Arheološki vestnik (Arh. vest.) 45, 1994, str. 187-192 187 Societa ed economia dei castelli tardo-antichi: un modello archeologico Gian Pietro BROGIOLO Izvleček Avtor obravnava različne aspekte poselitve poznoantičnih kastelov v severni Italiji. Zadrži se posebej na najdišču Monte Barro nad Comskim jezerom, kjer tečejo od leta 1986 dalje velika sistematična raziskovanja. Podrobneje prikaže obrambni sistem, različne stanovanjske zgradbe in umesti najdišče v kontekst sočasnih utrdb. Postojanka Monte Barro se z dosedaj znanimi najdbami uvršča med najpomembnejše v alpskem območju. Abstract The author discusses different ideas on the late roman hill-forts of the north Italian region. Particular attention is paid to the site of Monte Barro above lake Como, which can now be seen to be one of the most important fortresses in the alpine region and where systematic excavation has continued since 1986. The system of fortification is discussed in detail, as the finds. Finally the site is discussed with relation to other forts in the region. Questo contributo costituisce la sezione centrale di uno studio sui castelli tardo-antichi altomedievali in Italia settentrionale. La prima parte, dedicata ad una classificazione preliminare, viene pubblicata negli atti del convegno di Pontignano 1992; la terza negli atti del colloquio italo-spagnolo di Pontignano-Montelupo 1993. Lo studio delle fortificazioni tardoantiche altomedievali pone una serie di problemi dal punto di vista interpretativo. Mentre un insediamento segue una nor-male evoluzione in rapporto alia stratificazione sociale degli abitanti, alle sue caratteristiche economiche ed alia cultura predominante, un castello riassume in se molti elementi di "instability". La sua fondazione, infatti, non tiene conto, a dif-ferenza di un vicus romano o da un villa del Bassomedioevo, della potenzialita economica del ler-ritorio in cui viene inserito. Pud essere il prodotto di una pianificazione strategi-ca regionale, come nel caso dei Claustra Alpium htliarum o del Tractus Italiae circa Alpes (Clemente 1968, 1980; Christie 1991) o di una piu generica atlen-zione da parte dell'autorittt centrale per le necessita difensive, situazione che ritroviamo, ad esempio, nelle prescrizioni, raccolte dalle Variae di Cassiodorio rela-tivamente ai castelli di Verruca (Cassiodorus, Var., Ill, 48) e Tortona (I, 17), costruiti, come č noto, dalle comunitit locali di Goti e Romani, sotto la guida di un funzionario pubblico. Puo essere stato realizzato per ini/.iativa privata, favorita o non ostacolata dall'autorit^ centrale, come nel caso dei castelli, prob-abilmente dei rifugi collettivi, costruiti a spese di un ecclesiastico (ad es. quello eretto all'inizio del VI sec. dal vescovo Onorato a Novara, di cui ci parla Ennodio, o quello di Laino fondato nel 556, per iniziativa e a spese di Marcelliano suddiacono della chiesa milanese (Monneret de Villard 1912, n. 4) o delle fortezze di uso personale, come quella che il goto Teodato aveva fatto erigere in un'isola del lago di Bolsena o l'altra, presso Verona, utilizzata da Marciano durante la guerra greco-gotica ( cfr. Settia in stampa). Complessa era dunque la stratificazione sociale di chi utilizzava questi castelli, dal momento che nella maggiornaza dei casi, si potevano ritrovare fianco a fianco, per un uso temporaneo o continuato, un presidio militare e la popolazione rurale del circon-dario.Una spia di questa stratificazione puo essere colta negli schemi urbanistici, nella qualita e nella tipologia degli edifici. L'organizzazione dell'abitato riflette ovviamente la funzionalita, un presidio militare tendera a proporre, secondo schemi che rientrano nei modelli di fortifi-cazione della Tarda Antichita, una distribuzione rego-lare di edifici lungo le mura, come in alcuni esempi sloveni; un abitato distribuira invece gli edifici sull'intera superficie interna; un rifugio temporaneo ha necessita di spazi per gli uomini e gli animali, piu che di case. Una fondazione dovuta ad un'autorita sara probabilmente pianificata, con edifici che adottano standard tipologici e costruttivi di buon livello realiz-zati da maestranze specializzate, come nel caso di Monte Barro; un castello sorto per iniziativa locale avra edifici piu modesti, salvo quelli di culto, come a Invillino ed a Idro. La presenza di un'autorita sara seg- nalata da un edificio posto in una posizione privilegia-ta che si distingue nettamente rispetto agli altri, come nella cossidetta casatorre di Castelseprio e nel palazzetto di Monte Barro. La dicotomia centro militare-rifugio si riflettera anche sulla struttura economica dell'abitato. Approvvigionamenti esterni prevarrano negli insedia-menti militari: a) da un hinterland regionale nella pia-nura padana, ove sono possibili, nella Tarda Antichita, regolari rifornimenti dell'annona o, con l'arrivo delle popolazioni germaniche, i sussidi dovuti all'isti-tuzione della tertia o requisizioni occasionali ; b) da territori d'oltremare per presidi bizantini, come par-rebbe doversi desumere dai manufatti di S. Antonino di Perti (Bonora, Fossati, Murialdo 1984; Castiglioni et al. 1992) e dai siti bizantini dell'Abruzzo (Staffa, Pellegrini 1993). Rifornimenti locali saranno la norma nel caso dei rifugi, che prefigurano l'incanevamento dei castelli di eta comunale.Produzioni realizzate alFinterno e nell'area immediatamente circostante il castello stes-so, che in tal modo viene ad assumere la connotazione di un coevo insediamento non protetto, come nel caso delle attivita artigianali documentate ad Invillino. LA CONDIZIONE GIURIDICA Per la Tarda Antichita e assai arduo definire la con-dizione giuridica delle fortificazioni testimoniate dalle fonti. Possiamo ipotizzare che gli insediamenti autoc-toni di origine romana fossero dei vici, come e arguibile per Idro (Brogiolo 1980). Per quelli di nuova fondazione, solo dove troviamo testimoniata la presen-za di un'autorita, un comes, possiamo presumere che 1'insediamento fosse inquadrato in una nuova organiz-zazione di tipo militare D'altra parte, la possibile com-mistione, fin daH'origine, o per evoluzione successiva, di funzioni militari e di rifugio di popolazione civile rende plausibile differenze di condizione per strutture difensive simili quanto a struttura materiale. Per l'Alto Medioevo, e talora difficile stabilire a quando risalga la condizione giuridica di civitas (vale a dire di centro amministrativo-giudiziario, governato da un duca o da un giudice, con giurisdizione su un distretto dipendente) che i piu importanti di questi cas-tra hanno in eta longobarda. E' infatti ben possibile che questa condizione sia stata acquisita per due motivi concomitanti: la concentrazione di popolazione favorita dalle dimensioni (tre-cinque ettari) e l'esser divenuti, assieme a molte citta di antica fondazione, sedi privilegiate dell'insediamento longobardo. Ad attirare gli invasori nei castra di Castelseprio, Sirmione, Garda, Monselice, e presumibilmente anche in molti altri, dovevano essere piu fattori: l'importanza strategica, la struttura sociale dei longobardi (una sola fara poteva assicurare il controllo di un centro tutto sommato di modeste dimensioni se paragonato alle citta preesistenti), la presenza di beni fiscali. Quest'ultimo elemento, se non e il risultato della con-quista, potrebbe peraltro suggerire una condizione pubblica dei castra anteriore alia conquista. Nel qual caso, avremmo un pesante indizio di una fondazione da parte dell'autorita statale. Fig. I: Monte Barro. Articolazione dell'insediamento. Societa ed economia dei castelli tardo-antichi: un modello archeologico 189 Quello che 1'archeologia potrebbe cogliere (uso il condizionale, in quanto mancano ricerche esaustive su castelli di eta longobarda e ci dobbiamo percio accon-tentare di ricostruzioni parziali, seppur attendibili) e la crescita della struttura urbana nel corso dell'altome-dioevo. I segni caratterizzanti sono la presenza di un ridotto difensivo, definito castrum nelle fonti, distinto dalla civitas, come a Sirmione, Garda, Monselice (Brogiolo 1989); 1' addensamento della popolazione alFinterno, fenomeno ben evidente a Castelseprio; la formazione di sobborgli, come a Castelseprio; la fondazione di chiese e monasteri, soprattutto a partire dali'VIII secolo, ancora una volta a Castelseprio, Isola comacina, Sirmione, Monselice; e sul piano sociale, l'emergere di una classe sociale dominante, testimoni-ata dalle sepolture privilegiate a Castelseprio, o dalla documentazione scritta a Sirmione. Nonostante questa evoluzione, i castra-civitates non riuscirono a resistere alia ripresa, a partire dall'eta car-olingia, dell'egemonia delle citta di antica fondazione. Di alcuni, ricordati alia Fine del VII secolo dalFAno-nimo ravennate (Prosilia, Susonia, Trinctonia, Theodoricopolis ecc.), non vi e piu traccia nella documentazione posteriore. La maggior parte si ridurra a vicus o scomparira, spesso a seguito di distruzione vio-lenta, nelFeta comunale. ASPETTI ARCHEOLOGICI DELLA STRUTTURA SOCIALE ED ECONOMICA Vi e chi ha sostenuto (vedi le riserve di Bierbrauer 1990 rispetto alia classificazione di Ciglenečki 1987 e le posizioni ancor piu radicali di Settia in stampa) Fimpossibilita di interpretare, sulla base di dati arche-ologici, la struttura sociale ed economica dei castelli. Questo puo essere vero nella situazione attuale della ricerca archeologica in Italia settentrionale, dove mancano non solo scavi estesi, ma, per alcune regioni, anche un semplice censimento sistematico. II mio parere č invece che, avendo per riferimento un modello interpretativo generale delFevidenza archeologica e dati esaurienti, sia possibile ricostruirla e da questa dedurne la funzionalita dell'insediamento. I parametri su cui fondare un modello interpretativo attengono alia topografia (ubicazione, sistema di dife-sa, urbanistica), all'edilizia (tipi, materiali, tecnologie e tecniche), alia cultura materiale (suppellettili d'uso domestico, oggetti di uso personale), all'ideologia (luoghi di culto e di sepoltura, manufatti di particolare significato), alia produzione (agricoltura, allevamento, raccolta, caccia, artigianato occasionale o continuati-vo). Molti concetti che li definiscono sono ormai acquisiti da tempo dalla storiografia archeologica, altri sono stati introdotti solo piu recentemente nello studio degli insediamenti. Per verificarne I'efFicacia interpretativa, fc indis-pensabile ovviamente dispone di una quantita di dati raccolti in modo omogeneo e scanditi per fasi crono-logiche il piu possibile ristrette. Condizione questa che si verifica piCi facilmente in quei siti che hanno avuto una breve durata. Un buon campione, per la dimensione dell'area sca-vata e per la cronologia compresa tra V e meta VI secolo, costituisce il sito di Monte Barro. investigato a partire dal 1986 (Brogiolo 1991). Otto campagne di scavo, per complessivi 15 mesi con una media di 25 scavatori, hanno messo in luce 1200 m di cinta con tre torri scavate, nove edifici di cui sette integralmente indagati su una superficie di poco meno di 2000 mq, un'area di cortile di 600 mq ca. Le indagini hanno riguardato quasi esclusiavmente due dei tre dei settori nei quali si puo articolare il com-plesso insediamento; la destinazione attuale del terzo non consente infatti di condurvi ricerche di ampia por-tata. Ubicazione 11 Barro e una montagna isolata (quota 922) a sud del ramo orientale del lago di Como. Ai suoi piedi, sul lato meridionale correva il percorso pedemontano tra Bergamo e Como, su quello orientale era lambita dal Fiume Adda, navigabile Fino alle rapide di Calusco. Un altro vasto castello, anch'esso di fondazione tar-doantica (Monte Brianza) sovrastava, discosto da Barro una decina di km, il percorso meridionale della Bergamo-Como. La posizione in prossimita di assi viari importanti e un primo elemento da tenere in con-siderazione. Sistema difensivo e organizzazione delFabitato II Barro e naturalmente protetto da versanti scosce-si a nord ed a est; verso ovest, ad una quota compresa tra i 600 ed i 650 m s.l.m., il dislivello e frenato da alcune ampie terrazze pianeggianti, al di sotto delle quali riprendono ripidi strapiombi con pendenza quasi verticale. In quest'area, si sviluppava, su una superFi-cie di ca. otto ettari, Fabitato. Piu accessibile, ma sem-pre con notevole gradiente, e invece il versante meridionale, il solo ad essere difeso con una cortina contin-ua provvista di torri, che inglobava una superficie di una ventina di ettari. II muro terminava ad est in cor-rispondenza di un versante naturalmente protetto, mentre sul lato opposto si dipartiva un saliente che andava a circoscrivere, in prossimita dello spartiacque, un ridotto difensivo, corripondente all'area occupata in eta rinascimentale da una nuova fortiFicazione e poi da un eremo. Al suo interno, vi erano edifici e una chiesa dedicata a S. Vittore, un santo che denota una chiara dipendenza da Milano. E' anche possibile, dal momento che non b stata individuata altrove, che attorno alia chiesa vi fosse la principale area cimiteri-ale. L'area protetta, da mura e da strapiombi, ha dunque un'estensione complessiva di una trentina di ettari ca., occupati da declivi, ora in gran parte boschivi, ma almeno in parte, in antico spogli di vegetazione e adat-ti quindi ad un pascolo di ovicaprini. Solo un ettaro di terreno pianeggiante era disponibile per pratiche agri-cole.Lo sviluppo abnorme dell'insediamento, che non ha confronti in altri castelli norditaliani, e la sua arti-colazione in tre settori funzionalmente distinti, pone problemi interpretativi che hanno sortito pareri opposti da parte degli studiosi (Vismara 1990, Settia in stampa). Sembrerebbero infatti da scartare: a) un'esclusiva funzione militare (l'ampiezza dell'abitato ed i reperti relativi lo escludono); b) un'esclusiva funzione di rifugio (lo sviluppo delle mura sul lato oppos-to rispetto all'abitato e la presenza di un ridotto difen-sivo che ricorda quelli analoghi di alcune citta, di cui ho fatto cenno nella prima parte di questo contributo, mi paiono consistenti argomenti a sfavore); c) una funzione di sbarramento, in quanto l'apparato fortificato-rio protegge solo la montagna e non il transito ai suoi piedi. Prima di avanzare una congettura motivata. occorre prendere in considerazione altri aspetti, in primo luogo l'edilizia che ci consente di definire l'organizzazione deH'insediamento e di ipotizzarne le modalita di fondazione. Edilizia I terrazzamenti occidentali potevano ospitare tutt'al piu una dozzina di edifici di dimensioni medie di questi nove sono stati individuati. Un terrazzo, sito in posizione centrale era occupato da un solo grande edi-ficio esteso su una superficie di 1700 mq; su altri due ne insistevano rispettivamente tre e non meno di cinque; in un quarto ve ne era uno soltanto. Tra un edi-ficio e l'altro vi erano ampi cortili, utilizzati per dis-carica di rifiuti domestici. Tutti erano a due piani, con piante variabili da un unico vano (due casi) a tre vani con portico (quattro esempi). Costruiti con pietra del Barro, avevano coperture in laterizi e carpenteria per lo piu in legno di castagno (presente anch'esso nella zona). La solidita e l'omo-geneita delle costruzioni attesta l'impiego di maes-tranze di buon livello, quali peraltro si potevano reperire senza difficolta anche in ambito rurale. Le Fig. 2: Monte Barro. Distribu/.ione degli edifici nell'abitato. Societa cd economia dei castelli tardo-antichi: un modello archeologico 191 trasformazioni in corso d'uso denunciano invece una maggiore poverta tecnologica e alcune murature sono state innalzate da mani inesperte. Chi uso gli edifici aveva indubbiamente un livello di cultura materiale inferiore rispetto a chi lo costrui. II grande edificio, che si stacca nettamente per dimensioni dagli altri, era verosimilmente abitato da un personaggio di rango elevato; occupava 1'ala nord, dove in un ambiente centrale al piano superiore era appesa una corona pensile, simbolo di potere di chi era il capo dell'intero insediamento; anche gli altri reperti qui rinvenuti (gioielli, due speroni da cavaliere) e, come ci dira Polydora Baker, anche una piu ricca ali-mentazione sono caratteristiche che corroborano ques-ta ipotesi. Nei corpi di fabbrica laterali vivevano invece, in piccoli ambienti realizzati con tramezze lignee, persone di rango inferiore, probabilmente servi. E' al momento impossible ipotizzare la condizione giuridica delle persone che vivevano negli altri edifici, solo possiamo dire che la qualita edilizia porta ad escludere che si trattasse di servi. Manufatti I manufatti ci permettono di definire le aree di approvvigionamento cui gli abitanti attingevano e di chiarirne la cultura materiale. Occorre peraltro dis-tinguere tra suppellettili d'uso domestico e oggetti di omamento. Le prime sono prodotte quasi esclusivamente in ambito regionale, salvo alcuni vetri ed un numero esiguo di contenitori e piatti di provenienza africana. Questo h un dato comune per il territorio lombardo tra seconda meta V e VI secolo, indizio della rarefazione dei commerci a lunga distanza. Gli oggetti di ornamento, oltre a quelli testimonianti lo status symbol di cui si č detto, comprendono anelli, braccialetti, fibbie e fibule, tutti rigorosamente inquadrabili nella cultura materiale tardoromana. E' anche da rilevare la totale assenza di armi, inusuale per un sito fortificato. Almeno per questo aspetto, il nostro insediamento non differiva da quelli coevi; costituisce invece un'eccezione, rispetto almeno all'area transpadana, la disponibilita di denaro, in particolare in eta gota, testi-monita da 20 monete, rinvenute in differenti edifici e quindi non imputabili alia dispersione di un tesoretto. CONCLUSIONI L'esame comparato dei reperti orienta verso queste conclusioni: 1. L'insediamento venne progettato e realizzato con un notevole dispendio di risorse; questa constatazione, unitamente alia posizione nelle immediate vicinanze di una citta come Milano suggerisce che 1'iniziativa sia stata avviata dalle massime autoritži dello stato; 2. Tale origine si riflette nella struttura gerarchica deH'insediamento, osservabile: (a) nella tripartizione areale che converge sul ridotto centrale fortificato, nel quale trovava pošto la chiesa e dove potremmo sospettare alloggiasse un presidio militare; (b) negli edifici, aH'interno dei quali si distingue per dimensioni ed articolazione simmetrica il palazzetto ad ali; (c) nei manufatti e nei reperti faunistici, rinvenuti al suo interno, materiali che evidenziano una maggior qualifi-cazione nella cultura e nell'alimentazione dell'ala nobile rispetto a quella laterale, occupata da persone di bassa condizione (servi?); (d) nel simbolo di potere (la corona) appesa al soffitto del vano centrale, riferibile ad un personaggio di alto rango, verosimilmente il capo dell'insediamento; 3. L'analisi dei manufatti denota peraltro che chi viveva nell'abitato era di cultura tardoromana e, come tale, non si distingueva dalle popolazioni del territorio ciscostante; i reperti faunistici confermano che era direttamente coinvolto neH'allevamento del bestiame, attivita che poteva essere svolta in parte nei 300 ettari ca dei versanti della montagna, in parte nell'hinterland. Non essendovi spazio, sulle pendici del Barro, che per attivita agricole sussidiarie, se ne deve dedurre che i prodotti dovevano essere raccolti altrove. Vi e inoltre una certa evidenza che le derrate agricole prodotte direttamente venissero integrate con approvvigionamenti. 4. Sono documentate soltanto attivita artigianali episodiche; non da queste doveva pertanto provenire la relativa ricchezza degli abitanti, testimoniata dall'inusuale rinvenimento di monete, in particolare per il periodo 525-543; 1'ipotesi piu probabile e che costituissero un pagamento per servizi resi; 5. Possiamo a questo punto avanzare un'ipotesi che dia ragione dello scopo di un insediamento fortificato cosi complesso e ammettere che esso coniugasse tre differenti esigenze, tra loro correlate: (a) un rifugio per le popolazioni locali su un'area di 8 ettari ca., direttamente coinvolte nel progetto pianificato di difesa; (b) Fig. 3: Monte Barro. Planimetria del grande edificio nella sua fase originaria. un presidio militare, probabilmente residente nel ridot-to dell'Eremo, agli ordini di un personaggio di alto rango, che risiedeva nel palazzetto; (c) un'area fortifi-cata di 25 ettari ca. sui versanti meridionali, utilizz-abile in caso di un lungo assedio, per ammassare besti-ame. Queste caratteristiche rispondono assai bene alle esigenze strategiche dei castelli di V-VI secolo, quali quelli, costruiti da Goti e Romani, di cui ci informa Cassiodoro (Var., I, 17; III, 38); fu solo dalla peculiare morfologia che il castello di Monte Barro derivo una struttura insediativa inconsueta. 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