PUBBLIcrflR (prezzl per mm d'altezza, larghezza 1 colonna): commerciall L. 1.50 — flnanziari, legall, cronaca L. 2.50 — Concessionarla escluslva UNIONE PUBBLICITA ITAULANA 8. A. LTJBIANA, Via Selenburg n. 1 — Tel. 24 83 Lubiana, 26 dicembre 1942-XXI Lubiana, 2 gennaio 1943-XXI DIREZIONE - REDAZIONE: LUBIANA, CASA DEL PASCIO — Tel. 26-58 ABBONAMENTI: Annuo L. 25 — Semestrale L. 13 — Sostenltore L. 1000 Spedlzlone in abbonamento postale 11° Gruppo — UN NUMERO CENT. ©O SWREI Quando abbiamo pensato a «prima linea», settimanale delta Federazione dei Fasci di Combattimento di Lubiana, ci siamo proposti uno scopo: fare un giornale che, sia pure organo politico di una Federazione, fosse so-prattutto il compagno gradilo dei combattenti di questa zona d'operazione; per que-sto dal primo nuraero abbiamo informato i lettori in gri-gioverde che la loro colla-borazione sarebbe stata ac-cettata con gioia. Abbiamo avvertito che «prima linea» non avrebbe accol-to nelle sue colonne alcuno scritto tendente a forme piü 0 meno velate di sciocco esi-bizionismo, ma soltanto arti-coli di giovani di fede pro-vata che, con poca discussio-ne e molta ortodossia, aves-sero esposto al lettore, anche attraverso la critica costrut-tiva, il loro pensiero e la loro azione. Ci siamo riusciti? Sia pure in soli tre mesi di Vita «prima linea» e coscien-te di aver compiuto il suo dovere di foglio fascista. Ciö e dimostrato ampiamente dalle decine di lettere e carto line che giungono regolar mente ogni giorno sul tavolo di redazione. Sono parole chiare, semplici e perciö su-premčunente belle quelle che scrivono i nostri piü graditi lettori: i camerati in grigio-verde; i quali non esitano a definire «prima linea» il loro amico preferito nelle ore di riposo. E non soltanto lettere o cartoline inviano i camerati combattenti, ma anche arti-coli, che, pure non recan-do firme celebri, apportano perö un contributo fattivo alla conoscenza dell'animo e della volontä dl vincere del popolo italiano combattente. Abbiamo scelto fra molti i migliori scritti e in occasio-ne del terzo Natale di guerra abbiamo voluto dedicare que-sto numero del giornale ai nostri piü cari collaboratori; in altre parole oggi il giornale lo hanno fatto i soldati. Per loro vivrä due settl-mane di vita e recherä con 1 loro scritti a tutti i combattenti l'augurio piü aifet-tuoso dei redattori e collaboratori di «prima ly^ea» in-sieme con il piü possente «in bocca al lupo» e «picchia duro» fino alia Vittoria. * II solito ritornello 11 SCRIIO del fonibattcntc realizzato: la firma del Dure sulla tessera dol Tartito. Una delle tante illusioni che hanno strombazzate ai quattro venti i gazzettieri ebreo-anglo-americani, ogni-qualvolta si e scatenata con maggior furore I'offensiva sui fronti di guerra delVIta-lia, oggi nappare sui fogli dei vari «Times» e dei vari gruppi «.Hearts Company». Riappare perche, non po-tendo aprire un secondo fronte per via di terra senza cor-rere il rischio di ripetere qualche nuova edizione, am-jyliata ma non corretta, delle impress donchisciottesche — tipo Dieppe o Marsor-el-Brega—hanno scatenata con-tro le nostre posizioni in A. S. la terza offensiva africa-na. Ogni azione, preparata in grande stile, e accompagnata anche dal frastuono cartaceo degli scriba e dal lancio di manifestini e di bombe sulle nostre popolazioni inermi. Questa illusions e il solito ritornello: «Italiani arrende-tevi; il Fascismo non e 1'Ita-lia; ritalia e povera, percid non pud combattere a lungo ecc....» Queste frasi erano le stesse dette dai nostri ne-mici tre anni fa; e, come se tre anni di guerra non fosse-To bastati a convincerli del contrario, ora ripetono Viden-tica sinfonia. Intanto la guerra continua, combattuta nella sua tragica realta su tutti i fronti, e con-tinuerd sino alla fine (s'in-tende dei nostri nemicU). II A I O Ci sono molti che conside-rano alcune delle afferma-zioni della nostra Dottrina pratica, come il punto defini-tivo di arrivo di ogni attivi-tä formale e sostanziale. Di questa loro convinzione essi se ne sono fatti delle formule normalizzate e sono convinti che le medesime siano le sole, chiavi risolu-trici di molti problemi, sino al punto di soddisfarsi con la sola ripetizione retorica delle affermazioni stesse. Vogliamo che questi camerati si scuotano da questo stadio di immobilita per aprirsi alla considerazione che i fenomeni politico - so-ciali sono di un dinamismo singolare e manifestano un continuo rifluire di posizioni, di aspetti sempre nuovi e sempre in gara di supera-mento. Vogliamo che da questa constatazione ne derivi continuo uno stimolo a operare (e non considerare al-cuna possibilita di sosta) vol-to essenzialmente alio scopo d i superare ogni fase di cri-stallizzazione e di realizzare i cömpiti sempre nuovi della Rivoluzione che si imposta-no non solo da un punto di vista intensivo, ma anche estensivo. E su quest'ultimo punto questi camerati troveranno un immediato esempio dl possibilita di azione in quel-la che fra le attivitä del Par-tito, al di fuori dei confini del territorio metropolitano, e una delle piü recenti. Le Federazioni e i Fasci in «prima linea» danno loro questo esempio e presentano un campo di azione nuovo di iniziative, fecondo di svi-luppi che dovranno essere necessariamente aderenti a nuove necessita, sviluppi che sono fortemente impegnativi e che per la loro evoluzione lichiedono uomini decisi, in-transigenti, dinamici e dalla fede piü pura. II discorso ritorna un poco su quelli. molte volte pro-spettati come problemi del domani, e ci da il vantaggio che difficilmente si trovera chi non ne riconosca il pieno valore di presentarcene per lo meno un aspetto parziale, ma concreto e tangibile. Quando l'Asse dope la Vittoria si sara assunta la tutela della collaborazione europea, collaborazione che garantira con la potenza delle sue civilta, ai Fascisti ope-ranti si presenteranno molte, anzi moltissime di queste posizioni da risolvere. E ci si guardi dalla possl-bilita di farsi trascinare nel semplicismo, non solo per quelle che riguarda lo svol-gimento dei cömpiti, ma anche per quanto riguarda questa classificazione preventiva. Guardiamo a possibili si-militudini essenzialmente dal punto di vista ideologico per riconoscere che i vari problemi contingenti presenteranno sempre aspetti originali e completi di tutte le forme di attivitä umanaj in quanto poi ai semplicismi, nello svolgimento sarebbe retorico richiamare l'atten-zione perche siano per tempo evitati, comunque ce ne potremo esentare solo con un'ordinata e organica pre-parazione. Per queste ragioni, sia pure esposte brevemente ma di ra-pida potenza intuitiva, I'ope-rare fascisticamente in «prima linea» costituisce un ele-mento di ricerca di espe-rienze, di indici, di sintomi che serviranno di valido aiuto per i cömpiti del dopo guerra, che anticiperanno I'importanza risolutiva di problemi molto piü vasti, che creeranno delle schiere di fascisti ricchi delle com-petenze necessarie per la continuazione della Rivoluzione nello spazio ed ai cui criteri dovranno ispirarsi necessariamente gli altri per II consolidamento, oltre che di ima coscienza, anche di una tecnica imperiale. Questo, oltre a trovare la soluzione immediata di im-portanti necessita contingenti, vive ima vita di rischio e di combattimento che collima perfettamente con I'essenza intransigentemente decisa dello spirito rivoluzionario che ritrova nelle forme piü dure, piü difficili, piü rischio-se, la chiarezza della sua Fede, la luminosita dei suoi ideali e la forza delle sue aziom. Serg. Edoardo Abbele popolo italiano non e facil-mente impressionabile, egregi Milords e Misters! Voi forse, che tante gior-nate di sole avete passate nei lunghi oziosi pomenggi sulle colline di Posillipo, nelle ville di Amalfi, Ravello, nei giar-dini fioriti di Taormina ecce-tera, avete ancora viva I'im-pressione della nostra gente allegra e sentimentale di quei luoghi; e, celando la vostra superbia sotto qualche sorri-so di falsa filantropia, con disinvoltura regalavate qualche moneta ai nostri «scugniz-zi». Ma, ignari idella nostra lingua e dei suoi dialetti, voi, signori Milords, non vi accorgevate che quelli vi sfot-tevano e ridevano dei vostri «cilindri», delle vostre «code di rondini», delle vostre gof-fe anche se ricche acconcia-ture. Se andiamo un poco piü indietro nella storia, oltre quella ad esempio del nostra secolo, patreste leggere tanti avvenimenti nei quali gli «scugnizzi» grandi, tipo ad esempio Tommaso Aniello, hanno preso il caltella contra chi osava calpestare il nostra anore. Certo la colpa di questa vostra convinzione sulla gente italiana e dovuta pure all'ignoranza che avete della nostra storia, per cui giudi-cate I'Italia del 19^2 tenenda presente I'ltalia degli state-relli. Ma pure dovrete, ora, mettere insieme questi state-relli, prendere la parte mi-gliore della lara storia e rica-vame I'ltalia di oggi. Ecco, sommate i Vespri Siciliani, Masaniello, le Pasqzie Vero-nesi, i moti del 1821, del 'Si, del 'Uh, del 'A8, le varie guerre d'indipendenza, quelle ca-loniali dal 1892 al 1912, ed avrete una grande tappa 1914-18; pero il cammino subita ricomincia, con migliore indirizza, ed avrete 1922, 1935, 19A0, 19A1, 19A2. Oggi, insieme con i vostri cugini o fratelli (nan so quale ramo di parentela vai abbiate cfyti i figli di Giorgio Wa^ shingtan (a proposito ricar-date Yorktawn!) venite a grandi altezze sulle nostre cittä popolate e gettate a ca-saccio, con disinvoltura da «spartman», senza badare al sangue inutilmente versato da gente inerme, quali donne, vecchi e bambini, bombe su abbiettiviprettamente nanmi-litari. Infatti a Torino, se voi non lo sapete, avete calpita le chiese. Ma questo fatto non ha impartanza, signori, perche noi le ricostruirema, sero-za dubbio piü belle e piü ricche, perche, e questo lo sapete, siamo piü artisti e piü in^ telligenti di voi. Ma, scusate. vorrei sapere una cosa: i manifestini per- che Ii gettate? Forse perclie avete saputo, da qualche radio clandestina tipo , chi siamo a corto di carta igienica? Altra ragione non vedo. Voi avete grandi mezzi, certo piu di noi, per fare la vostra propaganda; ma se usate sempre le solite storie, dite sempre le stesse cose, f inite col rendervi noiosi, non a noi, perche ahhiamo tutta la buona volonta di sopportarvi e di combattervi per vincervi, ma agli altri popoli, i qmli pure sono amanti delle no-vtta. Ma voi novita non ne potet'e dire all'infuori di ri-petere le stesse cose: I'unica novita che potreste racconta-re sarebbe questa: <11 Signor Churchill, alia Camera dei Comuni, non ha risposto ad una interrogazione di un de-putato ecc.... per non dare notizie al nemico-». S. Ten. Nicola Enrichens IL CUORE DURO Considerazioni di un soldato suirandamento della guerra —♦— Dil quando il recente cou-riittofe scoppiato, la propaganda degli Stati belllgeranti ha co-minciato a radiodiffondere notizie suU'andamento delle ope-razioni sui vari fronti. Bella cosa la propaganda quand'ö sincera, il cui scopo h di fare conoscere al mondo in-tero come le cose si svolgano. fi giusto che non vengano portale a conoscenza del neinl-co, niediante le radiodiffusioui in (juestione, notizie che possa-no nuocere aU'esito delle ope-razioni. Non č ainniissibile, in-vece, che le notizie stesse siano lotalmente false. Vogliamo alludere alia propaganda fatta da quei paesi che hanno c-ombattuto o che, tut-t'ora, oombattono contro I'Asse. Quella inglese, dall'inizio del-I'attnale oonflitto ad oggi le ha, come suol dirsi, dette grosse. Coloro i quali hanno segiiito e seguono I'andaniento di questa guerra sanno che quasi gior-nalmente radio Londra parla di affondamenti di navi del-I'Asse, mai meno di tre; di at)-battinieuto di apparecelii; di cattura di prigionieri ecc., cose che portano alle seguenti considerazioni: facendo le somme del naviglio posseduto dagli Stati che hanno combattuto e com-battono questa guerra non si rag-giimge la somma totale pubbli-cata sulle gazzette londinesi, data per affondata al danni del-I'Asse. Ma allora con quali mezzi marittimi i marinai d'ltalia e della Germania affondano so-vente quelli inglesi, russi ed americani? E cosi dicasi per Singapore, la Malesia ecc. Si affannano, i nostri nemi-ci, a pubblic^ire sui loro fogli che vincono battaglie su batta-glie. Procedendo per ordine troviamo che, merce le loro vittorie, i primi sono stati slog-giati, defiuitivamente, dal con-tinente europeo, dal Borneo, da Singapore, dalla Malesia ecc. 1 secondi sono stati sloggiatl dai territori russi oompresi dal-I'e.x confine rumeno-polacco al Volga, dalla penisola di Kerc, da quella di Crimea e quasi da tutto il Caucaso. I terzi, invece, hanno tutto perduto nel Pacifico, dove i Qiapponesi, di tanto in tanto, fanno fare ad essi buone rac-colte di mature nespole. Puö benissimo darsi che in questi IMiesi, quando vengono a tro-varsi nelle condizionj avanti esposte, si usi dire che vincono. Confrontino i nostri nemici le notizie di guerra italo-ger-mano-giapiM)nesi e, se ciö sarä fatto con la dovuta calma, si convinceranno che siamo noi a vincere, non loro. Gli Italiani, i Tedeschi ed i Giapponesi costituiscono popoli maturi che si alimehtano con la verita, fosse essa ancbe dura, Gli Italiani, i meridionali d'Europa, hanno avuto in dono dalla natura un'anima quanto mai generosa, emoti-va, passionale, sempre giova-ne e sincera. Qualitä ottime, ma che durante la guerra, in ispecie questa guerra, devono far luogo ad altre che dob-biamo trarre dalPimo delle nostre coscienze, ridestando necessariamente istinti sopiti dal tempo e dall'educazione civile. Non vi puö essere luogo, soprattutto, a quel senti-mento, cosi imperioso per noi, che va sotto la denominazione comune di compassione e che, scisso nei suoi elementi, e fatto di pieta, di romantici-smo e di egoismo. Ma vi sono due momenti della compassione : il primo sorge quando ve-diamo soffrire quelli che sono i nostri amici, i nostri com-pagni, coloro infine a cui siamo legati dairaffetto; il se-condo — che tarda piü a venire perche deve sorpassare ed e in contrasto, spesso, con sentimenti contingenti — sorge quando ci troviamo in pre-senza di sofferenze del nemi-co. nostro vanto, da tutti confermato per il passato, d'aver sempre trattato con umanita e comprensione tutti quelli che ci hanno chiesto soccorso, senza guardare se la mano che si protendeva verso di noi era o no prima ai-mata contro di noi. Un vanto che ha finora segnato il limite della nostra civilta romana e mediterranea e che ci ha resi veramente orgo-gliosi. Ma la bonta e una bellis-sima cosa quando si ha di fronte un nemico che la puö apprezzai-e, quando esso la riconosce come tale, e come tale ne trae il giusto rispet-to per le istituzioni che la ideritificano, siano civili o militai-i. Purtroppo, perö, noi dobbiamo dire che nulla di questo e avvenuto in questa guerra: inglesi, russi, france-si, piü di tutto jugoslavi, hanno tradito ogni mutuo patto, anche se sancito da quella «Dea Giustizia» che aveva il suo tempio in Ginevra. Hanno sorpassato ogni limite d'u-manitä infierendo contro i nostri feriti con angherie d'ogni genere, silurando e bombardando nostre navi-ospedale, mitragliando aerei di soccorso. Abbiamo pazientato abba-stanza, continuando nella nostra condotta con la speranza d'una resipiscenza awenire, facendo tacere ogni impulso di vendetta, seppur doverosa per I'onore. Siamo andati troppo oltre: quella che era nostra bonta vien giudicata codardia; quella che era nostra compassione pusillanimi-tä o stupidaggine; la nostra assistenza ci vien rinfacciata come opera di mera propaganda, la nostra sincera umanita come finzione. Ci siamo illusi per troppo tempo di combattere ad armi pari contro un vero nemico: ci occor-reva soltanto questa guerri-glia ibalcanica per farci con-statare — de visu — che le nostre non erano che pie illu-sioni.. Purtroppo ancora dobbiamo riconoscere d'aver giudi-cato troppo facilmente, misu-randoli col nostro metro, i sentimenti di coloro che hanno distrutto ogni idea di Dio e della famiglia e che della Patria non sanno altro che la sfei-za degli agenti polizieschi. Siamo stati troppo buoni ed abbiamo arrischiato di sen ti r-ci chiamare con un brutto nome anche dai nostri amici. Ora basta! E tempo che queste idee siano abbandonate: e tempo che si risponda ai gesti brutali con gesti piü brutali ancora, che «a denti di cane» si mostrino «denti di lupo». E necessario. Non vi deve essere laci-ima — sia essa di madre, di sposa, di sorella — che abbia il potere di smuo-verci da una deteiminazione presa con reale giustizia; non vi puö essere altro sentimen-to che quello dettatoci dal-I'onore. Lasciamo da parte — per sempre — ogni altro senti-mento che non sia l'odio sca-turito dalla necessitä d'una vendetta che deve piegare questi sciacalli nel nostro tempo. Senza compassione, perche ogni piü piccolo gesto di ibontä puö costare la vita ai fratelli che combattono per la vera causa della civiltä e del diritto. Rimpiangere i vec-chi tempi, solo rimpiangerli anche senza rinnovarli, sarebbe opei'a traditrice, meri-tevole del piü acerbo rimpro-vero, della piü giusta delle punizioni. Bisogna reprimere, guardando piü avanti, quelli che possono essere pur radi-cati sentimenti di compassio- II Duce sa farsi fante tra i fanti, anch« nell'assaggiarc il raucio quotidiajio. ne: non si puö vincere che guardando al fine ultimo: i mezzi non contano, non sono contati mai. E non ci tragga in inganno un sopposto sentimento reli-gioso: Cristo stesso, che era pur il Signore della bonta, prese in mano la frusta quando vide che i mercanti ave-vano invaso, il tertipio. Dobbiamo avere l'intima, assoluta convinzione che il nostro destino esige il cuore fei-mo, senza battiti che non siano d'amore verso la Causa, verso i fratelli che ci sono al fianco durante la lotta. Dobbiamo agire virilmente la- sciando cadere nel nulla anche ciö che per il passato ha costituito nostro motivo d'or-goglio. I tempi sono duri, la lotta e per la vita o la moi-te, chi non saprä tenere duro fino all'ultimo, fino alle piü estreme conseguenze, e meglio che si ritragga, ora, per non essere travolto senza possibi-litä di riprendersi. Lasciamo ai postez'i il giudizio sui nostri atti o su quelli che ci vengono dettati: ora e tempo di agire e non di riflettere. Ii cuore duro e un'arma come un'altra per combattere e vincere. Serg. Luciano Frassinelli IL NOSTRO DOVERIE non con le fandonie, conie sl alimentano Inglesi, Russi ed Americani i quali, manco a far-lo apposta, sono i popoli della terra piü dediti all'alcool. «Pares cum paribus congregandi.> Poveretti, non 6 colpa loro, ma delle loro abitudini, se, be-vendo, si sono loro atrofizzate, sino alla scempiaggine, le cellule intellettive. E, se e vero che piü grande h il portone e piü grande il battente, Churchill, Stalin e Roosevelt, cervello non debbo-no mai averne avuto, neppure d i quello malato. Brig. D. Pas«ore Sono soldato, ma voglio parlare come se non lo fossi perche di missioni il milita-re ne ha una sola: disciplina ed in essa sono comprese l'obbedienza, il sacrificio, l'amore per la Patria, I'onore dell'arma e lo stesso eroismo, che non esito a far rientrare neU'ordine normale delle cose per i militari che veramente si possono chiamare tali. II soldato, in certo modo, non e libero di pensare ne di agire se non c'e un ordine che lo induca a compie-re quella o quell'altra azione, perche e vincolato dal giura-mento e dalle rigide leggi militari, quindi ogni cosa faccia o pensi puö essere in-terpretata come derivante dalla disciplina e quindi ob-bligata. Voglio dunque spogliarmi dellu mia divisa e di tutti gli obblighi e doveri da essa de-rivanti per dire cid che sen-to essere la mia missione come un semplice cittadino durante questo periodo in cui si decidono i destini della Patria fascista. La nostra, quella dei citta-dini, e una «.missione-» in tutta la pienezza del valore di questa parola. Amare e ser-vire la Patria con tutte le sue leggi, attualmente, per noi e come professare una religione. Inutile, anzi dannoso, e pensare anche troppo ottimi-sticamente; inutile e dannoso in quanto altera il valore della situazione e puö far provare delle pericolose de- lusioni quando la realtä si riveli in seguito peggiore delle nostre previsioni. Š tradimento, poi, pensare con paura agli eventi futuri 0 addirittura esternare a terzi l'angoscia ed il timore di cose accadute o che si presume possano accadere, specie, come spesso avviene, se le nostre previsioni sono ba-sate SU discorsi riportati dal famoso commentatore in-formatissimo». Avere fede assoluta ed essere molto par CO di parole: questo e il primo dovere del-l'Italiano in guerra. Purtroppo molti discorsi vengono fatti da coloro che non comprendono, e giacche noi abbiamo avuto la fortuna di capire le loro millanterie, dobbiamo evitare di aumen-tame la portata e le malefi-che influenze che da esse de-rivano. Giudico dovere di ogni buon cittadino intervenire con de-cisione e forza quando si pre-senti l'occasione di reprimere ogni chiacchiera inutilmente esagerata, sia- pro o contro l'operato dei nostri Capi o i risultati delle azioni nostre o nemiche. La missione dell'Italiano, oggi, e quella di denunciare al disprezzo dei suoi camera-ti ogni infrazione annonaria 0 monetaria. Non si deve essere titubanti nel colpire; non si deve temere di nuocere il prossimo. Abolire il famoso e troppo tisato proverbio: tVivi e lasda vivere-»! 1 Quel proverb io pud essere compatito e messo in pratica nella vita civile, ma oggi anche «Ž borghesi-» non costituiscono la vita civile semplice-mente perche essa non esiste. Oggi e soltanto ed unicamente il soldato che opera ed agi-sce dentro e fuori la Nazione; oggi la guerra non e soltanto nei settori del fuoco. Le battaglie avvengono nella stessa nazione: nelle strode, nei ne-gozi, nelle case. E sostengo essere, questa battaglia del fronte interno, importante e dura. Ciascuno si renda cosciente di questa idea. Ciascuuo com-prcnda l'immane sjorzo che la Patria sta facendo per li-berarsi da una secolare pri-gionia, e comboMa e taccia e smetta di piagnucolare sulle bistecche di una volta le quali non erano altro che gli avanzi dei lauti pranzi inglesi! Sosteniamo questa batto/-glia, non lasdamoci sopraffare dalla muta dei «.divorato-rir» che vendono con i listini della «.borsa nera» e che non esitano, per un lurido gua-dagno maggiorato, a tradire la Patria. ž dovere del cittadino ita-liano, oggi, di alzarsi in pie- di quando e quanto piü gli e possibile e gridare forte contro questi chiacchieroni e speculatori senza patria, senza religione, senza famiglia! Chi in questi momenti e piü accanito nel piagnucolare e proprio colui che e sempre stato bene, anzi benissimo, ed ora soffre terribil-mente perche il treno e affol-latissimo in seguito alla sop-pressione di alcuni convogli, 0 perche al momento della necessitä urgentissima non tro-va il «taxi», o perche non puö circolare nella sua lussuosa a titomobile per deficienza di carburante. Coloro, pero, che delle bel-lezze e lussi della vita hanno conosciuto poco o niente non si lamentano tanto e se lo fanno gli e perche lo sentono dire dagli altri, quelli «velevati-» ! Ma loro stessi, questi «elevati», si scavano la fossa con le mani. Avevano anche peri-colosamente intrapreso il cammino delVinflazione monetaria. C'e stato il periodo della «fobia» degli acquisti; il periodo folle della smania di comprare, durante il quale il valore della moneta accen-nava a diminuire. Ed erano sempre gli «elevati» che facevano questo ed ancora tentano di farlo. Ci dobbiamo sempre piv. affinare, irrobustire nelle nostre convinzioni; dobbiamo nutrire il nostro spirito 'di alta e generosa fede, fede pronta e intransigente, fede di azione e di combattimento. Solamente da questa fede ir-resistibile e profonda che s'erge a ripudiare la mol-lezza, il mercantilismo, il tiepido e il facile noi tro-veremo la forza di volonta necessaria e I'ardimen-to risolutore, elementi primi per fare di noi gli edifica-tori tempisti e solerti del do-mani radioso che ci attende. Nessuna forza al mondo patra impedire tale compimerv-to: Dio, giusto e potente, e con noi! Serg. Univ. Enzo Casaburi CARTOLERIA LClCUlj soc. a VIA ŠELENBURGOVA 1 — VIA S. PIETRO 26 Tum GLI OGGETn DI CANCELLERIA, BOOLA-STICI E TECNICI — PENKE BTILOGRAFICHE CARTA DA LETTERA — CERAMICHE F E Ö E II vento soffiava forte forte e sembrava volesse portar via il tetto di quella povera casetta sperduta lassü fra le montagne. Fredde e neve; il piccolo Camino furaava e den-tro, accanto al fuoco, una vec-chietta sola pregava ool rosa-rio in mano, e la fotografia del suo figliolo. Era andato lontano lonta-no; era partito un mattino d'estate quando il fieno pro-fumava tutta I'aria intorno. Era partito contento, tran-quillo; prima di uscire di časa si era tolto il cappello da-vanti alla Madonnina, messa la, su quella mensoletta della cucina e aveva detto «Mamma non piangere, tornero e su questo petto vedrai tante belle medaglie, perche sai, mamma, mi placciono tanto quei fanti decorati, mi piace-rebbe tanto essere tm eroe. Quando tornerö e mi vedrai cosi, tu, mamma, sarai tanto contenta e mi vorrai piü bene. Prega per me, ed io sa-rö sempresalvx). Addio, mamma.» Aveva chiesto di partire volontario, il giovane montanaro, il figlio imico, ed era andato lontano lontano. cAppartiene alla Divisione "Julia",> diceva la vecchietta, combatte giü in Grecia: sta bene, ma fa freddo laggiü.» E quella sera era tanto fredda; la povera donna non poteva andare a letto; il fuoco crepitava e llluminava la stanza; la mamma pensava al suo figliolo lontano lassü sui monti della Grecia. Povera donna, non sapeva certamente dove fossero i monti della Grecia e per lei erano anche piü lontani di quanto lre|al-mente lo fossero. «II freddo> aveva scritto il suo adorato figliolo e come lui lo avranno soffeilo anche gli altri suoi compagni. Ando a letto, la vecchia, ma le calde coperte di lana non riuscivano a riscaldarla; le sembrava di avere stretto a se il suo figliolo come quando piccino se lo stringeva al seno per dargli un po' del suo calore. «Domani portero la lana: mi hanno detto che in paese vi sono le brave fasciste che la-vorano per i nostri soldati, che inandano pacchi per i nostri figlioli e chissä che non lavorino anche la mia.> Tiro fuori la lana dai cusci-ni; la lego stretta in ungrande fazzoletto turchino e al mattino scese in paese. «Ho portato della lana — disse — perche voi, tanto buo-ne, la lavoriate per il mio figliolo o per gli altri che come, lui combattono.» <11 fiocco di lana per i soldati che combattono»: magni-fica idea partita dalla piü umile donna, da una mamma che soffriva per il suo figliolo. Sublime esempio: fu proprio un'uniile montanara ad offrire per prima il pugno di lana, come ette anni fa fu una grande Regina ad offrire per prima il suo anello d'oro: la fede nuziale. Come una fiaba raccontere-mo ai nostri figli, ai nostri nipoti, che un giomo piovoso di dicembre, sull'Altare della Patria, davanti al monumento deH'umile Ignoto la nostra Regina si tolse dal dito I'anello nuziale e per prima lo depose nel grande vaso di metallo, ove poi ne furono messi migliaia e migliaia an-cora. Per Lei non era soltanto \m privarsi della fede nunziale, ma dell'anello che le ricorda-va il giorno in cui era diven-tata italiana. In ogni comune d'ltalia fu quel giorno una religiosa pro-cessione; dalle campagne le contadine scesero in paese per portare la loro offerta. Vi furono scene commoventi. Una vecchietta, sulla ottan-tina,. venne in Municipio ac-compagnata da una nipote perche a sten to poteva camminare. L'anello logorato dal tempo aveva scavato un segno profondo nel dito e non voleva uscime. Con le lacri-me agli occhi ella disse: «Ho ottant'anni, ho avuto undici figli, sono stata sempre povera, abbiamo anche sofferto la fame, ma non ho mai pensato di t^liermi dal dito la fede. Oggi la do volentieri perche dobbiamo vincere.> Chi ha vero amore di patria trova la foi-za di dar tutto, di fare qualsiasi rinuncia; chi come tante mamme ha la forza di rinunciare per sempre al proprio figlio, di vederlo partire, bello, florido e rive-derlo cieco o storpio o non rivederlo mai piü, chi ha la forza di offrire alla Patria il sangue del proprio sangue, puo molto piü facilmente offrire oro, lana e tutto quanto e necessario per aiutare i nostri soldati. Purtroppo anche in questo gesto meraviglioso che ha su-scitato Tammirazione delle donne di tutto il mondo, ve ne sono state di quelle, poche in verita, che, come disse il Duce nel suo ultimo discorso, al tempo dei Ciompi sarebbe-ro state chiamate «popolo grasso». Vi sono state di quelle che non hanno voluto rinunciare alia fede matrimoniale ma ne hanno comperato un'altra piü sottile per clonar-la alla Patria. Queste «signore» che coperte di gioielli credono di essere molto superiori, sono invece spiritualmente e miserevol-mente al di sotto di quelle umili donne! Ci fanno pieta! Non deve essere I'oro quel-lo che ci attrae, perche I'oro e base di ogni inganno. Rac-conta la leggenda che quando Dio fece scegliere i lavori, i negri vollero restare a lavo-rare nelle miniere per sca-vare oro, i bianchi invece vollero lavorare alla luce del sole; da quel giorno i negri ri-masero soggetti e schiavi dei bianchi e per loro scavarono oro. L'oro e il Dio dei demo-plutocratici che sanno misu-rare il valore delle altre na-zioni secondo le loro ricchez-ze. Sono avidi di oro, essi vi-vono e combattono per l'oro, ne sono accecati a tal punto da commettere le piü vili azio-ni. Non sono forse i soldati di Sua Maesta Britannica che strappano orologi dai polsi dei nostri prigionieri? Non e forse per cupidigia d'oro che la storia inglese e macchiata di sozzure? Che i Boeri furono massacrati? Che gli In-diani vengono giomalmente torturati? Come potrebbeI'ln-ghilterra vivere se dovesse rinunciare alle miniere di oro e diamanti? La signorilita di un popolo, come quella di un uomo, non dipende dal dena-ro che possiede ma dalle quail tä dell'animo. Noi Italiani siamo piü poveri degU; Anglo-Americani. Ho sentita io stessa pero la nostra superiorita quando nel 1935 mi trovavo a Cambridge; era il momento della lotta contro ritalia per la guerra di Abissinia e per le sanzioni. Ebbi occasione di discutere con professori dell'Universita, miei insegnanti, i quali, man-cando al piü elementare sen-.so di ospitalita, mi parlavano male degli Italiani. Ebbi forza di difendermi e coraggio di contraccambiare i loro in-sulti; dissi loro che I'ltalia fascista di Mussolini, (che essi non conoscevano), non era quella dai cento partiti di vent'anni prima, ma un'Ita-lia unita, compatta, degna delle aquile romane e dei fa-sci littori risorti. Ricordal loro che in Italia la gioventü canta un inno con queste parole: Marceremo dove il Duce vuole dove Roma giä pas-soj e loro sapevano fin trop- pK) bene dove erano passate le aquile di Cesare, il primo a portare la luce della civilta in quell'isola di barbari. Ritornai allora dall'Inghil-terra con la convinzione che ci avrebbero dichiarato I'as-sedio economico perchš essi erano certi di sollevare ima rivoluzione interna. Cosi la «nobile» Albione continuö la serie dei suoi delitti, metten-dosi a capo di 52 nazioni. Allora tentarono di strangolarci ma non ci riuscirono; oggi tentano di indebolirci, di pie-garci, distruggendo le nostre case, bombardando i nostri ospedali, le nostre chiese, se-minando rovine; ma noi sap-piamo che la giustizia di Dio e sopra tutti, sappiamo di combattere contro i negatori della famiglia, della religio-ne, di combattere per il trion-fo della civilta e questo ci da forza di resistere, fino a quando il raggio della Vittoria il-luminera la nostra Patria. Non dovra essere vano il sangue versato da migliaia di giovani, le rinunzie di tante mamme e di tante spwse, il pianto di tanti figli: no. Lo giuriamo noi donne d'ltalia, che resisteremo fino all'ultimo, che sacrificheremo tutto per la santita della nostra idea, che, come donne del tempo di Mussolini, non siamo inferiori alle antiche romane. ||na donna d'lialia ZINGARI Una bomba di mortaio 81 centra un covo di partigiani. NOTTE DI GUARDIA E' notte profonda e fa ireddo. Son solo, di guardia. Nel vasto silenzio non odo Che un lieve indistinlo rumore: E' forse il respiro Del mondo che dorme. Nessuno mi vede od ascolta: Son solo, di guardia. Nel braccio ho il fucile, Gli asciugo il sudore, Lo guardo, lo stringo, gli parlo ... Mi par che comprenda. Lontano, laggiu nella valle, Rimbomba ogni tanto Lo schianto di un colpo che parte E penso a qualcuno che muore. E' bello di notte vegliare! 11 mondo diventa piü vero. Si penetra il tutto: Si vede chi fummo, Chi siamo e saremo; Si parla un linguaggio piü umano; Si cantan le gioie. Si piangon le pene Con risi e con lagrime vere; Si pensa alla casa lontana. Si sogna la mamma, la sposa; La prole ci par che, vociando, Ci balzi davanti e ci chieda: — Papa dammi un bacio. — Ma un colpo vicino Frantuma quel sogno. Mi occulto nell'ombra E aspetto I'evento Con I'arma puntata nel vuoto. Silenzio. Chi sa chi ha spa-ratol Aspetto che passi il mio turno. 11 freddo mi penetra I'ossa. Vorrei pur sentire un rumore, Vedere qualcuno, sparare. E invece silenzio ostinato. Le due son suonate. Mi viene vicino un com- pagno, Gli do le consegne, Finito e il mio turno di guardia. Non son soddisfatto: Vorrei rimontare, Vorrei continuare quel sogno, Sparare......I Cap. magg. Corradini Celso Antonio E al cervello che gli manca suppliscon Samuele e I'alta banca. Alla periferia di Tirana la conca va elevandosi verso le colline del Nord e sulla roccia arenaria si sono ab-barbicati fittissimi verdi ce-spugli di piante senza spine. Li videro gli antichi mus-sulmani il luogo adatto per tuffare i nudi corpi dei loro morti nella terra soff ice piantandovi sopra cippi isto-riati; ai cattolici sembro co-modo situare il loro cimi-tero in prossimita di quello maomettano e lo stesso fece-ro gli albanesi praticanti cul-to oi-todosso. Nelle vicinanze, come nelle industrie a catena, si sono andati sviluppando ospedali, infei-merie e tutto quanto e in loro funzione. II luogo divenne venerabile si, ma in condizioni ordinarie non preferito per la edilizia dei vivi. Vi era pero gente che la pensava diversamen-te: «non sara bello stare in mezzo ai morti ed ai malati, ma e ideale per chi vuole vivere un po' nell'ombra; fer- miamoci.» Erano zingari. * * * Non dovevano essere tanti in principio, forse una famiglia sola che avevn il carro, la tenda, i cavalli, la voglia di girare per il mondo. Ma quando furono giunti a Tirana o la ivita girovaga pro-spetto in quel tempo partico-lari disagi o un cavallo mori immobilizzando il carro o qualcuno si ammalo o si profile un mii-aggio di nuovo, facile guadagno, la partenza venne insomma differita. Era necessario sistemarsi un po' bene e (grosso guaio) la ten-da buchcrellr,ta faceva acqua, i cavalli bagnati dalla pioggia fumavajio vapore dai dorsi inzuppati, i bambini non riuscivano a cavarsi dal fango. Con rimmediato spirito di adattamento che i ricchi non conoscono si doveva reridere piü solida la dimora, costrui-re una casa sia pure piccola, di una stanza sola, ma che consentisse di stai-vi al co-perto durante I'inverno. Sembrerebbe facile farsi una casa grezza, povera come non dappertutto si ha il privilegio di vederne, ma per fai-la ci vuole materiale, tempo, capacita. Bisogna ridur-la alla minima espressione se si vuole farla con i soli mezzi di fortuna. E i lavori cominciarono: scavarono il fosso, misero in-sieme pezzi di legno e sterpi raccolti qua e la ed ottenne-ro una specie di gabbia che venne ricoperta con ramaglie, frasche, erbe. E il tetto? Questo venne coperto per pi-i-mo. Servirono pezzi di latta, vecchi utensili metallici ret-tificati, coperchi di pentole. II tutto in una giomata di sole venne spahnato di terra molle e la casa fu pronta. Ma non tutti sono pronti a ri-spettare la proprieta aJtrui, i polli non devono allontanar-si e talvolta ci si deve reca-re fuori senza condurre via i bambini. Si presentava un altro problema: il recinto, che venne fatto con rovi e canne. Le condizioni iniziali per-duravano; la famiglia cresce-va ed accanto alia prima sor-se una seconda abitazione, a quella fatta di verghe si ag-giunse una casa vera e propria di mattoni essiccati al sole. II tempo passava; da una famiglia se ne formaro-no diverse; poi capito il pa-rente 0 il conoscente, il quale essendo di passagio per una settimana o due si con-vinse che poteva essei-vi pošto anche per lui: ed altre capanne, altre casette si ag-giunsero fino a quando si formo un vero villaggio con stradine, alberi, pozzi per I'acqua, botteghe. Spostarsi sembra ormai alquanto difficile... Un po' di lavoro si puo trovare anche qui, per- che proprio girare, girare sempre, hanno pensate i piü assennati... e si sono fer- mati e vi resteranno. * ♦ ♦ II villaggio non e poi cosi brutto. Le case sono disposte in un certo ordine, dentro le vie strette non penetrano macchine ne caiTi di estra-nei, il pozzo -da sufficiente accjua per cucinare e per quel po' di pulizia proprio indispensabile. Pulizia: parola strana. Come si fa ad immaginare puliti i muri se il funio li ha ormai resi neri, se il terriccio attaccato sü per rivestire i pezzetti di legno si sgretola appena si tocca, se gli stracci cacciati a forza nelle fessure rima-ste mon devono essere tolti altrimenti i vicini vedrebbe-ro tutto cio che succede al-l'intemo della casa? Come si puo pensare alla pulizia se il bambino e sempre a gioca-re li per terra, in mezzo alla polvere che gli empie le ma-nine ed il visino, se non si possono mettere al largo i polli e I'asino che, ppveretto, tira il carro tutto il giomo per traspoi-tare la creta alla vi-cina fornace di mattoni? Nemmeno per idea! La pulizia venga bandita senza pieta! Si copra il pavimento con la stuoia, le immondizie restino accumulate in un angolo e le galline si divertano a razzolai-vi. Ma la vita e dura, le esi-genze aiunentano e per ti rare avanti bisogna disimpe-gnare una qualche attivita redditizia. Come e dove trovare lavoro e cosa che si vedra (con comodo. Intanto e bene recuperare tutto quelio che si trova in giro. Ogni og-getto e utile, ogni residuo si puo impiegare: si ricerchino minuziosamente oggetti di qualunque genere, vegetali, minerali, prodotti del regno animale; tutta la famiglia si mobilita ed alla sera torna a casa con un complesso, multiforme che da oltre quattro mesi son stati chiamati e che da qualche mese sono in zona d'impiego. Vediamoli, quem del 215», le «Cordelline Rosse» del «Nizza» : sono in maggioranza uomini dell'Italia settentrionale i quail, come i camerati delle altre region!, han formato ga-gliardi battaglioni di Cami-cie Nere squadriste. Chiamati da poco piü di tre mesi gli squadristi, e con loro un buon numero di cittadini nizzardi e di camerati iscritti ai nuclei di Azione Nizzarda fondati dal generale Ezio Garibaldi, han compiuto imme-diatamente la loro istruzione preliminare, con venti giorni di vita al campo d'armi in lina localitä dell'alto pavese. Sveglia alle 5, marcie diurne e notturne, tattiche, istruzlo-ni alle armi, istruzione interna, servizi di guardia armata e di «comandata». La vita della recluta, con la sola diffe -renza che chi la compiva ave-va ben raramente meno di quarant'anni suonati. Verso la fine di luglio, squadristi e nizzardi, che sino allora avevano formato una com-pagnla di complementi, for-mavano un battaglione di nuovissima costituzione: il 215" Battaglione CC. NN. squadristi «Nizza», che iniziava ufficialmente la sua vita di reparto mobilitato in data 1» agosto u. s. Terminato brillantement e il campo d'arma, che ebbe l'al-tissimo onore di essere visi-tato dall'Ecc. il Capo di S. M. della Milizia, Galbiati, partiti i complementi destinati ad altro Battaglione giä in zona d'impiego, il «Nizza» avrebbe dovuto continuare il suo periodo d'addestramento in al-tra localitä, senonchš ordini superiori le trasferivano, ai primi d'agosto, in zona d'impiego, in una localitä dell'alto Carso. Comanda il Battaglione, sin dalla sua costituzione, un pri-mo Seniore figura di squadri-sta e di legionario: giä co-mandante dell'VIII Legione Varese, giä ufficiale dei bersa-glieri e comandante di un Battaglione autocarrato in Libia, reduce da tre guerre, dove diede mille prove della sua ca-pacitä e del suo ardire, come ne fanno fede le file di na-strini che gli fregiano il petto. Squadrista tra squadristi, Questo Comandante ha sapu-to, sin dal primo momente, accaparrarsi la stima e la. de-vozione assoluta da parte del suoi uomini: per lui le «cordelline rosse» son pronte ad andare ovunque, certe che egli, alia loro testa, le porterä sempre alia vittoria. Ed 6 con questo Comandante Che gli squadristi del «Nizza» hanno iniziata e continuano la loro dura vita in zona d'impiego. ♦ Notte burrascosa. GU uomini, nei vari accantonamenti — cascinali per lo piü — sono svegliati all'improwiso: ore due di notte. Allarmi. Prepa-rarsi subito: bisogna partire immediatamente. Gli uomini son presto pron-ti, equipaggiati ed armati: vengono distribuiti i viveri a secco per due giorni, e gli Uffi-ciall accompagnano gli uomini, attraverso le vie deserte del paese, al luogo dell'adu-nata, ove gli autocarri atten-riono. Nella notte fonda, qualche breve lampo di luce ri-schiara la strada dove risuo-na, pesante e cadenzato, il passo degli uomini in marcia: sono le lampade degli Uffi-ciali Che controllano la rnar-cia. Si igiunge 'alia llocalita di partenza: ma bisogna aspet-tare. Altri repartl sono giä partiti e si deve attendere, ora, il rltomo degli automezzi. Gli uomini siedono a terra, sotto le plante, si raggomito-lano nei pastrani o nelle co-perte, il moschetto stretto nelle mani, I'elmetto calato Eugli occhi non piü assonnati, nonostante il brusco risveglio dell'allarmi. Fischia un vento gelido e qualche gocciolone comincia a cadere. E le mac-ci ine ancora non giungono!... Un'ora d'attesa, ed il rom-bo Che s'avvicina awerte gli uomini che gli automezzi stanno per arrivare. EccoU. Si prende posto in macchina, suUe dure e pur comode pan-chine di legno, stretti gomito a gomito, I'arma caricata tra le gambe, la borsa tattica in spalla, la giberna ben rlgon-fia di caricatori, la borraccis, a portata di mano. Gli uomini dell'ultima fila guardan dietro, attraverso il copertone Che li protegge dalla pioggia Che cade ora a dirotto, le armi spianate, pronti a far fuo-co al minimo allarme. Di fianco all'autista I'Ufficiale, col fido «mitra» in mano, scruta la strada dinanzl a s^;, ove fa visibilitä 6 quasi nulla per la pioggia che scroscia violenta, temporalesca. Ai ba-gliori dei lampl accecanti la lunga teoria di macchine, che sobbalzano, con le mote piene, sulle pesslme strade di cam-pagna, si awia, col suo carico di armati, verso la localitä d'appostamento, mentre I'ac-Qua scroscia a dirotto, tam-bureggiando sul tendone del-Tauto. Dentro, nell'oscuritä, gli uomini sonnecchiano. Fan buona guardia i camerati dell'ultima panchina... A Son giunti, ed un'alba Uvida spunta stentata tra le nu-bi Che han cessato da poco di rovesciare torrent! d'acqua. Le I compagnie ed i plotoni si av-viano ordinatamente, coi loro ufficiali, verso le varie localitä d'appostamento e di ra-strellamento. SeguiamoU su per le pendici del monte che alia fitta vegetazione alterna larghe zone pietrose. Si bloc-ca 11 monte X e la localitä di Z; nessuno passerä di qui senza essere visto, interrogate e, se occorre, perquisito ed arre-stato. Le altre squadre, intan-to, «rastrellano», metro per metro, il terreno insidioso. Son state segnalate, nella zona, bände di partigiani che, col favore delle tenebre, son scese dai loro nascondigli e, spinte dalla fame, hanno ob-bligato, colle armi in pugno, 1 civill a consegnare aliment! e bestiame. Ottenuto lo scopo brigantesco sono scomparse, per raggiungere i loro miste-riosi nascondigli, quasi intro-vabm, sulle ripide pendici del monte o tra i fittissimi boschi d'abeti secolari. Gli uomini del «Nizza» sono aU'msegui-mento, ora, ed avanzano, cau-ti ed attenti, tra gli innume-revoli ostacoli natural! del terreno insidioso. Marcie 3un-ghe, estenuanti, lunghi appo-stamenti di ore ed ore ntl fitto del bosco od ai margin! dei burroni, le arm! alia mano, sempre vigil!, sempre attenti, chö il nemico 6 ovunque, Invlsibile e subdolo, pronto a colpire a tradimento ... Si perquisiscono abitazioni, si «fermano» persone sospette Che vengono avviate al Co-mando per essere interrogate. Si raccolgono informazioni preziose per il prossimo «ra-streUamento». E gli uomini delle pattuglie, sudat! ed an-santl, continuano il loro ser-vizio per raggiungere la localitä prestabilita per I'adu-1 ata. Una brevissima tappa per consumare la scatoletta di carne e la pagnotta, un sorso d'acqua — tanto rara qui! — e poi di nuovo in marcia. Una nottata all'addiaccio, arvolto-lati nella coperta, sulla nuda terra, mentre le sentinelle, a turno, veghano; e poi un'al-tra giornata di marcia per boschi e canaloni, per dirup! e per vallate e, finalmente, adunata ad X. Qui gli autocarri attendono e ricaricano gli armati per rientrare in sede. Dalla Ixmga fUa di mac-chine rombanti che corrono ora sulla strada, piü forte del rombo dei motor! s'alza il canto degli squadristi, che giä han dimenticato fatiche e disagi: s'alza, intonato a piena voce il canto di vent'anni fa: All'armi! aU'armi! aU'arm! siam fascist!... Ma non sempre il ritorno ö lieto. Alba di una domenici di settembre: quando da X. lenta scendeva una macchina con la salma dello squadrista bresciano Felice Frascio, clas-se 1904, ucciso in una Imbo-scata notturna dai partigiani durante una operazione di «rastrellamento», e divers! fe-riti lo seguivano, gli uomini del «Nizza» ripeterono — ed il caso voile presente il generale Ezio Garibaldi — il giu-ramento di vendicare il ca-merata caduto. E nei pome-riggio la lunga teoria degli automezzi, col suo carico di uomini che giä avevano trascorso ventiquattro ore d! faticoso appostamento notturno e diumo, usciva nuo-vamente, senza conceders! riposo, per mantenere la pro-messa fatta nei nome del Ca-merata caduto. Ed al mattino dopo le «cordelline rosse» avevano man- tenuto I'impegno. * A qualunque ora, di giorno o dl notte, squill! I'allarme, gli uomini del «Nizza», gli squadristi dai cuore saldo e dal garrettl piü saldi ancora nonostante l'etä (e chi ormai 1! conta piu gl! anni, qui?) son pronti all'azione. In «zona d'impiego» per ora, ovunque, domanl, dove 11 Duce ordinerä. E dalle rombanti macrhine saJirä, ,alto sempire -piü djel forte rombo dei motori, 11 canto delle «cordelline rosse». Mortaio 81 in azione contro bände di briganti comunisti. VENDICHEREMO... (Corrispondenza di un nostro Segretario politico) C. N. Carlo Pedroli Sono le 14,30: alcune cupe detonazioni provenienti dalla direzione di M. vengono di-stintamente udite da C. a mettiamo subito in col-legamento con il locale Co-mando di Presidio e cosl ve-niamo a conoscenza che i ri-belli in quel momento avevano attaccato una nostra pat-tuglia in marcia. Unitamente ad alcuni funzionari di un Istituto agrico-lo prendiamo posto subito su un'autocarretta e partiamo alia volta di M.; al bivio del paese ci incontriamo con una colonna della Divisione M. che giungeva di rinforzo. Qui troviamo pure il Generale comandante la Divisione, che ci aveva preceduto; come al solito, appena sente odor di polvere, egli e subito a fianco dei suoi soldati. A M. alcuni soldati ci mi-sero al corrente della triste rcaltä. Alcuni Ufficiali, alia testa di un nucleo di fanti, erano andati in una perlustrazione avente per mhta i villaggi vicini. Sull'autocarro, utilizzato al-I'uopo, aveva preso posto anche una giovane donna di M. con I'intento di visitare un suo campicello sito nelle vi-cinanze. A meno di un chilo-metro dall'abitato, ove la strada si snoda con ai lati un fitto bosco di abeti, parti una raffica di mitraglia. Prima ehe i soldati avessero potuto individuare il punto di pro-venienza del fuoco, un vero inferno si era scatenato al loro indirizzo. Ancora una volta la vigliaccheria di inu-mani banditi aveva prefe-rito I'imboscata al leale com-battimento. II nostro arrivo a M. av-venne all'eco delle ultime fu-cilate e dei colpi di mortaio. Proseguiamo senz'altro, in-sieme con i reparti di rinforzo, verso il luogo dell'im-boscata. Dell'autocarro colpito non restava iche un mucchio di rottami contorti e anneriti dal fuoco. In giro, a pochi metri di distanza I'una dal-I'altra, le vittime. A tutti erano state portate via le scarpe e pli indumenti. Su ogni corpo, oltre le ferite mortali, si vedevano chiare le tracce di uno scempio sacri-lego. Le belve avevano compiuto fino in fondo la loro opera nefanda. Rovesciata nella cunetta, giaceva bocconi la donna. Le vesti sconciamente lacerate, semisvestita e col volto, il petto, I'addome orrendamen-te straziati da colpi di pu-gnale. Sei soldati, visti cadere feriti durante Vattacco, man-cavano ... Il dadavere dell'autista giaceva al margins del bosco con la gola squarciata da una pugnalata. Degli altri feriti, solo tre erano nusciti a trascinarsi fino alle nostre linee, sorreg- gendosi a vicenda, seminudi e coperti di sangue. Un Ufficiale superstite, anche lui ferito, ci raccontd in seguito i particolari: «Ho visto, prima ancora di poter in alcun modo prov-vedere, cadere i miei uomini ad uno ad uno, sul loro moschetto ancora puntato contro il bosco; poi un colpo malau-gurato h/i raggiunto il ser-batoio della macchina che in breve si e tras formata in ro-go. Tentavamo di scaricare i morti, mentre i feriti si tra-scinavano da soli in uno sforzo supremo, ma una nuo-va scarica ci ha ancora raggiunto completando la strage. Non mi restava che cercare di collegarmi col vidno presidio. Giunsi \ansante in paese, sfuggendo al fuoco che sembrava mi inseguisse e, messomi alia testa di una pattuglia, tentai di ritornare sul posto dell'eccidio. Vedevo daU'altura un via vai di figuri, vestiti nelle fogge piü svanate, che cor-revano fra i cadaveri, piom-bando su di essi come avvol-toi affamati. Cercai invano di gnadagnare terreno; ma un fuoco micidiale e inero-ciato fermo anche questi miei uomini; io stesso rimasi ferito alia gamba.T> Ora le vittime giacevano al suolo. II terreno intorno era arrossato dal sangue dei mo-dcsti Eroi, caduti sotto il fuoco assassino, sotto colpi di mani che mai nulla potranno avere dell'umano, di belve rese tali da un disonesto oro d'oltremare. II Generate da ora ordini precisi e le druppe dei reparti di rinforzo si slanciano verso il bosco con un'unica volonta: vendicare senza perdono. Questi fanti ci ripor-tano alle ore della Vigilia e ci fanno ricordare la nostra canzone-. «Vendicheremo un giorno...i nostri morti allora non rimasero invendi-cati e non lo rimarranno questi che hanno combattuto lo stesso nemico di allora. Loris Giacomelli La drogheria medicinalo DANICA" 91 Bleiweisova 18 (di fronte al Calf6 Europa) oHre arilcoll dlsln-feHanti, oggeiti di (oeleHa, galanierie, 16 medlclnall, creme speclall per la euro e la bellezza della pella relog Carlo Mag I i ehe - Cofonerie -Biancheria per signore, si g no r i e bambini IL. ROT^ IPelllliiccerM ^ ILiuibii<ßiiJi<ß Mestni frg 5 Le piü moderne pellicce per signoro — guarnizioni — collari — mantelli per bambini ecc. i UoDiferii T R I F A I L Via 3 Maggio 14 L U B I AN A oimlisti mleiiiüiriD '-■iw INVERNO ALL'EST Li ho veduti, atletici e for-ti, con il solo berretto mili-tare, con il solo equipaggia-mento delte scarpe alpine e col leg g er o armament o degli arditi, adunarsi in un atti-mo, dopo di avere lasciato le proprie case. Le donne H stavano a guar-dare come in sogno e nelle loro anime, di solito non troppo sentimentali, brillava Vemozione deU'incertezza. Te-nevano per mano i piccoli che guardavano, orgogliosi, i pa-dri carichi di munizioni lu-centi, disposte a tracolla. Si sono Schierau: il coman-dante, sereno come un chi-mico immerso in un freddo esame, H ha passati in rivista ed ha rivolto ad essi il salu-to augurale prima della par-tenza: «Dio sia con voi». «£" con te*, hanno risposto ad una voce levandosi il copri-capo. I ragazzi (sarebbero partiti tutti, ma solo alcuni hanno potuto fare parte del privilegiati) ed i vecchi hanno caricato sugli autocarri munizioni e viveri. ž una guerra di famiglie quella an-ticomunista e tutti devono fissere presenti ad accrescere gli entusiasmi ed a moltipli-care le energie dei combat-tenti. Ad un ordine sono monta-ti sulle macchine che Ii dove-vano portare vicino alle li-■nee: ed ancora li bagnava la pioggia. Erano come verdi piante giovani di una selva. Corremmo poi per le strade ghiaiose, protesi in avanti col norpo e cm I'animo. I moto-ciclisti ci avevano preceduto, sfidando per primi I'insidia delle mitraglie comuniste che pero vigliaccamente tacevano alia vista di grossi nuclei di armati. Cost sono giunti al Iqro posto; e da lontano li ac~ compagnava il tuono del can-none che preparava I'azione. Si sono lanciati net com-battimento come belve contro i comunisti chiamandoli per nome, inerpicandosi suite roc-ciose pareti coperte da melo-grani spogli. Le loro armi hanno vomitato fuoco in tutte le direzioni; hunno conqiii-stato paesi e villaggi.ed i con-tadini, liberati dalla vessazio-ne partigiana, hanno voluto entrare nelle gia numerose file. Hanno accoppiato all'azio-ne militare quella sociale ed hanno riscosso successi: hanno vinto. Sono tornati con le barbe lunghe ed i vestiti la-ceri. Erano ad accoglierli le donne ed i vecchi: e guerra di popolo, questa. Ed i morti sono stati portati a spalla o su un carro o su un 18 BL veterano e glonoso. Hanno avuto gli onori che spettano agli Eroi; insie-me con i compagni, hanno assistito alia sepoltura i fami-liari che avevano recato le croci in pugno come candele accese. Bello tra i martiri della nuova causa, senza la quale non si sarebbe potuto portare il paese al livello della nuova civilta, era un mio nuovo ami-co, non ancora ventenne. Egli resta giovane nel mio ricordo: e questa perennita di amicizia e il premio piu bello al nostro cameratismo. * Le operazioni sono finite. II berretto nero con la mor-te in mezzo e rimasto nel costume locale e lo portano tutti. Molti dei nazionalisti sono tornati ai campi ed in essi e rimasto I'atteggiamento fie-ro dei vittoriosi, altri sono ancora in armi. A creare Tavvienire h bastata la fede. Leonardo Paradiso BOLSCEVISMO Bolscevismo: nostro mortale nemico. Bolscevichi: i «senza Dio» che commettono gli orrori piü spaventevoli. Aimnazza-no, saccheggiano, rubano, di-struggono, trucidano barba-ramente donne, vecchi e bambini senza pietä alcuna. La tirannide, l'orrore e la crudeltä suscitano in questi barbari una gfoia. E sotto rimpulso di un capo, l'acca-parratore dl beni, 11 sangui-nario Stalin, le stelle rosse hon fanno che tagliare le arterie alla civilta. Questi bolscevichi: i senza Patria, 1 rinnegatori della storia, del cattoliqismo rappresentano la Russia, Russia, cioe bolscevismo, che muove -^alla distruzione del-l'Europa col fine di creare, con la violenza, sulle rovine passate, un nuovo mondo barbaro. Illusioni! L'universale umanitä del-l'Italia impedisce ciö con la forza, combattendo questo disordine sanguinario. Nel quadro dell'Europa geografica, la Russia non e Europea. Un insigne geografo ita-liano — Giotto Dainelli — ha messo in rilievo le ragio-ni geografiche per cui la Russia non appartiene al-l'Europa. La lontananza del Mediterraneo, prettamente romano, la mancanza di marl interni, la rigidezza del dima e tanti altri elementi non fanno che affermare la Russia non europea. Ragioni storiche lo confermano. Ora, se la Russia non e Europa, non e Europa 11 bolscevismo ed allora Russia come bolscevismo Significa antieuropa. Fascismo e bolscevismo, «due blocchi ideologici» dico-no gli inglesi. Ma il bolscevismo non e ideologia, bensi una patologia, e un sadismo, e perversione, e il «virus» dell'Europa, e insomma la ne-g^ione della giustizia uma-nä, della famiglia, della Chiesa cattolica. ž 11 bolscevismo l'autore, il maestro della strage, dei crolli. Questo nemico e nemico deiritalia cioe nostro perche noi apparteniamo a quella madre ideale pura ed umana e piü che mal guerriera che si chiama Italia. Questo nemico e vecchlo. E quello stesso che in Spagna ha fatto della terra un lago di sangue violando un popolo civile, e quello stesso che ha di-mostrato di non aver fede e coscienza profanando le chie-se e riducendole in nuvo-le di flamme rosse, insultan-do cosi i sacri altari di Dio. E in quelle terre lontane noi lo abbiamo combattuto strenuamente e lo abbiamo abbattutto con la forza e col sangue obbedendo alla legge di Roma. Oggi ce lo vedia-mo ancora davanti con la stessa virulenza e prepotenza. Ma ora basta. L'ombra di questo nemico sarä annientata e cancellata dalla storia del mondo. Cap. Magg. Yiia Luigi La Bella e la Bestia ovvero i «Tristi amori» tra Londra e Washington. SEGRETARIO ROOSEVELT condo fronte. Stalin al telefono! Folio parlare col.. se- Chi non abbia vissuto al-meno un inverno" nelle re-gioni orientali dell'Italia (per intenderci, oltre Trieste) non ha un'idea esatta di che cosa sia il vento e quali conse-guenze possa produrre. Bi-sogna aver vissuto all'aperto tanti mesi per capire la sof-ferenza fisica che da la bora, quando soffia violentemente ed incessantemente per set-timane. La bora che ha la forza di trascinare i sassi come i torrenti in piena, di abbattere pali telegrafici, di rovesciare carri ferroviari. Ouella bora che attraversa tranquillamente le doppie fi-nestre che hanno tutte le case di questi paesi, facendovi penetrare anche la neve qi-iando scende a guisa di tormenta. Essa mozza il fiato e non si puö respirare che a bocca aperta, con quale van-taggio igienico, quando la temperatura scende ad oltre venti gradi sotto zero, e facile immaginare! Ma la bora che da un vero tormento fi-sico e quella che accompagna la neve. Allora non si vede piü niente intorno, peggio che se vi fosse nebbia fitta. E la neve in minuscoli e fit-tissimi fiocchi penetra dap-pertutto e te la trovi in-spiegabilmente sulla giubba quando ti ripari in un luogo chiuso, mentre eri ben certo d'avere il cappotto abbotto-nato fino al collo ed il pas-samontagna calzato. Curiosä 6 poi la forma che assume la neve quando e a terra. La bora la spazza via da cer-ti posti per ammontichiar-la a metri in altri, inter-rompendo totalmente le co-municazioni fra i vari paesi. E la neve che mentre scende sembra sabbia che tl arrossa gli occhi fino a farti lacrimare, sembra sale o ve-tro sotto i piedi quando e moUo freddo, farina o zuc-chero quando la temperatura e piü Holce, blocchi di bianco marmo quando la si toglie dalle strade per liberarle. Con la bora che impedisce di sentire a pochi metri di distanza, con la neve che toglie ogni visuale, col freddo che fa passare immedia-tamente dallo stato gassosc a quello solido il fiato che si deposita sulle labbra inghiac-cioli che le screpolano, il nostro fante monta la guardia. Pensate con riconoscenza a questi ragazzi che in questo duro inverno trascorrono al-l'ape "o, vegliando, le notti lunghe e gelide, a questi ragazzi che con mirabile spi-rito di sacrificio sopportano i disagi fisici ignorando le piü elementari comoditä. E' con gente di questa tem-pra, con questi italiani dl razza, che il nostro Esercito e formato. La fiducia incon-dizionata del popolo accompagna i nostri combattenti perche in essi il popolo vede la parte migliore di se stesso, la ragione della sua certezza nella Vittoria. Ten. Ferrari Ugo — Croce rossa su gli aeroplani da caccia? — Si, perche sono destinati alla caccia degli aeroplani della Croce Rossa. Avevamo atteso la guerra, avevamo nutrito questa nostra inconfessata speranza nella fede pura del nostro giovane cuore. Avevamo cre-duto nella guerra come ne\-la necessitä piü vera della nostra vita. II delo la terra il mare i secoli e la storia ci erano sembrati pieni di pre-sagio e nel fuoco della nostra passione avevamo accesa la fiaccola del nostro destino. La Guerra ci era parsa la piü bella di ogni meravigliosa av-ventura; ci era sembrata — di la da venire — la promes-sa fatidica fatta a tutto il nostro indomito amore, il cri-sma inconfondibile di tutta la nostra sentita giovinezza. Worse, inconsciamente, avevamo vissuto per questo. Dopo, chiamati alla Guerra, la Guerra ci e sembrata una crociata ove, come a fönte pura, potesse estinguersi tutta la nostra sete di milita-rismo volontario e cosciente. Abbiamo indossato il grigio-verde, abbiamo calzato gli scarponi del fante ai nostri piedi che volevano andare, abbiamo appuntato sui nostri baveri gli alamari candidi e ardenti che nel nome del nostro granatierismo ci ricorda-no le glorie e la fedelta delle vecchie Guardie di Cosa Sa-voia. Abbiamo sognato lo splen-dido fragore delle battaglie tra le steppe della Russia ed i deserti d'Africa, oltre le rive del Volga ed oltre quelle del Nilo ... Destinati alia Slovenia, nella guerra oscura tra le boscaglie balcaniche insi-diose di mille agguati, ancora una volta noi abbiamo credu-to ed obbedito e credendo ed obbedendo combattiamo, fi-denti e silenziosi nel nostro sacrificio piü duro, paghi della civilta e dell'idea che di-fendiamo d^Tonte alla volon-tä di dilagare di un bolscevismo maledetto, simile a fiu-mana di fango e di sangue insozzato. Combattenti di questa nostra guerra oscura: anche in questa nostra dura guerra a me sembra che il vento porti un rombo di bronzo dai campi d'armi come da mille bocche di campa-ne quxisi per una nuova festa; anche in questa nostra dura guerra il sangue degli Eroi e il fuoco acceso puris-simo sul tripode della terra quasi come per un nuovo convito; — se sangue di fratelli nostri oggi scorre, noi di quel sangue dovremo essere i ven^ dicatori, contro il tradimento e I'imboscata; se a noi vittoria sfolgo-rante non splende, noi dovremo essere egualmente orgogliosi della nostra oscura vittoria sopra un nemico gid, vinto che si ribella nell'ag-guato e nell'a^sassinio. Combattenti della Balca^ nia, combattenti della Slovenia, terra fatta nostra che non ha saputo tutta compren-dere la nostra romana e generosa civilta, io vi dico: che piü fulgido di ogni eroismo e il vostro eroismo in questa battaglia che non d battaglia ma e caccia e ag-guato, e fluida guerriglia che afferra cervello e muscoli e cuore e nervi nell'odio ine-stinguibile; che piü dolorosa di ogni sacrificio e il vostro sacrificio senza ricompensa e senza splendor e; che piü superba di ogni sublime lotta e la vostra lotta umile; che piü magnifico di ogni conosduto valore ^ il vostro valore ignoto. Combattenti d'Italia contro Vidra di Mosca annidata nella tana balcanica, la nostra Vittoria — nell'insieme della Vittoria finale — piü grande sard ed ogni vostro dolore immenso potrd, ricompensa^ re: perche veramente voi avrete combattuto, in uno, e la piü dura guerra e la piü santa rivoluzione. Nel nome d'ltalia, nella fiamma splen-dente del suo nome divino. S. Ten. Enzo Ca^aldi .........................................................................JI'....................................................... \ š i A NOn .........lili"...................milili.................................... Questo grido che rlecheg-glö sulle piazze e sulle vle d'Italia rtscaldö gli animi ea infiammö i cuorl di quei po-chi che in quella tempestosa ed erolca Vigilla credettero al Duce, rimase negli spiriti dl tuttl 1 fascist! che nel tempo succedettero a quegli Eroi, come un retaggio dl sacrificio e di fede. Grido di battaglia cheifascisti d'oggi, ingrigio-verde, harmo portato sui cam-pi di battaglia quale simbolo del lore ardimento e del loro spirito di sacrificio. £ ii grido che arroventa gli animi e che dä. la forza di «scoprir-si» e buttarsi all'assalto nei momenti decisivi della lotta. Noi lo sentimmo echeggiare per la prima volta in Croazia, lanciato con voce tonante dal comandante del nostro Bat-taglione, vecchio squadrista e combattente ardito. Da parecchi mesi gli scia-tori si sottoponevano ad una intensa preparazione scüstica di guerra; non 6 sufficiente essere sciatore: bisogna impa-rare a far la guerra con quei lunghi ed incomodi legni ai pledi; bisogna imparare a portare la mitraglia, la cas-setta per i rifomimenti, alle-narsi per azioni dl offesa e di difesa, acquistaxe celeritä nei movimenti, muoversi e guerreggiare con la maggior efficacia possibile, su un ter-reno coperto da piü metri di neve. Bisogna insomma im-possessarsi di una tecnica particolare per far la guerra sulla neve, studiata in modo da dare la maggiore mobilitä possibile agli uomini si da renderli — come reparto — uno strumento celere di difesa e dl offesa. Quel giomo, dopo due mesi di inerzia guerriera, I'ordine tanto atteso arrivö: «perlu-strazione offensiva contro una base di ribelli comunisti». = / Hill"" .............................I........... Agil sciatorl era stato as-segnato il cömpito di aggirare la posizione seguendo il per-corso piü lungo ed acquattar-si nelle vicinanze dell'abitato in attesa di potersi buttare, al momento opportuno, all'assalto, muntre i reparti appiedati avevano il cömpito dl distruggere la prima resi-stenza del nemico. Dopo un breve scambio dl fucileria av-venuto fra 1 nostri reparti avanzati ed i ribelli, 11 comandante di Battaglione lancia il grido: «Sciatorl, a noi!» Queste parole magiche e solenni sferzano gU uomini 1 quali scattano in piedi e partono all'assalto con m testa 11 loro comandante. I co-sidetti diavoli In bianco, favoriti dalla pendenza del ter-reno, arrivano fulmlnei sulle posizioni del nemico non la-sciando ad esso 11 tempo dl 'fare una utjle reaziojne. II sibilo dei tapum pare rincor-ra gli sciatori, ma questi de-cisi entrano a contatto coi nemico a colpi dl bombe a mano: breve fu la resistenza II sorriso del Duce fa nascere sul Volto dci fcriti altrj sorrisi, riconosceiiti. disposto, con manovra a te-nagUa, si odono, ad un tratto, alcuni spari che Immedlata-mente si fanno piü fittl ea accentuati. Anche la mitraglia entra in azione. Ci siamo! Ordini rapidl. Ognuno al proprio posto! Massima attenzione ... A terra! Al tentativo nemico segue una adeguata e decisa rispo-sta. Ognl compagnia, ogni plotone, ogni squadra, sono 11 pronti a portare nell'urto tut-to I'impeto e I'irruenza che sono prerogative e doti pro-vate delle Camicie Nere üi armi. Si avanza dai vari lati. In ordine sparso, verso le varie direzionl dove si spera dl cir-condare, colpHre, catturaxe, gli... erol dell'imboscata. Ma essi, i partigiani, awertendo Che la risposta 6 stata fulml-nea e forse presentendo anche la nostra superioritä, fug-gono favoriti dal folto del bosco. Malgrado che ognuno di noi abbia cercato quasi a passo bersaglleresco dl rimon-tare 11 ripido coUe, nessuna traccia dl loro. Non si riesce ad agganciarli. Continuando I'azione dl movlmento, attraversando i boschi soprastanti, abbiamo opposta, I'irruenza dei nostri ...................................................................................................................................... trovato qua e lä qualche scala ben fissata ad alberi con la 11 sgomenta e U pone In fuga verso 1 boschi vlcini, inseguiti ancora dagli sciatori che ne abbattono altri due. Uno solo dei nostri rimane ferito al-I'tnizio dell'attacco e I'unico suo dispiacere 6 quello (H non essere riuscito a mettere a segno nessuna delle sue bombe. La perlustrazione č finita; 11 centro nemico 6 stato distrutto; 1 reparti rientra-no alia base di partenza, in colonna, con al centro un numero non Indifferente dl pri-gionleri. Per parecchi sciatori č stato quel giorno il battesimo del fuoco 6 certamente non dl-menticheranno queir«A Noi!» lanciato dal loro comandante. C. M. Spariaco Annovazzi Un insulto che e ELOGIO un Rilevo dal supplemento N. 86 del VUcc ih' zofia di Oi^teMi^zi&Hi mattina sveglla 2,30 caffč. AUe 3 «Domanl alle 2. Alle partenza.» Cosl aveva detto il comandante di una CJompagnia del Raggruppamento CC. NN. «XXI Aprile». Infatti all'ora indicata, šaliti sugli autocarri, partiva-mo, insieme con il Battaglione «Nizza», verso la zona dove sarebbero dovute awenire le operazioni di rastrella-mento. Giunti al paese X, tutti a terra: una breve sosta, durante la quale venlvano sü-bito disposte dai comandanti le prime mlsure di sicurezza. In questo paese, due giornl prima, una banda comunista aveva saccheggiato e mlnac-ciato la popolazione. Alle ore 6 tutta la coloima si rimetteva in moto per rag-giungere il primo obbiet-tivo. QueUa matüna avevamo con noi anche una batteria dl artiglieria da montagna coi relativl pezzi affidati per 11 trasporto ai fidl mull. Verso le ore 10,30 si rag-giimge quota 900. Qui, un'al-tra breve sosta e consuma-zione del rancio. Fino dalle prime ore del mattino una nebbia, un fred-do Che man mano diventa-vano piü intensi, ci awol-gevano li, m mezzo' a monti e boschi, quasi a impedircl la continuazione della nostra mlssione. Fra noi ci si chiedeva: «C1 fermeremo? dove andremo? dove saranno i ribelli?» I nostri comandanti,. ogni tanto, si concertavano fra loro e consultavano la carta topo-grafica per concretare il piano d'azione da svolgere. Verso le 11 U cielo flnal-mente si rischlara e la colonna riprende il cammino. Le pattuglie dei fiancheg-giatorl, 1 portaordlni, tutti ai loro posto: i muli, anch'essi, portanti 1 pesanti mortal, si muovono in flla Indiana fian-cheggiati da due plotoni del Comando Raggruppamento «XXI Aprile». Si sale e si scende. Si pas-sano boschi foltissiml. Si ag-girano posizioni dove si ri-tiene possibile la presenza dei comunisti; e in tanto, con manovra convergente, ci awia-mo verso il secondo obbiet-tivo Che alle 13 circa ä rag-giunto. Anche qui 1 razzi ci segnalano che un'altra tappa 6 compiuta. Nei volti di ognuno non si manifesta alcun segno dl stanchezza. Pero fmo a quel momento ogni aspettativa, ogni desiderio di incontrarsi con i famosi partigiani, resta-no delusi. Ancora una breve ferjnata e poi di nuovo in movimento: si scende intanto dall'alta quota per attraversare una grande vallata. Si risale ancora; si dovra raggiungere un piccolo pae-setto, sulla cima di un altxj monte,. circondato da folta boscagüa. Meintre s'lnizla di nuovo la salita, scaglionati neU'ordine regolare piattaforma di appo-stamento per le vedette parti-giane. Girando ancora si tro-varono accampamenti che poco prima erano serviti ai partigiani da bivacco. Qualche vecchia capana a mo' di rifuglo dl fortuna; poi nes-sun'altra traccia. Esploratori che erano statl mandati di sorpresa sulla cima di un monte (dove, in una chiesetta abbandonata, si sapeva che i ribelli trascor-revano alcune delle loro nottl) tomano senza aver visto ani-ma viva. Si riprende ancora la mar-cia da monte a valle e si rastrella ancora. Sono le 17: un'altra sosta. Abbiamo giä camminato per circa 14 ore. Dopo breve rapporto del nostri comandanti s'inizia la marcia per il ritorno. In sede un buon rancio caldo ci rimette a posto. Alia notte seguente credo che tutti dormiimho molto profondamente. II giorno di poi una Compagnia dell'instancabile Bat-tagUone «NIZZA» ripartiva per un'altra azione. Sono ritomati dopo tre giornl. Un po' stanchi 6 vero, ma lieti di avere assolto il cömpito loro affidato. Cosi operano le Camicie Nere. Quelle che da anni non hanno mal misurato nč I'en-titä dell'offerta nö 11 sacrificio compiuto o da compiere. C. Sq. Gino Salocchi H. SUTTNER proprietario HENRI MAIRE Lubiana, Prešernova 9 si raccomanda alia Spettabile clienfela Unico ^ JUstacahU ItaUaM j ga Lublana — Gosposvetska 16 Cucioa italiana • Ottimo trattamento • Pcegiati Tinl itallaai • Pasto Lire 14'— FABIANI & JURJOVEC ManilaHur e LUBIANA - STRITARJEVA 5 NEI FASCI IN TRINCEA ARNALDO MUSSOLINI ricordato ai {ascisti di Lubiana L'Alto Commissario, il Comandante il Corpo d'Ar mata e le altre Autorita presenti nella sala della G. /. L. L. Mercoledi 21 corrente, data dell'undicesimo anniversa-rio deirimmatura scomparsa di Arnaldo Mussolini, alle ore 18,30, nella sala della G. I. L. L., il camerata Carlo Tigoli ha ricordato ai fascisti la lu-minosa figura del Maestro. Erano presenti I'Eccellen-za Gambara, Comandante I'XI Corpo d'Ai-mata, il Vice Federale Capurso in rappre-sentanza del Federale assente per servizio, il Podesta Generale Rupnik, il Generale Rug-gero, un rappresentante del console tedesco, il console di Croazia, i Vice Prefetti Bisia e David, il Questore e altre Autorita. 11 camerata Tigoli ha esal-tato la figura di Arnaldo sol-dato fra i soldati sul Piave con la Brigata «Potenza», soldato della fede fascista, collaboratore prezioso del suo grande Fratello, padre amoroso di Sandrino, apostolo della passione dei giovani verso cui si e specialmente rivolto negli ultimi mesi della sua vita terrena per cer-care uno sfogo al suo dolore di padre. In questa terra di Slovenia, donata all'Italia dal valore delle ai-mi, la figura di Ar- naldo appare ancor piu lu-minosa, se e possibile, per il suo esempio di fede nel Capo e nel Fratello, per il suo misticismo, per la sua bontä, quella bontä virile di cui dan prova i soldati d'Italia in tut-te le occasioni. II testiunento spirituale di Anialdo sarä per i fascisti e per tutti gli Italiani la fönte migliore alla quale dobbia-mo dissetare la nostra fede nel Duce e nei destini glorio-si deiritalia. Alla fine della rievocazione i fascisti hanno lisposto «Pre-sente» all'appello del Caduto, fatto dal Vice Federale. L'Eccellenza Gambara liceve il Segielorio Fedeiole col Direttorio e gli Ispeltori di Zonn II 19 corr. il nuovo Comandante rxi Corpo d'Armata, Eccellenza Gambara, ha rice-vuto 11 Segretario Federale. accompagnato dal Vice Federale, dal componenti 11 Direttorio, dai Vice Segretari del Fascio e dagll Ispettori di Zona. II Segretario Federale Ii a rivolto aU'Eccellenza Gambara il saluto delle Camicie Nere della provincia dl Lubiana che in questa zona d'operazioni sl sentono unite da vincoli d'affetto ai com-battenti in grigioverde. Ha anche assicurato la collabo-razione delle Camicie Nere in qualunque evenienza. L'Eccellenza Gambara ha ringrazlato 11 Segretario Federale e lo ha pregato di portare il suo affettuoso saluto al fascisti della provincia di Lubiana. Ha aggiunto che l'opera di assistenza ai com-battenti dell'XI Corpo d'Armata 6 sommamente apprez-zata da tutti poichö ciö di-mostra chiaramente quali vincoli di affetto leghino i combattenti in camicia nera a quem in grigioverde. Ha in-fine assicurato che apprezze-rä sempre la coUaborazione che gli viene data dalla Fe-derazione dei Fasci. IL SEGRETARIO FEDERALE tiene rapporto alle Donne Fasciste Nel pomeriggio del 18 corr. il Segretario Federale ha te-nuto rapporto nella sede del Dopolavoro del Fascio di Lubiana alle Donne Fasciste ivi adunate. Alle camerate, alle quall la Fiduciaria Pixtvincia-le dei Fasci Femminili, sig.ra De Vecchi, ha consegnato le tessere per l'attivitä prestata in lunghi anni nelle file del-rOrganizzazione femminile. il Segretario Federale ha rivolto parole di vivo elogio, espri-mendo a tutte il suo ringra-zlamento per l'opera alacre con la quale le donne italiane dl Lubiana prestano la lo-ro assistenza ai combattenti e alle famiglie bisognose. Cambio della guardia a Ribnica presenle il Vice Federale Alla presenza del Vice Federale, nella mattinata del 17 corr., si 6 svolta a Ribnica la cerlmonia del camblo della guardia, nel locale Fascio tra il camerata Buda uscente e il camerata Asnaghi, nuovo Segretario del Fascio. In tale occasione Vice Federale č stato ricevuto dal Luogotenentegenerale Mon-tagna ed ha visitato la sede del Fascio, della G.LL.L. e quella comunale. OFFERTE f»ec i cayn^tUnU Un fante ha fatto perveni-re all'Ufficio Combattenti della Federaaione del Fasel la somma di L. 100.— per l'assistenza ai suoi camerati alle armi. Una ditta slovena ha in-viato alla Federazione dei Fasci la somma di lire 500.— che il Federale ha devoluto per l'assistenza delle famiglie bisognose di Lubiana . * La fascista Farina Rita ha offerto L. 50.— per l'assistenza ai combattenti. Torneo scacchistico al Dopolavoro Ferrovieri Si 6 concluso in questi giomi il tomeo scacchistico organizzato dal Dopolavoro Ferrovieri, cui hanno parte-cipato elementi del Dopolavoro del Fascio e della Dele-gazione Ferroviaria Orientale, con risultati tecnicamente soddisfacenti. Ecco i risultati: 1» categoria: 1) Bandieri, 2) Monaci, 3) Pelizza. 2<> categoria: 1) Comar, 2) Franchi, 3) Caena. 3" categoria: 1) Oltremonti, 2) Remagni, 3) Piccini. COSTITUZIONE DELL'O. N. M. I. nella provincia dl Lnbiana In Duce ha disposto che anche quest'anno il 24 di-cembre venga celebrata pure in questa nuova provincia ita-liana la Giornata della Madre e del Fanciullo, divenuta ora-mai una delle manifestazioni piü belle e squisitamente fasciste deirO.N.M.L La Federazione deU'Opera Maternitä Infanzia 6 stata costituita nella provincip di Lubiana con ordinanza del-l'Alto Commissario in data 12-XI-1942/XXIO. L'Opera ö ente assistenzia-le, con l'alto scopo di assicu-rare alla Nazione fayrista il continuo incremento di una razza moralmente e fisica-mente sana; essa non puö n6 deve sostituirsi agli enti pub-blici e privati aventi per scopo l'assistenza alla maternitä e all'infanzia e nemmeno al singolo, in quanto ha funzio-ne ordinariamente integrati-va e quindi presuppone l'attivitä e degli enti e dei singoli individui che non siano in stato di assolutä povertä. Deve pertanto coordinare le varie attivitä dirette ad assi-stere la maternitä e l'infan-zia alio scopo di ottenere la loro coUaborazione sia in pre-stazione di servizi, sia finan-ziaria. fi, per disposizione di legge, ente specializzato in materia di assistenza alla maternitä e all'infanzia; perciö nessuna iniziativa, nessuna attivitä attinente a tale materia deve sfuggire all'atten-zione dei suoi organi, i quali hanno il dovere d'indirizzarle e coordinarle in modo che non si sovrappongano e tan-to meno siano in opposizione a quelle esistenti, ma ne col-mino le deficienze. E pertanto, a questo riguardo, i con-trolli degli organi deU'Opera dovranno svolgersi senza so-luzione di continuitä ed esse-re molto oculati. II cömpito dell'O. N.M. J io ha riassunto in sintesi il Duce con questo comandamento rivolto all'O. N. M. I.: «Rafforzare al massimo il sentimen-to del vincolo famiUare.» — «Dare il maggiore impulso alla natalitä.» — «Ridurre al minimo le cause di mortalitä delle madri e dei bambini.» Per osservare questo sacro comandamento 6 necessario individuare e colpire le cause della mortalitä materna e in- fantile. Promuovere le cause determinanti un lieto evento politico-sociale, o un modo, morale di vita, quale h la convivenza famlllare,significa evidentemente agire preven-livamente. Onde I'azione deU'Opera nel campo igienico-sanitario dovrä svolgersi e con la profilassi e con la cura e I'edu-cazione che plasma le coscien-ze. L'intervento deU'Opera deve estendersi al fine piü ampio e integrale dell'assi-stenza, rivolta alio scopo di assicurare alia collettivitä individui moralmente e fisica-mente sani. Bisogna assistere educando: sotto I'aspetto morale col formare la coscienza morale dell'assistito; sotto I'aspetto igienico-sanitario col formare la coscienza igienica della madre, per s6 e per il bambino. L'Opera Maternitä ha anche in questo delicato settore finalitä squisitamente poli-tiche; di qui Fassoluta neces-sitä Che l'assistenza alle madri e ai fanciulli sia prodiga-ta soprattutto in questa nuova provincia di Lubiana. La Giornata della Madre e del Fanciullo, voluta dal Duce, tiene vivo nella coscienza del popolo italiano I'orgoglio della Stirpe, onorando ed esal-tando la maternitä e I'infan-zia. II popolo sloveno deve sa-pere che I'Opera nazionale, la quale b una grande opera d'aimore e di solidarietä uma-na, lo segue e lo assiste nei momenti piü difficili, affinchfe la famiglia conservi la sua plena efficienza ed abbia il massimo sviluppo. Console Luciano Zailulla CINENATOGRAFI di L U B I A M A Rappresentazioni: giorni (eslivi alle ore 10.00, 13.30, 15.30 e 17.30 - giorni leriall alle ore 14.00 e 17.30 SLOGA Gli splendor! e le miserie degli artisti di varietä passano sotto i vostri occhl in questa ma(;nifica realizzazione di A. M. Riibenalt: IL TRAPEZIO DELLA MORTE (I tre Codana) Con Giuseppe Sieber, Rcn6 Deltgen, Ernst V. Klippstein flegue: Una -pagina d'amore in una cornice musicale „SE RITORNERAI" con Reda Calre, Nicole Vattier MATICA Una (jnitt storiella d'innamorati nel piCi divertente film: ..L'AMORE CANTA" Situazloni paradossali, commedia Rarbata Attori: Maria Denis, Massimo Serato, Vera Carmi U i I 0 i Una vicenda altamente drammaticL Film storico come vi ene comunemente chia-mata. Quella della Colonia marina di Apuania k alta 54 metri (17' piani), la terra della Colonia Vlpina di Salice d'Ulzio ž alta 35 metri (8 piani sopra terra). Caratle-ristica della terza Colonia Fiat, la «Costanzo Ciano> sul Po a Torino, e la ric-ctiezza delle grandi piscine rutilanti d'acqiia. Ultima ed alta moda per^signore e signori LUBIANA, Šelenburgova e Höfel Slon „SLAMIC risforante di primo ordine si raccomanda Ottima cucina, vini s C e I t i ! L 1 B S A N A. GOSPOSVETSKA BANCO D! ROMA BANCA D-INTERESSE NAZIONALE ANNO DI FONDAZIONE 1880 FILIALEDI LUBIANA Marijin trg 5. Telef. 4316-4317 TUTTE LE OPERAZIONI DI BANCA CAFFE „E M O N A" LUBIANA ESERCIZIO DI PRIMO RANGO NEL CENTRO DELLA GITTA — RITROVO DI PUBBLIGO DISTINTO — SERVIZIO INAPPUNTABILE — GIORNALI E RI-VISTE — GIORNALMENTE GONGERTI POMERIDIANI E SERALI L N. A. 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