ANNO XXVII. Capodistria, 1 Ottobre 1893. N. 19 LA PROVINCIA DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-iriraestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la f!euò visitare, è vero, una volta all' anno per genti-ezza del proprietario ; ma sarà sempre così? Si entra commossi in quelle due umili stanzette che danno sul giardino, proprio come quelle del Goethe; si osserva la collezione di onoreficenze e di ciondoli ai quali don Alessandro non ci teneva certo; si vexle il suo ferrajuolo appeso all' attaccapanni, il letticciuolo ; poi nulla. Per un momento, dopo a sua morte si pensò di comperare la casa e di «onventirla in un museo manzoniano, proprietà municipale. Ma furono parole al vento; meno male che [nella biblioteca di Brera ci sono in apposita stanza Taccolti tutti i libri e le carte che si riferiscono lai Manzoni. 4 Conchiude lo Zumbini questo articolo con le seguenti parole: „Ma soprattuto è da notare che la sua (di Goethe) parentela coli' Italia può oggi meglio che mai essere illustrata da un studio amo-iroso di questo museo : studio forse utile anche agli storici delle nostre arti, ma certamente utilissimo a quei critici della letteratura (uno dei quali sono io stesso) che di arti non s'intendono........ Quell' italiano che si accingesse a compiere un' impresa così degna, sarebbe confortato all' opera, oltre che dal pensiero di giovare al proprio paese, ancor dal vedere sempre innanzi a sè P Italia nelle più belle immagini della medesima arte nazionale." (pag. 152). Le parole in tedesco della dedica del Manzoni al Goethe diedero occasione allo Zumbini di scrivere un altro studio bellissimo dove 1' Egmont del grande poeta tedesco è raffrontato col „Conte di Carmagnola." L'autore comincia da una singolare notizia. L'iscrizione tedesca del Manzoni fu per molti causa di lodi, perchè un così delicato pensiero avesse saputo rendere con tanta perspicacia e leggiadria; altri dubitarono se a quel suo pensiero avesse dato egli medesimo quella forma; altri infine discussero se da quelle poche righe si potesse supporre in lui una non mediocre conoscenza di tedesco. Sta il fatto, mi sia lecito aggiungere, che il Manzoni scrisse al Goethe una lettera non in tedesco, ma in italiano, dove appunto lo ringrazia del suo favorevole giudizio sul Conte di Carmagnola (Epistolario del Manzoni, vol. I, p. 190. Milano Carrara)1). Ma il bello si è che le parole tedesche della dedica, non sono del Manzoni, ma del Goethe stesso: appartengono cioè all'ultima scena dell'Egmont; e ciò, ignoto finora agl'italiani, anzi ai tedeschi stessi, fu rilevato la prima volta dallo Zumbini. Non per ciò ne mena vanto, come pur troppo si usa da molti, anzi modestamente aggiunge: „11 caso è dei più strani, ed io 1' ho narrato appunto per questo e senza volerne derivare cagione di biasimo per nessuno. Chè anzi nulla mi parve mai così scolaresco e pedantesco, come quel gran rumore che alcuni sogliono fare in simili casi, trattando da ignoranti e peggio gli sventurati che fossero incorsi in qualche errore di tal sorta." (pag. 156). Lo Zumbini, compendiata la tragedia del Goethe, passa quindi ai raffronti, e vede analogie negli elementi onde sorge la lotta nei due drammi, nei personaggi minori, e nei personaggi ideali (Marco, Guglielmo d' Oranges) e nella scarsezza di vera e propria virtù drammatica. Il Conte di Carmagnola però è il primo e il più insigne esempio italiano di quel profondo e universale rinnovamento di tipi etici ed estetici, avvenuto nei primi anni del nostro secolo, (pag. 158). E così l'Egmont è una delle concezioni goethiane nelle quali il poeta, pure allontanandosi dagli esempi dati da lui medesimo nelle tragedie „Clavigo" e „Stella" . . ., e prendendo sempre più del magistero dei classici ritrasse tuttavia tempi e caratteri moderni," (pag. 157)2). Questi studi dello Zumbini sul Manzoni e sul Goethe servono da ultimo di correttivo a certi strani giudizi ; e ci mostrano quanto siano ridicole a proposito del Manzoni le omissioni di un compilatore di antologie, e deplorabili i trascorsi di un grande ingegno. Sono proprio morti gl'ideali? domanda da ultimo lo Zumbini nell' articolo su Victor Hugo. No risponde subito, e per correggere il pessimismo invadente dimostra come tutti i maggiori poeti dei tempi nostri hanno in connine l'idea di un patto ') La lettera fu poi tradotta in tedesco dal Goethe nel-1' Über Kunst und Alterthum. J) A proposito di raffronti ricordo ai lettori lo studio prolisso del Klein (Vedi Studi critici del Hassech, Trieste 1882; ed il Parallelo fra Manxoni e Walter Scott del d'Ovidio, Napoli 1886). naturale che stringe tutte le persone, individue d'ogni popolo, e tutti i popoli fra loro; e cita in proposito lo Schiller e il Leopardi, il quale quanto più piange e si attrista, tanto maggiormente arde d'amore e di speranza, e in cui „da un'immensa idealità di vita, nacque l'immenso dolore" (pag. 246). Seguono citazioni del Byron, del Manzoni, dello Shelley e si conchiude: Non che dunque esser venuti meno, i più nobili ideali hanno acquistato negli ultimi tempi maggior virtù ed efficacia che non avessero avuto per lo innanzi. Fondati sulla concezione profondamente umana che siasi mai avuta dell'essere nostro, essi tendono ad abbracciare tutta la storia, a penetrare in tutte le parti della vita, a rialzarla speciamente dov' essa più patisca e sia divenuta perciò meno capace di conseguire i suoi alti fini. (pag. 250). Ma si dirà, tutto ciò si riferisce alla prima metà del secolo ; rimangono le presenti miserie. Risponde l'autore „La'mediocrità e la povertà delle innumerevoli opere d'arte che vengono ogni giorno alla luce,non tanto si dovrebbero spiegare con la supposta morte degl' ideali, quanto con l'insufficenza degli autori medesimi, (pag. 263). Anche qui si potrebbero addurre nomi e glorie recenti che non ci fanno disperare dell' avvenire. Tornando a quanto 1' autore ha detto di sopra, noto da ultimo come in nessun altro secolo forse più che nel nostro tornò in onore la poesia della famiglia e dell' infanzia. Ammirabili esempi ne diedero gl' inglesi ed i tedeschi, pochi i latini. „Ma la Francia ha Victor Hugo che ritrae 1' innocenza, la grazia, le attrattive dell' infanzia, e nel tempo stesso la tenerezza e le ineffabili illusioni di un cuore materno." E quanto ai nostri mi soccorre subito alla mente la Negri, per i suo canti — Birichino di strada — Sinite parmdos — Nenia materna. — Che se il primo in fondo è poesia d' occasione, vale a dire ripete la nota insistente, ed è un amore di riflesso, nato dalle condizioni simili della poetessa stessa, pure 1' affetto di famiglia vi è così intenso, e gli affetti così gentili, da farci con fondamento sperare che lo studio, e 1' attenta lettura dei poeti moderni, specialmente inglesi, le daranno una visione più multiforme della vita, e le educheranno il cuore ad un amore profondo dell' umanità, ad un amore che intende i dolori del fanciullo povero, come le atre cure ed i segreti affanni delle culle dorate. P. T. PUBBLICAZIONI Decimosesto Programma della i. r. Scuola nautica di Lussinpiccolo:—Anno scolastico 1892-93. — Gorizia, tipografia Paternolli ed. 1893. Dott. Giovanni Federzoni Orazio. — I cinque libri delle odi, versioni di eccellenti volgarizzatori antichi e moderni. — Firenze, G. C. Sansoni, 1893. Vent' anni di assidue, pazienti e dotte cure intorno al Venosino se procurarono al professore Federzoni grate soddisfazioni e compiacimenti estetici, che non hanno compenso, gli valgauo ora, a lavoro compiuto, anche la gratitudine di quanti a questi studi amorosamente si interessano. La pubblicazione del prof.'Federzoni viene a colmare un vuoto nella bibliografia oraziana ed a recare insieme un notevolissimo contributo alla letteratura italiana. Prendere in esame tutti quanto i volgarizzatori del somuu) lirico latino e dare dei migliori alcuna degna versione, scegliendo chi di ogni singola ode ha meglio resi i sentimenti, i vari aspetti esteriori e gli atteggiamenti, ecco qual fu. il pensiero del Federzoni. E si può dire eh' egli sia riuscito nell' intento'. In questo volume ci sono presentati i cinque libri delle odi,, ognuna con a riscontro quella, fra le versioni dei vari traduttori, che parve al Federzoni da preferirsi. — Dall' Abriani al Mestica, dal Venini, dal Montronp, dal Marchetti al Chiarini, al Cassoli e al Gargallo tutti i migliori volgarizzatori d' Orazio sono qui rappresertanti. — Per alcune odi il Federzoni si è trovato non poco impacciato nella scelta, abbondando- le ottime versioni, ma per altre, non avendone trovato alcuna pur lontanamente degna, si rivolse, con felice pensiero, ai moderni cultori della lirica oraziana. Così il Mestica gli fornì una vesione, assai buona e ancora inedita di tutte le saffiche; il prof. Michelangeli gli tradusse opposta l'Ode XXVII del libro I. e l'epodo V. Olindo Guerriui gli fece la versione dell'epodo Vili e il Chiarini gli permise di ristampare alcune sue traduzioni. A questo lavoro di compilazione, fatto con molta diligenza, con molta dottrina e con non^ minore buon gusto, il prof. Federzoni ha voluto aggiungere un' altra lodevolissima fatica- Egli ha cioè ricercato le imitazioni e le derivazioni dei poeti italiani più noti nella storia letteraria. Cosi ci è dato anche a conoscere quanto e come la lirica oraziana ha operato sulla nostra poesia. Come appendice al volume poi, il raccoglitore presentò una bibliografia dei traduttori delle odi, che, essendo fatta con molta cura, è d'una preziosa utilità. Questo lavoro che il Foderzoni ha testé compiuto, per Orazio, io mi augurerei di vedere intrapreso per qualche altro lirico latino; ad esempio per Catullo, di cui si conoscono alcune eccellenti traduzioni isolate ma non si ha una versione completa che risponda a tutti i requisiti. Anche la più recente del Rapisaidi, sebbene in alcune parti assai buona, non è tale da sodddisfare interamente. {La Perseveranza) M. B.