Maria Rosaria Cerasuolo Pertusi Trieste CDU 801.54 STOMA DI PAROLE ED ETIMITRIESTINI Petes "grappa, acquavite" 0. Dopo quanto esaurientemente esposto da M. Doria in GDDT e GDDT Suppl. sussistono ancora - a mió modesto parere - elementi validi per riscrivere, almeno parzialmente, la storia délia parola "caratterizzante"1 triestinapetès "bevanda superal-coolica (soprattutto di pessima qualità)", "grappa, acquavite" e simili, anche se questi stessi elementi non si appalesino, purtroppo, decisivi - come vedremo - per fissare definitivamente l'etimo délia medesima. Vale, comunque, sempre la pena di ripercor-rerne la documentazione, al fine di recuperare almeno una parte délia "storia" délia parola in questione. Seguiamo, quindi, passo per passo le tappe di questo nostro nuovo approccio: 1. Impiego di petes nel triestino. Non vi recuperiamo nulla di sorprendentemente nuovo. Si puo, al massimo, tener presente la variante "arcaica" petesse (1851), forse utilizzabile per il discorso che faremo succesivamente. Formalmente essa ha l'area di una forzata italianizzazione a partiré da petes, quasi alla pari del petesso fiumano (già ci tato del GDDT). La spinta potrebbe essere stata data da coppie alternanti preesistenti nel triestino tipo cales/calesse "calesse" o anchepes/pesse "pesce". Tra i derivati già noti una postilla possiamo fare a petessaria "liquoreria", che si è formata nel nostro dialetto ben prima del neologismo italiano grapperia (cfr. G. Pittana "Passaparola" sett. 1987 p. 196), che non ho trovato registrato in nessun dizionario italiano moderno. Un derivato "nuovo", ma comunque prevedibile, è il verbo petessar "bere liquori" (var. di ciuciar e sbevazar), cfr. i già elencati petessante, petesser, e petesson GDDT, che presuppongono, appunto, un *petessar, anche se casualmente non fosse attestato, cfr. P. Sancin "Daghe de bora" (Udine, 1987) p. 95 "la me andava zô a petesar". E si rammenti anche Petesson, soprannome di un pellicciaio triestino (certo Bruno Kufer-sin, cfr. L. Santin-L. Valentini "Il Meridiano" 1-12-1988). Sono tutte voci che ricon-fermano - se ce n'era bisogno - la vitalità in ámbito dialettale délia parola-basepetès. 2. Diffusione in area istriana. Ne danno conferma L. Farina VP 3-6-1988 p. 8 (per l'istroveneto in genere), S. A. Stell "Da la fersora aie bronze" (Trieste-Fiume 1990) p. 34 (Pola), B. Mangini AMSIA 90 (1990) p. 282 e F. Ursini LRLIII (1989) p. 54 (sempre per Pola). Ad Isola petes era sentito come triestinismo (Vascotto), a Pola, 1 Sul concetto di "caratterizzante" v.M. Doria, L'anima del dialetto triestino. Le parole caratterizzanti, "Il Banco di Lettura" 1,1 (1988) pp. 9-13. 145 a Fiume e a Isola risultano attestati anchepetesseria epetesson (N. Milani-Kruljac VP 17-8-1989 p. 6 (A. Vascotto cit., N.N. VP 9-1-1988 p.6). 3. Diffusione nello sloveno istriano. Troviamo attestata a Valmovrasa la forma petes "acquavite" (F. Paclich p. 365) 4. Zona friulana (Gorizia compresa). Accanto a petes e petessarie, citati in GDDT, saranno da aggiungere le forme petez (accanto a petes) "acquavite, liquore alcolico, superalcolico" e petezarie "liquoreria": cosi il Faggin. Si tratta di forme preziose, in quanto corroborano la genuinitá della forma bisiacca petez (v. avanti), puré con l'affricata: se ne deduce, quindi, che b petes la forma secondaria rispetto a petez, primario, e non - come si poteva anche sospettare - viceversa. Nel Faggin petes, -ez é tenuto separato da petec "pettegolezzo", anche "impiccio, imbarazzo", ben-ché sia noto che nel friulano di tipo udinese i due suoni di affricata, zec, tendano a confondersi e a sostituirsi l'uno con l'altro. Come a diré che in ultima analisipetec e petez (-es) potrebbero essere anche corradicali. Infine, importantissima, l'attestazione gorizianapeteze (ancora masch.) "acquavite, per favorire la digestione" dell'a. 1628 (R.M. Cossar "Cara vecchia Gorizia", Gorizia 1981, p. 26), única attestazione della nostra voce risalente a un'epoca suficientemente "antica" e nuovamente, caratteriz-zata dall'affricata -z (nonché da una -e epitetica, come nell'attestazione triestina di due secoli piü tardi). 5. Zona bisiacca. Vi accenna anche Doria GDDT Suppl. La situazione comples-siva a prima vista puó sembrare ancora un po' confusa: I. Esiste un petez sia (a) col signifícato di "grappa, acquavite" ecc., sia (b) al pl. col signifícato di "affari intimi, pettegolezzi". Da (a) abbiamo i derivati petezon, petezar, e petezaria, sempre con l'affricata (naturalmente sorda). Evidentemente nel bi-siacco sono espressi con la stessa forma i significad che nel friul. del Faggin risalgono a due voci separate, petes, -ez e petec. II. Esiste, accanto apetezar anche unpetezar, con affricata sonora, col signifícato di ital. (s)petezzare. E, distinto dal petezon sopra menzionato, un petezon (sempre con l'affricata sonora) "scoreggione". E' assai probabile che questipetezar epetezon siano tali e quali (o coincidano) con ital. (s)petezzare, caratterizzato anch'esso dall'affricata sonora, siano quindi voci che non hanno nulla a che fare, almeno direttamente, con il nostropetez, petes ed indeboliscano - a mió avviso - l'etimo di quest'ultimo (v. avanti) da peto "flatulenza". Sfrondata di questa appendice, ripetiamo, la famiglia di parole bisiacche incen-trate su petes ricalca abbastanza da vicino la situazione ricostruibile per il friulano. 6. Zona ladina. Risulta in parte giá tratteggiata dal Doria, il quale cita il cortin. impetezá "brillo" (e inoltre - e su ció ritorneremo piü avanti - "contagiato da malattia venerea" e anche "indebitato"). La stessa parola é inclusa anche nel nuovo dizionario del Croatto (impetesá), provvisto pero, dei soli due primi significati. II semplicepetes risulta peró attestato anche nell'auronzese (Zandegiacomo-Lugan) e l'aggettivo (in veritá un part. pass.) Hmpetessé va posto alia base del roccapietorese (gerg.) insepeté 146 (nota la metatesi!) "ubriaco fradicio" (Pallabazzer, cfr. A. Zamboni in "Saggi Zolli", Padova 1991, p. 460). 5.1. Etimi già proposti. Ai cinque etimi elencati dal Doria 1. retrogrado da petes-saña, fr. pâtisserie "pasticceria-liquoreria", 2. slov. pitje, 3. lat. pitisso, 4. ital.petec-chia (Vidossi), 5. da ital. (venez.) suffissatopeto "flatulenza" (Doria), ne aggiungo un sesto, franc. pète(-)sec "uomo forte, rígido, autoritario" (il carattere del cliente che frequenta la liquoreria), F. de Farolfi in L. Grassi "Le insegne dell'ospitalità" (Trieste 1985 p. 8), étimo di cui perô è fin troppo evidente l'infondatezza; potrebbe, piuttosto, aiutarci nella nostra ricerca un intéressante dettaglio riguardante l'immigrazione a Trieste agli inizi del XIX secolo: nel 1839 arriva a Trieste certo Nicolô Pitt "di Zerzi-vento" (dunque dalla Caraia), cui viene concessa la licenza della vendita di "bibite spiritose" (P. Covre "II Piccolo" 29.7.1990). Da questi molteplici dati, presi nel loro insieme (l'esistenza di un petes, -ez in friulano e ladino cadorino, la circostanza che nelle zone bisiacca, friulana e cadorina compaiano varianti con l'affricata anziché con la sibilante, il fatto che nei primi del-1'800 immigrano a Trieste liquoristi carnielli) si ricava l'impressione che la voce (e la "cosa") sia, rispetto, a Trieste, di provenienza settentrionale e, contemporáneamente, che le attestazioni in Istria e nel Quarnero (tutte tardive) siano dovute al successivo espandersi del triestino, con le sue voci più caratterizzanti, a S. e a S.E. (fin nello sloveno istriano) della città adriatica. Un movimento inverso (da Trieste, o, addirittu-ra, da Pola o Fiume) verso il Friuli e il Cadore, cui sembra dar crédito - se ho ben capito - lo Zamboni (cit.), pare qui, effettivamente, da escludersi, qualora si tenga ben presente la funzione particolare, quasi di cerniera, del dialetto triestino, che accoglie e smista verso S. termini lessicali provenienti da N., in virtù della sua posizione geográfica e del prestigio che esso godette in ámbito giuliano, verso la metà dell'800, all'epoca delle massime fortune emporiali della città2. 5.2. Nuove proposte etimologiche. Se è stato relativamente facile ricostruire la strada per la quale la parola, già carica del suo significato specifico, è giunta dal N. o N.O. a Trieste per proseguiré, poi, sorta di Wanderwort, verso S. e S.E., non altrettanto agevole è lo stabilirne l'etimologia; ossia giustificare il suo particolare assetto, sia dal lato del suo signifiant che del suo signifié nella lingua o gruppo di lingue d'origine. Qui veramente troviamo interrotti quei "ponti" che tanto ci servirebbero per fissare la parola all'interno di un ámbito particolare, ben preciso e concreto, ámbito che a priori non è possibile, appunto, ipotizzare dato l'intrecciarsi, in coteste lingue e dialetti, che possiamo ben definire come "alpini" o meglio "prealpini", di vari filoni definibili via via come indigeni (locali), veneti, tedeschi, anche slavi, ognuno dei quali puô essersi congelato in una forma e/o significato del tutto particolari e irripetibili. In altri termini, 2 Un altro chiaro esempio, proprio all'interno della stessa sfera nozionistica, di parola che "scende" da N. verso S. è il triestino trapa "acquavite di vinacce". Tratta da ted. Treber "vinacce" mantiene intatto questo suo significato solo nel friul. {trape) e nel bisiacco, mentre già in grádese, oltre che "vinacce" significa anche "acquavite (di vinacce)" e in triest. possiede solo questo secondo significato (che è anche 1 'único attestato per questa voce in Istria) (cfr. GDDT e GDDT Suppl.). 147 non possiamo procedere ulteriormente se non per tentativi. Ora si da il caso che é giusto affermare che petes o petez é parola cadorina (o carniella), ma quivi, ci doman-diamo, che cosa essa veramente rappresenta? Essa aveva sempre questa forma e que-sto significato (/-i) e quest'ultimo si concilia, a parte che la distillazione delle vinacce é pratica non certo antichissima, con tutta una serie di Realien cronológicamente fis-sabili? Tre, a mió modo di vedere, sono le vie che si possono battere in vista di un étimo accettabile. Le tratteró qui in modo molto schematico, rimandando ad altra occasione il compito di studiarne i singoli particolari. 1) La voce é connessa con friul.peta "focaccia" (da PÍTTA, REW 6546), di cui sarebbe una specie di diminutivo-peggiorativo, il quale avrebbe assunto il significato di "protuberanza cutanea appiattita", "pustoletta", poi "eritema", "la faccia paonazza dell'ubriaco", l'ubriachezza stessa. Gli inizi di questo sviluppo semántico sarebbero riscontrabili in altre voci neolatine facenti capo alio stesso PÍTTA "Kuchen", precisamente rum. 'pata', "Fleck, Flicken" e portogh. peta "Fleck im Auge des Pierdes". Siamo vicini, come si vede, per la parte semantica, alPetimo del Vidossi, anche se egli vi era arrivato per altre vie. L'étimo, comunque, si semplificherebbe qualora a base della voce rumena (e portogh.) e di petez si postulasse anziché PÍTTA la base PICTÁ-RE "dipingere" (cosí il Cioranescu s.v. per la voce rumena, nonostante alcune difficol-tá d'ordine fonético). Come a diré che il ricostruito cador. o friul. peta "pustola rossastra" o, sim. manterrebbe l'accezione coloristica ínsita nell'étimo PICTÁRE. Tutto ció a condizione che friul. peta "focaccia" fosse una parola d'etimo completamente diverso e solo casualmente omofona alia base di partenza da noi ipotizzata. Ci sorreggerebbe in questa nostra etimología l'esistenza nel rum. stesso di un dimin. peti¡a sf. "mancha pequeña" ecc. e anche in ámbito veneto il chiogg. petecia "macchia rossa, scalmana" nonché petassier "che ha la faccia paonazza" (non necessariamente italianismi tratti dapetecchia). 2) La voce é connessa con ital. petecchia, quindi tratta, come questa, da lat. (IM)PETlCULA (DEI, DELI), variante di IMPITÍGINEM, da cui triest. pe- e pidin, istr. (pir.) lipidin, friul.pedign (per altre forme rimandiamo al REW cit.). Per accettare tale étimo sarebbe, pero, necessario, causa il t intervocálico conservato, ritenere la parola un prestito dalla lingua letteraria. Resta, naturalmente, anche da spiegare, pa-rallelamente a quanto supposto per l'etimo precedente, il passaggio semántico da "im-petigine" o "pustoletta" ad "eritema", "rossore dell'ubriacone" ecc. Ovviamente con questo étimo petes non avrebbe nessun legame con il quasi omofono friul. petec e nemmeno con la serie di venez.pettegolo e affini (e, di riflesso, con veneto petar). 3) La voce, in questo caso un tutt'uno con friul. petec "chiacchiera" e anche "imbroglio", apparterrebbe alia vasta famiglia (radicale pet(t)-), cui risalirebbero alcune voci veneziane (e poi ital.) pettegolo (il cui étimo, pero, nonostante il DELI non é affatto chiaro)3. Nel caso si intenda stabilirne l'etimo nell'ital. (o/e venez.) peto 3 Fra i vari significati di ven. (anche friul. e bis.)petez(o) e sim. da scartare, ai fini della nostra ricerca, 148 "flatumenza" (lat. PEDÏTÀRE), ricordiamo che questo ha contro di sé il fatto che l'ital. (e il veneto) hanno unpettezzare epetezzo (con l'affricata sonora), quindi non raccordabile in nessun modo ai nostri petes o petez e derivati (v. avanti), a meno che non si ammetta, antieconomicamente, una pluralité di suffissi per giustificare, separa-tamente, le due serie di derivati. Qui i passaggi semantici sono ancora più numerosi e complessi, anche se è facile un'evoluzione da "imbarazzo" o "imbroglio" a "indebita-mento" o "malattia venerea" (in ambedue i casi chi ne è colpito si trova "nei guai"). Le implicazioni, per un controllo dei Realien, sono numeróse, né si dimentichi che il radicale pet(t) - potrebbe essere lo stesso di veneziano petar "affibbiare" ecc., per il quale non si esclude nemmeno un'origine onomatopeica (v.C. Marcato RELV p. 115) o un ricorso, in extremis, al PICTÀRE di cui si è già discusso. Concludendo, non ho voluto far altro, in questa sede, che ¡Ilustrare sommaria-mente alcune proposte etimologiche che mi son sembrate a un primo momento, abba-stanza sensate. Ovviamente, in previsione di una scelta finale, ognuna di queste ipotesi richiederebbe un trattamento più approfondito, tenendo nel debito conto tutti i valori possibili assunti da ciascun termine delle famiglie lessicali elencate, sia in ámbito veneto, che friulano e "ladino"; tanto più che, con tale approfondimento, potrebbe capitarci sotto mano qualche attestazione-chiave, tale da rischiarare tutta la documen-tazione in nostro possesso e condurci verso la sospirata soluzione. Ma non osando sperare che ció possa arrivare tanto presto, accontentiamoci di aver tratteggiato le vie essenziali délia ricerca e aver risolto efficacemente il problema délia "storia" più recente del nostro petes. ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE AMSIA "Atti e memorie della Societá Istriana di Archeologia e di Storia Patria", Parenzo (poi Trieste). Cioranescu A. Cioranescu, Diccionario etimológico rumano, La Laguna/Tenerife 1958-1966. GDDT (Suppl.) M. Doria, Grande dizionario del dialetto triestino, Trieste 1987. LRL "Lexikon der romanistischen Linguistik", Tübingen 1989. DEI C. Battisti-G. Alessio, Dizionario etimologico italiano, Firenze 1950-1957. DELI M. Cortelazzo - P. Zolli, Dizionario etimologico della lingua italia- na, Bologna 1979-1988. Marcato RELV C. Marcato, Ricerche etimologiche sul lessico veneto, Padova 1982. quello del bellun. petez e venez. (far dei) petez "(fare) delle smorfie, delle affettazioni ridicole". 149 F. Paclich, Slovenski dialektološki leksikalni atlas Koprske Pokrajine SDLA-KP (II), Tesi Scuola Super. Interpretó e traduttori, Univ. Trieste, a.a. 1989-1990. W. Meyer-Lübke, Romanisches etymologisches Wörterbuch, Heidelberg 1935. "Saggi di lingüistica e di letteratura in memoria di Paolo Zolli", Pa-dova 1991. A. Vascotto, Voci della parlata isolana nella prima metä di questo secolo, Imola 1987. "La voce del Popolo", Fiume (quotidiano). Povzetek ZGODOVINA IN ETIMOLOGIJA TRŽAŠKIH IZRAZOV Prispevek daje zgodovinski pregled rabe izraza petes 'žganje, močna alkoholna pijača slabe kakovosti' v zadnjih 150 letih. Izhaja sicer iz Dorijevega narečnega slovarja, ponuja pa nekaj novih etimologij, obenem pa opozaija na možnost onomatopeične razlage. Izraz ni samo tržaški; pozna ga vsa Istra in del Furlanije. Paclich REW Saggi Zolli Vascotto VP 150