PUBBLICI^P (prezsa per mm d'altezza, larghezza 1 colonna): commierciall L. 1.50 — flnanzlan, legall, cronaca L. 2.60 — Concesslonarla escluslva UNIONE PUBBLIOITA ITALIANA S. A. LTJBIANA, Via Selenburg n. 1 — Tel. 24 83 Lubiana, 19 giugno 1943-XXI SI PUBBLICA OGNI SABATO ABBONAMENTI: Amiuo L. 25 — Semestrale L. 13 — Soetenltore L. loor Spedizione in abbonamento postale 11° Gruppo — UN NUMEHO CENT. 6 O DIREZIONE — REDAZIONE: LUBIANA, VIA WOLPOVA 12 — Tel. 219B RIVALUTIAMO LA TRADIZIONE Giornalmenle, si pud dire, assi-sliamo, specie Ira i giovani, a discussioni sull'universalilä della nostra vocazione ideale e suiia misura universale delle noslre esi-genze. Tutto queslo e, senza dub-bio, un cbiaro indice della massa verso i problemi altinenii la com-plessita spiriluale ed elica del no-slro passalo e soprattullo del nostro avvenire di nazione viva ed ope-ranle nel quadro di quella nuova Europa che le armi dell'Asse van-no, giorno per giorno, coslruendo. Ma non bisogna eccedere in la-cili discussioni, per non correre il rischio di innalzare un ediiicio ideale basalo su fallori, importanti ben inteso, ma non «esclusiva-mente» sufiicienti alia soliditä ed alia stabilita di queslo ediiicio. In alire parole, tuiti i noslri argo-menli devono non sollanto appog-giarsi ai lesli ben slabili della dot-Irina, ma anche non Iralasciare latti e Jenomeni che, per la loro conlingenza, possono agire vigoro-samente sulla nostra storia. Non r/nneghiamo quindi la Potenziale capacilä della nostra idea, ma nep-pure dimenlichiamo che la tradi-zione e la base rcaiisticamente piii sicura e storicamente p/ü valida per esprimere esigenze universall. Pasquale Pennisi nel suo articolo «Tradizione e Rivoluzione» appar-Ko in »La vita italianan del mese di giugno dello scorso anno, al-fermava giuslamenle che la tradizione e il «principlo prlmario della dinamica politica» e pertanto pud delinlrsi dcoscienza ed attuazione di valori i quali per la loro es-senza comporlino un'arrAonica coor-dinazione del partlcola'ri' nell'uni-versale, atlraverso cui ordinino gerarchicamente i rapporti tra il trascendente e il contlngente, tra lo spirituale e il materiale, tra luno e il molteplice...» E flnal-mente si identilica con la civilta in quanto «ne costituisce la lorma e ne garantisce la susslstenza vitale». Portata su di un piano piCi comprensibile alia mentalitä di tutll, la tradizione — come ha delto il Duce — «non d un reliquario di event] o di cose passate, ma e un alto altuale e quotidiano di lede». La tradizione doe non e una cosa su cui conlidare passivamen-te, da invocare come toccasana in eventual! crepe che possano veri-licarsl nella vita di tutll i giorni. Gli esempi passati, le idee di un tempo che iu e che accettiamo oramai come universal!, la genero-sitä e il valore di uomini grandi, passati alia storia come miti di una tradizione che non possono smenlire casi di Ineltiludine o di passivitä politica, non baslano, anzi non servono a nulla, se non abbiamo la capacilä di rinnovare e di potenziare questi esempi. giorno per giorno, ora per ora. Solo il lattore spiriluale ä decisi-vo: bisogna renders! conto di cid e comprendere la necessita della creazione di quella che possiamo chiamare I'arislocrazia dell'intelli-genza. Facendo leva suWinteili-genza — che assegnamo senz'altro ai noslri dirigenti — siruttando la propria natura, si pud e si deve arrivare non alio siruttamenio in-coscienle della tradizione, bens) od eredilarne tutto cid che di bello e di buono hanno saputo esprimere le generazioni passate, speclal-menle se avremo presente che leg-gi, idee ed istituli a nulla valgono se non sono vivificati e sorretti da uomini. Perche il passato si pro-ietta si nel luturo, ma opera ne-gativamente se il presente non tien lede al passato e non si preoc-cupa del luturo. Non eleviamo, quindi, per lo meno noi giovani, la tradizione a mito e condanniamo senz'altro co-loro che. In larisaica devozione. venerano un tale reliquario. le lormuie possono andare bene sem-pre, meno una volta: e quesia si verilica nella vita politica di una nazione. Fossiiizzarsi nelle formule della tradizione equivale a de-cadere, senza speranza di risolie-varsi. Ouelio che s'impone e pertanto il rinnovamenio e il polen-ziamenlo quotidiano della tradizione: a nulla serve ricordare gli antichi lasti, se non siamb capaci di portarli sul piano della nostra vita giornaliera. La tradizione si crea, non si continua; o meglio in reolta si conlinuo solo quando la volonta di crearia rivoluzionalmen-le e assai piu forte di quella di continuaria servilmenle. La massa segue la storia per destino naturale, quella storia che un'assolula minoranza altua e dirige; ma la segue, passivamente, in un imbor-ghesimento spirituale ed intellel-tuale. Proponiamo a questa massa —■ che spesso non sa — esempi rinnovali di conlinuo nella pratica, a sostegno di valori universall. Si ia presto a pariare di una missio-ne civica e moiale dell'Italia e di una coscienza imperiale mettendo-ne in luce le mete e i lini; nulla raggiungeremo se la pratica parti-colare e quolidiana non riuscira ad esprimere quelle capacilä alle ad assumere quella missione ed a raggiungere llmpero. Attraverso il pailicolare si giunge all'universale, cosi come siliabando si giunge a leggere un'inlera parola: valoriz-zare la tradizione signilica esprimere da essa la capacilä universale di un'idea che, attraverso la particolarilä, e compresa dagli uomini e ne lorma e ne plasma I'abilo menlaie. Ricreare la tradizione vuol diie, per noi Italiani e cilladini di Roma, iormare delinillvamenle quel caratlere che troppi secoli di ser-vitCi hanno coslretto in limiti assai angusti. Non asservimenio brutale. quindi, alia tradizione e nemmeno egoislica emancipazione completa da essa, per non cadere in quella che Pennisi (art. cit.) chiama «sov-versione» doe «mancanza della coscienza e dell'alluazione del valori Iradizionali, ed il conseguenle in-sorgimento di pseudo-valori che a quelli si oppongono contraddicen-done I'essenzan. In queslo caso si avrebbe una dilacerazione di qual-siasi unita universale e gerarchi-ca e, in politica, I'Individualismo: eventualita quesle che la nostra rivoluzione riliuta anche come pos-sibili per essere troppo Ion lane da quelli che sono i canoni del suo ediiicio dollrinario ed etico. In conclusione: «con la tradizione» e «contro la tradizione» esprimono una incondliabililä ed una conseguenle incapacitä ad amalgamarsi in un tutto omogeneo e ad esprimere una sintesi di idee e di lorza, di dottrine e di interessi? Niente di tutto queslo. Piultosto esse dan-no la possibilita di meliere in straor-dinario rilievo quelle forze dello spirito che sempre, e spedalmente dm ante una guerra, orienlano in modo scslanziale il destino dei po-pcli e che sono le auten liehe ani-mntriii dpgli avvenimenli. A pensani bene tutla la nostra potenza iy i.:čprio in queslo rlcorso alle Icrze deiio spirilo e in questa esal-lezione della loro nascosta e determinante possibililä. Ouando quesia gueira per I'ordi-ne nuovo avra raggiunlo il tra-guardo naturale e legillimo della viltoria, allora la tradizione di un Kordine romano» delterä le sue leggi che saranno messe in pratica con una volontä assidua e sincera olire i limiti entro cui inlerviene la sanzione dello stalo, a convali-darne la legalitä e la loro qualitä morale. Per assolvere pienamenle h nostra missione e piii che mal oi'porluno lin da ora operare con- rrelamenle, magari luori delle pa role Iradizionali come «civillä» e «romanitä», per restaurare l'elica i'.iidsta che ha rischialo linora di restate conlinala tra le proposizio-ill teloriche. Sulla vecchia tradi-i'sone romana di dellare leggi s'in-nesterä cosi la nuova tradizione della Rivoluzione lascista per cui l'ordine luturo, per essere real-mente nuovo, si dovrä sostenere piü sulla volontä lalliva degll uo- mini e sulla loro allivilä morale che non su leggi e codici. II nuovo o,dinc europeo richiede come pre-supf.c.'ito della sua formazione il rinnovarsi degli anlichi ordini na-zivriali e sociäli in nuovi asselli di p;Ci equilibrata giuslizia ed una moralitä inlimamente attuata per dure vile leggi e agli istituti la cupadtä di sanzionare le esigenze rivoluzionarie in un ordine civile. Gian Pietro Heusch ül comunismo alle origini In origine il comunismo e nato spiritualista: tutt'altra Cosa da come poi e cresciu-to e s'e sviluppato. In origine gli idealisti e gli spiritua-listi dell'antichitä difendeva-no le moltitudini contro gli empirici gli scettici i sofisti; vedi Socrate, primo evangelista politico della democra-zia, contro Callide e Gorgia. Platone, poco dopo, costrui-va )a sua repubblica ideale. Piü tardi fra' Tommaso Campanella (contro il Ma-chiavelli del «Principe» e contro I'Hobbes) favoleggiö la «Gitta del Sole»: ed il comunismo, allora, avrebbe potato presentarsi come I'av-vento della «paronsia» o di un terrestre regno santo. In-vece Campanella ed il suo «atheismus triumphatus» fu-rono relegati in archivio e dimenticati. Solo i Gesuiti, nel Paraguay, tentarono an-cora un modello di stato cri-stiano con base la socializza-zione dei beni, premessa naturalmente la eguaglianza dei diritti. Ma il tentativo resto tale. E restarono utopie quelle che seguirono. Rousseau, Condercet, Ma-bly ed altri precursori della Rivoluzione francese vollero fare, alia ideologia sensista, una iniezione di giustizia di-stributiva: Robespierre, la Bastiglia, la ghigliottina e la «Dichiarazione dei diritti dell'uomo» non dimostraro-no gran che I'efficacia della cura. La «cospirazione degli eguali» (come Perticone chiama la filosofia di Babeuf) resto teoria, ne alcunche concluse I'epoca dei falan-steri con Saint Simon, la re-ligione dell'umanita di Au-gusto^Comte, I'utopia di Pierre Leroux, il giacobinismo etico di Proudhon e la filosofia della rivoluzione di Ferrari. Trasportato dal piano degli individui a quello degli Stati (ma solo in un certo senso) fu ideologia comuni-sta anche quella di tutti co-loro che preconizzarono ö so-gnarono riunioni di stati, un «panstatismo» europeo o raz-zista o mondiale: Enrico IV e la sua «Republique Chre-tienne», Leibniz, W. Penn, I'illuminista Bernardin de Saint Pierre che proponeva Utrecht capitale di una Con-federazione europea, il nostro Tassoni, il nostro Maz-zini, Vittorio Hugo, Madame de Stael, Alessandro di Russia, in qualche momento anche Napoleone (ho giä avuto occasione altra volta di far questi nomi) ed infine Gine-vra con la sua defunta So-cieta delle Nazioni, con Wilson e con altri cento filosofi precursori. E, tra questi, il filosofo di Königsberg: che forse e troppo poco noto, tra tutte le poderose opere del pensiero di Emanuele Kant, quel libretto che nel 1795 usci «per la pace universale». Kant del resto, (il libero pensatore che creö un nuovo indirizzo psi-cologico e che diede corpo ed argomento alle teorie con-Irattualistiche di Rousseau peccanti di romanticismo), giä si distacca un po' dall'in-dirizzo ideale e — non idealista non politico non empi-rico — audace critico nel co-struire il suo nuovo sistema, assicura come lo stato unico e I'egualitarismo siano la vocazione della umanita. Si tratta, in fondo, come nella dottrina contrattualista, di un principio regolativo, di un criterio razionale che serve come punto di orienta-mento procedendo da una analogia: come le «gentes» e i «dan» si sono combattu-te per poi associarsi nello Stato, cosi gli Stati dovreb-bero arrivare ad una «comu-ne» meta che dovrebbe ser-vire a farli tutt'uno con uni- ScfOfif e onesii La nola umoristica non puo mancare nei libelli dei ban-diti del bOsco. Uno di questi, nato il 1° giugno, che porta il titolo di «Kmečki glas» ossia «La voce degli agricol-toTi», e altamente ... morale. Paria infatti alle anime sem-plici dei rurali, che non vo-gliono saperne di comunismo, della bontaedell'onesta, affermando che quesle due doti albergano nell'animo di loro (banditi) e sono invece molto invise agli occupatori (noi). Per queste due virtu i banditi lottano e sopporta-no sacrifici enormi e contro di esse si spuntano le nostre armi. Chissa perche il diavolo si vuol fare a qualunque costo, irate, illudendosi e illudendo che si pud acquistare a suon di menzogne un posticino al sole dell'umanita sana! La bonta e I'onesta sono doti naturali e i contadini sanno da quale parte stanno. Certamente nel bosco, ove utto e ombia, ivi compreso I'animo degli abitatori comu-nisti, non possono allignare le plante degli uomini dab-bene. Buoni e onesti come il loro esemplare Tito, i banditi comunisti saranno largamen-te rimunerati dai soldati d'Jtalia che Ii cercano in ogni angolo della Slovenia. bikrhe jilf a tntU: le x^aib-' s^sial«» p.-'rifii'iifsrfiicöA d» (■'.■Amh, 3e sjuef- ftv pcfneMMif^ vfx^^i^f.fimt, A pftipmitrj 'Mie {^»jicinre, ^surJ, Käni tertf^ nmiurMsm siul piämi del r^fftäments) ^mikUm pfit amtmä, (icofimitiemUm m cü« ad L'jjo si«sa •mmw, fl /> S- d- 6 äHCWfi di Iii dai venire (e Kant, allora, «ara wfjrto da žanto tempo). • » • Pm ii venuto Marx col »uö - Manifest©» e col »uo '-Capf-lalfj-v, Cön Marx H comunl' mm raggiung« tappe; t) di natura emincntemen-ic critico abfiandona ogni »Jealismo e »i dilferenzia da JeiVätüicMii ' della^precö-quello tipo francese e tipo „jj^^gja vlttoria »ul capita-^-u.«»© (dirö altra volta del' « crcja T'^homo economi- 4) CQnvetVt la »itoria in vl-Ttiortfc dci rnut'jmenti dcllc condi/Aoni dal lavoto e della "tama SABATO, m mb'Gfuo gia da Helvetia« e da Bentlhianii ifuec, XVIIl) e sii|i Idenlifiica com i dirittj della 1* maiteriiä & con la piši am^tlaidi j| scottöacrazione della vila {6äl m poi, in i^Ms^ie); 1 utilitarismo morale e regoismo erano la parola. d'ordine dei sociologhi in-glesi fin dal 700 e 800, con J il loro uomo govemato dai «uoi appetiti e bisogni; e pertanto rigettata ogni pre-ine«»a d'una norma giuridica metafi^ica che rinnovi le j «barbarie* del Medio Evo; 7j sconfigge il socialismo utopico sul terr€?no ideologi-CO, batte la religione del-rumanit^, annienta il super-»tite platonismo falansteria-no e »embra contenere in se una piü profonda filosofia' della storia (tale appare U «Capitale» di Carlo Marx) | rinnovando il sogno, giä da Sant'Agostino fatto per i vizi m" / Batterie in azione contro aerei incursori nemici jiroduzionej 5) rinncgata ogni ieratica .irfhitettura della perfetta stiim finftm. tu V(Oirreii mw'ii^'m mm, ^/M'zzairf«»,, ^ mim ii ÄWüf MO. SoM<9 ümiHitmut/lii:: mm> ür-rtsf^HXahiSi <(S(tl!lf(9ßi(nmtlf 4m gemtori. — Nobile rmon Ä mauilm iiKm^ liana che anek^f mil (^itw e nelVesasperazif^m »i imtt^^i^ gta neUa »ua. iimamiM e mlih «Ma grandezza. I loro figi», no!... Dopo questi aecenti di ifu porta la mano alia fronU e seoppid in un pianto diroHo. Per gli ocehi mi pagsS uma lacrima. La piecola Carmela, in quel momento, si assopiva. Gli oc-ehietti semiaperti sembrara-no fissarsi: alle parole di vendetta della modre, la piccola mutilata dormiva il son-no degli angeli e ogni tanto aveva dei lunghi sospiri pro-prii di quelli che malto Hanno pianto e malta sofferto. Carmela non sapeva tante cose e chi le aveva proeurato dolore. Ella sapeva di stare accanto ad una bambola dai capelli come i suoi, dagli oc-chi come i suoi, immobile come lei nel piccolo letto di da-lore. La mart ire dormiva, forse assaporando lo. bellezza deUa sofferenza. gencrato — ed in che sia de-generato — nel campo pra-tico — dir6 brevemente altra volta, S. Ten. Enzo Caialdi BUo^na \/iMCcc Vliatia ^ v iMUt ia ^uMca / milri wndoi, a ihnli ulreUi h'inUiuUi, till r/u/itrhe Urnpo a que-'thi jxtrto ni Mimo tuiixrrli deU'im-IMirUitaa (koMva >0:1 fiUUn-i; Uti. Hu net fa/r pniulurr la hiUinem th'lla VitU^iii. ml jrlullo ih WAnHe. Hiinlh mmtru, (/uvrnianH di Wa-tihlnijlim. n di horulm, Oruzie ditU VimiifK eke ci Iah-, i/raxit; e,., mif/lin lurdi chit nuii; fn m'nijirc jiMfiirr. wvnri! dci riefmonctmmtt, »liiniii-litutnln dal nt-mkii. Noil rhu niii foiiiiiviii iiWoncuro i'li iiiiihIo falto, r. Uiiiltrtnin» In fu-riiiiii r to Dono i riOMtri ii.ltiii.ti, irui /11 iii vir moiti'Hlii. r «i'r/H v'il nem-iitr i/nil mhwittfi pwlorc ehe oo-nlfhili<- a nov dlfi' nuil rhi- ni Ii Iliiuliuiiio, pUA" nillii rrrlfZiil ehr l falH jui/rli'riiiini) in fwvon- di-ll« jirii'ßiilf tjiuiUlii II pnmih'dilii. Mil, oni ehi' eh i ei Im eimlralli •ilUi •i/uirrn hu diilo u liitio il mjinilo eltii tio! »inmn forli e elie, tiirr vliierrr, lini itiiiiloniiHnoni de-■none oMiioluliuni'nli' liiilhrf prima ll'lhlliii, inilliti' nimrondiii! Ut 'iionlra poli'nxn uplrlliiiih c uinlC' lHII.ll-, tS'), Ulli Ititliiiiii "Oll iilihiamo lunira di neuHiinii, amnio ei rli ihl-in vitlofiii pri'ehi' niiinio tiiieoTil ,l»iii nieuri noil Molii rhi- iirHMiino di i'Mii i'i'drnX, mil ehr (lii'i i iimniin-liinri iillUoni ili lliiliilnl HOHO 1/111 pimii/i' Hill riinioiiii il iiuniiiiiriilo ili ihiif ml of/ni en-•ill) Ii liii'ii piinlii In iilolrr HO. fflhti-: iMihiiimn ivniKif», iilihlit. tiUi riiito pi'i'rhi* t/i iiimtrii lottil f'Oi .^Hl'l'l•:llllltll^. ;)i)iWii'i etil tili imulii niiilrmi harliiiri trat. hUii mill) «/it'nVii ihlln nun hm-'hiirii'. i'ii'l lifUe no)'ili rniino (it'HOVil, Toriiiii, Nnpoli, Mihnii^. Pnh niin, ■Catoiiiii, MinHiiiit t (iiiniit'iiUrv rilh) i 'iiimbnrdii ri miiiiri rnriiin-Uli ctilpire, <• ' <> i'"'"', »nrta ■utlh ri'i'inr, uii vuirmo ; nfn/i n) III iniD.mnle ehe Iii ini/h'ni e avic- rienui hanno jrrodiloruimcnlK uc-eiMo fanciulli, donnc c veeehi ru-hando loro of/ni ventimento e ujm-l/litnidoli di lulU i heni; e f/iuindo amrrietini « inulmi dovranno venire in Hali/i per poler renpirnre un po' d'nrin j/ura r per impariire lante com', H vedrenw camminnrr a UnUi hiiHHa e vermifjli d'Ula ver-l/oi/nii, TIHI iioi non it/yiUeremo loro ill fimeiii prrehi non vorremo nprr-eo/re nullit ili nonlro piv delta j/en-te di i/utdla razxa. tJn popolo che fui rinoree come l'Unliiino, che nente Iii I'al/ria co-niM iirHHUH aliro miü e che Ha Uta- cavaruj distintamente le {/ote e il naso, (jU occhi intelli-{/enti, nerissimi. — Oh! un militare. Desiderate? — Vo(/lio, nMfire, visitare la jnccoUi Carmela Guerra, vittima della stilografica esplosiva. — Un si sommes-so, sottile, un cenno con la testa bianca come l'avorio. — Vi accomjMiffno — disse. lo h sefjuii senza articolare parola. Lei mi jyrecedette di due i passi. Nella corsia, il fruscio dell'amidato vestito veniva coperto dal rumore delle mie scarpe chiodate. A ttraversammo la corsia con un silenzio rispettoso. Passammo in mezzo a due file di letti, tutti uf/uali, ch'e-rano occupati da i/iovani, donne, vecchi, bambini di Of/ni etä, di ofjni condizione. Ofjnuno dei ricoverati mi l/uurdava con occhio insisten-te, curioHo e confidenziale: Of/nun o credeva che fosse una visita per si, e poi, quundo hiliri' i limili del dinunumo finclie m ttii. pik duru loiin fra popoH' mi allontanavo, mi seguiva per I'nffitrmjiiionr di principi di f/iiiMlizin, non pni) opni concederr nllrnmnhi nlriina ai nnoi 7iimici I- pik ehe mni H'irripidvice in una ponizioni'. d'iiiiraniiii/i'nza, pronto ii ilwilniiiHi Himrificio per ne Htenno rixoliilo n loi/liitre did h7w frn-mirio, ni'i riipporli preHrnIi e fii-turi eol nemieo, la, piirola perdono. Sr iiU aniilo-nniericiini vanheg-f/uino di fare dull'Ilalia uv Iriim-polino pnr invadi re I'Kiiropa, pli lliiliii/ni iiltendotio eon aniia i/uel inomnilo prrchi' novo eerti di dure niieorn una volta il colpo mortale ni loro nemici di of/i/i, F, eonw. la Roma ilelh con lo sguardo lento, langui-do, immobile. — Sono i feriti dell'ultima incurnione — riprese la suo-ru, fermatasi di botto. Guxtr-dai intorno; per tutti volevo avere una parola di soUievo; it evore mi tremava com- niOHHO. Volevo fermarmi, ma la f/entile accompagnatrice mi jyregf) di seguirla ancora, perche la piccola Carmela era pill, avanti. — Ec.co it suo lettino — m'indicö la mora. Al capez- i/iierre [ zatr Hcdcva una donna di La mamma aveva un viso ouster0, pallida. Si vedeva che i suoi occhi avevano ver-sato lacrime in abbondanza; sembrava che le ore che tra-scorreva fossero tutte uguali, accanto al suo sangue, al frutto delle sue viscere, alla sua creatura, orrendamente mutilata, mentre sorrideva dalla gioia nel momento che aveva raccolto da terra quel-la stilografica cosl carina, quell'ordigno che avrebbe do-vuto farle portare per sem- pre il segno della mutilazio-ne e del dolore. La piccola Carmela soffre e non sa raccontare la sua sofferenza. Conta tre anni. I bambini a quesVeta sanno piangere e non sanno dirne la causa. Per lei si strugge la povera madre, la quale sopporta due dolori; anche lei si vede mutilata nelle mani ed in ogni suo movimento aleggia la vendetta. D'un tratto emise un gri- In fondo sorgeva un alta-rino sul quale troneggiava una statuetta deUa Madonna, omata di freschi fiori. A sinistra ardeva una lampada, simbolo di fede. La fioca e pallida luce s'allungava a noi lentamente. Mi sembrava di scorgere in quel biancore la grazia celeste che la Vergine dona agli inermi d'ltalia, col-piti daM'indemoniata furia nemica. Enzo Casabur LETTERE DALLA PROVINCIA "Sosta a Kočevje,, paniehr olleniir la pih liilla vit-toria iiiiinido ! iieniiei fwrono alle porte; v eomr Villorio Vencio niieiiiie dii Cnporeilo, ennl domani, /lanmilr le i/ioi-iiale nere, Vitalin yiiHrintii Iii ei'iiirii Mieiirnmenli piidiiinii di of/iii nitiiiuione, mihli. iiieiiinilr iiittoriiiKii, dinpeiiniitriee di ipimlizin, /',' per jiiungerc n iliifnli) il populo italiniw m ehe di re viiihilitarr tiilte le forze del /ronir inlrynii per poler aoddinfare ill ";/)it momenio e nenza limita-.-ioni ai hinojini detle forze armnle. 1,'iiiimrn.to <• il ronnolidamenlo della polnita eomhitltira del vo-Mlro piiene «ono /jaranzia nicurn ili I'itloriii, Opni proruedimenio di Ijovrnio ril opni nforzo individunic ileue eonvergrro a i/iiento nnieo neopo, II lu mico conosce i noatri pru-pnnili, mil fomc non si i' aneorn 1)1 II eonriitto dellu, nostra, potenzii e prreif) prn.'^a dt pieparei. Ten. Aliilio MoUeni (liuirant'anni. La madre. Nei suoi occhi c.'rra una lacrima, in pcrmayic.nza. La piccoUi Carmela non credeva d,i vcrto che un gior-no avrebbe ahbandonato i suoi giocdttoli per essere ri-coveraUi in un luof/o di cura. Lotenza costrut-tiva delle formula e aslragga dal-I'albero fresco della natura. Non {■ un negatore iracondo co-liii clip si alzn stremato e dice: Diane del nuittino, fanfare della priniavera! Vi ho sentito battere ai vetri della niia fineslra...> Ma la nolle era slala insonne e all(! tenebre, iu cui la natura ri-posava nella certezza dell'alba, per hii si aggiuugeva quelfaltra te-' nebra fonda che fasciava la sua figura di profela della I'atria; al si-leiizio dei canipi che conlavano sul gallo malliniero, per Uii si aggiun-geva il silenzio crudele che spe-gneva la sua voce di poeta ogni volta che si alzava a confessare la I'atria. .■Vlnieno la violenza poleniica lo avesse inveslito! Battersi e vivere; iliscutere puö i)ersuade.re; ma quel-I'ignorarlo nel nome o nell'opera; Kd era la veriliX |>erch& i tre volumi della 1-oHa l'olitica> iiigiallivaiio dai librai. Ma ill (|ueslo non dispero. (Ruanda s-crissa Tultlmo .\|)pello - la tcnipesta si placo dinanzi al suo •sjiirilo, il varco sj apri ed egli iii-Iravvide la Hivoluzioue che, sconi-poueiulo lulti gli ordiiii, rigettava nel crogiuolo tulte le idee; vide la molliludiiie, prima assente dalle vicende della I'alria. acquistare in-tuizioni di pensiero e disciplina di vita, vide infine i condottieri della yente crescere di slalura per es--sere visibili difronle ad un i)opolo «•he non viiole piu acceltare uii or-«line ignoto, u6 seguire capilani -senziv sjrandezza . .^ccendete tutte le fiaccole! — ogli grida — la inarcia ö gift co-4ninciata nella notte. L'alba 6 vi-c'ina. II suo roinore somiglierfi for-se al sangue, lua e sorriso di por-|K>ra che baleua dal manlo del sole. Se egli fosse vissuto abbastanza per udire il romlw della spada Za e ripercu.fsioni tali da condurci al conflitto attuale. .\on imniaginare che la Hussia, ricoudolla ad pssere .Mosco-via dallo spirilo asiaiico di l.,enin. avrebbe rinnegato lopera di l'ietro il (irandp per riprendere con la predioazione bolscevica di nega-zione e dj dislruzione, la funzione antieuroppa che le era propria nei secoli, e dalla quale inaccortamen-te l'aveva giü riattratia per due volle l'Kuropa: per primo. Napoleone, che iiivadendola aveva di ri-flesso trasciiiato lo Zar a Parigi. e |K)i la (lemocrazia eiiropea quan-do, parteggiaiido romanlacainente col (iiappone, aveva coniribuito a sbarrare alla Hussia Ip sua espan-sioiie verso TOrieiite, rifacendola te.ilinione p altrice delle cose d'Ku-ioi)a. Neppure pole immagiiiare l'Oria-ni che (luellWmerica che a| suo tempo aveva avtilo con TKuropa soHanto il brusco conlatto di Ca-vite, attraverso una progressione favolo.sa di apertura di crediti gnerreschi a tutti gli alleati ed un meno favoloso ma decisivo interesse militare, siirebbe divenuta la protagoiiisla tiraiinica delle tinanze e in sž-guito deirindipendenza eu-ropea. Ma, seiiza che(|ueste miove graii-di pedine occui)as.serry ancora le caselle della scacchiera mondiale, lutlaviii il {»rande antiveggente coniprese aiiclie (pips-to intervenlo e (piesli rivolgimenti in una for-niola che ü Kascismo assume iiello spirito ed altua iiella pratica. (juaiido Oriaiii diceva che il pio-blpiua ili oggi noii e tanto dn liber-lä qiiaiito (Ii autoritä. pglj antive-ilpva veramente il piinlo cruciale della disorgaiiizzazione europea. K .^e I'aulorilii — come Oriani afferniava — 6 pregiiidiziale di po-tenza solo che iu .se assonuni una direttiva ideale ed una energia di eccezioup. dia cioJ" alla politicn un conleiuito etico ed alla pratica un sistema d'ordine e di gerarchia. noi sianio i depositari del comando di (lomani da (|uando ipiella virtü p (|uplla forza si incarnano per lulto il i>o|Hilo nel Condolliero della Hivoluzione fascista. I'ei- liitlo II popolo . I popoli non haiiiio mai chiesto di coman-dare: liaiino chiesto sollaulo di e.s-serp bpn coinandati. Ii allora, sp sono degni ilella grandpzza, la disciplina non Ii tro-va ribelll. nia docili, la convinzioiip Ii piega piü che la violenzat alla liistezza della scliiavilu sotto cento liranni. subentra la gioia di ser-vire all un ("apo, perch^ il loro servirp divieiie di ora in ora stni-inento della loro steasa elevazione. Ora, quando questa disciplina conduce ad un ordine diretto e riiisanguato ogni giorno dal genio del Condottiero, si riproduca per decenni, e diventi da privilegio inorale di pochi, costume normale di tutti, ecco che in mezzo aJlo smarrimenlo europeo ogni giorno piü si precisano la forma, la so-lanza, la capacitä e la funzione di Perciö anche una pansa, anche un arretramento, non ci impres-siona- (Jnalche tempo fa, disterrrando dalle sahbie secolari la Sfinge egi-ziana, gli archeologi scoprivano nel profondo, tra le zampe del colosso, un piccolo tempio; piccolo sereno ed augusto che voleva dire: lo Roma, ero qui e (pii ancora il mio regno risorgerä'. (Quando gli smagali della Socielä meccanica avranno compiuto tutle le esperienze compreso quella del dolore e del sacrificio che loro flessi hanno cercalo e rivolgeranno ■Ma la paroUi di Virgilio e di Dante non e superata, nui la parola di San Francesi-o e di Leonardo non e snperata. ma la parola imperiale di Roma non saril äuperata. E domineiä il mondo e sara tutta italiana. Ora noi, che non inlendiamo d'al-tra parte ricondurre l'umanitä nei cenobi e iiegare la poesia della scienza anche applicata, noi sen-liamo che un gilinde cömpito tocca airitalia fascista nello smarrimenlo sia pur temporaiieo dell'Europa e del mondo intero. Noi (lobbiaiiio difpiidpre Tinte-,".........................„ gritä storica della civiltä europea.''' ^ » allanlica culla (|p| ppiisiero e del dirillo, quel giorno al limone deH'Europa muti-lala ma rinsavita e riunila Intorno ad Ulla Italia forte della saggezza grpca. ilella giustizia romana e della caritÄ crisliana, Roma sarä ancora Ipgata e per il lungo aspro doloroso cammino su cui giä dietro II Diice marciamo e coinbattiaino, sarä ridiveniita il centro del Mondo; quello che Oriani, dalla grandezza del suo isolaniento, dalla si-curezza del suo vaticinio predicava e tesllnioiiiava col pensiero, con la parola, ma so])ialtutto accettaiulo ogni sconfilta per s^ purche nel futuro la I'alria vincesse. la grande civillä dei valori s|)iri-luali dalla vastji civillä dei valori fisici p nipccanici. Dolibiamo itifeiidere il cervello coiitro ringranaijgio, la qualitä contro la quantitä, il genio contro la maestria. la poesia della vila contio gli intprpssl spuza ideali. Vincprpino o saremo .sojirafralti? Viiicereino! I'rima di distriigge-re Carlagine. Roma dovetle per-dere 1p prime due guerre puiiiche. Ma e privilegio della nuova Italia superare il cimcelto limite della generazione alla quale si appar-tiene e costruire nel tempo come la f'hiesa. i<>ORAFMA A K UK di Hlacia Jßtizcu Mario Umili lei Savoia sulla b.lancia del de-.slino, per vede.re le torme opera.e , jj ^ g.,idate dai prim, sindacalist, a - comaii- 1 Isonzo; se avesse udito il Battist, „^ ^^^^ esperienza nel sepi^ellire la retonca irredentisla ^^ ,onservaudo la propria uni-.lella democraz.a solto ,1 virile ap- spirituale e la propria fisiono-pello non ^ il Irentino che ha „„.ionaie. bisogiio dell'Italia; b I'ltalia che Iw bisogno del Trentinon fino ad arrivare a Benito Mussolini che libera la folia dalla ro.s.«a menzogna della fratellanza internazionale. avrebbe potuto ricono-scere che tul-lo ci6 che in lui era confuso come «lettaglio futuro, era chiarissimo come fatalitä di nostra resurre-zione. E allora non c'e dispiezzx) che ci fermi, non c'fe minaccia che ei spa-venti, non c'^^ autorevole anzianitä che non si curvi di fronte alia pri-inogenita giovinezza d'Europa. I'redicava TOriani: Essere forli per essere grandi; ecco il dovere. Espandersi e con-quistare spirilualmente e material- Dunque, ricordare oggi Oriani ^ inente coi Irattati, coi commerci, iiecessario farlo non per ricordare cou I'arte, col pensiero, con I'indu- un caduto, nu\ un vittorioso; non un stria, con la religione, con la guer- .'wpravviissuto, ma un antesignaiio. ra. Ritirarsi dalla gara e impossi- Infalti, se osserviamo il periodo bile; bisogna dunque trionfare. Irascorso dal 1909 — anno di sua L'avvenire sarä di chi non lo avrä morte — alio scoppio della guerra; (emuto.> dall'intervento alla Marcia su Ho- Ora, per non lemerlo, bisogna nia, dalle realizzazioni del Regime avere una fede; bisogna che la po- all'impresa Afričana, fino allattua- lilica abbia una morale. Questa le eonflitto, dobbianio giuslaniente morale non la crea il denaro: riconoscere che questi avveuimenli lo spirito solamente ha la forza non sono che succes-sive verifiche, |>osilive o negative, dei grandi ca-posaldi polilici e morali nei quali rOriani racchiuse la diagnosi del igrande languore d'ltalia e la for-mola per la sua rigenei-azione en-tro se slessa e per le strade del mondo. L'altuazione — intendiamoci — lion fu immediata nž costante. Ebbe pause, anzi, ed oscuramenti clip 'ecero esilare i piü fedeli. guerra insegni. Una sola cosa Oriani non jire-vide: la battaglia delle malerie prime che, continuando quella del- crealiva Non bis<^na pero confondere I'ordine fisico e I'ordine morale. Nell'ordine fisico ogni confine e superabile. leri si temeva che fosse pazzia sviluppare delle tensioni di un mi-lione di volts; oggi Roma & illu-minata con I'energia di tale po-tenza. Abbiamo rovesciato il dogma dell'unita della materia, abbiamo asservito le virtu misteriose dello spettro solare, abbiamo scoperlo che i metalli si possono avvele-nare come creature, (iiiesto nell'or-dine fisico. Umberto Milani — Donna dalla gamba alzata Mosfre d'Arfe SalvDtore Gatto fi giusto che una volta tanto un poeta si metta a dipingere, specie so questo e un poeta come Salvatore Gatto. Vediamo tanti pittori che fanno della poesia e molte volte brutta poesia! Gil acquarelli che 11 Gatto espone alia Galleria dell'Annun-ciata sono freschi e d'una inge-nuita veramente poetica. Non possiamo prevedere gli sviluppi di questa sua nuova forma d'arte, ma ci auguriamo Che Salvatore Gatto sappia mantenere questa foi-ma primi-tiva d'espressione, con la quale potra cantare come nelle sue liriche. Umberto Milani Conobbl Umberto MIlani anni fa m occaslone, ml pare, di una mostra dl gruppo, e notai, fin da allora, la sua statura e il suo modo di camminare quasi altezzoso, con sempre la testa alta e il busto eretto. Notai anche il suo carattere un po' scon-troso, e quando ebbi modo di vedere le sue opere notai subito la coerenza del suo carattere con la sua scultura. In essa, fin da allora, era chiara la vo-lonta del MIlani di piegare la materia al suo volere e di modellare i suoi nudi o le sue teste secondo la sua complessa sensi-bilita e non tenendo calcolo dl tutta la scultura che precedette la sua nascita. Da allora alia mostra odierna alla Galleria Cairola, il Milani ha camminato assai e anche il suo carattere non ci sembra piü scontroso come allora. Nel complesso delle opere che abbiamo viste qui esposte ne abbiamo particolarmente notate due o tre che sono veramente la concluslone felice di un periodo fecondo e la sicura pre-parazione a quanto egli certa-mente farä in avvenire. Basta citare la piccola cera «Donna dalla gamba alzata» per dire che il MUani ha trovato la sua strada sulla quale cammi-nerä con la certezza di arrivare a delle conclusioni cospicue. La sua modellatura non e ir-ruente, ma plana, calma, ed egli sa fermarsi in tempo, cioe quando le sue opere hanno imprigio-nato quel soffio misterioso che e la vita. II Milani espone anche parec-chl disegni, nei quali preferisce 11 nudo: il suo segno e veramente da scultore. II tratto e duro. scabro, ma pleno di vibra^ zlonl, insomma di vita. Walier Pozvi Un ntiovo, armonioso e con-vincente volume deU'autore di «Illusione platonica e altri saggH, di >L'opi)iion Chretien-» e del poeta di tuLa bar-ca»: prosa sicura, elegante, questa di , dove — attraverso mia volvta e dichiarata divisione in Stasi, Estasi e Una lettera dieci anni depo — si nvede, con toni vidni al surreali^mo d'immaginazione, una vicenda del costante rapporto uomo-donna mtesa liricumente in un ncordo che ha significato di presenza. Piü che la «sfo-ria», in sostanza, di cui pud in certo senso sfuggire il con-tenuto (coimiderato come ele-mento schematico e puramen-te 8. A. Lubltn* Maniiestazione per la V" Giomata del Soldato In occasione della V» Giornata del Soldato I'Ufficio Combatten-ti della Federazione dei Fasci di Combattimento di Lubiana ha programmato alcune gare sportive che si sono concluse dome-nica 13 giugno. Con la collabo-razione dell'Ufficio «A» del Corpo d'Armata e stata orga-nizzata una riuscita manifesta-zione sportiva per i militari e gli ufficiali corabattenti in terra di Slovenia. II complesso programma com-prendeva, oltre aU'incontro di calcio tra le squadre della Rap-presentativa Giuliana e del Corpo d'Armata, la gara di pen-tatlon d'assalto per Ufficiali e le gare di marcia e tiro e tiro alla fune per sottufficiali e soldati. II numeroso pubblico di soldati che assisteva alio svolgi-mento delle gare ha seguito con entusiasmo le alterne vicende dei vari incontri, ineoraggiando a gran voce i camerati che nel campo agonistico erano impe-gnati per i Reparti delle giu-tisdizioni di Lubiana, Cocevie, Longatico, Novo Mesto e Karlo-vac. La partita di calcio ha visto nel primo tempo, conclusosi 0 a 0, una leggera prevalenza of-fensiva deH'XI» Corpo d'Armata. Che mancava perö piü volte I'occasione di portarsi in van-taggio. Nel secondo tempv> il cap. magg. Auletta, mezzo smi-stro, su bellissima azione personale, segnava con eleganza la prima porta della partita. La rappresentativa Giuliana non tardava perö a pareggiare ad opera del mezzo destro De Senibus. L'incontro si chiudeva cosi, dopo gli Ultimi infruttuosi tentativi di entrambe le squadre, di raggiungere il vantaggio, con verdetto di parita, premian-do I'impegno volenteroso, se pure non sempre sorretto da buon stile di gioco, di tutti indistin-tamente i giocatori. Hanno avuto luogo, pure nel pomeriggio, alio Stadio, le gare dei 100 metri piani e dei 1000 metri percorso campestre, per gli ufficiali partecipanti al'Pen-tatlon d'Assalto che in matti-nata e nel pomeriggio di sabato, avevano giä disputato il lancio della bomba a mano, il tiro con pištola e salfco in lungo. II S.Ten. Montanari, classifi-catosi 2o nella pištola, 3o nel lancio della bomba, 4o nel salto in lungo, 3o nei cento metri e 2" nei mille, si e classificato lo assoluto, vedendo premiata la continuity del rendimento nelle singole gare. 2o assoluto il ten. Giostra, che ha vinto brillante-mente la gara dei 100 metri piani e 1000 metri campestri. Nel tiro alla fune la squadra della giurisdizione di Novo Mesto ha vinto, superando quelle delle giurisdizioni di Lubiana e Karlovac, classificatesi rispetti-vamente al 2o ed al 3o pošto. La gara piü interessante, sla per il valore agonistico, che per l'entusiasmo di pubblico susci-tato, e risultata quella di marcia e tiro a squadre. Ben otto squadre hanno preso il via alio Stadio e sei hanno portato a termine la dura prova. Infatti il percorso di circa 11 Km. era reso particolarmente difficile dal forte dislivello e dal-I'assetto di guerra dei partecipanti. Ha vinto meritatamente la squadra della giurisdizione di Lubiana che ha compiuto il percorso nel miglior tempo ed ha anche usufruito del maggior numero di abbuoni per la pre-clsione dei tiri. 2ii e risultata la Squadi-a della giurisdizione di Novo mesto, che ha coperto 11 percorso in un tempo di soli 3 minuti magglore di quello della squadra vincente e Che si e classificata 4« nella prova di tiro. 3« la squadra della giurisdizione di Lubiana, che e stata ritardata da un passag-gio a livello sbarrato. La manifestazione, che era dotata di numerosi premi of-ferti dalla Federazione, si e con-clusa con la vittoria della giurisdizione di Lubiana, prima fra le altre, con un forte scarto di punteggio. Seconda quella di Novo Mesto e terza quella di Longatico, che hanno meritato i posti d'onore. RISU LTATI Calcio Rappresentativa Giuliana — Rappr. Corpo d'Armata 1-1 Peniadon d'assalio per ullicnali Prova di tiro alia pištola: 1» S. Ten. Medico Feliziani Vin-cenzo — Longatico, sagome 14 punti 78; 2" S. Ten. Montanari Guglielmo—Lubiana, sagome 12 punti 49; 3" Ten. Giostra Bruno — Lubiana, sagome 12 punti 39. Lancio della bomba a mano: 1» Ten. De Fari Rodolfo — Karlovac 70,90 metri; 2» Ten. Pe-drazzoli Livio — Novo Mesto, 62,10 metri; 3» S.Ten. Montanari Guglielmo — Lubiana, 56,50 metri. Salto in lungo: 1» S. Ten. San-tocchi — Novo Mesto, 5,62; 2» Ten. Pedrazzoli — Novo mesto, 5,355; 3» Ten. Giostra — Lubiana, 5,18. Finali metri 100: 1« Ten. Giostra — Lubiana, 12 »/lo; 2» Ten. Santocchi — Novo Mesto, 12 Vio; 3« S.Ten. Montanari — Lubiana. Metri 1000 ad ostacoli: 1» Ten. Giostra — Lubiana, 3,12; 2»S. T. Montanari — Lubiana; 3» Ten. Pedrazzoli — Novo Mesto. Classifica assoluta: 1" S. Ten. Montanari Guglielmo — Lubiana, punti 14; 2" Ten. Giostra Bruno — Lubiana, punti 15; 3» Ten. Pedrazzoli Livio — Novo Mesto, punti 15; 4» S.Ten. Feliziani Vinccnzo — Longatico, punti 22; 5» C. M. Baldrati Do-mcnico — Cocevie, punti 29. Gara di marcia e Uro: 1" Squadra A Giurisdizione Lubiana in 1 oral6'39"; 2" Squadra A Giurisdizione Novo Mesto 1 ora 24'21"; 3" Squadra B Giurisdizione Lubiana in 1 ora 25'21"; 4» Squadra A Giurisdizione Karlovac in 1 ora 26'33"; 5» Squadra A Giurisdizione Longatico in 1 ora 27'30"; 6" Squadra B Giurisdizione Novo Mesto in 1 ora 34'33". Tiro alia tunc: 1" Giurisdizione Novo Mesto; 2" Giurisdizione Lubiana; 3» Giurisdizione Karlovac; 4» Giurisdizione Longatico; 5» Giurisdizione Cocevie. Classilica assoluia per grandi unita: 1» Giurisdizione Lubiana punti 136, 2» Giurisdizione Novo Mesto punti 96, 3» Giurisdizione Longatico punti 48, 4» Giurisdizione Karlovac punti 41, 5» Giurisdizione Cocevie punti 14. PASTICCERIA - CAFFt PETRIČEK, Lubiona - Via 3 Maggie 4 Filiale Bleiweisova 11 - tel. 4280-416« SI raccomandaalla spettabll* cllsntala. 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