ANNO XII Capodistria, 16 Febbrajo 1878 N. 4 LA PROVINCIA DELL' ISTRIA Esce il 1" ed il 16 d'ogni mese. ASSOCIAZIONE per un anno fior. 3; semestre e quadrimestre in proporzione. — Gli abbonamenti si ricevono presso la Redazione. Articoli comunicati d'interesse generale si stampano gratuitamente. — Lettere e denaro franco alla Redazione. — Un numero separato soldi 15. — Pagamenti anticipati. Pio IX ha cessato di vivere la sera del 7 febbrajo. Chinati sulla tomba del capo della cattolità, riverenti preghiamo; profondamente commossi per la scomparsa dell'uomo che ha tanto influito sui destini d'Italia, del mondo civile. La morte di PIO IX L' Osservatore Romano reca minuti particolari sulle ultime ore di Pio IX. Dopo aver detto che i medici curanti avvertirono sino dalla sera i sintomi di una leggiera febbre, e dopo aver accennato al progressivo aggravarsi di essa, e alla amministrazione dei sacramenti fatti all'infermo da monsignor Marinelli, il citato giornale prosegue: Il Santo Padre preso il Crocifisso di sotto il capezzale benediceva con quello tutti coloro che circondavano il suo letto. Erano le 12 maridiane e i medici avvertivano che la respirazione era divenuta addominale. Tutti i membri del Sacro Collegio erano raccolti nella stanza del moribondo Pontefice, e ai suoi fianchi tenevasi costantemente l'eminentissimo cardinale Bilio Penitenziere maggiore, e l'eminentissimo Marinelli. Incomincia in mezzo ad un religioso silenzio, interrotto di singulti, la raccomandazione dell'anima, e nel recitarsi l'atto di contrizione il Santo Padre, raccolte le sue forze, pronunciava divotamente le parole: "Col vostro santo aiuto . . . . „ Il respiro si fa sempre più affannoso; il rantolo sempre più pronunciato. Il Santo Padre conserva tuttora le facoltà della mente, e fa capire come gli dolga di non poter esprimere verbalmente le proprie idee. L'eminentissimo Bilio gli domanda che benedica a tutto il Sacro Collegio dei Cardinali, e Sua Santità leva la destra e benedice. Ma in sulle 3 e 40 la cianosi avanza dalla periferia verso il centro; gli occhi cominciano a velarsi, e . . . l'agonia incomincia. E qui ci mauca la lena per scrivere lo spettacolo straziante che nelle due lunghissime ore che essa è durata hanno presentato quelle sale tutte piene della presenza del Santo Pontefice, mute spettatrici dei suoi dolori, testimoni delle sue diuturne ed ardenti preghiere. Non pareva possibile che una tanta vita stesse per ispeguersi. Le più sante parole di conforto erano pronunciate all'orecchio del moribondo dai Cardinali assistenti, le preci si alteravano colle preci, e tutto il tesoro delle divine misericordie era invocato sul capo dell'amatissimo Padre che stava per lasciare derelitti su questa terra i suoi amorosi figliuoli. Nelle anticamere s'affollavano moltissime persone, cui era stato consentito l'ingresso, e che genuflesse al suolo e piangenti invocavano la divina pietà. Ma il momento fatale s'avvicinava a gran passi. Nella camera del Sauto Padre, misto alle devote aspirazioni, che faceva lugubre accompagno al resp irò breve e morente del Pontefice Sommo. Alle cinque e mezza il cardinale Bilio incominciava a recitare i misteri dolorosi, cui affannosamente rispondevano i presenti, Ma, nello incorniciare del quarto mistero, quelli che più d' appresso circondavano il letto del Pontefice sorgono in piedi, il rantolo va cessando, 1' ultima lagrima appare sul ciglio ornai spento del Padre comune dei fedeli, le parole dell'assoluzione sono ripetute ad alta voce accompagnate dal lento rintocco dell'orologio che batte l'ora della salutazione angelica. A quel suono, quasi fosse l'invito di colei che Pio IX proclamò immacolata, dalle labbra del Pontefice esce coli'ultimo respiro la sua anima bella e immortale. Quale supremo momento! Il Cardinale Penitenziere Maggiore pronuncia con voce grave, velata daila commozione, Requiem aeternam, dona eis domine, e a qneste parole nessuno più regge la piena dell'affanno che trabocca dal cuore, Il pianto viene abbondantemente sugli occhi di tutti, e tutti, cardinali, prelati, guardie, e famigliari si precipitano, s'incalzano per baciare quella mano che li avea tante tante volte benedetti, quella mano che avea sparso dovunque la consolazione, che non s'era mai abbreviata nelle grandi, come nelle umili cose. Continua 1' Osservatore Romano : Spirato che ebbe il grande Pontefice l'anima benedetta, i medici assistenti redigevano il seguente certificato di morte : "Noi sottoscritti attestiamo che la santità diN, S Papa Pio IX, già da lungo tempo affetta da lenta bronchite, ha cessato di vivere per paralisi polmonare quest'oggi 7 febbraio alle ore 5 48 pom. Dott. Antonini medico Dott. Ceccarelli chirurgo Dott. Petacci assistente Dott. Topai assistente. La salma del defunto Pontefice era quindi con religiosa ed attenta cura composta nel suo letto di morte dal prof. Ceccarelli, e trasportata in una stanza vicina collocata a tramontana, per allontanare ogni principio di corruzione. Il corpo del Santo Padre rimase allora, come di prammatico, confidato al distaccamento di guardia dal corpo delle guardie nobili, che sole vegliano intorno ad esso, sino al momento in cui e chiuso nella tomba mentre i P P. penitenzieri della Basilica Vaticana salmeggiavano nell'attigue stanze. Alle 8 il Colleggiu de' Chierici di camera e altri dignitari della Santa Sede si sono recati presso S. E. 11. il sig. cardinale Pecci, camerlengo di S. R. C.; e poco stante l'Eminenza sua discendeva dal suo appartamento seguito dai prelodati personaggi, da S. E. E. mons. Macchi, maestro di camera, e dagli ill.mi e rev.mi monsignori Casali del Drago, e Della Volpe, camerieri segreti partecipanti di Sua Santità, e faceva con essi ingresso nella camera ove giaceva la spoglia inanimata dei Pontefici per compiervi la cerimonia della ricognizione del cadavere. Tutti cadevano in ginocchio intorno a quel letto, ove in atto di placidissimo sonno giaceva il venerato Gerarca, adorando in profondo silenzio i decreti imperscrutabile della Divina Provvidenza. L'em.o Pecci, compiuta la sua mentale preghiera e sorto iu piedi, ha intuonato il De profundis, cui hanno risposto tutti gli astanti e quindi ripetendo la formola dell'assoluzione ha spruzzato di acqua beuedetta il volto venerando del defunto. Ciò fatto l'ill.mo e rev.mo monsignor Pericoli, chierico di camera e decano del Collegio dei Protono-tari acostolìci, posto iu ginocchio, ha letto il seguente atto di ricognizione del cadavere, che riassumiamo dal testo latino: "Questa mattina 8 febbraio, alle ore 8 ant., l'è-min.mo e rov.ino signor cardinale Pecci. camerlengo di Santa Romana Chiesa accompagnato dal collegio dei chierici di camera, da monsignor vice-camerlengo, di monsignor uditore della reverenda camera dell' avvocato generale della camera, appostolica, dal procuratore generale e dai due segretari e cancellieri della camera suddetta, si è condotto nelle stanze private di Sua Santità, in una delle quali ha rinvenuto sul letto di morte il cadavere della stessa Santità Sua. "Constatata la morte del S. Padre e recitate le opportune preci, a suffragio dell'anima benedetta, la prelodata E. S. R. ha fatto richesta all' ill.mo e rev.mo monsignor Macchi, maestro di camera di Sua Santità, dell' Anello Piscatorio, che dallo stesso mons. maestro di camera venne immediatamente consegnato all'Emi-neritissimo Camerlengo, che lo ricevette, onde presentarlo nella prima Congregazione cardinalizia ; del quale Anello rilasciò 1' E. S. R. atto di quietanza al prefato monsignor maestro di camera. "Sopra di che, a richiesta dell'E. e R. card. Camerlengo, fu redatto atto solenne, rogato dell'Ill.mo e R.mo mons. Pericoli, chierico di camera e decano del Colleggio dei protonotari apostolici, venendo firmato l'atto dell' E.mo e R.mo Camerlengo, dagli altri soprannominati e dai due camerieri segreti della stessa Santità Sua, gì'Ill.mi e R.mi monsignori Casali del Drago e della Volpe, nella qualifica di testimoni. "Coerentemente alle ingiunzioni fatte .dall'em. e rev. camerlengo ai chierici della R. C. A., sonosi questi adunati avanti la stessa em. sua rev. in apposita Congregazione, e colle consuete norme hanno ripartito fra loro i differenti uffici. „ All'atto surriferito, oltre i sudetti personagi. erano presenti l'ill.mo e rev. monsignor Venutelli, sostituto dalla segreteria di Stato, i principi Berberini e Altieri comandanti il corpo delle guardie nobili, e tutti i membri del corpo stesso. Compiuto il gravissimo atto. l'em. Pecci usciva dalla camera mortuaria, e restituiv asi quindi nei proprii appartamenti. Il corpo del Santo Padre Pio IX è disteso sopra un letticciuolo di ferro, guernito di seta rossa e coperto di bianche coltri. La popolazione di questa città venne raccolta cól seguente invito alle soleni esequie: Il Reverendissimo Capitolo partecipa a tutti i fedeli cattolici della città di Capodistria, la dolorosa notizia della morte di Sua Santità il Sommo Pontefice Pio IX avvenuta nel giorno di giovedì p. p. (7 del corr. mese) alle ore 5 8A pom. Vengono quindi esortati tutti i fedeli ad effondere preci di suffragio per l'anima benedetta del Padre comune, e ad intervenire al solenne Ufficio divino che verrà celebrato nei giorni di Giovedì, Venerdì e Sabato 14 15 e 16 c. m. alle ore IO aut., danda così una prova palese della loro fede non solo, ma si anche della devozione del loro rispetto ed attacamento verso il Vicario di G. Cristo. L' officio dei morti incomincierà alle ore 9: alle ore 10 la S. Messa. Il Capitolo Concatedrale Effemeridi della città di Trieste e del suo Territorio Febbrajo 16. 1428. — L'ambasciatore ser Bonomo de' Bononai arriva in patria con le risposte del duca Fe- derico, il quale ordinava al civico capitano, Corrado burgravio di Lunz, di non allontanarsi dalla città, al capitano di Svercenichi Angelino Kapmaul di vivere in pace col comune triestino, a Giuliano Gatto da Rimini di non entrare sul territorio triestino dal quale era stato bandito, volendo rispettato lo statuto, ed ai tre cittadini rimpatriati, Antonio de Vedano, Oino-bono (Boncina) de Belli e Giusto del fu Benvenuto de' Petazz» a non insistere in certe loro esigenze. - 13, 52b. 17. 1285. — Il comune investe di pieni poteri Marco Raniffo (Banfo?), Randolfo Baseggio e Cremonese Cattapane per couchiudere la pace in Venezia. - 18, XIV, 315. 17. 1348. — Clemente VI sollecita da Avignone il comune di Trieste e quello di Venezia a restituire, il primo il castello di Moccò, Venezia la Terra d'Umago alla chiesa Tergestina ; ma l'eccitamento rimane senza eifetto. * 5. 18. 1445. — Giacomo, figlio del Doge Foscari, favo- rito da Oliviero d'Albania capitano di porto in Venezia, montata una navicella scappa dalle mani del Consiglio dei Dieci e si ricovra in Trieste. - 19, IV, 267. 18. 1526. — Tullio de Avagnarà nel napoleta- no, già maestro di grammatica in Trieste, presenta supplica al comune per essere rieletto in luogo del maestro Gian Antonio che sta per finire la sua condotta obbligandosi di servire col solito salario di ducati 40 da parte del comune e di due. 10 da parte degli scolari. - 20. 19. 1286. — Ulvino de' Portis, vescovo di Trieste è eletto arbitro nelle differenze tra il Doge Giovanni Dandolo e il patriarca aquileiese Raimondo della Torre. - 3, VIII, 693. 19. 1419. — Il comune riamette la mensa vescovile al possesso del monte e del bosco della Becca. - 1, II, 199. 20. 1429. — Essendo morti di peste ser Dino di Andrea da Pistoia, chirurgo della città, e Benedetto civico maestro-fabbricatore di balestre, nè volendo prestarsi più oltre il medico fisico ser Giovanni Vittori da Castello a prò della città, il maggior consiglio delega i giudici per rinvenire uu medico fisico con annue lire 1200 di piccoli ed abitazione, un chirurgo con 100 ducati all'anno, ed un maestro-fabbricatore di balestre. - 13, 55b 20. 1445. — Il consiglio dei Dieci ordina alla galera Trevisan di salpare per Trieste a fine d'imbarcare Giacomo figlio del Doge Foscari, e di condurlo in Napoli di Romania, luogo del suo esilio. - 19, IV, 268. 21. 949. — Il vescovo Giovanni III vende al comune la sovranità della città e suo territorio, riservandosi le decime, i censi feudali ed il diritto di coniar moneta. - 21, 19. 21. 1570 — Cristoforo Sigismondo Romer prende pos- sesso del capitanato, giura di osservare il civico Statuto ed ogni privilegio. - 22, 79. 22. 1478. — (Graz), Federico imperatore scrive al ca- pitano, Nicolò Rauber, che i Carnioliui che portano grani nell'Istria veneta, si servono di Strade interdette. - 5. 22. 1767. — L'arcivescovo goriziano,'assistito dai ves- covi di Capodistria e di Concordia, consacra a vescovo di Pedena don Aldrago Antonio de! Piccardi nobile triestino. - 23, V, 301. 23. 1507. — Il vescovo, Pietro Bonomo investe ser Gian Battista vulgo Battistin Bonomo del feudo di Rismagna. - 23, V, 292. 23. 1510. — Il comune ricorre alla città di Lubiana, perchè gli spedisca munizioni da bocca e da guerra, e quattro dorendal. - 5. (a) * 24. 1419—Il consiglio maggiore proibisce l'esportazione delle merci dalla città sotto penaci multa da tassarsi a seconda del valore della merce espor-_ tata. - 13, 20% 24. 1510- — Il capitano della città ordina al comune a fornire di polvere palle, ecc. i pedoni pronti alla partenza per difendere Pisino. - 5. 25. 1352. (M. V.) — Messo ch'ebbe Trieste a piede libero marchese d'Istria e suo seguito, il veneto Senato delibera di mandare un ambasciatore al patriarca d'Aquileja per rabbonirlo con i Trie- stini. - 17, XVI xxvi> 108. 25. 1463. — Venezia delibera, che si eriga una bastita presso Nigrignano (Svercenichi) a chiusa della strada principale che mette capo a Trieste. - 5. 26. 1307. — Vicardo di Pietra Pelosa stà garante per il comune di Trieste pel prezzo di marche 200 di denari aquileiesi, il comune poi promette di risarcirnelo. - 5. 26. 1378 (M. V.) — Il Senato veneto delibera di procedere contro Pietro Bocco e Zanino Ca-vazono, stipendiar! nel Castello di Mocolano ** (6), i quali s'erano impossessati proditoriamente della rocca. - 10, IL 275. 27. 1337. — Il comune delega Pietro Gremon e Messalto de' Messalti a conchiudere la pace con Volvino e Giovanni de Stenberg. Signori di Postoina (Arensberg) e suo distretto del quale erano infeudati dal patriarca di Aquileia. - 5. 27. 1800. — Maria Adelaide, figlia di LuigiXV redi Francia, muore in Trieste e viene sepolta provisoriamente nella cattedrale di San Giusto. -7, 319. 28. 1429. — Il vescovo vicario ser Matteo dottore de' Priscianis da Ferrara e ser Antonio de' Santi dottore da Faenza, giudice del maleficio giurano ai giudici della città, Omobuono, vulgo Boncina de Belli, Pietro de Giuliani e Pietro de Bonomo, di voler amministrare la giustizia rettamente in base al civico Statuto. - 13,55.b 28. 1443. — Giustino Cancelliere viene trascinato a coda di cavallo sino alla torre della Cella ed ivi appeso qual traditore della patria per aver congiurato coi Veneti. - 4; * (o) Specie di canone. — ** (o) Castello ora diroccato presso la villa di San Girolamo (Contovello). CORRISPOIDEIZE Dall'Istria, 8 Felbrajo. La nostra società alpina è pur troppo condannata all'inazione, imperciochè in quattordici mesi d'esistenza non diede quasi segno di vita. Si organizzò sullo scorcio del passato agosto una gita al Monte Maggiore, la quale come tutti sanno, non raggiunse il suo scopo 5 — la direzione tenne durante tutto questo lasso di tempo tre sedute le di cui deliberazioni rimasero però lettera morta, se si toglie l'acquisto di un aneroide e di qualche carta geografica, non geologica. La Società non può dunque registrare il benché minimo progresso dal giorno della sua istituzione. Rincresce dover rilevare un tanto ed ascriverlo a tutta colpa della presidenza, la quale se nou ha voglia di far qualcosa, dovrebbe almeno convocare statutariamente la «società a generale congresso. Abbiamo detto. All'Inclita Giunta Provinciale DJEIJL.' ISTHI.A. in Parenzo Ìnclita Giunta! (Cont. V. N. prec.) MARCENIGLA. — Dietro avviso dato già l'anno scorso dal Conte Antonio Walderstein da Racizze al De Franceschi, andammo io e il giovine Giulio, guidati dallo stesso Conte, nel sito indicato sotto Marcenigla, e fatto escavare il suolo d'intorno, coll'ajuto di molte braccia, lo potemmo trarre di sotterra alla luce nel dì 30 settembre. Nel primo annunzio era stato indicato come statua, poi come bassorilievo rappresentante Nettuno. È invece un dado sepolcrale con due bassirilievi laterali rappresentanti ciascuno, com' è detto di sopra, un delfino con tridente (V. fig. 3). I contadini raccontano che nel sito di sua origine, sempre sotto Marcenigla, ma più in alto, c'erano altre pietre lavorate, e una fossa ripiena di carboni, di ossa, con qualche moneta, e degli anelli, e vetri, ed altro, locchè prova a tutta evidenza come in quel sito sia stato il sepolcreto almeno di una famiglia. Se lo si lascia abbandonato presso il torrente, perisce presto, anche senza l'opera distruttrice dell' uomo, che mai non manca, specialmente nelle campagne, perisce pel solo effetto del tempo, avendo la pietra dei crepacci, ed essendo di natura tale che si sfoglia 0 sfalda da sè. A tale natura della pietra è da attribuirsi appunto la perdita della iscrizione. — Importa dunque farlo sollecitamente trasportare a Pinguente, e fino a che sia trovato il sito di cui sopra, porlo in serbo in luogo chiuso p. e nella chiesa del cimitero. Ritengo che il sullodato sig. Parroco-Decano vi aderirebbe per quanto a lui spetta. DUBROVA DI VERH. — Sarebbe del pari indispensabile far trasportare a Pinguente altro dado sepolcrale scoperto non sono molti anni, e da noi veduto a Dubrova di Verh, nonché una tavola scoperta più recentemente sopra le case dei Giuradi. L'inscrizione di Dubrova di Verh è rappresentata nella fig. 4 — la tavola (lastra) dei Giù radi è la seguente : GIURADI. — È in caratteri rozzi, ma regolari. — Fu trovata in mezzo a macerie esistenti presso una strada alquanto più sopra del villaggio (Giuradi) ed è facile che nelle stesse macerie, non ancora intieramente rimaneggiate, si possano trovare altri consimili oggetti. La vicinanza della strada e la forma stessa delle macerie (grumaccie, < . . 41 Cent . . > grumazzé) lo promettono. Mentre io e il giovane Giulio De Franceschi, guidati dal Conte Walderstein, appassionato ed acuto osservatore, cavalcavamo perle accennate valli ed alture, nelle quali e sulle quali certo nascon-donsi altri monumenti che il tempo metterà in luce, il Segretario De Franceschi si oecupò in Pin-q guente nel visitare un avanzo dell'antico ar-chivio di Raspo che si credeva e non è in-< tieramente perduto. — I primi a darcene in-_ dizio furono il sacerdote Don Giovanni Ber-Q senda e il Decano Fabris. Codesti avanzi con-O sistono in una cinquantina circa di grossi pacchi, =i di filze, di libri comprendenti, come pare, cia-o scuno la gestione di un Capitano di Raspo ^ che durava in carica, com' è noto, 32 mesi. I più sono dei secoli XVIII e XVII, ma non ne mancano del XVI. Molti sono completi, alcuni mancanti. Sono messe assieme, per quanto ho potuto vedere, materie politiche, criminali, am-ministrattive, fors'anche, sotto un certo aspetto, civili ; istruzioni e informazioni d'ufficio, relazioni di fatti avvenuti, di visite fatte per la provincia, bandi, proclami, sentenze, terminazioni, prospetti degli abitanti, (anagrafi), investiture, note della caratà e d'altre tasse, catastici di boschi, di beni soggetti, a decima, registri di dasioni, ecc. È un complesso insomma da meritare seria attenzione, perchè può somministrare dati preziosi per la conoscenza esatta, minuta di un'epoca che ha tanto influito sui costumi e sulla sorte del paese. Per mancanza di spazio, il Comune lo tenne finora in alcuni armadii vecchi ed aperti in un suo locale sovrapposto alla sagrestia |del Duomo. Il sito è inadatto quanto mai, perchè staccato dagli Uffici comunali, soggetto a passaggio per la Chiesa ehe non può essere aperta a tutti e a tutte le ore, scarso d'aria e di luce, sottoposto ai danni della polvere, dei sorci, e, prima 0 dopo, anche dell'umidità. L-MAGPL © INVS • L • F N ■ LXX g' Sarebbe indispensabile che l'Inclita Giunta ine occupi con sollecitudine, e perchè dette Carte tao trasportate in sito più conveniente, e perchè Eno tanto o quanto riordinate, e sopratutto in-mtariate, colla indicazione dei volumi, dell'epoca, i ti principio e del fine e del numero dei fogli di uscuna filza o volume. Il Comune, per quanto i consentano i suoi mezzi, vi si presterà certo ; il occorre urgentemente l'impulso e l'appoggio ella Giunta, la cui opera è tanto più necessaria, sarà tanto più giustificata, quanto che dette larte hanno più che interesse locale, provinciale. Ina rapida occhiata bastò a persuaderci che pos-ono trovarsi notizie di tutti i luoghi della procacia, e di molte famiglie, specialmente delle nuove irrivate dalla Dalmazia, dall'Albania, e dalle Isole Ionie. BOZZO. Non volli staccarmi da Pinguente senza dedicare una mezza giornata anche a Rozzo. Hi portai a cavallo insieme al giovine De Franceschi e potei verificare quanto segue. Delle inscrizioni romane che altra volta esistevano colà, non ne avanza che una, quella pubblicata dal Kandler al N/ 499 delle Inseritimi romane dell' Istria. Serve attualmente di copertura ad un muricciuolo attiguo al campanile, ed al confronto della stampa presenta qualche varietà. Eccola. Stampa N.° 499 Pietra 1877 P. FLAMINIYS P. FLAMINIVS MACER • ET MACER. ET VOLCINIA. L . F VOLGINIA • L • F H . S. S. QYINCTA H-S-S Essendovi in Rozzo una Loggia pubblica, gioverebbe levarla dal detto muricciuolo e collocarla sotto la medesima, inestata, s'intende, nel muro. Discorrendo con quel signor Parroco Don Antonio Micetich venni a rilevare che da non molti anni furono tratti alla luce in quel territorio due idoletti di bronzo, probabilmente Penati o Lari. Uno di questi è passato in mano del D.r Loser padre, l'altro fu recentemente donato dallo stesso parroco ad un Ingegnere della strada ferrata che lo porterà seco a Vienna. Quest' ultimo potemmo vederlo in Pinguente. Non è un capo d'arte, ma come documento storico sarebbe stato interessante che rimanesse a Rozzo, o in provincia. Per quanto asserisse il Parroco fu trovato sotto il Castello detto Cernigrad, (Castelnero,) a proposito del quale ci raccontò una tradizione popolare che merita d'essere riferita. Fra il Capitano di Càstua e il Castellano di Cernigrad duravano da lungo tempo di quegli astii, di quelle ruggini che furono la caratteristica di un lungo periodo storico, e la disgrazia del nostro come di molti altri paesi. Dopo insulti, ostilità e rappresaglie, parve finalmente si rappattumassero e in segno di pace, il Capitano di Castua convitò a banchetto il Castellano di Cernigrad che accettò. Venuta l'ora dei brindisi, il Capitano bevve alla salute dell'altro, il cui Castello, disse a quest'ora è già in fumo. Sorto il Castellano e balzato in sella, e slanciatosi a gran carriera, non tardò a convincersi coi propri occhi che il triste uomo avea detto la verità. — Cernigrad era stato incendiato ad ora fissa dai satelliti del Castuano, d'onde ire ed odii interminabili tra quelli di Rozzo e quelli di Castua, odii tradotti perfino in una iscrizione latina che perdurò, dicesi, fino a 30 anni fa sulle mura del Castello di Rozzo. == Ad repelendam audaciam Castuanorum, o illorum de Castua. = Nei campi intorno Rozzo rinvengonsi spesso monete romaue e venete ed altre anticaglie che vanno solitamente a Trieste in mano di orefici e speculatori. Recentemente è stato rinvenuto presso la strada ferrata un pezzo angolare di cornice (volta-testa) di buon lavoro, indubitatamente romano. È poca cosa per se, ma è sufficiente a provare l'esistenza di un edifizia pubblico quale adesso si erigerebbe appena nelle maggiori città della provincia, e quindi è sufficiente a provare che a quell'epoca il paese aveva e più artisti, e più mezzi, e civiltà più diffusa. ROMA DI ROZZO. — Da Rozzo scendemmo nella località detta Roma, dove gli avanzi di antichità romane furono in altri tempi assai copiosi. Per quanto risulta dalle memorie del Carli e del Kandler, e dalle tradizioni tuttora vive del popolo, molte inscrizioni erano state provvidamente collocate dai nostri buoni vecchi nella chiesa di S. Mauro o lì presso, ma demo-lità la chiesa nessuno dei moderni si curò di raccoglierle. Divenute preda del primo arrivato, alcune furono inserite nei muri delle case, delle stalle, dei fienili vicini, altre forse rotte o trasportate più lungi. Accompagnato dal sig. Giovanni Scala, maestro di posta, che appalesa più ch'altri di lì amore per le patrie antichità, vedemmo dapprima una tavola (lastra) pressola casa di Giovanni Zornada detto Papa, portante la seguente inscrizione: Non fa conosciuta dal m . . Kandler perchè rinvenuta V O L i ILIA ^0pQ ja ^ juj morte) ma era - già nota al De Franceschi c • F • prisca padre, per comunicazione a- an • xx vu*a ^ sig. Scala. ^ Sul cantone della casa -g di Biaggio Lussa trovammo a la lapida N. 502 (Kandler loc. cit.) la cui sesta linea _ va rettificata così ffl? jfflp . < .. 75 cent.. . > Più va notato che nel secondo lato, il solo che possa vedersi oltre la facciata scritta, la pietra ha un ornato di fiori in bassorilievo. Sovrapposta a questa havvi altra pietra con figura d'uomo in piedi in lunga veste a maniche, tenente nella sinistra una cassettina aperta dalla quale tre oggetti fanno come dicesi capolino. Ye dasi la figura 5 disegnata dal De Franceschi. Nel secondo lato è ornata a fogliami ; il terzo è greggio, il quarto è nascosto. Lì presso, su altro muro della stessa casa è inserito altro pezzo di pietra pure lavorata a fogliami. Finalmente nel partirsene il sig. Giulio De Franceschi adocchiò una quinta pietra che si poteva credere perduta, ed è precisamente l'insci-zione 507 (Kandler loc. cit.) Scheggiata un poco all'angolo inferiore sinistro, la P non è che in parte riconoscibile. Sopra l'inscrizione è in rilievo una testa di donna con il collo fino alla base. È consumata e guasta, non tanto però che non si scorgano la pettinatura per indietro, e due treccie pendenti al di dietro delle orecchie. Vedasi la figura 6. Abbandonata presso la strada sul portiere d'un campo, la raccomandammo al bravo Scala, che promise di raccoglierla in casa sua fino a che sia provveduto di collocarla insieme alle altre sotto la pubblica loggia. Lo Scala è animato della miglior volontà, ma non si può-esigere ch'egli spenda del suo. Per ottenere qualche effetto bisogna che se ne occupino o il Comune, o meglio l'Inclita Giunta. Nella località Roma, s'io vedo bene, devono essere state le case della piccola Colonia o Tabella agricola, le case cioè dei proprietari e coltivatori delle sottoposte valli. Più su a Rozzo la Rocca che proteggeva la Colonia, sulle alture più lontane, a Cernigrad, a Beligrad [Castelnero e Castelbianco], i forti destinati ad impedire ai montanari non domi la discesa, l'ingresso nelle valli occupate dai Romani, e più anticamente le stazioni preistoriche, ossia le abitazioni degli an- tichi istriani. Il sito dove erano le case romane, [Roma] è, in paese soggetto a venti violenti, mirabilmente scelto per essere sempre al riparo di questi: le valli sottoposte 9ono ancora attualmente fertili, irrigue ed amene. — Giova sperare che il tempo sia per portare in luce nuove cose, e perchè non vadino malamente disperse, sarà bene incoraggiare lo Scala suddetto a vegliare edav-visare. DI DRAGUCH VECCHIO. — Ritornati la sera del 1 ottobre a Pinguente, ebbimo la compiacenza di vedere in mano del sig. Podestà Adolfo Clarici un bellissimo paalstab di bronzo trovato da alcuni contadini nella località di Draguch vec-, chio, dove fu assicurato essere stato trovato contemporaneamente uno stilo pure di bronzo ch'egli non ha potuto vedere, ma che spera di poter acquistare pel Museo Albonese, che aiutato un poco potrebbe col tempo divenire provinciale istriano, j (Continua) ' —-eso— NOTIZIE Crederessimo di mancare ad un nostro dovere se non ricordassimo, appena ci è dato poterlo fare, la memoria dell'egregio patriota del gentile poeta Jacopo Cablanca. morto il giorno 28 Gen* naio in una sua villa presso Vicenza. Non è compito nostro quello di rilevare ad uno ad uno quali sieno i pregi delle sue opere letterarie ; assai sono note. Il suo canto ora tranquillo, ispirato ai santi affetti di famiglia; ora all'amore di patria, fiero, eccitante, come le trombe della battaglia, ha commosso tutta la penisola. Tributiamo lagrime sulla tomba dell'illustre italiano. L'attivo della Società Operaja Triestina ascende a fiorini 57483.38 e il civanzo di Cassa dal 1* luglio 1876-77 a fiorini 6000. — Eloquenza di cifre che parla assai in favore di queir apprezzassimo sodalizio della nostra vicina consorella! Non lungi dal monte Gargano (Puglie) fu trovata una nuova città sotterrata mentre si scavava un pozzo. La città è l'antica Sipontum, che venne inghiottita in seguito a terremoto. Il governo ha di già fatto i preparativi necessarii per intraprendere le ricerche sopra una vasta scala. Il consiglio comunale di Roma ha deciso di concorrere con mezzo milione di lire nella costruzione di un gran palazzo per una esposizione artistica permanente nella capitale del regno. Il palazzo costerà oltre un milione e il governo e la provincia concorreranno nella spesa. volTilia G • F • PEISCA AN • XX < . . 75 cent. . . > La fiera enologica di Venezia venne rimandata, ottimo consiglio, all'epoca del maggior concorso forestieri in Venezia, cioè all'epoca dei bagni. Cose locali Arresti e condanne. — Tre popolani furono ar-itati dall'i, r. Genderineria la note dal 20 al 21 maio decorso, verso le ore 11, per canti sediziosi, e mero condannati a 14 giorni di arresto. Sono essi : «vanni Alinerigogna fu Aatonio d'anni 55, Matteo (fé di Giacomo d'anni 28, e Pietro Steffè fu Dome-» d'anni 48. (Unione) Studenti in gattabuia — Per un telegramma di ndoglianza spedito al sindaco di Roma nell' occasione Ila morte del Re (telegramma pubblicato pascia dalla m Freie Presse di Vienna), vennero condannati dall' r. Tribunale di Graz a due giorni di arresto diciate studendi presso quella i. r. Università, oriundi la terra che s'allunga dall'Isonzo al Quarnero, e Httordici studenti triestini. (Unione) (Beneficenza) Gli egregi signori giovani, addetti allo rittojò del signor Gpnel in Trieste, fecero pervenire il 10 Èbrajo a mani dell'Illustrissimo signor Podestà 1' iporto di fiorini 25 per la distribuzione fra i poveri bisognosi di questa città, nell' occasione in cui qui recarono per festeggiare jl matrimonio del loro prince Sig. Genel Alessandro. — Il nostro chiarissimo prevosto capitalare s' le in questi giorni da Roma bella dimostrazione stima; cioè un elegante quaderno contenente lavori «sitamente composti e a lui dedicati da parecchi ni colleghi Arcadi, colla seguente inscrizione: Onore A — Don Francesco Petronio — Canonico Premito — Della Perinsigne Cattedrale — Di — Cari Istria — Da Alcuni Arcadi — Tributato. ( Unione) Teatro Sociale — Dalla sera del 1 corr. vi reità la simpatica compagnia Gaietti e Sodi, udita per iche sere nella scorsa primavera, e che fece attimo contro. Finora il repertorio fu degno della compagnia, Mae una sera, in cui con sorpresa e disgusto generale, laminò la scena non il sole d'Ausonià, ma la luna illica con due vecchie e brutte irradazioni. Tutti re-taoo con diligenza: perciò il pubblico accorre nume-i, gusta, ed applaude. Appropriata la decorazione: legante e ricco il vestiario. Nel prossimo numero damo relazione particolareggiata. (Unione) Pubblicazioni Le piante pratensi, ossia le erbe dei prati ita-imi sia asciutti che irrigui, descritte per famiglie iterali e secondo la loro importanza in agricoltura, »Ile figure di ciascuna (oltre 300) incise con precisione chiarezza, ed intercalate nel testo, per A. de Silvestri. — La pubblicazione di quest'opera, il cui materiale è già in pronto, verrà fatta appena si saranno riunite 500 adesioni. — L'opera verrà stampata completamente in pochi mesi, e sarà inviata, ai sottoscrittori per sole lire 10. La medesima sarà quindi posta in vendita a lire 20. — Per le sottoscrizioni rivolgersi al sig. A. de Silvestri, Torino, corso Principe Amedeo 5. L'ape Italiana, Bollettino Ufficiale del Consorzio per la coltura razionale delle Api. — Esce in Torino dal 14 al 20 d'ogni mese in fascicoli di 16 pagine, con copertina, al prezzo di sole L. 3 annue anticipate. Recapito da G. Carosio, piazza Castello, 16. L1 Unione, Cronaca Capodistriana, con felice pensiero (Vedi 8 del 25 Gennajo) riproduce, il Prodromo della Storia dell'Istria, scritto dall' illustre concittadino Carlo Combi e contenuto nella Porta Orientale, strenna pubblicata per la prima volta nel 1857. Bibliografia istriana l'archivio Veneto N° 28 — Tomo XIV — Parte II. contiene la continuazione (vedi Tomo XIII pag. 291). della storia di Venezia dalla sua fondazione fino all'anno 1084 di Augusto Fr. G. frorer tradotta dal prof. Pietro D.r Pinon. — Il capitolo XX. Il doge Pietro 11 Candiano. L' Istria, tratta quasi esclusivamente della nostra provincia. Varietà Togliamo dal pregiato periodico M ente e Cuore il seguente: Cenno Astronomico Mensile Nel mese di Febbrajo avranno luogo due eclissi qui affatto invisibili; le fasi relative ed i luoghi della visibilità furono pubblicati nel numero precedente. Mercurio si trova al 3 nella sua massima elongazione di 25°27' verso occidente; é dunque visibile al mattino prima che sorga il sole. Al principio del mese si leva alle 5.58 ant.. (1 ora e 25 minuti prima del sole) e poscia ritarda ogni giorno più, per rendersi invisibile dopo la metà del mese. Venere s'avvicina ognor più al sole e si trova in congiunzione inferiore con esso al 21 Fobbrajo; al 1.° del mese tramonta alle 7. 46 pom., al 10 alle 7.4 pom., e poi diviene invisibile sino alle fine del mese, stante la sna vicinanza al sole. Marte diminuisce di splendore: tramonta il 1° alle 0.5 ant. poi antecipa di mezzo miuuto al giorno sino alla fine del mese. Giove non è ancora ben visibile al principio del mese, perchè sorge poco prima del sole (alle 6.22 ant.) ; antecipa però ogni mattina di 3 miuuti, cosichè alla fine del mese si leva già alle 4.54 ant. Saturno tramonta il 1° alle 8.9 pom., e poi ogni sera 3'20" più presto. Ecco le fasi lunari: il 2 alle 9.12 ant. (Eclisso solare) » 10 „ 2.12 pom. » 17 „ 0.12 „ (Eclisse lunare) » 24 - - 4. 7 ant. 8. - » 2. - „ Novilunio Primo quarto Plenilunio Ultimo quarto Apogeo „ 5 Perigeo „ 18 Il plenilunio darà luogo ad una marea assai ampia, stante la coincidenza col perigeo, la bassa marea della 3 pom., nei due o tre giorui che precedono il novilunio raggiungerà probabilmente la massima depressione dell' anno nel nostro porto, giacché il livello medio stesso del mare è ordinariamente minimo tra Febbrajo e Marzo. Il sole sorge: il I.« alle 7.24 e tramonta alle 5.4 „ 10 „ 7.12 „ „ 5.17 * 19 „ 6.58 , „5.30 „ 28 „ 6.43 „ „ „ 5.43 ed entra il 18 alle 6.52 pom., nel segno dei Pesci (330° long. cel.). Trieste, Gennaio 1878, Giulio Grablovitz. Il Tamai-Caspl o albero della Pioggia. Il Ber-liner Fremdenblatt" racconta, che il console degli stati uniti di Columbia a Lennie (Perù) partecipò al presidente della sua repubblica la scoperta d'un albero meraviglioso nei boschi in vicinanza del villaggio Moyobamba. L'albero, che raggiunge l'altezza di 58 piedi con un diametro di circa 19 pollici, assorbe e condensa l'umidità dell'atmosfera con sorprendente energia, sicché continuamente stillano gocce di acqua dai rami e dal tronco e il terreno sottostante è cosi ridotto quasi a palude. L'albero dà maggiori quantità di acqua appunto allora quando nella stagione della siccità le acque correnti pressoché disseccano. Si ha in mira di piantare di cotesti alberi nelle aride regioni del Perù. Contro il mal di mare. Di recente vennero eseguite delle esperienze nella rada dell'Havre (Francia) per dimostrare che l'eletricità può prevenire il mal di mare. Si tratta di una cintura bimetallica destinata a produrre una corrente galvanicha debole che agisce sull'epigastrio. Le persone che si sottomisero all'esperienze durante un pessimo tempo di mare, si sarebbero trovate soddifattissime di questa nuova applicazione dell'eletricità. Lo sviluppo dell'occhio umano. Il giornale "Kur-ze Nachrichten„ scrive: La scienza dà ragguagli interessanti sull'occhio dell'uomo, com'esso fu e come ancora può svilluparsi. I Veda degli Indiani, che sono i più antichi documenti scritti, provano che nei tempi più rimotti, ma già storici, non si conoscevano che due colori : nero e rosso. Passò molto tempo prima che l'occhio avesse distinto il color giallo, e più ancora prima che fosse giunto a conoscenza del verde. E notevole il fatto che le parole più antiche esprimenti l'idea del giallo furono poco a poco adoperate per indicare il verde I Greci avevano molto sviluppato il senso per i colori, eppure scrittori posteriori asseriscono che i pittori al tempo di Alessandro non conoscevano che i colori fondamentali: bianco, nero, rosso e giallo; i Greci antichi non avevano vocaboli ehe denotassero azzurro e violetto, ma chiamavano cotesti colori grigio e nero. Così pure i colori dell'arcobaleno furono a po- co a poco'contraddistinti gli uni dagli altri: il grandi Aristotele non ne conosce che quattro, È uu fatto no tissimo che fotografando il prisma dei colori, riman dietro all'indaco ed al violetto ancora una impressioni che noi non giungiamo a distinguere quale un colore Sostengono i fisiologi, cho verrà tempo in cui l'occhi umano perfezionato sarà capace di distinguere aneht questo colore. ! Riportiamo dal Giornale della Società Agrarii Istriana del 25 gennaio il seguente : AVVISO! Presso la stazione enologica provinciale il Parenzo; sono vendibili in assortimento degli al beretti di persici a mezzo fusto, delle migliori qualità, ed a varie epoche di maturanza, cioè, dal Luglio all'ottobre. Ogni alberetto costa sol di 20. Oltracciò vi sono disponibili delle barbatelle bene radicate di uve da tavola, come sarebbero i Chasselas bianco, rosso, e croccante, ed il Ghas-selas moscato, i quali maturano nelle posizioni riparate dai venti e ben soleggiate, già coi primi | di Agosto, e 1' Oporto, buono anche per vino | rosso da pasto, il quale matura alla fine di A-gosto. La stazione fornisce infine, delle barbatelle di uve per vino, cioè di Bìeslrng del Reno, Bit' sling d Italia, Borgogna nero, rosso e bianco Sai*-tern, Valtellina rosso - bianco (entrambi per vino bianco,) e di Terrano. Il prezzo di queste barbatelle è quello di soldi 30 la decina, e di fior. 2 al centinaio. Le piccole spese d'imballaggio vengono separatamente conteggiate. Dalla Stazione Enologica Provinciale Parenzo, 20 Gennaio 1878. AVVISO Al BACHICULTORI Chi volesse fare acquisto di seme ba chi nostrani a bozzolo giallo, cellulare ec industriale, (fior. 6 e fior. 4 ogni 25 grammi) è pregato di spedire al sottoscritto entro il corr. mese, una semplice lettera im pegnativa col indicazione della quantità e qualità. Ricevuto il prezzo d'associazione dai signori: Vincenzo Gianni — Trieste — un qnad. ; — Vittorio Ru mer — Capodistria — ann. corr.; — D'Elia Don Francesco -Promontore — anno pass ; — Petris D.r Andrea — Parenzo -ann: corr. — Canciani D.r Giov. — Montona — anno corr. — Soci« tà del Casino — Albona — anno pass.