Soldi IO al numero. L'arretrato soldi 20 Associazione anticipata pel I, II e III trimestre 1875: fior. 2 e s. 40 ; fuori idem. Un trimestre in proporzione. Il provento va a beneficio dell'Asilo d'infanzia unione i CRONACA CAPODISTRIANA BIMENSILE. si pubblica ai 9 ed ai 25 Per le inserzioni d'interesse privato il prezzo è da pattuirsi. Non si restituiscono i manoscritti. Le lettere non affrancate vengono respinte, e le anonime distrutte. Il sig. Giorgio de Favento è l'amministratore I L'integrità di un giornale consiste nel/'attenersi, con costanza ed energia, al vero, all' equità, alla moderatezza. ANNIVERSAKIO. — 26 Aprilo 1478 — I.a Congiura dei l'a/.zi a Firenze — (F. Illustrazione) I Ci I E X E (Cont. Vedi N. precedente) Se la bocca v'insegna a masticare, la retrobocca v'ammaestra come abbiate ad inghiottire. Quando avete finito di masticare, la lingua raccoglie la pasta e la riduce in una pallottola : il velo palatino si solleva e il boccone passa nella retrobocca. Questa confina al di sopra con due canali che comunicano col naso e servono a respirare specialmente durante il sonno, e al disotto con altri due canali, l'uno chiuso da valvole e l'altro aperto. Il primo è il canale che manda l'aria ai polmoni e si chiama trachea, volgarmente gargato : esso sta alla parte anteriore. L'altro è il così detto canale della minestra, cioè V esofago, collocato dietro il gargato e destinato a mandare il cibo allo stomaco. Vedete bene, che il boccone deve passare sopra il canale del fiato per entrare in quello della minestra, ma il foro della trachea è garantito da una valvoletta, o linguella, e-piglottida, la quale lo chiude così bene, che quando si sappia inghiottire non può aver luogo alcun disordine, e se accadono degl'inconvenienti, egli è perchè non si usano le dovute precauzioni. Vi sarà avvenuto più d'una volta di vedere, che ad uno nel momento dell'inghiottire, per un improvviso assalto di tosse il cibo uscì a spruzzi dalla bocca o dalle narici, con poco gusto delle persone che gli stavano vicine. Ne sapete il perchè ? Il cibo nel passare sopra la linguetta, epiglottide, che chiude il gargato e che non era ancora ben bene a suo luogo, ne toccò i lembi ; quindi una forte irritazione e l'impeto di tosse, per cui l'aria spinta fuori dalla laringe ricacciò violentemente il cibo verso la bocca, e non essendosi alzato il velo palatino quanto bastava per dare passaggio a tutto il cibo APPENDICE. INNANZI ALL'ULTIMA CASA racconto di OTTILIA WILDERMUTH. Traduzione dal tedesco di ANNA P. (XIV) Persino lo zio si riconcilierebbe con una nipote così vezzosa, soprattutto non potendo più muovergli veruna difficoltà ora che era maggiorenne, e che aveva tenuta la data promessa. Cominciò pure a sperare dell'educazione della fanciulla un poco di più che non facesse la mattina, ascoltandone i discorsi. Le splendide apparenze non potevano del tutto ingannare. Il bello e gentile disegno del giardinetto che senza dubbio era suo, era una prova di buon gusto e di un certo senso del bello. Ad onta di tutte queste riflessioni non procedeva che a passi lenti, ed il sole volgeva già al tramonto allorché giunse pella seconda volta ch'era nella retrobocca, questo si fece via pei canali che hanno comunicazione col naso. Da qui pure il forte bruciore alla gola, l'addo-lentramento al petto e il senso di affanno, che accompagnano sempre simili inconvenienti, i quali, se si rinnovassero di frequente, non potrebbero non tornare nocivi agli organi della respirazione. Se vi nasce uno di questi accidenti u-sate del mezzo che le buone mamme ingegnano ai fanciulletti quando, come diciamo noi, la minestra glie va per tresso, cioè tenete sollevata la testa e, cessato il moto spasmodico, bevete un po' d'acqua a piccoli sorsi. Ad impedire poi che non vi accadano, osservate le norme seguenti: 1. Non mangiate mai così, che, come suol dirsi, un boccone tocchi l'altro, imperciocché dovendo nel respirare alzarsi i lembi delle linguette, è impossibile che un non interrotto passaggio di cibo dalla bocca alla retrobocca non promuova la tosse. 2. Non inghiottite mai, quando sentite i sintomi di prossima tosse, di starnuto o un prurito al riso, fenomeni tatti che mettono in azione le valvole della laringe. Mi direte che il prurito al riso dura talvolta lungo tempo, e che la sarebbe una bella penitenza quella di astenersi dal mangiare fino a che passi la voglia di ridere. Si, certamente, ma se ve la imporrete questa penitenza, v'assicuro che il vedervi dinanzi il piattello non tocco, vi farà passare assai presto il gusto del riso. III. Se il cibo che mangiate è denso ed asciutto, umidite la bocca e la gola con un liquido e ciò non solo per agevolare l'inghiottimento, ma pure, come vedremo dopo, per agevolare la digestione. Con queste precauzioni inghiottite, e buon prò vi faccia. _ Il cibo inghiottito discende giù per l'esofago ed entra nello stomaco. innanzi all'ultima casa. Non volle più indugiare per poter trovare Paolina ancora sola, poiché sentiva un certo qual timore dell'incontro colla famiglia. Si era fatto grave, e si trovava in quella disposizione d'animo che meglio conveniva ad un passo così decisivo. Con quale amore e con quale fedeltà non voleva egli stringere nelle sue braccia la timida colomba che l'aveva aspettato pazientemente, e gli aveva serbato tutto il fiore della sua giovinezza! E Matilde? Oh Matilde diverrebbe per lei sicura guida e protettrice ; ma Matilde era tutt'ora per lui una piaga, sulla quale non osava ancora porre il dito. — Nel mezzo della siepe, dalla parte posteriore dell'orticello, era praticata una porticina che fin' allora egli non aveva osservata: ora la vide aperta ed entrò. Questa volta non voleva venire come uno spione, non aveva più voglia di sentire discorsi simili a quelli della mattina; il suo passo si rallentò e divenne più cauto, allorché scorse sotto il fitto pergolato due persone. La chiara veste di Paolina traluceva dal fogliame, ma la voce che le parlava era quella di un uomo, che diceva in tono di doloroso Lo stomaco è un sacco membranoso le di cui pareti sono molto elastiche e perciò si contraggono e formano molte pieghe quando gli alimenti sono pochi, o mancano del tutto, si rigonfiano al penetrarvi del cibo. L'interno dello stomaco è tutto pieno di piccale pieghe dalle quali esce un liquido molto acido (sugo gastrico) destinato a cotnpene-trare la massa alimentare e ad elaborarla. Gli alimenti che sono alle pareti s'imbevono i primi e l'acidificazione continua fino a che tutta la massa sia compenetrata. Durante questa operazione lo stomaco si va contraendo circolarmente ed agevola così il rammollimento di tutta la massa che va spingendosi verso gl'intestini. Acciocché il contrarsi dello stomaco non faccia risalire il cibo nell'esofago o non lo faccia passare senz'essere elaborato, negl'intestini; i dne orifizii, o fori, dei quali lo stomaco è provveduto, sono muniti da forti fibre muscolari, le quali contraendosi impediscono l'uscita degli alimenti. Il cibo elaborato dallo stomaco si dice chimo. Ma gli acidi gastrici non agiscono su tutte le sostanze e sono specialmente le- materie grasse che non verrebbero elaborate se non subissero l'influenza di altri agenti, ed è perciò che il chimo nello stomaco e nel suo passaggio al duodeno trova due altri agenti, cioè la bile ed il sugo pancreatico. La bile viene segregata dal fegato, posto verso il lato destro sopra lo stomaco; il pacreas è posto dietro lo stomaco verso la spina dorsale. Il suco segregato da questi visceri compie la elabo-borazione del cibo, il quale trasformato in chimo, continua la sua via nell'intestino tenue il quale in un uomo di media statura misura in luughezza 7 metri e mezzo. Le pareti di questo intestino assorbono tutta la parte nutriente della massa : il resto passa nell' intestino crasso da cui viene espulso. Vedete, che un boccone inghiottito di- rimprovero : Neppure un quarto d'ora vuoi restar qui con me, che non potrò più rivederti ! — Oh lasciami, così pregava affannosa la giovinetta; sai pure che,giammai potremo essere l'una dell'altro. — È una sciocchezza quella di tua madre di costringerti ad aspettare il nobile sposo, che nel corso di cinque anni non è mai venuto a vederti. Non verrà più ! — Al contrario, verrà ; ha sempre scritto, e mi ha mandato libri e tante altre belle cose. E Luigia, la figlia della locandiera al Cigno mi ha fatto assai paura, dicendomi che è arrivato oggi un forestiere, il quale si è informato di tutte le ragazze. Se fosse lui! — E se fosse lui, sclamò con impeto il giovane, gli direi : In sei anni non è mai venuto a vedere la sua fidanzata ; dunque non l'ama da senno. Ma io l'ho conosciuta da bambina, l'ho amata dal momento che sono ritornato in patria, e l'amo tanto e tanto che darei volentieri la mia vita per essa: Deh! me la lasci ! — E sopraffatto dalla commozione tacque. — Oh ! riprese Paolina lagrimando in silenzio, la mamma se ne dorrebbe troppo. Sai che il suo desiderio più ardente è ch'io sposi scende presto nello stomaco, ma quando è là deve subire molte alterazioni e percorrere una via che misura all'incirca sette volte la lunghezza del corpo umano. Durante il tragitto del foro per cui entra nello stomaco fino a quello in cui esce dal corpo, quante alterazioni non possono succedere! Eppure dal regolare procedimento delle funzioni proprie agli organi digestivi, dipende in gran parte la salute. (Cont.) _ G. F.-A. Xelo o no xelo el secolo del progresso? — Xelo o no xelo el secolo del progresso ! — E ancora dubitaressi ? — sento za dinne da tutte le bande. — Mi per mi sì: miga, ohe, no go tanto de coda e no vedo nè credo ale cosse bele e bone che xe stae fate in sto secolo, ma lo digo schieto e neto: mi me par che chi se loda se imbroda. Cossa xe infati bisogno che zighemo in tuti i toni e con acompagnamento de tamburon i progresso in quel, progresso in quel'altro, progresso in st'altro, progresso a drita, progresso a sinistra, progresso sora i oci? Se impi-nimo tanto de sto progresso, che po no ghe ne restarà gnanca un poco per quei povereti che gavarà la sfortuna de viver nel secolo che vignarà dopo del nostro, e no ghe demo po nessun merito ai omeni dei secoli che xe stai, anzi li critichemo, li caluniemo e se de-smeuteghemo quela vecia, ma sempre nova sentenza de Catone: difficile cosa è far capire ad uomini clic verranno in altro secolo, ciò che giustifica la nostra vita. No ciolè in man sfogieto al zorno d'ogi che no parli del progresso de sto secolo, e lo porti ai sete sieli. No nego che sia sta fato qualcossa e più de qualcossa (de diaua! xe sta fato se no altro, dopo tante strussie, el Regno . . . . , el qual dovaria pur recordarse che.... ma.....andaria tropo per le lon- ghe), no nego dunque, dixevo, che sia sta lato qualcossa e più de qualcossa; ma digo che no xe bisogno de dirlo e ripeterlo con tanta insistenza. La xe una lege fissa, cre-delo, che fa andar avanti el mondo a passi picci picci e misurai col brassoler, e se anca i sfogieti no ghe ne facesse parola, el progresso, stè certi, faria la strada ch'el ga da far. Credeu, per esempio, vualtri, che se fussi sta possibile (metemo el caso) de far un salto in un colpo dal tempo de Noè al secolo decimonono senza passar per la trafila dei secoli de mezzo, credeu che el nostro secolo vedaria corer i vapori sul mar, viazaria come el vento in strada ferata, el se faria intender da qua in America in pochi minuti? Gnente de tuto questo, ve dago la mia parola d'onor! Per far tute ste bele cosse (chi xe che no lo veda ?) ga voludo anca prepararle, e per prepararle ga voludo la scola de disdoto secoli, con quei primi pochi annetti avanti Gesù Cristo. un signore, specialmente perchè la Chiara non ha fatto un matrimonio brillante. — Ebbene cosa è mai costui di straordinario? Dicono che sia assessore o consigliere; ma a mio credere il mestiere del giardiniere non è tanto cattivo, ed ora che ho ereditato i giardini di mio zio, sono un signore come qualunque barone. Vedi, se hai per marito uno scrivano, poiché in fondo sono tutti scrivani, malgrado i loro splendidi titoli, egli è tutto il giorno lontano da te in mezzo ai suoi libri ed alle sue carte, ed ha appena il tempo di donarti un pensiero. Ma cosa c'è di più bello, che d'essere padrone di un vasto giardino e di non dipendere da nessun altri che da Quel di sopra, che mi largisce la pioggia ed il sole? E tu puoi venire e stare con me, ed aiutarmi nei miei lavori, ogni qualvolta ne senti la voglia; e se sarò solo penserò : La donna mia è il più bello de' miei fiori ! E non ameresti meglio anche tu questa vita cou me? — Nou domandarmelo, così pregava con voce flebile e nello stesso tempo sì appassionata Paolina, che Birken non a-vrebbe mai supposta in lei : vedi, non può E po, come se poi veramente dir che questo sia el secolo del progresso, se anca al zorno d'ogi ghe xe certe teste bislacche, che, come al tempo de Renzo e Lucia, le crede ale polverine soministrae dai medeghi quando gavemo la sfortuna de aver el colera o qualche altra malatia contagiosa ? No me se po-darà negar, perchè l'ho sentia cole mie rece, che proprio al zorno d'ogi gavemo dele do-nete.dei omeni e dele persone che se dixe e che se crede persone pulite, le quali sostien (e bisogna sentir con qual sicurezza) che i medeghi ghe dà le polverine ai malai per de-strigarse ala svelta, perchè che el mal no vada avanti, perchè se xe fissi come le sar-dele e bisogna che i ne schiarissa, e cussi via de sto troto vien fati castei, che la torre de Babele o quela che i farà presto a Filadelfia, le xe un zogatolo in confronto. Come se poi veramente dir che questo sia el secolo del progresso, se anca al zorno d'ogi ghe xe certe teste de zucca che, come cinque, sie cento anni fa, le crede alle striglie, ai strigbezzi, al mazariol, al viandante, alla fatalità che perseguita chi passa de note per le croxore dele strade ; se anca al zorno d'o-gi ghe xe dela zente che no va in letto senza stropar el buso dela ciave sula porta de camera perchè no gabbia da iutrodurse la pe-sàntola, che no va fora de casa senza far tanto de corni cole man, magari soto la ve-lada, credendolo un preservativo contro l'influenza delle striglie ; se anca al zorno d' ogi ghe xe qualchidun che crede de tegnir indrio la tempesta col sbarar una schiopetada contro i nuvoli, che crede de scongiurar el temporal col cussidetto segno de Salamon; che crede de salvar el suo onor, sbudelando in duelo el so prossimo come un rospo, che ritieu per sicuro che i omeni i sia nè più nè meno discendenti dalle lustrissime scimie; che crede ......tante altre cosse che a contarvele ve faria, son sicuro, perder la pazienza? Con queste ed altre simili bagatele dele quali al zorno d'iincuo xe piene le teste de tante persone se poi donca dir che questo sia el secolo del progresso? Nò, nò, e nò! E cossa bisogna far per arrivarghe a sto benedetto secolo del progresso?— Bisogna, secondo mi, consumar el cervelo sui libri, bisogna studiar, lavorar, bisogna volerse ben come tanti fradei, bisogna lassar i pre-giudizii, bisogna metter in pratica le boue massime che ne xe stade insegnae dai nostri veci e dal libro dei libri, bisogna viver e lassar viver, bisogna rispettar per esser rispettai, e cussi un poco ala volta prepararemo la strada che mena al vero progresso. Mandèmo donca i nostri fioi ala scola, e no stemo lassarli invece, come tante piegore, per le Istrade a vegnir su cativi fioi, cativi genitori, pessimi cittadini, omeni senza cuor essere; fa mestieri che ubbidisca alla madre mia, e che mantenga ciò ch'ella ha promesso in mio nome. E se non posso essere felice collo sposo impostomi, voglio almeno restar saggia come conviene a moglie onesta, e serbare la mia coscienza scevra di colpa. Non venire più così di soppiatto, non istà bene; addio! — Buona sera Paolina; così una voce sconosciuta interruppe il pianto dirotto della fanciulla e Paolo comparve sotto il pergolato. — Signor Birken, sclamò la donzella, cou uno spavento poco lusinghiero all'amor proprio di Paolo, ma atto a rendergli più facile la rinunzia che stava per fare. Si affrettò a tranquillare i due giovani spaventati, e s'intese senza duello col giardiniere alquanto stupef-fatto. E quando la felice coppia lasciò il pergolato, e che i raggi del sole cadente accarezzavano i biondi capegli di Paolina e spec-chiavansi nei suoi occhi cilestri bagnati di lagrime, a gloria della sua generosità sia detto, egli comprendeva che non era un tesoro com-mune quello al quale rinunziava. Grande fu la sorpresa della famiglia Hiller trovando al suo ritorno lo sposo di per la famegia, senza educazion, imbriagoni, bestemiadori e pezo; che, fatti pari de famegia, i bastona la mugier, i ten i so fioi come le bestie, no i pensa che ala misureta, ala bucaleta e a tante altre cosse che quà no xe nè tempo nè logo de dirle. Mettèmose in zucca una volta che bisogna lavorar e no vardarse in viso e criticar tutto quel che xe sotto la capa del cielo, menando colpi de orbo a dritta e sinistra senza un fià de compassion ; mettèmose in zucca, che bisogna, come go dito de sora, viver e lassar viver, rispettar per esser rispettai, e che no vai un figo secco tante ciàcole buttade là al vento senza séo ne beo, sula libertà, sul progresso, su tute ste bele cosse dela zornada, quando po le parole no corrisponde ai fatti. — Fatti ghe voi, credemelo, nè basta che un omo se diga progressista e liberal, quando po el voi per forza che tutti i altri omeni lavori co le so man, vardi coi so oci, parli co la so len-gua e pensi perfin col so servèl. Bara Nane. La question del Fiumisin. (X) (Contin. Vedi i N. 1, 2, 4, 6, 7, 9, 11, 12 e 13.) 9. Il Municipio avrà la direzione generale del lavoro, e sarà sussidiato da una Giunta composta dai signori Francesco Bartolomei, Giovanni de Baseggio di Giorgio e Francesco de Gravisi di Giuseppe e da un ispeziente tecnico o almeno pratico in lavori stradali, da nominarsi dal Municipio. 10. 11 terreno occorrente per portare alla costante larghezza di 16 piedi la strada di cui si tratta, verrà cavato dai cigli delle adiacenti campagne, come viene indicato nel relativo progetto senza alcun compenso ai rispettivi proprietarj, e ciò in vista della somma utilità che loro ridonda dalla costruzione della strada medesima. L'i. r. Pretura con decreto 30 settembre 1858 N. 5632, comunicante il suddetto conchiuso protocollare, partecipava allo scrivente : a) d'aver dato ordine ai periti Francesco de Kin e Pietro Zeriul, nonché alle Giunte sunnominate d'assumere i rilievi della linea d'innondazione del fiume, ed il riparto della relativa spesa. b) di averli invitati a procedere tosto, a sensi degli articoli 3, 6 e 7, al riparto della strada di S. Barbara, sulla base delle imposte dirette, e della somma di fior. 1800 per le opere d'arte e per la sorveglianza esecutiva; prescrivendo, che tali riparti debbano essere prodotti n>'l dì 30 novembre 1858, colla riserva di dare, dopo la produzione ed approvazione dei medesimi, le ulteriori disposizioni per l'esecuzione. Berlino, diventato quasi un mito per essa, e grande il disinganno della mamma nel vederlo presentarsi non come quegli che veniva per impalmare il ben suo, ma come quegli che lo rinunciava nobilmente ad altri, per unirlo all' oggetto amato. Non voleva assolutamente acconsentire ed abbandonare la speranza per così lunghi anni accarezzata, ora che il compimento ne era stato così vicino ad avverarsi, e a vedere la bella sua figliuola moglie di un giardiniere. Ma visto il poco buon volere delle due parti interessate, si rassegnò e fece buon viso a cattivo giuoco. Papà Hiller col riso della soddisfazione andava fregandosi le mani, dicendo: L'ho sempre detto che così sarebbe meglio ! Paolo assunse la parte di zio generoso, ordinò un pranzo splendido al quale presero parte anche la Chiara col marito, il maestro di scuola ed i numerosi loro rampolli. La somma riguardevole della quale Paolo si era provveduto, divenne un ricco presente di nozze per la giovine coppia, e quando dopo alcuni giorni se ne partì, non lasciò dietro a sè che cuori coutenti e felici. Non potrei dire se pure In data 22 dicembre 1864 sub N. 5568 l'ingegnere Francesco de Rin, corrispondendo al suddetto invito, produceva all'inclita i. r. Pretura la compilata linea d'innondazione, dividendo i terreni ili due categorie, a seconda del danno che questi soffrono dalle piene, osservando che la preliminata spesa del primo progetto pel fiume di fior. 16000, verrebbe colla sostituzione ai tagli di rettifiche a regola d'arte diminuita d'un terzo, per la riduzione del lavoro, e pel risparmio dell'indennizzo ai proprietari dei terreni, che coi tagli sarebbero stati occupati, non chiedendo dessi per le rettifiche delle curve alcun compenso. Inoltre il prelodato ingegnere dichiarava che sta compilando lo Statuto, il quale servirebbe di base al consorzio, onde conservare cotale opera, e che la planimetria della linea d'innondazione e delle relative sezioni trasversali trovasi approntata nel suo studio. Infine egli parlava della strada S. Barbara per la quale ha approntato il riparto, sulla base delle imposte dirette, dividendo il lavoro in natura ed in denaro. L'i. r. Pretura con decreto 20 marzo 1865 N. 5568 restituiva la suddetta relazione all'ingegnere de Rin coll'incarico di voler completare, a sensi del decreto 30 settembre 1858, l'operato, col riparto della spesa necessaria per la regolazione del fiume, dopo la rettificazione dell'originale progetto dell'ingegnere Vallon (ciò che fu anche da lui eseguito), riproducendolo poscia segnato dalla firma del perito Pietro Zeriul (ora tra gli estinti) colla maggiore possibile sollecitudine, assieme al rettificato progetto tecnico e colle condizioni d'asta per la procedura in linea d'opere idrauliche, a termini della patente imperiale 30 ottobre 1830. Porgeva quindi invito al detto ingegnere di rimettere al più presto, per le ulteriori disposizioni i riparti in merito alla strada S. Barbara. Dal 1865 impoi si soprasedè all'argomento, ed ora viene da prepotente bisogno risvegliato colla supplica di molti interessati presentata il 21 maggio 1871 al N. 968. La nuova legge generale sul diritto delle acque d. d. 30 maggio 1869, e la relativa provinciale del 28 agosto 1870, con le quali il progetto dovrà armonizzare, ispirano la fiducia nello scrivente, che mercè lo zelo di cotest' i. r. Capitanato, quale autorità sulle acquai, sarà alla fine realizzata la secolare questione della regolazione ed escavazione del fiume Cornalunga, e della rifacitura della strada S. Barbara, sulla base del suddetto protocollo 2 ottobre 1856, e colla concorrenza del Sovrano Erario per quel tratto di canale navigabile che dal ponte di S. Nazario, passando tra le saline, termina nel padule della valle Stagnoli. Tutti gli atti riferibili alla questione e citati nel presente rapporto sono presso questo Municipio a disposizione quando che sia di cotesto Inclito i. r. Capitanato. Dal Municipio Capodistria li 28 agosto 1871 (Continua) La scelta dello stato di Luigi Magri. — Milano, Paolo Carrara libraio-editore 187 4. È questo un argomento di somma im-pòrtanza, che risguarda tanto l'individuo quanto l'intera società ; la libera scelta dello stato è una grave questione, e per giungere alla sua soluzione si dovette passare per una lunga serie di dolori, di lotte, di guerre, d'inutili sforzi, chè una razza di gente s'era imposta per la grazia di Dio, alla grande maggioranza, conculcando ogni diritto civile. Alla forza però irruente del progresso, che portava libertà ed eguaglianza, non seppero resistere le vecchie barriere, che separavano i pochi dai molti; ed iu oggi con occhio soddisfatto possiamo guardare e rimirare caduto il colosso medio-evale. A tutti è aperto il campo ad ogni arte, professione e mestiere; la scienza non è più un monopolio^ di pochi; libera è per tutti la scena politica. È una nuova vita per tutti; ma appunto perchè nuova tanto più pericolosa : non tutti comprendono il nuovo ordine di cose, non tutti sono cresciuti a sostenere le iucum-benze, i pesi, le responsabilità dell'eguaglianza e della libertà. Egli è ben naturale; troppo tempo durarono le .tenebre perchè ora si possa francamente e tosto sostenere la luce. Che si dovrà fare? Rigenerare moralmente il popolo, cominciando nella famiglia, indirizzarlo sul suo vero sentiero. E in questo riguardo, per ottenere lo scipo, molto fu fatto, e ne abbiamo la prova nello stato attuale d'Italia, che sebbene agitata dall'Alpi all'Etna fece miracoli. Si curò e molto l'istruzione pubblica, si diedero alla luce libri, che tendevano a mostrare il vero cammino, e benemeriti si resero in ciò Ambrosoli, Baretti, Belgiojoso, Gino Capponi, Thouar, Tommaseo, Zajotti, i nostri De Castro, ed altri molti. Tutti questi trattarono della educazione in geuerale, ed anco del passo difficile della scelta dello stato, ma non, ch'io mi sappia, facendo questo solo l'argomento di una loro opera. A questo manco riparò Luigi Magri, geniale e popolare scrittore. Egli compo-e il libro, sopra accennato che, sebbene sia in parte un eccletismo, per quanto dar si possa un eccletismo in un trattato d'educazione, è del tutto nuovo per la forma e pel modo con cui espone l'interessante argomento. Non intendo far un trasunto di tutta l'opera, di cui ogni periodo è un savio precetto, chè mi troverei impicciato come l'Alfieri, allorché si mise in capo di voler estrarre dalla divina commedia i passi più belli. Esporrò solo per sommi capi l'orditura del libro. un'ombra di rincrescimento passasse pel cuore del nostro giovane assessore allorché gettò un ultimo sguardo sulla vaga rosa, la di cui bellezza era rialzata dall' amore. La primavera che aveva reso tanto felice il giovane giardiniere era passata, e giunto alfine I' autunno, nel quale il nostro Paolo era per ricevere il premio della sua generosità. Era la vigilia del suo matrimonio. Sedeva alla finestra con Matilde; il di lei capo posava sul di lui cuore, le loro mani si stringevano, egli si specchiava profondamente in quei begli occhi; gustavano quel felice ed intimo comprendersi senza parole, quell' unione dei cuori, che non si prova che nelle ore le più avventurose della vita. Eppure non avrei mai creduto che il tuo cuore fosse capace di tanto amore, bisbigliò finalmente Paolo.— Credi forse ch'io stessa l'abbia saputo, e, saputo che l'avessi che te lo avrei detto? rispose Matilde sorridendo. In quel punto un replicato tossire, servendo di scusa, annunziò la domestica che entrò, recando una scatola diretta alla signorina Soden. Matilde l'aperse. Un soave profumo si sparge per la stanza, e con lieta sorpresa vi scorge i più bei fiori deposti fra umido muschio, una vaga primavera nel mesto autunno: rose, viole, camelie, frammiste a fiori di arancio ed a rami di mirto. Paolo spiegò sorridendo una elegante letterina che vi era aggiunta, ed il di cui carattere conosceva molto bene, e lesse ad alta voce: Stimatissima signorina, Mio marito si prende la libertà di mandarle questi pochi fiori, avendo noi inteso che fra breve Ella si sposerà. Non possiamo dire quanto siamo felici, e quanto ringraziamo ogni giorno Iddio della sua bontà, e ci ricordiamo con gratitudine del signore Birken, che ci ha uniti. Preghiamo di cuore il Signore di benedire Lei ed il di Lei sposo, come ha benedetti noi due. La di Lei fedele e divota Paolina Reichmann. La preghiera di Paolina fu esaudita. Fine. L'Autore, prima di trattare il vero argomento del libro, la scelta, cioè, dello stato fa, molto saggiamente, una disquisizione „sul „ metodo più acconcio di allevare i figliuoli, „ di nobilitarne il carattere, di studiarne le „ attitudini, i gusti, le capacità, per metterli „ così in grado di eleggersi quando che sia „ con sufficiente criterio uno stato." Questa parte è quindi meramente teorica e preparatoria della seconda, che espone chiaramente le vie tutte che stanno aperte al giovane; i vantaggi, le difficoltà, che offrono i varii rami a cui si applicano le forze fisiche ed intellettuali dell' uomo, sono in essa minutamente esposti. Luigi Magri, scrivendo questo libro, ebbe di mira specialmente il benessere del popolo italiano; e non fallì certo il suo scopo, chè la sua opera letta e studiata dai genitori, dagli educatori e dai giovani non potrà non cooperare al miglioramento nazionale. Giulio li. Illustrazione dell' anniversario Non è certo un bel fatto quello della congiura dei Pazzi, che avvenne a Firenze domenica ventisei aprile 1478 ; ma per non venir meno al nostro assunto, nuli'altro avendo trovato, uon rifuggiamo dal ricordarlo, nel riflesso che anche nelle pagine più tetre della storia si trova motivo d'istruzione poiché esse c' invitano a indagare, a difrtnire, a raffrontare le varie passioni dell' uomo, le quali ora nobili ora depravate furono, sono, e saranno sempre le creatrici della storia. — Quando la famiglia dei Medici pel commercio e pei talenti de'suoi, s'arriccili e divenne potente a segno da padroneggiare Firenze sotto il reggiane di Lorenzo il Magnifico (1450-94), l'altra famiglia, più antica di questa e prima preponderante, veline naturalmente a decadere : questo, in aggiunto a precedenti rancori provenienti da famigliari interessi, originò nei Pazzi un astio profondo, condiviso da tutti quelli che mal soffrivano il nuovo stato di cose. Francesco Pazzi e l'arcivescovo Salviati suo parente, altro acerrimo nemico dei Medici si fecero capi della congiura ; e il primo indusse a parteciparvi anche suo zio Jacopo, il quale si assunse di percorrere all' ora stabilita la città a cavallo, infiammando il popolo a libertà, mentre l'arcivescovo con gente armata doveva sorprendere e impadronirsi del palazzo della Signoria. Pattuirono inoltre che alla messa in Santa Maria del Fiore nel giorno suaccennato, al momento della elevazione, Francesco con Bernardo Bandini uccidessero Giuliano, e degli altri cercassero di finire Lorenzo suo fratello. Giuliano infatti rimase ucciso, ma Lorenzo si difese con mirabile prestezza, e rimasto solamente ferito fu salvato nella sagrestia. L'arcivescovo Salviati fu prevenuto dal gonfaloniere Petrucci, che essendosi accorto del tentativo, mise in armi sollecitamente tutta la gente del palazzo, massacrò gli assalitori e fece appiccare ad una finestra l'arcivescovo. Il popolo, contento dei Medici perchè provveduto di lavori e di feste, divenne etterato, entrò con furore nelle case dei Pazzi, e trascinato fuori Francesco (trovato giacente per una ferita fattasi alla coscia nel pugnalare replicatamente Giuliano) lo appiccarono alle medesime finestre insieme allo zio Jacopo ed al fratello Renato. Così venne assopita la rivolta. Questa congiura forni all'Alfieri l'argomento di una delle sue più belle tragedie. .Stabilimento tipografico. — La lieta novella che oggi diamo (l'altra volta ommessa per equivoco nell'impaginatura), forse alcuni dei nostri lettori più diligenti già la conoscono ; essi si saranno accorti che appiedi della quarta pagina del numero precedente non si leggeva più Trieste ma Capodistria, la qualo può andare altera di possedere uno stabilimento tipografico che da parecchi anni trova ovunque lode e ammirazione. Riportiamo la circolare con cui i signori proprietarii pubblicano l'avviso: 1 sottoscritti si pregiano annunziare che hanno eretto nella città di Capodistria una loro filiale sotto la ragione Stabilimento Tipografico Appolonio e Caprin Fiduciosi dell' appoggio di questa gentile popolazione dell'Istria, promettono dal canto loro di soddisfare pienamente 1' esigenze di chi vorrà onorarli di commissione, avendo sin d'ora disposto che i lavori per esattezza e sollecitudine non rimangano per nulla inferiori a quelli eseguiti nel proprio Stabilimento a Trieste. Con stima Appolonio e Caprin. Varamento. — La mattina dell'8 corr. dal cantiere Poli ritornò in mare il brik Italo della portata di 7340 staia, dopo cinque mesi di ristauro, ed ebbe la prima classe. Proprietarii il cap. Jovanovich di Megline (Bocche di Cattaro) e l'avvocato Gallo nostro concittadino. Che gli oceani gli sieno propizii/ Gita ginnastica. — Alle cinque e mezzo dell'11 mattina gli studenti delle scuole Magistrali, formatisi in squadra e condotti dal docente Giovanni de Posarelli, si misero in marcia con accompagnamento di tamburino e trombetta alla volta di Trieste, per restituire la visita loro fatta nel decorso ottobre dagli allievi di quella Civica Palestra. Dopo una breve tappa pel rancio a Marino, ripresero cantando la via; alle 9, quando erano giunti presso S. Anna, udirono d'un tratto la fanfara della squadra amica, capitanata dal sig. maestro Dragbiccbio, che veniva loro incontro : il saluto fu quale poteva attendersi da giovani facili all'entusiasmo, cioè un fragoroso evviva da entrambe le parti ; e, rotte le file, tosto s'affratellarono. Preceduti quindi dalla fanfara, fiancheggiati e seguiti dagli studenti triestini, passando per Servola e S. Andrea, entrarono con pieno ordine militare in città, ove molti cittadini li accompagnarono marciando lateralmente fino alla Palestra, sul di cui tetto comparve in quel punto il vessillo in onore degli ospiti. Ebbero la più cordiale accoglienza; visitarono tutto l'edificio; assistettero ad appositi saggi ginnastici ; l'instancabile fanfara degli allievi, creata e diretta dal Sig. maestro Scherenzel, rallegrò il ritrovo con varie sonate, tra cui la marcia: Omaggio a Capodistria; gli onori di casa vennero fatti dal valente e cortese Sig. Draghicchio. Poco dopo le sei squillò a raccolta, e la balda comitiva si diresse collo stesso ordine, con cui era entrata in città, al molo S. Carlo dal quale dovevano imbarcarsi i nostri sull' Egida. La partenza fu commovente: questa parola ci dispensi dal descriverla. I nostri studenti, insieme al grato ricordo, portarono seco la promessa che in breve si ripeterebbe la festic-ciuola a Capodistria. Il veglione mascherato, che ebbe luogo nel teatro sociale la sera del 12 corr., procurò al fondo vedove ed orfani dei membri della società operaia di mutuo soccorso la somma di fior. 78.60, coi quali esso fondo viene iniziato. Dilettanti filodrammatici. — Al solito chi deve fare la relazione sopra una recita di dilettanti si leva d'impiccio a buon mercato : brucia l'incenso a cucchiaiate e scaglia il turibolo a destra e a sinistra. Altri più scrupolosi si trovano tra l'uscio e il muro, perplessi ed angustiati tra gli obblighi della convenienza e il dovere di non mentire, per quanto una stiracchiata interpretazione di galateo possa tollerare e forse approvare le bugie. Due sono infatti le opinioni del giorno a tale proposito. V' è chi dice che il dilettante comico non debba essere assoggettato alla pubblica critica, appunto perchè dilettante, cioè persona la quale per lo più a scopo umanitario e sempre con pieno disinteresse e con un mucchio di seccaggini calza il socco ; e che gli spetti di conseguenza lode ognora e profusa, quando per incoraggiarlo e quando per retribuirlo. Si esclama dall'altra parte: tutto ciò che avviene in pubblico deve essere in pubblico sottoposto a critica, ma alla critica vera e quindi vantaggiosa, vale a dire a quella che ammaestra e non morde, che consiglia e non attraversa ; un dilettante deve possedere, per rispetto del pubblico e suo, almeno i requisiti più necessarii; nessuno ve lo costringe; quindi negli apprezzamenti conviene seguire la verità, e non osannare presuntuosi. Ma noi non abbiamo bisogno di schierarci nè da una parte nè dall'altra, e siamo sicuri che le nostre parole non saranno granellini d'incenso; e se abbiamo premesso un preambolo, esso servirà a far rilevare quanto differente sia la situazione nostra dalla comune dei relatori, come piana essa sia non dovendo che stare al vero, e come lieta, trovandoci nel caso di poter aggiungere anche noi una foglietta alla corona d'alloro già intrecciata dalla stampa alla nostra società filodrammatica, vecchia d' anni, ma giovane di recite, poiché, costituita nel marzo del 72, ne diede finora sei, che furono poche è vero, ma per l'esecuzione buone assai. La bella sera fu quella del 15 corr. Chi vuole porre mente ai moltiplici intoppi che sempre difficultano la scelta della commedia ai dilettanti — come ad esempio, per citarne alcuni dei più frequenti, o l'insuperabile malagevolezza drammatica, o il numero soverchio dei personaggi, o l'argomento che, sia pure a reto fine, svia dalle rotaie di mia morale rigorosa quale s'addice alla loro dignità — senza dubbio non potrà addebitarli se la commedia, a cui s'appigliarono, non fu ottima nè pel concetto, nè per la lingua: scelsero Apparenza inganna in tre atti, del sig. Isnardo Sartorio, scritta sul principio dell'anno decorso. Procuriamo di esporne in breve l'argomento. Al sig. Antonio Manfredi, vecchio ed agiato milanese, rimangono due soli congiunti: la nipote Emilia, vedova dopo un anno di matrimonio, ed il nipote Enrico cugino di Emilia, capitano di artiglieria il quale all'alzarsi della tela ha già fatto a Marte da pochi giorni un "indietro-front,, indottovi dalla vaghezza di assaporare la tranquillità matrimoniale, avendo in mente d'impalmare sua cugina che stima ma non ama, ciò che per lui nulla monta, poiché secondo le sue idee erronee l'amore nascerà dopo, e si conserverà a lungo mentre pegli altri mortali, che s'amano prima ardentemente, le prose del convitto smorzano la fiamma. Il dottore Alberti, uomo attempato e amico di casa Manfredi, conoscendo il cuore generoso del sig. Antonio, lo persuade con poche parole di prendere seco Erminia, giovanetta orfana impoverita; e poco dopo di far dare lezioni di pianoforte a questa e ai due nipoti, per soccorrere destramente il maestro Carlo Mandini, eccellente giovane che trovasi in povertà. La vecchia contessa Teresa Morandi, entra in casa a tutte le ore, perchè era l'intrinseca della defunta madama Manfredi ; è la confidente del sig. Antonio (questi insieme a lei cospira con patriarcale bonarietà per indurre Emilia renitente a coniugarsi con Enrico); è la confidente ancora del sig. Zef-firo Andreini, direttore di un collegio e vanitoso scribacchiatore di tragedie, il quale spasima per tutte e tre e per la cameriera Luigia, e da tutte riceve ripulsa. Il titolo della commedia trova applicazione nel fatto che mentre, Emilia, Enrico, Erminia e Carlo, dopo sospetti ed esitanze giungono a conoscere la verità, la contessa Moreni, il signor Antonio, ed il signor Zef-firo ritengono sempre che Enrico ed Emilia, Carlo ed Erminia sieno innamorati reciprocamente, mentre invece scoprono tutto il rovescio: Enrico sposa Erminia e Carlo sposa E-milia. Questo è lo scioglimento, avendo 1' apparenza in sul principio ingannato i quattro amanti, e fino alla fine lo zio, la contessa ed il poetastro. La parte del sig. Antonio venne sostenuta dal sig. Giorgio de Baseggio, che ci dipinse con verità il buon vecchio desideroso di trovare nella futura prole dei nipoti affetto filiale ; quella di Emilia dalla signorina Anna Del Bello: ella non ebbe questa volta il destro di manifestare tutte le sue non comuni doti comiche, che tanta ammirazione destarono nelle poche recite finora date dalla società, non permettendolo il carattere che la volle mesta e corta confabulatrice ; ma cionondimeno anche lo spettatore nuovo l'avrebbe subito saputa apprezzare per quella valentissima che è. Il sig. Emilio Zetto, seppe con commendevole maestria produrre il franco atteggiamento dell' ex capitano, la sua filosofia originale, e poi la lotta tra gli incitamenti del cuore e i dettami della ragione. Il carattere del dottor Alberti trovò nel sig. Giulio de Baseggio, quantunque novizio alle scene, un felicissimo interprete; quello del maestro di pianoforte venne animato dal sig. ingegnere Gregorio Calo- giorgio (che per la prima volta pigliava l'aria del sipario), dissimulando egli senza esagerazioni e con piena aggiustatezza le ambasce prodotte dalla gelosia, dal dubbio che l'a-more sia sconosciuto se non disprezzato per l'umile condizione; e quello della quanto infelice altrettanto simpatica Erminia, venne tratteggiato dalla contessina Emma Borisi, nei brevi termini concessi dall'autore, con graziosa diligenza. La signorina Luigia de Favento ritrasse la vecchia contessa Moreni nei suoi difficili compiti, con metodo eccellente da sembrare in qualche istante artista anzicchè dilettante. Brillò il signor Luigi Lion pel modo gaio con cui rappresentò la boria e la fattuità del tragediografo. Spigliata e vezzosa fu la signorina Anna Cobol nella parte della cameriera. Insomma se il sig. Sartorio, dal limite opposto in cui si trova, fosse venuto in quella sera nel nostro teatro sociale, anche egli avrebbe certo applaudito calorosamente, ed i suoi sarebbero stati applausi di riconoscenza. Trapassati nel mese di marzo. (Anagrafe del 1869: abitanti 7539, — Presidio: un battaglione di cacciatori. — .Nella carcere 781 uomini. — In questo mese avvennero 4 casi di difterite; 3 guariti, 1 morto.) 1 Mons. Elio Nazario Stradi, Parroco, Prepo-sito capitolare mitrato, d' anni 81 m. 2. - 3 Matteo DeBernardi, d'anni 74. — 6 Bartolommeo Ferrari, d'anni 68 m. 5; M. 0. di Trieste, d'anni 37 (carcerato); Bartolommeo Divo, d'anni 1 m. 7.-7 Marianna Della Riva, d'anni 66; Caterina Stradi di g. 4. — 8 Giuseppe Clou, di m. 1; Caterina Zago, d'anni 36; Maria Germani, d' anni 55. — 9 Francesco Bartolommei, d'anni 82; Giulia Perini, d'anni 3 m. 6; — IO Pasqua Gajetta, d' anni 63 m. 10. — 14 G. Z. da Buco-vicli (Zara), d'anni 26 (carcerato). — 16 G. V. d: Prid-vorie (Ragusa), d' anni 73 (carcerato). — M. C. di Bri-stivizza (Spalato), d'anni 26 (carcerato); Giuseppina Bolle, d'anni 5; Benedetto Verzier di m. 8. — 18 Michele Fafach di ni. 3. — 19 Pellegrino Schipizza, d';'anni 18 m. 8. — 20 G. F. di Servola (Trieste), d'anni 28 (carcerato). — 22 Antonio Schiullaz, d' anni 1 m. 5. — 23 C. N. di Slanina (Cattaro), d' anni 61 (carcerato); Domenica Benedetti, di m. 6. — 25 M. M. di Dolaz (Zara), d'anni 25 (carcerato); G. C. di Racievaz, d'anni 48 (carcerata). — 26 Edoardo Lupetto», d'anni 33 m. 5. — 29 S. L. di Polesnik (Zara), d'anni 27 (carcerato) — 31 Maria Steffè d'anni 1 in. 11 ; F. V. di Spalato, d'anni 44 (carcerato) ucciso. Matrimonii celebrati nel mese di marzo. (nessuno) Fiere e Mercati nel Litorale. 1 F. a Valle di Rovigno — 2 F. a Bogliuno — 3 F. a S. Croce (territorio di Trieste) — 4 F. a Sesana — 5 F. a Mariano (territorio di Gorizia) ; M. d'animali a Servola — 7 I. mensile a Cervignano — 9 F. a Cepico (territorio di Albona) — 12 M. d' animali a Gradisca ; idem a Servola - 15 F. in Aidussina — 18 M. d' animali in Ajello — 19 M. d'animali a Opicìna—• 27 F. a Bersezza — 28 M. d'animali a Gorizia — 29 M. d' animali a Cormons. — 30 M. d' animali a Basovizza. Corriere dell' Amministrazione (dal 6 a tutto il 22 corr.) I seguenti signori associati hanno pagato l'associazione come segue: Buje. Avvocato Silvestro de Venier (IV trim. 74 e I 75) — Gallignana. D. Francesco Goitan (II trim. 75) — Gorizia. Dr. Pietro de Favento (II trim. 75) ; Prof. Lorenzo Pertaut (IV trini. 74, I e li 75) — Orsera. D. Domenico De Lucca (IV trim. 74 e I 75) — Pola. Giuseppe Genzo, maestro (II trim. 75) ; Cristoforo Gerin, ufficiale dell' i. r. marina (I e II trim. 75) Roma. Aurelio Salmona stenografo del Senato (II trim. 75) — Sassari. Prof. Domenico Dr. Lovisato (IV trim. 74, I e II 75) — Trieste. Dr. Enrico Biscontini (II trim. 75); Maria Marsich-Morsali (II, III, IV trim. 75); Giovanni Rozzo, uf. di Dogana (II trim. 75) ; Francesco Michele Werk, Cons. del Trib. Prov. (idem) Emendamenti. — (V. il N. precedente). Nei tre sonetti inediti del nostro Combi quattro versi riuscirono inesatti, epperciò li riportiamo qui corretti. I sonetto - II quartina - I verso : E Italia in lui te benedice e onora, I sonetto - I terzina - III verso : Manda ogni lito e ogni montana falda. II sonetto - I terzina - I verso: Qual fiamma che dà luce, ma divora, III sonetto - I terzina - II verso : Spinge ancor Roma a porgere l'ulivo, KB. "I/Egi