ANNALES i O/'97 saggio scientifico originale UDC 325.2(450.361 Trst)"!9" 314.74(450.361 Trst)"19" L'EMIGRAZiONE DA TRIESTE NEL DOPOGUERRA Piero PURIN! Il -34126 Trieste, Via Crispí, 85 S1NTES! !'autore affronta la questionc deli 'en i igra z ion e da Triestc, in paiticolare verso l'Austra!ia, ne! dopoguerra e negli ar,ni immediatamente successivi ai ritomo dcll itaiia a Trieste. Di queslo fenomene migratorio vengono analizzati la consisienza numerica.. la struttura etnica, le rnotivazioni. Viene inoltre fomita una breve panoramica sui rieniri dalPAustralia, sni eitib "giuliam" m quel continente e sulPemigrazione di triestini verso a I tre rdita italiane. Parole chiave: emigrazione, 1 --¡pste, Australia, XX secolo L'EMICRAZIONE DA TRIESTE NEL DOPOGUERRA II secondo dopoguerra provocó a Trieste movimenti di popolazione che modificarono protondamente le caratteristiche etnico-sociali delia cittá. Essa era del resto giá notevolmente cambiata per quanto riguardava I suo aspetto cosmopolita e mitieleoropeo nej primo dopoguerra e durante il ventennio fascista in seguito alia partenza di paite del le componen ti non italiane del tessuto cittadino, all'immigrazione di un consistente numero di italiani e per effeito dell'assimilazione dei co-siddetti "alloglotti", indotta dalla política snazionaliz-zatrice del regime fascista. I a fisionomía etnico-demografica delia cittá muto ulteriormente durante il secondo confJitto mondiale: nel '43-'44 giunse un notevole numero di srollati zaratinl che stuggiva.no i massicci bombardamenti alleati sulla < itta dalmata. In seguito alia tme delia guerra, all'an-nessione di buena parte clell'lstria alia Jugoslavia, alia creazione del Territorio I ibero di Trieste, a sua volta diviso nella Zona A amministrata dagli angloamericani, comprendente il territorio -ría Duino a Muggia, e nella Zona B (da Punta Grossa fino a Cittanova) amniinistrata dagli jugoslavi, Trieste fu raggiunta da una serie di ondate di proíughi provenienti da Fiume, Pola e dalle «llre zone annesse direttamente alia (ugoslavia,. di cu i tuttavia non molti riuscirono a stabilirsi in cittá a causa delle leggi restrittive sulla permanenza dei profughi trapposte dal Governo Militare Alíeato che amministró la cittá fino al 1954. U 8 ottobre 1953 gli Stati Uniti e la Gran Bretagna resero nota la cosiddetta "Dichiarazione bipartita15, nella quale le due potenze affermavano di a ver deciso di i tirare le proprie truppe dalla Zona A e di affidarne l'amministrazione aíl'Italia. La dichiarazione creó una foitissima tensione tra Italia e Jugoslavia - vennerü chtuse le frontiere e schierate íe truppe ai confíni - e accelleró ii processo di integrazione delia Zona 13 r;eílo Stato jugoslavo. L'evolversi degíi awenimenti creó nei residen ti deila Zona B Sa convinzione che ormai l'an-nessione a tutti gli efíetti di quel territorio alia jugoslavia fosse inevilabile, e durtque inizio ¡'ultima ondata migratoria, quelía degli istriani provenienti dalla Zona B. L'esodo massiccio degii istriani verso il territorio tri-estino perduro daí '54 al '56; complessivamente dai-l'ottobre del '53 ai luglio del '56, quando si puó parlare di una "fine dell'esodo", erano giunte a Trieste 24.302 persone (Colummi etal., 1980, 509-510). Nel maggio del '57 la rivista "Trieste" stimava il numero dei profughi a 'Trieste in 50.000 imitó tn questo numero, oltre che gli esuli delia Zona B erano compresi anche quelli di Zara, Fiume, Pola c delia parte di Istria annessa prima del '54,. nonche i rifugiali anticomunisti dai paesi dfilPest: in atiesa di un irnharco per gli Stati Uniti o per alíri paesi transoceanici, alloggiati temporáneamente nei campi profughi allestiti sul territorio di Trieste dal CIML (Comitato Intergovernativo delle Mi-grazioni dall'Europa). Secondo ipotesí basate sul censi-mento del 1961 ii numero complessivo di residenti a Trieste nati nella Venezia Giulia passata alia Jugoslavia era di 71.000 persone (Ramani, 1957, 24; Donato, No-dari, 1995, 56). ANNALES t f)/'97 ñero KlRINI- L'LMÍGRAZIQNF DA TRItSl E NEI DOPOC.UtRRA. 251-202 Tra gli emigranti per ¡'Australia c'erano tnoiti gruppi familiari (NŠK). Med izseljenci v Avstralijo je bilo veliko družin. Questo ab norme numero cli persone, nella gran parte sosteníate da rnisure assistenziaii e residenti in campi profughi o in alloggiamenti di fortuna, incise non poco su! sistema sociale delía citta. Molti triestini si sentí roño usurpati nella ¡oro stessa cittá da quelli che venivano consideráis come "priviiegi" concessi dal governo ai profughi; altri, specialmente coloro che avevano caldeg-gialo la causa indipendentista del Territorio Libero di Tiieste, comincíarono a sentirsi "stranieri in patria"; altri ancora si ritrovarono in una situazionc- di assoluta indi-genza dovuta aíla mancanza di lavoro ed alia crisi economica che colpi la citta dopo la partenza degii angloamericana In questo panorama l'emigrazione venne a presentarse come possibilita concreta cli eman-ciparsi da una situazíone sociale ecí economica (rna spesso anche política) non gradita. I casi di emigrazione verificatisi nei periodi pre-cedenti (l'esodo della cornunitá tedescofona e degli "au-striacanti" immediatamente dopo la prima guerra mondiale come puré la partenza di numerosi sloveni durante il ventennio fascista) avevano avuto poca risonanza pubblica. I mezzí d'informazione "neoirredenti" prima e fascisti poi avevano completamente tra se u rato questi tenomeni; essi erano inoltre consicierati esodi di popo-iazione sostanzialmente estranea alia maggioranza - italiana - del la citta, in terzo luogo le emigrazioni, almeno per quanto rigurdava gli sloveni, erano avvenute a pic- coli nuclei o individualmente in un íasso di lempo cosí ampio, da non essere quasi percepite dalla cittaclinanza. Bcn diverso fu il caso delía prima emigrazione massiccia da Trieste nel secondo dopoguerrñ, molto sentita all'epoca, ma ingiustificatamente trascurata in seguito dalla quasi tota L ta degli studi. Si trattava cfelfa parte;.za di donne che avevano sposato militan alleati, perloppiii americani: dall'autunno de' '45 al gennaio del '49 si ebbero a Trieste 482 rnatrimoni cli mil.tari americani, 352 di inglesi, 7 di scozzesi, 15 di neozelandesi, 8 di sudafricani, 3 di soldati provenienti dalia Palestina, e i cli altri paesi. Le spose di questo personale militare, tuttavia, non furono tutte triestine; in parte si trattava c i ragazze del resto d'ltalia che, una volta terminato il compito delle truppe alicate in Italia, seguirono il loro fidanzato a Trieste {Spirito, 1995, 91). La ricerca píú esauriente a riguardo risulta essere quella promossa nel '61 dalia "Trieste Alumní Group", che sembra essere a tutt'oggi la sola indagine fatta suli'emigrazione delle donne triestine in America L'irichiesta, pubblicata sulla ¡vista "Triesie", identificava 1.293 do'ine trasferitesi :;egli U.S.A. come mogli di scl-dati americani. Purtroppo pare non es i store un'analoga statistica per i rnatrimoni anglo-triestim. Vennero rac-colti i dati liguardanti 548 delle 1.293 spose emigrare: di queste 414 erano nate nella provincia di Trieste e 79 nei territori passati alia Jugoslavia dopo la guerra. In ;.na 252 ANNALES i O/'97 P¡W0 PURINI: L EMIGRAZIONE DA TíÜíS't MR DOPOCUtRRA. :!M-2A TRI deîlo s tato italiano che aveva permesso la conquista ctell Istria ed il senso di abbandono che rriolti profughi percepirono a causa del la rimozione e de! silenzio sollo cu i governi postbellici fecero passare l'esodo. E' presumible che il lisentimento fosse ancora più forte da parte degli esuli partiti dall'lstria prima del '54, i quali iiella loro fuga avevano poluto portare con sé solo poche masserizie, confrontando la propria situazione con le garanzte date ai profugh' deíla Zona B dal-l'articolo 8 del Memorándum di Londra L'articolo, in fatti, prevedeva pe- i profughi dell'ex Zona B che avessero deciso di trasferirsi in Italia la possibilité di portare con sé ; propri beni mobili senza essore soggetti a misure daziarie noncbè indennizzi per i beni immobili abbandonati (Colummi et al., 1980, 484-485; Purini, 1995, 33) Una parte dei profughi, infine, fu costretta a scegliere I emigrazione in Australia per questioni pretta-. mente burocratiche: si irattava .nfatti di coloro che avevano opiato per la cittadinanza italiana nel periodo 1947-48, ma ai quali questo diritto venne nconosciuto con molto ritardo e che dunque si ritrovarono per un periodo ad essere praticamente apolidi, e dai residenti nella Zona B che non avevano preséntalo ia dornanda prevista dal Memorándum entro i termini di scadenza {Donato & Nodari, 1995, 52 nota). Le motivazioni dei triestini erano, invece, più conv plesse. Nodari identifica come causa principale délie pa-tenze quella "socio-economica", comprenderidovi una matrice I e-gata alia forte cris¡ occupazionale del periodo, ma riconoscendo anche come spinte collaterali "l'instabilltà política, la paura per un futuro che non appariva cortamente roseo, il timoré di perderé il posto di lavoro, ecc." (Nodari, 1991, 72). La situazione económica citíadina fu certo una delle spinte più dec.sive nella scelta dell'emigrazione transoceánica. Durante il periodo del TI T.. grazie agí i investi me nú e alie cosiddetta "economía assistita" degli alleati, Trieste era riuscita a sopportare il distacco da! suo hinterland, il ridimensionamento dei cantieri e delle linee marittime, il trasferimentó delle sue aziende più produltive all'interno dei coníini itaiiani (bastí pensare al passaggio delta sede- iegale della RAS a Milano). Ma la città subi un c olpo dui issimo con la fine de! G.M.A.: si calcoló che la fine del giro d'affari legato alia per-manenza delle truppe alicate a Trieste aveva portato ad una perdita complessiva di c-itre 25 miliom al giorno, gravando in modo particoiare sugli esercenti di locafi pubbiici (Apih, 1988, 186). I giovani disoccupati nel novembre del '54 erano 8.750 contra sol-i 5.523 oc-cupati Nel íebbraio del '56 i disoccupati compiessivi erano 20.121 ed il loro numero si mantenne pressochè stabile tino al 1960, continuamente pareggiato da! numero di esuli senza lavoro che si iscriveva «He fiste di col locamente (Purini, 1995, 127-128). Tuttavia, per quanto tragica, la situazione econo-mico-occupazionale non giustifica l'entità del l'esodo. in ESTE MCL OOPOCOCSRA, iVI-ir,2 particoiare da un'anaiisi della situazione lavorativa degli emigranti si nota che il numero degli emigranti senza lavoro é piutíosto basso: giá nei dati deíla Camera di Commercio esposti piü sopra non é prevista la presenza di emigranti privi cii lavoro che non siano familiari in attesa di ricongiungersi con i parenti giá residenti in Australia (ma probabilmente si tratta di una cattiva e-sposizione dei dati statistici). Piü interessanti appaiono i dati del G.M.A. secondo i quali per il periodo 1949-1951 su 9.256 capifamiglia emigrati (diretti peró anche in Italia, al lora considérala "estero"), solo 2.558 erano in "condicione non professionale" (Donato & Nodari, 1995, 104). Uguaímente interessanti, seppure condotti su un campione piutíosto ristretto, appaiono i dati raccolti da Nodari in due distinti studi statistici: il primo rileva che su un campíone di 71 persone emigrare dalla Venezia Giulia, ben 60 (84,5%) risultavano "attivi" prima dell'emigrazione; nel secondo, su un campione di 194 persone gli occupati al momento della partenza erano 122 (62,9%), i disoccupati 58 (29,9%) e le persone in "condizione non professionale" (quasi tutti studenti) 14 (7,2%) (Nodari, 1986, 22-24; Nodari, 1991, 48-55). l'incidenza iimitata dei disoccupati nelf'ondata di emigranti "austraSiani" é confermato da Tonel: "Trieste, cittá di immigrazione, diventava improvvisamente cittá di emigrazione: se ne andavano anche disoccupati (..); ma soprattutto partrvano giovani qualificati, specializ-zati, gente che aveva un posto" (Tonel, 1983, 138). Un'aJtra causa, anche questa collaterale, puó essere trovata nella mancanza di alloggi: tanto le indagini di Nodari, quanto le testimonianze orali raccofte in Australia da Aleksej Kalc e Milán Pahor, dimostrano una notevole precarietá abitativa per i futuri emigranti, che solo in mínima parte erano proprietari a Trieste della casa in cui vivevano. Anche una studiosa triestino-australiana, Adriana Nelli, ritiene che la scelta emigratoria per molti possa essere stata influenzata dalla precarietá abitativa. La Nelli accenna anche a motivazioni di carattere psico-sociologico, affermando che piü che da particolari esigenze economiche, ('emigrazione fu determínala da un proferido senso di incertezza per il futuro e che, a causa di questo senso di insicurezza, Trieste fu coípita da una vera e propria psicosi migratoria (Nelli, 1996, 174-175). Come giá si é detto, la meta cleí partenti aveva meno di 35 anni, e, nella maggior parte dei casi la scelta migratoria si profiló súbito come partenza definitiva, sia per il fatto che partivano intere famlgíle e non singoli lavoratori, sia per ía lunga distanza - oltre un mese di navigazione, con il grande trasporto aereo ancora inac-cessibile ai piü - che non permetteva ritorni seppure per brevi períodi come avveniva, ad esempio, nel caso dell'emigrazione italiana in Germania. Una scelta cosí radicale, falta inoltre da molto persone giá in possesso di un'occupazione stabile, non puó essere spiegata soltanto con motivazioni di carattere ANNALES i O/'97 ..... HlSSÍSMíji&íSKSJSgi^fe ?içfO PUftiNI- l'EMICRAZlONE DA TRIESTE NE!. DOVOCUERRA, 2Sl-2<>2 economico, ma deve essere ínrjuadrata nel contesto poSitico di quegli anní. La "solucione italiana" della questíone triestína provocó una forle deiusione in coloro che a ve va no sperato nella creazione di un autentico Territorio Libero indi pendente, e, come risulta anche da testimonianze oraíi raccolte in Australia da Kalc e Pahor e da colloqui avuti in ioco da chi scrive questo articolo, in molti casi la fjne del C.M.A. e l'arrivo dell'ltalia furono decisivi nello spingere all'emigrazione i piú dubbiosi. Una stima di quanto grande nell'emigrazione fu i'incídenza di coloro che non erano íavorevoli a un ritorno dell'ltalia a Trieste puo essere data dall'anaiisi de! voto, sistema assol uta mente non ortodosso né scien-(ifico, ma giá usato in alcurti casi anche da storici di grande valore come Cario Schiffrer. I due movimenti indipendentisti, il Fronte dell'lndipendenza - che si ri-volgeva alie fasce di popolazione piú basse e a! pro-letariato indipendentista - ecl il Blocco Tdestino - che raccoglieva i suoi consensi Ira la borgbesia triestína non légala e schemí ideoiogico-politico di stampo nazio-nalista raccolsero nelle elezioni comunali del 1952 rispettivamente 22.415 e 4.497 preterenze, pari al 15% dei voti validi. In queiie dei 1958 {neíle elezioni comunali del 1956 gli indipendentisti furono esclusi dal-l'agone eleltorale per un presunto errore nella compi-lazione dei documenti necessari alia presentazione deíle liste), le prefercnze scescro a 9.652 compiessive (4.289, pari al 2,3%, per il Fronte dell'lndtpendenza e 5.363, parí al 2,')%, per il Blocco Triestino, presentatosi come Unione Triestina). Va certa mente considéralo ií fatto che I'idea indipendentista aveva perso molío del suo fascino e del suo realismo ciopo il dentro dell'Italia in città (gli stessi leader dei due partiti, Giampiccoli e Stocca, ritenendo ormai Sa situazione cornpromessa ed irreversibile, si ritirarono dalla scena política), ma considerando che il numero dei non votanti e deíle schede non valide aumentó non di molto (18.775 non votanti e 2727 schede non valide nel 1952 e rispettivamente 19.674 e 3.592 nel 1958) (Poli, 1982. 274), il calo di voti sembra troppo forte per non considerare quanto su di esso incise l'emigrazione da Trieste. La connotazione política di molte partenze rísulto evidente., comunque, giá all'epoca, nel caso di alcune pesanti contestation i avvenute a'/'imbítrco degli emigranti: in occasione di una delle innumerevoli partenze dalla Stazíone Marittima, apparve un significativo stri-scione che, riprendendo il discorso tenido rial sindaco Bartoli il 26 ottobre '54 al momento dell'entrata delle truppe italiano in città ("E* la madre che ritorna per farci vivere liberi"), ripoitava sarcasticamente la frase "La madre è tomata, i ftgli partono" (Tonel, 1987, 73). In un al tro caso la canzone patriottica "Le ragazze di Trieste" suonata in disco alia partenza di una delíe navi dirette nell'altro emisfero, provoco l'indignazione dei passeg-geri (Kalc, Pahor, 1993. 27). Una foto rícordo prima dell'imbarco (NŠK; foto: M. Magajna). Spominska slika pred vkrcanjem. J ANNALES t O/'97 fiero PliRINI: L'EMiCRAZIONf DA TRIESTE N£l DOPOGULRF.A, .V?-!-262 L'ulfimo saluto prima della partenza por 1'Australia (NŠK; foto: M. Magajna). Zadnje siovo pred odhodom v Avstralijo. L'ínsofferetiza cíei triestini emigrad verso i'italia si riveid anche una volta giuntí a destinazione: molto spesso, sempre secondo testimonianze orali raccolte in Australia, i triestini non voílero essere confusi con gíi altri imcnigrati italiani e, in aicuni casi, ebbero con essi rapporti pessimi (Kalc & Pahor, ¡993. 30, 53, 80, 104). Ció che maggtormeníe spingeva alia partenza era íl timore di ritorsioní nei confroni di chi sí era politicamente impegnato a favore dell'índipendenza di Trieste, la convinzione che con l'arrivo deü'ítafia la situ-azione económica sarebbe certamente peggiorata, e la paura, specialmente nell'ambito delia mmoranza sto-vena, per il ríentro tn cittá delie truppe italiane, che risvegliava in moltí i fantasmi de! ventennio fascista. !l timore di ritorsioni nei riguardi degli attrvisti indipendentisti, era stato in qualche modo confermato dalla dichiarazíone del Parlamento italiano del 12 dicembre 1952, in cui si era affermato che una volta avvenuta la riannessione di Trieste all'ltalia, tutti i dipendenti civili del G.M.A. sarebbero statí assunti nelfa futura ammi-nistrazione italiana, "eccetto le persone impegnate contra l'annessione del T.L.T. all'ltalia" (Novak, 1973, 373). Questa díchíarazione, insieme al ricordo non iontano delí'assalto e della devastazione pórtala alia sede del fronte dell'lndipendenza durante le manifestazioni del '53, non lasciava presagire nulla di buorto per coloro che avevano lottato peí l'indipendenza della dita. Il Ministero elegir interni sottolineè più volte che Trieste per più di un terzo della popolazione continuava ad essere ostile all'ltalia {atteggiamento che si esprímeva attraverso ¡I voto alia sinistra comunista e socialista, agli indipendentisti, ai partiti sloveni), e perció si doveva controbilanciare la sítuazione con i'ínvio di perso na le stataie di provata fede nacionalista. E proprio il com-portamento delíe nuove forze dell'ofdine e della magistratura non alimento la fiducia nella nuova ammini-strazione italiana: acf aicuni militanti indipendentisti e ad aicuni ex partigiani fu rifiutato il rilascio del passa porto o ne fu limitata la validità; in altri casi fu bloc-cato o railentato l'iter per il conseguimento di document! necessari aü'assunzione o alia continuazione del lavoro, causando talvolta la perdita del posto o il hcen-ziamento (Dekfeva, 1956, 34). Addirittura un dirigente indipendentista, aggredito e mafmenato a sangue da militanti cli destra per aver parlato dell'Italia come stato occupatore, essendosi di fes o ed essendo stato poi cítalo in causa daí suoi aggressori, fu condannato per vilipendio e lesioni volontane a due anni di reclusione (Ranchi, 1977, 490). Per quanto riguarda gli sloveni, questi fu ron o con-fermati nei timori e sospetti verso l'amministrazione italiana dalla condotta tenu ta daí nuovi organi di polizia e dai provvedimenti nei loro confrontí: oltre alla ripresa di violenze néofasciste contre persone e proprietà degli 257 ANNALES t f)/'97 ñero PURINÍ: l'EAIIGRAZiONS DA TRIESTE NEL POPOOUEWÍA. 25 J-262 slovení, ben poco contrástate dalle forze delPordine, vcnne attuata una pesante política di espropri sul Carso ai danni di proprietari stoveni per la costruzione dei borghi carsicí nei quali insediare gli esuii istriani. Inoltre a molti di coloro che erano dovuti fuggire da Trieste durante il fascismo e vi erano tornati nel dopoguerra non venne concessa la cittadínanza italiana, per cui Peinigrazione di venne pressoché inevitable (Pahor, 1993, 132). E' generalmente assunto i! numero di 2.5003 000 emigrad slovení per I'Austral ia (Stranj, 1982; Stranj, 1989, 36; Stranj, 1991, 8). !n una delle tante partenze, il cronista del Primorski Dnevnik sosteneva di aver santito la meta dei paitenti accomiatarsi in sloveno (Kalc & Pahor, 1993, 5-6). L'immigrazione istriana, inoltre, diede luogo ad una vera e propria metamorfosi étnica e sociale della cittá: nel ce ns i mentó del 1961 Trieste risulto seconda solo a Tormo per numero cli abitanti nati allrove: solo il 55,7% dei residenti a Trieste era nato in loco; ben 23,7% risultavano nativi dei territori annessi alia Jugoslavia (Donato & Nodari, 1995, 56; Apíh, 1988, 184). L'ondata immigratoria degli istrani a Trieste spinse mol ti triestini a lascíare la citta: oltre al fatto ciie il numero di esuli presentí in cittá rese sempre piu precaria la situazione occupazionaie triestina, alcuni prov-vedimenti prest dal governo per age volare il reittse-ri mentó la vocativo dei profughi furono sentiti dai triestini come veri e propri privilegi, e contribuirono a creare una forte insofferenza da parte delía popolazione nei confronti degli istriani. Innanziíutto ai profughi gia dipendenti dello Stato, da enlí pubblici o da aziende rnunicipalizzate fu garantita per legge l'assunzione in pianta stabile da parte di enti analoghi situati altrove, a paritá di quali'fica e di condizione salaríale. Questa normativa provocó I'immediata saturazione dei posti pubblici a Trieste, con le ovvíe proteste dei triestini, che si videro ínterdetta per anni la possibilita di accedere al pubblico impiego, ed anche degli istriani non dipendenti dallo stato, che videro nel prowedimento un'ingi-usta discriminazione tra profughi di serie A e di serie B. La sistemazione degli esuli nei posti statali porto anche a delle perplessitl da paite degli stessi enti iocali che dovettero accollarsi l'onere del pagamento degii sttpen-di per i nuovi assunti, spesso in soprannumero. il prov-vedimento fece (¡evitare il numero degli impiegati pubblici di Trieste fino al 22% della forza lavoro cit-taclina, portando Trieste ad essere la citta d'ltalia con la p¡0 alta percentuale di impiegati pubblici (in termini relativi addírittura superiore a Roma) (Coluinmi et al., 1980, 594-600; Apih, 1988, 185; Bonifacio, 1955, 17). Aitri provvedimenti acceniuarono nei triestini l'idea cli essere discriminad nei confronti degli istriani: le gra-duatorte se par a te per quanto riguardava gli alloggi po-polari e il fatto che quelle ri serva te agli esuii proce-clessero piu rápidamente, i punti in piu assegnati riei concorsi pubblici, la legge 130 del 27/2/1958 che im- pose l'obbligo ai datori di lavoro privati che occu-passero almeno 50 dipendenti di assumere profughi nella misma de! 10% dei íavoranti e di mantened! in servizio per almeno due anni (Coíummi et al., 1980, 628-629). in seguito a queste misure, tra la popoiazione triestina si dit'fuse la maügnítá secondo cui ¡I monumento a Nazario Sauro sul piazzale amistante la Sta-zione Marittíma rappresentasse 'Túnico istrian rimaste in strada" Una forte responsabilitá della diaspora triestina per ¡I mondo ando senza dubbio alie autoritá ¡taliane. A Roma si premeva per una normalizzazione della situazione triestina, che peró sia in termini demografici che economía risultava problemática: troppa gente, in un territorio troppo piccolo e privo di risorse. La soluzione deH'emigrazione fu l'optimum per questi problemi: disoceupati e lavoratori triestini in partenza avrebbero lasciato libero il loro posto e le loro abitaztoni ai lavoratori esuli. Si dimenticava tuttavia un importante dettaglio gli esuli, in genere, non avevano ía spe-cializzazione sufficiente a subentrare ai triestini che se ne andavsno, essendo in gran paite contadini, pescatori o artigiani. La nave é partita (NSK; foto: M. Magajna). Ladja je odplula. 258 ANNALES t f)/'97 l'icrci PUK1NI: Í 'EMICRAZlOft OA TrlJîlE NE! HOPOGUERRA. 253-202 «.y t l ■y- Non clie da parte delie autorità si disdegnasse f'emi-grazione degii esuli all'estero: più persone se ne anda-vano, più agevole sarebbe slato gestire la città. Tuttavia, dovendo incentivare í emigrazione, si preferí va spingere verso l'Australia i triestini, la cui fedeltà all'ltalia non era mai stata univoca e tra i quafi gli indipendentisti e il partito comunista ex filojugosSavo ed ex filo T.L T. continuavano a raccogliere quasi due quinti delie pre ferenze, piuttosto cl¡e gli istriani, i quai i era ne scappati dalle foro case per restare in Italia e che votavano compattamente DC. Quesia propensione delie autorità fu confermata da i (cune ordinanze del Commissario générale del governo a Trieste (la figura giuridica alia quaie vennero prov-visoriamente attribuke le prérogative esercitate dal de-caduto G.M.A.) Giovanni Palamara sulla questione del personale impiegato nelf'amministrazione deii'ex G.M.A . ed in particolare nella poiizia civile. A questi íavoratori era slato promessa, fin da prima délia fiima de! Mémorandum. l'assunzione nella pubblica ammini-strazione italiana Ma awenuto il passaggio delie consegne, le promesse poterono essere mantenute so,o in parte, anche perche, come si è già detto, un numero elevaío di posti pubblici era slato -¡servato agíi esuli. Palamara a ve va allora emesso una serie di decreti com-missariaii nei quali ven i vano garantite grosse indennità economiche ;ltquidazione normalmente prevista più quota una tanlum i m media ta pari a sci mensihtà, più indennità di carovita, più premio di presenza pari a 25 giomate lavorative, più indennità di ftinzione o di assegno perequativo) a tutto il personale civile del G.M A , impiegatizio, salariato e pertino non di ruoío, ai dipendenti délia poiizia civile, délia poiizia ammini-strativa, délia guardia di finama e delí'Ufficio del lavoro che avessc accettato l'esodo voiontario e, conseguen-temente, avesse rinunciato ad aspettare l'emanazione di un provvedimento orgánico per la loro sistemazione (BC; Tonel, 1983, ! 18-140) Il provvedimento colpi nel segno: meiti ex appar-tenenti all'amministrazione alleata, allettati dai vantaggi économie! sicuri ofíerti dalle ordinanze, piuttosto che attendere una legge ad hoc che li riguardasse (e che sarebbe stata approvata solo nef 1960). decisero di partiré (Poli, 1982, 179). in particolare emigrarono ex age rit i del ¡a poiizia civile, che restando in una Tueste italiana in cui i neofascisti gode va no quasi dell'im-punità, potevano ben temere per la propria incolumità: alla partenza da frieste dei primi poliziotti smobilitati, il treno su cui viaggiava.no fu oggefto di manifestazioni di vero e proprio astio e rancore, e sulla sua fianc.ata fu perlino tracciata a caratteri cubital) la scritta "traditori iSpirito, 1995, 91). Secundo l'interpretazione délia désira, infatti, i membri del la poiizia civile tendenzial-mente erano "di preciso orientarriento indipendentista o di dubbi sentimenti spesso motiva!« da ragioni di opportunisme", con delle frange antiitaliane, filoslave e perfino con degli agenti reciutati tra le ex guardia del popofo filotitine o tra ex appartenenti a'l'OZNA {la polizia segreta jugoslava) (Moielli, 1987, 261-264). Gli ex "cerini" furono una delíe categorie i! cui in-serimento in Australia fu piú facile, soprattutto per la miglior conoscenza della lingua inglese rispetto agir altri emigrante Giunti in Australia, spesso fondarono associazioni tra antichi compagni di lavoro. Quella di Melbourne arrivó a contare addirittura 800 tra ex agenti e loro familiari. Singolarmente, nonostante tutte le misure e gli ¡n-centivi ali'emigrazione partissero dai Commissariato generale, nel consuntivo di Palamara ¡'emigrazione non venne neppure menzionata (Ciani, 1993, 82). Sintomática del pensiero prevalente a Roma sulla necessitá di risolvere i disagi di Trieste con l'emi-grazione fu la dichiarazione dell'on. Brusasca (DC): "Fra le popolazioni italiane, i triestini e gli istriani sono quelli che hanno la maggior ¡ncliiwione per le lingue estere: conosco moltissimi che paríano bene due o tre lingue, e questa qualitá va apprezzala nel suo giusto valore. Inoltre, net dieci anni di occupazione alleata, i triestini hanno avuto modo di apprendere fingiese, tbbene, questa attitudine lingüistica ha un valore rilevante, perché dobbiamo essere consapevoli che nei paesi di espansione della técnica, il lavoratore italiano non pub trovare un collccamento apprezzabife se non parla la lingua del posto [ ..1. lo ritengo che si debba guardare all'avvenire con senso costruttivo e percio creare degli istituti professionali moderni, che diano ai giovani triestini la possibil ¡ta di portare fuori dai confini il loro lavoro" (Tonel, 1983, 140). In Australia, anche per resístete alia política di assimilazione che ¡1 governo pralicó per tutti gii anni '50 e '60 tesa a cancellare preceden» appartenenze e ¡den-tita culturali nell'intento di creare dei "new australians", gli ímmigrati tentarono di rnantenere vive le proprie radici fondando associazioni fia conterranei. Tutíavia, come si é detto, gli Ímmigrati dalla Venezra Giulia spesso vollero rnantenere le distanze dai loro omologhi italiani {la distinzione rispetto a questi ultimi fu accen-tuata anche dallo stesso stereotipo dell'immigrato italiano che avevano gii ausiraliani anglosassoni rispetto al quale i nuovi venutí di origine (destina risultavano sia culturalmente, sia somáticamente diverso e crearono club separati (Neili, 1996, 179). La caratteristica piú curiosa di un certo numero di queste associazioni fu la loro "composizione étnica": infatti in esse confluivano insieme triestini - sia d¡ lingua italiana che slovena - e istriani, ricreando ¡n questo modo la stessa mescolanza della cittá di Trieste. Purtroppo il fatto che i componenti di questi club parlino tra Joro nel diafetto venetomorfo del Litorale, ha fatto si che nella maggior paite degli studi questa complessitá venga liquídala con il termine di "emigrazione giuliana", quasi sempre nell'accezione di "emigrazione degli italiani provenienti dalla Venezia 259 ANNALES t f)/'97 ñero PURINI: ¡.'EMICflAZIONF DA TRIÍSTE NEL DOPOOUfKRA 251 262 Giuita" senza approfondire assolutamente se ira essi vi siano sloveni o triestini che non senlono un'appar-tenenza all'ltalia. L'emigrazione al I'estero non significó se m ove í'ab-bandono definitivo della cittci. in molti casi si veri-ficarono anche dei rientri, motivati si a dall'incapacitá di adeguarsi alio stile di vita anglosassone, sia dalla nostalgia, sia, jnfine, dalla voiontá dei triestini emigrati di passare la propria vecchiaia di nuovo ir» citta. Pur-troppo la consislenza di questi rientri risulta ancora una volta di diíficile quantificazione: dal 1955 al 1969 si iscrissero alie anagrafi det comuni del Triestino 22.637 persone provenienti dal Testero, ma tra questi - oltre ai triestini "rientrati" - sono compres! cittadini stranieri immigrati a Trieste, non triestini resídenti ail'esíero che al rientro in Italia stabilirono la propria residenza in citta e perfino una paste dei profughi provenienti dal territorio ormai jugoslavo. II margine di erro re cala con l'analisi dei soli flusst dall'Austraiia a Trieste: in quegli stessi anni si iscrissero alie anagrafi dei comuni della provincia di Trieste 2.800 persone provenienti dal continente ausfraíe. Anche in questo caso va pero fatto un distinguo: oltre agli "oíd austral ians" - cioé i cittadini australiani di origine anglosassone da molte generazioni reslderiti in Australia - che per un qualsiasi motivo si trasferirono a Trieste, questa cifra considera anche g(í even'uali figli nati in Australia da triestini poi rientrati e conteggia piü volte Cjuei casi, non rari, di triestini rimpatriati e riespatriati pii.) volte. Va infatti sottolineato che la vicenda dei triestini "australiani" rientrati fu spesso compíessa e doiorosa: aíflítti in Australia da nostalgia, a( rientro a Trieste ritio-varono una citta profondamente cambiata rispetto a quella che avevano lasciafo e un modus vivendi rnolto diverso da queiio anglosassone a cui ormai si eiano abittiati. Quest'ultimo problema fu particolaimente sen-tito dai figii nati in Australia, ¡mprovvisarnente inseriti in un contesto sociaie e in un ambiente completamente es tra neo a quelli australiani. In cliversi casi i tentativi di ritornare a vivere a Trieste fallirono e gli ex emigrati ritornarono in Australia. Se le partenze verso ¡'Australia riguardarono perlop-piu opera i specializzati ed ex appartenenti afl'ammini-strazione aíleata, il resto dell'ltalia (e, secondariamente, gli Stati Uniti e l'Europa Occidentale) fu la meta di un'emigrazione piíi "inteliettuale". Questa emigrazione meno eclatante ma torso piü decisiva, che del resto continua ancor oggi, coinvolse buona parte det laureati triestini che, a causa della fine del G.M.A., furono costretti a cercare un lavoro consono al proprio titolo di studio fuori citta. in particolare furono colpiti i neo-laureaii sloveni per i quali gli unici posti di lavoro accessibili a Trieste furono quelli - limitatissimi - alia radio e nel mondo delia scuola. A spingere i giovani sloveni all'emigrazione, oltre alia situazione económica, fu anche la condotta delíe autoritá che agirono in modo da impedire loro di trovare lavoro mediante mancati rilasci di documenli e schedatiue arbitrarie in cui giovani, anche di idee polinche completamente diverse, venivano descritti come slavo-comunisti e poten/inii sovversivi. Okre al personale técnico specializzato che si spostó nel le grandi citta industriali del nord Italia, generalmente dopo aver conseguito un titolo di sfudio specifico, e quindi togüendo alia citta sia forze giovani che professionalmente competen?!, si verificó la diaspora d: un certo numero di giovani talenti che ab-bandonarono la citta, assumendo altrove íunzioni determinanti per la cultura italiana {Ara, Magris, 1982, 98): bastí pensare a Giorgio Strehler per ii teatro, Amedeo Tomasi per la música, Franco Giraidi per i! cinema, Demetrio Volcic, Calíisto Cosulich e Tullio Kezich per ii giomalismo. L'autore desidera ringraziare i! dr. Aleksej Kalc per i suggeri mentí forniti e per il materia le inédito messo a disposizione per questa ricerca. IZSELJEVANJE IZ TRSTA PO 2. SVETOVNI VOJNI Piero PURINI IT-:«126 rrieste, Via Crispi, 85 POVZETEK Etnična metamorfoza, ki jo je začel Trst doživljati po koncu avstroogrske vladavine z odhodom velikega dela ne-italijanskega prebivalstva, se je zaključila po drugi svetovni vojni, ko so začeli v Tisi v valovih dotekati istrski in dalmatinski begunci, med Tržačani pa je prišlo do novega izseljevanja, tokrat predvsem proti Avstraliji. Izseljevanje 260 ANNALES 10/'9 7 Piot> PWUNI- ftMICRAZIONE DA TttiESTC MU OC*OOUiRRA, IS1 -¿M ......." se je začelo takoj po vrnitvi Italije v Trst, pred tem pa beležimo val izrazito ženskega odhajanja na tuje, ko so ¿ene zavezniških vojakov sledile svojim možem v ZDA, kar je zajelo približno 1.300 oseb. Podatki o "anglo-tržašklh" porokah žal niso dosegljivi. Odhajanje v Avstralijo je bih olajšano tudi zaradi begunskih taborišč, ki so jih v Trstu zgradili za nastanitev protikomunističn i h prebežnikov iz Vzhodne Evrope, ki so čakali, da bodo lahko odpotovali preko oceana. Za organizacijo odhodov teh beguncev je skrbelo posebno telo Združenih narodov, Medvladna komisija za izseljevanje iz Evrope (OME), na katero se je obrnilo tudi precej istrskih beguncev v Trstu. V mesecih, tik preden je vodstvo STO predalo oblast Italijanom, so pomoč Medvladne komisije za izseljevanje iz Evrope iskali tudi številni Tržačani. Odhodi iz Trsta so se stopnjevali, posebno po vrnitvi italijanske uprave. Težko je natančno reči, koliko ljudi je zajel ta izseljeniški val. Viri so zelo različni, po njihovih ocenah pa naj bi šlo za okoli 8.000 do 40.000 oseb. Najverjetneje pa se je število izseljencev gibalo od 16.000 do 22.000. Med temi je mogoče razlikovati tri skupine: italijansko in slovensko govoreče Tržačane ter Istrane. Slednji so se za izselitev odločili tudi zalo, da bi se rešili begunskih taborišč, v katerih so živeli od trenutka, ko so zapustili svoje domove v Istri. V Trstu je namreč bilo le malo možnosti, da bi si v doglednern času oskrbeli stalno bivališče, poleg tega so nekateri z odhodom v Avstralijo želeli nepreklicno zaključiti posebno bolečo stran svojega življenja ali na ta način celo izrazili osebno ogorčenje nad italijansko državo, obtoženo, da je Istro in Istrane prepustila njihovi usodi. Razlog za izseljevanje Tržačanov (Italijanov in Slovencev) je bil brez dvoma gospodarske narave. Mesto je nudilo skromne zaposlitvene možnosti, predvsem zaradi posledic, ki sta jih za Trst imela konec vojaške zavezniške vladavine in odhod zavezniške vojske. Sicer pa so se Tržačani počutili prikrajšane tudi zaradi ukrepov, s katerimi je skušala vlada istrskim optantom v Trstu olajšati vključitev v delovne procese. Zakon, ki je nekdanjim državnim uslužbencem v Istri zagotavljat ponovno namestitev na enako delovno mesto, je zapolnil praktično vse potrebe mesta po javnih uslužbencih, istrski optanti so imeli pravico do dodatnih točk pri natečajih, vsa zasebna podjetja pa so morala med zaposlenimi šteti vsaj 10 odstotkov begunskih delavcev: za Tržačane so bili to nedopustni in krivični privilegiji. Tudi pri dodeljevanju stanovanj so imeli Tržačani vtis, da so meščani druge kategorije, saj sta obstajala dva ločena seznama za prosilce ljudskih stanovanj, od katerih je imel "istrski" prednost. Seveda pa ni manjkalo tudi povsem političnih razlogov. Številni Tržačani so se namreč zavzemali za dejansko neodvisnost mesta, vrnitev Trsta Italiji pa jih je močno razočarala. Poleg tega so se italijanske oblasti v prvih letih po vrnitvi trudile, da bi mestu zagotovile "normalno" politično življenje in sicer prav na račun listih političnih sil, ki so podpirale STO. MHitantne zagovornike neodvisnosti iz levičarskih strank in Slovence je oblast brez prestanka zatirala, obenem pa so neofašistična gibanja uživala skoraj popolno nedotakljivost, ko je šlo za delovanje proti tem skupinam. Poleg tega je vrnitev italijanske vojske v Tisi predvsem v Slovencih ponovno obudila prikazni iz obdobja fašizma. Izseljevanje iz političnih razlogov je bito po krivici spregledano v skoraj vseh raziskavah, njegov obseg pa je mogoče razbrati iz dejstva, da je zajelo dokaj visok odstotek zaposlenih izseljencev, pogosto kvalificirane delavce z relativno visokimi prejemki. Pri vzpodbujanju izseljevanja med tržaškimi prebivalci nosijo italijanske oblasti veliko odgovornost. Poleg že omenjenih načinov nadlegovanja - neizdajanja dokumentov, potrebnih za sprejem v službo, zavračanja prošenj za državljanstvo ne-ltalijanskim Tržačanom, ki so stalno bivali v mestu pred fašističnim obdobjem in so se po dvajsetih letih izgnanstva vanj vrnili, strpnosti do neofašističnih zastrahovanj - je vladni komisar Palamara izdal odtoke, ki so z vrsto gospodarskih ugodnosti vzpodbujali nekdanje uslužbence vojaške zavezniške vlade k izseljevanju. Že pred oktobrom 1954 so tem delavcem obljubili, da jih bodo ponovno namestili v javnih ustanovah ("razen oseb, ki so se borile prod priključitvi STO Italiji", kol so izjavili v italijanskem parlamentu 12. decembra 1952j, po vrnitvi Italije v Trst pa te obljube niso mogli izpolniti, saj so ta mesta že zasedli istrski optanti. Zaradi Palamarovih pobud in izjav italijanskih parlamentarcev je bil velik de! nekdanjih uslužbencev vojaške zavezniške vlade prisiljen oditi. Klub nekdanje Civilne policije v Melboumv je i'tel okoli 800 t. im. "če.rinov" in njihovih svojcev. Tisti, ki se niso odločili za odhod v Avstralijo, pa so morali na ureditev svojega statusa čakati vse do leta 1.960. Izseljenci so v Avstraliji ustanovili več združenj "jutijancev", ki so pogosto odsevala etnično raznolikost Trsta, saj so bili vanje vključeni tako italijansko kot slovensko govoreči Tržačani ter (strani. V nekaterih primerih so se izseljenci po bolj ali manj dolgem obdobju bivanja na drugi polobli odločili za vrnitev. Njihovo število je težko določljivo, sicer pa vrnitev ni bila vedno srečna. Mesto je bilo za povratnike povsem drugačno od tistega, kar so zapustili desetletja pred tem, in nekateri so se novim razmeram le stežka prilagodili. Posebno težko so se tržaškemu načinu življenja prilagodili v Avstraliji rojeni otroci povratnikov, navajeni anglosaksonskega načina življenja in povsem drugačnega okolja. V veliko primerih so se družine celo vrnile v Avstralijo. Na koncu velja omenili tudi izseljevanje Tržačanov v druge italijanske kraje. To odhajanje, pogosto veliko bolj nepreklicno, predvsem pa veliko bolj neopazno, se nadaljuje Se danes In je iz mesta izvabilo izjemno dragocene moči. Za razliko od izseljevanja v Avstralijo, kamor so odhajali večinoma delavci ali ljudje brez visoke izobrazbe, 261 ANNALES t f)/'97 ñerp PURINI- L'ÍMtCRA2lONe DA TRIESTE NEL OOPOGUÍKKA, 251-262 odhajajo v druge dele Italije (v zahodno Evropo ah v ZDA; visoko izobraženi mladi ljudje■. številni diplomirani.i. ki zapuščajo mesto v želji po delu in zaslužku, ki bi ustrezala njihovi izobrazbi. V tem času se je izoblikovala tudi določena disspora tržaških umetnikov, razpršenih po vsem svetu. Ključne besede: izseljevanje, Trst, Avstralija, 20. stoletje BIBLIOGRAFIA Apih, E. (1988): Trieste. Bari, Laterza. Ara, A., Magris, C. (1982): Trieste, un'identitá di trontiera. Torino, Finaudi. BC: Decreto CommissariaJe n. 166 del 20 maggio ¡955. 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