia, sentite neH’animo ed espresse colle indicate formole nelle proposizioni principali. E gli esempi confermano questa dottrina: “Degno ben fe che il nome di tal valle pera„ (Dante, Purg. XYL). — “Qui convien ch’uom voli„ (Purg. IV.). — “Le quai convien che misera ancor brami„ (Purg. VIII.). — “Vedi oggimai quant’esser dee quel tutto, Che a cosx fatta parte si confaccia„ (Inf. XXXII.). — “sarA bene che tu te ne vada„. — “is forza che si speezi„. — “devesi ac-cordare che venga„ ecc. IV. Espressioni di presentimento di fatti. — II prevedere una cosa che poträ succedere implica nella cosa pensata una contin-genza, maggiore o minore a secouda delle cause che agiranno a pro-durla. IntantOj prima che la cosa sia di fatto, non abbiamo l’imme-diato operar delle cause su essa, e questo e la cosa stessa non sono se non nel fondo delle ideali nostre visioni: ecco la ragione di far seguire il soggiuntivo alle espressioni del presentimento di simili av-venimenti. P. e. “attendo qualche nuova occasione che nasca„ (Bent.). — “süccederä che il veggano ed il conoscano„. — E il * Manzoni: “Nfc per mutar di socoli Fia che riveda il sole*. — “N& il d! verkA che d’oblianza il copra„. — Ed il Petrarca in ima sola strofa della cauzone Chiare, fresclie ecc. ripete sei volte il soggiutivo per causa della espressioae di un presentimento, rnessa al primo verso: “Tempo verkA ancor forse Ch’ a 1’ usato soggiorno Torni la fera bella e mansueta: E lä Vella mi scorse Nel beuedetto giorno, Volga la vista desiosa e lieta, Cercandomi; ed, oh pičta ! Giä terra infra le pietre Vedendo, Amor Vinspiri In guisa ehe sospiri Si dolcemente ehe merež m’ impetre, E faccia forza al Cielo Asciugandosi gli occhi col bel velo,. V. Espressioni negative. — Prendiamo i due seguenti versi di Daute: “non avea membro che tenesse formo» (luf. VI.); — “ . . non £ spirto che per l’aer vada„ (Purg. XII.). — Non sappiamo trovar altra ragione dei due soggiuutivi tenesse e vada ali’ infuori del seguo di negazione premesso ai verbi delle due proposizioni principali. E in vero, cangiandole in affermative, si sente ripuguanza a pronuuciar que’ due soggiuutivi; e si deve dire: “aveva ogui membro, ehe si moveva„ (ne si pud dir movesse);— “e uomo, che per l’aer non va (ne si puö dir vada) come fanno gli spirtiB. II che mostra esser qui la negazione quella che manda al soggiuntivo. Dicasi egualmente in altri esempi e di Dante e di altri autori: “Ove non h che luca„ (Inf.); “non perö ch'altra cosa desse briga,, (Purg.); “non e madre che sia schiva della spoglia piü festiva I suoi bamboli vestir, (Manz.). Che poi la negazione abbia tale virtü, appare dali’ indole sua, che 5 di togliere nel nostro pensiero un attributo ad un soggetto ; laonde e chiaro essere esso un segno manifestativo del non essere, in vece dell’essere. Se dunque privativa e la proposizione principale, ossia tendente a mostrare nell’accessoria un essere che manca, non torna conveniente che l’accessoria stessa sia per ordinario di natura affatto diversa, cioe che coutenga in se medesima un segiio assoluto di realtä; e perö si preferisce cou freqnenza per lei il soggiuntivo. B) Congiuntivi retti da espressioni d’ ordine pratico. G. Che tntte le espressioni d’ ordine pratico sono figlie di affetti, i quali si radicano in comune neli’ amore. — Passando alle espressioni d’ordine pratico, dico anzi tutto che se il Belli somi avesse distinto i costrutti d'ordine speculativo da quelli di ordine pratico; avrebbe potuto convenire per questi Ultimi (mentre non con-viene pei primi) il principio da lui pošto per base a tutta la precettiva sui congiuntivi. Ecco ciö ch'ei ne scrisse: “Per comprendere in un “ solo principio quanto riguarda il modo soggiuntivo, dirö ch’ esso “ & destinato uuicamente ad accennare 1’esistenza come oggetto di “ desiderio,,. In questo punto il Bellisomi fu segnace del B i ag i o 1 i, ehe nella sua Grammatica italiana per uso de’ Prancesi lasciö detto: “ Le conjonctif n’a d’ autre attribution que celle d’affirmor ime exi-“ stance comme terme du desir ou de la volonte d’une personne quel- “ cosque ... II suit de ce principe incontestable que toutes le foia “ que ce mode a lieu dans une phrase, ce ne peut etre qu’ en vertu “ d’un verbe exprime ou sous-entendu, ou le desir du subjet de la “ proposition principale est contenu,,. Questa teorica, come di sopra ho avvertito, vale solo per quelle locuzioni, in cui il verbo princi-pale esprime ora uno ed ora altro atto di umana appetizione, ossia nei costrutti ov’ö parlato il liuguaggio dogli affetti. Questi, giusta ciö che insegna la Psicologia, si radicano tutti nell" amore, che e uno slancio dell’animo appetente verso quegli oggetti ch’esso riguarda come suoi beni. Ora siccome il segno deve partecipare all’indole delle cose segnate, avverrä pure che tutte le espressioni che segnano affetti, abbiano come un centro nella espressione deli’amore: quindi tutte segneranno in sostanza delle aspirazioni verso oggetti che hanno posto nella mente, perchö e nella mente che tali oggetti si raffigurano quali beni. Dal che appare quanto sia giusto nella proposizione se-condaria il soggiuntivo (n. 1.) per questi oggetti, a cui & rivolta l’espres-sione di affetto della proposizione principale. Di cotali molteplici e-pressioni di affetto, aventi comun germe, e chiedenti dopo s& il soggiuntivo, terrö parola, disponendole comesegue: 7. Di dne sorta d’espressioni d’affetto chiedenti il sosf-ginntivo. — Per dare un qualche ordine a questa materia, parierd I. delle espressioni di affetto chiamato dai Filosofi concupiscibile, le quali domandano il soggiuntivo; e II. delle espressioni di affetto irascilile, che chiedouo del pari quel modo. Le prime includono aspirazione ad un concepito bene in quanto e semplicemeute appetibile; le seconde hanno per oggetto un bene, il quäle (differentemente dalle prime) & arduo a conseguirsi ed involto da ostacoli. I. Delle espressioni di affetto concupiscibile che domandano il soggiuntivo. II complesso degli affetti spettanti alla parte concupiscibile riesce in numero di sei: tre che hanno per oggetto il BENE a cui t e u d o n o seraplicemente, e sono a) 1’ amore, *>) il desiderio, c) il diletto; e tre che risguardano con avversione il MALE opposto, da cui si ritraggono, sentendosi chiamati verso le lusinghiere at-trattive del bene contrario, e sono d) 1' odio, e) la fuga, f) la tristezza. a) L' amore h la eompiacenza che da noi si prova verso un oggetto appreso come un BENE, senza badare se questo ci sia VICINO O LONTANO. E le espressioni della tendenza d’animo verso tali oggetti benvoluti porta che questi spesso sieno accompagnati da verbo al soggiuntivo: “Piacemi almen che i miei sospir sien quali Spera il Tevero e 1’ Arno, (Petr.). — “volentieri ascolto che di lui si discorra— “amo ch’ella si trattenga con noi„; — “lieto di fare come a lui piü fosse in piacere„ (Segneri). b) II desiderio e il sospiro dell’animo ad un BENE con-siderato dal nostro pensiero come ASSENTE e lontano; quindi il verbo che dinota in una proposizione dipendente questo bene assente, va al congiuntivo. Esempi: “Oh! quanto ha il re, quanto il suo popol caro, Che Ginevra a provar s’abbia innocente„ (Arios). — “bramo che torni l’amata mia genitrice„; — “vorrebbe una vi-vanda che piü gli piacesse„. Ma e che dire di tutte quelle locuzioni desiderative che hanno un sol verbo (non apparendo alcun altro che lo regga) con la uscita stessa del soggiuntivo ? Simili locuzioni incontransi con frequenza nei Classici, ed il lor verbo b per lo piü accompagnato dalla particella “se„ e qualche volta dalla “cosiB, rispondenti al “sic* dei Latini: Deh! se riposi mai vostra semenza (Pregai io lui), solvetemi quel nodo„ (Dante, Inf. X.); — *se io di sopra vada ...» (Purg. VIII.); — “Deh! se giustizia e pietä vi disgrevi.. (Purg. XI.). — "Deli! vedi bel ciottolo; cosi giungesse nelle reni a Calandrino,, (Bocc.). --“Cosi al tuo merto il Cielo arrida„ (Tasso). Ma quante volte poi non avviene ehe il verbo seuza accoinpaguameuto di particella alcuua, esprima da se colla detta uscita un desiderio? “Faccia Iddio questa grazia,, (Bocc.). — “ Vedessi in lei pietä„ (Petr.). — Deh! fossi tu meu bella o ahnen piu forte„ (Filicaja). — “Cosi sia„ ecc. Nasce qui spontaneo il dover dire alcunche intorno alla questioue sul modo ottativo del verbi nella lingna italiana. II Buom-mattei, il Corticelli ed altri antichi grammatici, e cosi pure il Mastroftni e il Puoti lo ammisero; e il Rodinö, tra’moderni, faoendosi della loro schiera, cosi si espresse: “Se i modi de’ verbi si dovessero distinguere materialmente dalla „ diversa terminazione, 1’ottativo e il congiuntivo sarebbero la medesima cosa. „ Ma i modi si distinguono per diversitä di significato, ed e grandissima, come „ si vede, quella che passa tra 1’ ottativo e il congiuntivo. Oltre di ehe il con-* giuntivo e un modo sempre dipendente, e l’ottativo e indipendeate, quando non „ si voglia, stiracchiando, far dipendere 1’ottativo da un verbo sottinteso. Ne „ le voci dei due modi sono somiglianti in tutto, che quella che e di tempo „ presente nell’ottativo (p. e. “Oh! fossi io dotto„), nel congiuntivo e di tempo „ imperfetto; e quella che nell’ottativo e di tempo futuro (p. e. “sia io dottoB), „ nel congiuntivo e di tempo presen te*. Al ehe si potrebbe aggiungere ehe mentre il soggiuntivo tiene ordinariamente il soggetto anteposto (“ehe io sta,,), 1’ottativo lo chiede in vece a se posposto (“sia io„). — Ma uu’altra numerosa schiera di grammatici italiani, con a capo il Padre Soave, escluse l'ottativo; e tra questi Carlo Ant. Vanzon, quasi parlando per tutti, cosi si espresse: “Molti grammatici, „ in ogui cosa ligi alla grammatica latina, in vece d’introdurre 1’importantissimo „ modo condizionale, che dicono non essere ehe un tempo del soggiuntivo, vi am-„ mettono un modo, che, destinato per esprimere il desiderio, ottativo da loro si „ chiama, ma ehe h tanto inutile nella lingua italiana quanto lo fe nella latina „ ehe preselo dalla grecaB. — Intorno a tale questioue mi fo leeito aleun riflesso. Tutte le parti d’ un discorso priina di apparir sulle labbra e negli seritti, hanno uei mentali concepimenti la particolare loro espressione ed il pronunciato lor modo di espressione: laonde anche il verbo, prima di suonar sulle labbra, vien proferito nel suo special modo dalla mente; e qui, ciož in questo interno stato ehe dicesi logico, il verbo ora h semplicernente indicativo della veritä, ed ora e pratico, e fra i modi specifleamente diversi di qaest’ ultimo ve ne ha uno ehe dicesi appunto ottativo, il quäle si differenzia dali’imperativo e dal deprecativo. 6 indubitata fra i Logici la esistenza di questo modo, poiche in esso si atteg-giano con propria ideal forma tutti i verbi ehe inchiudono desiderio. Ma siccome questi medesimi verbi, ad esprimersi oralmente, non hanno modi grammaticali esclusivamente lor propri, perche si valgono delle stesse inflessioni del soggiuntivo; da cio ne vieue ehe molti grammatici li escludono. Altri farse potrebbe chiedere a costoro perche non escludano del pari il modo imperativo dei verbi, avente uscite somiglianti a quelle del soggiuntivo: ma, se ben si guarda, 1’ imperativo ha le uscite stesse del soggiuntivo negli ausiliari essere ed avere e ne verbi della II. congiugazione, meutre in vece in quelli della I. e della III. le uscite di seconda persona dirersificano da quelle del soggiuntivo (imp.: ama tu, amate voi — sogg.: die tu ami, ehe voi amiate; imp.: parti tu, partite voi — sogg.: clie tu parta, che voi partiatc). Adunque la diserepanza delle opinioni nasce da ciö che i sostenitori dell’ottativo badano all’esisteuza distinta del me-desimo nelle regioui del pensiero, senza richiedere una categoria di uscite appo-sita, cioe tutto propria di lui; meutre invece quelli che lo negano, vogliono essere solamente graramatici, cioe distinguere i modi solo dalle differenze ehe incontrano nei desinenti suoni. — Mi sembra ehe, a termine di questa digressione, si possa dire esser l’ordine ideale meritevole di piü riguardi ehe il puro ordine de’ materiali suoni, e pero piü autorevole lo insegnamento dei sostenitori deli’ ottativo. E qui si avverte ancora ehe se 1’ottativo, rigorosamente parlando, uon ž un soggiuntivo, perche puö stare indipendentemente da un altro verbo in proposi-zione per se compieta e pur semplice; tuttavia esso ha cornune col soggiuntivo lo indicar cosa che in atto non e, ma ehe manca, cosa possibile piuttostoche reale (n. 1.): onde il Buommatei osservö che questo modo si dice anche potenziale, perche accenna potenza ed attitudine al fare, senza fare. E qui, insistendo sempre sul secoudo dei sopracceimati affetti (n. 7. b) cioe sul DES1DE1UO, convieu subordinargli le espressioni che seguoao, poiche piü o meuo siguificative di cotale affetto. 1.° Espressioni dipreghiera: “Pkegai che, per parlarmi, im poco s' arrestasse„ (Dante, Purg. II.). — “di’ a Giovanna mia che per me chiami . . . „ (Purg. VIII.). — “Tutti i miei prieghi ti porgo (e frego ehe uon sieno scarsi) perche tu ogni nube gli disleghi . . . (Parad. XXXIII.). — “Ancor ti prego ehe conservi sani .. (ivi). — “Rettor del Ciel, io cheggio Che la pietä ehe ti coudusse in terra Ti volga al tuo diletto almo paese„ Petr.). — “Per noi prega, o Regina de’ mesti, Che il possiamo in sua gloria veder„ (Manz.). — “permetti che i fanciulli restino„. —lasciate ch’io parta„. — “Per arnore di Dio, t' incresca di me„: qui si sottintende ti scongiuro. Ed uu verbo ž pur tacitamente inteso nelle segueuti espressioni augurative: “Che Iddio ce la mandi buonaB. — “Che tu sii benedetto,,. — “Che il cielo ti assista„ ecc. 2.° Espressioni di comando o proibizione, d’ i n-carico, di per na es s o, di consiglio ecc.: “La Reina in-giunse a Filostrato che novellasse„ (Boce.). — “fa, fa che le ginocchia cali„ — “fa che tu costui ricinga„ (Dante, Purg. I.). — “Dio vuol, che ’1 debito si paghi„ (ivi, X.). — “Da tema e da vergogiia voglio che tu omai ti disvilappe„ (ivi, XIII.). — “Io t’ammonisco Che tua ragion cortesemeute dica„ (Petr.). — “fate che a me venga„. — “ordinö che fosse condotto diuanzi a lui„. — “Vi proibisco che piü entriate in quella casa„. — “Vi bo pur vietato che ciö fac-ciate„. — “Vi do l’incarico che mi portiate notizie*. —lasciö che il figliuolo partisse„. — “Vi do per consiglio che non usiate con quel cattivo soggettor. — “Ma chi vuol si rallegri„ (Petr.), ecc. Avvertenza iutorno al modo imperativo. Dagli addotti esempi appare che le espressioni imperative, reggenti il soggiuntivo, possono es-sere formulate in maniere ben diverse dalle ordinarie cadenze, registrate dai gram-matici alle due persone del singolare ed alle tre del plurale nel modo imperativo dei verbi. Intorno alle quali cadenze osserva Gio. Romani che non sarebbero voci verbali di vero modo imperativo se non quelle di seconda persona ("al singolare ed al plurale). Questa idea dell’ illustre filologo sembrerebbe suffragata dall’es-sere le altre uscite dell’imperativo identiche a quelle di altro modo, come s’b detto poco sopra nella questione sull’ ottativo (n. 7.). Laonde pare che solo per le inflessioni di seconda persona i verbi abbiano la. grammaticale esistenza del modo imperativo, ch&, senza di quelle, forse varii grammatici ne avrebber fatto ciö che fecero dell’ ottativo. E la opinione del Komani potrebbe sostenersi anche al riflesso che solamente le uscite di seconda persona dei verbi imperativi sono quelle con cui un uomo suole ordinariamente e giuridicamente imporre ad altro uomo un comando; mentre colle altre uscite verbali, cioc con quelle di terza persona singolare e di prima e terza plurale (comuni al soggiuntivo) non par che si parli rigorosamente in forma imperativa, almeno nel linguaggio piü comune degli uomini, ma piuttosto in modo di desiderio, di eccitamento, d’in-sinuazione, di preghiera ecc. 3.° Espressioni lusinghiere e promettenti:' “Chi vuol veder quantuuque puö natura E il ciel tra noi, venga a mirar costei ecc. (Petr.). — “procurerö di fare che tutti restiate con-tentiB. — “sarä MiA cura che nessuno dbbia a lagnarsi di sua po-sizione,,. — Gli disse che si stesse pur di buon animo„ ecc. 4.° Espressioni di tendenza ad unfine avuto di mira: “Bernardo m’accennava e sorrideva, PERCH’io guar-dassi in suso,, (Dante, Parad. XXXIII.) “Quella gentil donna . . . t’ ha chiamato, acciö che di lei sterpi Le male pianteB (Petr.). — “Lo incomineiö a battere, perche il passasse„ (Bocc.). — “Buppe il silenzio alfin Taucredi e disse Perche il suo nome a lui 1’ altro scoprisse„ (Tasso). — “cerco un maestro che sappia il francese,,. Qui peraltro si avverta il caso in cui fosse espressa come azione passata la tendenza a raggiungere un intento, e l'intento stesso fosse cosa giä realmente conseguita. In simil caso (non trattaudosi piü di cosa solo idealmente veduta, ma compita in realtä) sarä da preferirsi il modo indicativo, specialmente se preceduto dalle congiun-zioni “cosi ehe,, “in modo che,, “in maniera ehe,, ecc. “II maestro nell’educazione degli allievi si adoperö. cosi che li rese alla fine bene istruiti,,. — “II maestro nell’ educazione degli allievi si adoperi cosi che li renda alla fine bene istruiti,,. c) 11 diletto e il TRANQUILLO riposarsi dell’animo nel BENE giä PRESENTE: ed attesa questa presensa (n. 1.) dell’og-getto piacevole, gli usi del soggiuntivo ad indicar simile oggetto, si fanno rafi; e se pur si trovano, sono tali da non disdire spesso in lor vece il modo indicativo. Esempi: “Mi gode l’animo che facciate si bei progressi,,. — “sono lieto che mi si torni finalmente la mia roba,,. — “godo che si dica bene di te„. — “Quanto mi e dolce che tu attenda agli studi,,. Le maniere di esprimere diletto sono moltissime: eccone solo alcune. Si puö indicare quest’ affezione 1. mostrando il proprio consentimento: “Disse ch’egli era presto a far ciö ch’ella comandasse,, (Bocc.). — “ri-masero d’accordo di quello che ambidue avessero a fare,,; 2. mostrando di acquietarsi ad alcunchö: “II mio cuore e contento quando riveda l’amico,, — “Io mi adatto a ciö che dispongano su me li superiori,,; 3. mostrandosi in pace, comunque sieno le cose: “Nevichi, o tempesti, non mi scompongo,, — Vada o resti, poco m’importa,,. — E il Redi fa dire a Bacco, che beve in uno ster-minato calicione: “Ne m’importa so un tal calice Sia d’avorio, o sia di salice, O sia d’oro arciricchissimo,,. <0 L’odio ha un oggetto opposto a quel deli’ amore; e poichö l’amore h l’aspirazione ad un BENE, prescindendo dalla sua lontananza o prossimitä; l’odio in vece 5 l’avversione deli’animo da cosa ch’ei guarda come un MALE, sia esso DISCOSTO o VICINO: “Quanto abborro dall’udir che vincano i nemici,,! — “sentIa con orrore che s’appressasse la morte,,. — “desidero morire anzichö io veda il trionfo dell’empietä e dell’ingiustizia,,. e) La fuga ha un oggetto contrapposto a quello del desi-derio; quindi 5 un conato a star lungi da cosa dispiacevole che pure attualmente non ci molesta colla sua presenza, ossia e uno sforzo a star lungi da un MALE ASSENTE. “Gli occhi porto per fuggir intenti Dove vestigio uman 1’arena stampi„ (Petr.). — “D’Amon la moglie contraddice Che di Rugger sia moglie Bradamante,, (Arios.). — “non acconsento che ciö si faccia,,. — “odo con raccapriccio ehe si osi propormi questo misfatto,,. — “L’animo paterno rifugge dal pensiero ehe il figlio possa giungere a disonorar la famiglia,,. ecc. f) La tristezza ha un oggefcto contrario a quello del dileLto, e pero si definisce uua quiete forzata e VIOLENTA nel MALE giä PIIESENTE: “S’egli ö pur mio destino Che atnor quest’occhi la-grimando chiuda„ (Petr.). “Qual colpa, qual giudicio o qual destino Fastidire il vicino Povero . . . e gradire Che sparga' 1 sangue e venda l’alma a prezzo?,, (Petr.). — “AU’orbo padre iutanto ahi! non rimane Chi la cadeute vita gli sostenga, Clii sovra il desco gli divida il paue,, (Monti, Bassw.). II. Delle espressioni di affetto r'rascibile che chiedono il soggiuntivo. Gli affetti spettanti alla parte irascibile sono cinque. Essi hanno per proprio obbietto e il bene e il male, veduti come ARDTJI, quello a conseguirsi, questo a superarsi. L’affetto di fronte a questi due oggetti puö trovarsi o in modo di a v a n z a m e n t o, o di re-trocessione; e cosi ne vengono i cinque diversi stati dell’animo (in aggiunta a’ sei di cui abbiamo sopra parlato), i quali sono a) la speranza, 1») la disperazione, c) l’audacia, d) il timore, e) l’ira. a) La speranza ž lo accendersi dell’animo appetente in atto di avanzamento verso il BENE arduo, VEDUTO come POSSIBILE AD OTTENERSI: “Assai men fia (intendi: fia assai men difficile, quindi fia assai facile) che Italia co’ suoi figli Si desti al suon del tuo chiaro sermone, Tanto che per Gesü la lancia pigli„ (Petr.). — “Mi si lascia credere, ch’egli aleuua volta debba ritornare„; “il confortö e gli disse che a buona speranza stesse„ (Bocc.). — “Spero che mi sia concessa la grazia„. — “II contadino ha fiducia che venga la pioggia« “il creditore che il debitor lo paghin. — “Povero padre! gli fu ucciso in guerra il figlio, ed egli aspetta che torni »>) La disperazione (affetto opposto alla speranza) e il r e-trocedere dell’oppresso animo dal BENE arduo, VEDUTO come IMPOSSIBILE A CONSEGUIRSI: “Non spero che giammai dal pigro sonuo Mova la testa, per chiamar ch’ uom faccia„ (Petr.). — E il medesimo autore per esprimere che nou vedea piü nelle cose 2 del mondo alcun rimedio a’ propri affanni: “Gli occlii fien cagion ch’ io mora„. — Ed altrove, riconoscendo perduta irreparabilmente la pace sulla tena: “O felice quel di, ehe dal terreno Carcere uscendo lasci rotta e sparsa Questa mia grave e frale e mortal gonna,,. — E Giacomo Leopardi (cantore, come dico il Fornaciari, delle dottrine sconsolate e sconsolanti, ossia della disperazione): “Anzi morrö ch’al guardo mio Sorga sereno un di su 1’emisfero,,. c) L’ autlacin & il m u o v e r s i a v a n t i deli’ appelito contro gl’ 1MPEDIMENTI del bene, VEDUTI come SUPERABILI. Bonvenuto Cellini, ehe fu il principe degli orefici, come potrebbe dirsi il principe degli uomini audaci, racconta ehe guardando egli un giorno diversi giovinastri deli’arte sua in procinto di uscire della loro bottega per assalirlo, egli mise mano a un coltellaccio, e rivolse loro queste parole: “Chi di voi esca della bottega, l’altro corra per il confessoro, perchž il medico non ci arä che fare„. Qui sono due soggiuntivi, retti dal sottinteso verbo: Io minaccio ehe . . ., o da altro simile verbo, che in quella circostanza e in quell’ aomo doveano inchiudere un atto di massima arditezza. d») II tiraore (l'opposto deH’audacia) & il r e t r o c e d e r e dell'animo, scoraggiato alla vista d’INSUPERABILI IMPE-DIMENTI che circondano il bene. Souo aesai frequenti le espressioni di questo sentimento, fe quall portano il verbo che segne al sog-giuntivo: “temo che la venuta non sia folle„ (Dante, Inf. II.). — “Men ehe dramma Di sangue m’h rimaso che non tremi„. — “Era tanto spaurita da non veder piü ov’ellasi fosse„. — “iia paura ehe ne succeda alcun pericolo,,. — “Ho il triste presentimento che 1’amico muoia„. e) L’ ir» e 1’ affetto stesso della tristezza, giä indicata di sopra, con questa sola differenza ehe, mentre la tristezza e una dolorosa q u i e t e nel male sopravvenuto, 1’ira invece e un dibattersi eou-tr’ esso, e mi divincolarsi con impeto dal MALE OC-CORSO, e quasi un volerne con ciö menar vendetta. Dante, ehe fu, come s’ esprime il Manzoni, sommo maestro dell’ira (come ancor del sorriso), prorompe contro la citta di Ugolino nella seguente invettiva: “Ahi! Pisa, vituperio delle geuti ecc. Muovansi la Capraia e la Gor-gona, E faccian siepe ad Arnt in su la foce, Si eh’ egli annieghi in te ogni persona* (Inf. XXXIII.). — E quando era oltremodo in-dignato Gontro Alberto tedesco, perchž non calava a visitar 1’ltalia (onde veniano a questa, secoudo lui, 19 piaghe che 1’aveano morta) gli avventa con poetico furore la seguente imprecazioue: “Giusto giudicio dalle stelle caggia Sovra ’1 tuo sangue, e sia nuovo ed aperto, Tal ehe ’1 tuo successor temenza n'aggia„. — E nel parlare ordinario degl’ Italiani, quaute volte nou si odouo, quaudo soul adirati, delle imprecazioni, tutte col verbo al soggiuutivo ? (“Ti colga il malauno,, - “ti pigli un accidente,, - “ti venga uu cauchero,, ecc.). II verbo sot-tinteso ehe regge tali soggiuntivi e di desiderio (dira taluuo); si, e di uu malo desiderio, ma ehe £ figlio iu questi casi dell'ira. II. • Costrutti in c ti i la proposizione secondaria lia in se la ragione del soggiuntivo. 8. Tre sorta di proposizioni secondaric aventi in se la ra- ft'ione del soggiuntivo. — Fiu qui abbiamo veduto la ragione del soggiuntivo nella proposizion accessoria pullulare dalla priucipale: ora vedremo questa ragione insita nella stessa proposizion accessoria. Qualora tale secondaria proposizione contenga in se un qualche senso ehe tolga al verbo la forza significativa nel suo soggetto di un es-sere attuale, e lo porti iu quella vece ali’indicazione di un essere soltanto possibile, d’un essere supposto, casuale, merameute ideabile; allora appimto e il caso ehe cosiffatto verbo ama di assumere ü modo soggiuntivo (n. 1.). Kiporteremo qui tre categorie di proposizioni seeondarie: nella prima e nella seconda delle quali la ragione del soggiuntivo dipen- derä dali’ indole speciale della proposizione stessa secondaria, vale a dire o dall’esser una eondizione (u. 9.), o dall’esser esplicativa (n. 10.) rispotto alla principal«; e nella terza categoria la ragione dol soggiuntivo dipenderä da ima particella, ehe, servendo di congiunzione ai due incisi, ha pure virtü d’iufluire come modalitä avverbiale sopra il senso del verbo (n. 11.). 9. La proposizione condizioiisile si compone di due (p. e. “se io avessi denaro, comprerei. . . „); delle quali una b detta la coudizione, perchfc appunto inchiude in se cid che b indispen-sabile all’ esistenza di quel ehe b indicato dalla sua vicina; e 1’altra proposizione, sua vicina, & chiamata il c o n d i z i o n a t o. Quella si dice anche lo antecedente, e questa ilconseguente: la qual denomiuazione di antecedeate e conseguente consien desumasi dal pošto logico delle due proposizioni, piuttostoch& dal grammaticale; imperciocchk, se esse scanibiansi reciprocamente il loro sito (p. e. “comprerei, se avessi denaro„), allora viene ad essere antecedente la seconda, e conseguente la prima. II verbo ehe esprime la condizione (“avessi denaro„) viene a presentarsi sotto l’influenza d’una particella che per ordinario & la “se„; quindi, accennando uu’esistenza ipotetiea piuttostochč reale, gradira di stare al modo soggiuntivo (ved. pag. 8.). II verbo poi della proposizione conseguente (“comprerei«), esprimendo quello che avverrebbe dietro la coudizione, ama di stare al suo modo ehe dicesi coudizionale. Ma vi & poi bisogno di questo appartato modo dei verbi? forse non si potrebbe fare di lui un tutt’uno col soggiuntivo? II modo comltctonale nel verbi italiani. Gli antichi grammatici italiani, come il Buommattei, il Corticelli, ecc. non fanno menzione di modo condizionale nei verbi di cui trattano, e, seguendo 1’andamento delle gram-matiche lati ne, ne inserivono le uscite al modo soggiuntivo : e cosi pur fanno aleuni moderni, come p. e. Michele Ponza e il Caleffi e il Gatteschi. All’opposto, Franc. Ambrosoli nel suo Manuale della lingua italiana pensö di creare un modo condizionale ehe venisse ad assorbirsi il soggiuntivo stesso, e ad usurpare a sö tutte lo uscite di quest’ ultimo, cosi ch’ esse non avessero ad essere ehe vari tempi dol modo condizionale. Per tutti questi grammatici aduuque il soggiuntivo e il condizionale sono un tutt’uno. Ma e ben assennato 1’insegnumeuto degli altri, clie sono in grandissima schiera, i quali del condizionale fanno un modo a parte, disgiunto anche dal congiuntivo propriamente detto. E in vero, se non si dovesse questionare che di parola, nella proposizione condizionale ehe consta necessaria-mente di due verbi, oppure di due diversi suoni di un medesimo verbo (p. e. “se io fossi inuocente, sarci contento^), quei verbi o quei due suoni verbali dovrebbero dirsi tutti e due congiuntivi, perche non possono stare se non congiunti: ma esspndoche la lingua italiana, a differenea della latina, ha una sua propria ca-deuza di voce nel conseguente (il sarei), diversa da quella dell’antecedente (dal fossi); perchč non ei dovrä distinguere per differente modo un verbo dali’altro? E si uoti l'indole diversa della dipendenza di questi due verbi, stanteche il fossi dipende dal se, mentre il sarei dipende dal “fossi,: laonde il Kodinö vorrebbe, e con ragione, che il modo comunemente detto condizionale (sarei ecc.) si dovesse piuttosto chiamare CONDIZIONATO, perchö si subordina all’altro \erbo (fossi), che gli pesa sopra con tutta la forza della eua condizione. Opportunamente Giovanni Glierardini, a significare che il modo condizionale, sebbene congiuntivo, ha in se qualche cosa di piü che il semplice congiuntivo, pensö di dargli l’appella-zione di congiüntivo-condizionale: e ciö, spiega egli, perche non solo e sempre congiunto ad una proposizione espressa o sottintesa; ma ben anco dipende da quella, la quäle contiene sempre una condizione. Non 5 a dire per altro che la proposizioue condizionale sia sempre formata con verbi, 1’ uno di modo soggiuntivo e 1’ altro condizionale; ch& puö talvolta avere in ambo gl’iucisi il modo in-dicativo (p. e. “verrö, se potröB); oppure l’imperativo nel membro antecedente e l’indicativo nel conseguente (p. e. “fa, se il sai„). Pare che la proposizione condizionale piü ami di comporsi del soggiuntivo e del condizionale, quanto piü lo antecedente si elevi nel grado d’i-potesi, ed il conseguente si allontani da quello di azione possibile. Non e poi mestieri di avvertire che, in cambio della particella “se„, regina di tutte le congiunzioui condizionali, ve ne possono essere molte altre, a lei quasi equivalenti; e che si puö formare cosiffatta costruzione condizionale anche coirautecedente al soggiuntivo e col conseguente all’indicativo, in vece che al modo condizionale: p. e.: “Ove sia chi per prova intenda amore, S p e r o trovar pietä non che perdono„ (Petr.). — “quando voi vogliate, io vi p o r t e r ö„ (Bocc.). E poichfc anche le congiunzioni che alcuni dicono concessive (ed altri avversative) inchiudono, a somiglianza delle condizionali, la ragion comune di supposizione, porteremo esempi e delle une e delle altre; cioe delle ») congiunzioni condizionali; e delle b) congiun-zioni concessive, reggenti il soggiuntivo. a) Congiunzioni condizionali ed altre a que3te equivalenti: purche (“Dissemi ch’ i’ erri Anzi ad aprir che a tenerla serrata, pürche la gente a’ piedi mi s’ atterri„ - Piirg. IX.); senza che (“Nell’universo nulla succgde, senza che Dio lo permetta„ - Albertano); si veramente ciie (“Meglio e autiveuire, che di po’fatto ven-dicare, si veramente che per vendetta non si faccia„ - Albertano); PER TAL CONVENIENTE CHE (“Io ti perdono PER TAL CONVENIENTE che tu a lei vada come prima potrai« - Bocc.); sol ciie (“Tu puoi consölarmi, sol ciie ti piaccia„). — Non e mestieri di formare un apposito gruppo di congiunzioui ipotetiche ossia snppositive, rog-genti il soggiuntivo, imperciocche, inchiudendo queste la idea d’una condizione, si possouo qui giustamentc apporre: pošto che, dato che (“dato che t’cnga uii bel di, io partird,); dove (“dove mi occorra di usar cavallo, ben comprerollo,,); caso che (“caso che venga la pioggia, si fara la semina,,); qualora, quando (“qualora “il veda, lo coglier6„); per poco, ogni poco che (“ogni poco che mi rcsti, sono contento„). — Nö vogliamo qui tralasciar di 110- ' tare ehe, iu seuso affine ad una delle indicate congiunzioni ipoteti-clie si puö far uso del verbo suppongasi, il quäle di leggieri puö subire un ellissi, e cosi, ehe ne segua parimente il soggiuntivo. P. e. disegnando io sopra una carta, posso parlar come segne: “Sia questa la Francia; qui corra il Kodano; qui entri in lui la Saoua; qui stia Parigi; questa sia la costa bagnata dall’Atlantico,, ecc. b) Congiunzioui concessive: sebbene, qdantunque (“quan-tunque cio sia ottimamente detto, non ö perciö cosi da correre a farlo„-Bocc.); per che nel seuso di “quautunque,, (“Tu, per cn’io m'adiri, Nou sbigotir,, - Dante, Inf. VIII.); benche (“benciie il parlar sia indarno . . piacemi almeu ecc.„ - Petr.); avvegnache (“avve-GNACiii: la subitana fuga Dispergesse color . . ., io mi ristrinsi ecc.„. - Dante, Purg.); comunque (“comunque si sia, nol credo„); anche se, ancor nel seuso di “ancorche„ (“Io ti conosco, ancor sie lordo tutto„ - Dante, Inf. VIII.). — Talvolta questa congiunzione si tace; ma ž ben facile lo inteuderla taciuta: “Lo troverö, foss'egli iu capo al moudo„; “L’uomo, sia nobile e ricco, ahbia potenza ed onori, se non ha l’animo tranqnillo, non ž felice„. Talora viene elegante-mente iudicata colla semplice e (“Dai 14 ai 20 auni si puö apprendere piü assai ehe in tutto il restante della vita, e sia lunga quanto puö essere,, - Baretti). — Puö corrispondere al senso di queste congiim-zioni auche un qualche pronome di persona o coga, reggenti del pari il soggiuntivo: “Ivi fa che ’1 tuo vero, qual io mi sia, per la mia lingua s’oda, - Petr.). — “checche oda o vegga, non si lascierä sedurre,,. 10. Proposizioni esplicative. — Ad una pioposizioue priu-cipale indicante un oggetto, se ne puö far seguire un’ altra col verbo al soggiuntivo, ehe dia piü compiuta idea di ciö ehe si parla: il che si puö fare iu piü maniere, come p. e. a) colla comparazione, b) colla similitudine, «) coirtodicazione del fine, *1) coH’aggiuuta di qualitä possibile. a) Colla comparazione, ossia col rapporto ad altri oggetti, si puo spiegare una cosa; e conviene a tale spiegazione il soggiuntivo. Per altro si noti ehe la sede del termine ove s’inizia la comparazione, sta nella proposizione principale, il qual termine non giä il verbo di detta proposizione, ma un attributo o complemento, e per solito e un aggettivo comparativo, o un comparativo avverbio. Ecco due esempi: “Pietro e il piü felice degli uomini clie si trovino al mondo contenti,,. — “Fece un de’maggioei palagi cbe mai fossero stati veduti,,. Ne' quali esempi, ad intendere la ragione del soggiuntivo, si osservi cbe nella proposizione principale vi ha un superlativo di felicita umana e di grandezza di palagi, cui non si puo pensare senza comparazione ad altre felicitä, e ad altre grandezze. Ora, chi mai & iu grado di andar ad interrogare i singoli uomini ehe sono al mondo per sapere il grado di loro felicita, e confrontarlo a quello di Pietro? Chi mai visitö tutti i palagi fabbricati sulla terra? Ebbene, a cid ehe non si pu6 fare in realtä supplisce una nostra ideale finzione, e cosi si rappresenta come vero ciö che ha solo qualche verosimiglianza. E ben conveniente perd che, a dare un qualche indizio di questa finzione, si usi il soggiuntivo, ehe & modo accennante un essere ideato piut-tostoche reale. In tal guisa chi parla non puö piü venir accusato di menzogna e d’inganno. Altri esempi di simil genere sarebbero i se-guenti: “Era ladro il piü scaltrito e mariuolo di quanti se ne trovassero mai„. — E il miglior amico ch’io possa avere„. — “E la peggior donna che mai nascesse„. — “Quel ciarlone parlö piü che avesse in-vita sua lavorato„. — “unico tra gli uomini a cui si potesse fare questo rimareo,,. — “E il primo ehe introducesse que-st’ uso„. — “Ricevette piü che avesse meritato„. — “Egli era meglio eh’ io fossi morto,,. — “lo fui il pbimaio uomo a cui egli dicesse„ . . . (Bocc.). b) Colla similitudine si porta alle cose ehe si vuol esporrö, una graudissima luce: percid la vediamo adoperata con tanta fre-quenza anche da’ Classici. Ma chi poträ, mai pretendere ehe un soggetto addotto per similitudine debba in tutto adequarsi alla cosa ehe con esso si vuol rischiarare? Gli e per ciö cbe i maestri di retorica dis-sero: non doversi esigere ehe una similitudine eorra con quattro ruote. Alla deficienza di questa totale parita (che pur si asserisce che sia, prendendo il discorso alla lettera) si cerca di supplire aleune volte almeuo col mettere al modo soggiuntivo il verbo spettante al soggetto della similitudine: “II capo chino Tenea, com’uom ciie riverente vada„ (Dante, Iuf. XV.). — “Mi prese uu gel, qual preuder suol colui che a morte vada„ (Purg. XX.). — “Accadde a lui come a chi si trovi assalito da burrasca, essendo viciuo al porto,,. — “qual pargoletta dama o capriola> che . . . alla madre veduta abbia la gola Stringer,,; “come mastin sotto il feroce alano, che fissi i denti nella gola gli abbia„ — “... qual uom ch’ aspetti,, (Tasso). — “ . . siccome neve che turbine scioglia„ ecc. «) Coll’indicazione del fine per il qualo una cosa fu in-trapresa, si manifesta ciö che per primo ebbe in mente l’autore della medesima, ossia lo scopo a cui intese dirigerla. Ne vi e dubbio che il far conoscere il fine a cui tende una cosa, giova alla spiegazione della medesima. Or si avverta che il fine della cosa, non per anco da essa pienamente raggiunto, ha un'esistenza non reale, ma inten-zionale: e perö, a significarlo, si pone il verbo al modo soggiuntivo. Le congiunzioni grammaticali, esprimenti fine e che mandano il verbo appunto al soggiuntivo, sono molte. Eccone alcune: acciocciie (“I giovani con gli antichi debbono prendere la via della vita che 5 loro nuova, Accioccui: errare non possano, e dalla verace strada della virtude non torcano„ - F. Bart, da S. Cone.); affinche (“affinchž: l’acquisto fatto per lui pigliasse piü fermezza, acconsenti„ - M. Vill.); perche (“I cuochi a’ lor vassalli Fanno attuffare in mezzo la caldaia La carne con gli uncin, perciie nou galli„ - Dante, Inf. XXI.); che (•Ordinö general ministra e duce, ciie permutasse a lempo Ii ben vani* - Inf. VII.) — “Guardava dove porsi, ciie addosso non gli piovessen; a voler ciie (“a voler che le virtü fermino profoudo radici nel cnore, stabilitä si richiede„) ecc. «0 CoH’ajfgiunta di qualitil, possibile ad essere in un soggetto, si viene a dare del medesimo una maggior contezza. E dicendo qualitä “possibile ad essere in un soggetto, si accenna all’ attitudine ch’esso ha di averla, piuttostochü ad un suo possederla in atto. Dante, ad indicare come le potenze deli’ animo sieno sempre disposte all’ atto di apprendere un oggetto, o dilettevole o doloroso, cosi dice: “Quando per dilettanze ovver per doglie, Ched alcuna virtu uostra comprenda ecc.„ (Purg. IV.). Parimente, parlaudo deli’ appagamento possibile ad acquistarsi dalle stesse potenze: “Ciascuno un bene apprende, Nel qual si quieti 1’animo» (Purg. XVII.)- Sono del medesimo autore auche i due seguenti esempi: “Come virtü, che a troppo si confonda„ (Purg. VIII.); “Cenere o terra, ehe secca si cavi,, (Purg. IX.): nei quali esempi il verbo al soggiuntivo & di uua proposizione complemen-tare, ehe porge idea di cosa possibile in un termine detto preceden-temente. — La stessa congiuuzione causale peuche: quando (invece d’ indicare uua cagione in realtä esistente, nel qual caso domanda 1’indicativo) esclude con negazione una causa o una ragione, possibile a pensarsi da qualcheduno, domanda il soggiuntivo. Ecco due esempi, tolti da F. Bart, da S. Cone.: “Io ti lodo, non perche tu abbi sol perdonato le ingiurie, ma perche 1’hai dimenticate,, - “niuno ama la patria perche sia grande, ma perche h sua„. — E alle propo-sizioni indicanti qualitä possibili in un soggetto, van connesse pur quelle che si chiamano c o s e c u t i v e, ma ehe dinotano cose le quali solo si mirano di spontanea illazione nel campo della contin-genza. P. e.: “esercita il corpo in guisa, ehe riesca sano e vigoroso,; “io sono troppo accorto, perchž mi lasci abbindolare da voi„; “egli merita ehe sia a ju tat o „; “verrä persona che possa fare quello che non sappiamo noi„. 11. Costrutti in cui un inciso ha il soggiuntivo per ragione d’ una copula avverbiale. — ßiporteremo solo tre classi di copule avverbiali chiedenti che sia il soggiuntivo nella proposizione aceessoria, poichö queste sembrano le principali, ehiamandole cosi: I. espressioni avverbiali di 1 u o g o; II. espressioni avverbiali di tempo; III. espressioni avverbiali di modo. I. Espressioni avverbiali di luogo. Se l’avverbio sia di luogo, ma lo indichi indeterminatamente, cioe cosi da lasciare in una cötale ignoranza circa il medesimo, ne viene allora che resti libertä in chi aseolta di fissarlo ove che gli piaccia. Gli avverbi di tal indole, cio& implicanti luogo che viene a stabilirsi quasi piü dalla mente dell’u-ditore che da quella del parlante, possono essere di tre sorta: o di stato in luogo, o di moto da luogo, o di moto a luogo; ed in tutti e tre i casi sarä spediente il modo soggiuntivo, quasi per far intendere che si tratta di un luogo lasciato alla libertä del pensiero. Esempi di avverbio che indica iudeterminatamente il luogo della di-mor a: "... non sonö poi squilla, Ove (ovunque) io sia in qualche villa, Ch’i' non l’udissi„ (Petr.). — “Auima graziosa, oveche tu sii, rallegrati„ (Bocc.). — Esempi di avverbio che indica indeterminatamente il luogo di provenienza: “Ogni uomo, ondeche egli venga, e nostro fratello,, (B. Gior.). — “Cerco un’abitazione, DOND’io possa cavsymi quando mi aggrada,,. — Esempi di avverbio ehe indica indeterminatameute luogo di direzione: “Dovunque vada l’esule, sempre ha la patria in cor,,. — “Partirö per andarmene dove che sia„. II. Espressioni avverbiali di tempo. E per la ragione teste accennata, gli avverbi indicanti qualunque tempo da noi si voglia pen-sare, ameranno del pari il soggiuutivo. Esempi: “Ci6 pare iu quel volume, quandunque nel suo giro ben s’ adocchi,, (Dante, Parad. XXVIII.). — “qualunque volta si ari, pongasi mente di non ma-neggiar le terra fangosa,, (Pallav.). — Ma e da por ruente agli av-verbi esprimenti una durata di tempo anteriore ad un punto che ha da venire, come p. e. avanti, prima, fintanto, ecc., i quali si ad-dossino alla congiunzioue che. Simili copule avverbiali reggonu il soggiuutivo; mentre in vece le altre iudicanti tempo che da un dato punto e giä trascorso, (come p. e. poi che, fin che, dopo-ch&, posciache ecc.) chiedouo il verbo all’indicativo. Prendasi dal canto III. deli'Inferno di Dante a considerare la differeuza del-1’avverbio e del verbo che e iu questi due brevi tratti: “E p o i che la sua mano alla mia pose, . . . . Mi misa dentro ecq........................,, (v. 19-21), ‘‘Ed avanti che sien di lä discese, Anche di qua nuova schiera s' aduna,,. (v. 119-120) Gli avverbi sono termini consiguificativi, ossia sincategore-matici (com’esprimonsi i Logici), perö bisogna pensarne il senso iu compagnia a quello del loro verbo. Ora il primo esempio “poi che . . . p o s e„ accenna un fatto realmente avvenuto, ossia un atto che non ö solo perche si pensa, ma perchö inoltre successe; e questo atto si fu la cortesia somrna di Virgilio, che porse mauo a Daute, per animarlo a ciö, che, attesa la paura, quei nou si sentiva in grado di fare; atto confortante, il qual ebbe ad effetto un altro fatto reale, ciož l’ingresso di Dante entro la bocca terribilissima d’Inferno. Al-l’opposto nel secondo esempio, ov’ h descritto il passo di Acheronte, I’ “avanti che sien di la discese . . . „ ci fa pensare alla barca di Caronte, piena d’anime ree, distaccata dalla riva d’imbarco e tendeute aU’altra di approdo, ma aon per auco arrivatavi: e mentre al fatto dello smontare delle anime dalla barca (fatto ehe ancora non e) si supplisce con un nost.ro pensiero (ecco la ragione del sien, soggiuntivo); di qua siamo obbligati a rappresentarci un fatto giä avvenuto, vale a dire la uuova schiera dei morti nell’ira di Dio, i quali si addos-sano 1’un 1’altro, perche souo spronati dalla divina Giustizia a ten-dere al proprio luogo di pena; e, vedendosi arrestati dali’ acqua, de-vono aspettare il ritorno della barca, e cosi, aspettando, la loro schiera sempre piü s’ingrossa di fatto (ecco la ragione del s’a du n a, in-dicativo), mentre non e ancora avvenuto 1’approdo ali’ altra sponda dei precedenti dannati. — Ora passiamo ad un altro simile esempio nella stessa Div. Commedia intorno alla copula avverbiale fin ehe. Quando stava a cuore di Virgilio di far ehe Dante, beuche affranto dalla stanchezza, continuasse ad andar su per 1’erto monte del Pur-gatorio, gli dice: “Pur suso al monte dietro a me acquista, kn CHE 11 ’ appaia alcuna scorta saggia,, (Purg. IV. 38-39). Per questo eccitamento il fiorentino poeta, sebbene lasso al sommo, sforzavasi di salire, ed acquistava di fatto sopra la costa su-perba del monte, mentre intanto la “scorta saggia,, fattagli peusar da Virgilio, presso la qualefinalmente sarebbesi seduto a preudere il sospi-rato riposo, non “appariva,, ancora in realtä, e non era ch’un allettante quadro mentale di cosa sperata (ond’ecco la ragione deli’ appaia, soggiuntivo). III. Espressioni aTverbiali di modo. Gli avverbi, di cui or ora s’e parlato, messi quasi in mezzo a due verbi, 1’uno indicativo e 1’ altro soggiuntivo, portano a pensare un rapporto di tempo tra due cose, poiche una e fatta, 1’altra e fattibile; una e in istato di passata realtä, 1’altra e in quello di futura possibilitä. Ma vi souo altre copule avverbiali ehe non implicano tempo, ma si pongono tra un verbo indicativo ed un soggiuntivo, per dare al primo il rinforzo d’ una modalitä ideale espressa nel secondo. Dante allora ehe racconta di essere disceso tra le grandi ombre nella valle fiorita (Cant. VIII. del Purg. 46.), dice: “Vidi un ehe mirava Pur me, come conoscer mi volesse,,. Quel come, dopo aver messo qui in rapporto di gram-maticale costruzione il “mirava,, col “conoscer mi volesse,, cerca d’in-fondere al “mirava,, la forma del “conoscer mi volesse,,. Ora il“co-noscer mi volesse,, ha in questo luogo una forma ideale (e ben lo dice il suo modo soggiuntivo), perclie rappresenta non un determi-nato uomo, ma uq uomo qualsiasi che fa interni sforzi dentro di s5 por indovinare chi sia la persona che ha dinanzi. In vece il “mirava“ da se solo accenna un fatto, ma non avrebbe per se una significa-zione d’ interna ricerca d’animo: e tale ultima significazione si viene ad acquistare mercfc del come. . . . Questa particella col mandar al soggiuntivo il verbo nella espressnne “conoscer mi volesse„ (non e detto voleva) le imprime l’idea d’un grade massimo di adoperamento interno; e questa forma ideale, espressa subito dopo il verbo indi-cativo “mirava„, tenta di sollevarlo ad uua piü energica significazione, opportunissima al caso narrato dal poeta. — El’ atto di Fa-rinata (Inf. X. 35.) che dalla tomba “s’ergeva col petto e colla fronte* non riceve forse un’impronta di fierezza inarrivabile da quel com’ö-vesse 1’ inferno in grau dispitto» ? — Altrove (Purg. V. 58.) Dante ad un drappello di spiriti (che gli avean chiesto: guarda se älc.un di noi unque vedesti) cosi risponde: “pek ciie ne’ vostri visi guati^ Non riconosco alcun„. Or chi non mira quauto vengasi aoquistando di bella significazione quel “non riconosco aleun,, dall’accoppiamento del “pek che ne’vostri visi guati„ ? Quest’ultimo inciso significa che, pria di rispondere, ha non solamente adocchiate molte loro fisonomie, ma che, per quanto andasse studiandole e richiamando i visi di persone defunte, e gli riusciva e sarebbegli riuscito vauo ogni tentativo di ri-conoscere alcuno di loro. — Dicasi a un dipresso di tante altre pro-posizioni composte di due verbi con un legamento avverbiale di simil genere, il quäle potrebbe anche dirsi di quantitä. Ecco due esempi del Petrarca: “Non spero che giammai dal pigro sonno Mova la testa, pek chiamar ch’uom faccia„ (canz. “Spirto Gentil,,) — “Le lagrime 8ante de’ mortali . . . non für mai tante n5 tali che per merito lor punto si pieghi Fuor di suo corso la giustizia eterna,, (canz. “0 aspettata„). Ma la piü frequente copula avverbiale che faccia all’uopo si e il come, di cui abbiamo sopra toccato od una sua equivalente. Esempi: “Io venni meno, come s’io morisse„ (Inf. V.). — "... Comeche suoni la sconcia uovella„ (Inf. XVIII.). — “Io ’1 vedea come ’l sol fosse davante„ (Purg. I.). — “Ella giunse e levö ambe le palme... come dicesse a Dio d’altro non cälme„ (Purg. VIII.). — “L’occhio si suaarria come virtü ch’ ha troppo si confondn (ivi). — “ . . . Come sia pur leggiera impresa (ahi stolto!) 11 repugnare alla divina voglia„ (Tasso). — “Vi stette quasi non potesse parlareB.— “Si stava a gijisa di chi paljntnsseE qui pure dirö che l’avverbio come puö talvolta sostituirsi, anche per maggior eleganza, alla cou-giunzioue soggiuutiva che; uei quali casi par di sentire coine ua rinforzo all’idea e quasi uu bisogno di mandare coasegueutemente il verbo al modo congiuntivo. Uu subalterno puö dire al suo superiore: “Ella vede che io ho fatto il mio dovere„. Ma forse un altro, piü studioso della espressione, potrebbe dire: “Ella vede com’io dbbia fatto il inio dovere„. Quel “com’abbia„ pare accenni oltre all’opera eseguita auche ad un’ideale di perfezioue ehe possa trovarsi uelle men-tali esigenze del superiore o di altra persoua amica doll’ordine. 12. Avvertenze finali. — Pensiamo di por fine colle seguenti avvertenze: I. Se, in leggendo aleun autore classico, si trovi da lui ado-perato un soggiuntivo, che a primo aspetto non mostri da qual ragione sia richiesto; alterando 1’accidentale serittura della proposi-zione, non šara difficile di far ehe apparisca in luce o 1’uua o 1’altra delle espressioni qui aecenuate, dalla quäle si veda la dipendenza di quel soggiuntivo. — Che se non si trovasse dove sia veramente la ragione del detto modo, bisognerebbe allora riguardar questo caso come un' anomalia, come una di quelle eccezioni ai canoni, le quall si trovano in ogui ordine contingente, e perd anche nel fatto delle lingue (vedi n. 2.). II. Chi compone, avra cura di uon far succedere di se-guito troppe proposizioni col verbo al modo soggiuntivo: nulla di piü noioso che la monotonia. A tal uopo si poträ, variare 1’anda-mento del discorso con aleuno di quegli equivalenti congegni di frase ehe vengono suggeriti dal buon gusto e dall’arte. Eccone p. e. uno in-dicato dal Rodinö: = “Alcuna volta a significare una condizione „ (in vece della particella se col congiuntivo) si adopera il gerundio, „ come nell’esempio ehe segue: “Tante e si fatte cose di te seritte „ avrei, che avendole (in vece di “se le avessi„) tu risapute, avresti „ rnille volte desiderato di non essere al mondo„. = Ma piü ovvio e lo spediente di ricorrere, ne’bisogni, al modo indefinito dei verbi, perche ci serva in sostituzione del soggiuntivo. Cosl p. e., e ciö anche •ad evitare una cacofonia, diremo : “Bisogna ehe mangiate per vivere„, e no “bisogna che mangiate perche viviate„\ “pensate prima di purlare„, e no “pensate prima ehe parliate,,. E suona pur bene il detto: “Non sapea dove trovarlo „, in vece dell’altro “non sapea dove il trovasse,,. D’altronde se 1’indefinito da se solo non adempisse propriamente l’uf-ficio di modo per la sua indeterminata significazione, pure, entrando in uua proposizione secoudaria a far le veci del soggiuntivo, acqui-sterä da qualche altro termine (vedi il seg. N. IV.) quelle accidentalitä modali di cui per se difotta; e, poteudo egualmente cosi servire al senso, servirä, di piü a rendere la dieitura talora piii fluida, talora piü grave, talora piü svelta, e in ogni caso maggiormeute variata e piacente. III. Se il verbo della proposizione secondaria dipend9 dal mede-simo soggetto della priucipale, il detto verbo, in vece del soggiuntivo, preferisce 1’indefiuita preceduto dalla preposizione di, oppure a, o da (eccettuato, nelle proposizioni pratiche, ilverbo “voglio,, od altro affine, che domanda senza particella 1’indefinito nella propoposizione dipendente). E meglio il dire: “čredo di essere stato ingaunato,, piutto-stoche: “čredo che io sia stato ingaunato,,. Se mi esprimo cosi: “godo di esser luugi,, nso dizioue piü snella che non sarebbe: “godo ch’io sia lungi. — Chi dice: “mi consolerö a vederti,, “soffrirö a lasciarti,, parla con piü proprietä ehe se dicesse: “mi consolerö quand’io ti vegga„ “soffrirö qund’io ti lasci,,. Ed, al proposito di questa particella a, osserva il Corticelli ehe, preposta all’infinito, gli fa tal volta aver la forza del sog-giuntivo alla mauiera de’Latini, come p.e. nel verso del Petrarca: “Que-gli avea poco andare ad esser morto,,, che coirispouderebbe all’altro: “Quei di poco era lungi ehe morisse— E il medesimo gramma-tico e Giuseppe Paria ed altri estendono questa medesima proprietä anche alla preposizione “da„ : p. e. “pensossi costui avere da poterlo servire,, (Boec.), ossia “aver quel tanto che potesse servirlo,,; ove a tutfci si fa palese quanto sia piü elegante la frase del Boccaccio. Sup-poniamo che aleuno seriva in clausola ad una supplica queste parole: “Vossignoria faceia in modo ehe mi esaudiscaei meriterebbe, quanto alla forma del dire, di esser posposto a chi in vece avesse seritto cosi: “Vossignoria faccia in modo da esaudirmiE se io, sonnecchiando, recitassi questo verso: “Non parea tempo facessi riparo,,, sarei deguo di accusa al tribunale di Apollo, per aver barbaramente storpiato il grazioso verso del Petrarca: “Tempo nou mi parea da far riparo,,. Si puö anzi aggiungsre che questo usare dell’infiuito in iscambio del-soggiuntivo e ammissibile anche in altri incontii, non conteinplati dalle prime parole di questa III. avvertenza. Ecco esempi del Boc- caccio, nei quali il soggetto dell’infinito, in luogo del soggiuntivo, es differente da quollo del verbo principale: “Coteste sono cose da farle (cioe che farebbero) gli scherani ed i rei uomiui,,; “Napoli non era terra da andarvi (che v’ andasse) per entro di notte un forestiere,,. E si puö far il somigliante coH’aso della preposizione per nel senso concessivo di “per quanto,,: “Piaga, per allentar (per quauto s'allenti l’arco) d’arco, non sana,,; ed anche nel senso di “per quanto forte,,: p. e. “il suon dell’acque n’era si viciuo Che, per parlar (per quanto forte si parlassc), saremmo appena uditi,, (Inf. XVI.). — “Sta come torre ferma che non crolla Giammai la cima, per soffiar (per quanto forte soffino i venti) de’ venti,, (Purg. V.). — Altri esempi di ciö vedransi nell’avvertenza che qui tien dietro. IV. Quando sia nella proposizione principale un concetto che implichi preghiera, esortazione, comando od altro di consimile (vedi espress. di affetto concupis. b. l.° 2.° ecc.); allora nella propo-sizion secondaria si puö mettere il verbo, invece che al soggiuntivo, all’ indefinito, anche se il suo soggetto e diverso da quello del verbo reggente. Ed ecco degli esempi preseutati in due forme, delle quali appar subito d’ anteporsi quella che ha il verbo di modo iufinito: “La prego a scusarmi „ “prego ch’Ella mi scusi„ - “ Vi esorto ad istudiare „ “ vi esorto che studiate „ - “Fa di venire „ “ fa che tu venga. „ — Ma dopo aver discorso in favore dell’ indefinito per motivo di una preferibile sua eleganza, gli £ pur d’ uopo soggiun-gere ch’ esso, come lo manifesta il suo nome, e come si disse poco sopra al n. II, e da per se solo insufficiente a compiere uua intera significazione verbale; laoude, a determiuarsi, ha bisogno di qual-che altra voce, piü o meno vicina. E siccome la prima uota di cui tsso difetta si e la indicazione del proprio soggetto, gioverä che a questo suo soggetto sia stato in qualche modo alluso da parola della proposizione principale. Cosi, a iao' d’ esempio, se si legge: “gli comandö di uscire „; da quel pronome gli 1’ indefinito che segue acquista una determiuazione di terza persona che per se non avrebbe. Tolto quel gli, non si sa piü se & comandato di uscire ad uomo od a femmiua, se a seconda od a terza persona, se ad un solo od a piü. II soggiuntivo potrebbe avere in simüi occasioni un vantaggio sopra 1’indefinito, poiche dicendosi p. e. senz'altro: “comandö uscisse„ si saprebbe almeno che il comando e stato dato ad una sola e terza persona, V. Rosta che, a chiusa del trattatello, si agginnga im non-nülla intorno alle e 11 i s s i coucernenti il soggiuntivo, le quali, ove siauo fatte con accortezza e senza geuerare oscuritä, tornauo di efficacia e di garbo alla dizione. Queste possono essere 1.° del verbo reggente il soggiuntivo (come p. e. nel Tasso: “Sia fretta intempestiva, o sia matura«, ov’ ž manifestamente ta-ciuto “ignoro se. ..„); 2.° della congiunzione soggiuntiva (cosi nel Bocc.: “Questa novella voglio ve ne renda ammaestrato,,, in cui 5 leggiadramente oinesso il “cbe„ dopo voglio); 3.° del verbo soggiuntivo. Ci soffermeremo sopra questa terza specie di ellissi, siccome piü delle altre due, attenente al nostro tema. Pare che prediligano questa ellissi le inflessioui di modo soggiuntivo dei due verbi dovere e potere. Queste omettonsi con molta vaghezza innanzi ad un modo infinito di altro verbo, e pre-cedute da uno o da altro dei pronomi ehe or qui riportiamo: Pre-cedute dal pron. cm; p. e. “Qui e questa cena, e non saria cin (potesse) mangiarla,,; precedute dal pron. che, p. e. “Io non so che (debba) dire,,; precedute dal pron. cui, p. e. “Io ignoro cui (debba) dirigermi,, ecc. — Similmente avviene, se le inflessioui dei detti due verbi siano precedute da uno dei seguenti avverbi: Dali’ avverb. ove, p. e. •‘Chi mi dara ove (possa) ascondermi,,?; - dali’avverb. donde, p. e. “Vo cogliendo quest’ erbe, acciocche io abbia donde (jpossa) vivere,, (Bocc.); - dali’avverb. come, p. e. “Dite il come (debba) ingegnarmi in questa bisogna,,; - dali’ avverb. perche’, p. e. “Deh! ch’ io sappia perche’ (debba) venirvi,, ecc. — Che vse togliamo la condizione d’ un verbo di modo infinito successivo al verbo ellittico, lasciando solo quella ehe debba esser preceduto o da un pron. o da un avverb. sul fare dei sopraccennati; allora viene ad allargarsi la possibilitä di questa grammaticale figura sopra molti altri verbi, i quali tanto piü assoggettansi ad essere e lisi (per zeugma) in quanto fossero stati poco inuanzi espressi. Allegheremo esempi (e saranno tutti preši d’ ora in poi dal Boccaccio): “Cominciö a sperare senza saper ciie (sperasse); “stette senza mangiare, siccome colui che non avea che,, (mangiasse); “venne il tempo che pagar gli dovea, e non avendo il di che,, (pagasse); “dubitando, e non sapendo che,, (diibitassi); “gli antichi uomini hanno piü di conoscimento che i giovaui,, (abbiano); “disse di venir senza dir quando,, (venisse); “il mio cor divenne dubbio, e non so onde,, (venisse). — Piü fre- quente si fa 1’ uso del verbo ellittico, qtiando sia svincolato da legge intorno all’ indole della parola e a lui precedente e sussegueute: e ciö tanto per le cadenze del soggiuntivo che per quelle di altri modi. E si osserva che i verbi amati da questa ellissi (oltre gli usitatis-simi dire, rispondere, stare, andare) sono fare, venire, pervenire. “Panfilo prontamente rispose che voleutieri,, (avrehhe fatto); “gridö: Signori, ogni uomo a terra,, (venga); “non vogliate depor quel peso prima che al conveniente luogo,, (siate pervenuto). Trovansi ancora ne’ buoni autori degli altri verbi suscettivi di ellissi, quali p. e. avere, mandare,- sostenere, reggere, portare, penetrare ecc.: ma frequentatissima sopra tutte si e la ellissi del verbo essere, usata anche ne’ modi soggiuntivi: “O ira o coscienza (fosse) che il mordesse,, — “Gli saltö addosso, e se non (fosse stato) ch’ egli fu desto, la ne facea mille pezzi,, — “Benedetto (sia) chi vive e muore in grazia di Dio,,. Ma qui alcuno, se pure avrä portato la pazienza di per-correre queste pagine, dirä: Oh quante aride minuzie! — Si, ri-spondagli qui Salvatore Corticelli, le sono minuzie clie non si apprendono senza molestia: ma il ben saperle e l'averle all'oc-casione in contanti e cosa di molto vantaggio. A veder lavorare i moderni famosi arte fei di mosaico, senibra la loro una misera e gretta faccenda: perche altro e’ non fanno che mirar pietruzze, cd accozzarle insieme, cd osservarc minutamente la degradazion de’ colori. Ma quando e poi compiuto il lavoro, e ne riesce un bei quadro, con figure quasi vive e spiranti, e si bene atteggiate che ne degradano V apera di famoso pennello; allora si da per bene impiegata ogni piu minuta fatica, e si celebra con piacere V eccellenza deli' artefice, e la bellezza deli' arte. Cos'i lo studiare le regole eosservazioni della lingua toscana ci senibra cosa rincrescevole e da fanciulli; ma Vudir poi ragionare alcuno, quando sia ben pratico delle cose grammaticali, ci arreca maraviglioso diletto, merc'e della proprietä e della buona armonia del discorso, la quäle c base e fondamento delV eloquenza. PROF. J^OF^ENZO ABB. ^CHIAYI CRONACA DELL’ISTITUTO L’avvenimento piü lieto e rimarchevole della cronaca giu-nasiale pell’anno scol. 1878-79 fu la ricorrenza del 25.° anniversario delle auspicate No/.ze di S. M. I. K. Apostolica l’Augustissiino Sostro Imperatore, celebrata il giorno 24 Aprile 1879. La fausta ricorrenza porse gradita occasione al collegio dei docenti di attestare i propri sentimenti di leale ed affettuosa devozione a S. Maesta L’ Imperatore e di affermare solennemente que’ prin-cipii regolativi di ogni seria educazione, che si assommano nell’adem-pimento del sacro dovere di promuovere il culto dell’idea religiosa, e l’ossequio alla suprema autoritä dello stato rappresentata dall’Au-gusta Persona del Sovrano. L’indirizzo di oinaggio e di felicitazione a S. Maesta — compilato a nome del Corpo docente dal professore di letteratura italiana Don Lorenzo Schiavi, trascritto con caratteri scelti ed adorno di tutti que’fregi artistici, che seppe meglio ideare confacenti all’alto scopo la ferace fantasia del valente disegnatore Elio Longo, candidato al magistero, addetto al personale insegnante di questo istituto — e il seguente: Corsero. cinque lustri dal di che uu sacro nodo legö il cuore della maestä vosti^a a quello d’ un’ amabile e virtuosissima Con-sorte; o piacque al Cielo di confortar queste auguste Nozze colla letizia d’ un serenissimo figlio, in cui si concentrano le speranze di 36 milioni di sudditi pei futuri destini del potente Impero dell’Austria. Ed or, che ritorna la solenue memoria di cosi fauste Nozze, gli umilissimi sottoscritti, componenti il personale insegnante del-l’I. ß. Ginnasio di Capodistria, si sentouo mossi a tributarVi e l’o-maggio della propria esultanza ed augurii fervorosi di piosperita; e vogliono che il loro voto per sinceri affetti nou sia secondo a verun altro degli Ufficiali piü caldamente attaccati ali’ augusta vostra PERSONA. Sire, gli animi nostri sono avvinti all' apostolica vostra maestA non solamente dal la giurataVI fede, ma ben anco da quell’amore che in ogni animo si desta alla luce de’ vostri par-lauti esempi. Nella rivoltosa carriera de’ moderni tempi (e chi nol vede?) li reggitori dei popoli si agitano a rintracciare per diverse vie il principio generatore della felicita dei lor sudditi: voi, o gran j*onarca, porgete alli vostri la scuola delle virtü ehe altamente vi predistinguono, insegnando cosi ehe a vera felicita non si poggia, se non coH’esser virtuosi. In voi e la tradizionale Keligione degli avi vostri glorjosi; in voi uua caritatevole beneficenza, ehe sparge a larghe mani inesauribile soccorso su bisognosi d’ogni ma-niera; in voi uu’operositä straordinaria nelle eure molfceplici del-1’amplissimo Stato; in voi serena calma di spirito e sapienza e giu-stizia e mitezza tra gli affari piü complicati della politiea e nelle difficili ragioni del civile e militar reggimento; in voi quella cri-stiana rassegnazione e fortezza d’animo, di cui deste altissima prova sotto 1’urto di cimenti assai dolorosi, in cui fu esposta e la vostra persona e la monarchia : cosi questi giammai si riproducano ad amareggiare il vostro cuore buono e paterno. Con questi sentimenti e colle piü calde preghiere per la durevole salnte dell’APosTOLicA vostf^a maestA, dell'augusta I/APERATRICE, DEL SERENISSI/AO PRINCIPE EREDITARIO E DEL- l’intera i/aperiale famiclia, li devotissimi sottoscritti innal-zano ossequiosamente il presente indirizzo fino ai piedi del vostro augustissi/vio trono„ —. Questo indirizzo venne presentato da una deputazione del Corpo insegnaute a Sna Ece. II Sig. Luogotenente a Trieste, per esser umiliato al trono di S. M. L’Imperatore. II giorno della festa, immediatamente dopo la solennita re-ligiosa tenutasi nella Cattedrale, a cui presero parte docenti e scolari, venne tenuta nella sala maggiore dell’istituto opportuuameute addob- bata una festa scolastica, ehe si aperse col canto dell’Inno dell’Im-pero, maestrevolmente eseguito dal coro ginnasiale, istruito e diretto dal docente Sig. Stef. Persoglia. Quindi veniva dal Direttore data espressione ai propri ed ai sentimenti di esultanza degli adunati, a mezzo del discorso ehe ia appresso si riproduce. Seguiva iudi un concerto musicale riuscito, come non poteva attendersi altrimenti, sploudidissimo ed applaudito, merce la rara va-lentia filarmonica del Sig. Persoglia ehe, parte a solo, parte in com-pagnia del Sig. prof. Alberto Casagrande, altro valente pianista, e del bravo allievo della VI Classe Carlo Colcuc, distinto suonatore di violino, esegui in sul piano scelti pezzi di mušica classica. Veuiva quindi ripetuto il canto dell’Inno dell’Impero, con cui chiudevasi la festa scolastica completata di poi con una eol-letta a favore dei danneggiati di Szeghedino, il ricavato della quäle neH’importo di f.ni 72:60, fu consegnato dalla Direzione alTIllust.0 Sig. Podesta per essere inoltrato alla sua destinazione. II discorso tenuto dal Direttore e questo: Giorno di ginbilo, giorno di viva esultanza, miei cari, e l’o-dierno pei popoli del vasto Impero Austro-Ungarico, diversi di lingua e di costumi, ma avviuti da nodi secolari di affetto e di riverenza all’AUGusTA dinastia ehe ne regge paternamente le sorti. — Oggi a venticinque anni, sua /waestä il nostro augustissimö impe-ratore Francesco Giuseppe 1 legava il suo cuore a quello della gentile e pia principessa Klisabetta di ISaviera, tra il giubilo festaute dei popoli austriaci, ai quali da cosi liete ed auspicate nozze brillava la speranza di prospero e ridente avvenire. Salito sul trono de’ Suoi Avi in tempi calamitosi generalmente per l'Europa, quando i popoli aneli di progresso, o colti quasi da ansia febbrile si agitavano irrequieti e frementi, come mare in tempesta; il MAGNANijAO sovrano giovane di etä e novello nelle arti dit-ficili di goveruo, seppe guidare a buon porto con mano ferma e sicura la nave travagliata dello Stato, seguendo le tradizioni gloriose de’ suöi maggiori, segnate nelle pagine eterne della storia: una fede ardente in Dio, il culto del retto e dell’onesto, rappresentato nel motto di casa d’Austria,, lustitia Bcgnorum Fundamentum; un affetto vivo ed operoso pei popoli, un fermo e risoluto proposito di guidarne i d^stini per la via di tranquillo, costante ed ordinato progresso. — II ricbiamare a memoria i fasti del glorioso suo regno, bersagliato da traveisie e ricco di vicende or liete or tristi, dominate sempre da uuo spirito elevato e da una mano potente, e cosa agevole a noi contemporanei, cbe ne abbiamo sentito e tuttora no sentiamo gli effetti. Nö vi verrö qui lumeggiando quelle doti insigni ehe del buon sovrano eterneranuo il nome veuerato, quali sono: 1'animo mite e disposto al perdono delle offese, 1’amore solerte ed iutenso pei soggetti, la fermezza di proposito accoppiata a giusta in-telligenza dei tempi e ad acume politico nella scelta dei mezzi, la tenacia nelle avversitä, il generoso obilo di secolari rancori, la lealtä cavalleresca del carattere, la tolleranza delle opinioui e dei sentimenti religiosi e politici, la caritä inesausta, e la fede zelante in dio ispirata ad un sentimento di religione sincero e profondo. In noi, cari giovani, qui radunati il sentimento di gioja pella fausta ricorrenza del giorno si addoppia ed avviva maggiormeate perchö associato ad uno stimolo potentissimo negli animi nobili; lo stimolo, voglio dire, della gratitudine per un grande beneficio ricevuto. Yoi sapete, o cari, ehe 1’ istituto, ove oxa attingete il tesoro della coltura, foudato giä dalla magnanimitšt degli avi vosfcri, quäle ricetto alle nobili discipline e ad una eletta educazioue, — sapete, dico, cbe quest’istituto, passato per la trafila di vicende molteplici, alla fine per un cumulo di sgraziati accidenti veniva a cessare neU’auuo 1842 coa lutto e cordoglio di tutti i buoni. — Fassarono sei lunghi anni di amarezza e di sconforto. Queste mura sacre e venerande giä, risuonanti per lunga serie di anni delle voci di autorevoli maestri e di ottimi alunni, di cui non pochi si levarono a fama europea, ces-sarono di fornire asilo a quei beni che l’uomo piü di tutto apprezza sulla terra e restarono muto e sterile mouumento di una gloria cbe fu. Ma troppo vive e care erano le rimembranze annesse a questo Ginnasio; troppo fervido e zelante il patriottismo dei vostri com-provinciali e concittadini, perebö si volesse lungamente lasciare ve-dovato di gloria questo insigne palladio del sapere. Persone bene-merite costituite in dignitä cittadine concentrarono gli storži, e diedero vita ad un nuovo Ginnasio risorgente sotto auspicj i piu promettenti.—■ ]l d! il novembre 1848, a me, ehe vi parlo e ad altri 18 giovanetti vostri comprovinciali veniva discliiusa novella arena agli studj coH’apertura di un Ginnasio inferiore mantenuto, nelle modeste formo d’allora, a tutte spese della cittä o con lingua ita- liana d’insegnamento. La nobile idea dei cittadiui era divenuta un fatto; ma a renderla feconda dei segnalati vantaggi che si attende-vano; ad elevare l’iucipiente istituto all’altezza di un Ginnasio su-periore ordinato a nonna delle vaste riforme avvenute l’anno 1849 o successivamente; a dotarlo di professori qualificati e convenientemente retribuiti; a fornirlo dell’ingente apparato di mezzi didattici all’uopo occorrenti; in una parola — a portare l’istituto al livello in cui trovasi* oggidi, occorrevano dispendi rilevanti, sproporzionati alle deboli forze della cittä. — Come fu provveduto? — I mezzi dello Stato affluirono abbondanti, dappoiche per concessione speciale di §na Maestsi I’ Imperatore ielieemente regnante, la cittä di Capodi-stria ebbe ottenuto il vagheggiato Ginnasio superiore italiano. Quäle foute inesausta di benefici si aprisse agl’ Istriani, vel di-cano quei tanti che ora godono il frutto dell’ educazione qui at-tinta; vel dica il fatto consolante che giövani istriani trovarono in casa propria il mezzo di elevarsi alle nobili carriere sociali, studiando uella loro lingua materna. Miei cari! I fatti clamorosi della vita pubblica, i grandi suc-cessi, gli allori raccolti nell’arena delle diplomatiche e delle militari imprese, il suono degli applausi riscossi dai Sovrani per opere d’iu-contestata utilitä pubblica, sono pure soggetti al dente della critica nei nostri tempi in particolare, nei quali il laborioso parto di tanti secoli — la conquista di ogni maniera di civili franchigie — apre l’adito ai trionfi della scienza e della giustizia, ma nou impedisce la manifestazione d'idee d’ogni specie e risma, di teorie fallaci e peri-eolose, — di conati improvvidi e micidiali. Ma il sovf^ano che, come il nostro, il precipuo mouumento di sua gloria si fonda nei cuore dei popoli; il sovrano che coll’attivitä, solerte e consacrata ad ogni guisa di materiale e morale progresso; che colla continua profusioue di grazie e di benefizi generosi; che colla totale abnegazione di Sfi pel vantaggio comuue si conquista l’amore dei soggetti, lascia uella storia uu monumento, al dire del poeta latino„ piü durevole dei bronzo,, trova in questa vita la piü sincera rispondenza di affetti e neH’altra il guiderdon^ apprestato ai Buoni. Voi o dilettissimi, avete sovtito il lavoro pacifico dello studio ; voi spendete l’opera vostra nei campo fecondo delle scienze e delle lettere; voi vi preparate ad es-sere un di, come si dice, “i pionieri del progresso,,: ma a che varrä il sapere; a che varranno la gloria ed il vanto vostro, anche fregiato del liistro di non comune valentia nelle regioni serene del pensiero od iu quelle agitate dell’a/.ioue; se alla rneute colta non šara com-pagaa 1’educazioue del cuore, se all’altezza dei propositi nou si as-socierä, la buoDa coscienza “ctiuom franclieggia, sotto Vusbergo del sentirsi pura„. — Ed e questa la meta, a eui v'invia 1’alta sapienza di governo rappresentata daH’Arbitro Asigusto delle sorti del potente Impero cui apparteuiamo; di quel sovrano, il eni ministro deli’ istriizioue ha il motto : scienea e potema ; di quel sovrano, del quäle in cima alle svariate e complicatissime azioui di governo, sta la mira costaute di favorire il progresso iutellettuale e morale de’Suoi popoli. — Si o giovani; il potente indirizzo impresso alla pubblica istruzione da una sede di anni, le savie riforme, le leggi provvidissime regolanti le cose scolasticbe, le sorti dei docenti materialmente e moraluieute miglio-rate, le somme ingenti spese per dar rincalzo ad ogni maniera di studj 1’incoraggiamento ed i premj accordati senza distinzione di nazionalita o di nascita a chiunque intende tradurre in atto con zelo e premura le savie sue inteuzioni, sono tutte prove deli’ alta importanza annessa dal Magnaiiinio Monarca che ci regge, all’acquisto di quei pregi, cbe piü onorano 1'umana natura; vale a dire, la coltura dell'intelletto e l’educazione ad un forte e nobil carattere. Nell’etä nostra, splendida per opere insigni dell’ingeguo uma-no, ferve piü ehe mai la smania di recare ad effetto 1’ideale giü vagheggiato dai grandi pensatori di Roma classica — il connubio del principato colla libertä. Imperscrutabili, o dilettissimi giovani, sono i disegni di Dio, n& vale occbio umano a penetrare il fitto velo ehe ci asconde l’av-venire; ma se da' fatti presenti lice arguire il futuro; iu onta agli sconforti che talora ci amareggiano, abbiamo tuttavia uno sprone a bene sperare, nella nobile gara ehe vediamo accesa tra i popoli uel tributäre devoti omaggi di affetto e di riverenza ai propri sovräni. Questa e la prova piü eloquente che le nazioni in mezzo al vortice attuale delle idee ed al cozzo inevitabile delle passioni e degli interessi umani, sentono vivameute, quäle ancora di salvezza, quäle guarentigia vali-dissima contro gli spaventevoli pericoli del disordine sociale, sia il mite in uno e potente freno di amato sovrano. Altro raro pregio ingemma la froute del nosti\o /aagna-nimo imperatore. Voi sapete ehe la virtü, la quäle piü ci av-vicina al so^i/ao fattor d’ogni bene e ehe impone 1'affetto delle gentl — e la beneiicenza. Questa eccelsa dote, precipuo indizio di animo beauato e dischiuso ai piü nobili affetti ehe adoruano la vita, brilla piü ehe mai negli atti molteplici di sua maestA il graziosissimo i/aperatore Francesco Ginseppe I, ehe la storia ch:amera a buondritto,, il Benelieo per eccelle*iza‘4ll Tito moderno,, siccome quello, a cui pegli atti infiniti di un’inesauribile ben^fi-ceuza si puö applicare il detto dell’antico Cesare rouiano, — quando noa gli veniva fatto di beueficare aleuno: a/*ici, die;«. perdidi Infatti, quäle profusione di beuefizi uou vediamo tuttodi, dalla nuiniäcenza Sovraua largheggiati a chiese e pie istituzioni, a singole persone, a societä, e corporazioni, a villaggi, a cittä e provincie! Quante lagrime asciugate, quauti dolori leniti, quanti lutti cousolati, quaate opere utili di attivitä pubblica e privata, iniziate e sorrette; quante benedizioni accumulate sul capo del sovrano benefico, nella Cui- mano sempre aperta al beneficio, sembrano moltiplicarsi le ingenti dovizie, di cui Lo favori la Providenza, a vantaggio e sollievo degli indigenti e dei disgraziati! E recenteiuente nella catastrofe spaventevole dell’infelice Szeghedino, ingojata dalle acque, quäle fu il prirao pensiero di sua //iaestA? A tutte le cittä, e provincie, a tutti quelli che con apparecchi vistosi si accingevano a dimostrare il loro giubilo nell’ odierna ricorrenza: “fermate Egli disse— ) voti del cuor^e io accetto con animo co^mosso, /äa SE SPESE AVETE DA FARE, SERBATANE GL’iyVlPORTI PER SODDI-SFARE AL TRISTE DIRITTO CHE HANNO AL VOSTRO SOCCORSO I NU/ViEROSI DISGRAZIATI DELLA POVEF^A CITTÄ INONDATA.,, Ed io pure, nell’atto che a noine di noi tutti che qui siamo radunati innal-zo dal profondo del cuore un caldo evviva all1 augusta coppia imperante, invocandoLe dal Cielo prosperita e perenni conforti, vi esorto ad imprimervi nel cuore le magnanime parole del benigno sovrano ed a porgerGli — coneorrendo voi pure al pio scopo sud-detto, — il piü gradito degli omaggi ... la compassione degli INFEL1CI E L’ESEKCIZIO DELLA PIÜ ALTA TEA LE CKISTIANE VIETÜ, La Carits«. — Altri fatti notevoli. — 4 Ottobre 1878. — II Corpo insegnante e la scolaresca festeggiano la solenne ricorrenza dell’Ouo-mastico di sua maestA il nostko augustissimo impeuatobe. 24 Aprile 1879. — II Corpo insegnante e la scolaresca fe-steggiano il 25° Anniversario delle fauste Nozze delle loko imp. e reg. maestä, Hei modi iudicati nella speciale relazione fatta di sopra. 1 Maggio 1879. ■— I professori e docenti ricevono la me-daglia commemorativa coniata per la ricorrenza del fausto avveni-mento delle Nozze d’argeuto di sua maestA. 13 Maggio 1879. — Vieue comunicato alla Direzione ed al corpo insegnante il sovrano aggradimento pelle dimostrazioni di affetto e di devozione fatte dai docenti e dagli scolari degli istituti d’ istruzione nella ricorrenza della festa patriottica d. 24 Aprile 1879. 9 Maržo 1879. — L’ Eccelsa Presidenza Luogotenenziale a Trieste partecipa che l’ispezione di questo Ginnasio & stata affidata ali’ 111. e Kev. M.nr Stefano Zaricb, cavaliere dell’ordine di fran-cesco Giuseppe, i. r. Ispettore scol. prov. residente in Trieste. 25, 26, 27 Maržo 1879. — La scolaresca celebra i santi esercizi pasquali. 11, 13, 14, 16, 17, 18 Giugno 1879. — Ispezione dell’i-stituto per parte deli’111. e Kev. M.nr Stefano cav. Zarich i. r. Ispettore scol. prov. La spett. Giunta civico-ginnasiale onorö di una visita, infor-mandosi di tutto ciö, in ehe il Ginnasio potesse aver d’uopo del suo appoggio, cui promise con cordiale deferenza. 17 Dicenibre 1878. — L’ 111.° e ßev.° Signore, M.nr Vescovo Giorgio D.r Dobrlla eontribuisce 1’importo di f.ni 25 pel fondo gin-nasiale di beneficenza. 14 Settenibre 1878. — L’Inclita Giunta dell’Ecc. Dieta prov. istriana contribuisce 1’importo di f.r 100 pel fondo ginnasiale di beneficenza. 18 Gennajo 1879. — L’ inclito Municipio locale contribuisce 1’importo di f.r 50 pel fondo giun. di beneficenza. 2 Luglio 1879. — L’onor. Signore Antonio Orbanich i. r. maestro di pratica allTstitutc magistrale in luogo ed Ispettore scol. distrett. regala al Giunasio una collezione di n. 48 monete e inedaglie — il primo dono di q,uesto genere fatto ali’ istituto. Personale insegnante. -- Nella cronaca deiranno scol. 1877-78 (p. 72 del prog. a stampa) si accennava al richiamo alle armi di cinque docenti, i Sig. Giuseppe Vettach, Stefano Petris, Antonio Zernitz, Francesco Maier e Giorgio Benedetti, appartenenti ai corpi di armata mobilizzati per ordine di S. M. I. ß. Ap. II Nostro Augustissiino Imperatore. In sullo scorcio del secondo mese delle vacanze autun-nali venne chiamato al servizio attivo anche il sig. Giovanni Bisiac, accessista nel corpo delle proviande militari. Sebbene la Direzkme in sulle prirne iion si fosse potuta sohermire da un senso di appren-sione, di fronte alla scoraggiaute prospettiva di non poter forse aprire regolarmente le lezioni pello stremo cosi considerevole di forze inse-gnanti; nondimeno pieno successo sortirono gli sforzi durati dal Diret-tore nel corso delle vacanze autunnali per rintracciare persone capaci, che volessero acconciarsi ad un servizio purameute precario. II 1. Ottobre 1878 l’Istituto fu aperto, come di solito, in piena regola, e dalla mutazione infuori avvenuta nelle persone di pa-reccbi docenti nessun altra differenza vi fu daH’apertura del Ginna-sio negli anui precedenti. Ad alleviare gl’imbarazzi della Direzione tornava molto oppor-tuna la nomiua avvenuta nel giro delle vacanze autunnali del profes-sore al Ginnasio comunale di Trieste, Signor Alberto Casiigrande, a professore di filologia classica in questo i. r. Ginnasio ; disposizione in sommo grado profieua, perche veniva per essa risarcita la per-dita del prof. di filologia Signor Giuseppe Vettach, chiamato a fungere per sei anni le mansioni d'ispettore scol. distrettuale colla sede in Gradišča. Nö meglio in acconcio poteva giungere — a riempiere il vano nell’insegnamento della Storia e Geogeafia — il trasferimento avvenuto in sull’aprirsi deH’anno scolastico, del professore Signor Pietro Disertori dall’i. r. Ginnasio di Trento a questo istituto; sebbene in appressn, al ritorno dall’armata del professore Stefano Petris, al bel destro portosi di appoggiare l’insegnamento suddetto a due esperti professori temperatamente aggravati di mansioni didattiche, non si potesse accoppiare la possibilitä di allegerire uno o 1' altro dei docenti di filologia classica, che nelle stringenze del momento dovettero accollarsi orarii gravosi. In seguito al brillante e rapido successo avuto dalle nostre armi nella Bosnia e nell’Erzogovina, anche i docenti di questo istituto fecero ritorno al loro uflicio civile; pero oltre al professore G. Vettach cui, come si avverti, veune assegnato altro campo di atti-vitä, anche il supplente Giorgio Benedetti, sciolto dagli obbligki militari, non poteva prestare ulteriormente l’opera sua in quest’istituto, essendogli stata nell’infrattempo conferita uua cattedra vacante al Ginnasio di Pisino. Gli altri docenti militari rioccuparono nel corso del I semestre qual prima quäl poi, il loro ufficio, ad eccezione del Signor Giovanni Bisiac, che potä rientrare appena coll’aprirsi del II semestre. La crisi era superata, ed all’iucessante volgersi e rivolgersi delle disposizioni nel riparto delle mansioni didattiche e degli orarii, successe la tregua sospirata, la quäle rese possibile alla Direzione di dare alle cose didattiche un assetto stabile e confacente al pro-speramento dell’ istituto. Le condizioui eccezionali del Ginnasio du-rante il I semestre, meglio che da una relazione qualunque s’ illu-strano dal prospetto, che in appresso si traccia in apposito articolo, circa il primitivo riparto degli oggetti d’inseguamento ed i cambia-menti che avvennero successivamente. Nel movimento del personale insegnante di quest’anno sco-lastico va ricordato iu particolare il mutamento avveuuto nella persoiia del professore di religione. II M. R. Signor Canonico Giovanni de Favento chiudeva giä colla fine dell’anno scolastico 1877-78 la sua carriera didattica. Con atto delli 30 Agosto 1878 N. 1344 dell’Ecc. I. ß. Consiglio scolastico provinciale, il benemerito professore veniva con espressioni lusiughiere di encomio e di riconoscenza collocato nello stato di permanente riposo, interessandosi ad un tempo la sua compiacenza perche volesse fuugere d’avvantaggio fino alla nomina del suo successore. Ciö avvenne colla fine del mese di dicembre 1878, ed allora, per cogliere i frutti del meritato riposo, il dotto catechista incanutito nel santo miuistero dell'educazione religiosa della gioventü lasciava l’istituto, ch'egli avea accolto nasceute sotto alle sue eure immediate e pel lasso di trent ’anni costautemente favorito con ogni mauiera di prestazioni zelanti e proficue. Scolaresca. — L’ iscrizione si mantenne al solito livello, anzi sorpassö, sebbene di poco, il numero dell’anno precedente: il clie va in parte attribuito alla possibilitä fornita alla Direzione — merce la caritä dei generosi a suo luogo menzionati — di sollevare delle prime spese e fornire de’ necessari mezzi di studio i giovanetti di povere famiglie, i qnali altrimenti non sarebbero ia grado di frequentare 1’istituto. Per quanto s’appartiene al compito ginnasiale, certamente nulla s’intralascia di quanto puö conferire al raggiungimento per parte dei giovani studiosi, della metä prefissa al Ginnasio; sebbene non si possano misconoscere le difficoltä che s’incontrano oggidi, indub-biamente maggiori di quello il fossero pel passato. Chi sa forse, tra le tante questioni del gioruo non sorga anche quella, di trovare il mezzo adatto ad assicurare con modi piü efficaci dei soliti la buona riuscita de’ giovani, in particolare de' non appartenenti al lnogo di residenza deli’ istituto, a mezzo d’istituzioni se non attagliate intieramente allo stampo degli autichi collegi-convitti, almeno ammodellate ad un che di simile, cou quelle riforme che lo spirito attuale de’tempi puö sug-gerire. E una questioue anche questa e non delle ultime, alla cui soluzione e legato un interesse certamente di non poco rilievo pel futuro benessere della societä. Giacomo Babuder — Cav. deli’ Ordiue di Frnncesco Giuseppe, deputato della cittä di Capodistria alla Dieta provinciale, membro della ßappresentauza cittadiua e del Cousiglio scolastico locale, Consigliere di ammiuistrazione del Pio Istituto Grisoni — Direttore. Docenti effettivi Mason Carlo, — Professor e, capoclasse nella IV. Casagrande Alberto, — Professore, capoclasse nella V. Sciiiavi don Lorenzo, — Socio corrispondente dell’Acca-demia aitistica Kaffaello d’Urbiuo, della tilosofico - medica di San Tomaso d’Aquiuo, dell’Ateneo di Bassano, deli’Accademia romana di Religione cattolica, — secondo csortatore religioso, — Professore, capoclasse nella VII. Sbuelz Carlo, — Gustode del Gabinetto di fsica, Ca-poclasse nella VIII — Professore. Disertori Pietro, — Professore. Petris Stefano, — Professore, capoclasse nella VI. Zernitz Antonio, — Capoclasse nella III. Gerosa Oreste, — Gustode del Gabinetto di Storia naturale-, membro deli’ i. r. Commissione esaminatrice per le scuole popolari e civicbe. Artico don Giuseppe, docente di religione e primo esor-tatore religioso. Persoglia Stefano, — supplente esaminato nella lette-ratura italiana, geografia e storia. — Docente dello studio libero del canto. Maier Francesco, supplente esaminato nella filologia clas-sica. — Capoclasse nella II. Bisiac Giovanni, — supplente esaminato nella filologia classica. — Capoclasse nella I. Bibliotecario. Longo Elio, — candidato assolto al magistero ginnasialo nella lingua e letteratura italiana e filologia classica, addetto al Ginnasio, il primo semestre, in qualitä di supplente con stipendio, nel secondo semestre come docente gratuito. Krištofič Matteo, —Maestro nella Scuola dell’ i. r. Oasa di pena in luogo — docente straordinario della lingua slava. Gianelli Bartolomeo, — Pittore accademico — docente straordinario del disegno. Komarek Antonio, — membro del corpo insegnante dell’i. r. Istituto magistrale in luogo, — docente di ginnastica e calligrafia. Commissario vescovile pell’istruzione religiosa. 11 M. K. Mnr. Canonico Giovanni de Favento. Civica Deputazione ginnasiale. Sig. Augusto D.r Gallo „ Giovanni D.r de Manzini „ Antonio D.r Zetto Cassiere de] didattro Signor Giuseppe Corti — Controllore nell’ i. r. Ufficio principale delle imposte in luogo. Zorn Giuseppe, — bidell-o, inserviente ai Gabinetti e custode del fabbricato. PRHO RIPARTO delle materie e successivi cambiamenti FINO ALLA CIIIUSA DELL'ANNO SCOL. 1878-79 Siguor G. Babuder Dir. — Latino VIII, Tedesco VII ore sett. 8 5 3 „ De Favento Don Giov. — Religione I-VIII „ 16 16 „ C. Hason — Latino IV; Greco V, VI, Ital. VIII , 19 6 5 5 3 „ A. Casagrande — Greco VII, VIII, Lat. V, VII „ 20 4 5 6 5 „ Lor. ab. Schiavi — Italiano IV, V, VI, Vil, Prope- 3 3 3 3 deutica VII, VIII „ 16 2 2 „ C. Sbuelz — Mat. V, VI, VII, VIII Fisica VII, VIII „ 18 4 3 3 2 3 3 „ P. Disertori — Geog. Stor. II, III, V, VI, VII, VIII „ 20 4 3 4 3 3 3 „ Or. Gcrosa — Mateinatica II, III, IV; Storia natu- 3 3 3 rale I, II, III; V, VI „ 19 2 2 2 2 2 „ St. Persoglia — Geog. St. I, IV; Ted. IV, V, VI „ 16 3 4 3 3 3 „ A. Lenarduszi — Lat. I, Ital. I, Ted. VIII „ 16 8 5 3 „ G. Vatova — Lat. II, .Ital. II, Latino VI „ 18 8 4 6 Signor E. Longo — Lat. III, Ital. III, Greco III, IV oro sett. 18 6 3 5 4 „ A. Ströll — Ted. I, II, III, Mat. I, Fis. IV „ 15 3 3 3 2 3 Questo riparto fu in vigore fiao alli 16 Ottobre 1878, qnando rientrato dal servizio militare il prof. Stefano Petris, cessava dalle sue mausioni il supplente Sig. Ströll e si rendeva necessario il se-guente cambiamento parziale: Signor St. Petris — Geografia I, Storia e Gerografia III, 3 3 VI, VIII, Italiano III 15 3 3 3 „ P. Disertori — Geog. e Stor. II, IV, V, VII „ 15 4 4 4 3 „ S. Persoglia — Lingua tedesca I-VI „ 18 18 „ A. Lcnarduzsi — Lat. I, Ital. I, Ted. VIII, Arit. I „ 19 8 5 3 3 „ E. Longo — Lat. III, Greco III, IV „ 15 6 5 4 In appresso licenziato pure dal servizio militare, il docente effettivo Sig. Antonio Zernitz riassumeva le sue mansioni in sulla fine del mese di dicembre 1878 col compito seguente: Signor A. Zernitz — Lat. III, Grec. IV, VII, Ted. V, ore sett. 17 6 4 4 3 II Sig. Elio Longo sollevato dalle sue mansioni di supplente stipendiato, restava addetto al Ginnasio in qualita di candidato al raagistero esercente l’anno di prova, ritenendo l’insegnamento della lingna greca con ore 5 settimanali di occupazione. II sig. Casagrande veniva esonerato delle mausioni di docente la lingua greca nella CI. VII, ed il sig. Persoglia da quelle di docente la lingua tedesca nella Classe V. Col principio dell’ anno 1879 abbandonava definitivamente il servizio il M. R. M.nr Canonico Giov. de Favento, a cui subentrava colle stesse mansioni scolasticbe il Kev. Sign. Artico Don. Giuseppe. Questi cambiamenti rimasero fermi fino al termine del I, Semestre. AH’aprirsi del II. Semestre, i Signori Lenarduzzi e Vatova dovettero cedere il pošto ai supplenti qualificati Sig.i Giovanni Bisiac e Francesco Maier ritornati dal servizio militare. II Sig. Bisiac assunse le mansioni del Sig. Lmiarduzzi, tranne l’insognamento dell’Aritmetica nella I, che fu aggiunto alle mansioni del Sig. Professore di Religione Don Giuseppe Artico; il Sig. Maier subentrö nelle mansioni inalterate del suo predecessore Sig. Vatova. Nel frequente ed impreveduto succedersi di cosi fatti c-am-biamenti nocivi al profitto della scolaresca, tutto ehe stette nelle forze della Direzione per mauteuere costantemente illeso 1’ ordine esteriore deli’ istituto, fu fatto — ed era tutto quello che fare si poteva. PIANO SPECI ALE i>’insegnamento NELLANNO SCOLAST1CO CLASSE I. — Rcligione. I. sem. Spiegazioue del Simbolo apostolico, dell’orazione domenicale, del decalogo, dei cinque precetti della chiesa e della giustizia cristiana. II. sem. Delle domeniche e feste della cliiesa cattolica colle varie cerimonie. — Italiauo. Esposizione della parte etimologica della grammatica del Demattio, cou eserciz! di analisi grammaticale. Esercizj di grammatica logica. Proposizioni semplici e composte. Teoria della narrazione con alcune favole dei migliori autori da mandarsi a memoria. Uii tema scolastico ed na domestico per settimana (brevi narrazioni). Libro di lettura per le classi del Ginnasio inferiore P. I. — Latino. I primi elementi della grammatica, compresa la conjugazione nella forma attiva e passiva dei verbi regolari e deponenti. Lettura con minuta analisi e traduzione. Esercizi di memoria. Temi: Resoconti in iscritto delle tra-duzioni dal lib. di lettura. Testi: Schultz, Grammatica lat. Libro d’ esercizi dello stesso Schultz, trad. Fornaciari. — Tedesoo. *) Grammatica, fino alla declinazione debole del sostantivo. Lettura dal Müller (corso pratico di lingua tedesca) fino alla pag. 80. Com-piti: nel II. sem. uno scolastico ed un domestico per settimana *) II piano d’ insegnamento della lingua tedesca nelle quattro classi del Ginnasio inferiore, quäle i indicato nel presente Programma, varrä naturalmente nel suo pieno vigore pegli scolari che sono entrati nella prima classe quest' anno od entreranno successivamente. Pegli scolari che non hanno goduto 1’ insegnamento del tedesco nella I 01. serve di norma fino al compimento della quarta CI. ginnasiale, il piano d’ insegnaniento pubblicato nel programma dell’ auno scolastico 1877 - 78. alternativamonte. — ftoogratfa. Principi di Geögrafia matomatica. La geögrafia fisica e politica deli’ Europa, Asia, Africa, America ed Australia. Esercizi di disegni geografki a casa ed in iscuola. Testo Klun, parte I. — Matematica. — Aritinetica - le quattro ope-razioni fondamentali con nuineri interi e le frazioni ordiuarie. Geo-nietria intuitiva - linee, angoli, triangoli, quadrilateri e loro princi-pali caratteri. — Testo Močnik. — Sclcuze naturali. — I. semestre: i Mammiferi. — II. semestre: gl’ Iusetti. Testo, il Pokorny trad. da Salvadore e Lessona. CLASSE II. — Religion©. — Dei SS. Sacramenti e delle corimonie nell’ amministrazione dei medesimi. — Italiauo. — Esposizione della Sintassi. — Definizione cfella proposiztone e delle sue specie, della fräse e del periodo. — Analisi logica di proposi-zioni semplici e composte. — Brani facili di poesia da mandarsi a memoria. — Un tema scolastico ed un domestico per settimana. — Testo, Libro di lettura ecc. p. II. — I^atino. Kipetizione della parti regolari e svolgimento delle irregolari dalla grammatica dello Schultz. Lettura dal testo di esercizi dello Schultz; versione e analisi. — Esercizi di memoria. Preparazione. Temi: ogni quindici giorni uu tema in iscuola. — Tedesco. — Elementi della Grammatica fino al verbo. Esercizj coutinui dal Müller, Corso pratico, fino al termine della P. I. Oompiti: due in iscuola e due a casa ciascun mese. (lieografia e Storia. — 2 ore di geog. e 2 di storia. Storia autica. Geögrafia speciale deli’ Africa, Asia e dei piu rilevanti fiumi d’ Europa. Geögrafia speciale deli’ Europa meridionale. Testi. Weiter vol. I.: Klun p. III. — Hatcinatica. — Aritinetica: frazioni ordinarie e decimali, regola del tre cou applicazione, calcolo del percento, metodo delle parti aliquote, cognizione delle misure e dei pesi. Geometria: equivalenza ed eguaglianza dei triangoli, loro costruzione e principali proprietä dedotte dali’ eguaglianza. Poligoni, misurazioni delle figure rettilinee. Teorema di Pittagora. Trasfor-mazione delle figure rettilinee e loro partizione. Somiglianza dei trian-goli. Costruzioni basate sulla somiglianza dei triangoli; somiglianza dei poligoni. Testo: Močnik. — Scienze naturali. — I. sem.: Completamento della Zoologia, cioe: uccelli, rettili, pesci, molluschi e radiati. II. sem.: Botanica, Testo: Pokorny. CLASSE III. — Rcligione. — Storia sacra deli’ antico Testamente» colla Geografk della Terra Santa. — Italiauo. — Figure grammaticali ed esercizj sugli usi particolari dei verbi e delle particelle. Esercizi di memoria con analisi logica sopra varie poesie o sopra brani del libro di testo; (L. d. Lettura p. III). — Latino. — Grammatica Schultz: dottrina dei casi. Lettura: Cornelio Nipote „Vite degli illustri generali“ (Milziade, Temistocle, Trasibulo, Conone, Lisandro, Eumene, Amilcare, Epamiuoada, Annibale). Esercizj di memoria. Preparazione. Temi: nel I. semestre un tema sco-lastico ogni settimana, nel II semestre un tema ogni 14 giorni. — Oreeo. — L’ etimologia fino al Perfetto esclusivamente, giusta Curtius, appoggiata al libro d’ esercizi dello Scbeukl. Esercizi di memoria, preparazione in iseritto. Temi per casa ed in iscuola nel II. semestre, ogni 14 giorni. — Teilest*«. — Grammatica: la congiunzione debole e forte. Lettura: Müller (Corso pratico,..) vol. II, fino alla pag. 81. Esercizj e compiti come sopra - mandare a memoria. — <*eografia e Storia. — I. semestre, 2 ore geo-grafia, ed 1 ora storia; II. semestre, 2 ore storia, 1 ora Geografk. Storia del medio Evo. Geografk speciale deli’ Europa settentrionale, dell’America e deli’Australia. Testi: Weiter p. II. Klun p. III. — Mateiualica. — Algebra: le quattro operazioni con interi e fra-zioni, inualzamento a potenza ed estrazione della raaice quadrata e cubica. Geometiia: cerchio, linee e poligoni regolari inseritti e cir-coscritti, calcolo della periferia, e della superficie del cerchio. Testo, Močnik. — Seiende iiaturali. — I. semestre ore 2, II. semestre ore 3. I. semestre: Mineralogia. Testo: Pokorny. — II. sem: Fisica: Generalitü dei corpi. Chimica inorganica. Testo: Schabus. CLASSE IV. — Ileligione. — Storia del nuovo Testamento coli’ applicazione della Geografia di Terra Santa. — Italiauo. — Eiepilogo di tutta la Grammatica. Lettura dal testo indicato nelle classi precedenti P. IV; con commenti grammaticali e storici. Esercizi di memoria sopra poesie classiche. Regole della versificazione italiana. Un temascolasticoed un domestico per settimana. — I.atlno. — Teoria dei casi e dei modi con analoghi esercizi; esaurimento della sintassi (2 ore). Lettura: „Cesare de bello gallico“ (lib. I, II, JII, IV) (4 oro). Esercizi di memoria, preparazione. Temi: ogni set- tiraana un tema scolastico. — €!reco. — Dal Perfetto fino ad esaurire la parte etimologica. Traduzioue degli esercizi dello Schenkl con applicazione della grammatica di Curtius. Esercizi di memoria. Preparazione. Temi: Uu tema ogni 14 giorni. — 1'cilcsvo. Grammatica: Verbi irregolari e composti; reggenza dei verbi ; avverbi, preposizioni, cougiunzioni ed interjezioni. Lettura; dal Müller (Cor-so pratico) il resto del II. vol. Esercizj e compiti, come sopra. Mau-dare a memoria. — Geografia e Storia. — I. semestre, 2 oro geografia, 1 ora storia; II. semestre 2 ore storia, 1 ora geografia. Storia moderna. Geografia e statistica deli’ Austria e del Litorale in ispecialitä. Testi: Weiter p. III. Klun p. II. — Matematica. — Algebra; Del permutare e combinare. Eapporti e proporzioni, regola del tre semplice e composta; regola d’interesse semplice e composta; regola di societä; equazioni di primo grado ad una iu-coguita. Geometria: Ellisse, iperbole, parabola, cicloide. linea ovale e spirale. Stereometria: Posizione reciproca di linee e piani: specio principali di corpi solidi; calcolo della loro superficie e del loro vo-lume. Testo, Močnik. — Scieuzc naturali. — Fisica: meccanica, acustica, magnetismo, elettricitä, ottica. Testo, Scliabus. Classe V. — Religio ne. — La chiesa e i suoi dom mi, P. I. Apologia. La Chiesa cattolica ö la sola vera Chiesa di Gesü Cristo. — Italiauo. — Nozioni generali sulla poesia e sulla prosa, sui traslati e figure, sulla buona locuzione italiana. Storia della letteratura dei secoli 200, 300, 400, giusta il testo Schiavi: Manuale di Letteratura P. I. Esercizi di memoria. Uu tema scolastico ed un domestico ogni 15 giorni. — JLatiuo. — Lettura: T. Livio, Lib. XXI, 1-58. — Ovidio, Trist. I, 3; Ex Pouto I. 4; Metam I, II, III, IV. Kipetizione della sintassi appoggiafca al libro di esercizj dello Schultz, trad. Fornaciari, nonche appositi esercizj di memoria. Temi: ogui 14 giorni un tema per casa, ogni 4 settimane uu tema in classe. — Greco. — Lettura dallo Schenkl: Cresto-mazia di Senof.; Cirop. (Brani I. - VIII). Omero Illiade. C. XVI. Esercizj di sintassi sull’ uso dei casi, delle preposizioni e dei tempi appoggiati al testo apposito dello Schenkl. Esercizj di memoria. Pre-pararazione. Temi: uno ogui 4 settimaue. — Tedesco. — Kipe-tizioue delle parti piii importanti della morfologia accompagnate da copiosi esercizj. Sintassi: norme principali riguardo al colloeamento delle parole nelle proposizioni principali e dipendenti. Iuversione; uso deli’ inflnito e paiticipio, avverbio, preposizioue; esercizj di memoria e di traduzione dali’italiano in tedesco e viceversa. Testi: Fritsch, Grammatica; Müller L. di lettura p. II. Neumann e Gehlen p. I. Compiti, uno in iscuola e dne a casa ciascun mese. — Geografia e Storia. — Storia antica fino alla caduta della repubblica romana 30 a. C. Geografk relativa. Temi storici sui caratteri delle varie epoche e personaggi. Testo: Pütz, p. I. — IVIatcinatica. Algebra: Le quattro opera/.ioni con interi e frazioni; frazioni con-tinue, rapporti e proporzioni, regola d’ interesse semplice, regola di societä. Geometria: Planimetria. Testo, Močnik. — Soienze na-turali. — I. semestre: Botanica sistematica. Testo Bill. CLASSE VI. — Religion«. — La Chiesa e i suoi dommi P. II. I dommi cattolici svolti nel loro nesso e nei loro rapporti. — Italiano. — Dell’ invenzione. Nozione delle varie specie di componimenti poetici. Storia della letteratura dei secoli 500, 600. Testo come nella V. p. II. Esercizj di memoria, Compiti come sopra. — batino. — Lettura: Virgilio, Eneide, canto I, II. Georg. ex lib. II, 135-176; 458-540. — Bucol. Eci. I, V. Sallustio: il Giugurtino per intero. Esercizj grammaticali e stilistici (1 ora). Esercizj di memoria. Preparazione. Temi come nella V. - Greco. — Sohenkl, Crestom. di Seuofonte: I memorabili di Sociate. Omero, Illiade II, VI. Continuazione della sintassi con esercizj a voce ed in iscritto ap-pogiati al testo (1 ora per settimana). Preparazione. Temi: Ogni 4 settimane un tema. — Tedcsco. — Grammatica: Eipetizione e maggiore sviluppo delle teorie sintattiche. Dottrina dei casi. Co-struzione. Testo di grammaticali Fritsch. — Lettura: Neumann u. Gehlen II. Traduzione ed analisi di brani scelti prosaici e poetici. Compiti, uno scolastico e due domestici ciascun mese. Esercizj di memoria. — Geografia e Storia. — Storia del medio evo dal 30 a C. fino alla scopertä deli’America 1492. Geografia relativa. Testo: Pütz p. II. — Matematica. — Algebra: teoria delle potenze e delle radici, logaritmi, equazioni determinate di priino grado ad uua e piü incognite. Geometria: Stereometria, Trigono-metria piana. Testo, Močnik. - - Seien/,*' naturali. — I. sem: Autropologia. II. sem: Zoologia sistematica. Testo, Schmarda. CLASSE VII. — Rellgione. — La morale cattolica. Testo; Wappler. (ti ad. ital. app). — Ilaliauo. — Dello stile. Storia della letteratura del 700, 800, dal testo Schiavi: Manuale di lett. p. 111. Illustrazione della I, Cautica di Dante, di cui i brani mi-gliori da appreudersi a memoria. Un tema scolastieo ed im dome-stico ogui 15 giorni.— I.atino. — Lettura: Cicerone 1 e III, Catil. e pro Archia. — Virgilio, i canti II, III, IV, V, IX e parte del X. Esercizj grammaticali e stilistici, un ora per settimaua. Eser-eizj di memoria. Preparazione. Temi come nella V. — Greco.— Lettura: Demostene; Oliutica I, II, Filip. I. Omero Odissea VI, VII, VIII, IX. Preparazione domestica. Esercizj sintattici, giusta il testo A. Gasagrande. Raccolta di esercizj greci ad uso dei licei e ginnasii. — Temi, desunti dai brani letti, uno scolastico ed un domestico eiascun mese. Esercizj di memoria. — Tedesco. (Uso della lin* gua tedesca nell’ istruzione). Eipetizione di tutta la sintassi. Lettura Neumann u. Gelilen p. III. Gram matica Fritsch. Traduzione ed analisi con osservazioni filologicbe. Esercizi di memoria; compiti; come sopra. — Geografla e Storia. — Evo moderno colla Geografia relativa. Quadri cronologicici. Testo: Piitz p. III. — Slatematica. Algebra: Eipetizione delle equazioni di primo grado ad una e piii incognite. Equazioni di secondo grado ad uua e piü incognite, equazioni espouenziali; progressioni aritmeticbe e geometricbe; calcolo d’interesse composto. Geometria: Eipetizione della Trigonometria piana. Geometria analitica. Testo, Močnik. — Scienze liaturali. — Fisica: Geueralitä, dei corpi. Meccanica, principj di cbimica inor-ganica. Testo: Ganot. — Fropcdcutica. — La parte logicale. Testo, Schiavi. CLASSE VIII. — Religion«. — Storia della Cbiesa cat-tolica. Eipetizione dei punti culminauti della dogmatica e della Morale. Testo: Wappler (trad. ital. app). — Italiauo.— Eiassunto della storia della letteratura. lllustrazione degli ultimi canti del- 1’ Inferno di Dante, della II. Cantica e di alcune parti della III., di cui i brani migliori da appreudersi a memoria. Un tema scolastico ed un domestico ogui 15 giorni. — I.atino. — Lettura da Orazio: tutti gli epodi contecuti nell’edizione scol. del Grysar; inoltre Sat. I, 1, 4, 9. II, C, 8; Odi, Lib, II, III. — Tacito, Ann. Lib. III, Stor. Lib. III. Esercizj come nella VIL Mandare a memoria. Pre-parazione. Temi, come nella V. — Greeo. — Platone; Eutifrone ed il Critone. Demostene “de pace„ . Omero. Odis. c. I, II, Iti, X, XI, XII. Iliad. II. Esercizj di memoria. Temi, come nella VII. — Tedesco. — (Uso della lingua tedesca nell’ istruzione). Let-tura: Neumann e Gehlen, torno IV. Esercizj di versione libera fatta sopra qualche autore classico italiano. Letteratura nel II semestre: cenni sui principali periodi della storia letteraria tedesca. Gram-matica Fritsch. Compiti come sopra. Esercizj di memoria. — Geografi» e Storia. — Storia austriaca e riepilogo della storia universale. Geografia e statistica deli’ impero Austro-Ungarico. Testo, Hannak (Geografia e statistica deli’ impero Austro - Unga-rico). — Mate matica. — Ripetizlone di quanto fu trattato nei corsi antecedenti. Soluzioae di scelti problemi. Testo, Močnik. — ftcicnze uatnrali. — Fisica: acustica, calorico, magnetismo, elettricitä, luce. Testo, Gauöt. — Propedeutica. La parte psi-cologica. Testo, Schiavi. Pu tenuto, come di solito, dal Direttore un corso libero di due Ore settimanali con esercizj di conversazione nella lingua tedesca pegli scolari ehe desiderarono di estenderne lo studio oltre alle lezioai d’ obbligo. OGGETTI LIBERI SLAVO. Coeso I. ore 2. — Teoria delle forme del sostan-tivo, aggettivo e verbo; acquisto di uua copia di vocaboli e di frasi. Esercizio di lingua teorico-pratico. Temi ogni 15 giorui. Coeso II. ore 2. — Ripetizione e completamento della teoria delle forme grammaticali. Esercizio di lettura cou minuta aualisi dal libro: Sto malih pripovjedaka, dello Schmid, trad. da Giovanni Filipovicb. Parte I. Temi ogni 15 giorni. Coeso III. ore 2. — Sto malih pripovjedaka, come sopra, P. II. Spiegazione linguistica e storica. Temi ogni 15 giorni. CANTO. ore 2. — Segui musicali, principj dell’arte musicale. Scale ed esercizj sugrintervalli. Esercizj ritmici all’unisono e a quattro voci reali (Soprani, Contralti, Tenori e Bassi). Corali a quattro voci in istile di chiesa e quartetti di mušica da camera. DISEGNO. Coeso I. ore 1. — Disegno lineare delle figure geometriche e disegno elementare di ornamenti a mano libera. Coeso II. ore 1. — Disegno a mano libera di ornamenti, ombreggi e paesaggio. GINNASTICA. Durante 1’ anno scolastico 1878-79 gli allievi deli’ I. E. Ginnasio erano divisi in 4 Corsi, con 4 ore settimanali d’ istruzione. Nei peimi 2 Coesi (1.» 2.a 3a e 4.a Classe) furono eseguiti nel I Semestre gli esercizi liberi; nel II Semestre esereizi sulle parallele — II salto. Negli ultimi 2 Coesi (5,“ 6,a 7a e 8a Classe) furono eseguiti nel I Semestre esercizi liberi — esercizi col bastone; nel II Semestre movimenti e combinazioni sulle parallele — Sviluppo del salto in lunghezza ed altezza. Giuochi di Ginnastica in tutti i 4 Coesi. II ballo ginnastico — Correre alla sbarra. Lo studio della calligrafia e ubbligatorio pcgli cilunni dellei J della 11 classe. TEMI D’ITALIANO DATI PER CÖMPITI IN ISCR1TTO ALLE CLASSI DEL GINNASIO SÜPERIORE Classe V. — “Se a ciascun l’interno affanno — Si leggesse in fronte scritto, — Quanti mai ch’invidia fauno — Ci farebbero pietä„ (Metast.). — Degli obblighi di gratitudine. — La pietä figliale. — Antica origine della cittä di Parigi. — Coll’esempio di Timone o di qualche alt.ro si dimostri, che non vi puö essere vera amicizia per un egoista. — Effetti delle malvagie letture. — Sotto il velo allegorico della favola di Circe si mostri la condizione di quegli iufeliei che vivono in doaiinio di lei. — La sentenza del Petrarca che quanto nasce al mondo c un breve sogno. — Immagini della vita umaua. — Quante infermitä di meno soffrirebbero gli uomini se fossero piü sobri e in generale piü virtuosi. — Bontä dell’uso e malvagitä del-l’abuso clie puö farsi della favella. — La buona e conveniente me-diocritä. di fortuna rende piü lieta e comoda la vita clie non le so-verchie riccliezze. - - Si ammiri quanta varietä di forme sia sparsa e tra gli uomiui e tra le cose. — Strani effetti che la paura ö abile a produrre nel cuore, sulla fisouomia, nelle mani, nelle braccia, nei piedi ecc. — Si cerchi di persuadere un amico a non abbandonare la carriera degli studi. — Prime vicende di Salvator Kosa e suo ca-rattere artistico. — Infelice coudizione di una citta assediata. — Le adjacenze piü belle di Capodi stria. Classc VI. — Lavoro 5 tesoro. — L' arco troppo teso si spezza. — Malvagie conseguenze d’una cattiva educazione. — La preghiera e 1’ espressioue di un sentimente radicato nell’animo di tutti i popoli. — Raffaello morente. — Del vizio ehe ban molti di lamen-tarsi del proprio stato e d’invidiare 1’altrui. — Si dicano le lodi della lingua latina. — La frugalita e propizia agli uomini ed agli stati, 1’intemperanza e agli uni ed agli altri nemica. — Dello arringare all’improvviso e dello arringar meditato. — Giovinezza, carattere e gloria di Guglielmo Shakespeare. — Al ben essere si delle famiglie che d’ogni societä in geuere vuol esser base prima la virtü morale degli aggregati e il loro vicendevole amore. — La sventura di Sze-gedino. — La presunzione. — Come le avversitä, iuvece di abbattere un auimo forte, possano essergli iucentivo ad egregie cose. — Si finga im dialogo fra Torquato Tasso e Speron Speroni, in cui, dopo lette dal primo alcune ottave della Gerusalemme, il secondo vi fa sopra le proprie osservazioni. — Del naturale istinto che porta i fanciulli e spesso anchö gli uomini aU’imitazione. — Chi non 5 virtuoso da giovaue, ben e difficile che sia tale nell’etä matura. — Si faceiano apparir o con un apologo o con altra guisa di componimento le scon-venienze del Comunismo. — 11 sonno considerato specialmente come ristoro delle affaticate e sofferenti persone. — Tenor di vita durante il corso delle bimestrali vacanze, per non perdere il frutto acquistato con lunghi studi. Classe VII. — “Vagliami ’l lungo studio e ’l grande amore, — Che m'han fatto cercar lo tuo volume„ (Dante). — “Mal giova illustre sangue — ad animo che langue,, (Parini). — Cadu-citä delle cose iimane.— La storia dimostra che nessun popolo ha conseguito sopra la terra queH'ideale felicitä che pur tauti vorrebbero. — Eriö l’Alfieri quando disse di non trovar argomenti da tragedia nell’evo medio e nel moderno. — La scienza ü agli uomiui madre di potenza. — 11 bello delle lettere non puö gustarsi da un animo corrotto per ignobili e ree passioni. — Come sia stato posto fine ai sanguinosi combattimenti dei gladiatori. — “La diffidenza di se me-desimo 5 il faro del saggio tra gli scogli uascosti dell’amor proprio„ (Monti), — Tutti debbono portare la loro croce. — Ciö che ha di piü mirabile la cittä di Trieste. — Non scliölae sed vitae discimus. — Passioni nobili cho deve muover la tragedia, ed iguobili da cui essa deve guardarsi. — Che cosa soprattutto richiedasi ad uno scrit-tore per procacciare alle proprie composizioni il titolo di belle. — Errando discitur. — Che l’arte umana, come inseguö con verita 1’AUighieri, e n Dio quasi nepote (Inf. XI). — La nostra vita passa presto: porö ehe devesi fare? — “Vera amicizia non puö darsi che tra i buoni„ (Ariosto). — I vantaggi della pace. — L’uomo studia molto le cose e le persone altrui, e poco se stesso. — D’1111 doppio paue, di cui abbisogna la vita doH’uorao. — Le ricchezze spesso mutano il cuore umano. — Come debba intendersi quel proverbio toscano ehe dice: “Cki perdona ai tristi uuoce ai buoni,,. --I1 sole, fonte di bellezze e di beneficenze al creato. Prof. L. Scluavi. t lassc VIII. — II poeta “Basta un cuore a poesia„ (Carrer). — Scienza ed arte sono bastevoli al poeta ? — Se e come il fantastico del quadro dantesco deH’Inferno abbia uu riscontro nella vita. — La guerra. — II cavaliere e 1’eroe cristiauo (Parallelo). — “11 perder tempo a chi piü sa piti spiace,, Dante (dissertazione). — II bello del Catone dautesco. — Dante e il suo secolo. — La cle-menza. — Qual delle Cantiche dantesche artisticamente considerate, sia la piü bella e perche? — “Ch’ogni erba si conosce per lo seme„ Dante (dissertazione). — La pietä di Rodolfo d’Absburgo. — Petrarca considerato come serittore. — La vauagloria. — Quäle serittore nel quattrocento presenta il risorgimento e quäle opera lo inizii. — Impressioni da una passeggiata in campagna di primavera. — Arrigo IV. — Dio nella natura e nella storia (per l’esame di maturitä). prof. C. Mason. ALIMENTI NELLA COLLEZIONE DEI MEZZI 13’ INSEGNAMENTO I. Bibllotcca «lei Professor! a) Acquisti: Clnssici italiani (Bibliot. ccon. cd. Sonzogno) — los Schneideri; Carminum libri octo — D.r E. Gnad; Popul. Voträge über Dichter und Dichtkunst — Zeitschrift für. öst. Gymnasien 1879 — ßivista di filologia classica — N.° 300 prograoimi dei Ginnasi della Germania, avuti in iscambio — Poggendorff' s: Annalen der Physik u. Chemie 1879 — Krones; Handbuch der Geschichte Oesterreichs IV B. — Archeografo triestino 1879 — Yerordnungsbl des Ministr. f. C. u. Unter 1879. b), Doni — Lemayr D.r K; Verwaltung der österreichischen Hochschulen 1866-1867 — Bericht über das österr. Unter-ricbtswesen a. d. Weltaustellung 1873. — (doni deli' Eccel. Ministero). N. 30 stampati (Pflichtexemplare) — Oester. Botanische Zeitscrift 1879 — Gesetz u. Verordnbl. für d. öst. Küsteul; continuazione — (Dom deli' Eccel. Luogotenensa). Sitzungsberichte der mathem-naturwissenschaftlichen CI, periodico. (Dono della Imp. Accademia dclle sciense in Vienna). Taramelli; Descrizione geognostica del Margraviato d’Istria con carta relativa — Atti e resoconti dclle sedate 1877-78 (Doni deli' Incl. Griunta prov.) Taramelli ecc; come sopra — Commemoriali d. republica di Venezia (doni dello Sp. Municipio locale). Cöbcnzl; Oorso completo di lingua tedesca — Detto; di lingua latina; — Detto; di lingua serbo-croata (doni deli'autore). — Gins. Abb. Moise, Grammatica della lingua italiana — Detto-, quattro operette ascetiche volgarizzate del D.r S. Bonaventura (doni deli' autore). — Schiller's sämmtliche Werke (geh). — Con-versations-Lexicon der Gegenwart (Leipzig, Brockhaus) 1833-1811 — lleinsius; Wörterbuch der deutschen Sprache. Wien 1840. (Doni deli' on. Sig. Giovanni Stuzin cmerito Direttore deli' i. r, Gaposcuola in luogo). — Casagrande; esercizj greci (parti 1. 11) (dono deli' autore). — llauler; Lateinisches Übungsbuch — P. Ovidii Nasonis; canniua selecta. (Dono della ditta libr. Bermann et Altmann. Wien). — leannaraki; "Asi-ma y.pvjTiy.a; Leip. Brockhaus (dono del prof. Maier) Intro-duzione all’ analisi cliimiea qualitativa del D.r E. Hlasivete trad. da P. Matcovich. (Dono della Ditta libr. Holder, Vienna) — Pierrer' s; Universallexicon (Volksausgabe 19. tom.) fDono del Sig. Giudice Pietro Rozzo) — Dragic-Reflexionen über unsere jetzigen Mittelschulen. 10 copie; (Dono del Sig. Carlo Dragovina). II. Gabinetto «li Storia uatnralc Opuscolo sugli uccelli deli’ agro piraDese pel D.r Schiavuzzi. — Un esemplare del Vauellus cristatus (pavoncella) — Uu esemplare del Tetraodon hispidus (pesce palla) — Le metamorfosi della Doryphora decemlineata (colorado), insetto parasita della patala, plasmate in cera (dono del M. R. Mons. Giovanni de Favento, emerito professore ginnasiale). —Alcune uova di helix hortensis e 1’ apparato masticatorio della Sepia (dono dello stesso) — N. 35 specie d’ iusetti coleotteri (dono dello scolaro Alfredo Zanolla) — N. 2 polipaj (dono degli scolari Fornasari Oreste e Ballisch Carlo) -- Alcuni cristalli di sale (dono dello scolaro Franc, de Almerigotti) — N. 27 Pezzi di minerali diversi (dono dello scolaro Sichich Amedeo). — Un esemplare d’ allume cristalizzato (dono dello scolaro Calioni Giac’omo) — Un pie-trefatto politico (dono dello scolaro Piccoli Alberto) — Un esemplare di concrezione calcarea stalatiforme (dono dello scolaro Rocco Giuseppe) — Parecchi pezzetti di calcolo trovati nell' apparato digerente di un vitello (Dono del Sig. Silvestro Vidali) — N. 6 tavole di botanica anatomico-fisiologica del D.r Arnoldo Dodel-Port; (comp). Annot. — Per un cangiamento avvenuto nelle modalitä dei soliti asaegni erariali ad incremento della collezione de mezsi d' insegnamento, non si poterono peranco effettuare intie-ramente gli aeguisti relativi, che verrano publicati in ultra occasione. GESTIOME DEL FONDO Bl BEMEFIC1NZA DURANTE L’ÄNNO SCOLASTICO 1878-79. A. lntroito 1) Da S. S Ul. Rev. M.r Vescovo Giorgio D.r Dobrila . . . f. 25. — 2) Dalla Sp. Giunta pro-vinciale istriana . „ 100. — 3) Dallo Sp. Municipio locale . . . . „ 50. — 4) Ricavato dalla ven-dita di im operetta storica del Direttoro« 16. 70 5) Dalla sig.a maestra MariadeKuhacevich„ 1.— 6) Offerte degli scolari „ 9. 70 7) Interessi di obbliga- zioni di Stato . r 29.40 8) Da M.r de Favento „ 8. — Totale fni, 239. 80 B. Esito 1) Per sussidii a scol. f. 105. 50 2) Per libri scolastici acquistati entro 1’anuo, in favore di scolari poveri . „ 74. 70 Totale f. 180. 20 Bilancio. — Attivo. 1) N. 10 obbligazioni di Stato del- 1’ importo nominale di fiorini . . 1000. — 2) Avanzo di cassa emerso alla chiusa delle gestioni 1878 e 1879 finoad oggif.133.54*) FO^DO - LIBKI. Comperati entro 1’ anno scolastico 1878-79 per scolari poveri .... vol. 82 *) Qaesto importo, detratte eventuali spese ancora occorribili, verra investito a tenore dello statuto. II fondo possiede ancora fior. 9. in argento, 1. Vereinsthalev, ed un pezzo da 20 franchi in oro elargito dali’On. Sig. Michele Robba, padre dello scolaro della II classe Pompeo Robba. Prof. G. SbucU amministratore Dirett. G. Babuder custode del fondo Dati statistici della scolaresca Relativamente a) al numero NELLE CLASSI I 1 Somma I II III IV V VI VII VIII ( pubblici 26 2o 20 22 15 10 11 11 111 Furono iseritti ( privatl 2 — — — — — — — 2 ( straord. — 1 — — — — 1 Abbandonarono la scuola per vaiie cause prima della fine del II. sem. 6 2 1 2 — 1 1 13 Frequentarono fino alla chiusa dell’atiuo scol. 20 25 19 20 15 9 10 11 129 b) luogo nativo *) Da Capodistria . . . 10 9 5 8 G 6 3 4 51 „ altri luoghi dell’Istria 4 12 9 11 9 2 6 4 57 „ Trieste e territorio . 2 2 4 1 — _ 1 10 Dal Goriziano .... 1 2 1 1 — 1 G Dalla Dalmazia .... 3 — __ 1 4 Dal Tirolo Italiano . . — — — — — — 1 — 1 c) alla religione Cattolici 20 23 17 20 15 9 10 11 125 Greco-Orientali .... — 2 2 — — — — — 4 d) alla nazionalitä Italiani 20 21 17 20 14 9 9 11 121 Slavi — 2 — — 1 — 1 — 4 Greci — 2 2 4 e) alVcta D’anni 11 12 1 13 »12 6 7 1 14 „ 13 2 10 8 2 — — — — 22 , H — 6 4 3 — — — — 13 , 15 — 1 5 10 6 3 — — 25 , 16 — — 1 4 7 4 — — 17 . 17 — — — — 2 1 3 2 8 . 18 — — — 1 — 1 2 4 8 > 19 2 1 3 . 20 , 21 — — — — ... — 2 3 1 5 1 . 22 . 23 — — — — — — — — — . 24 — — — — 1 — 1 *) I dati ehe seguono si riferiscono a quegli scolari che hanno frequentato il Ginnasio fino al termine delTanno seolastico. Ilcliitiviuncntc NELLE CLASSI Somma i f) allo stipendio I i II III IV V VI VII VIII Stip. dal fondo camerale istriano a fior. 84 . . 1 1 2 Stip. spec, per scol. d.isole del Quarnero a fior. 100 — 1 — 3 __ 4 Dalla Giunta Proviuoiale a fior 100 — 1 2 2 1 6 Sussidiati dal fondo stesso a f. 50, 40 e 25 . . . Dal fondo Rauuiclier a f. 3 1 1 1 6 84 e 100 . . , . . 1 1 2 Dal fondo Pin. a f. 100 . 1 1 Importo complessivo degli stipendi e sussidi: f. 1667 g) alla tassa scolastica 1. som. esentiinteramente — 15 7 10 7 4 7 4 54 „ „ „ per metä . — 3 2 2 7 11. sein, esentiinteramente 9 8 2 3 2 4 2 30 * „ „ per metä . 1 3 5 4 3 2 2 2 22 I. sem. paganti per intero 25 10 11 10 8 6 4 7 81 * „ „ per metä . — 3 2 2 7 II,- sem. pag. per intero . 13 13 13 13 10 7 4 7 80 „ „ »per metä . 1 3 5 4 3 2 2 2 22 Importo complessivo ri- scosso f. 1404 .... h) agli oggetti liberi Lingua slava, iscritti . . 3 10 2 5 6 1 3 30 Canto . . . „ . . 5 9 10 5 3 4 1 5 42 Disegno . . „ . . 11 20 5 3 1 3 5 48 Ginnastica „ 16 18 12 12 8 7 9 9 91 i) alla classificuzione Dei rimessi l’anno scorso all’esame di riparazione in una materia furono proinossi 5 1 3 3 1 1 3 17 non promossi .... 1 — 2 — 3 Prospetto di classificazione d. 1877-78, rettificato: Classe compl. prima c. em. 5 1 1 1 1 3 1 2 15 „ „ prima . . 1» IG 3» I« O » 14» 5 104 „ „ seconda . . 1 1 4 1 2 — — 9 ,, „ terza. . . dl termine dell’anno scol. 2 - • - 1 — — 3 1878-79 riportarono • ] Classe: prima con emin. 2 4 1 2 1 1 2 1 14 „ prima .... 11 12 9 9 10 5 4 9 69 „ seconda . . . .- 5 3 5 1 2 1 1 18 „ terza .... 5 — 2 — 7 Ammessi ad un esame di riparazione in una mat. 2 3 4 4 3 1 1 18 Non furono classificati . — — — — — 2 2 ALCUNI DISPACCI SUPERIORI einauati durautc 1’ auno scolastico 1878*79. Eccelso i. r. Consiglio scol. prov. — Disp. 21. Novembre 1878 N. 2770. Evadendo parzialmente il rapporto finale deli’ anno scolastico 1877 - 78, onora la Direzione ed il corpo docente d’ e-spressioni di elogio e di riconoscimento per le prestazioni straordiuarie a cui si sobbarcarono uoll’ occasione del richiamo alle arini di pa-recchi docenti. Ecc. i. r. Consiglio scol. prov. — Disp. 30. Novembre 1878 N. 1925. — Approva, giusta 1’ oss. Decreto Ministeriale 19 Nov. 1878, N. 13915, ehe 1’ insegnameuto della lingua tedesca s’ abbia quind’innanzi a comiuciare nella I. Classe. Ecc. i. r. Consiglio scol. prov. — Disp. 25 Dicembre 1878, N. 2081. — Completando 1’evasione del rapporto finale dell’anno scol. 1877-78, partocipa ehe S. Ecc. il Sig. Ministro del culto e dell’i-struzioue ha prešo grata notizia delle coscienziose e zelanti prestazioni della Direzione e del Corpo insegnante nell’ affrontare le difficoltä eccezionali insorte durante 1’ anno scolastico 1877-78. Ecc. i. r. Consiglio scol. prov. — Dip. 7. Gennajo 1879, N. 16, — incarica il Rev. Sig. Prof. Lorenzo Schiavi delle man- sioni di secondo esortatore religioso. Ecc. i. r. Consiglio scol. prov. — Disp. 17, Febbrajo 1879. N 236 — Comunica 1’ ordinanza miuisteriale 5 Febbrajo 1879 N. 1921, giusta la quäle gli študenti che nei quattro ultimi semestri ginnasiali hanno riportato nella Geografia - Storia e nella Fisica le note “eminente e lodevole,, — sono dispensati dal subire 1'esame di maturitä, in quelle materie, dovendoseue traserivere semplicemente la nota risultante nell’ assolutorio. Ecc. i. r. Luogotenema a Trieste. — Disp. 27. Aprile 1879, N°. 525 — Comunica esser stato accolto nel preventivo peli’ anno 1880 1’ importo di fior. 160 per ultimare la riduzione dollo stufe attuali ad una nuova forma meglio confaceute allo scopo. Ecc. i. r. Ministero del üulto e deli' Istruzione — Ordi- nanza 4 Novembre 1878 N. 17722 — che, salve le norme finora vigenti per 1’ esenzione dal pagamento della tassa scolastica, verrauno lasciati nell’ ulteriore godimeuto dell’intera esenzione o relativamente della metä della medesima, quegli scolari solamente, i quali al termine di ciascun semestre riporteranno note generali di classificazione eguali a quelle in forza delle quali 1’ hanno ottenuta la prima volta. Ecc. i. r. Ministero del Culto e deli' Istruzione — Ordi- nanza 18. Gennajo 1879 N. 868 — La “terza„ classe complessiva nel profitto si darä, ad un scolaro allora soltanto, quando il medesimo uella metä o nel numero maggiore degli oggetti obbligatorii avrä ottenuto le note “insufficiente, od “affatto insufficiente,,, nel che un „affatto insufficiente“ 5 da valutarsi come due “insufficienti,,. Al termine deli’anno scol. 1877-78 (vedi progr. dell’anno 1878 pag. 75) si presentarono all’esame di maturita sette študenti publici di questo ginnasio ed un candidato esterno. Di questi subirono la prova con sueeesso e furono dichiarati maturi agli studii univer-sitarii, i seguenti: Calojanni teodoro da Trieste Longo Pietro da Capodistria Depiera Camillo d'Antignana Piccoli Antonio da Momiano Dubrovič Francesco da Castua Vigini Bartolomeo da Berda Lius Antonio d'Albona fu dickiarato maturo con distinzione. Uu caudidato fu rimesso a ripetere 1’ esame al termine di sei mesi. Dei maturati, dickiararono di volersi dedicare; alla teologia . . 1 „ agli studi pol-legali 3 „ alla medicina . . 2 (indeciso) . . . 1 Al termine di quest’anno scolastico domandarono l’ammissione agli esami di maturita diect caudidati, tutti študenti publici di questo imp. reg. Ginnasio. I temi assegnati sono i seguenti: I. Lingua italiana: Dio nella natura e nella storia. II. Versione dall’italiauo in latiuo: “Dal Macchiavelli,, Discorsi sulla I. Deca di Tito Livio.— Libro III. Discorso XIII. — “Essendo divenuto Coriolano esule di Koma — come erano i soldati ve- terani delle guorre civili,,. III. Versione dal latino in italiauo: Ciceronis in Venem.- Act. II. Libr. V. c. 126, 127. IV. Versione dal Greco in italiano: JDemostene, Filippica B. § 6-12. V. Lingua tedesca: Dalla storia universale di Francesco Pellegrini (Parte I. Trieste 1874), pag. 145 il brano: “cessata la guerra coi Latini — ritornö in Roma. (Da volgersi in italiauo). VI. Matematica: I quesiti seguenti: 1) Data una retta lunga a metri; dividerla in due parti tali che il rettangolo da esse formato sia eguale ad un rettangolo di 11 metri quad. Quali saranno le due parti? in quäle caso la risoluzione e impossibile? 2) Un cubo fatto di una lamiera di ferro e vuoto internamente e le sue pareti sono grosse 9.mm Coprendolo esternamente tutto con una lamiera di piombo dello spessore di 5mm, il suo peso si raddop-pia. Cho lato avrä il cubo primitivo, se il peso specifico del ferro e 7-8 e quello del piombo ll-4? 3) Si conoscono una componente e gli angoli a e ß che essa rinchiude coll’altra componente e colla risultante. Si trovi l’iutensitä, di queste due forze P e Q = 92° 20’ 17-” 8 = a P e R = 18° 55' 287” = ß P = 3549. 4) M, N, P Ä)no i tre vertici d'un triangolo. Si trovi la sua altezza (se M N ö la base) e 1’ augolo M P N. Le coordiuate dei vertici sono, ( a; == 5. ( * = 2 . p ( x = - 6. M ( y = 7’ ( v = -3 ’ 1 ( y - 3. L’ esame orale principierä il gioruo 25 Luglio corr. — II risultato — nou giugnendosi altrimeuti in tempo — venil pubbli-cato nel foglio ufficiale del Domiuio. -«"O-oKs-^------ SCOLAKI CHE ALLA FINE DELL’ANNO SCOL. mm* m riportarono la classe complessiva “PRIMA CON EMINENZA,, I. CLASSE J^OGATSCHNIG y^NTONIO j^F^IOI^A ^ALVATOI^E II. CLASSE POSULICH pS.ARCO ^ANOLLA j^LFREDO JA ARCHIO plACO/AO j^OVACCO plOVANNI III. CLASSE pDRENZETTO jSANTÖ IV. CLASSE JBrunetti JAatteo JR.OCCO pIUSEPFE V, CLASSE ^REGATO piUSEPPE VI, CLASSE pOLCUC pApj-O VII, CLASSE pER^IN ^TEFANO j~*alisca Romano Vlil. CLASSE ^AlNUTTI JR.ODOLFO AVVISO L’apertura dell’anno scolastico 1879-80 avrä luogo il 1. ottobre a. c. colla solenne funzione religiosa, alle ore 10 ant. L’iscrizione principiera il giorno 27 settembre e conti-nuerä lino al giorno delfapertura, dalle ore 9 ant. alle 12 mer. Gli študenti dovranno comparire all' Istituto accompagnati dai genitori o dai rappresentanti dei medesimi, i quali — a seanso di misure spiacevoli che potrebero venir prese dalla Direzione nel corso deli’anno scolastico — sono tenuti a dar avviso alla scrivente presso quäle famiglia intendano di collocare a dozzina li rispettivi flgli o raccomandati. Cosl pure vorranno corapa-rire muniti della fede di povertä, estesa in piena forma legale, quegli študenti che vorranno aspirare all’esenzione dalla tassa scolastica od a sussidi dal fondo di benefieenza. Immediatamente dopo l’apertura avranno luogo gli esami di ammissione, riparazione, ecc. Dalla Direzione dein. R. Gfinnasio Superiors Capodistria, 31. Luglio 1879. IL DIRETTORE G. BABUDER r ’ r K3S|jSL'' % *■ Sr />■ K&tet«*. - •<- ' V v. .-/ti -V^l v' -‘ ■* • " ■ - f: • '*>•■ O’’ p T iLsi i s Ü '3 g&". ./% »fč ‘ iš&4 riBji | }^ §S|, ’ * Mg IPl : •0 j§2 4*| - /.,_ ^ '- ■ *•„'„ !%f -V’ Vi 11 5? /•* !'•'■ ' - |Mf»TIP?' :S f*sp '*'-•'.’\ä> i»u??aPli^fe «s -V' f -^;y^^Lj^'-rV* ';; j,-?. v ‘‘SŠj E®;*-;-;