OCENE / RECENSION! / REVIEWS, 219-227 L'autore ci descrive un periodo storico assai turbolento ed irrequieto, contrad-distinto da guerre e conquiste, migrazioni di popoli, trasformazioni sociali, econo-miche, culturali e demografiche, da conflitti religiosi. Si tratta di aspetti e circostanze che a lungo andare hanno influenzato le vicende storiche istriane dei secoli successivi. Riflettendo su quanto esposto dal Novak, ma anche da altri studiosi, è giunto forse il momento di reinterpretare la storia della penisola istriana e di darne una nuova sintesi, alla luce sia di questa sia di altre indagini e viste le nuove cognizioni esplorate. Denis Visintin Giulia Giacchetti Boico, Giulio Vignoli: LA TRAGEDIA SCONOSCIUTA DEGLIITALIANI DI CRIMEA, Kerc, s. n., 2007, pp. 302 Le vicende delle comunità italiane all'estero sono scarsamente conosciute. Si tratta di comunità differenti per storia, aspetti sociali ed organizzativi. Anzi, molto spesso queste non sono nemmeno organizzate. Ed ovviamente si distinguono per l'autoctonia, spesso negata, o si tratta di un risultato dovuto alle migrazioni di fine Ottocento, o del secolo conclusosi qualche anno fa. Le vicende esprimono tutte una storia diversa, sia nei successi e nel benes-sere, che nella tragicità. Sia nell'uno che nell'altro caso la cosa è accentuata dalle scarse cognizioni che si hanno su di esse, o dalla mancata volontà di fare qualcosa di utile nei loro confronti. Molto spesso queste comunità rappre-sentano una cinghia di trasmissione dei rapporti esistenti tra il paese d'origine e quello ospitante, e d'altra parte rappre-sentano un fardello ingombrante. Giulia Giacchen Bûico. 0-0 Vignoli LA TRAGEDIA SCONOSCIUTA DEGLI [TA LIAK1 1)1 CRIMEA ,'1+y.......iii, K\,IV ^KflKECTÎ M KO HEH3BECT11ASI TPArEflMH HTAJlbSHUÍB KPMMA ÜKyilÍD BiHbftcUli, lOjlis HîKHKKCT'ri EoñKO F¡FB[,TOMA TRATE,US ITAJIinUIB KPWMV 221 OCENE / RECENSION! / REVIEWS, 219-227 Giulio Vignoli, personaggio scomodo o comodo, dipende dalle opinioni, da anni visita queste comunità italiane e diffonde la conoscenza della loro esistenza in Italia. Egli studia da almeno vent'anni la vita e le vicissitudini di questi italiani dimenticati da tutti fuorché dalla loro incuneata testardaggine che li porta tuttora a credere nei valori di quella cultura d'appartenenza di quel Paese le cui rappresentanze diplomatiche e politiche non si sono per niente mosse in loro sostegno ed appoggio. Dopo aver pubblicato apprezzati studi quali I territori italofoni della repubblica agraristica italiana, e Gli italiani dimenticati, ecco che Giulio Vignoli esce con una nuova pubblicazione. Ma sorprende ancora una volta tutti. Infatti, dopo aver dato voce agli italiani dimenticati nei precedenti volumi, ed alla cattedra che ha occupato per lungo tempo all'Università degli studi di Genova, questa volta fa un passo avanti, una scelta da signore. Vignoli questa volta dà loro la penna, la carta ed il microfono. Si, perché questa sua nuova fatica è una raccolta di testimonianze vissute in prima persona dai testimoni. Ma non solo. Il libro è scritto a quattro mani, di cui due - e forse anche qualcosa di più - sono di Giulia Giacchetti Boico, la vera autrice del volume, come la definisce Vignoli. Altra sorpresa, il libro è pubblicato in edizione trilingue: italiano, russo ed ucraino. Stiamo parlando de La tragedia sconosciuta degli italiani di Crimea. Il volume, con chiara schiettezza d'impronta vignoliana intrisa di realtà vissuta, racconta di questi italiani i cui antenati giunsero in Crimea, negli anni in cui o si faceva l'Italia o si moriva, ossia nel 1830, quando la penisola era in pieno Risorgimento e nel 1870, quando, vista la difficile congiuntura economica, ed allettati da promesse di ottimi guadagni e da fertili terreni. A questi primi italiani, si aggiunsero degli altri, appar-tenenti per lo più ai lignaggi familiari ed alle amicizie. I guadagni non tarderanno a venire, e la stessa Russia zarista vedeva di buon occhio la presenza dell'emigrazione italiana. Giunsero allora agricoltori, marinai, addetti alla cantieristica navale, nostro-mi, piloti, capitani. Tutta gente che si costrui con le proprie mani una solida posi-zione sociale ed economica. Ma venne il XX secolo e di li a poco essere italiani significherà trovarsi in una posizione tutt'altro che comoda. Sul finire della prima guerra mondiale cadrà lo zarismo ed in Russia s'instaurerà il primo regime comunista. Di li a poco in Italia inizierà l'era fascista. Due regimi che non si sopportavano. Per cui nella Russia di allora essere italiani significava essere fascisti. E per questi italiani-fascisti inizierà ben presto la fase buia della loro storia, caratterizzata dalle deportazioni e dalla perdita di quanto acquisito. Cosa, questa, che ha interessato anche le altre minoranze della Crimea. Si sfalderanno molte famiglie. Molti italiani troveranno la morte nei lager o durante il trasporto. Poco importava se alcuni di essi hanno combattuto a fianco dei sovietici nella gloriosa CSKA, trovando pure la morte. Per questa comu-nità la tragedia è continuata anche dopo la fine della seconda guerra mondiale. Molti di essi non sono potuti rientrare a casa, né hanno potuto riavere i propri beni. Il 18 222 OCENE / RECENSION! / REVIEWS, 219-227 maggio ricorre la giornata della memoria dei deportati: la deportazione degli italiani non e purtroppo riconosciuta dal governo ucraino. E proprio per questo motivo, non essendo riconosciuta tale deportazione, molti non possono rientrare in Crimea, né riavere i propri beni. A Kerc, dove oggi esiste una associazione degli italiani, molti nemmeno sanno che li c'era una volta una consistente comunitá italiana, e nemmeno del fatto che oggi vi vive uno sparuto gruppo di italiani. Purtroppo non lo sanno nemmeno in Italia, e questa e una tragedia per loro ben piu grande. Ma tutto questo non scoraggia Giulia Boico, nipote di deportati che la lingua italiana l'ha studiata con coraggio e da autodidatta. Essa raccoglie da anni materiale sulla deportazione degli italiani di Crimea, ed e la memoria storica della Comunitá degli italiani di Kerc (Crimea, Ucraina), che inutilmente ha bussato finora alle porte delle autoritá politiche ucraine e di quelle diplomatiche italiane. Ma per lei, e lo scrive pubblicamente, la speranza e l'ultima a morire. Denis Visintin Slavko Goldstein: 1941. GODINA KOJA SE VRAČA. Zagreb, Novi Liber, 2007, 479 str. Knjiga Slavka Goldsteina, "1941. Godina koja se vrača", je knjiga tako o preteklosti kot o sedanjosti. Kot pričevanje o preteklosti je to uspešna in za branje prijetna kombinacija osebnih spominov in zgodovinskega raziskovanja o dogodkih v letu 1941. Kot zapis o sedanjosti pa vsebuje razmišljanja o posledicah tega leta, tako zgodovinskih kot osebnih, za naslednjih šestdeset let do sedanjega časa. Rdeča nit Goldsteinove knjige je namreč prikaz nastanka in razvoja osebnih in zgodovinskih travm, ki jih je čas druge svetovne vojne neizbrisno vžgal v naravo ljudi in v življenje nekega naroda. Prvi del nam odgrne sliko začetka druge svetovne vojne v Karlovcu, kjer živi Slavko Goldstein skupaj s svojo družino (očetom, materjo in mlajšim bratom). Že takoj jih doleti huda nesreča, saj ustaške oblasti Neodvisne države Hrvaške (v nadaljevanju NDH) zaprejo njegovega očeta Iva kot prominentnega židovskega intelektualca in lastnika knjigarne. Avtor nam plastično, skozi lastne spomine in pričevanja očetovih sojetnikov, poskuša predstaviti svoje in očetovo stanje v tistem času. Vendar ne želi ostati samo pri tem, ampak se trudi predočiti tudi politične dogodke, ki so privedli do te aretacije, in splošno družbeno situacijo v Karlovcu. Ena od kvalitet te knjige, opazna že po prvih nekaj straneh, je avtorjevo zelo natančno in temeljito opisovanje usod različnih ljudi. Skoraj za vsakega, omembe vrednega posameznika zapiše njegovo življenjsko pot, pa čeprav zgolj v par stavkih. S takšnim 223