ANNO XXIV. Capodistria, 16 Ottobre 1890. N. 20 uTpróvincia DELL'ISTRIA Esce il 1° ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e qua-Irimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Sedazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Kedazione. — Ud numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Seminario o Collegio ii Capoiistria (Continuazione vedi N. 7 e seg.) (carte 15) Operato per lo Stabilim.to de Padri delle Scuole Pie nel Collegio di Capo d'Istria, e donazione (?) del med.o fatta dall' III.ma Città atti med.i Padri Serenis.mo Prencipe Applicata in più tempi questa Città per ritrovare alla sua gioventù diretioue più aggiustata d' apprenderle Virtù, finalmente ancora l'anno 1675 col denaro d'una Famiglia aggregata a questo Cons.o, con gì' utili delle Cariche, che distribuisce il medesimo esercitate gratis da Cittadini per certo tempo, e con altri industriosi ■vantaggi, ha fatto eiiggere una conveniente fabbrica col titolo di Seminario. Ha pure ritrovato col beneplacito della Ser.tà V., che vi contribuì con stimoli di paterno amore il modo per un' onesta sussistenza a' più Maestri. Varie furono in quei primi anni le perquisizioni, varie furono le prove, ed esperienze di più sogetti, clic s' esposero per impiego così importante : ma differenti di regole e di massime, non formavano armonioso concerto. Finalmente proposti alla Città li Chierici Reg.ri delle Scuole Pie, che fioriscono in Roma con più Collegj, et in altre parti d'Europa con esemplarità di costumi, e con profondità di dottrine: havuta informatione del loro Istituto, che si restringe sul quarto Voto, che è d'insegnare non solo le scienze ma le virtù morali con gli esercizii della Dottrina Christiana, e degl' Oratorj, per il che si chiamano delle Scuole Pie, esenti per questo quarto Voto tutti essi Religiosi dall' Officiatimi del Coro, e d' altre obbligazioni Religiose. Piacquero alla Città le relazioni sincere de Padri stessi : ottenne col mezzo dell' Emin.mo Ottoboni, e d'altri qualificati Personaggi la permissione dal loro Gen.le l'anno 1698 previo il beneplacito della Ser.tà V.a, che un Sup.re col titolo di Rettore, tre Maestri, uno di Grammatica, uno di Umanità, e l'altro di Rettorica venissero a dar principio, e forma aggiustata al Sem.io come anco seguì, distribuendosi con buon metodo le scuole, ed i scolari. Corsero sino al giorno d' oggi varie mutanze, conforme prescrive il loro Instituto, capace ogn' uno d'essi sin ora d'insegnare ogni scienza, perchè usciti da Collegj di Roma. Questa Città, Provincia, et Esteri hanno ammirato nella morigeratezza de Costumi, nell'esemplarità dèlia vita, e nell'università delle scienze, talenti, e condizioni di tutta stima, e bontà; e per conseg.za il contento di vedere nei proprj Figli profitto essenziale nei studii con più Accademie, e buoni Costumi con la frequenza della Dev.ne, Finalmente persuaso ognuno da tanta esperienza di voler assicurare a Figli prò tempore così prezioso capitale d'ottimi Precettori, e conoscendosi nello stesso tempo in essi uguale il desiderio di perpetuare P esecuzione del loro quarto Voto in questo luogo, con un formale Collegio, sperando da spiritosi Talenti della Gioventù ben impiegate le loro fatiche e clie servino d'invito agi'esteri lontani di confluire Convittori, come ne hanno havuto sin ora da varie parti: È-vomito in risoluzione questo Couseglio, dopo bavere ventilato seriamente l'affare, di cedere perpetuamente a Padri stessi il Seminario con le sue rendite, a comodo, et incomodo, e con le condizioni più vantaggiose espresse ne Cap.li (Vedi La Provincia n. 19 de 1889) ingionti alla parte largam.te abbracciati, premesso sempre il beneplacito dell'EE. VV. Quanto profitto veram.te produr possa questa risoluzione vien considerato incomparabile. Stabilisce per sempre Maestri a' suoi Figli delle condizioni già descritte. Li solleva dalla noia d> cercare ogui tauto chi gì'instruisca, et in questo tempo camminando sciolti, perdono in pochi giorni ciò che hanno acquistato in vari anni, come è successo. Sperano veder perfezionata la fabbrica del Seminario stesso, lasciata imperfetta per deficienza di denaro: perchè fatta propria accudiranno i P. P. di ridurla a perfezione. Cessarà il dispendio di provvedere quel luogo a danni, che causati vengono dall' inclemenza de tempi, e da altri accidenti, che sono non pochi. Vederanno accrescere il lustro, et il decoro nella confluenza de Convittori, che saprà attraere la Virtù, e bontà religiosa de P. P. che grati a questa graziosa cessione, contribuiranno s.a cosa sua tutta la maggiore applicazione. Finalmente niente portaranuo seco: anzi il denaro, che passerà nelle loro mani, sì dell'entrate, come de Convittori, si spargerà tra questi sudditi con 1' esito delle loro entrate. Humiliano p.ò la parte stessa alle Sovrane riflessioni, e beneplaciti di V. S.tà per l'implorato onore della pub.a approvazione. Grazie. Capo d'Istria 23 Agosto 1708 Nicolò Contarini Pod.a e Cap.o INDICE DELLE CAETE «I RASPO (Archivio provinciale) Filza 4. (Continuazione vedi N.o 8 e seguenti) anni 1514, 1515, 1516 e 1517 pag. 95-114 Capitano Nicolò Zorzi Instrumenta ecclesiarum Presentazione dei registri, denari ecc. appartenenti alla confraternita della Trinità di Pinguente fatta dinanzi al capitano, ai confratelli e al pievano del gastaldo uscente di carica e consegna al nuovo gastaldo eletto per 1' anno seguente 1515. — Lo stesso per le confraternite pinguentine di San Giorgi^ San Giusto, San Martino, San Sebastiano, delle due chiese, San Vito, San Giovanni, Santa Maria delle candele, Santa Maria maggiore. — Lo stesso pure per gli anni 1516 e 1517. anni 1514, 1515, 1516 e 1517 pag. 115-290 Capitano Nicolò Zorzi Instrumenta curri stridationibus et intromissionibus primus, secundus Proclami di testamenti, istrumenti di vendite, di permuta. Istrumenti dotali, pignorazioni, incanti, intromissioni, inventari. — Di questi ultimi vedansi i seguenti due, notevoli in quanto illustrino la vita privata de' Pinguentini nel secolo decimosesto. a. 1515 Inventarium honorum hereditatis q. domine helene Una vestadura biava de dona de meza vita bona Una vestadura biava de dona de meza vita bona Una vestadura biava de Agnesin nova Uno camisotto bianco lavora Camise tre de dona quasi nove Una intimella de cussini Do fazoli bianchi de Bambaso bianchi (?) Uno fazol grande biancho de bambaso Uno fazol de bambaso zalo tre scufie de puti Uno fazol de spechio (?) con li cavi biavi do cassi da camisa un tovaiol de reus de meza vita do vestizole de puti una biava et una trana (?) uno sacheto con giemi de fil de lin do madasse de fil grosso disse non esser suo uno lenzuol madasse diese de fil sotil et quatro de fil grosso una vesta negra de agnelin grosso vechia una pugnava de meza vita una caseletade cipresso con fazoletti quatro una borsa de coro (?) con 17 piroli dentro darzento una borsa de coro (?) con sol (?) furlani 9 dentro una borza de seda negra do......do centurini uno de viludo negro senza cavi et uno divisa con cavi de rami una scufia de batezar de puti unaltro fazoleto et unaltra borsa de seda lavorado doro cordoni de seda 2 cordele de seda quatro una spinaza da lin unaltra spinaza da lin una caldiera grande et una picola una concha de legno uno cavechio et uno mastello una arcella grande et una picola uno bancho un pocho de lin o 3 l 4 petena uno caveon de fogo una piera de oio la mita della casa de sua habitation uno campo de meza zornada iero..... uno prado a vidol (?) una vigna a boturai de 3 zapadori uno pasteno de cigna a pot ... de uno sapador la quarta parte de uno molin per indiviso con lo M.o Andrea Ferro. la quarta parte de un campo a reziza per indiviso con S. Bernardin de Germanis do busi de Ave al molin una vaneza de horto in con/in de la blata uno cavai negro uno horto in contra de S. Vido Alcuni pezi de horli non sa in qual confin un campo in contrada de borgola (?) una cadena de fogo uno spitareto de oio spodo uno de mestura et do spo. de orzo (?) do armelli (?) de arzento in la casseta a. 1515 Inventarium honorum q. Hermacore Et. p.° formento sp. 4—1 Mestura sp. 9—2 Meio sp. 3—4 Faua sp. 1 — bisi sp. —1 Una vesta negra de panno Un valdcor negro Un par de calze de scarlato Un par de calcette rosse Un gonelin biauo Una vesta de griso negro trista Un linzuol Doi dugnave Una cassa Scrigni 4 vechi Conche tre de legno piadene quatro de legno Cadini doi de piera Scudella 1 de piera bochali tre Una grata caso Una covertora doi spinarole uno cazuol de ferro taieri quatro una cadena de fero de fogo Doi spade Un pugnai vechio Un criel Doi manare et una rota Un sapon Una sapa Uno scarpél Una sega da herba con li ferri bote tre vechie bote doi bone (Continua) Un cavechio Un mastel da do rechie brente tre Una sechia Una calderola Una frisora uno caratel de asedo Una taula quadra Un poca de lana Giemi 9 de fil de lin Un gato (?) Un cavai Un porcho Galline 9 Gallo 1 polesini sei una chiocha con polisini 12 for.to masinato sp. 1—4 for.to venduto a possedei sp. i A la franzota sp. 1 venduto in casa sp. 1 for.to facto in pan 3 Una vigna in butirai de do pa-steni Un altra vigna in dicto logo tre pezi sotto Gracischia Un pèzo a selza Un prado sotto menizr (?) --- Un campo sotto san tomaso Un campo sotto resiza (?) Una vaneza de horto in blata Un horto in San Vido meza la casa chei sta ... . certi terreni in brischo ha per diviso con sua Ameda Un campo de una Zorna in sa-colovo (?) G. V. — Portole DOCUMENTI Capodistria, 22 settembre 1890 (G. A. D.) Vindice degli scritti di P. T. nella Provincia, che ho letto nell1 ultimo numero di questo giornale, mi ha richiamato alla memoria d'aver rinvenuto tempo fa tra le vecchie carte di casa mia due lettere del Barone di Carnea Stefaneo, dirette al monsignor Vescovo da Ponte, e che si riferiscono all'asporto dalla Chiesa del convento di Pirano della preziosa tela del Vivarini, di cui è stato scritto su questo periodico nel-1' annata II, 1868 N. 7. Prima di riportare le sopraccennate due lettere, mi sia concesso di richiamare all' attenzione del lettore quanto è detto al n. 3045 della "Bibliografia Istriana, di C. A. Combi (Capodistria — Tondelli 1364), in cui si legge: "Delle opere d'arte tolte all'Istria dal barone Carnea Steffaneo. — Neil'Osserv. Triest., n. 5 del 1803. Sono: 1. Una madonna col bambino dormiente, pittura sul fondo di gesso di Alvise Vivarino da Murano; 2. La battaglia navale di Salvore, pittura grandissima del Tintoretto, già mandata in dono alla comunità di Pirano dal Veneto Senato; 3. Il busto di Santorio Santorio. I due primi lavori erano a Pirano e sono ora al Belvedere in Vienna, il terzo a Capodistria, e sta ora nel Gabinetto di antichità pure in Vienna!» In margine poi al detto n. 3045 dell' esemplare della "Bibliografìa istriana, che io conservo, trovo scritto di pugno dell' or defunto mio padre, paziente raccoglitore delle cittadine memorie, la seguente nota, che io qui riferisco nella sua integrità, e che potrebbe spiegare forse la ragione per la quale non fu possibile, come dice il signor P. T. nella "Provincia, Annata XXIII, 1889, n. 4, pag. 25, di trovare a Vienna, in quel Museo, la tela rappresentante la battaglia navale di Salvore. Ecco la nota: "Fo cenno per memoria „che il busto del Santorio si attrovava collocato sopra „1' architrave della porta che conduceva dalla chiesa nel-„P attigua sagrestia del convento de1 Serviti: convento «eh' essendo stato soppresso, venne poscia convertito in «ospitale de'poveri: la Chiesa, sotto il governo Franco-« italico, trasformata in prigione, e finalmente in magazzino, del quale proprietari sono Giuseppe e Giovanni fratelli Carbonajo., ,L'epigrafe ch'era sottoposta al busto (non mi «ricordo bene se fosse desso in bronzo, o in marmo «nero scolpito) perchè non vada smarrita, a merito di «alcuni zelanti cittadini, collocata venne nella facciata «della Chiesa principale di qui, a cui vi sovrasta il «busto in marmo di un benemerito Podestà e Capitano, «che qui soleva spedire ogni 14 mesi la veneta lie-«pubblica., «Oltre alla Madonna del Vivarini, ed al busto del «Santorio il suddetto barone ha tolte pure due tele «quadrilunghe, pittura sul fondo di gesso, senza cornice, «eh' esistevano appese al muro nella Chiesa Cattedrale «di qui accanto all'organo dal lato sinistro per chi, «stando in organo, prospetta 1' aitar maggiore. Il for-«mato delle dette tele era simile alle due qui rimaste, «ora in una sola ridotte, e, attorniate di cornice, col-«locate nel muro accanto appunto all' organo dal lato «surriferito. Dopo tanto lasso di tempo non saprei in-«dicare che rappresentassero queste trafugate tele; ma «posso bensì asserire eli' erano tenute in gran pregio, e «che andarono (se è vero quanto venne vociferato) fa-«talmente perdute per la poca avvertenza e balordag-«gine del barone, il quale anziché farle, con la maggior «precauzione, collocare distese, le fè in rotolo, il che «ebbe ad occasionare, viaggio facendo, che dal continuo «scuotimento e dallo strofinarsi assieme, il gesso scre-«polasse, e giunte in Vienna si rinvenisse il dipinto per «la maggior parte a pezzetti distaccato dalla tela." Ed ora faccio seguire le promesse lettere: Monsignore ! S. Maestà l'Imperatore e Ke, avendo clementemente aggradito il dono della celebre Pittura della Madonna di Vivarino, che il convento di S. Bernardino fuori di Pirano ha col mio mezzo umiliato a piedi del Trono, mi ha incaricato di far pervenire direttamente al Convento medesimo in contrasegno della sua reale munificenza un Quadro rappresentante P immacolata Concezione, che per espresso Sovrano ordine recentemente dipinto dal Professore Maurer, fu dopo terminato osservato da S. Maestà con sua reale soddisfazione. S. Maestà mi ha nel tempo stesso avvertito essere sua Sovrana volontà, che tale quadro rappresentante la Madonna sia riposto nel sito medesimo ove stava quello, che egualmente rappresentava la Madonna di Vivarino, motivo per cui fu per reale ordine ingionto al Pittore a dover formare il quadro con le proporzioni perfettamente conformi a quello del Vivarino, affinchè possa essere annicchiato nel sito medesimo. Tutto ciò fu da me comunicato dietro li Sovrani voleri al P. Superiore del Convento stesso col mio foglio del dì 2 giugno anno corr. con cui io gli ho allora accompagnato la spedizione del Reale dono. Ricevo presentemente Lettera scrittami li 6 7.bre da Capodistria dal P. Bernardino Antonio di Zara Provinciale de'MM. 00. della Provincia di S. Girolamo. Egli mi annuncia che avendo visitato il Convento di S. Bernardino di Pirano abbia bensì voduto il dono del quadro della Madonna inviato da S. Maestà, ma mi aggiunge che non si abbia ancora potuto a norma degli ordini stati da me ingionti riporlo nel sito in cui era prima quello di Yivarino, e ciò per la cagione, come egli mi scrive di una proibitiva espressione fatta da V. S. Ill.ma e Reverend.ma al P. Guardiano del Convento medesimo. Sorpreso da questa notizia, e risponsabile al mio Sovrano della esecuzione degli ordini, che da lui ho ricevuto, io mi affretto di rivoglermi direttamente a Lei Monsignore, onde chiedere come conviene una delucidazione sopra questo equivoco. Nella sicura lusinga di conseguire sollecitamente dal di Lei suddito zelo un ingenuo riscontro, passo frattanto a raffermarmi con la più perfetta stima, e considerazione Monsignore di V. S. Ill.ma e Rend.ma Laxenburg 15 7.bre 1803 devoss.mo Obb.mo Servitore Barone di Carnea Stefaneo Monsignore ! Ilo ricevuto le delucidazioni che V. S. Ill.ma e Rendss.ma mi viene di spedire sopra P equivoco corso per il collocamento della nuova Imagine della Madonna, che Sua Maestà P Imperatore viene di spedire alla Chiesa de PP. Osservanti di Pirano in contrasegno della reale Clemenza, con cui egli ha aggradito il dono, che la Chiesa medesima ha fatto a S. Maestà dell'antica Imagine della Madonna dipinta da Vivarino. In relativo riscontro ho l1 onore di rispondere, che il replicato volere di Sua Maestà si è, che la nuova Imagine spedita dal Monarca in dono alla Chiesa, e Convento de' PP. Osservanti di Pirano sia sollecitamente collocata nel preciso medesimo sito, ove l'antica Imagine spedita in dono dalla suddetta Chiesa all'Augusto Sovrano è stata prima sempre tranquillamente esposta non solo durante il tempo, che Ella degnamente presiede a quella Diocesi, ma ancora durante il lungo corso di oltre tre Secoli sotto la sopraveglianza delli saggi ed illuminati Vescovi di Lei predecessori Io non ho giammai dubitato, Monsignore, della sua suddita rassegnazione alli Augusti Voleri di Sua Maestà, e rimarcando con vera consolazione una nuova riprova ancora nel di Lei ultimo foglio, scrivo oggi al P. Superiore del Convento di Pirano, che Ella non ha giammai inteso di opporsi alla Volontà del Sovrano, e che la nuova Itnagine della Madonna inviàta in dono da Sua Maestà abbia perciò da essere sollecitamente collocata nel sito medesimo, ove 1' antica restò sempre tranquillamente esposta, sin1 al momento, in cui fu distacata per umiliarla in dono all'Augusto Monarca, che ci governa. Ho 1' onore di raffermarmi con constanti sentimenti della mia ingenua stima, ed alta considerazione Monsignore di V. S. Ill.ma e Reudss.ma Vienna 10 Novembre 1803 devot.mo Obb.mo Servitore Barone di Carnea Stefaneo -------(j^ffSliJigViJ^®- ILT o tizi e La dieta provinciale fu aperta martedì 14 corr. a mezzogiorno nell' aula di S. Francesco in Parenzo con le solite formalità. I neo eletti deputati prestarono la solenne promessa, e furono eletti i segretari e revisori. Rileviamo con piacere che la spettabile rappresentanza comunale di Isola nella seduta del 19 settembre p. p. ha votato il contributo di fior. 100 nella spesa pel monumento a Giuseppe Tartini. - Non v'ha dubbio che 1' esempio sarà da altri imitato. Leggiamo nell' Istria del 4 corr. Mercoledì scorso venne aperto presso questo Istituto agrario provinciale il VII congresso agronomico, coli' intervento di 10 maestri delle scuole popolari e 15 agricoltori e possidenti della provincia. li corso avrà la durata di 15 giorni, con 32 lezioni orali di viticoltura, enologia, agricoltura e zootecnia, e 14 dimostrazioni in campagna, nella cantina sperimentale e nei laboratori dell' Istituto. Il giorno 8 p. d. ebbe luogo in Parenzo 1' adunanza plenaria del Consorzio agrario provinciale, nei locali dell' istituto agrario. Vi erano rappresentati parecchi consorzi distrettuali, quale commissario governativo era presente il sig. barone Conrad. Venne approvata la relazione sull' attività del consiglio durante 1' anno, ed ai vari punti diede luogo ad esaurienti discussioni; presa notizia del pieno risultato della mostra collettiva presentata all' esposizione di Vienna, a voti unanimi fu deliberato di ringraziare il segretario del consiglio on. prof. Hugues, al quale in grandissima parte si deve 1' organizzazione della mostra. Fu questa 1' ultima adunanza plenaria dell' attuale consiglio, il quale con la fine dell' anno cesserà, e sarà rinnovato a norma di legge. Al reclamo interposto in seguito allo scioglimento della società Pro Patria, l'i. r. ministero oppose una risposta a difesa del suo operato. Il Tribunale dell'impero in Vienna, presso a cui deve svolgersi la procedura, ne diede comunicazione al dottor Cofler, e noi pure crediamo opportuno di riportare quell'atto per intero: Contro-Gravame dell' i. r. Ministero dell' interno in ordine all' eccitamento dell'i, r. Tribunale dell'Impero del 17 agosto 1890 N. 93, presentato in relazione al reclamo del dott. Antonio Attilio Cofler in Trieste per lo scioglimento dell' Associazione Pro Patria. Inclito 1 R. Tribunale dell' Impero! La società Pro Patria, avente sede alternata in Trento, Rovereto e Trieste, si era proposta a tenore del § 1 dei suoi statuti di promuovere l'amore e lo studio della lingua italiana e specialmente 1' erezione e manutenzione di scuole italiane entro il territorio dello Stato e più particolarmente in sul confine linguistico. Tuttoché la nominata società fosse per ciò limitata ad una sfera d'attività esattamente circoscritta, essa si mosse ripetutamente su terreno politico. Nel campo scolastico la società Pro Patria, sviluppò durante la sua esistenza una' attività a mala pena delira di me»- -zione; si diede peraltro spesso, con la propria condotta, l'aria di essere chiamata alla tutela generica degli interessi nazionali. Così avvenne che nella maggior parte delle adunanze sociali fosse messo innanzi in prima linea il punto di vista nazionale della società, e che dai singoli gruppi locali in varie occasioni o si tentassero delle infrazioni allo statutario raggio di attività (solo impedite dall' intervento tempestivo dei delegati dell' Autorità) o di fatto fossero consumate. In questo riguardo si accenna a mo' di esempio a due adunanze di gruppi locali siccome quelle alle quali intervenne apposito delegato della sede centrale, notando anzi che in un caso fu codesto stesso rappresentante che si permise delle espettorazioni in riguardo ad oggetti che non stavano in nessun nesso con gli intenti sociali Nell'adunanza tenuta addì 6 maggio 1886 costituendosi il gruppo locale di Borgo, il rappresentante della Direzione centrale della Società tenne un discorso eccitante contro il governo, diretto contro il governo, diretto contro 1' amministrazione pretesamente matrigna del Tirolo meridionale. Neil' adunanza costitutiva del gruppo locale di Trento, che ebbe luogo addì 11 giuno 1886, un socio tenne alla presenza del presidente sociale (chiamato alla rappresentanza esteriore della società) un discorso di colore politico; ed alcuni dei presenti recavano dei distintivi ai quali si connetteva un significato politico ed antipattriotico, senza obbietto da parte dei funzionari sociali. Furono pronunciati da due soci discorsi contenenti ripetute allusioni e doppi sensi, assai comprensibili dai membri della società anche nella prima adunanza generale della Società Pro Patria, tenuta in Rovereto addì 26 novembre 1886; ed è significante che tali allusioni e doppi sensi provocarono grande applauso. La Società Pro Patria, diede espressione ai suoi propositi nazionali non solo, siccome è accennato nelle adunanze, sibbene ancora nelle pubblicazioni sociali. In tale riguardo si addita nominatamente l1 appello per l'intervento alla II adunanza generale tenuta in Trieste addì 18 novembre 1888, spedito nell'anno 1888 a Trieste dalla Direzione centrale di Rovereto per esservi affisso pubicamente e che fu colà interdetto. In tale appello si diceva fra altro : „ Colà triestini, istriani, goriziani, dalmati e trentini dimostreranno ancora una volta la loro concordia nella difesa della comune nazionalità." Il fatto che in relazione a tali casi e ad altri qui non riferiti non si procedette allo scioglimento della Società Pro Patria, giova a provare che il Governo agì con molta indulgenza di fronte a codesta società; e l'accusa sollevata di persecuzione degli italiani nell'Impero deve designarsi ad asserzione tendenziosa, priva di qualsiasi sostegno di prova, diretta a condurre in errore l'opinione publica. Nell'adunanza generale tenuta in Trento addì 29 giugno a. c. la società piurricordata deliberò unanimemente su proposta di un socio e in mezzo a fragoroso applauso di esprimere alla società ,Dante Alighieri, esistente a Roma ed al presidente di lei, Bonghi, la piena adesione, ovvero siccome si asserisce nel reclamo avvanzato a codest' inclito Tribunale, la propria sodi-sfazione (secondo il preteso testo del relativo elaborato dalla Direzione sociale ,il giubilo") per la costituzione di quella e si deliberò insieme d'inviarle cordiali felicitazioni: indifferente se tale manifestazione sia avvenuta telegraficamente siccome osserva il decretto del 10 luglio a. c. N, 2897 m. i. o, siccome afferma il reclamo, in via epistolare. Per ciò che riguarda la società Dante Alighieri, il Ministro dell'interno si limita all'osservazione che tale società — siccome è dimostrato da tutte le espressioni della stampa italiana riflettenti la società, la sua attività e le sue publiche manifestazioni, —■ si propone a fine il culto unilaterale ed estremo della lingua e della nazionalità italiana, e però subisce l'influenza della co-rente politica designata in Italia quale „irredentismoe serve a tendenze politiche che sono dirette in prima linea contro l'interesse dello Stato austriaco. Ora il fatto che una società non politica esistente in Austria ostenta dimostrativamente il proprio giubilo a una siffatta società estera, e le porge in segno di pieno accordo le proprie felicitazioni, deve designarsi quale un'agitazione pericolosa allo Stato ed inammissibile, che il Governo ha non solo il diritto, sebbene il dovere di reprimere con tutti i mezzi accordati della legge. E che il Ministero dell'interno abbia dopo tutto giudicato esattamente la società Pro Patria nelle vere tendenze di lei, è dimostrato dalla vivace agitazione che il suo scioglimento provocò nei circoli irredentisti d'Italia. L'inclito Tribunale dell'impero riconobbe recentemente intendersi da sè „che lo scioglimento di un'associazione possa, anzi debba, seguire anche allora che da parte sua sorgano tali condizioni che, in base al § 6 della legge sul diritto d'associazione, avrebbero dato adito a non consentirne la istituzione: non corrispondendo più in questo caso 1' associazione alle condizioni della sua legale esistenza,. — La società Pro Patria ha oltrepassata mediante la manifestazione ricordata nella reclamata decisione la sfera della sua attività statutaria, si è posta su di un terreno antipatriotico, nemico al proprio Stato e perciò allo Stato pericoloso; non corrispose però in genere più oltre alle condizioni della sua legale esistenza e si dovette procedere al suo scioglimento. Su tale proposito non può essere ommesso 1' ac-ceuno che anche nel contegno dettagliamente riferito nella reclamata decisione del Comitato insediato per l'ordinamento di festeggiamenti in occasione dell' adunanza generale della società a Trento, si fece manifesta — tuttocchè indirettamente — la tendenza sleale ed anti-patriotica della società Pro Patria. Con riguardo alle premesse considerazioni, le eccezioni mosse nel reclamo contro la decisione ministeriale appaiono infondate. Ond' è che si fa istanza perchè piaccia a codest'incl. i. r. Tribunale dell'impero pronunciare non contenere la decisione ministeriale reclamata lesione qualsiasi del diritto d' associazione costituzionalmente consentito. Vienna addì 12 settembre 1890. Taaffe m. p. _____------ Cose locali Bollettino statistico municipale di Agosto 1890 Anagrafe.: Nati battezzati 21, fanciulli 10 e fanciulle 11. — Morti 57, uomini 14 (dei quali 6 carcerati) donne 9, fanciulli 18, e fanciulle 13 al di sotto di sette anni, nonché 2 maschi ed 1 femmina nati morti. — Trapassati : 4. R. L. (carcerato) da Bi-glione (Dalmazia) d' anni 24. — C. G. (carcerato) da Brateci di Zuppa (Dalmazia) d' anni 39; — Perossa Antonia di Giuseppe d'anni 14; — 5, Lonzar Nazario fu Francesco d'anni 84; — K. S. (carcerato) da Strateck (Dalmazia) d' anni 24; — 7. Brana Giovanni di Andrea d'anni 7; — 12. 0. S. (carcerato) da Bastevie (Dalmazia) d' anni 23 ; — Lonzar Domenica del fu Francesco di anni 14; — 13. Zilio fra Francesco del fu Biagio (laico) d'anni 86; — 15. L. X. (carcerato,) da Giassenoviz (Parenzo) d'anni 21; — Seregon Giovanni del fu Matteo, ved. d'anni 75; — Riccobon Domenico del fu Pietro d'anni 82; — 18. Lonzar Maria del fu Francesco Pellaschiar d' anni 65 ; — 20 Apollonio Maria ved. rim. Slobez d' anni 62; — 21. Schofel Antonia Ved. Rodolfo d'anni 70; — 22. Grio Antonio del fu Giorgio d'anni 42; — 24. Poletta Giuseppe di Giovanni di S. Pietro dell' Amata (Pirano) d' anni 38; — 25. Destradi Francesca ved. Antonio d' anni 79 ; — 28. Sluga Orsola da Rodik (Sesana) d' anni 90. — Marsich Teresa di Andrea d'anni 18; — 29. Z. F. (carcerato) da Cirnego (Tirolo) d'anni 39; — 30. Babich Agnese ved. Gregorio d'anni 90. — Più fanciulli 18, fanciulle 13 al di sotto di sette anni, nonché 2 maschi ed 1 femmina nati morti. — Matrimoni: 2. Giacomo Furlanich con Giovanna Delconte; — 23. Domenico Pasqualis con Maria Fichtinger. — Polizia. Denuncie per trasgressione agli ordini di polizia 1 — certificati di buona condotta 1, d'indigenato 2; permessi di ballo 2. — Usciti dall' i. r. Casa di pena 7, dei quali 3 istriani, 3 triestini, 1 italiano; sfrattati 4. — Insinuazione di possidenti per vendere al minuto vino di proprio prodotto 2 per complessivi litri 350, prezzo al litro soldi 48. — Certificati per spedizioni di vino 1 per colli 12 del peso di 8458 Chilogr. — di Olio d'oliva 1 per un collo del peso di chili 631/2 — Pomodoro 1 per chili 3500 — di Sardelle salate 4, per barili 65 del peso complessivo di chil. 2704 — di Sardoni salati 1 per mastelle 50 del peso di chili 325 — di Salamoja 2 del peso complessivo di 102 Chili. — Rilascio di libretti di lavoro 2. — Animali macellati: Buoi 43, del peso di chili 9180, con 332 chili di sego. — Armente 29 del peso di chili 4112, con 241 chili di sego. — Vitelli 33; — Castratti 120; - Agnelli 3. Bollettino delle malattie zimotiche Capodistria. — Scarlattina; rimasti in cura colla fine del mese di Luglio casi 14 ; durante il mese di Agosto aumentarono casi 13 ; assieme casi 27 ; guarirono tutti. — Lazzaretto : nulla. --—-- Appunti bibliografici Fausto Bono — Poesie edite ed inedite, Portogru-aro. Tipografia Gastion 1890. (Un volume pag. 191) Del Bonò avvocato, poeta ed ispettore scolastico a Portogruaro, testé mancato ai vivi, ha raccolto in un volumetto le sparse fronde un egregio e venerando uomo che gli fu maestro. „Neil' arte onesta delle dolci rime." Non tutti questi versi meritavano forse la luce: molti sono d'occasione ed inspirati da quel morboso ed esagerato sentimentalismo che ai tempi del Prati dominava nelle scuole italiane. Anche qui abbiamo le sorelle ideali, l'esaltazione del sentimento personale, le moi come dicono i Francesi, il mio signor me come diceva il Giusti. Buono per noi che nel quarantotto suonò la sveglia nazionale; ed allora anche il Bonò, dopo aver battuto la campagna siili' orme del Prati e dell'Aleardi, si mise a camminare di buona gamba sulle vestigie del Giusti, e uomo maturo trovò poi la sua via e ci diede vari bellissimi sonetti di stile grave-faceto sulla Carnia, sonetti che furono accolti con molto favore dalla critica italiana, e dei quali anche la Provincia ha già fatto un cenno. (Vedi anno XXI. 1.) Non perciò si ha a credere che tutti gli altri componimenti siano zavorra giovanile: bello per esempio — 11 campanile del mio paese che si chiude con la seguente strofa «Drizzati pure e aggiungi La cuspide e la croce: Vibra pure più lungi De' tuoi squilli la voce; Ma serba il più sonoro Per destar al lavoro." Ala poiché senza un pò di signor me non è possibile nessuna poesia, e meno che meno la lirica; e perchè non si esagerino gli slanci nelV oggettività, che, non frenati anche quelli, possono divenire slanci nel vuoto, si leggano queste altre strofe del campanile. Quante volte io salia Fanciul per l'ardue scale, E l'ebra fantasia Battea libere Pale Pei lontani orizzonti Di marine e di monti, E allo spirto romito Esser quasi parea Più presso all'infinito, E dominar credea Sul brulichio lontano Del formicaio umano! Re d'un istante, ahi lassi Perdemmo le corone (') La tua di piombo e sassi, La mia d'illusione: Ma di serto novello Ti rifaran più bello Sul tuo culmine a stuolo I reduci stornelli Riposeranno il volo; Ma non verran con quelli Sovra P inconscia cima Le fantasie di prima. Il vecchio romantico stava per prendere un dirizzone pei campi dell'infinito; ma ecco come torna subito al reale, trovando la nota giustar l'umorismo risultante dalla disarmonia tra l'ideale cercato, e le tristi realtà della vita. E tali sono i pregi piìi o meno di molti altri versi del Bonò, come in — Pudicizia — statua premiata di Luigi Minisini, e nella canzone — al Professor Antonio Oicuto novello Arciprete di Bagnarola (gl'Istriani ricorderanno quella famosa del Besenghi per l'antecessore del Cicuto) dove a proposito di recenti intemperanze c' è una strigliatina alla nota congrega „Che il sauto cherubin roveretano Sbandia dal vaticano, E a chi con lei non s'agita e non frema Calunniando il pensier grida anatema." Ma come ho detto, le più belle produzioni dell' ingegno maturo sono sempre i suoi sonetti. Qui mi piace rilevare da ultimo i meriti del Bonò quale regio ispettore scolastico. Nemico di tutti i formalismi e delle noiose pratiche della burocrazia con cui tanti fanno sterile prova di temuta autorità, cercò diffondere nelle nostre scuole l'affetto, dando così a divedere di aver riconosciuto la piaga della scuola moderna, la mancanza cioè dell' educazione del sentimento. Esercizi calligrafici al sine fine, ragionamenti aritmetici, nomenclatura,, tutte belle e buone cose, ma che a nulla appro- dano se il cuore rimane freddo. E il peggio si è che con questo falso sistema non solo si fa contro all'educazione del carattere in generale, ma anche all'indole del fanciullo italiano. Udiamo il Bonò nel seguente bellissimo sonetto. La scuola nazionale. La scuola nazionali gli è presto detto, E la cosa parrebbe naturale..... Ma noi cercando un ideal perfetto Eischiam per l1 accessorio il principale. Congressi, conferenze, e il gran progetto D'introdurre il lavoro manuale; Son tutte belle cose, ma l'effetto Resterà pres'a poco tale e quale; Che per la tema di parer codini, Senza badar quanto diversi siamo Dagli stranier per genio e per natura, Scimmiottando sistemi peregrini, Ci occupiam della salsa, e non vediamo Che ci manca la lepre addirittura. Il bravo Bonò con questi principi tentò diffondere la vita nelle scuole, fu il consigliere l'amico e non il tiranno dei poveri maestri, e dimostrò così una volta di piti che gli uomini di cuore e di fantasia bene riescono anche nei gravi uffici scolastici, mentre a tirar linee, a compilar tabelle statistiche, e a misurare panche basta la pratica, o la pedanteria di qualche impiegato più o meno reverendo ed esotico, come da noi, ma senza un reale miglioramento della scuola. A dir breve Fausto Bonò fu avvocato onesto, ispettore scolastico desideratissimo, poeta gentile, e riuscì bene in ogni suo ufficio. Pace all' anima sua. Prontuario per V insegnamento simultaneo della scrittura e della lettura, compilato da Lorenzo Gonan, maestro nelle civiche scuole popolari di Trieste. — Trieste, Balestra 1890. Un fascicolo di pagine 31. Piena conoscenza dei nuovi metodi, chiarezza, precisione, ecco in poche parole i ineriti del Gonan, che in questo libriccino si dimostra consumato maestro. Così quando raccomanda subito (e le raccomandazioni in tale genere non sono mai troppe) di porre la massima cura affinchè siano smessi gli errori regionali di pronunzia, o quando insiste sulla necessità di limitarsi all' analisi di quella sillaba che si vuol particolarmente studiata, corregendo così la soverchia analisi che pare difetto ed esagerazione del metodo; e più dove raccomanda non si tratti la lettura come cosa al tutto meccanica, sibbene quale mezzo educativo ; parole brevi ma che fanno intendere corretta dalla mente e dal cuore l'aridezza del metodo. In altri punti non sono però d'accordo con lui, e l'egregio maestro mi permetterà non di adoperare la zampa unghiata del critico, ma il segno della matita che appunta con discrezione. Non piace al maestro Gonan insegnare prima le vocali come più facili, per la sola ragione che con queste non si desta l'interesse e non si possono formare che due sole parole, e passa a proporre (pag. 16) un altro ordine di vocali e consonanti insieme confuse. Ma 1' insegnare prima le vocali e poi le consonanti è di prima necessità per seguire la nota normale, e per non confondere le tenere nienti dei fanciulli. Se con le sole vocali poi non si possono formare che due sole parole tanto meglio; meno perdita di tempo, e per formare parole si passerà subito ad insegnare una consonante. E non ammetto neppure che per insegnare il doppio suono delle lettere s e z si abbia a frammettere tra i due suoni l'insegnamento almeno di una nuova lettera. La differenza deve invece essere notata subito dall' orecchio — rosa salame: il notarla dopo ingenera confusione o almen non riesce facile, evidente. È il caso di ripetere : per troppo ragionare, si sragiona spesso coi fanciulli : aforismo non mai abbastanza ripetuto. Ma troppe cose avrei da dire sul merito del sistema seguito dal Gonan e da molti maestri a Trieste : sull' esagerazione cioè d' un metodo in sè ottimo, ma spinto alle ultime sue conseguenze. È vero che la Germania è la terra classica della pedagogia, e che gli scolari vi imparano relativamente certo più che gli studenti nel primo corso universitario. Le ultime parole sottolineate sono del Gonan; ma questo palesa il difetto, e dimostra il troppo che storpia le menti. La Germania è appunto la terra classica della pedagogia, perchè ha escogitato metodi adatti all' indole del fanciullo tedesco; ma non tutto che è buono per quello è adatto al nostro. „La parte materiale dell'insegnamento, continua il Gonan, si riduce a uno scheletro attorno al quale si attacca e si svolge vivacemente un'intera vita." Ma questo è addirittura un operare contro natura: vivi e freschi sono i nostri figliuoli, non ischeletrì; e come la nutrizione riveste di polpe, e di sode carni corpicini vivi, non ischeletrì, così dobbiam noi sviluppare lo spirito che ha una virtù sua propria, e non aspetta tutto dal maestro. Il metodo fonico, così come è oggi seguito da molti, benché buono in sè, diventa sistema che è caricatura del metodo. E per vero a distinguere il suono rudimentale della lettera l per esempio dalla vocale a non occorre poi un grande apparato d'analisi. Si oda invece il Gonan. „Da dove vien fuori la voce a? Oltre che aprire la bocca, perchè possa uscire il suono, occorre egli muovere la lingua, le labbra e i denti nel pronunziare a? Che cosa bisogna muovere invece per pronunziare la?" E tocca via. Ma dite una buona volta: l (e qui pronunziate il suono rudimentale) unito ad a fa la; ed andate segnato e benedetto. A meglio rilevare il ridicolo del sistema con cui si torturano i poveri bambini, mi gioverò d'un esempio. Due metodi ci sono per apprendere a nuotare. Il più spiccio è quello dei nostri monelli, che ancor piccini si gettano in acqua, e fanno come gli altri. Col secondo si apprende il nuoto dal maestro, che vi sostiene con la fune e v' insegna i movimenti vociando : uno, due, tre. E così va bene. Ma che cosa direste d' un maestro di nuoto che desse la seguente lezione?: Uno. Unite le palme della mano tesa, avvicinate i polpastrelli delle dita (senza falange) stendete il braccio. Due: stendete l'avambraccio ed il braccio. Tre: Allargate le braccia, tenete ben tesi il corpo, il metacarpo e le falangi? Eisum teneatis amici? Ma davvero viene più voglia di piangere che di ridere nel sentire le risposte dei bambini messi al punto di dover imparare a leggere nel seguente modo: «Quali sono i suoni di voce della parola nonno? Che voce semplice ha il suono no? Quale ne è l'articolazione? Che cosa muovesi nella bocca per fare 1' articolazione n? ecc. ecc. (pag. 17). Se questo è il metodo fonico, meglio tornare al hi-a ha. Ed ecco perchè i migliori pedagogisti e maestri italiani, pur ammirando i progressi della pedagogia in Germania, hanno adottato i metodi tedeschi corretti e modificati secondo l'indole del fanciullo italiano. Nelle scuole popolari di Trieste siamo invece in piena Germania. E con qual profitto poi? Dopo tante esercitazioni e disquisizioni sull' apparato glottologico sono poi spariti gli errori regionali di pronunzia a Trieste? Sempre gli stessi : lunedi, martedì senza accento sull' i ; e di cento ragazzi ne trovate novanta che pronunziano : vado a zena. A sentire il signor Gonan „con questo sistema si fanno prodigi, e il maestro si cattiva più facilmente e più presto la stima, 1' amore e l'attenzione de' suoi vivaci uditori" (pag. 5). Per altre vie si acquista la stima e l'amore; e il sistema dell'analisi fredda, minuta sembra inventato appositamente per fare del fanciullo uno stupido pedante a sette anni, o per eccitare, se è fornito di un po' di spirito, alla ribellione. Io sono persuaso che più di un monello di Rena sarà tentato di approfittare del metodo fonico nel seguente modo: Signor maestro,. 10 alzo il braccio, muovo il radio e 1' ulna, piego- 11 metacarpo, spingo in fuori l'indice e il mignolo,, e glieli squadro. Tanti saluti a casa. P. T. INDICE DEGLI SCRITTI DI P. T. NELLA PROVINCIA II LINGUA E LETTERATURA*; A. Agresti A. Studi critici sulla bucolica di Virgilio. Boi. bibl, Anno XII, N. 22. Agnelli Giovanni. I tre dì della Merla. Ap. P. T. XXII, N. 8. Annuario dalmatico (Lettere e notizie dello Strafico.) Ap. P. T. XX, N. 17. — Item XXII, 8. Anselmi Alberto. Memorie di un maestro di scuola. Boi. bibl. Anno XII, N. 22. Arnaboldi Alessandro. Nuovi versi. Ap. P. T. XXII, N. 14. B. Babuder Giacomo. La donna spartana. Studio storico. Ap. P. T. XII. 16. — Item. _Kiflessioni morali e politiche su Tucidide. Tacito e Machiavelli. XXI. Kv Baravalle Carlo. La leggenda della Pellagrosa. Ap. j P. T. XII, 22. — Capricci satirici (Anastasio Bonsenso) ■ Ap. P. T. XVI, 9. Barilli Anton Giulio. Il Dantino. Romanzo. Ap. P. T. XXII, 17. Bazzocchi Erminia. Fiammelle. Poesie. Ap. P. T. XX. 16. Belgiojoso Carlo. La nostra casa. Ap. P. T. XIII, 7. Bennati Giovanni. Melanconie. Ap. P. T. XXIII, 4. Bernardi Iacopo. Di Francesco Combi giustinopo-litano. XVI, 11. Bersaglieri della letteratura. Ap. P. T. XVII, 20. . Bertossi Ugo. Embrioni. Ap. P. T. XXI, 4. Besenghi degli Ughi. Vedi Hassech — Della famiglia Besenghi. G. V. XXI, N. 13. — Item. I Besenghi degli Ughi. M. V. XXII. 12. — Di alcune canzoni di Pasquale Besenghi. P. T. XVI, 21 e 22. Boccardi Alberto. Policromi. Ap. P. T. XVII, 16 — Item. Morgana. Romanzo. Ap. P. T. XIX, 9. — ^ Item. Della Favilla. Ap. P. T. XXII, 23. — Item. Cecilia Feniani. Romanzo. Ap. P. T. XXIII, 13 Brilli Ugo. Letture italiane scelte ed ordinate ad uso del Ginnasio inferiore. Ap. P. T. XVIII. 5. Broch G. La madre. Ap. P. T. XX. 14. (Continua) ') Vanno dal 1 Luglio 1878 all' anno 1890._ Pietro Madonizza edit. e redat. responsabile